Archive for March, 2014

Il filibustiere


15 Mar

Il genio di John Belushi

In suo onore, scrivo ciò…

di Stefano Falotico

Scrivo a una che vorrei e lei mi vuole. Sì, uccidere. Ma me ne fotto e insisto perché amo gli omicidi esagerati addosso a me.

Ciao, sei grande per me e credo abbiamo poco da condividere, siamo effettivamente agli antipodi.

Smentiscimi, ne andrei fiero di piacere enorme.

Sono uno scrittore e poeta, anche se le mie foto forse contraddicono quanto dico, perché esuberanti di clownesca apparenza. Invero, come tutti i pagliacci, sono enormemente malinconico. Ho da capire se è un bene, un male, un godimento masochistico, un sadismo che mi perpetro, spero di penetrarti, ops, scusa, sì, lo vorrei ma un’amicizia è meglio, dai su.

Optò per una presa per il culo. E fu presa di ottimi glutei.

 

Lolita, Lol! Facciamo jo-jo con dell’olio, sì, sarai la mia esotica Yoko Ono

Antico indovinello del panchinaro: – Come si chiama il calciatore con la maglia tredici della squadra nazionale nipponica?

La risposta è: ioco poco ma ioco.

Sì, ho sempre amato lo yogurt, per questo ingrasso di acido valproico e non mi mettono in campo, e sono carente di proteine all’uccello giocante fra le mutande in modo personalmente tirante da falotico, in minuscolo, anche se muscoloso, in quanto qui non usato come cognome ma come aggettivo in senso sfig(ur)ato. Al che, mi allatto e mi rendo esangue lì in mezzo, eppur è un “salame”. Faccio la trasfusione dopo la montata lattea e mi misuran la pressione. Sì, ho svalvolato di troppo cuore matto innamorato. I miei globuli rossi han assunto un colorito pallido per colpa del troppo scopare lardo, e così le gambe mi allargano per ficcarmi un deposito di sedativo nel culo, a mo’ di castrare temporaneamente quel che, davanti, dunque didietro, le tampona. La mortadella cruda…

Dopo tal trattamento (de)stabilizzante, i medici si accorgono che mi tira ancora non poco. L’infermiera, anzi, in assenza del medico, se lo imbocca tutto e, di respirazione bocca-bocca, fa sì che il mio trabocchi, poi deglutisce dopo avermi dato un gluteo di ottimo nutrimento.

Ricordate: anche se lo prendi in quel posto per un po’, quindi nel popò, la vita va sempre a parare lì, ed è un gioco inchiappettante a vicenda.

Sostanzialmente, a parte il romanzar divertente, io lo prendo là e basta. Ora, scusate, devo andar a bere una limonata.

E vaffanculo a mammata!

Lolita che c’entra? Braccio di Ferro sapeva… ah, ma quella era Olivia.

Sì, che sia Nabokov, Kubrick o un cartone animato, le bambine son delle puttane.

Spronano il maschio all’irriducibile.

E poi succedon i casini.

E John Lennon? Non è mai valso un cazzo. Diciamocelo.

A “Yellow Submarine” ho sempre preferito la repubblica di San Marino.

E su tale stronzata vi lascio pensare a come la mia vita, annacquandosi, anche fra le donne simil meduse, sia andata a mare.

Il Cinema odierno si sta “adattando” alla nuova carne: specchio (ir)reale di speculare “evoluzione”

Della putrefazione della società “moderna” e delle decomposizioni neuronali di tal umanità “bella” da Facebook, presto morta(della) dentro ad agonizzare straziandosi nel pianto della vera bellezza da lor vilmente deturpata


Assisto a quest’uniforme morte che avanza a frotte. E la gente continua, mascherata da lavori “intonsi”, soprattutto di finzione alle lor anime, a raccontar frottolone.

