Italia-Spagna un 6 a 7 nel culo di Shakira

27 Jun

Sì, guardate le partite della Confederation, appoggiando una Nazione allo sbando. Disoccupati, fate la ola. Coreografia da sfigar chi ancor tifa per un paesello ove vigono omofobie da fascismo, ove si parla di Cinema a farsi belli ma se ne capisce quanto Balotelli dinanzi a Bergman, uno spinello in compagnia, una spaghettata e via, poi inquadrate quella sugli spalti per spalleggiarvi nella vituccia da spalluccia e per toglier le spalline alle polle. Commendatore, le lascio lo scontrino fiscale della sua Escort, quindi le scoreggio!

Che Italia di merda! Domina per 120 minuti e, a oltranza, vien insaccata da quelli che ancora uccidono i tori nelle arene.
Sì, il Mondo non cambia. Vi lamentate, progettate di chiacchiere ma, a conti fatti, non segnate quello decisivo.

Nell’idiozia delle zie, volteggio libero e innalzandolo a calice osannato d’ossari lor disossati anche di pelle di mio giubbotto che, di botte, ne boicotta i lor borbottii e le spacca!

Ossessionati dal lavoro, prima regola manichea per ammanicarsi di buona camicia e macchinone a ristoranti da troioni, io a tali oppongo il mio fanciullismo immortal’ da “fannullone”.
Scrivo di Cinema con inorgoglito oliar le donne in idrauliche prose d’aulico nitore.
Quando la Notte, scevra dagl’infingimenti, a me si desta onirica e loro sacramentano da dementi “tuttologi”.
Affastellano parole da “imbianchini” delle carte stampate altrui, di lussuria riveriscon chi leccan anche d’orifizio nel pedinarlo coi piedini caprini!
Bifronti, vi son frontale. Ah ah, che affronto. Ho la fronte spaziosa e glorioso cervello. Mica eloqui da allocchi!
Tontoloni, vi do nel popò.

Il Diavolo è colui che dà battaglie a tal umanità di vettovaglie, tutti allineati a vettore del “Vai sano e lontano” per la trattoria affumicata dei sogni calpestati con “risonante” scalpitar nella frivolezza e venti sbiaditi su capelli al balsamo degl’imbalsamati.

Sventolo i loro salami e ne gusto la cremeria, a piluccarli d’altezzoso sdegno e decorosi ingegni nello smontar anche la lor pellaccia da montoni!
Si montan la testa e io, sciogliendo i nodi da tale salamoie, non sarò mai smanceria per queste “porcellane” da porcili e di “buona salute” nell’apparecchiar marci denti con paresi ad auricolare della “trombetta”.
Di Eustachio? No, s’azziman i mustacchi e mangiano lo stracchino della loro stracca buttarla in vacche!

E che cazzo!

Io li “servo” per affamarli a mio mai sfamare l’appetito da gustaio di tal “tagliente” piccola borghesia anodina.
Ah, inedie e atimie, ecco a voi una torta in faccia di “timidezza”.

E a queste vostre inezie schiero lo schierarmi in attacco screanzato. Senza criterio, craterico e dilagante nel tappar le vostre boccucce a vulcan’ mio esaltato.
Io coprirò i coprofaghi del sesso millantato col teorema empirico d’una materia tutta mia. E delle matematiche me ne lavo le mani. Basta coi fanghi e le terme. Il terremoto!

A usufrutto del fruttar sempre più a voi in banana mentr’io spruzzo pinzimonio d’ozioso e ardimentoso miei lebbrosi.

Curatemi dalle labbra istintive dello sputarvi in faccia, con un piatto di tagliatelle.
Perché dopo la prima razione di “primo”, ci sarà il secondo di me che mai asseconderà il “dolce”. Prediligo la sudata lettiga ai sussidiari da lauree sudicie e comprate! Il pescivendolo ai pennivendoli!

Miei buonisti, ecco il mio “budino”. Non è illusionismo ma apparizione da dietro le quinte come il fantasma del palcoscenico.

Cala il sipario, t’entro di sottecchi in gambe tue divaricate ed è rider mio da “matti” vostri”.

Grazie, le firme a chi mi dedicherà un pugno degno di “nota”.
Ai deboli, camuffati da forzuti, solo pari vendetta nazista.

E con questo ti levo le palle.

Firmato di grafia ficcante.

La verità? Sono un genio.
E non ci son culoni che tengano.

Sono io che mato. Matto sarà tuo padre.

Se non è zuppa, è Spagna che le bagna.

Miei Prandelli in bretelle.

Evviva i bretoni, cavalieri che le cavalcano!

Avanti!
Attacchiamo la penisola iberica, ibernate sghiacciatevi, caldi estivi estasiatele. Italiani, vogliamo snodarci, miei anali e da cannelloni.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Le ragazze di Piazza di Spagna (1952)
  2. Zorro alla corte di Spagna (1962)
  3. L’ultimo rigore (2002)
    E ce lo siam presi nel culo.

    Ricordate: meglio la Donna bona del terzino Bonucci.
    Fa schifo e va calciato peggio del suo tirarsela alle stelle!

    Ah ah! Meglio una Donna che è una bomba per dei mascarponi a questo scarpone!

E comunque: Buffon vada a pararselo con la moglie straniera di coscialunga. Ha un allungo da rachitico. Manco uno ne ha intuito. Se i rigoristi non sbagliano, almeno il portiere deve provocare lo sbaglio degli altri. Altrimenti, possiamo giocare con la porta vuota. O no?

Ah, fidatevi. Un Falotico vi blocca subito, paraculi.

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