Archive for May, 2014

Play alla Woody Allen in Moretti, forse una moretta, un amorino di lettera e poco di letto


22 May

di Stefano Falotico

 

Aprirei questa stronzata di classe, citando il cantante neomelodico che, fra i pelati, fu Genesis per antonomasia, cioè l’incarnazione della (de)generazione (dis)umana e, per dirla all’Abatantuonoapoteosi della schifezza però con fascino d’antan su alopecia che fa sex appeal come il cazzo, cioè Phil Collins con la sua disperata, più di Masini che da me prenderà sempre un vaffanculoI Cannot Believe It’s True, una lettera davvero “eccitante”, di quegli amori tanto forti che te l’han ammaccato-ammosciato per colpa d’una stronza, forse prima sua ammogliata e all’epoca era soddisfatta perché il marito(zzo) non era “molle”, di livelli sesquipedali, anzi, dopo la botta nei posteriori, “reclinabile” il tuo cuore cadde a pezzi, previo attimo d’incertezza basculante nel tuo pensare “Son desto o solo distrutto? Va be’, c’è comunque la cintura di sicurezza, l’importante è che sia stato un addio senza sinistri ma soprattutto senza la sua incinta, altrimenti poi mi avrebbe chiesto anche gli alimenti, e qui invece (non) solo soletto il piatto piange…”.

 

When I opened your letter yesterday

I could not believe my eyes…

Oh, I gave it all to you
Now I’m living on borrowed time, but it’s mine

Oh, d’you hear me?
I cannot believe it’s true
Are you really doing the things you do
No I cannot believe it’s you, really you

 

Sì, questa canzone è il ritratto della (s)figa più bastarda, da lasciare un uomo al limite manicomiale su neuro da ricovero ambulante, causa il dissanguamento del suo animo affranto, spappolato.

Praticamente rimasto in mutande, e gli sbatté sol la portiera, lasciandolo con un “palmo di naso”, sì, la cartilagine del suddetto organo olfattivo fra genitali “eiaculanti” il suo “schizz(at)o” da “Sei solo una lurida zoccola!”. Poi, non sentì altro, colò a picco nel fatale silenzio da no comment.

 

Ma le donne, si sa, spronano l’uomo a rifarsi…, mentre se ne fanno un altro di corna. Tu devi fartene una… ragione, solo pene…

Da cui il libro, da poco in vendita “Bruce Springsteen e le donne”. Lo trovate su ibs.it.

Io l’ho preso al “lazo” da cowboy, anche se speravo in un cowgirl, leggendo quest’aneddoto agiografico, ai limiti della santificazione del Boss a mo’ di Statua della Libertà.

Puro racconto retorico che esagera. Però “spacca”.

Ebbene, dopo il crollo delle Torri Gemelle, pare che Bruce stesse in macchina a dormicchiarsela. Non viene rivelato però se dopo un concerto o aver suonato la sua voce da rocker ancor adolescenziale d’amplessi “sgommanti” nel “parcheggio” della sua Patti Scialfa, donna che ha il suo perché nonostante gli anta, anche nel sen(s)o che, sebbene abbia una terza, a novanta fa più tromba di Jack Clemons, da cui il famoso “ritornello” che “spinge” d’interrazziale limonando tutti insieme appassionatamente.

A parte le porcatelle e Patti che comunque fa slacciata “patta”, ben depilata però sia (in)teso, Bruce era in macchina, in dormiveglia. Quindi, dopo non averlo destato appunto né le cannonate né i kamikaze di bin Laden, da cui la sua celeberrima ballata sleeper “Brilliant Disguise”, una ragazza gli ruppe non quello ma quasi il vetro, urlandogli “Bruce, abbiamo bisogno di te!”.

Sì, l’autrice di questo libro vuol darci a bere che Bruce non era al corrente della tragedia e fu risvegliato per dar la scossa agli abbattuti-sopravvissuti… mica tanto, caricato-incazzato a stelle e strisce incitanti, componendo in una sola settimana tutto l’album “The Rising”.

