Archive for February, 2013

Non c’è marchio senz’infamia, non c’è donnaccia senza la “borraccia”


22 Feb

Forse, il gestore reputerà giusto cancellarla. E, credo, dopo che l’avranno opportunamente letta molti utenti, sia un suo legittimissimo diritto eliminarla, ma la scrivo perché certe cose non succedano.

Alla gentile utenza di tale straordinario sito, FilmTv.it, che tengo in auge: diffamatori del web, nascosti dietro nick di “poderosa” potenza fascista, abusano nella zona commenti, ecco un nome che vi segnalo

Ieri sera, in merito a una delle mie ultime play su Robert De Niro, in assoluto mio favorito, soprattutto Louis Cyphre di Angel Heart nel dar coscienza a Johnny Favorite, un nick di tal “fatta”, “liciat”, m’inviò un commento abusivo, assai “allusivo” e calunniatore.

Mi “allega” un video “Youtube” della BBC, interpretato da Tom Hardy, in merito ai disturbi psichici, con tanto poco velato “ammiccamento” di “strizzatina” d’occhio e di palle e di seguente messaggio, ivi da me riportato integralmente, dopo averlo cancellato di blacklist per oltraggio assai ignominioso da consegnare alla polizia postale e annesse indagini (come te lo inserisco io…) da multare e d’ammutolire subito poiché codesta, forse frustrata da una vita a “lei” poco appagante, persevera a riempirmi d’infamazioni esecrabili, da stigmatizzare prima che possa sconfinare con altre riprovevolissime offese alla dignità personale.

Di punto in bianco, colta da un improvviso odio per il mio eccentrico stile di vita poco “condivisibile” e allineato ai “Mi piace” fasulli facebookiani, network ove ruffianamente ci si scambia segnali di pace buonisti del “viviamo tutti assieme appassionatamente” nella massacrante massetta collettiva un tanto a tirar a campare fra musetti e una spalluccia, mi “sollecita” di “solletico” sgradevolissimo per intimarmi a non me-n-dicare, pateticamente, le mie scelte dure e infrangibili da russo in terra straniera, cioè quest’Italia adagiata ai mandolini, ai culetti, al mezzo etto di “alla bona”, al pompino dell’“idraulica” fatica cotidie (colitica di solite accolite e combriccola di bricconi coi bicchierini…), a cui, secondo il suo dire e “ardere”, dovrei adeguarmi per non farmi passare “matto”, come “implicitamente” costei m’“iscrive” nel suo “essenziale”, sintetico scritto:

“c’è una differenza fra chi aspetta la pensione d’invalidità, “spacciandosi”, e chi invece se lo spacca nella dura… quotidiana”.

Ora, questa sua “diagnosi” sparata a zero, a freddo sul mio PC, è spaventosa per illecito da denunciare immediatamente.

Liciat, “pseudonimo” dietro cui credo si nasconda la megera vecchiettina e nanerottola che, anni fa, sul “lodevole” sito “Badoo”, creò un profilo falso per accalappiare adescabili ragazzini, “affiggendo” (pensa te… che razza di “donna matura”…) le foto della figlia discinta al mare, prima di “sussurrare” queste belle robette così, “fieramente”, “pulite” di denigrazione e accuse infondate, prendesse carta (per pulirsi le emorroidi?) e penna (del suo inchiostro “simpatico?”…, ne dubito), con morigeratezza “adatta” al suo blocco (mentale?) note (ah, quante notti in bianco, mia “dolce…), e annotasse, appunto (e virgola, senza trascurare le “punteggiature” altrui…), chi sono, se non vorrà trovarsi in tribunale, ché il suo “guadagnarsela” non potrà “patteggiare” né scender molto a patti con le puttanate del suo insozzarmi lercio di tali porcate.

Lettera del Principe, nato fortunato e “a privilegio” irriguardoso di tutti coloro che vorrebbero minarne l’altezza insormontabile dal “basso” delle loro esistenze annoiate e represse

Qui, vi parla Stefano Falotico, genio innato e vocazione a dispetto (anche a sgambetto quando vorrai spezzarmi le gambe d’amputazioni “psicologiche”) della miserabile umanità “nostrana”, condita e di puntarti il dito con minestre “calde” e “conigli” al sugo di leprotti (eh sì, son tanto svegli che finiscon arrosto da petto di pollo stopposo…), formaggini da topi e “gatte” per “trappole” al maschio a cui, platealmente, invece devi lavare i piatti, servirlo e riverirlo, se almeno con tuo marito vorrai “venir’”. E non cagarle più di tue feci, fessa!

Altrimenti, dovrai svenderla sui viali, perché la mia querela ti chiederà un rimborso non poco veniale.

Sì, la donnetta con la borsetta è ‘na borsa. Ama gli uomini “orso” e poi coccola l’orsacchiotto d’una “peluche” alla “permanente” mentalità del suo “abbigliamento”.

Ora, se vuoi ingozzarti, bevitelo “tutto”, se vuoi che non ti sgozzi, via dal cazzo.
Tanto, mi sa che abiti all’indirizzo “Pene numero infinito nel frivolo andazzo”, situato nel quartiere più degradato d’un cervello bello che andato. Patisci il tuo “adattamento” e te “la” spassi un po’, “allattando” da milf.

Stai parlando con un Uomo che fa un baffo ai tuoi cagnolini, io sguinzaglio e non uso la museruola.

Poeta, romanziere, artista, attore, doppiatore, recensore, creativo e tanti crateri al mio vulcanico ficcartelo nell’ano, ho vari libri all’attivo, mentre tu sei sempre più “passiva”.

Distinti saluti,
uno al quale, se “disturberai”, potrebbe allestirti un video altrettanto “disturbante” sul “Tubo”, da mostrare al Mondo intero e da recapitarti in modo lynchiano, mia liciat.

Ora, ho scritto il tuo nick tutto attaccato. Potrei staccarlo subito al tuo “compagno”.

Il mio avvocato sta già contattando la cosiddetta signora che ha partorito queste, appunto, infamie.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Rocky V (1990)
  2.  John Rambo (2008)
  3. Mad Max: Fury Road (2013)

La vera storia di Robert De Niro, parte seconda


22 Feb

Il Falotico fa ammalare gli idioti a calci nel popò, votatelo!

Discorso alla Nazione, iridato di neo deniriano, affronterò il Grudge Match, senza rancore ma a onor della mia ca(u)sa, soprattutto dello sfratto. Ratti via, il vincitore per il Parlamento è Falotico:
“Vota Antonio La Trippa!”

Prefazione che potete saltare se non vi va a Genius, passando alla seconda, grazie ai “buoni” ottenuti leccando qualche “bona”. A me pare una racchia.

Se sei De Niro Robert, di certo cuccasti, se sei me, naturalmente sei “en nature”, “tosto” come il cucco, il cucco poco sfiora le ciocche delle donne, eppur non sta a cuccia

Fratelli della congrega, monaci ortodossi, suvvia, non veniamo alle mani, “veniamo” ove le donne ce “lo” consentiranno. Alcune, non sentono proprio nulla, sebben tu t’indurisca, lei, frigidamente, te lo frigge, impanandolo d’un orgasmo senza sentienti scambi affettivi. Tutta una finzione che, “alla lunga”, ammoscia il rapporto e anche ciò che lei “importa” ma poco “sfonda la sua porta (non) aperta”


Benevenuti al nuovo appuntamento, appuntati dell’arma carabinieristica e puttane della “Frecciarossa” da binari oramai logori del vostro darla da Trieste in giù, ecco a voi colui che neanche De Niro più in forma mai vi sarà “deforme” di mutamenti “bestiali” del suo camaleontismo più temprato ai tempi d’oro che furono. Quando s’immergeva nelle notti newyorkesi da tassista, e poi ogni LaMotta che ne seguì, sfiancandolo, “malandandolo”, malandrino in tante Toukie Smith buona a renderlo caloroso fra tante, “tante” di colore.

Armstrong sbarcò sulla Luna, io devo ancora mettere i piedi per terra, come si suol dire. Spesso, m’allupo e pianto poche “bandiere conquistatrici”, guardo il Mondo da un oblò, sebbene non sia un eschimese anche se, oggi, a Bologna c’è del nevischio.

Me ne infischierò. Le donne m’han fatto soffrire, vogliono il tuo “pesce” anche quando fanno scoppiare il soffritto. Insomma, voglion scopar anche se potresti “bollirti” d’olio d’arachidi…

Non siamo mica delle scimmie! Esigiamo maggior rispetto di contorno di “patate” senza queste bistecche al sugo di “trippa” e “zuppa”, di moglie ubriaca e “bottana” piena.

