Rust Cohle, l’uomo che sentenzia, ma non è come Clint Eastwood di fronte a Sentenza 

22 Apr

Treu Detective

L’altro giorno, un medico mi ha detto una cosa che di primo acchito ho preso per un’offesa, invece era un sottilissimo complimento.

– Lei assomiglia molto a Italo Calvino.

– Perché mai?

– Leggo i suoi libri e i suoi scritti e ogni volta rimango sconvolto. Poi, dal vivo, lei spiccica due parole in croce e bisogna provocarla per ottenere una conversazione che possa definirsi conversazione.

Italo Calvino era un genio.

– Cosa vorrebbe dire con questo?

– Lo sa benissimo cosa volevo dire, anzi, cosa ho detto.

 

Eh sì, l’atimia mi ha incasinato la vita. Taciturno al massimo, immobile, con sguardo alla Ryan Gosling nei suoi momenti di contemplazione, che non capisci se ti sta prendendo per il culo, se è autistico, o se invece sta meditando su come meglio scoparsi Eva Mendes (sta ancora con Eva, a proposito?). E la gente, guardandolo in quello stato catatonico, pensa: ah, poveretto, beato lui che non capisce…

Poi, scopre che Ryan è First Man, e ci sarà un motivo se per la parte del primo uomo sulla Luna è stato scelto lui, no?

Sì, Ryan dà spesso l’impressione che sia talmente oltre il cicaleccio mondano, le ripicche, i pettegolezzi, le maldicenze, le bigotte dicerie, i luoghi comuni, che per forza dev’essere un umanoide, un superuomo, un androide alla Blade Runner.

Ma io direi di spostare nuovamente l’attenzione su Rust Cohle. Sì, come nel magnifico incipit del Moby Dick, ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri… ecco, riguardo Rust Cohle.

E mi convinco, puntualmente, che Pizzolatto abbia centrifugato tutti i suoi studi filosofici sul pessimismo, adattandoli all’avvenenza decadentista e sciupata di McConaughey per forgiare di aura “figa” la sua stronzata. Sì, so che dissentirete, voi che non siete amanti di dissenteria, ma le merde incarnate senza bisogno mai di evacuarle.

E abboccate a ogni puttanata moraleggiante che vi rifilano. Già ti vedo, bello di mamma, distrutto da una vita di ricatti genitoriali, strozzato dalla tua adolescenza schizofrenica, a eccitarti quando Rust dice:

credo che sia da presuntuosi volersi ostinare a sottrarre un’anima alla non esistenza e relegarla nella carne, trascinare una vita dentro a questo tritatutto, e mia figlia mi ha risparmiato dal peccato di essere padre.

Sì, ti scorgo, sai? Ecco che stai avendo un orgasmo dinanzi a queste parole, dirimpetto a questa cagata cosmica. Sì, perché ti sei sempre sentito un figlio respinto, menomato, poco amato, e tua madre ti strilla che sei un ritardato e soffri, soffochi, ti strazi, e poi sudi sette camicie a sognare di volare alto, dimenticando l’orrore della tua acerba età complessata, “compressata”, implosa, repressa, depressissima.

E fra te e te ecco che motteggi un… cazzo, sì, hai ragione fratello Rust. Fanculo! Non dovevo nascere, non dovevo essere un uomo senziente, Dio boia, è mostruosa la mia sofferenza psicologica, devo fuggire, devo andare altrove, devo riflettere, guardare un film orientale, scappare in Giappone, risalire e scalare le Ande e respirare la freschezza delle querce secolari dell’Amazzonia. Questa mi sta stretta, mi tarpano le ali, tutto questo sesso vivandato, gridato, euforizzato mi dà alla testa, impazzisco, eppur freneticamente non lo resisto, perché sono vivo, perché la mia pelle si ribella, si scuoia onanistica e poi si placa, e ancora si tormenta di estasi che m’addolora le viscere.

Dai su, guardati una partita di Calcio.

E dico a te, amante di Leopardi, agnostico che non crede eppur crede, non cede, resiliente resiste, esiste, esistenzialista cazzeggia nella sua mente, credendosi Dio sceso in terra, snobbando la gentucola ché tanto non ci arriva e dorme illusa o incosciente…

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da sé stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

E io credo che la cosa più onorevole per la nostra specie sia rifiutare la programmazione, smetterla di riprodurci, procedere mano nella mano verso l’estinzione… un’ultima mezzanotte in cui fratelli e sorelle rinunciano a un trattamento iniquo.

 

Eh sì, roba tosta, roba da non dormirci la notte, roba per tonti e dormiglioni. Così capita un giorno che semmai fai un figlio e allora le possibilità sono due: o continui a pensarla così e prima o poi arrivi al suicidio, o il figlio lo devi educare alla bellezza della vita, per quel che ci è concesso vivere. E capisci che devi trasmettere a tuo figlio una visione serena dell’esistenza, lo istradi al godimento e ai divertimenti ma comprendi anche che, se esageri in questa direzione, c’è il rischio che tuo figlio diventi un troione oppure si droghi da mattina a sera, e allora potrebbe morire di overdose o rimanere offeso. E devi quindi aggiustare il tiro, calibrare gli insegnamenti, stare sul chi va là, dare e poi togliere, premiare e punire, mentire ipocritamente per il suo “bene” ma essergli schietto se tuo figlio, troppo coccolato, si perde nel mondo delle meraviglie.

Al che, comprendi che le sane goliardie de Il buono, il brutto e il cattivo sono la formula giusta della vita. Non hanno pretese filosofiche, educative, ammaestratrici, non offrono nessuna visione perché la vita non è bella, certo, ma non è neanche orribile.

Adesso, scusate, vado a preparare i cannelloni.

E soprattutto a vivere sempre, nonostante tutto, come cazzo voglio io. Diranno che sbaglio tutto, ma meglio sba(di)gliare da sé che fidarsi dei matti. Perché devo confidarvi che tutti sono matti, tranne me.

Ho capito tutto? Non lo so, la mia risposta a tutto è non lo so.

Sentenza: – Non è tre il numero perfetto?

Biondo: – Sì, ma io ho sei colpi qui dentro…Lee Van Cleef

 

 

di Stefano Falotico

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