Perché l’America ha sempre avuto bisogno di eroi per salvar il mondo…

Oh, almeno fan cassetta e quindi i disastrati posson comprarsi le casette. Da noi, invece, dopo il terremoto ad Aquila, il nostro premier “salvatore” è stato accusato di scandali sessuali. Lui ammette di essere rimasto tosto e incrollabile, l’occhio del Berlusca ha scaltrezza da volpe e acutezza da falco, a sentir lui. D’altronde, a vita è senatore. Anche se nella “stagista” s’insinuò. L’Aquila, oh oh!

 

Sì, comunque, non era finita. No… come no, cinquemila morti ammazzati e allora pigliamola a cantare.

Già, a mio modesto parere, c’è di peggio.

Ieri pomeriggio, noto che un mio contatto ex “amorevole” mi contatta, mandandomi la foto del pornoattore Manuel Ferrara, con “allegata” tal lettera st(r)appante. Di lacrime mie straripanti. Di lei “poppante” e pappandoselo… da terragna poco  (meta)fisica da film Contact. Iper-cosmica di cattiveria spaziale. A fartele orbitare!
Alcun tatto appunt(it)o, molto viscida eppur (e)rettile.

 

– Ciao Stefano, gli assomigli ma lui fa più…

 

Fa più…, non aggiunse altro. Lasciandomelo “di sasso” perché nell’epistola c’era anche inclusa, di clausola a mio “chiudermelo” del tutto, appunto lei in posa equivoca su Manuel “affittato” per un divertimento di dubbio gusto e doppiamente ingiusto.

 

Ecco sette film di Woody Allen e di Nanni Moretti ove capisci che non era una donna “fine”.

Era solo una “letterina”.

Almeno fu una letterina, figuratevi se era una letteronza, grossamente più stronza.

Io e Annie 

Tira e molla(la), dai, dai.

Aprile 

Tempo di primavere e di amori rifioriti. Anche di elezioni politiche per eleggere dei polli(ni).

Un’altra donna

No, grazie.

Magic in the Moonlight

Non è che sarà una puttan(at)a? Emma Stone è sinonimo di bella ma acida.
Colin Firth poi è colui sulla cui faccia è stampato un ho detto tutto ed Emma non me la ha data.
Che fata, che stella. Che guardarla al telescopio pensando che poteva essere una sincera scopata.

Che dolce Luna, che cattiva lupa.

Caro diario 

La Vespa pungente. Più di Bruno.

Pensavo fosse amore invece era un calesse

Questo è Troisi ma ci sta. No, non ci stette nonostante la protagonista ebbe un bel paio di tettone.

Di solito, terrone fa rima con passionale amore, qui solo malincuore.

E solo amaro liquore.

Harry a pezzi

E tutti giù per terra.

Linda Kozlowski from Crocodile Dundee


21 May
Questa scena non poco mi turbò quando vidi Crocodile Dundee a 9 anni.
E crebbi in fretta e furia.

Steve Carell e il suo Oscar quasi assicurato per Foxcatcher: tutti i casi in cui un naso finto ha portato alla statuetta


21 May

 di Stefano Falotico

Sì, Steve Carell potrebbe davvero farcela a portarsi a casa il premio Oscar come Miglior Protagonista il prossimo anno per la sua interpretazione in Foxcatcher.

Presentato due giorni fa al Festival di Cannes, il film ha ricevuto ottime critiche. Soprattutto, enormemente lodata è stata la performance di Steve Carell. Che non solo potrebbe appunto portarsi a casa, di diritto sacrosanto, la Palma come attore appunto di questa edizione della kermesse ma, secondo i ben informati e per chi ama già fare le previsioni da allibratore sulla prossima edizione degli Oscar, pare appunto che almeno la nomination non gliela toglierà nessuno.

Per meglio entrare nel personaggio, però, quello del folle coach John du Pont della pellicola di Miller, Steve Carell ha usato una protesi al naso. Il classico accorgimento di chi cura il trucco degli attori per farli assomigliare maggiormente proprio ai personaggi reali su cui è stata ricalcata la trasposizione biopic.

Sì, senza nulla togliere alla bravura e alla già di per sé notevole, impressionante somiglianza di una fisionomia da fratello quasi gemello del vero du Pont, Carell in questo film usa un fake nose, un naso finto.
Se dovesse vincere la statuetta, però non sarebbe il primo ad aver appunto interpretato un ruolo ispirato a un personaggio realmente esistente, usando, ripetiamo, un naso finto.