Il mio primo piatto preferito sono gli spaghetti aglio senza peperoncino, al dente di vampiro, “oliati” nel mai carburare, senza “burro”, molto sale in zucca, poca “fame” di “Voglia, saltami addosso”, e salsine senza la tua saliva. Bavosi, pretendo il tovagliolo. Avrò diritto a un latte caldo senza mamme(lle) per sesso in scatola liofilizzato?

Come secondo, non lo sono a nessuno. Infatti, opto subito per il terzo posto.
Sì, non mi siedo a capotavola, mi ficco nel mezzo. Di fronte a me, una a cui lo piazzerei ben “apparecchiato”, mi fa piedino ma, credetemi, qui pochi spiedini.

Come dolce, niente. Eh sì, prima la frutta del dessert. Ma, se la mia banana non sbuccia, come farà a essere “meringa?”.

Mi trovo in una situazione imbarazzante. Quelle della mia età voglion “succhiare”. Quindi, spomparti al “Gatorade”. Mi piacciono le quarantenni, ma son da mantenere.

E, quindi, se non ho i soldi per mantenerle, per forza non si “sostiene”.

“Serio” discorso alla gente del nostro Paese che, dopo sputtanate vicendevoli, voterà la disputa dell’incontro dei politici per la Presidenza del “Coniglio”.
Sì, non ci sarà nessun consigliere, morto un Cossiga, si fa un sindaco a mio insindacabile accopparvi. Ecco il “gioco delle mie coppie”, una coppa parmense alla milanese sposata a un torinese magro come un grissino, e non vi saran contendenti, nessuna ragione che tiene a chi vorrà, avrà l’ardire di duellare col campione imbattibile e “pluripremiato”, Stefano Falotico da “Nostradamus”, non il Profeta delle “barzellette” alla chimera anticatastrofica di “Prevenire è meglio che curare”, non un curato ma un inguaribile da biliardo.

Dunque, contendenti, suppellettili, supplenti e ripetenti, tettine e troiette, panzoni e Trombetta, fuori i coglioni! Marmittoni basta con i porky’s, sia dato inizio e “infilzo” alla gara dei pret(endent)i, ti spacco il dente, sei una spaccona, anche di gonna che vede-“lo” vuole non “dandolo” a veder’, il cattivo tenente non sta zitto, ammutolisce “Fammi vedere come succhi…”, è rinsecchiato ma meglio dei secchioni, ti butto un secchio d’acqua rovente, Roventa, la stiratrice del mio “tiro” di “ferro”.
Sergenti, caporali, parrucchiere e sigarette per la voce roca, ecco io mi presento a voi in totale semplicità del vivere “a culo”, senza cazzi per la testa.

1) Innanzitutto, libereremo le carceri dai manigoldi e dai manganelli, è ora che chi è innocente goda il suo uccello. Ché prenda il volo, altrimenti il direttore le prenderà!

2) Iperambizioso non sai a cosa vai incontro. Oggi vuoi una “gnocca” perché sfoderi il “bernoccolo” da intellettualone, domani ti spezzerò le nocche se non la finirai di sputare nel piatto in cui mangio, cioè la tua ragazza.

3) Se Stallone è ancor ben tenuto, la moglie di De Niro è solo che una mantenuta.
Lei capì tutto dalla vita. Spompinò il Bob quando “faceva” l’hostess sulla linea, dal titolo “lunghissimo”, e cioè  “Come te lo allineo, di lingua, io, neppure Campbell Naomi, detta la nera tanto focosa ch’è diventata peggio di Michael Jackson versione sbiancato, causa ch’è stata infornata anche dal pizzaiolo Giuseppin’, detto il Presepio delle poesie con la pummarola da asinello, con la birra al posto dell’incenso e la Madonna al posto del P… Dio!

Su questi tre punti, posso promettervi questo: una beata minchia!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Ronin (1998)
  2. Mad Max: Fury Road (2013)
  3. The Untouchables – Gli intoccabili (1987)

Un “Grudge Match” da Oscar?


21 Feb

Domenica Notte, si terranno gli Oscar 2013. A farla da leone potrebbe essere il nostro “vecchio” Bob che, negli ultimi sondaggi, scalzando il Tommy Lee Jones di Lincoln, pare sia adesso il favorito per la categoria in cui, appunto, è candidato, come migliore attore non protagonista.

 

Con tanto d’attestato di Pete Hammond di “Deadline” che, nei suoi pronostici, ritiene davvero non così improbabile che possa accadere.

 

Intanto, alla soglia delle 70 primavere, che compierà il prossimo 17 Agosto, Robert ha già una sfilza di titoli pronti solo a uscire nelle sale.

 

E, qui, ve lo mostro, d’invidiabile forma fisica come non succedeva da anni, in “formato” combattente per il Grudge Match con Sylvester Stallone.

 

I nostri più vivi complimenti, signor De Niro.

 

E, in bocca al lupo, per Domenica. Spero davvero di vederla salire sul palco da (ex) Jake La Motta, appunto.

 

   

La vera storia di Robert De Niro, letta, recensita e video-montata da Stefano Falotico


20 Feb

Uomo vero mai montato ma vero come le luci di Los Angeles, anche quando bazzica Las Vegas

Da qui, fratelli della congrega, noi, ortodossi e spaccaossa, leggeremo nel mio plurale maiestatis a sua Maestà, il Maestro estatico, Robert De Niro, profeta delle innovazioni alla recitazione, allievo e discepolo di Marlon Brando, Monty Clif e James Dean, Greta Garbo del sacro virente all’anima eleganza della sobrietà fascinosa, sì, narreremo di come il mito ebbe origine e da cui, mai ebbri, a differenza degli ebeti con le “erbette”, ce n’abbeveriamo ancora finché (sua) morte, dunque nostra, non ci s-e-pari.

Robert De Niro, nato il 17 Agosto del 1943, data storica, epocale. Questa è epica!

Ecco Monsieur Falotico che scandisce le parole della biografia redatta da Elfreda Powell, secondo traduzione di Vanni De Simone, per la “Gremese Editore”.

Uditene lo scroscio.

Applauso!

Dono denirante premonitore, amatorio e dorato di “caligini” nei cristalli del Tempo(rale) acquatico, bianco come il germoglio d’un sorriso, laconico di palpebre vulcaniche d’amore

Arrendersi dirimpetto a impettiti ordini è la volontà che si nega a se stessa e, “Sol” innevata, non solleva il baluginare intenso del Cuore. Anche a dissacrante denudarlo, prostrarlo e offrirlo in sacrifizio a una Donna, finalmente, liberi da forche caudine, da quei perentori, impertinentissimi “riti sacerdotali” del growing up generato da una generazione che si professa “adulta” e, invero, io la vedo funestata nell’abominevole realtà del suo vivacchiare, di bacini ruffiani corrugarsi e d’amarezze nel consolatorio “pascersi” d’un benessero dai retrogusti, sempre loro ad assediarvi, è il candelabro di cere mascherate e d’una cena orgiastica già stanca, oh, tanto arranca, “cari” arrampicatori, genuflessi a moine che han lo squallore della vostra “visiera” da squali e di quaglie rosolare a non rispettare l’innocenza che arrossisce, a bruciar, già sepolti vivi, se mai lo foste nella foresta all’adulazione ululante dell’animal vostro più veritiero e avventuresco or sol di “pittoresco” aggrottar la fronte e non lustrarla a fonti assetanti, già putrefatte nella fandonia di tutte queste luride vostre noie. Annotate il prossimo e lo squadrate, il goniometro che lo accerchi nel sorvegliarne le mosse e lederle appena intaccheranno le certezze di questo “cenacolo”, appunto, accigliato e di protervia non più cervo dei nervi per cui nasceste. Farneticate di qua e di là, e v’illlanguidite, scevri di verità pura, per tramonti “pasticciati” da colori(ti) grigissime di grinze e pinzimonio ai demoni uccisi, mai vi dico da annerire nella beatitudine minestra e non più desta di mesto ergerla nelle pindariche albe, che han perso lo smalto di quando il Dio, oggi da voi ripudiato dopo averlo ingegnosamente, da “distruttori” edili, inventato, sventolò armonioso e or, “platinati” d’oratoria e orali consumazioni “animose” affastellati nel “corteggio” di mimose e smorfiose, saccheggiaste, rubandone il cremisi rubino della sua Luce.

