Archive for July, 2018

Once Upon a Time a Bologna e, fra DiCaprio con la pancetta e Pacino col pizzetto, ballo alla faccia delle caprette


24 Jul

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Sì, è innegabile. Il signor Eros Ramazzotti, che per molto tempo si è spupazzato una delle donne più ambite d’Italia, Michelle Hunziker, di canzonette commerciali per ragazzine sceme ne ha fatte, eccome.

Ora, parentesi Hunziker. Io credo di essere l’unico uomo a cui questa qua non piace manco pe’ u cazz’.

Molti s’interrogano sul fatto che non mi attizzi. La trovo molto ochetta, e preferirò sempre un bel panino con porchetta piuttosto che “infarcirle” la mia oca. Poi, rimanga fra noi, a me sembra anche orca. No, porca no, ma orca. Sì. Prediligo la crudezza del mio “prosciutto” all’asciutto. Sì, condito con un po’ di aceto, che fa personalità strafottente. Che si ammanta di “mistero”, anche di misero, ah ah.

E dire che per molto tempo io fui scambiato per un orco mentre invece stamattina ho firmato una petizione per mandar via dal nostro Paese Salvini.

Ma torniamo a Eros. Sono solo due o tre le canzoni belle della sua discografia.

Una l’ho citata l’altro giorno, un’altra è Terra promessa, l’altra è Adesso tu.

Canzoni onestissime, molto semplici, con un ottimo ritmo e il suo accento fra il romanesco e il meridionale cazzuto che va al bar, fissa la barista e dice, senza vergogna:

– Be’, dammi nù cafè!

Sì, cafè con una sola F, F come figa, come figo, come ficcatelo in quel posto.

 

Sì, più passa il tempo e più assomiglio al grande Giancarlo Giannini di Pasqualino Settebellezze.

E gigioneggio, doppiandomi da solo, con voce roca all’Al Pacino di annata.

!

Ci sono dei momenti, a proposito di fichissimi, in cui me la tiro da Diego Abatantuono, con la mia macchinuccia a cantar a squarciagola…

Io rinascerò cervu di montagna!

Poi, vado dal mio amico, che ha dei sospetti sulle mie origini bolognesi e mi fa i test del linguaggio.

– Ma siamo sicuri che tu sei nato a Bologna?

– Bolognese al cento pe’ cento! Socmel, Dio porc’, incù è una jurnata de merd’.

– Jurnata de merd’ non è molto bolognese.

– Sì, fa rustico, “rusticismo”. Non m’ingannare coi tranelli e l’ambiguità del DIACOLO.

 

Sì, va detto, sono un malandrino, un volpino, un cialtrone ma anche un testone. Eppur mi piaccio così e, a parte Kill Bill e The Hateful Eight, mi garba molto pure Tarantino.

Insomma, siamo chiari. Che ce ne facciamo di questo Pitt, che ha persino un piccolo uccellin’, quando sarò sempre di un’altra classe come il mitico Al Pacin’?

Sì, ci sta. Io indosso sempre i jeans, ma vellutati che ti entran “sottopelle”.

 

Sono un uomo di cashmere.

 

Al che, ieri notte, mi contatta una:

– Si dice in giro che tu abbia un grosso “pitone”. Siamo ancora svegli. Vieni a tenermi compagnia…

– Senti, stanno dando un film col Pitt su Paramount Channel. “Pittatela” da sola.Brad Pitt nudoPittarello

 

 

di Stefano Falotico

Un angelico miracolo durante la premiere di un film con DiCaprio


24 Jul

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Foto by Unsplash di Dario Veronesi

Salve,
mi presento.

Sono un uomo di trentotto anni e amo definirmi un menestrello pindarico, un funambolico poeta dell’immaginazione perché in me la fantasia più alata regna sovrana e incontrastata. Sebbene il mondo, con le sue trappole ricattatorie e le sue regole mendaci, abrasivamente spesso ci costringa a barricarci nella pigra, grigia alterigia e nell’osservanza dei superficiali valori sol improntati all’apparenza più edonistica.