Vediamo, in passato, chi ha vinto usando lo stesso, diciamo, accorgimento mimetico.

Semplicemente, sfogliando questa galleria di immagini.

Vendicatore cinematografico


20 May

Il Cinema estivo, sette film senza tempo ma di atmosfere eterne, quasi d’etereo (ecto)plasma qual sono, reincarnato o forse scarnito perché fanciullesco resterò e non m’arresto…

di Stefano Falotico

 

Stand by me, sarà la mia estate migliore da blues brother, nonostante il “caldo” (s)premente son rimasto un diverso, vige l’urlo sempre in me della forestale latenza da “disertore”, sì, meglio il deserto…

 

Alle ore 1.02 di tal mattina bolognese, un po’ “albina” e po’ appunto di qualche ora dopo l’alba grigia, a causa della nebbia fitta su mie fitte non smaltite, gastriche insomma da insonnia ancor perdurante, dopo aver aperto Facebook e aver preso nota della Parietti (ex) nazionale imbruttita senza trucco da vecchietta ché nessuna “oca” più tira di scosciate che “spinsero” catodiche su sgabello al cardiopalma, vengo contattato, non so se con tatto, da un mio amico totalmente “denudato”, seppur la sua foto principale del profilo, aggiornata di barba da uomo rude e trasandata, non s’allinei col messaggio chat che presto m’inviò, prima di “partire”…, lasciando ogni traccia sparire. Non vorrei si sia, invero, sparato ma abbia mentito, raccontandomi la vecchia storia dell’uomo “duro” che, rottosi il cazzo della società sempre più dura ed esigente, decide d’intraprendere un selvaggio viaggio, cioè l’oblio nelle terre più “nere”, dette anche morte e ricordate che la notte è lunga purtroppo… chi vivrà, non vedrà nulla perché le tenebre c’hanno oscurato nella chiusura più sigillante, castrandoci nel blackout “sempreverde” ma senza interruttore d’emergenza della Beghelli. Eh sì, il mio amico si dà il ton(t)o, anzi la tonalità a foschissime tinte, della botta di vita da uomo “riaccesosi” ma io scorgo, fra le sue righe, il crepuscolo malinconico via via spegnendolo per un “atterraggio” aspergente lassù da fu terreno secco e, nell’aldilà, scomparirà del tutto. Prevedo una tragedia, devo evitare il lutto, ma non opterò per la “lista nera” bensì per uno spam. Lo spam scuote, lo spam fa da defibrillatore per chi lancia messaggi allarmanti mascherati da vitalistiche euforie. No, non credo alla sua versione, quindi meglio dargli la scossa perché non mi disturbò ma è troppo disturbato e solo un pazzo non leggerebbe nel suo messaggio un suicidio annunciato.

– Stefano, sei in linea?

– No, ho perso la linea anni fa, quando divorai me stesso. Da allora, non riesco a smaltire i suoi 21 grams di troppo, ed è “grasso che cola”. Comunque, dimmi pure. Stavo mangiando del purè come tarda colazione, tra una forchettata e l’altra ci sta la chiacchierata.

– Volevo dirti che sei un grande. Te lo dico perché da oggi sparirò da Facebook. Mollo tutto. Troppe delusioni e non devo più dimostrare nulla a nessuno. Ho qualche soldo da parte e girerò il mondo per un po’…

– Ecco, per un po’. Una volta finiti i soldi, come farai a pararti il popò?

– Ah, questa è una cagata, Ste. Mi arrangerò in un modo o nell’altro.

– Attivo o passivo?

– Cioè? Non capisco.

– Sui viali, come ti “presterai” al “miglior offerente?”. Dandolo o prendendolo? Non è che oltre a prostituirti, senza una lira ma (im)bucato, io veda sinceramente altre s(ol)uzioni possibili. A meno che tu non voglia far la fine di Dondolo? Il nano di Cenerentola. Sì, in effetti molte “balie” (te lo) mantengono basta che, come loro personale gigolò, qualche volta faccia… tu con loro il giochino dell’altalena, basculante ma mi raccomando (e)retto.