Tante, tante ragazzine, che ho sempre orripilantemente “depilato” nelle mie scelte già protese a mature donne più esperte di come il mio Uomo necessitò, precoce, di dissetarsene e inoltrarmene mai placato, in queste placche avare anche del tartaro a illustrazione della fame sempre vostra da ludri marci, del loro stuzzicar da pettegole indaffarate a far e disfarseli in letti subito “fa(r)ine” del sacco insaccato. Quanto sono ed erano lamentose, piccole (de)menti a “onorare” l’arbusto del bestione più appetibile, a singhiozzare ubriachelle e pollastrelle nel rastrellare color a cui sghignazzavano da “vigne” di cigni già nelle sopracciglia bu(i)e del cogliere l’acerbo e non il Peccato di cui adesso mi sazio e palpo, tasto e insisto. Queste donne…, io le adoro, questa femmina che, sfilando le calze, prima t’assottiglia fra mari di sbronze bottiglie strabiche d’ottica a centrarla dopo l’abbuffata lucculiana, poi apron le gambe e incalzi “culinario”, pranzando nel planare in mezzo idilliaco, ché il Paradiso tutto non è se non colei che ti mostra il ghiotto suo “lingotto”, golosa me n’è gola, e urliamo negli scandali, in uno scantinato in cui “la” scandaglio, in un attico in cui la “svastico” celtico e barbaro, liberandola dai nazismi del sesso comandato a bacchett(on)a, in un pianerottolo in cui, pian piano, sale il mio ascensore a goderne fra pause dei “piani superiori” con accenti-accensioni d’intermittenze a spingere per accomodarla nell’appartamento e, sul pavimento, esserle pipistrello di schizzi fra le piastrelle, di piastrine sanguigne allo sperma salato esaltante, esultante alla mia sultana, alla sua sottana nelle tane ove, tenace, grida isterica e la mia batteria non è mai scarica.
All’attacco, “al muro”, ovunque, mentre i delinquenti odian la mia “linguaccia”, invece Lei n’è forbita di mio biforcuto lì e nel culo. Che fionda, che figa!
Sincero, volgare, Uomo e bicchiere argentato mentre ancora sonnecchia di trecce, e forse Morfeo l’accarezza docilmente nel dominante mio amianto senza scheletri nell’armadio di voi che adescate per “pesche” loschissime.

Ella m’augura la buonanotte, ed è apprensiva in assenza di me, gelosa che sia occupato dai miei “affari” ignoti. Questa è malia, è goliardia, è malizia, è Lei dai capelli ambra, ad ammirare le mie ombre, io che non lascerò nessun orma ma ci dormimmo sopra.

La perplessità è di colui che fa della vita un pattuirne senza carpirla o rifletter-si. Sì, è così.

Mi spoglio, Lei mi guarda e, speculare, mi lecca anche quando non c’è nessuno nell’immagine che vorrebbe al fantasma mio forse altrove.

E ne soffre, lo so, questo suo desiderio è struggente.

Mi aspetterai e, in quell’attimo, udirai il tuo corpo al risveglio della prima volta che m’incontrasti.

Ed è per questo che amo Neil. Neil in te, Eva, un edera ed Eady.

Che cos’è un genio, cos’è l’immensità, chi sono i miserabili?
La grande coscienza mia in questo Mondo di pregiudizi e di ribaltati valori, ove amici tradiscon la fedeltà delle alleanze, dei segreti, e origlian nel complotto a “rammemorarti” quant’eri innamorato e ora, per loro, per loro, inaridito.

E come io divenni Joyce, perché anticamera della scoperta…, a essere più veloce nell’odiata contemplazione distorta dalle lentezze.
Questione di lenti e di dimensione prospettica, innalzarsi al di là delle regole criminose quando si bardan di leguleia giustezza. Sì, i legumi di fagioli e petomanie manesche.

Di come l’insano dà pazzia al savio e deforma a sua immagine e somiglianza.
E di come insulta con boria da strapazzo e pagliaccio, nella sua prosopopea “altolocata”.

La vita dei geni s’eleva da chi, non nobile, non è umile e umilia, deride e calpesta i diritti e le libertà, con “insindacabile” arbitrio decreta fine e “ricapitolar” del non aver capito e non ottuso voler capire.
E va in giro, ballando e “gioendo” a schernire mentre scherza su preti, barboni, neri, omosessuali, diversi e chi storpia per stropicciarsi di risa. Altrimenti, ti subissa di risse ché isserà sempre la bandiera del metter a bando e credere d’abbindolare per un “Bingo” da bimbo.

Il genio, diabolico e calmo, altamente se ne… fregia.

Ché la sua anima non è mai fredda. Questo si chiama vivere, si chiama sofferenza oggi e domani armistio, ieri combattimento, l’istante venturo una vertigine, un collasso e altro chiasso, altre chiavi e poi abbattersi, lottare e nuotare, affogare e riemergere.

Questa è la vita.

Il resto è la letale tradizione d’un pasto mai nudo che ha paura di guardare oltre le apparenze.
Che, spaparanzato, usa la zanzariera per non essere irritato “a pelle”, ché teme il suo stesso vampiro offuscato per timor che rabbrividisca senza più la viscida maschera.

E andrà nel trallalà da chi non oserà mai nella rosa ma, cinico, è già cieco.

Questa si chiama lezione di vita.

Fa male, è un dolore atroce.

Ciò che i miserabili si meritavano.

Quel che io merito a dispetto dei loro dispetti.

Buon proseguimento di serata e di vostre “serenate”.

Applauso!

Secondo molti, gli ultimi capolavori interpretati da De Niro sono Heat e Casinò.

Questa è una diceria che ha assunto luoghi da Comunioni.

Sotto, elencherò 7 film che dovreste rivalutare, come il sottoscritto.

Mai dire mai, se puoi dire che De Niro è me.

Sì, lo imito alla perfezione. Anche perché siamo la stessa persona.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cop Land (1997)
  2. Jackie Brown (1997)
  3. Ronin (1998)
  4. The Score (2001)
  5. Colpevole d’omicidio (2002)
  6. Stanno tutti bene (2009)
  7. Limitless (2011)

Elezioni 2013: vota Antonio e Stefano Falotico!


20 Feb

Domenica, per un domani migliore, votate Stefano Falotico: ignoranti che m’ignoraste, vicini che m’allontanaste, ecco a voi John Belushi, morto di overdose con Robert De Niro “impunito”

 

Domenica, dopo esser andati a votare, guardate gli Oscar, c’è De Niro di candidature per la “Scheda”: “Falotico nacque Robert, e promette rinnovamenti nel rimembrare l’heat dei tempi antichi e dorati”

Parentesi elettorale con tanto di parenti serpenti e Brianna Beach che non riesco a scordare. Questa Donna, pornoattrice quasi ritirata, me lo tirava come neanche Berlusconi a tirar acqua alle proprie “mule”: vota colui che è, senz’infingimenti, qualche figa e qualche spicciolo, Egli sa ove voi asini sareste da insaponare, ché il sapere è scibile e la Sibilla è bolla di mio spruzzo nella sua “casella vuota”, la crocetta è il “tiro” a segno di linee perpendicolari e (t)rombo. Volete portare avanti l’Italia? Prima, pen-s-ate al “didietro”, il resto “verrà” da sé. A dispetto dei bambini coi bomboloni, dai il tuo “Pollice su” a uno che fu assai giù, e ora gli tira di più. Sì, il suo motto è: in virtù del patimento, ora me ne sbatto… dementi!

Punto (di sutura) numero 1) Il sudore è il mio Pastore, mi guida per pascoli sereni e, fra le collinette, succhio il latte.
La pastorizia produce bontà al palato e liquirizie per ogni squinzia. Squisito, sono colui che disquisisce meglio di come tu te “lo” allisci, non ho “R” moscia ma attizzo nella “S” di Sesso.

I prati, quando cammino, rifioriscono, le mondine germogliano prosperose, e “belano” nel nostro bearcene mentre voi vi bevete tutto.

