Mezzanotte

29 Nov

Non c’è due senza il triangolo

Arriva l’altra botta al marito cornificato nella sua figa, mi picchierà, ma ne sarà valso, “valorosissimo”, il rossore nel suo rossetto!

Sono un gallo di mossa gru(lla)


Ah, siete delle borse.
Non dovete dar credito a ogni “attacco” che vi rifilo.
Me la “filerò” come sempre, al sapor sottiletta, “asciugato” e pen bagnato nell’hot da dog.
Mi stuprarono, ma li stupii, che stupidi.
Credettero che ero finito in una branda marina da pelato, invece faccio un baffo a Marlon Brando.
Ne aveva da pelare, anche quando il suo cranio divenne rasato per troppe “ormonalità” da omone.
Su questo non ci piove, Marlon spingeva, infatti tutte inumidiva.
Io fui come Noè, messo al banco di prova del “salumiere”. Chiamatelo Dio, Buddha o Satanaccio, quando te “lo” vedi brutto, ecco che rispunta il “salamino”. Ma quale salamoia, miei monaci.
Quale monco, questo è un bel tronchetto, sulla mia arca io “arpeggio” di donne animalesche.
Tutte a raccolta, selvatiche, per salvarmi (di “gengive” perché salpi e Salgari) dall’estinzione. Evviva le tigri di MompracemSandokan abusa ed è una mina vagante, non come quella di Cremona, una da pubblicità del pesto alla genovese. Pestatela “al sugo” del “pasticcio”. Asciuttissima, non è della mia pasta! Va “sfogliata” e “immatterellata” di mio bernoccolo sulle (g)nocche.
Ah, come tingono, alcune son tignose, ma vogliono il mio “silvestre” pino.
Pinnacolone di Piña Colada. Perché mi guardi? End of watch, Michael Anthony Peña.
Il windtalkers “indiano” che tocca di “scalpo”. Io scalpito alla Cage, Nicola impenna di più penne…
Ne acciuffo “una”, la “sbatto” sul mio “galeotto”, e “galleggiamo” di giri di bo(i)a.
La “rabbonisco” io. Era una streghetta ma ora ama il mio strudel, arrotolato e dolce-salato nel ripieno cum. Esplode come il bubblegumboom! Tutto dentro! Esplodendo nel rosa!
Perché no? La fragola affabula, disturbo? No, voi vi masturbate. E non tollerate il mio “torreggiare”. E “sfondare” d’ariete. Ma quale vergine! Sono il “Cancro” che si fa una come Venere, e appunto viene. Io sono vanesio! Sul divanetto avvinazzo di vino e vano son nel “vacuo”.
Sì, son bovino nella vostra arena da bovari, cari fifoni. Sono il tifone turbinante nelle donne d’”imbuto”. Non titubo mai, mentre voi le ficcate su “YouTube”, dopo averle pagate. Saran solo palate. Quali patate!
Inghiottendo va il “detersivo” ai vostri crimini, miei cremosi con le mimose. Io metto il becco, perbacco! Sono dentro di loro col baccano. Che ani, che (d)anni. Quale micio, son un leone con la miccia!
Mi espando, sono in stallo ma in sella, meglio che sotto le stelle “adattate” senza esser “allattati”.
Questo seno alletta, deve stare all’erta, qualcosa di erto sta esigendo il “premendo”.
Vado di letto in letto e svengono, allattanti.
Le donne caddero a pezzi, una dopo l’altra. Affiliate al filetto, al “filone” che entra nel saccoccio. Tutte “coccolate”. Sono il mugnaio, cari miei da Mulino Bianco. Mangio le vostre spose, spossandole con la “crema di cioccolato” del Saccottino.
Pina sa che “peno”, per questo sta con te, ché nessuna ti “spenni”.
Spendi e il “tuo” pende, senza lievitazione del panettiereSto levitando come Abatantuono. Sono Thor di tuoni per ogni colpo di fulmine. Per botte nelle femmine.
Vorreste evirarmi? Non potete, altrimenti vi castra la legge. Allora, mi evitate. Ma io sgattaiolo nelle vostre gatte.
Sì, datemi una videocamera e “penetrerò” nelle vostre camerette, datemi una canzoncina e sarà melodia distrutta dalle mie “azioncine”.
Mi tolgo i calzoni, espongo il “calzone”. Un “cannolo” ch’è un cannone!
Spara a fuoco lento, carburando nel (t)rombando.
Datemi Luisa e diverrà liscia, datemi una suora e capirà che non è mai stata portata per la “vocazione”. Per i “vocalizzi” sì, nel coro del “glorificarlo”, alto, Altissimo.
Nel regno del mio “ragno”.
Cari terroni, sterrate il praterello, io stendo il “mattarello”.
Terragne, non fatemi la fine della Carfagna. Mara? Sì, la politicante strapazzata da tanti cazzi, ha solo bisogno della marea! Quando parla, provoca solo la diarrea! Va “annodata” da marinai, e gettata in pasto agli squali.
Ecco il terremoto, miscela di benzina e “pompona” di “tergicristallo”, sciacquando i vetri e “ripulendole” tutte nell’abitacolo, di sedile reclinato, oppure “domesticamente” inchinata da balia, che prima balla e poi “balbetterà”, in preda a uno che ci dà più di Balboa. “Ballandolo” nel ring-hiarle sopra.
Sono Dracula, adoro le gole profonde, sono un tuffatore, miei truffatori. E svergino strappando i collarini. Quali collanine. Io le incateno da scatenato!
Io indurisco di mio “oro” tutto “scodellato”.
Ora, dite a Nicole Kidman ch’è dimagrita per colpa del marito stonato.
Va “intonata”, deve recitar meglio di “diaframma”.
I suoi polmoni van spalmati di “pompelmo”.