– Ah ah, dai, hai sempre voglia di “schizzare”. A parte gli scherzi, no, mollo davvero.

– Devo usare i tamponi per le orecchie o devo abbassare la cornetta?

– Che dici?

– Guarda che il peto echeggia di maggior rimbombo nel cavo telefonico. Non senti la puzza ma i timpani si rompono. Se ti sei rotto, non rompere me.

– Ah ah, “brum brum”.
Fine lapidaria della conversazione. Sarà una lapide e memoriali dopo il funerale?

Silenzio di “tomba”. Già.

 

Sì, ultima “botta”.

Più morto che vivo? Non ci son dubbi, solo nel cimitero i (ci)pressi.

 

Qui, in verità, c’è poco da stronzeggiare e da ridere. Sempre più giovani, sfiancati da una società (cor)rotta, frenetica, spaccante le palle, vola… talvolta giù dalla finestra. La classiva svolta, certo, più che altro giravolte a tuffo nel vuoto.
Io, che sono il Signore Dio tuo, vi rivelo che le peggiori profezie si sono avverate.

In questo declino della società, i giovani, svalorizzati e mangiati vivi, o partono in senso (a)lato, leggasi s’ammazzano, o decidono di viverla come madre natura li ha fatti.

Dio mio!

Rendiamo grazie… agli “adulti” che tal società han (de)costruito.

Sentite condoglianze, chi si è visto si è visto, chi no, chi può, chi non ce la fa, chi non ha altro da fare.

Se non altro è stato un viaggio.

Senza ritorno…

Rimangono le memorie…

E, come cantava Rino Gaetano, il cielo è sempre più blu.

Di mio, prevedo che Interstellar di Nolan sarà un grande film anche se potrebbe rivelarsi un buco nero.

E, viaggiando, incontreremo un alien(at)o più umano.

Stand by Me

Battiato e la stagione dell’amore viene e va.
A te va?

Ah, era meglio quando si era bambini.

 Into the Wild

Interstellar

Tornerò.

Siamo sicuri? Come si suol dire, non è che lo perderemo fra le stelle con la testa fra le nuvole?

Mission

La scena di De Niro che scala come Sisifo lo strapiombo fra le cascate e si redime è una delle più grandi scene della storia del Cinema.

L’ultimo dei mohicani

Epico, Michael Mann.

Prendere il classico di Fenimore Cooper e renderlo quasi un action con finale mozzafiato. In ogni senso.

The last of the mohicans, dopo lo scempio del cattivone, fissa negli occhi il nemico e gli trancia il capo.

Interceptor

Spazio-tempo siderale, nessuna era, barbarie, modernità e futurismo da età della pietra.

Vendetta devastante.

Alla fine, lo ammazza fuori campo.

Collateral

Altro capolavoro di Mann. Tutto in una notte. Quando scopriamo che il buon taxi driver è più spietato del sicario Cruise, scoppia la furia.

Come se, a tarda notte, udissimo dei colpi al portone e abbiamo intravisto un fantasma che svanisce nel nostro incubo peggiore.

 

Maps to the Stars, Mereghetti stronca Cronenberg


19 May

Il Cinema dei folli vivamente (mal)sani: quando odo rumore di società (in)civile, adoro idolatrarmi allo specchio, solfeggiando un ballo di mia glabra nudità senza maschere


19 May

Ho sempre vissuto nella più bella pazzia e questa è bellezza spudorata. L’attimo imperituro, resistente a ogni ricatto, che se la suona e se la canta di gran parsimonia, sfoggiando il pavoneggiarmi che mi rende autoctono, con saltellanti arachidi che danzan nella mia gola dopo il pestaggio della mia lingua insaporente l’asciuttezza dell’ingoiar la delicata frittura della mia scimmia, migliore di tanti uomini per i quali nutro solo il denutrirmene con miserere da dar loro in pasto.

Ex impasticcati oggi “puliti” dopo sedazioni a base di lavande, ex scoreggioni in libera uscita ad evacuar altre stronzate, puttane che furono a baciar le “poesie” di qualche cazzone pronto a servirle e, di “ricevimento”, da me devon prenderselo in culo.