Punto numero due senza “triello”) Le elezioni son vicine. Annullate le schede ché dei Monti distruggeran solo le Alpi Apuane, nel capitalismo secessionista che vuol appiattire la visione d’ogni vetta poetica nell’affumicarla a pois, con tanto di sputarvi “Puah!”, e annichilirvi allo sfruttamento da neri. Ora, se le nuvole son bianche, perché non possono adombrare questi grigi fascisti in tinta unita? Annullate le schede ché dei parlanti Grillo ne aveva già piene il naso di Pinocchio, colui che sbugiardò i demagoghi a dar buoni esempi quando poi son ricchi che sfruttano l’ingenuità della povera gente, addomesticandola di terre promesse come Lucignolo nei “balocchi”. Allocchi!
Annullate le schede ché di Silvio ne ebbero già tante, e i danni son visibili: la Carfagna è oggi strabuzzata da ex bona, e ancora “gli regge” nonostante l’anoressia da “stress”.
Annullate le schede ché, fra i due litiganti il terzo gode, come da Il buono, il brutto, il cattivoEli Wallach è il più veloce a sparare ma è poco sveglio, Lee Van Cleef è un villain senza fondina, e il Clint un “figlio di puttana”. Egli risparmia il “brutto”, gli salva la faccia, spartendo il bottino proprio al suo volerlo “acchiappare” di cappio. Adesso, Eli urla simpaticamente un “Accipicchia, che stronzo cavalcante di cowgirl”.

Clint riconosce l’amico, gli dà la pacca, e rende i nemici un anemia.
Eh sì, quando sei morto, non c’è sangue che tenga…

Punto di rottura di palle)

– Chiariamoci, che vuoi dai miei puntini sulle “I?”.
Non capisco, posso comprarmi almeno una Y10 o prima devo laurearmi di 110 e lode per non finire “Z” d’ultima ruota del carro?
Insomma, che cazzo vuoi? Ah, capisco…, vuoi quello d’un trombone al Parlamento per far carriera.
Quindi? Se tanto mi “dà” tanto”, da me riceverai solo, “in premio”, una carrozzella.

– Cioè?

– Ti amputo le gambe, puttana! “Sgamba” da un’altra “parte”. Sei una porca da “Porta a Porta”.

E, soprattutto, chiudi lo “sportello”.

Sono un Uomo onesto, quindi saranno arrestati tutti gli ipocriti che “sostengono” quelle a Palazzo Chigi, le vere troie, e non tifano “in alto” per Brianna Beach!

Brianna, spogliati. Facciamolo sulla spiaggia. Che c’importa dei “nudisti?”.

Basta coi Chigi e i ghiri. Senza troppi giri, ti spacco fra le conchiglie!

Che c’azzecca Robert De Niro? Guardatelo in Heat di Michael Mann. Come le racconta Lui ad Amy Brenneman, neanche Giacomo Leopardi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Animal House (1978)
    Animalizziamo la Casa Bianca!
  2. Taxi Driver (1976)
    Basta coi Palantine e i papponi che sfruttan le giovani patatine!
  3. Il mucchio selvaggio (1969)
    Quando il gioco si fa duro, bisogna eliminare il maiale.
  4. Il lato positivo (2012)
    Ricordate: la depressione bipolare può far rinascere un Uomo senza Pol(l)i delle false libertà, cari orsi.Sempre che tu riesca a incontrare la Jennifer che sa il fallo suo.Eh eh.

Al Pacino o Robert De Niro


19 Feb

Mi mischio fra De Niro, genio attorial mellifluo, e Pacino, simbiosi acuta del mio wolfman, accanito e imperioso, anche Imperatore “scarafaggio”, a vessillo d’ogni valore minato. Arate i campi!

Non avrete scampo! Donna, dammi lo shampoo, facciamo champagne!

Robert De Niro o Pacino Al? A chi il miglior bacione? A me, il Papa sul balcone e dentro i “balconcini”, Papa che barcolla, vien inculato eppur (non) molla, soprattutto a letto


In odore di san(t)ità, ergo qui, miei fedeli l’osso sacro delle mie vertebre messe a dura prova da lestofanti(ni) che son solo l’elefante uomo senza proboscide del beniamino-neo di De Niro “in opposizione” a questa godereccia Italietta a “posizionartelo”, ché Pacino è “cieco” ma vede, a Lui non sfugge nulla, Egli nel vuoto (de)mistifica. Sì, scandisce le sillabe pregnanti FICAAh-ah! “Raccontandotela” delle sue “Nutelle”, ma “sparandotela” grossa quando fai il bellimbusto!

Prefazione aulica, ché colerò il mio sangue, rinacqui di colonne d’Ercole e la Donna profumò nel Meteo di Mercurio, Dio della guerra, ad assalirla e venir “ondoso”, colorando la sua “spelonca” di conchiglie sensuali, (di)amanti del nostro sorriso “fregata” tra gli scrosci di te scosciata, coccolata e, come Kendra Lust, penetrata anche solo di virtualità

Recito, d’estratto, l’esaltante monologo finale del Pacino “profumato”. Inturgiditevene e la vostra vena istrionica se n’abbevererà in quantità. Poliedrici a combatter, strenuamente, chi vorrà deturpare l’onore dell’animale, animalizzandola nelle sue mire “leaderistiche”, lesive e d’“adesivo” all’identità di noi, “intercapedini” imperiture, ostinati nella gran fanfara che, dischiudendo gli occhi nostri cervi, sarà a planare, fra sabbie e germogli, gloria intensa al di là delle barriere, ove barricammo la nostra vita in crocifissione di valori ora perduti, e non c’arrenderà neanche di fronte ai bifronte fuoristrada dei vostri “impervi”, pericolosi inganni. Sfuggiremo a queste noie che brucian addosso solo “patenti” di “risma” e “altolocate”, solite-stolte menzogne. Ahah, che rima baciata da ottusi! Anche se c’arroccheremo, talora saremo sol degli allocchi umiliati da un cocco, oppur “illivideremo” le labbra per non amare come volete voi la “gnocca”, nessuno ci sodomizzerà nel volerti spaccar le nocche, volteggeremo come simbiosi alla turgida sbronza della Luna. E silenziò vivra. A virare per scogliere nude e battibecco continuo che indossa la calzamaglia dei Robin Hood. Fratelli, orsù, unitevi, fiato alle trombe, cavalleggeri applaudite.

E voi, idioti, inchinatevi. Ché le vostre ginocchia scrocchino e non scocciate!

Son io che “scotcho” di nastro, io son naso e son astrale.

Applauso!

Paragonare De Niro a Pacino è come prendere due fighe e scegliere di scoparsene una.

Perché decretare il/la migliore quando puoi usu-fruire, senz’usurpare ma “slup” di sudato eccitato, sfogliar la cremosità dei piaceri nel doppio gusto fruttuoso?

1) De Niro, camaleontico come una da montare, cambiando posizioni, “ingrassare” e “smagrire”, spompato (av)vincere, mutare aspetto e anche “pettinarla”.
Con misura e la sua smorfia, con la “morfina” per addolcire quando Lei la darà, “battona”, a uno che, di corna, saràdolor Battisti del suo “vederla da lontano”, anale in un altro, “birignao” nel suo “Miao”, amaro come la malinconia diNoodlesc’era una volta quando in Lei “volò”. America sognata di Pamela Anderson sempre di tanti…, tantissimi…, versatile nel “sale” dello zucchero “trasformista”, “accrescitivo” di notti “diverse”, insomma: De Niro ha passato in rassegna tanti personaggi, Pamela è stata molte “mele”, “cogliendoli” affinché “esalassero” dopo esser “saliti” in lei “discendenti”.

Eh sì, la mole recitativa d’un attore coi fiocchi contro la mula a “baloccarli”.

2) Pacino, aderente al ruolo ma identico a se stesso, come attori nostrani del porno son “immedesimati” ad “attaccarlo” sempre nel sesso “uguale”, direi “inguine”.

Teatrale e “urlatore” di monologhi incazzati, mentre la nostra Italia, al tram è già sgolata, direi decollata. Sì, tutti sognano le Bahamas, ma tu non “bagni” nessuna.

Perché io “lo” so”. Anche il “tuo”.

E, intanto, sbrodolate infamandovi per “famose isole”, e idolatrate il Depp Johnny dei Caraibi.

Anche del Depp avete perso la sua Bellezza, iconizzandolo in un fantoccio da “porco”-giochi.

Che schifo

Che truffa!

Allora, evviva Heat. Sì, Donna sfilati la gonna e, se tu mi darai ancora dello sfigato, ti sfiderò.
Fidati, io te lo piazzo sempre in modo “ammorbante”. Di sifilide morirai e “penerai”. Si chiama penetrazione!

Non pensarci su. Dammi retta. Nel dubbio, fottitela!

Sì, ora vi mostro, anche a chi è mostruoso, il mio video, amletico “a perdifiato” e corridor’-maratoneta d’indole selvatica, rabbiosa e scagliata verso ogni ingiustizia a seppellire le anime ancor prima che possan evolvere.