No, io ostinatamente, coraggiosamente ancor inseguo, ghermisco e fortissimamente, irresistibilmente bramo quegli spazi materialmente intangibili ma vividi d’armonico splendore del cuore mio più incandescente, predatore dei più sentiti, personali e squillanti amori. Ove il magma candido dei miei sognanti nitori possa spandersi al di là dei tetri orizzonti miserabilmente angoscianti della vita che è sovente tanto abietta nella sua tetraggine più meschina e scevra d’ogni infuocante, marmoreo, vitalissimo ardore.

E ancor non mi rassegno a dar le dimissioni dalla mia sfrenata passione per la venustà leggiadra del mio innato romanticismo puro, invero, ahimè, da tanti cinici osteggiato.

Ora vi racconto un’incredibile storia accadutami anni fa. Non pretendo che crediate sia vera, appare a me stesso tanto fantomaticamente assurda che i miei stessi sensi ancor increduli e perplessi di oggi vorrebbero respingerla, ma poi puntualmente abdico all’inevitabile verità eccezionale che a me, in tutta la sua magniloquente potenza, fulgida e roboante come un bacio d’angelo bianchissimo sceso dal cielo a illuminarmi, mi si para dinanzi tutt’ora con ipnotico, inesorabile, magico furore.

Rimembro la mia adolescenza spesso così tanto funestata da patetici lamenti, da un perenne, esistenziale tormento che, nella sua agonizzante, schiacciante, opprimente tristizia, mi soggiogava in stati d’animo d’insopprimibile malinconia come se fossi un fantasma vagante in un animo che, un po’ masochista, scacciava ogni spontanea gioia e ogni più lieta, naturale letizia.

Sì, ero immensamente depresso, tanto da chiudermi nel più assoluto mutismo. E avevo soppresso ogni slancio fieramente vitalistico, imprigionandomi in un ectoplasmatico cuore mio emozionalmente asmatico.

Ma comunque vivevo, altresì, di poderose passioni, come quella fortunatamente ancor in me furente per il grande Cinema più splendente.

Così, di buona lena, abbandonando momentaneamente le mie melanconiche, addoloranti inerzie, mi diressi a Roma, per assistere alla prima del film Gangs of New York con protagonista Leonardo DiCaprio.

Era l’11 Gennaio del 2003, sì, una quindicina di anni fa. Ah, come scorre celermente il tempo quando, adesso che superate le tristezze di quel mio paralizzante, emotivo spazio-tempo tanto a me affliggente, qui felicemente ricordo con nostalgia commovente quell’attimo miracoloso tanto infinitamente suadente. Dopo tante ipocondrie strazianti, il vigoroso attimo indimenticabile più lucente.

Sì, perché me ne stavo lì tra la folla osannante il suo beniamino e all’improvviso avvertii un lancinante intorbidimento dei miei sensi, cosicché fui prossimo allo svenimento più stordente.

Sì, l’ultima volta che in vita mia davvero ero stato spensierato e felice, avvenne molti anni or sono, molto prima di quella premiere.

Sempre a Roma quando, a pochi mesi dalla mia tribolata adolescenza, mi trovai nella bellissima capitale in gita scolastica. Ah, che periodo stupendamente ridente.

Si giocava, si scherzava, nell’animo si danzava squillanti.

Mai più, da allora, mi ero sentito tanto euforico e baldanzoso, robustamente, sì, orgogliosamente, vividamente adolescente e placidamente festante e pimpante.

Mai da allora più sentii in me scorrere la forza della vita più magnificamente sfavillante.

Non so cosa esattamente a Roma, lì, in quell’istante mi accadde.

Per molto tempo fui sentimentalmente arido e cieco ma finalmente udii rimbombare nella mia anima, com’irradiata dall’alto da un’illuminazione soavemente ardente, un brivido piacevolissimamente terremotante.

E tremai, dapprima impaurito da quel devastante fulmine emotivo piovutomi dentro l’anima turbata e di colpo rinvigoritasi in modo tanto bruciante che il mio spento cuore trafisse a ciel sereno in maniera meravigliosamente a me luminescente e tonante, quindi rividi il mondo con enorme chiarezza stupefacente.

Ero di nuovo vivo e innamorato del mondo.