L’attimo vanesio, il cazzo dritto e grullo, il brillo, l’alcol e me ne fotto.

Allora, il Cinema ama quel bicchiere che ti spacco in testa, perché Shining è l’apice d’ogni magnitudo mia labirintica, emozionalmente fra il bambino scappante e l’orco che scopai, inchiappettandolo.

Su Facebook, un idiota si mette in posa e aspetta, trepidando di godimento da voyeur edonista del sé più egoista, peraltro molto auto-erotico di sega mentale,  i Mi piace di qualche troietta.
Ma non mi stupisco delle zoccoline, mi rabbrividiscono quei vecchietti, suoi amiconi, che gli scrivon che, se ammiccava di più, ne limonava maggiormente da (di)dietro il PC di questo giochetto erotico, eroico quanto può esserlo un sodomizzato dagli asini suoi (in)fedeli piccini piccini. Porcellini! Rompiamo la porcellana!

Meglio dar da magiare ai piccioni.

E ricordate: il picciotto ti spacca la testa di cocci(o). Perché odia il mondo e tutto. Cari farabutti.

Così è, chi lo sfida, da me, essendo io il piccone, riceverà due di picche ed evviva chi più picchia.

Sì, ho sempre amato provocare. Credo sia stupendo. Vai da uno, che se ne stava be(l)ato e mansueto, e lo stuzzichi solo per il gusto di animare la fauna per poi scatenar la faida.

Allora, giù botte, calci che volano, donne prese per la gonna e sventola(n)te, gozzi recisi, un maritozzo di panna moscia ad allentar la tensione intestinale dei colpi allo stomaco, e un negro che pulisce il casino, cantando con la chitarrina della bambina bianca e poi rossina. Nel trenino di fila indiana.

Perché se la bambina stava in quel bar, non può barare. Non è una bambina. E dunque si becchi da bere, aspettando il turno del toro più da binario lungo.

Da dare, e basta con questi diari! Dai, diamoci.

Spaccare è il motto di chi si è rotto.

Maps to the Stars, recensioni da Cannes, le folli notti hollywoodiane del Dottor Cronenberg


19 May

 E come volevasi dimostrare, stroncature ingiust(ificat)e a iosa.

Oramai, lo sport mondiale è accanirsi, per puro sfregio, contro i maestri. Pare che certi critici grassi e laidi, che vanno a Cannes iper-pagati solo per magnare a sbafo, si riempian di paroloni vuoti a misura di ostriche e champagne sulla Costa Azzurra dei luoghi comuni e di pollici giù tali e qua(g)li(e) alla frivolezza degli slogan che impazzano sulla riviera francese fra modelle gallinelle e porcelletti col condimento delle recensioni indigeste.

Non metabolizzano neanche i film importanti, proprio (li) vomitano, scrivendo roba di (ri)getto. Tanto per spruzzare merda addosso al maestro.

Che schifo, che disgusto, che imputridimento, che senso orrido di nausea mi prende a legger certa robaccia.

Ecco, ad esempio lapidario, alcune testate giornalistiche come prendono proprio, da idioti testardi che non tastano neanche i film prima di giudicarli con dubbio tatto bastardo, a testatone il nostro grande David.
Non portandone il minimo rispetto. E, prima delle passerelle, che abbian la decenza di usare il pettine e non fotografare solo le ochette sognandone il petting da idolatrie delle cretine da leccare con tanta cremina delle creme nel sol di Maggio svaccato da capre.

Non devono voler incular Cronenberg queste schiappe. Come si permettono? Oltraggio al pudore dei soliti esibizionismi, il pasto nudo delle oscenità partorite di loro vecchia carne avvolt(olat)a in pus underground delle tastiere e delle (stilo)grafiche più buttate là, sbattendosene oramai di tutto e tutte. Vadano a cagare!
Le sparan grosse tanto per partito e prese per il popò di lor tromboni della carta straccia, da stampare in memoria non dei poster(i) ma dei lor testicoli da testoline di cazzo.

