Made in Italy, altra zozzeria del Liga(bue), oh, per l’amor di Dio!

25 Jan

15_LIGABUE_ChicoDeLuigi799B4250_preview MADE_IN_ITALY_KeyArt_35x50

Ecco, fine Gennaio 2018, e arriva nelle (multi)sale italiane il nuovo film di Luciano Ligabue, alla sua terza prova “registica” dopo averci ammorbato con Radiofreccia, concentrato giovanilistico di luoghi comuni casarecci, divenuto cult presso una generazione di emiliani nostalgici con la piadina romagnola nel cervello bacato quanto i pezzi di grasso della mortadella “bona”, e Da zero a dieci, altra “fotografia” cartolinesca all’acqua di rose, provincialissima di ricordi di vite insulse.

Ora, un film che è tutto un concept, un album(e) di buone intenzioni seppellite dalla sciatteria di un uomo senza talento, di cui estraiamo la biografia da Wikipedia, o meglio soltanto i natali e l’anagrafe, poiché dilungarsi sui suoi successi di canzoni belle come un incrostato cesso mi par irriguardoso nei confronti di chi è artista davvero.

Luciano Riccardo Ligabue, conosciuto semplicemente come Ligabue o Liga (Correggio, 13 marzo 1960), è un cantautore, musicista, scrittore, sceneggiatore e regista italiano.

Insomma, un factotum, esploso soprattutto negli anni novanta con le sue hit “paesane” di cosce e zanzare, di giovinastri che consumavano amplessi “caldi” come si sorseggerebbe della frizzante birra in bar goliardici, inneggiante all’amicizia bovara e anche bucolica (altro che Bukowski), (im)bevuta di cazzate, un rocker malinconico quanto una comare che, sfatta e obesa, rammenta il suo amarcord col primo guercio che la sverginò nella “sagrestia” dei peccati “veniali” da italiana “orgogliosa” delle sue bolognesità da “grassa”.

Insomma, un uomo oggi smagrito che aveva una bella pancetta, sì, e usava il “guanciale” ruffiano della “carineria” per insaporire i suoi ascoltatori fra un piatto di carbonara ed esistenze carbonizzate nel proletariato imborghesito su macchine Golf e fidanzate allocche con gli Swatch. Per la serie evviva la gnocca e le patate… di gnocchi, il tempo passerà ma viviamo queste passere… è tutto passeggero!

Sempre meglio comunque del suo quasi concittadino, però conterraneo e pressoché a lui contemporaneo, Carboni Luca, che leccava il culo agli adolescenti bucati… oltre che bacati.

Uomini, il Liga e il Carboni, che hanno saputo “imbucarlo” in modo furbo ai fessi loro fan, vendendo un sacco.

Il Ligabue, però, è stato sempre colpevole di presunzione. Non contentandosi dei soldi ottenuti, ha voluto anche, e qui lo condanno di superbia, dimostrare di saperci fare anche in altri campi… da cui Campovolo! Ah ah!

Da Comingsoon.it, estrapoliamo parte della recensione riguardante il suo “simpatico” Made in Italy…

Lambrusco e popcorn: non l’ha mai cercato di nascondere, Luciano Ligabue, di essere fatto di quelle cose lì. È fatto così lui, è fatta così la sua musica, è fatto così anche il suo cinema. Il lambrusco di quella schiettezza ruvida e rustica della provincia padana, di un’onestà semplice e un po’ sfacciata, di commenti e parole e sentimenti senza tanti fronzoli, detti e raccontati così come sono, e con magari in più solo un pizzico di frizzante ironia. Il popcorn, di contro, è quello di sapore un po’ artificiale, di quelle costruzioni un po’ ridondanti e retoriche che sembrano venire dalla smania per l’America, un’America ideale e idealizzata, da cinema appunto, più che dai portici, dalla nebbia e dal Fiume.
Il talento di Ligabue è sempre stato quello nel trovare un equilibrio tutto sommato stabile tra queste due cose – due cose che insieme di solito non è che proprio ci stiano benissimo – e di farne il filtro attraverso il quale ha raccontato, a modo suo, la realtà
.

Insomma, l’uomo di Correggio ha emesso un’altra “cinematografica” scoreggia.

Sì, date a Liga la birra Moretti e una bella morett(in)a e vi allieterà coi suoi racconti della buon’or(gi)a.

Che porchetta(ro). Per non parlare degli attori, la Smutniak, sempre più smunta, una che stava col Taricotto. E naturalmente di Stefano Accorsi, uno da gelateria del corso… eh sì, dopo aver limonato per anni la Maxibon Laetitia Casta, adesso fa di nuovo il cascamorto-finto cast(an)o nostrano. Sempre più stempiato, senza r moscia alla “francesina” ma con l’immancabile S schietta di SOCMEL!

 

 

di Stefano Falotico

Tags: , , , ,

Leave a Reply

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)