Sì, così come se durante quella gita scolastica qualcosa di nefasto e misteriosamente inquietante mi successe e inconsciamente m’indusse poi a esiliarmi e a vivere sempre strozzato nella cupa nerezza della depressione più lancinante ma quindi, nuovamente ritrovatomi a Roma, per strano, non pronosticabile e imperscrutabile, fatale e sbalorditivo scherzo del destino, proprio lì, riscoccò in me la memoria del tempo perduto, il fulgore dopo tanto patito e perfino compatito, auto-ingannevole dolore. E risi fra lo sgomento, il terrore e il mio riagguantato, per troppo tempo smarritosi, sconvolgente amore.

Secondo me questo è stato un miracolo. Chiamatelo tenero, dolce, inaspettato e inaudito calore!

Io credo davvero che lo sia stato.

Tutto qui.

Ecco, vedete, credo che a leggere di quest’esperienza senza averla vissuta, si può rimanere indifferenti. E questa breve storia può indubbiamente apparire perfino banale e sciocca. E, ripeto, mai e poi mai pretenderò che possiate prenderla seriamente.

Io so che stentiate a credermi. E, per certi versi, come potrei darvi certamente torto?

Vorrei farvi credere che un semplice viaggio a Roma abbia in un nanosecondo cancellato tanta mia vita affaticata e affranta?

E che davvero dal cielo io sia stato prodigiosamente illuminato da una radente, angelica grazia a infondermi la scintilla vitale per immemorabile tempo in me offuscatasi?

Non so. Io ripenso oggi a quest’episodio con lucidità e puntiglio estremamente raziocinante e non addivengo a nessuna scientifica, chiarificatrice spiegazione logica.

Come mai però, in quell’interminabile, martellante intervallo di tempo, nella mestizia più sconsolante mi ottenebrai e, oserei persino dire, un po’ ingenuamente vagai fra umori così rabbuianti e una coscienza mia mai davvero di vita scalpitante, soffocato da continue, imperterrite, emozionali intermittenze? E poi, in un istante incantato, rinacqui?

Sì perché da allora, dopo quella mia visita a Roma, il mio cuore si rinvigorì di ritrovata e forse dall’alto a me ancor concordata, armonia e interiore, florida bellezza?

Questa è la mia verità e di verità, assurde, grottesche, surreali e allucinanti è fatto il nostro mondo, pervaso com’è innatamente e dannatissimamente da profondissimi e arcani, irrisolti misteri divini insondabili e addirittura perturbanti, davvero inquietanti.

Si racconta anche che Roma non sia stata costruita in un giorno ma poi si trasformò in un prosperoso, immane impero, che poi soccombette dinanzi alla sua tragica caduta e che, dalle ceneri del suo tristissimo disfacimento, in gloria e folgorata da nuova luce risorse come il mio stesso umore rivitalizzato di riafferrata temerarietà del cuore.

Ci avete mai pensato? Si nasce, si muore e si rinasce ancora, inseguendo altre abbaglianti, calorose aurore, con riscaturito, sfrecciante ardore. Fra altri sofferti dolori ancora bloccati dai nostri stupidi o vigliacchi pudori.

E a questo miracolo non credo ci sia né mai potrà esserci una veritiera, innegabile, realistica spiegazione.

Perché questa è la vita nel suo incedere tanto esoterico e strambo e noi siamo stelle viaggianti in quest’altalenante, incerto ma affascinante spegnersi e riesplodere dei nostri rinnegati e ritrovati amori, persi magnificamente in tale insistente, battente, eterno essere, fin alla morte, senzienti e presenti.

Figli del nostro inesplorabile destino.

Ma ora… Un antico proverbio dice che non c’è mai due senza tre. Quindi, vi chiederete se da allora io sia ritornato a Roma.

Sì, son stato altre volte a Roma. Ma non è successo niente.

No, posso dirlo in tutta sfacciata franchezza, non è il tipo di città in cui vivrei, è storicamente importantissima, architettonicamente un capolavoro vivente, ma è troppo frenetica, cinetica, caotica e frastornante per un tipo come me.

Che or riama la vita ma allo stesso tempo ama anche la paciosa rilassatezza sanamente inquieta di un’esistenza che vive nel suo appartato, tranquillo, più discreto cogliermi in ogni silenzioso e poi sonante, interiore rumore.