Credo che il reato, lo definirei assassinio più condannabile ed esecrabile, sia inveire su una coscienza giovanile e (de)formarla a immagine di vetuste “certezze” già pasciute nel “serenissimo” vederla di “sedere a tutti”. Diedero del somaro, ma son da some. Sommando, va il lor amando, che è perlopiù un peletto di mandarli a!


Con certa gente, mai chinarla testa, mai abbattersi né permettere che mordan “nuovamente”, addentando coi loro “carini” canini “agghindati” di tanti ghingheri appena “odon” (eh, son maleodoranti ma si spruzzan di deodorante…) cuori coraggiosi non “ammanettabili” alla scemenza che tanto seme sparge sui “capi”, di fronzoli se n’alletta e di “latte” tutto tutto va dolce, “cioccolateschi” a sbrinar proprio la dolcezza delle poesie e della purezza.

Che uomini puzza schifezza! Oh, van disgustati eccome, e bisogna impuntarsi tanto da puntar il dito e non arrendersi agli “ordini” di “martelletto a martellarti”, peggio a maciullarti.

No, dinanzi agli orrori, esser possibilmente, potenti e intrepidi, ché sian loro a tremare e a riflettere sui loro errori.

Oggi, viviamo in una società barbarica. Tanto “progredì” di “rigogliosa armonia” quanto “in tinte unite” è “amorevole” da criminoso “sottaceto”. Sì, già, si conservano “anaerobici”, tutti a praticar semiotiche, semantiche e masticando la cellulite nell’aerobica, prenotando altri aerei per atterraggi “sicuri” in altri culi.

No, non sono volgare, son giusto e schietto. Ho sempre adorato la mia sincerità, a costo che costi quel che il tuo costato sarà costoletta, mio maiale.
E non intendo far processi alle intenzioni, ma processarli e basta, con tanto di processione funebre e banda a intonar la marcia di tali marci.

– Ah, non capisco quest’ostinazione “infantile”. Mi par una stupida ripicca in cerca di risarcimenti improponibili. Consolati di bile, comprati un accendino “Bic” e scrivi con la biro, la “R” moscia è mia e sei sol che un rammollito.
– Posso “mollartelo”, mio mortadellaro e mortissimo di fame? Sì, noto che il tuo “Profilo” Face senza Book (avrai letto due libri e il resto è un luogo comune che bazzichi di barzellette sui carabinieri e gli omosessuali) ha assunto un colorito vagamente “solare”.
Ecco, io son un viso pallido, e la mia Donna vien coperta sol di pelliccia. Non ha bisogno di curarsi dalle ferite con le penicilline, quando soffre, io le soffio. E viviam bene nella tenda, non patiamo il soffocar già tuo angosciato da “ossigenata” tua moglie da soddisfare anche quando tu “sniffi” con una che sprona più il tuo “cavallo” a “innaffiarla”. Ah, quel pelo è scalpo per la tua “cappella”, e il tuo cappero lo condisci nell’allisciarne altre. Oh, tu ne lecchi per arrivare “là”, dai della checca, “felice” delle tue chicche. Che chiacchierone. Che “cuccatore”.
A me pari solo un parato che spar-l-a.

Quindi, togliti il cappello e supplica.

Credo d’averti sempre risparmiato la vita perché odiai a tal punto la tua idiozia da meritarti solo un “Addio”. Ma sai, la tua carnalità è incurabile. Tu e le tue manie, salvifiche e che Gesù benedica la figon’, con me non han presa. E vai a prender lì quella cretina che ti sbatti, da me avrai solo che un “batterti” in testa un “laconico” agone ai tuoi “aghi nel pagliaio”. Eh, ne fumi di paglie.
Come no? Io sono Toro Seduto, e conosco più di te come, di pancetta affumicata, “spaghetti” i “cattivi” nel carbone, cenandotene di “carbonare” a dar lor dei topi da formaggio.
Prosciuttino, amo la pasta e non i pasticci. E tu che ne combinasti tanti? Guastafeste, pigliati ‘sto festone. Ti smacchio col Fustino! Frustatelo!
Io ti s-combino. Tu volevi cambiarmi, anche gli abiti, invece abiterò sotto casa sua nel mio abitacolo che ti spia dal “retrovisore” di come, nel didietro “indiscreto”, tradisci e grugnisci, “ruggisci” e goloso “gioisci”. Che cesso di femmina, va matta per pisciate e “spogliatoi” d’accappatoio tuo “godibile”. Sotto la doccia, c’è la tua “roccia”.
Sgretolabilissima, mio “abile”.

Forza, disabili. Che cos’è questo sconcio déshabillé? Ah, pure la politica, “pulita”, del Gabinetto.
E, alla cassa, chiedi il “castrato” di tre etti. Che filetto, che filotto, che “finezza”.
Che squallido laido. Che arido eppur (in) “umido”.
La segretaria del ministro riscalda il minestrone con tanto di “trombone”… che caccia il botto (votatelo!) fra altre cotantissime puttanon’.

Moccioso, io non ti reggo il moccolo, io ti smacco e ti frego pure lo smalto. Ammattiscimi, sarai solo che matato.

Tu mi dai del malato mentale, io ti do uno “smielato” in mezzo ai denti, demente!

Tu e quelle ragazzine da “colazione nutriente” e tutto s-tirante.

Tu volevi inscatolarmi e invece sono scatologico. Tu escogitasti nel “cogito” per altre copulazioni alle polle cotte nei coiti, che cotolette mio cotonato, io invece son apollineo e non m’allineerò. Mi fai venir i conati! Neonato!

Quindi, al testimone che, presto, sarà interrogato per come costoro s’arrogaron il “diritto”, non tanto da dritti, di urlarmi “Riga dritto” (eh sì, d’adolescenti eran cocainomani, adesso di ninfomani son disumani), converrà dir tutta tutta la verità.

Perché temo che la nostra famigliola calunniatrice sia stata davvero incastrata. E la caghetta comincia a “farsela”.

Stavolta sotto, in quanto, di qualità, li ho schiacciati e subito li “accuccerò” alla diaccio. Ah, se la squagliano. Si scioglie nella tua zoccolona? Sei proprio al calduccio.

Dicesi, in cella. Al gelo, si sta freschi. Come la vostra “carne fresca”. Qui, sarete “svezzati” miei viziati, e vi passerà il vizietto di prender in giro. Qui, lo prenderete seviziante, perché vi fa “nero”, ed è pure avvezzo a sezionarvi se, in quella “sezione”, non entrerà d’unzioni.

Matteo avvertito, mezzo salvato. Non lo salviamo per niente. So che gli stan saltando le “palle”, ammesso che le abbia, il nostro pervertito presto lo vedremo nel “braccio”.

Tanti “abbracci”. Stammi bene.

Come t’ho distrutto io, neanche la prostituta che “distruggevi”.

Sai, “bellissimo”, eh eh:

ora, ho voglia di “regredire” un po’ di “schizofrenia” sessualmente “ritardata”. Tu davi del minorato, invece, mio Minotauro, son un torello.

Oggi una reale, stasera AJ Applegate. Un fondoschiena che ti stende, io ti stesi, mio “panno sporchissimo”, stravedo per AJ, anche per J. Lo, perché continuo a vivere come cazzo mi pare.

E mi piace, mi piace tantissimo.

Se ti dà “fastidio”, fascista, ti fascerò da mummia.

Quindi, stai muto e fila via, Arianna vuol tutto lo “sfilatino”.

E tu, nel saccoccio, sembri uno scroto fra le vere scrofe che mangian il Sacchettino del Mulino Bianco.

“Bianco” come te non ce n’è. Di merda anche.

P.S: a chi mi riferisco, quando scrivo Matteo? Matteo è un ebetuccio solipsista che, per direttissima, è gattabuia.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Malavita (2013)
  2. Gangster Squad (2013)
  3. Rocky V (1990)
  4. Carlito’s Way (1993)

De Niro e Stallone dal set di “Grudge Match”


18 Feb

Immagine “inquietante” dal set di Grudge Match, incontro-scontro fra i pesi “massimi” Balboa e LaMotta. Profuma di stronzata?

Vedremo. I “propositi” ci sono, anche un po’ di prostrata.

 

Comunque, De Niro, a dispetto delle ultime “panze”, sembra “intutato” di fisico che tiene, su Stallone grandi elogi. Un settantenne in piena forma.