Stronzate per i loro minuti(ni) di celebrità direttamente dalla Croisette con tanto di foto poi a 32 denti per far i piacioni su Facebook da bifolchi fa figoni. Se la godono, sputando nel piatto in cui mangia(ro)no.
Senza Cronenberg, il Cinema non esisterebbe.

Citiamone uno.

Best Movie

Non è chiaro cosa abbia spinto David Cronenberg a girare l’ennesima satira di Hollywood costruita per luoghi comuni, ma è chiaro che qualcosa non ha funzionato: non solo Maps to the Stars esce sfiancato dal confronto con Mulholland Drive, ma gli dà filo da torcere perfino The Canyons. Diciamo che siamo più dalle parti di Disastro a Hollywood, con l’ironia virata a un cinismo radicale e nerissimo.
Al centro della scena ci sono un’attrice di mezza età (Julianne Moore) che vive nell’ombra del successo della defunta madre; un divo bambino che si sta disintossicando; un autista di limousine (Robert Pattinson) che vorrebbe diventare sceneggiatore e ha scritto un copione che si chiama Blue Matrix; uno psicanalista/massaggiatore/motivatore televisivo (John Cusack); e la figlia di quest’ultimo (Mia Wasikowska), piromane, appena dimessa dall’ospedale psichiatrico e di ritorno in città.
Una banda divisa equamente tra miliardari isterici e ventenni sconcertati, di nessuna speranza. La descrizione è parossistica ma non paradossale: ogni personaggio finisce esattamente dove te lo aspetti, quando te lo aspetti, secondo un movimento lineare. Cronenberg progressivamente calca la mano sulle psicosi dei protagonisti – inquadrati continuamente dall’alto, ad accentuare la percezione del tragico incombente – e sull’invadenza delle loro visioni, facendo entrare fisicamente in scena i fantasmi, e portandoli per mano a compiere l’irreparabile. Tutto funziona, a tratti inquieta, ma resta la sensazione che per il regista canadese sia stata una scusa per non stare a casa in pantofole.
Non ultimo, la resa del digitale è mediocre, e in alcuni casi proprio scadente.

Stallone a Cannes da uomo vero!


18 May

 

di Stefano Falotico

 

Contro l’ipocrisia di quest’Italia di mangia-spaghetti, esigo poca Nutella e la poesia di Jim Morrison senza cacio sui maccheroni e addio America!

Molta gente mi chiede perché sto simpatico ai ragazzi giovani. Io, sbuffando, fra il gioviale e il fottuto stronzo, alzandomi il bavero tra il papero e il quacchero, con una sigaretta secca di risposta slabbrata, rispondo perché sono Peter Pan mischiato a Rambo e la miscela è esplosiva. Quindi, non ti conviene provocarmi, altrimenti udirai la “cornamusa” piazzata di un diretto mancino slogante la merdina tua appiccicata al muro.

Mitragliatrice!

Potrei usarla, dopo, come chewinggum ma preferisco masticare la tua ragazzina, innaffiandola di acqua e sapone con spruzzata del mio liquido seminale la vera educazione (s)concia come si confà al cazzo che mi va a genio sciacquandomele dopo la sciacquetta e poi non tirando lo sciacquone ma tirarglielo bagnandola ancora, sì, escremento “puro” di gran odore qual sono fra seni imburrati e la mia inquietudine da saputello “idiota” in burrasca, mescendo gli ingredienti per un turbo più (t)rombante.

 

 

 

 

Sì, per anni siamo stati assediati dalla musica leggera, questi cantanti frustrati che ci raccontano puttan(at)e, romanzandoci di p(a)role buttate a culo, quello dei loro soldi guadagnati sulle vostre (s)palle da coglioni che li ascoltate plaudenti, coscienti che vi dovete ficcare solo il giradischi di nevrosi acuite nel decibel della melodia più sodomizzante, rubandovi la coscienza e annacquandola in rime dal ritmo “allegro” quanto un acquerello del vostro paint mentale usurato perché la vedete, da piantati con rimpianti mai sopiti e parrucchini di pessima tricologia d’impianto, ingrigita in quanto siete orsi incattiviti e acidamente sbiaditi, sba(di)gliando un altro po’ per altro svaccarvi “tranquillamente”. Troioni! Parliamone di questi programmi “culturali” radiofonici. Oche senza di(re)zione leggono poesie e classici, mentre il deejay capra “armeggia” di “microfono” a lor “forum” amplificato su voce “scaldata” da vera “stonata” con modulazioni di frequenza sfondata del gridolino incorporato e ditino suo birichino da disco(lo) toccante le corde (in)sonorizzate della trasmissione “orgasmica” in diretta. E voi ve la ciucciate, immedesimandovi in questa languida fottuta che legge come una pecorina per rimediar lo stipendiello con tanto di arricchita borsetta su altre leccate e toccatine, da cui la “spintarella” e vai di salviette per la “trombata!”. Perché il padrone della radio spinge a tutto volume “alzato”, sbattendosene… e poi buttandole giù dal Pioneer da “pio(niere)”. Spegnendo le cuffie solo in caso di disturbo della quiete notturna se il suo “rock” è troppo “graffiante”, stimolando la vecchia nell’ospizio che, alla terza canzone di Jim Morrison, urla all’infermiere minorenne “Light my fire!”. L’infermiere non sa che pesci pigliare, va nel frigorifero e trova la sua banana, ballando con la vecchia “tutti frutti”. Così, l’infermiere contatta il “cardiologo” e, col dottorino, va di “mano lava l’altra pompando”, di “estintore” su sua tintura tanto la vecchia fa buon brodo e, dopo averla “sfiammata”, ce la berremo di (b)rutto libero da barbe “colte”, pensando che le nostre mogli “fan la calza” con un cazzo meglio “sistemato”.

Ecco cosa vi siete meritati. Accendi la radio e un tonto finge… d’immedesimarsi in Pablo Neruda mentre pen(s)a, fra sé e il suo sesso svenduto, cosa mi tocca… recitare per portar a casa la pagnotta e sperar di vederne altre nude. Perché chi ha il “pene” deve comunque usare la “cultura” per farsi passare per colto, a cottimo e, fra una scopata e una magnata di “mele cotogne”, vai col “liscio”. Di fisico a pera e trombone! Chi se lo scoreggia?

Ci hanno rotto il cazzo! Nella mia vita, ho visto insegnanti spogliarsi in aula per il gioco delle “aiuole” e secchioni fidanzarsi con mule migliori degli asini. Ho visto donne laureate in lettere poi far le maschiliste mostrando le tette prosciugate da mestruazioni a base di carta igienica di libri schifosi che spaccian ai loro alunni di “dose bianca”.

E ho visto “adulti” di poco tatto “deodorarsi” col borotalco dopo aver licenziato un povero in canna solo perché gli “puzzava”… Ora basta!

 

 

 

 

From Cannes: De Niro to star in Bus 757


17 May

Una pioggia di notizie ci sta inondando dal Festival di Cannes.

Dopo il terzetto di progetti a cui Nicolas Cage è stato associato nel giro di una manciata di velocissime ore, ecco che arriva un altro annuncio bomba.

Robert De Niro sarà protagonista del film Bus 757, almeno questo è il titolo provvisorio.

A fornirci la notizia la nostra Deadline, in ogni senso, redazionale e forse lineamente mor(t)ale a una carriera deniriana sempre più sbandante, strana e non si sa se terrà la strada ancora per molto.

Dato che questo progetto suona come un bmovie stratosferico ma non so se stratosferico coincida con bello in modo enorme, non so proprio, sapete? Voi che dite? Sì, il mio è sarcasmo di tal aggettivo, un imbellettarlo perché, letto così, par un altro filmettino del nostro Bob De Niro a caccia di facili soldini, robaccia da cas(s)etta per comprarsi altre non casine ma villoni con tanto di ristoranti Nobu.

EXCLUSIVEEmmett/Furla/Oasis Films has set Robert De Niro to star in Bus 757, a Stephen Sepher-scripted action thriller that Scott Mann (The Tournament) will direct. The film, which shoots in September in Baton Rouge, will be distributed by Grindstone/Lionsgate Films with Hannibal Classics’ Richard Rionda Del Castro and Patricia Eberle handling international sales. EFOF principals Randall Emmett and George Furla are producing and financing, and international financing on the $15 million film is being provided by Hannibal Classics and Michael Mendelsohn’s Union Patriot Capital.