Meglio io che, alla luce pura del Sole, guardando simpatiche compagnie canaglie e cariate d’idioti che sperano, andando a scuola, di aver domani un futuro luminoso, che invece sarà pieno di apprensioni, piatti da lavare e soltanto mobbing del direttore, per cui, inculati a sangue, si consoleranno una volta “al chilo” con un’Escort-concubina culona raccattata in qualche chat delle passabili-passive racchie internettiane della svendita del mercatino sudato di massa(ie), sto qui, sbuffando in faccia a tutti, battendo un’orgogliosa fiacca da chi mai sfacchinerà per du’ lire e svuotar le “olivine” a mo’ consolatorio dello sfogo “virile”, premendo invece le mie meningi su chi piglia per il culo i bimbi-minchia quando invece dovrebbe preoccuparsi di far volar solo il lor cotanto, sì in contanti di pagarle appunto e “a puntino”, uccello “intellettuale”, abolendo tal termine obbrobrioso con idolatria di me nel sorvolarvi e mummificarmi con malinconia di classe. Perché io sono lo scorbut(ic)o a questi lebbrosi che si credono amabilmente carnosi, sì, son degli antropomorfi con escrescenze del trucco (dis)gustoso, son il condimento alle ragazze con le cotte che rimprovero con indifferente sputar loro in quelle che saran prostitute, come ho già (s)piegato nel lor procedere di “catena alimentare”, da bocche di rosa. E, fumando il bocchino della mia pip(p)a, do poi un calcio nelle palle a quello che va in palestra, ché spera, e sta(rà) invece al fresco, di rinforzarselo col bilanciere. Piatto piange in sua testa nonostante il sollevato p(r)eso. Deve solo lavorare come quel negro che con lui in cella “verrà” a spappolarglielo…

Quindi, passa una donna d’accatto e con far quatto le strappo la sottana nel denudarla sinceramente.
Anche senza sottana, sotto il vestito non c’era niente già prima e si vedeva, e lei lo sapeva.

Sì, l’ho sconfessata nella sua (ig)nobile nudità. Perché amo il pene al pane e il vino all’uomo vero. Se senza peli la tua lingua deve (t)essere, allora che sia la vita depilata. E basta con questi pilates! Ché poi gli uomini, troppo eccitati dai culi torniti, fan impazzir gli ormoni e cascano i capelli, da cui appunto i pel(at)i sul lavandino. Ad asciugar le ferite delle ragadi nel cranio sbattuto. Meglio, fidatevi, il buon vecchio uovo strapazzato al tegamino. Altro che questi uomini a forma di uova dal fisico a pere che agognano di gonne. Guarda come dondola(no)!
Senza cazzi, infingimenti, fighe false e soldi contraffatti, io so(n) quel che dico e vi avverto. Prima che possiate saperlo, miei finti sapientoni, sarete già nel cesso del de profundis. E lì la merda profuma di funerale sociale. Ah, come l’evacuo io neanche un peto sano. Una petizione, insomma, miei petomani ripetenti, mie schifezze.

Così, finisce un’altra giornata. Sta chiudendo anche il giornalaio. “Il Sole 24 Ore” non lo legge più nessuno. Fanno bene, in buona sostanza. Scrivono su quella testa(ta) di cazzo solo per gli affaristi delle palle loro. Così, compro il poster di von Trier e l’appiccico sulla vetrina del cartolaio davanti. Mi denunciano per scandalo affisso in bella vista. Al che, li osservo sconsolati e mi chiedo di cosa si scandalizzino se, in verità, son loro la ninfomania.
Comunque sia, la mia è stata una bella vita.

Molte donne, vedendomi sul moscio, mi suggeriscono di rinforzare il busto così le donne, appunto, mi faranno il filo. Rispondo che non ne ho bisogno. Anche perché sono un filibustiere.

Adocchio una donna che non è male e mi avvicino con passo felpato, sì, indosso il felpino, per amicarmela. Con enorme charme e classe di maglietta già da togliere, le porgo questo in modo diretto, sperando nel dritto vincente: mi inorgoglirebbe averti come amica, anche perché intanto porrei le basi per quel che potrebbe divenire, spero dur(atur)o.

Rinomato sono in vanto mio dai giochi di parole funambolici, alla base del conoscitivo malessere che in me vive e vegetale son spesso, in quanto oltre da permettermi il rilassamento ormonale e anche altro, parsimonioso di tempie, bello di pelo irto, ipocondriaco di ululati sobri come la mia pelle da carezzar per ore. Ignoto sono e di notte vado perforante.

And the Oscar goes to


12 Mar

 

Toni Servillo è il Punitore!