 

Ora, solo una domanda. Perché un film, ch’è incentrato su due pugili, propone questa foto da paracadutisti?

 

Non è che il “jet” sinistro sta precipitando ancor prima di “spiccar il volo?”.

 

Sì, i produttori son oramai in avaria, ma han già dato il via.

Pericolo imminente di collasso, speriamo che non muoiano d’infarto per mancanza d’ossigeno e cartucce al “carburante”.

 

Attori da Carbonio 14, ancor di “libbra”.

 

 

Il dubbio resta, e fa male come un pugno. Allo stomaco? No, a farci saltare le coronarie.

 

 

Il vincitore è lo sceneggiatore, a prescindere se perderà ai “punti”, per suture alla sua carriera poco, credo, presumo, ricucibile.

 

 

(Stefano Falotico)

Tifate per “Il lato positivo” di Robert De Niro


18 Feb

Anche perché m’ha rubato la parte dalla nascita di tutte le mie smorfie: guardare questo video per credere

A volte, la vita è un Rupert Pupkin, la cui corretta dizione-pronuncia è “Papkin”, come in versione originale di madrelingua e non letto com’è scritto, da solita ignoranza dei nostri doppiatori.
Per fortuna, al posto di De Sando, c’era il Ferruccio Amendola meno roco e più sfumato, ne avrebbe risentito il nostro modo di captare la performance del Bob. Un’interpretazione “buffona” da colpaccio quanto “studiato” tanto ai detrattori a renderli ratti.

Ora, sapete che De Niro è candidato per il nostro tanto beniamino amato David O.Russell.

Ma devo dirvi la verità.

Sono nato nel ’79, Lui nel ’43.

Ma non riesco a spiegarmi come sia possibile che sia più De Niro a migliorarlo.

Ecco, un’inversione del percorso di “maturità”. Lui ha “delfinato” negli eccessi mimici quasi ridicoli e caricati, io iniziai a emularlo e or son carico di Max Cady.

L’adesione al ruolo è impressionante, sono diventato il suo personaggio senza “copione”.

Cazzo, com’è possibile? E dire che non ho mai copiato neppure alle scuole elementari.

Quindi, denuncerò De Niro per esser diventato famoso quando sono io, invece, il suo Maestro.

Ah, ridete? Ridete.

Scusate, la somiglianza si macchia di “giallo”.

Qui, l’espressività tocca vette che neanche Travis Bickle (pronunciato proprio così come si scrive, e non “Baicol”) ha mai potuto immaginare nel suo febbrile esistenzialismo “camoscio”.
Sparatevelo:

 

Dopo di che, l’avete visto?, avvistatemi. Sono l’Uomo che non ti aspetteresti. Di portamento fine e glabro su scarpe “scosciate” in tempi “grana grossa”, magro quando non mangio, causa apatia del far la spesa, appendo quando qualcuna vuole che penda dai suoi labbroni, “lebbroso” per chi non è gioioso, ameno e anche ammenicolo, suppellettile, e arredo il teatro di mio fantasma del palcoscenico.
Metodo “infallibile” per tastare, “dal vivo”, le attrici senza occhi guardoni di spettatori a mirar sol le loro gambe. Io miro più in basso, quindi in “alto”.

Incommensurabile, mi do arie da commendatore e, se v’ostinerete a rubarmi i bottoni, avrete solo un’ammenda.
Quindi, non me la menate. Di mio, me lo meno. E diviene “manesco”.

Le donne mi paralizzano per (in)castrarmi, tento tutto tutto per tenderlo ma mi stendono:

– Amore, devi ammettere che, al di là del naso mio “allungabile”, emano un fascino morituro.
– Devo?
– Eh sì, mi sarai devota. Sono un poeta. Conosco a memoria il vocabolario “Devoto-Oli” e non mi voterò alle “cinture”. Anzi, dimmi subito come ti paio e piaccio senza pantaloni. “Olé!”. La tua gonna farà la ola e poi, senz’orli, la orlerà.Alè oh oh! Diamoci di colla.
– Ma ti spacco le palle, idiota!
– Come, come prego? Viziami, dai su. “Lingueggia” d’inguinale. Non far la criminalotta. Voglio solo “riempirti”.
– Non fare il pupo.
– Sono Pupkin. E ora me “la” pappo tutta.
– Come ti permetti?
– Mi permetto questo e “altro”, senza neanche chiedere permesso. Tu mica vai a messa? Insomma, vuoi la minchia o no?
– Che cazzo dici?
– Quello che sta in mezzo, se non ti va bene, ne ho una scorta… di profilattici al cas(c)o nostro.
– Porco!
– Puttana!

Finì in rissa ma, comunque, due giorni dopo, ce l’avevo rosso. Sì, “infornai” ma scoprii che era una regina di cuori, detta più volgarmente “zoccola”.

Più che Diahnne Abbott, fu una botta, come mia madre che beve dalla botte, mentre le vostre son bottan’.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Ballare,
controcazzi,
succhia tua sorella,
la chitarra spinge ma io ti respingo.

Ama!

  1. Re per una notte (1983)
  2. Malavita (2013)
  3. Showtime (2001)

“Malavita” di Luc Besson, prima immagine ufficiale


17 Feb

Habemus Papam


17 Feb

Lettera a Cuore Aperto del Papam, a volte in panne, Falotico, perso fra la panna montata e i pannolini d’un ospizio che m’aspetta se la finirete d’oziare. Ora cambio dicitura e la dico, porco D.!

Sfogo sincero, che potete saltare se vi arreca disturbo:
Carnevale, pappa reale, i regali Papa, i papponi e ci son sempre più puttane “a tutt’andare”.

Sì, la vita è come l’ascensore. A volte non funziona, e i vicini ti appioppano un cartello, “incazzato” fra i carrelli della spesa, con la scritta: “Ci scusiamo per il momentaneo disagio”, detta anche presa per il tuo “Alt” in attesa dell’ascensione per l’Inferno di luce verde illuminante-sblocca-marchingegno diabolico del mio saliscendi umorale.

Avete voluto l’Italia di bicicletta nell’esser “raggi-anti” da limonate ingiallite? E allora beccatevi il mio Calippo, ghiacciolo che lecco di mio senza esser un lacchè ma in jacket

Le istituzioni italiane sono come Sanremo, un happening annuale d’aperitivi varie-età fra cariatidi per canzonette “carine” e oche per un fascista Fazio in abito da commendator Zampetti

Sì, fratelli della congrega, ricordo i tempi in cui, di “sanapianta”, saltavo fra le rupi di Matera, Sassi miei d’una mente ancor rocciosa che non puoi permeare nonostante sia permaloso.

Psichiatri, addobbati con puttane a “detergerli” nelle salviette alla loro ghiandola salivare, provaron a privarmi del mio genio ma, anziché indebolirlo con sedativi che sputai a sputtanarli, han solo che rafforzato il mio sodo esser colui che non coverà fra le vostre gatte.

Il mio cane ha più aguzzo ingegno di tali mammiferi (f)lauti da pifferai magici a uccider le tope nella burocrazia coi burri del burron’.

Applauso!

Prendo il papillon al balzo, e salgo sul palcoscenico alla Rupert Pupkin, memore del De Niro menefreghista a distruggere le sanità con la sua lingua appetitosa di doppi sensi allusivi al lupo d’occhio beffardo nella Notte da “buffone” anziché da pecorone di retorica eterna “leonina”. Un teatrante della comedy per lo “sbando” fra le sbarre di chi rise della sua “comicità”. Ma, da tali manicomi errori giudiziari dei dati d’ascolto-pascolante allegro-andiam’, risalì la (vari)china e ancor più rosso esibì una “palandrana” di tinta unita da Unità.

La gente, disgustata, urlò “Per carità e oh, Signore mio!”, deturpandolo d’ortaggi coltivati dal loro allevamento di porcile.

Ma ciò mi rende sol che più forte e ostinato a chiuder le lor boccucce, e la mia apertura mentale non si lamenta di “barche che vanno” e andar vostro mostruoso in vacca, ma mandarli a fan…, come sempre fanno, d’affanni, in cul’.

Un mio amico di Facebook viene “seppellito” d’offese perché ebbe solo il coraggio di scagliare la prima pietra, incolpevolmente, sul Papa da dimissione e da messe vetuste del Medioevo più nero oggi ancor di moda nonostante i volti “mascarati” di “candor”.

Vanno solo che massacrati!

(In)consapevole del “danno” provocato “alla leggera”, tanto nessuno darà credito a ciò (non) scritto e mai letto, sarà da chi di “dovere”, continua nell’attacco.