 

 

di Stefano Falotico

Secondo Cronenberg il Cinema non è morto, sta mutando nella “nuova carne”, mentre Marchionne è oramai andato


23 Jul

Cronenberg

 

Sì, oggi pomeriggio, dopo un lauto pranzo, in occasione del compleanno di mia madre, sono andato a fare un giro. Al che, dovete sapere, che dalle mie parti, sebbene abiti in periferia, hanno aperto oramai da anni un’università. Credo sia la facoltà d’ingegneria. Roba che non m’interessa. Ho scelto il giorno sbagliato per far “due passi” in macchina. C’era un pienone, con tante automobili strombazzanti. Sì, è stato il giorno delle lauree e tutti gli studenti uscivano festosi dal caseggiato con la “coroncina di spine”, inconsapevoli del mondo che li attenderà. Sì, edificheranno palazzi che, al primo battito di vento, crolleranno e, per inadempienza ai loro studi, fatti col culo, saranno accusati di omicidio colposo. Quindi, li rinchiuderanno alla Dozza, celeberrimo carcere bolognese. Ove resteranno dieci anni e poi, una volta scontata la pena, dovranno ricostruire tutta la loro vita, mattone su mattone, partendo proprio dal cantiere limitrofo all’università da loro frequentata. Riciclandosi come formiche operaie. Sì, c’è un cantiere sempre in quella zona universitaria, perché stanno mettendo su questo cazzo di People Mover, una sorta di trenino “galleggiante” nell’aria che collegherà la Stazione all’Aeroporto. Roba che uno fa prima a farsela a piedi. Proprio dei soldi buttati nel cesso.

Comunque sia, visto che c’era un traffico della madonna, ho dovuto sostare adiacente all’entrata dell’università. E, immobile, ho ammirato di “belvedere” tutta una serie di cosce femminili notevoli.

Soprattutto una donna, ottimamente equilibrata di forme graziose e voluttuose, ha attirato la mia attenzione e “tirato” anche qualcosa che ho dovuto bloccare col “freno a mano” del mio sublimarla subito. Sì, era in compagnia di un ragazzone palestrato e dunque i miei occhi, in maniera furbesca, sì vedevano il suo fondoschiena marmoreo, ben diluito in una minigonna floridamente attraente, ma allo stesso tempo dovevano far finta di non vedere. Insomma, se una donna di questo livello ha già il suo uccello, come si suol dire, non bisogna darlo/a… a vedere, occhio non vede, cuor non duole.

Sì, so, ragazzi miei, che vi struggete perché la donna dei vostri sogni, che tanto vi lascia insonni, sta con una testa di cazzo insopportabile, e per voi son dolori che alleviate con frustranti seghe pesanti.

Ma è la vita. Non si può azzardare laddove il vostro azzardo potrebbe farvi patire pene… dell’inferno. Perché, se vi va bene, vi beccherete un mal rovescio, se vi andrà male, come infatti già è andata, c’è sempre il canale del Tubo a luci rosse per compensare la fregatura e per sfregarvelo un po’. Eh sì.

Meglio di niente, no?

Ora, questo lungo… discorso per dire che, potete incazzarvi quanto vi pare, ma Netflix è come le donne. Siete dei romanticoni che sognate il Cinema sul grande schermo e invece questa piattaforma sta monopolizzando il modo di fruir della celluloide, e tal processo, che vi piaccia o meno, non si può fermare, cresce di ora in ora e “contagia” anche chi prima disdegnava lo streaming ma inevitabilmente vi ha abdicato, così come le donne, che non ve la danno, vorreste che fossero una vostra esclusiva e invece, a malincuore e a fegato amaro, scoprite che si scoprono con altri. Tutti oramai ne “fruiscono”, tranne voi, rimasti indietro. Ah ah.

Ecco, vi spiego una strategia “infallibile” di approccio. Andate da una donna che vi attizza in chat su Facebook e scrivetele…  ho letto i tuoi post, sono molto malinconici, pari sfiduciata, vorrei credessi ancora all’amore, e spero t’innamorerai di me.

Lei vi risponderà: – L’amore non si sceglie, è lui che sceglie te.

E voi: – Infatti. Io sono l’amore e ti ho scelto. Chiaro?

 

Ah ah.

Sì, probabilmente il suo ragazzo vi spaccherà la faccia, ma dovete comunque calcolare la possibilità che possiate essere voi a metterglielo in quel posto… liscio e caldo.