11 Mar

Toni Servillo, Punisher alla Falotico bukowskiano e anche bucolico, a bucarli tutti, in quanto bucaniere a cui tutte le (ciam)belle vennero col buchino…

Sarà ora che vi ribelliate alla borghesia italiana e in modo fottuto, distruttivo, imperioso, senza batter ciglio, ferino, amputante, logorante, macellante, inesausto, imperterrito, calzante e cavalcante, intrepido, agguerrito, mai schivo né schiavo di nessuno, a non guardarli in faccia ma picchiarli con clangore di ossa, con fratture multiple, con inceder violento, abrasivo, graffiante, colpente, a muso duro schiaffeggiante, inculante, anche saccente poiché siam superbi stronzetti e non perdoniamo i figli di puttana, in maniera forte, orsù… petto in fuori, robusto, cazzuto, e vaffanculo!

Entrandovi di soppiatto, quatto quatto in lor acquette, sguazzai per lidi mansueti delle fighe più umide, accalorandole da maschio di altra specie, razza oramai in estinzione, cioè quella del malinconico cazzone. E del mio calzone, inondandole di tutto pigliarlo, da cui il detto del chi dorme non piglierà il vivo pesciolino, son fiero tra queste imbrunenti mie stagioni di (a)more. Alcune non me la danno eppure io te le do. Le più b(r)ave, succhiandolo di gran rizzato sciolto, come lo stecchino del ghiacciolo me lo leccan di labbra gocciolanti, mangiando anche la liquirizia a colante del caramello in bocca di rossetto, rossissimo ch’era e ora è prosciugato esangue, in tutto goder sbavante. Sbevacchiano sin a rinsecchirmelo. Al che, mi rivesto di tutto “pugno”… lor in faccia, non le pago, e scappo via per altro “triste” scopare per Trinità dei “muli”. Mettendo a segno un altro punto fra tali puttane. Meritano solo me, inutile che chiedano la confessione nella chiesa di peccatori più ipocriti.

Eppur sono tragedy come una canzone dei Bee Gees. Ancor coi buchi del mio pigiama stracciato da topo nelle top(p)pe, ah, devo far il bucato, cazzo, di questo retrogusto alla stracciatella, con la canottiera unta e affumicata in una sigaretta a stropicciarmi i polmoni, esco di casa in piena notte, come uno stregone con le scarpe tutte rotte. Cammino sconsolatamente, eppur sempre odorante di cioccolata fondente…, sin al Colosseo, e ammiro la sua architettura macerante il mio orgasmo già (s)venente in adorazione da galateo del mio gran signore. Parsimonioso, ne magnifico… la già grandiosa magniloquenza, scrollandomelo poi ai fori imperiali con qualche lupa nera della già mulatta sera a prenderlo… ancor nel sedere.

Sì, sono la carne macellata dai piccolo borghesi, dalla Roma capitolina che seppe sol capitombolare dinanzi all’essermi già seppellito nella tomba. Tombola, 47 morto che parla! In quanto aldilà… d’ogni sconfinata amarezza immaginabile, nato diverso per congenita divinazione del concepirmi nella Vergine, la rivale di Maddalena… oh mia bella Madonnina…, che scopai di ultima tentazione, ma che non sarà mai come questa “perla” di nostra mater terra(gna), cioè l’Italia, popolo di ippopotami-popò… di calzette, di puttanieri dal piccin cazzetto che però, sai che “purè” di “patatine”, dinanzi a me impallidirebbero perché, se tanto si crogiolano d’esibizioni bla bla bla di lor pall(in)e da tori, al mio (cos)petto da pollo non han altro da chiedere come clienti al b(r)ancone dei macellai.

Sì, Roma è come Bologna. Ove, a tredici anni, le ragazze della mia generazione vestivan orologi Swatch ma eran leste di sempre “orale”, ops scusate orario, a ticchettarli in tocchettini del magnarseli di sveltine. Eh sì, assai precoci e davvero “cotte” codeste “destissime”. Oggi, dopo tanto faticare ed esser ficcate, dopo tanto piegarsi sui lib(e)ri, son tardone da lauree con lo(r)de come loro. Eppur han ottenuto carta bianca e sfotton anche chi pulisce i cessi, simili al marito che si son “dovute” sposare per far felice papà, uno che le “educò” a base di sculacciate e “Mangia come parli… anche se ti ho messo il bavaglino…”. Un buon part(it)o. Auguri e che sia maschio.

Sì, so che può far schifo ciò che io, Iddio, vi dico. Eppur duca dica, dica duca.