A parte queste “deliziosaggini” spiritoselle da spiritello porcello, sono squisito.
Infatti, ora disquisirò, sciogliendomi ancora. Ah ah.
Per colpa d’eventi bislacchi, non baciai di “biscotto” più quelle con la “lacca”, quindi non “leccai”.
Ma fui leccato, nel senso di “affettato”.
Come vedete, al banco vendono sempre la mia specialità, lo speck.
Tagliato a cubetti, per il mio autoinculamento.
Sì, ci sono geni che s’elevano dalla massa. Io appartengo per dinastia a tal genetica, e posseggo anche la scienza infusa, essendomi stata tramandata da Dio in persona che emise la sua scintilla di “Pandora” lungo le mie dita d’Adamo senza pomi(ciare) e scope delle stregone. Ah, vecchiaccia malefica, che ardito errore “smadonnare” su di me. Madornal abbaglio per cui presto sarai “benedetta” di bavaglio e incenerita nella tua casetta senza sogni nel cassetto, assieme all’impotente di tuo marito e ai porcellini del parto “gemellato” alla tua idiozia. Sono Ezechiele? No, il “miele” del lupaccio più furbo. Volpone, sì, mi frego la tua uva. Quindi, le tue vulve.
Sfidare il Signore, significa non averne previsto l’intemperanza, miei “temprati!”. Patirete, disossati e bruciati, contorcendovi in smorfie raccapricciantissime ad arricciarvi nelle bugie che “sputtanarono” il presunto “riccio”, ungendolo di stessa unzione con cui vi lancerò all’Inferno più aberrante. Il supplizio eterno. Che supplicate? Piegatevi e non risalirete la (vari)china. A capo chino, sarete peraltro decapitati.
Desideraste il mio capitombolo, invece, dopo avervi maledetto, urlerete sepolti vivi, mentre danzerò zanzaresco sulle vostre tombe, miei porconi siete stati feralmente puniti dalla mia divinità ch’era inviolabile.
Prima, violacei sbiancaste, ora “arrossiti” siete arrosto.
Ecco, la frittata, che minestra riscaldata, a tonificar il vostro pancino molle, sempre fanatico da maniaci sessuali dei “materassi”. Asinacci! C’è un intero esercito fuori dalla vostra abitazione, che chiederà di prostrarvi, prostituta d’una mentecatta sarai ora tu ricattata, e tu, padre immondo, attaccato “al contrario”, tu che rigiravi tutto a piacimento dei tuoi godimenti, sino all’ultima goccia di sangue. Penzolerai come un maiale, e coleranno, di colite depurativa dei tuoi schifosi coiti, tutti gli ettolitri di sangue degli inconfessati peccati dei quali ti sei macchiato nella fedina tanto “pulita”. Provate a squagliarvela? Sì, sarete conditi come le quaglie! Mentitori!  Tu, stronzone, a chi volevi “infilar” dei paletti? Ecco, io sono il vampiro più immortale, nessuno può vincermi, e sono tornato a dilaniarti, infilzandoti di coltello conficcato nel tuo cuoricino, da pietrificare davvero fino al vagito della vagina a cui, la frigidità della tua consorte, ti fu sciagura, castrandoti poco alla volta in rassegnate masturbazioni mentali. Onanismo con cui “nanizzasti” i figli, nazista! Atterrendoli fin da piccoli, e trasmettendo tutto il tuo rancore e il tuo odio. Da grasso, repellente gorillone che scimmiottava il prossimo e sarà analizzato, analmente, come i babb(u)i(ni) castigati di “lente d’ingrandimento” a tutta la tua laida, escrementizia merda che “incarni”, sei “incarnito” sì, io sono incazzato contro ogni carnal villano e moralista proibizionismo per piatti di “panna e prosciutto” del tuo dar dell’ossobuco a chiunque non si “fortificasse” alla tua visione violenta, ove chi “vince” è chi lo sbatte in culo di più. In senso lato, il pollo sei tu, cotto alla brace e “rosolato” di tanto “(g)rosso”.
Ecco, ecco cosa succede ignoranti!
Ecco cosa accade quando si va al di là del buon gusto.
La vendetta più sofisticata, cucita a pelle, di rim(b)orso davvero morsicante.
Strappato nel vostro fegato fin a macellarvi.
Indovinate questi film “ribaltati” come certa gente!
Sono di Friedkin William, un grande, come me
1) Questa è la Giustizia. La presa di coscienza che il criminale scapperà col malloppo, e non sarà trovato.
Ma Popeye mangiò gli spinaci e, nel nuovo capitolo, che segnerà il rientro inaspettato di Gene Hackman, questo corrotto sarà “eruttante” di rutti dopo averlo sgozzato.
2) Ah, il cambiamento impressionante. Mai dare del Dustin Hoffman a uno di furia non appianata all’innatismo dei fessacchiotti da orsacchiotto col ciuccio. Ciuchi!
Ecco che potrebbe mutare nell’Al Pacino più sorprendente e farti la “sorpresa” nel “buchetto”.
Ecco, chi è ora la pedina? Pedone, ecco il tuo “investimento”.
La tua mostruosità.
Ma cambieremo il finale. Tommy Lee Jones sarà “rabbonito” dal Del Toro con le corna in fronte. Si merita la sua vendetta. Prima l’avete sbattuto in guerra e volete perfino fermarlo, dopo averlo distrutto? No, sarà rambistico.
Fammi vedere come succhi, pensavi fossi uno scemo? Invece, fumo il sigaro da sicario alla cattivo tenente.
Tieni questo.
Ora, sta zitta, mignotta!

