Un’altra volta, racconto torpido come una primavera tramontata

15 Jul

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Non è un periodo di malinconia, sebbene questo stato d’animo, nelle giornate tenebrose e anche tediose del mio inconscio “cavallerizzo”, mi assalga e mi rende/a irrequieto. Sono attimi che non auguro al mio peggior nemico, che si sa, si cela sotto truffaldine spoglie per dissuadermi dalla felicità. La felicità comunque è un’utopia e chi pensa di averla raggiunta, invero, più di me pena. M’immagino questa persona felice a raccattar notizie in giro per la rete, per darsi un tono da intellettuale, nel plagio che fa ai suoi pseudo amici, che ricatterà sempre a base di “giustezze” presunte sue, più che altro unte. Persone da starci alla larga e navigar invece per lidi invece inquieti. L’inquietudine, se ammaestrata dal buon senso, fa meglio discernere le cose e ci mostra il mondo per il suo orrendo splendore. Sono stanco di disprezzarmi e anche deprezzarmi, valgo quel tanto che basta a un uomo dotato di acume per gioire dei suoi attimi e fregarsene di chi ti vuol imbrigliare, o meglio dire imbrogliare, in etichette squadranti, in stagne paratie dell’esistenza che cercano d’incasellarti e, se non ti attieni a questi falsi schemi, addebitarti i peggiori appellativi. La gente vive, si sa, di maschere e non accetta facilmente chi non le indossa, creando disagi a chi, anche spensierato, che oggi pare una colpa, non si adatta a quest’ammassamento, anzi ammazzamento, di coscienza.

Sono infastidito, ad esempio, da questa massa affamata di “cinema”. Uso in tal caso la lettera minuscola, perché del cinema non apprezza gli stati introspettivi e la sua immensa profondità, bensì ama le facili “grandeur” della spettacolarità più mercantile. E bisogna vederli, ah ah, come si accaniscono in questi piaceri effimeri, cercandone subito altri per soddisfare i lor palati, anzi “appalti”, borghesi. Ritengo che siano persone sempre insoddisfatte, sempre in cerca di equilibri e surroghino la vita con questi “ammennicoli” ameni, rimandando sempre la visione vera, verace, alla prossima (s)volta che non avviene mai. Credo, insomma, che non “vengano” ma di tante cazzate si svenino.

Io la mia inquietudine invece orgogliosamente sventolo, e non mi svendo, svenandomi.00103105

 

di Stefano Falotico

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