Sì, Servillo è come Totò. Due grandissimi che han fatto bene a far sempre la parte degli amari.

Noi siamo la pura amarezza, ebbrezza di maree e dei greci fra le bellezze al mai.

Mango, la rondine


09 Mar

John Lennon, Al Pacino and Imagine


09 Mar

Siam cani di can(n)e, di carne in scatola


05 Mar

La vita è spesso un canile, sette film che ritraggono il nostro intimo, istintivo spirito canino con abbaiante ubriacatura da pelo irto

Afasico totale, falotico estremo. Ci son giorni che sono un vulcano, partorisco idee a iosa, rosee, rosse, primaverili di euforia, e vien fuori la mia parte anche pornografica, diciamo, violenta, burrascosa, irruenta, permalosa, rissosa, incazzata, sessuale, troppo spinta. Altri invece in cui mi chiudo e me ne sto per i cazzi miei. Prima, avveniva inconsapevolmente. Ora, so che, quando son sdraiato a letto, sognando di comprarmi un cane, il lupo sono io e il pastore tedesco è la moglie che non voglio.

  1. Barfly (1987)
  2. Che vita da cani! (1991)
  3. Wolfman (2009)
  4. Un lupo mannaro americano a Londra (1981)
  5. Cane e gatto (1982)
  6. The Wolf of Wall Street (2013)
  7. Animal House (1978)

Lions Sleeps Tonight


04 Mar

CINEMA ADDICTION: Consiglio a tutti voi questo mio libro, dedica perlacea di mia dipendenza dal Cinema, per il quale nutro enorme struggimento e antico, immemorabile, imbattibile amore. Un libro poetico che, gagliardo, illuminante, è stato scritto proprio in voluto stile lirico, con anche alcune licenze poetiche di natura aulica, come il mio celebre marcie marce. Ora, il plurale di marcia è solo uno, il corretto marce, ma io gioco con la memoria storica della nostra Lingua italiana. In alcuni vecchi trattati, inerenti soprattutto le nostre faide intestine, le nostre guerre di confine, il termine marcia, al plurale, compariva proprio sotto MARCIE. E questo libro marcia, non sarà mai marcio per chi dal Cinema e dal suo splendore si è fatto marc(i)are. Ah ah.
Dunque drogare!

Introduzione… dopo i preliminari animaleschi


Sì, oggi ero in macchina, accendo l’autoradio mentre sto sfrecciando a velocità supersonica per scoparmi una tizia scimmiesca che eppur mi rende Tarzan eroticus in pelo irto rizzato nel King Kong migliore da “imbiondare” di rasatura fra le l(i)ane


Al che, fra pioggia “intermittente”, la mia sbandata presto infilante il dosso su “buca” di tortuose curve pericolose, un’agitazione mia nervosa da sex “a pillola”, leggasi Valium per frenar la possibile accelerazione sull’eccitato già “andato” fra le mutande e non gonfiabile più nel suo “vuoto” fremente, surriscaldata già semi ignuda in letto isterico e impaziente, i miei pneumatici (s)pompati, la musica a tutto volume e un’autostoppista figa simil “foto segnaletica” da fiancheggiar nei sodi fianchi ficcandoglielo stando attento al guardrail di altre “guardie forestali”, indubbiamente da rimorchiare per sveltina “caricante” come allenamento prima d’in lei svuotante nell’afa di farmela torrida su sudato freddo già gocciolante, ecco che passa l’immensa “The Lion Sleeps Tonight”. E l’urlo febbricitante si tramutò in ascesi estatica alla natura così come Iddio la creò, spuria, spoglissima, praticamente da fottere… in ogni farfallina… su prati verdi, “tramontandoglielo” arrossente per domani è un altro giorno e, nel via col vento, sper(on)ando(la) di zona fosca da esploratore trivellante in gazz(ell)a luminosa come la Luna più armoniosa. E, “addentrandomi” focoso in tal mio “arbusto” ritto, secco, diretto, drittissimo da gorilla erto in suo scioglimento pettorale, villoso, un po’ anche tamarro villico ma d’enorme carisma succoso…, ne concupirò altre fra lor mieli deliziosi, alveari di mia velleità peccaminosa, torrenziali “tangenti” di grand(in)e mio omo in glande ciucciante il midollo spinale della vita pura. E inculante!
Questo è pasto nudo, davvero palpante, papillare, leccante, praticamente uno stronzo sesquipedale… accelerante, brusco di sterzare e strizzargliela in attizzato su arrapata di buone pere e di fisico rossissimo come le pesche rosate scivolanti su mia banana friabile, imboccante.
No, non è una porcata, è Tropico del Cancro. Alla Miller, l’iconoclasta arrabbiato? No, alla biologo da movimento delle “acque” in suo fango allev(i)ante l’anfibio mio viscido, l’anguilla che crebbe… da pesciolino e squalo superuomo se la pappò inchiappettandola galatticamente, nell’illuminarla di un nuovo universo percettivo, leggasi l’orgasmo interstellare più scoppiettante come una navicella di Star Trek che ha perso la “rotta” eppur ha trovato la sua “stellina”. Tutta colpa del profilattico sparato a razzo!