I diversi distrussero il microscopico universo dei veri pervertiti “normali”, “elevando” la “perversione” a inversione di tendenza e d’”irridigimento” contro i reggimenti, protesi nel reggicalze.
Come canta Daniele… so’ paz’… e io “traslo”, perché voglio proprio che mi scassi u’ caz’!

Ah, quanto patiste e patirete se, di confessione, non vi costituirete. Altrimenti, una buona dose “incanalata” e lì, nell’indirizzo del vostro “rizzarlo”.
Ebetucci che aspettate Natale per addobbar l’abete e volevate ingobbirmi, violentandomi.
Io scaglio saette e vi ficco alle spine del ramo da cui il vostro ceppo ardì a incepparmi.
Un bell’incendio e tutto brucerà di vostro “scender da stalloni”.
Ah, cavalloni, irrimediabili cinici, ossessionati dal sesso animalesco del “zoccolare”.
Al galoppo, mi “scrollo”, incollandovi nel sellino del vostro sedere.
V’imbriglio e vi butto giù come birilli, voi che sempre brilli brindate, brillanti(na).
Ah, anziché appianar la mia ira, vi stiro. Perché mi tira così. Un tiro alle vostre torte, ai torti, un mio esser torrone ai vostri torridi orrori. Sono extraterrestre e anche terrone. Perché sì, e domani siculo ma insicuro, senza sicure!
Basta, una “coda” manda su di giri la vostra fidanzatina da “capogiro”.
Che voi raggiraste, ridenti e raggianti.
Ecco, questo è il raggio del mio triciclo da “bimbo” di Shining che infreddolirà il vostro ginepraio.
Sono Artù, ma Ginevra è una megera. Tutti se li girò, perfin Lancillotto, che guida una Lancia e, di “slancio”, “tutte” le allaccia, inchiappettandole. Per tal “cavaliere”, un cappio al collo.
E il mio pugno a tracolla, decolliamo, sì. Lui montò, e smonterò, tal montone, con un montante.
Ah, “aitanti”, vi alito. Non ho alleati? Ma il malleolo vi spacco. Vado così avanti, nel vostro “didietro”.

