Duri, quasi “germanici”, spietati

11 Dec

 

Eh sì…

 

Orrore di un allampanato che non s’è attenuato: “potatura” di albero ad alto “fusto”
Anno 1995, verecondia issata nelle ramificate mie “zoologie” d’una spietata, quantomai atroce “concretezza”, dopo i sincretismi “astratti” d’astral viaggiar in soavi nuvole “insaponate” da ricattatorie menzogne. Splende come ieri, e m’illuminò da chi lo “suggestionò”

Sì, i minuti scandiscon “cardiaticamente”, il Tempo che non m’ossida nel mucchio ischeletrito di zombi pingui nel “pastasciuttarla” di pasciutezze asciutte in anime che han spellato l’animismo “animalizzandolo”.

Di come, per sciagure “cerebrali” che involsero ad avvoltolarmi in cervellotica, perenne abulia, incontrai un balordo che capeggiava la sua tribù di bui “classisti” per evirar il mio gaudio e “clericarlo” alla varichina, o peggio acclararlo nella “follia”.
Di come tentò di traviar la mia vita “aviatrice“, spezzando le “ali” da Icaro perché non s'”accalorassero”.
Quella spontaneità repressa e indotta a deprimersi, quei pudori castigati dall’acuminato livore di proibizioni “probatorie” delle mie presunte “pazzie”.
Tutta la sana ferocità degli istinti, ammansita da quello “sguardo” un po’ paternalistico, un po’ “analistico” da schifoso guardone, da chi si vezzeggiava in compagnia a “mafieggiar” d’emozioni altrui, “legiferandole” con sferrar pugni alle loro dignità.
Le crasse risate “indagatorie” ad avvizzir anche il più tenue “boato” che voleva solo “beatificarlo”, conficatto di paletti d'”avorio”, di avida malignità a sgualcir la poderosa brillantezza d’un corpo e di una mente amante perfino delle sue “dissipatezze” o del gusto profumato dell’ansimar “vaginandola” in un’identità virile anche quando, onanista, si tergeva di lubrificazioni “vagabonde” per fornicarsi senz’esserne soggiogata da donne di “godereccia” goliardia o da lardosi “puledrelli” dall’uccelletto vivace. L’essenza scarnificata del “ragazzismo” becero di chi, incosciente, fra loro, si macera.
Orripilante macelleria!

Sì, m’appare l’angoscia d’un incubo che raccapriccia, ancora, una famiglia che mi “torniva” d’avvilente boria, con la presunzione manichea di “dotti” saputelli per intinger la “brace” nel sangue di chi era vivo o, di vividezza, rifulgeva d’ogni ardita bramosia, senza mai incenerirla in lavori mendaci e in fameliche corse al guadagno, ove il materialismo si “permeava” di bavose “tragicommedie” da frivoletti col pensiero stampato nello “stapparlo”.

Ah, come li assediai, per aver solo pensato d'”affrangermi” e infranger quei sogni che m’erigon nel mattino “marmoreamente” arcobalenico contro il loro Mondo libidinoso e di flatulenze sessuali, e di quel putrido grasso che cola. Ne siete avvinti, ne siete paurosamente, ah, come ne fuggo…, “vittoriosi”.
Ah, quanto rabbrividisco, or che son immerso nella lietezza dello spensierarla, nel tramonto sempre acceso di rossastre evasioni.
In cui le lagrime son scalpitio del tormento dei miei abissi.
La “marinità”, una soffice carezza nel vento che mormora.
Le crudeltà, l’arrocco difensivo dei deboli.
E la mia magnificenza, di grido irreprimibile, la vigorosa forza delle mie membra, o di un’altra mia ombra che non sarà più, mai più, offuscata.
La catarsi nella sua resurrezione, la prelibata sorgente d’esser ancor allibito dinanzi agli abomini, ed eternamente nella purezza che, di decadenti brezze, fischia dentro un grandioso ululato da “martire” che li ha martoriati.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Gli spietati (1992) Un torto troppo grave, imperdonabile, e l’antico guerriero, in una piovigginosa Notte vendicativa, “sfregerà”, a nitidissimi colpi di pistola, una mortifera allegria di “sceriffi” o solo un “califfo” con le sue caraffe e puttanelle che “arraffa”.
  2.  Mystic River (2003) Mai dire “buono” se è un lupo, e mai sparare su chi è innocente.
  3.  Debito di sangue (2002) Il tuo “migliore” amico, è colui che voleva “assassinare” la tua vita.
    Perché, ha sempre saputo, che lui è una merda.
  4.  The Aviator (2004) E se cambiassimo il finale?
    Howard Hughes, dopo la “malattia”, spaventa di nuovo tutti con la sua titanica grandezza da gigante Orson Welles.

 

 

 

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