In the jungle, the mighty jungle
The lion sleeps tonight
In the jungle the quiet jungle
The lion sleeps tonight
The lion sleeps tonight
Near the village the quiet village
The lion sleeps tonight


Adesso, come la mia Cita, citerò i film più caldi di questa zona nostra equatoriale da buco… dell’ozono


Quelli che ci spronano a essere sempre duri… delicati con garbo nell’intromissione dell’espettorarglielo frusciante e poi irruenti di colpi di reni da liberi unicorni alla faccia di voi cornutoni e anche, se mi permettete, un po’ d’albero floscio, quasi sempre flaccido, non di “muscolo” oliato come il mio azionar il motore e spinger di tutto core!
Ora, tutti in coro, andando a culo completamente, mie scimmie issiamolo in gridolini della foresta nera…, bum bum bum, ah ah ah, wimoweh, ih ih ih, uh uh uh!
Ma soprattutto, voi sfigati, ricordate la lacrima sul viso da Bobby Solo.
Voi, sotto la doccia gelata, cantate “a squarciagola” il celebre rimpianto del triste, celebre ritornello da torni e oramai non torna… più.

Non c’è più niente da fare…
È stato bello sognare!


E ora giù di compilation, cazzoni!

Man on Fire


Tarzan, il re(o) delle unghie fra le ungulate, selvatico “calciatore” di marc(hi)amento a zona su lucciole da Cappuccetto Rosso per la cappellona del lupone, anche talvolta volpone di poche uve ma molta fragola nella macedonia… e panne montate di che palle!

Non c’è due senza t(r)e, sì, ma la terza non ha tette, allora mi do al fai da te con del caffè

In poche parole, a fraciconi sono un sacco bello!


E dopo avervi rotto il fegato da frocettini sempre coi dolori “de panza”, lamentosi de merda, ché oggi avete la vacca de moglie da “pelare” e domani i pelati del sugo scolan male su scolo, come il grande Carlo Verdone, mentre ve stanno a operar d’appendicite a ‘stu paio de coglionazzoni che siete, tipi da Alain Resnais, cari riconcoglioniti, io fuori dal vostro ospedale, reggendomi u’ caz’, un po’ Colin Farrell, un po’ burino de Roma, un po’ alla faccia de voi culatoni, me la tiro e continuo a raccontarvi un sacco de fregnacce!

Buzzicona!

  1. Un sacco bello (1980)
  2. The Wolf of Wall Street (2013)
  3. La grande bellezza (2013)
  4. Greystoke – La leggenda di Tarzan il signore delle scimmie (1984)
  5. Lionheart – Scommessa vincente (1990)

Oscar 2014 – Complete winners list


03 Mar

PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A SUPPORTING ROLE
Jared Leto in “Dallas Buyers Club” (Focus Features)

ACHIEVEMENT IN COSTUME DESIGN
“The Great Gatsby” (Warner Bros.) Catherine Martin

ACHIEVEMENT IN MAKEUP AND HAIRSTYLING
“Dallas Buyers Club” (Focus Features) Adruitha Lee and Robin Mathews

BEST ANIMATED SHORT FILM
“Mr. Hublot”

BEST ANIMATED FEATURE FILM OF THE YEAR
“Frozen” (Walt Disney)
Chris Buck, Jennifer Lee and Peter Del Vecho

ACHIEVEMENT IN VISUAL EFFECTS
“Gravity” (Warner Bros.) Tim Webber, Chris Lawrence, Dave Shirk and Neil Corbould