Sì, Marchionne sta morendo. Forse è già morto.

Molte sono come le macchine della FIAT, alla prima “botta” vanno giù di carrozzeria. Sì, dopo essere state sverginate, imbruttiscono e diventano chiatte. E si lasciano “sfasciare” a destra e a manca con una facilità incredibile.

Voi, invece, donne lussuriose, “lussate” e di lusso, venite… dal meccanico che sono io e sarà un Crash al bacio.

Dopo questa porcatella, vado a prepararmi un caffè con la cannella.

Cosa faccio di lavoro? Fuori dalla mia porta, c’è scritto: aperto dalle 9 di mattina alle otto di sera.

Il tariffario è a ore: più duro e più incasso.

Nel senso che è proprio dura e io di botte ne prendo un casino. Eh sì, un casino… la mia vita.

Ah ah.

Un bordello!

 

di Stefano Falotico

Confidando nel Joker con Joaquin Phoenix, che mi pare di altra categoria, i trailer di Aquaman e Glass mi fanno sinceramente cagare


23 Jul

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Sì, son in trepidante attesa che Robert De Niro venga ufficializzato come Murray Franklin nel Joker con Phoenix. Molti siti di Cinema danno la sua partecipazione per certa, ma se non “tocco” attraverso Deadline o Variety, sul fatto che davvero presterà il suo carisma a un cinecomic, non posso esserne convinto.

Dopo il Nicholson di Batman e l’Al Pacino di Dick Tracy, eccezion fatta per Dustin Hoffman sempre del film di Beatty, che spiccicava due parole in croce, sarebbe il terzo “mostro sacro” degli anni settanta ad avere un ruolo secondario di spicco in un “fumetto”. Ah no, dico cazzate, c’è anche il grande Lex Luthor/Gene Hackman dei vari Superman con Reeve. Sbaglio? Ce ne sono altri? Ma chi se ne frega. Dammi quella sigaretta che accarezzerò il suo tabacco così come un brasiliano palpa la sua bella al calar della sera.

Sì, il Joker con Phoenix, a prescindere da ragioni deniriane, mi affascina, mi attizza, come si suol dire.

Perché, almeno sulla carta, mi pare un’operazione affascinante, diversa dalla consuetudine, ch’è invero abbastanza scassa-palle come tutto questo ambaradan fatto di Avengers, Godzilla pieni di CGI, e uomini McAvoy che soffrono di cinquemila disturbi della personalità e, dopo tante delusioni, s’imbestialiscono, correndo nei prati zampettando come fossero Bambi posseduti da corpi ebefrenici da scimpanzé.

Poi, questo Willis appare davvero stanco, floscio, con la barbetta da barbone, e Samuel sembra invece un barboncino colorato di “carboncino”.

Per non parlare di quest’altro obbrobrio, Momoa. Un grosso pezzo d’uomo che sembra un orco della fiabe nere però con l’espressione del mammalucco e il carisma di un citrullo.

Sì, Aquaman è un film formato al 90% per cento da effetti speciali che oramai non stupiscono nemmeno zio Nino, uno cresciuto “ingenuamente” coi programmi della RAI con le musiche del “maestro” Pregadio, che però, quando trombava la moglie Carmela, voleva che fosse, sì, tutta bagnata, ma anche soda, di culo tosto come il bicipite del Momoa. E beveva acqua Ferrarelle, ché stimola la diuresi verso certe stronzate. James Wan, sì, vaffanculo. Hai toppato. Va’ a cagar’!

Un film formato perlopiù da computer graphic e per il restante 10 per cento dalle sciacquette della Kidman e della Heard. Due bionde talmente algide che nemmeno l’uccello del Momoa, vero bestione, sarebbe stimolato… dinanzi a tanta freddezza. A voi piace la Heard? Mah, a me sembra una che la tocchi e si spacca in mille pezzi come Glass.

Peraltro, a me dà l’impressione che il Momoa abbia il classico ciddone. Il ciddone cos’è? È “qualcosa” di davvero pazzesco. Termine dialettale per definire il membro maschile di proporzioni ciclopiche. Roba che neanche Thanos può permettersi. Anche se Diane Lane continua a stare con Josh Brolin, che secondo me è un cane, ma ragioni “profonde” ci saranno… