The Intern: la mia è una continua resilienza, eppur la vita si “allarga” e lo stomaco ingrassa, nonostante l’esistenza magra ci provi…

22 Sep

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Cos’è la resilienza? Sì, avete letto bene, parola assai desueta, usata in “gergo” psichiatrico per definire uno stato umorale di questo tipo, come riporta la nostra (ab)usata Wikipedia: in psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.

Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.

Dunque, io sono un “residente” della mia tenacia resiliente, talvolta valgo “niente”, ieri valsi, domani varrò, nel futuro delle leggi a me stes(s)o varerò, il mio dentro continuamente varierò e, in questo tempo (varia)bile, avrò valore.

Dar valore a una persona. Molte persone, in questa società spersonalizzante, vengon appunto svalorizzate, perché superficialmente giudicate solo dall’apparenza, che sappiamo essere, lupi di mare, assai ingannevole, mentitrice dell’io nostro più profondo che, spesso, per “aritmia” del cuore, per ipocondrie, per timidezza o atimia, per un attimo, si apre, per altri attimi non si spande, e in quest’istantaneità cangiante il mare dell’anima fa del domani migliore spesso un giammai. Mannaggia.
Ma comunque mangio.

Cambi, non cambi, camminiamo, corriamo, dimagriamo, ci stressiamo, ambiziosi sogniamo, poi c’arrendiamo di fronte all’evidenza, ancora dunque all’esteriorità del sembiante giudicato non adatto alla circostanza momentanea, ci schieniamo, ma la vita va avanti, il girovita prende dei chili, non servono solo i farmaci antidepressivi, questo mio scritto ha ritmo, si scandisce lieve e poi avanza lemme, accelera di allegro e quindi incespica schietto-stronzetto di sgambetto.

Ecco cosa succede a non aver esperienza con le ragazze, care faccette buffe.

Notare come, “nel mentre” dello scambio di battute, De Niro adocchia furbesco Rene Russo, bramandola da “stagista” provetto. Eppur (in)semina…

Perché, ricordate: senza la scopata, il mondo non esisterebbe. Esiterebbe e basta.

Sappiatelo quando la vostra donna preferirà usare il contraccettivo.

Ora, che c’entra questa mia disamina con The Intern?

Infatti, non c’entra, ma in “fallo” basta che penetri.

Da cui il detto e il dato di fallo, no, di fatto, che da cos(ci)a nasce cosa e, poi, se funziona la casa prima della cassa…

Ah ah!

   di Stefano Falotico

 

 

 

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