Lo assediano e si barrica nel post-o più protetto al fine d’ergere il profilattico a contraccettivo giusto e “Me lo meno” contro quest’amena umanità di “uomini” ancor indottrinati dai riti cattolici.

Per tutta la settimana, parati di lavor-“avorio” che copre le magagne da magnoni a “imbiancarle” di pezze e “Che gran pezzo…”, si nascondon per poi rito(r)nar canterini, come l’usignolo fra le gambine dopo gli sgambetti, nel Giorno festivo, oggi propiziato d’intera settimana sanremese.

Sanremo, atroce esibizione della medietà più assoluta dell’italiano che canta con la congiuntivite della camomilla alle meningiti e usa i congiuntivi con “assoluzione” a ogni carognata che compie nel gravissimo non capirci un cazzo “decoroso” di tutta, in tutina, inculata del suo “Avanti e volontà, se no datti al volontariato”, sì, un incosciente ch’ammira le cosce delle vallette con la latticina mozzarella del ritornello Grissin Bon-a”

E allora la dico io. Vero, Ratzinger si vergogna degli scandali sessuali, e non ha le palle per mandare al rogo inquisitorio questi vescovi pedofili.

Così, ha assunto il chirurgo di Mickey Rourke, per assumere le sembianze “addolorate” da patibolo “recitativo” d’un tramonto che fu “Capostipite” delle nove settimane e mezzo più fighe Basinger in cui cementò la base del suo trono “durato poco”.

Sì, ora basta.

Volevate me?

E io violento voi, volenti o nolenti, sarete appesi all’albero della mia cuccagna!

Quindi, il cane si fionda da Jim Morrison lucertola e impicca gli idioti, quasi tutta l’Italia in Generale.

I caporali rappresentano l’esigua percentuale d’una maggioranza totale che dà del minorato.

Eh sì, cantavano con Mino Reitano!

Preferisco la mia minchia ai minchioni.
Dato che, anziché mischiarmi agli stronzetti, privilegio un pigiare nell’elevazione di coscienza. Molti “machi”, con le damigiane, adesso voglion spremermi di “Sei come la favole della volpe e l’uva”. Sì, io, alle vulve per un “ramoscello” secchi(o)ne, ammirerò di più la vendemmia di pestaggio con tanto di “spaccarti” alla Van Damme.
Io aro i falsi oro e i falsari, rubo i gioielli di famiglia alle donne che non meritano l’anello ma un anulare e vivo di complanare, abbrustolendo il mio “pene” nel pomodoro da schiacciarti sul naso, mio bugiardone gran maial’.
E stai attento che non t’afferri e ti stiri. Perché poi “tirerà” solo il tuo carro funebre. Il pelo di figa?
Diamoci un “taglio” subito. Faccio un baffo a Jack squartat(t)tore, di mio proprio me ne sbatto, senza star a patire i guai per queste “guaritrici” con arie da infermiera.
Mi tenessero fermo se non vogliono che le “raffreddi” di piazzato rovente. No, non le fotterò lì, proprio le butterò nel cesso, di tir, appunto…, allo sciacquone e alle sciacquette.
Mi chiamano “Lo squalo”. Una provò a squagliarmi. Se l’è squagliata dopo averlo visto “venire” in mille quaglie. Sì, io mai raglio, tu sì. Quindi, impara a guardar ove cammini se ancor vorrai che “voli”.
Avviso importante per i miei amici. Le femmine sono come la cristalleria. Se rompi, scassano e devi scoparle a terra. Dedico una poesia sensuale a una, che replica di “ripicca” per impiccarmi e dar fuoco alla mia erezione.

Perché, perché hai 50 anni? Ne dimostri venti di meno ma, quest’inesorabile differenza d’età, m’induce a esser cauto, a calmare anzi il fuoco che sento sibilare nelle mie vene, ché “sguaierei” il mio corpo per annusare la tua femminilità suprema. Bionda, in gonnella “permalosa” al vento, nera ad avvolgere, impermeabilmente-penetrandomi, gambe amorevoli già di svenimento adulatorio, fra mani a “brancolare” per non ovattare la forza del mio sesso, e ti lustrerei di passeggiate bollenti, osservandoci in un viale di ricordi, smorendo fra gli alberi d’un bosco al pertugio dell’odor selvatico. (T)ssere “retorica” tra le foglie, sfilarti gli slip e intingere il tiepido mio innalzare il calore a scroscio di “lagrima”.

“Ella” risponde che mi piscerebbe in faccia, in quanto, reputandomi un cafone, mi dà della merdaccia.
Eh sì, vai a esser sincero con queste troie ipocrite. Ne rimedierete solo un buon pasto “caldo”.
Ripeto per i miei amici più intimi il messaggio sottostante, che “rinverrete” sopra, e stia solo zitta la mentecatta, d’errata corrige la scoreggerò senza mutande, ma evacuandolo così:
“Non mi pareva d’averti s-fatta in modo indelicato, anzi. Era solo un assaggio, mignotta. T’ho adocchiato l’altra Notte, ne stavi gustando tanti, e a me non va giù che fai schifo al cazzo”.

Il discorso del “Pappa e ciccia”

Dopo lo sfogo dovuto e “dovizioso”, Domizia, amica delle “liquirizie”, ascolterà il mio “goffo”,
non gufate!

Scrivo in orario 18.07 di tale Sabato di Carnevale, ove a Venezia si mascherano in Piazza San Marco mentre i piccioni cagheran in testa a un Johnny Depp di The Tourist.
I turisti devon star accorti, c’è sempre un Christopher Walken per trappole di Cortesie per gli ospiti.
Quindi, inutile miei omosessuali fingervi fighi quando siete già stati inchiappettati come il bisessuale Rupert Everett.
Fra Rupert Dylan Dog, preferisco Catwoman.
Rupert ha sempre avuto fama di sciupa-ossobuchi, eppure ispirò Tiziano Sclavi per la Bonelli.
Infatti, a(n)ni fa, lo fotografarono con Tyra Banks.
Eh sì, la vita è un bordello. Oggi un uccello, domani un altro.
Oggi tocca a te, domani a me mai.
Io tocco eppur di mano morta mi “arrocco” d’allocco. Finto nelle finte e nella fibbia “affabulo” da lupo.
A parte le s(c)emenze, inaspettatamente vengo corteggiato da molte ragazze. Sta “tornando” il corpo mio che si fermò ad Eboli, e non bollì molto. Ah, tante bolle di sapone a bollir in pentola, ma poche “cotte”. Già, mi scottai per “averlo adoperato” d’olio in padella.
Anche in Pannella, identificandomi nei suoi discorsi sull’aletrità da politico contro gli altarini ma poco al(a)to nell’impennarlo.
Sempre arrabbiato, di “penne”, quanto masochista di digiuno della “fame”.
Insomma, un “Gesù mio!”.
Ieri sera, discussi con un mio amico del detto “Sei un povero Cristo da latte alle ginocchia”.
L’aggiunta del “parzialmente scremato” l’ho buttata io in mucca io per rinverdir la valle di lacrime.
E di creme da noi nel formaggio…
Cristo, asserì il mio amico, fu invero un viveur, soltanto che era predestinato alla verginità, quindi, sebbene Mel Gibson gli abbia piazzato le tette della Bellucci, (non) ebbe passion…
Monica sta ora con Cassel, un francese che si crede Robert De Niro.
Tanto che, nel terzo Manuale d’amore, il Bob spronò il vecchietto mai domo, e la mise incinta, con tanto di Giovannino…
Ah, ce n’è da raccontare. Non c’è fretta. Miei fedeli, non abbiate fiducia.
Le elezioni s’appropinquano e Berlusconi sta già pubblicizzando la sua oratoria con prediche da oratorio per poi, di pube, sempre orale ad acchiappar altre chiappettone. Pare che abbia “imbucato” anche Barbara Chiappini, con tanto di “seggio” da scrutinio segreto nel “voto di castità”.
Berlusconi è un cazzon’ e questo si sa. “Identico” al quartiere in lui incarnato di Spinaceto, loculo romano ove va a coglier le innocenti e ingenue quando il frutto non è “maturo” ma per lui già durissima.
Sì, pare che raccolse le “nespole” della Carfagna in tale periferica “zona nera”, malfamato la fiutò e, alla locanda “Tre peti per l’uomo in pectore”, ben di prugna la “espugnò”.
Con tanto di dolce finale, il marzapane per darle “manforte” di raccomandazione dietro “biscottino”.
Costui, deve star solo che rinchiuso ove Napoleone morì.
Mi tengo la mia “isola” da Peter Pan e non mi deve rendere un Uncino. Altrimenti, gli toglieremo anche l’ultima cena e lo spolperemo nella sua testa di rapa, offrendogli il desiderio del condannato a morte: “Una banana in segno di specchio alla sua che ammaestrò le scimmiette, un caco da verbalizzare…, e due mandarini come le sue palle sempre in mezzo a Meloni, pompelmi, Maroni, tromboni, Sgarbi e Brambilla-bambine varie. Sì, si chiama natura morta”.
Sono il Caravaggio.
Avanti coi carri armati!
Se tu sei nato con la camicia, non usare la forza.
A morte!
A parte gli scherzacci. Concluderei così, questo è il Conclave…