BEST LIVE ACTION SHORT FILM
“Helium”
An M & M Production
Anders Walter and Kim Magnusson

BEST DOCUMENTARY SHORT SUBJECT
“The Lady In Number 6: Music Saved My Life”
A Reed Entertainment Production
Malcolm Clarke and Nicholas Reed

BEST DOCUMENTARY FEATURE
“20 Feet From Stardom” (RADiUS-TWC)
A Gil Friesen Productions and Tremolo Production
Morgan Neville, Gil Friesen and Caitrin Rogers

BEST FOREIGN LANGUAGE FILM OF THE YEAR
“The Great Beauty” (Janus Films) – Italy
An Indigo Film Production

ACHIEVEMENT IN SOUND MIXING
“Gravity” (Warner Bros.) Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead and Chris Munro

PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE
Lupita Nyong’o in “12 Years A Slave” (Fox Searchlight)

ACHIEVEMENT IN CINEMATOGRAPHY
“Gravity” (Warner Bros.) Emmanuel Lubezki

ACHIEVEMENT IN FILM EDITING
“Gravity” (Warner Bros.) Alfonso Cuarón and Mark Sanger

ACHIEVEMENT IN PRODUCTION DESIGN
“The Great Gatsby” (Warner Bros.) Production Design: Catherine Martin; Costume Design: Beverley Dunn

ACHIEVEMENT IN MUSIC WRITTEN FOR MOTION PICTURES (ORIGINAL SCORE)
“Gravity” (Warner Bros.) Steven Price

ACHIEVEMENT IN MUSIC WRITTEN FOR MOTION PICTURES (ORIGINAL SONG)
“Let It Go” from “Frozen” (Walt Disney)
Music and Lyric by Kristen Anderson-Lopez and Robert Lopez

ADAPTED SCREENPLAY
“12 Years A Slave” (Fox Searchlight) Screenplay by John Ridley

ORIGINAL SCREENPLAY
“Her” (Warner Bros.) Written by Spike Jonze

ACHIEVEMENT IN DIRECTING
“Gravity” (Warner Bros.) Alfonso Cuarón

PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A LEADING ROLE
Cate Blanchett in “Blue Jasmine” (Sony Pictures Classics)

PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A LEADING ROLE
Matthew McConaughey in “Dallas Buyers Club” (Focus Features)

BEST MOTION PICTURE OF THE YEAR
“12 Years a Slave” (Fox Searchlight)
A River Road, Plan B, New Regency Production
Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Steve McQueen and Anthony Katagas, Producers

La grande bellezza, che schifezza!


02 Mar

Oscar come miglior film di voi stranieri italiani, La grande bellezza degli animali: decanto funebre della nostra “bella” società che s’è meritata l’abbuffata delle sue porcate

Mi chiamo Stefano Falotico e Gambardella è mio fratello di sangue. In noi vige un senso innato d’amarezza, profondo, incurabile, incoercibile, che nessuno psichiatra dei vostri deliri taumaturgici di ‘sto cazzo potrà mai curare. Noi sfanculiamo tutti con aria sprezzante, gioendo della nostra balda buffoneria, così come a voi tale apparirà sempre, perché state lì, tutti belli e impomatati a credervi capotavola delle feste banchettate, e gozzovigliate di lerci abusi, non solo psicologici su edilizia d’altro sedimentar chiacchiericci di partito nel gastrico parto dei vostri ridanciani (in)felici porci.

Come “alto” esempio del mio teorema, mi scaglierò ancora con smorfia irriguardosa, pari alla loro indifferenza boriosa, nei riguardi della famiglia Gu… zzardi, nucleo spastico di mentecatti che si camuffa(ro)no dietro “nobili” p(r)ose da altolocati. Soprattutto, presto si toccheranno.

Sì, io e “Geppo” siam degli stronzi, ma sapete qual è il bellissimo? Me stesso, che cazzeggerà a tutto spiano affinché ogni ingiustizia non sarà appianata.

Con quale tronfiezza, io a tal vili immondi sputerò in ogni lor mensa. Perché prima van a messa(line) e poi, dopo averle fatte (in)chinare, si confessano quando troppo piena è la panza. Ma cantano angelici come gli uccelli di osanna! Per depurarsi, sapete, dagli assai lor “buoni” odori da puzze(tte) sotto il naso. Secondo questi, chi non la pensa come loro, è da manicomio.