Bus 757 centers on a casino card dealer who puts together a crew to simultaneously rob a bank, and hijack a bus full of hostages to use as collateral. De Niro will play “The Pope”, a casino owner with illegitimate business practices, whose assets are the targets of the heist. Now that he’s in place, casting will begin in earnest. Emmett, Furla, Sepher and Alexander Tabrizi are producing. Barry Brooker and Stan Wertlieb will be executive producers along with Daniel Grodnik, del Castro and Eberle and Tim Sullivan is co-producer. De Niro is represented by CAA, EFOF by WME.

Che trama cattivona. Che stronzata annunciata.

Lo s(tra)fottente


16 May

di Stefano Falotico, uno che se ne sbatte

Da an(n)i, sono uno specialista delle stronz(at)e, e mi strozzo eppur ce l’ho (mari)tozzo

Ciao, hai 41 anni e sei una splendida donna. Non ti conosco ma non credo meriti che ti si dicano brutte cose. Sexy lo sei da infarto, probabilmente sai fare l’amore tanto che poi uno si spara. Sì, perché il bis è sempre meno delicato per una come te, ché sai farci e dunque sfare. Ammazza, ammazzi subito al primo colpo, che mira, che messa a fuoco. Tutti fai innamorare, ti puntano, li spunti, ci sta anche lo sputo di amplesso selvaggio ma poi li pianti e rimangono col rimpianto e un già andato caldo piatto oramai raffreddatosi. Data, avuto, e chi ha dato è a puttana, che sei spolpante, spompinante e di pompelmi pimpanti, andato da un pezzo di figa marcia. Da cui lo starnuto e il fegato a imbuto su sciolto gelato al cioccolato, detta acidità (che dà) di stomaco. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo Marte. Sì, evviva i marziani, alien(at)i nati, ma quali rinascite! Stiamo bene in questo Saturno senza una Venere che possa fotterci in toro ascendente a incularci dei nostri gemelli là in mezzo, il mare sta sulla Luna di chi non vive più alla luce del Sole e spera di piantar bandierine a mo’ di cratere vuoto della sua testa bucata da tempo, ma questa vita è un’odissea 2001 e tu, tramortendo, oramai tramontata con un altro che ti smonta e che tu (s)monti, fai appunto sì che mi dirai no, perché lo so. Se acconsentissi, non potrei comunque sentirti perché annaspo da vile che non ama i sentimenti validi, li valico da finto invalido e quindi passeggio meglio degli zoppi, eppur il mio godimento è autoerotico in tempi in cui mi amo al sapor margherita sfogliante, strappandomelo di mio schiumoso, “brillante” stappare! Sai che festa?! Alla faccia del cazzo e della fata. Il “fallo” dell’ingrato fato eppur me le gratto. Mai dire mai, dai, mia dama, sono in cerca di te che so quanto mi ami, chiama, in fondo non esisto se non nel telefono che fa su di chat erotica ad alzarmelo e giù di cornetta poi da (s)pompato. Non sono un uomo basso, sono vero, alto alto. Ho solo la vita bassa. Scopiamo ancora di urla come i contrabbassi? No, basta! Evito così, comunque, di essere un cornuto evirato anche se devo pagar poi il conto salato, non sono un dolce conte e, ogni mattina, bagno il cornetto in questa mia vita cremosa quanto un caffè amaro di me che, alle prime luci dell’alba, vesto un pigiama orgoglioso della mia “amabile” notte in bianco ma da sospetto bagnato appena visibile di macchioline, si chiama sbavato, si chiama imbavagliandomi io son di te imbevuto sognandoti e di polluzione spruzzando fra le mutande tanto tanto. Su, sono simpatico? Brava, e aumenta la mia follia come il regista Bava.

In poche parole, meglio il Cinema di Lamberto di te, mia cara Berta.

Perché filava e ora indossi i pantaloni sfilati(ni).

Mi sposso ma mai mi sposerò.

Puoi spossarmi? A più non posso? Non si può? Allora vaffanculo!

 

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