Datemi una zia e sarà pia, datemi una pigna e ve la sbatterò nel pineto.
Di “pioggia”.

Guarda come piove, ti “grandino” nei tuoi “gradimenti”.
Demente!

Foste dormienti e or vi domino, io comando di telecomandi. Cambio canale perché mi stuzzica, e mi sintonizzo sulle cosce della giornalista Floriana Bertelli, un “fiore” che seguo da anni, con “impressionante” sovraimpressioni d’espressivo “led”, incendiato a spingere di “volume”. Floriana, col Tempo, è un po’ appassita. Io son quadrifoglio! “Introvabile”.
La sua voce s’è appunto “televisivizzata”, e ha perso quella candida freschezza dell’ugola che annusa, catodicamente, il tuo usignolo “viola(to)”, involandolo a “smanubriare” con “eccelso” furore alla D’Annunzio di schizzo “incostolato” per sognare costolette di maiale da smutandato di “spumante”.
Floriana è cresciuta però come “professionista”, sa aizzare con più sottile perfidia erotica, penetrandoti e avviluppandoti di minigonna tagliata su per giù nelle inquadrature radenti-inguinali, mentre il tuo serpente si snoda e sbavi, abbeverato da quel seno materno, latteo come il tuo blade runner, sì, cacciatore appunto di taglie magre, e “asciutto” per sobbalzare in poltrona dinanzi a tale matrona. Che mammona, che mammelle.
Commestibili, labbra “malleabili”, per la tua bile che “sbrodola” dopo un’altra cena col brodino.
Ah, ora ci vuole il “budino”. Zuccherato di crema pasticciera da infilare col cornetto videodrome cronenberghiano, il trasformista della carne, chirurgico contro un Mondo di plastica.
Sono la “mosca”-Spider a ingravidarla di “malasanità” salina di salive, nel mio “salire”.
Sono l’Existenz esistenzialista che si sbudella nella eastern promise al suo “Mortensen” di mortadella “russa”, acido “grissino” improsciuttato nei suoi “meloni”.
Floriana, desidero il tuo seno, quei capezzoli gridan vendetta, e me ne affumicherei focoso di “grigliata” da ex ghiro che ora sospira e non vuole espiare. Ah, come ti spio, premo sull’opzione “zoom” per “ingrandirlo” di più, e “caldeggio” lo sgranato per adocchiare qualcosa di losco nelle tue velate calze di vedo-non vedo-eppure vengo.
Mi “spiaccico” stravaccato, e “tutto” fila…
Che profumini di organze, che orgasmo!

Bradley Cooper era pazzo.
Ma Jennifer, a razzo, gli prese il cazzino che divenne accrescitivo, come la crescenza. E si spupazzarono, miei pupazzi.
Ah, vi fan puzza?
Eppur “spazzolano” e, di zolle, Bradley è Zorro. La Z che marchia e fotte Lei nel fottuto sceriffo panzone.
Che ride come un idiota, e caccia solo dei “botti”, non dando di botta!

Che c’è di male nel Sesso?
Io do di mano, e tolgo la cera come il Maestro Miyagi.
Non me ne frega che mi ami, basta che “sfreghi” e non penseremo al domani.

Volevi agguantarmi col tuo guanto di sfida, dandomi dello “sfigato”.
E io me ne frego, perché canto “Guantanamera”.
E mi faccio pure le nere! Che Sugar!