Non Morto un Papase ne fa un Nosferatu Batman

Ora, pare che l’ultimo episodio della saga di Nolan sul “pipistrello” non sia piaciuto, anzi abbia scontentato in parecchi. Avevan già apparecchiato, con tanto di nonno sull’apparecchio ma non “sentirono” soddisfazione, terminato il “lutto”.
Quindi, ci sarà un nuovo film, da me diretto e interpretato nelle vesti del Bruce Wayne.
Sarà, posso darvene un’anticipazione, una storia senza senso.
Nel 1995, tal Stefano Falotico era un bel ragazzo, spigliato e brillante, poi fu spogliato da dei polli e stava per esser cucinato.
Quando la tavola del bandito sembrava imbandita per il sacrificio “supremo”, qualcosa accadde.
E caddero tutti giù per terra.
Ora, la trama è ridotta al massimo di me ma, la figuraccia dei figuranti, che poco potevan competere con il sottoscritto, “Il più grande”, non ha eguali nella Storia.
Ho detto tutto.
Anzi: il lavoro nobilita?
Sì, certo. Ma, se vuoi ammazzare uno solo perché sei un pensionato con la panzona piena, può succedere che lavorerai ai forzati. Già, prima del lavoro, c’è la vita.
Ricordatelo.
Fratelli, chi ha orecchie per intendere, intenda.
La serva serve.
Servitù, sono Artù.
E dunque, ivi, narro voi quanto v’inaridiste e di narici non aspirate il profumo della Donna quando Ella, al (cos)petto di me, “sfoglia” il suo corpetto e mi rende corpulento, attenuando le mie aspirazioni da Dalai Lama nel nutrirla di “bacco” prelibato come Dio quando donò a Eva la mela del Peccato, “luciferizzando” per ottenebrarla nel momento in cui abboccò dalla bocca d’un Adamo illuso e severamente punito nel piantonarlo, da piagnone, nella Terra dei “meloni”.

Come Artù, estraendo la spada e infilandolo nella “fessura” di Ginevra, assunsi (altro che Assunzione di farmaci e Immacolata) il “potere” del suo leviatano “elevarlo”, per poi togliersela e far sì che lo tradisse, di prova d’Abramo, al Lancillotto, suo “apostolo” peperino che leccò le sue pere

Artù son io e ne ho viste di “cotte e di crude” in tal nuda realtà. Di prostitute Maddalena che al calar del Sole “ercolizzarono” un alcolista per abbindolarlo dentro la “su(sin)a”.
Di giovinastri tutti stropicciati dietro musica americana che storpiarono “adattandola” alla loro dislessia da “grammar you need”, con le gommine da masticare su “pneumatici” vuoti mentali del fracassarsi dopo una festa un po’ “alticcia”.
Di liceali, figli di cotanta borghesia, davvero “egregia”, già istruirti ad ammansire il gregge delle “pecore” per giochi pseudo adult(er)i d’una perversione precocemente latente, di come se n’allattarono, grondando e “inondando” nel “Dammela e bela-bevitelo” fra “benedette” d’una Domenica menzognera nel din don dan delle campane del parroco e fra boccole d’arricciar di “primo pelo”.
Davvero ragazzi “primizia”, alcuni dei primini, altri proprio dei “primati” da Guinness rossa su ingurgitarsela con tanto di botto petomane sulle ninfomani drogate ed Ecstasy d’estati a Riccione con tamarro a car(ic)o per una bottarella in compagnia d’orge “lodevoli” di 110 in una volta sola su 90-60-90 del “trenta” centimetri.
Ragionieri autocastratisi fra un castrato a Natale e un “alberello” che non è tanto “addobbato” di lucine multicolori, oserei dire “erogenemente” poco incandescenti al groviglio selvatico delle spine senza “rose”.
Psichiatri a cui ho solo dato dei calci “rassodanti” di Pro(teine)Zac taglia suggestione al chimico lor “amputartelo” e, d’occhio per occhio, dente per dente, rubar loro la moglie che fa l’amore Milf più figlia del dottore con le civette sul comò.
ho visto navi da combattimento non abbattermi per mari e per monti, ché scalai l’Everest e salii in vetta al Sinai, scippando i dieci comandamenti e redigendoli a mio modo di “vederla tutta” da a-sceso Illuminato.

1) Non avrai altro idiota al di fuori di me, mia Donna. Gli altri non sono Io.
2) Nomina l’Innominato ed egli ti salverà mia Lucia Mondello. E, da mondina, imparerai la montatona.
3) Ricordati di ficcare anche quando non c’è la festicciola. Puoi rimediarla senza bisogno di bicchierini e piedini da combriccole. Ti daran del briccone, ma godrai d’una gnoccolona, prima o poi.
4) Onora il padre e la madre di Sidney Lumet. L’unico che ha avuto il coraggio di mostrarci il culo di Marisa Tomei, “Sodoma” come avete sempre sognato. Quando vedo un B di tal livello, non ho rispetto per me, e abbaio.
5) Non uccidere ma alle megere servi il “gore”. Nel senso di sangue e non di Verbinski, uno che fumettizza troppo e non affumica.
6) Commetti atti impuri e non te ne vergognare. Altrimenti, se agogni a quella e lei non si toglie per te la gonna, come potresti rimanerci? Almeno, sparati una sega.
7) Non rubare e non regalarle un rubino. Poi, ti chiederà un diamante. Non hai i soldi neanche per la “pompa” di benzina…
Ottovolante) Non dire falsa testimonianza. Sii come Pacino di Scarface, “Io non mento mai, neppure quando dico le bugie”. Uno stronzo che ha i coglioni a differenza delle mummie.
9) Non desiderare la donna d’altri. Scopatela e basta. Quel che importa è che non lo sappia il marito. Se no, saran amari.
10) Non desiderare la “roba” d’altri. Finirai eroinomane.

Lunga vita ad Artù!
E congedo di tal aneddoto.
Un Principe elevò la coscienza per non immiserirsi fra i cretinetti, ma uno stupido volle violentemente ritrascinarlo nella merda dei suoi prosciutti:
– A me stanno antipatici i principi. Quindi, da domani mattina, ti alzi di buon’ora e te lo fai. Altrimenti, la prossima volta che uscirai, troverai il mio cane fuori dalla tua porta a sbranarti.
Il mattino dopo, codesto, sempre destissimo, sveglio moltissimo, morì d’infarto.
Non aveva compreso che la non violenza di Tom Stall, la sua “dolcezza”, era un modo per vivere al di sopra delle frivolezze collettive, pregne e malate di stupri “candidi”, di gente che telefona alla tua ragazza e la minaccia carnalmente perché si allontani da te.
L’orco non aveva previsto che il cane sarebbe stato strangolato dal licantropo. Nessuno può arrestarlo.
E, terrorizzato dall’Uomo lupo, crepò prim’ancora che potesse toccarlo con un dito.

Ora, guardate Nic Cage, passano gli anni ma diventa sempre più un androide. Patisce alopecie androgenetiche, si professa telecinetico e al cinema tutti lo adorano in quanto esemplare della faccia di cazzo dei loro limiti.

Io non ho alcun limite. Son io che (l)imito te e, se non ti va a genio, lo divento di più.
Io do il buon esempio fra le tempie e gli stempiati. Come Cristo ammaestro nel Temp-i-o, e ti fotto anche con piogge di sperma piovigginose di tempesta. Sì, non appestarmi se non vuoi esser (s)pelato.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Re per una notte (1983)
  2. The Score (2001)
  3. Killer Joe (2011)
  4. I cannoni di Navarone (1960)
  5. Papillon (1973)
  6. Il braccio violento della legge (1971)
  7. Insider. Dietro la verità (1999)

Genius-Pop

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