Da ricattare dietro le battute e le battone delle “migliori” lor “ricotte”. Con me, posson star freschi. Se pensavano di sbattermi al fresco, li friggerò, essendo codesti dei salamoni, in salamoia. Tutta carne al fuoco è la loro pedante oratoria.

La signora Patrizia, proveniente dalla Sicilia più “mafiosa” con furore e poca femmina d’ardore, essendo la tal racchia una frigida “sempreverde” come i limoni della sua “erogena” zona, emigrò a Bologna dopo un’adolescenza di enormi “botte”. Quelle del padre, “esimio” pedagogo di ambiguo affetto nei suoi confronti, da oscillar d’inseminazione tramandata da malfattore e fattorie di pastorizia come vuole la dinastia incestuosa della dote prima dello sposalizio. Insomma, figlia dammi il tuo sacro orifizio e, dopo avertelo bucato, laverai quello del marito tuo desi(g)nato. Un asino-bue da Torri Asinelli.

Arrivata a Bologna infatti, con le pezze al culo, e avrete intuito per quali “dolori” di fallo, si sposò a un altro “fino” educatore, Gu… zzardi, soprannominato il “culatello” pseudo comunista dei “bidoni”.

Eh sì, dopo tanto darla di sue arie “filosofeggianti”, essendo l’irredenta “lì dentro” molto ambente alla società “pene” da Corte Isolani, più che altro molto corti e molto porcini, dall’unione col nostro Balanzone partorì due schifezze quasi identiche, cioè dei gemelli eterozigoti da ridentissime gote. Che (ri)puliva già dalle lor bavette alle boccucce da futuri maialini, fra tortellini, zitoni, besciamella e “rigatone” di quel trombone del padre, il quale li smacchiava imbavagliandoli nello “scucchiaiarli” con forchette tra le pa(de)lle e sugo “al dente” nello smollar loro du’ ceffoni… che sono, nonostante l’appena “descritta” meritevole, ah ah, “induzione”.

Come li imboccava lui, neanche un camionista sboccato dalle prostitute di basso grado. Infatti, è un alcolizzato. Un latin lover, ah ah, che tutte le vaccone ubriacava, ah ah. Le puttane fra una carezza e altre sue cazzate.
Che nozze! Che notti!

Prendo a “modello” tal famiglia di troioni e fall(it)i perché rispecchia molto del vostro vivervi appassionatamente. Oramai (de)nutriti nell’anima, arrivati a una certa età, “grazie” a questa “elevata” grossezza, siete (ri)dotti fra zoccole e droghe, alla faccia di quelli che chiamate “coglioni”.

O meglio ‘sti du’ maron’, espressione bolognese che va per la maggiore quando un “duro” non si piega alle (di)pendenze dalle labbra dei vostri (ec)citati comandanti degli stivali.

Contro di me, al fine di demoralizzarmi, i Gu… zzardi le tentarono tutte. Sputtanandomi per tutto il (WC) Net al fine che, incazzato di rabbiosa r(e)azione, potessero (in)castrarmi d’accuse ancor più infanganti, a dimostrazione della loro “regione”, ops, ragione.

Sapete, è sempre gente “generale” che considera mio padre soltanto un timido “ragioniere”…

Tanto timido che presto di nuovo in tribunale finiranno e, se non la finissero, alla Certosa li fermeremo. Con tanto di ermetica chiusura sigillante.

Assai ai lor testicoli, da teste di cazzo appunto, leggermente “gelati al cioccolato”.

Proprio marroni glaciali.

In poche parole, le merde van trattate con il “risucchio” di “leccata”.

Sì, l’etic(hett)a, ah ah, dei Gu… zzardi è “guzzare” l’altro in maniera raffinata, per dirlo in corretto italiano, e non dialetto della lor Bologna “colta” da correzioni degli scoreggioni.

Da me, da Gambardella e da mio padre, presto invece, dopo aver loro spaccato le gambe, lo prenderanno, ripetiamolo, in loc(ul)o.

Da cui il nostro cuculo… mai così folle.

Lucidante, più che altro.

Il fratello della nostra signora invece sta a Roma. Contentissimo. Tanto sua moglie se la scopò, al fine di ottenere la promozione, Sabani Gigi.

Che bella roba, eh?

 

Genius-Pop

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