E domani arriverà il “pacco” di C’era una volta in America in Bluray, “esteso”.
Tutto “a lucido”.

Che pacchia!

Prima di congedarmi, amici miei cari come le carezze della Littizzetto, vorrei raccontarvi quest’aneddoto dal sapor stronzata d’alto bordo. Che burro…

Come molti sanno, mi ritirai dal Mondo. E, per autoindotta depressione acuta autodidatta anche di “tatto”, per cal(c)o della libido non s’acuì. Quindi, si ritirò anche “lui”. Il gomito(lo) del tennista. L’antennista ha spento Floriana Bertelli.

Col Tempo, s’è “messo a posto”, ora pare che spari senza eiaculazioni precoci.
A meno che non sia stimolato oltre il consentito.

Detto ciò, proseguiamo.

L’altra sera, mi recai alla baracchina dei gelati ubicata vicino all’unico passaggio a livello ancora esistente a Bologna. Invero, ne esiston tutt’ora due, ma l’altro non lo considererei, essendo in via del Pane, vicolo ove pare che, ogni Notte, il “grande” Nicola detto “L’accalappiatore” fa sì di “frassino” e “(s)pompa” i topi, sfidando i binari della sua vita spacciata.
Ecco, vi chiederete voi. Vai a mangiare il gelato d’Inverno?
Per forza. Voi conoscete il freddo d’Estate? Io no.
Ecco, andiamo oltre. L’unico altro cliente delle serrande, di saracinesca chiusa per intemperie e intemperanza della moglie del “barista”, era Fabio Incerti. Un tizio che non vedevo da una vita.
Ah, per forza, non “vissi”.

– Ciao Fabio, guarda chi si rivede. Il grande centravanti della nostra “pluripremiata” squadra del quartiere.
– Tu chi sei? Ci conosciamo?
– Che cazzo di domanda è questa? Segnavi grazie a me. Ti servivo il passaggio solo da “insaccare”. Grazie a quelle reti, tutte le tifose accalorate lasciavan che tu “entrassi” nelle loro “porte aperte”. Non ti ricordi?
– Ah, vero. Sei in forma. Come ieri.
– Anche tu. Stai meglio.
– Perché prima stavo messo male?
– No, nonostante le tue “figuzze”, soffrivi del classico disagio adolescenziale. E rispecchiavi esattamente le dfese immunitarie dei tuoi sdoppiamenti di personalità nei polpacci sbucciati, come il tuo cognome, “Incerti”, appunto.
Adesso, incespichi meno, sei rimasto però “incerto”. Un notevole miglioramento, dal plurale a una maggiore autonomia d’individualismo alla stabilità del singolare.
Stai attento però a non incendiarti. Se bruci troppo, poi sopraggiungon le certezze, e diventi una mummia, detta anche maschera di cera. Sì, insomma, fai la fine del cerino.
– Ah, hai sempre voglia di scherzare tu. Ti sei sposato con Tiziana?
– Chi è Tiziana?
– Come? Non era il tuo grande amore?
– All’epoca, poi ne “vidi” di peste e corna. Comunque, s’è sistemata anche lei.
Grazie a me. Alla fine delle scuole medie, i suoi volevano che s’iscrivesse al Liceo Classico. Le sconsigliai quella strada. Di tanta cultura t’istruisci quanto di filosofie crepi, ché quel diploma ti dà solo un lavoro come disoccupata. Ti può aiutare la Laurea ma intanto tu ti fai il culo e le altre ce l’han già parato. E “tutti” l’han (fondo)schienate per un letto “caldo” e latte…
– Cosa le consigliasti?
– Geometra? Infatti, adesso è ingegnere edile.
– Bravo, che intuito. Il fiuto non t’è mancato. I troppi rifiuti però t’han accorciato il fiato.
– Il “flauto” no. Di polmoni va senza pompette.
– Perché “Geometra?”.
– Ora, aveva già sviluppato delle buone tette. Quindi, architettonicamente, le volevo bene, “arredandola”.
Insomma, di dondolo lei mi rese tonto.

Su tale cazzatona, vi lascio.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Karate Kid. Per vincere domani (1984)
  2. Pi greco. Il teorema del delirio (1998)
  3. Allucinazione perversa (1990)

   Silver Linings orlo argenteo delle nuvole!

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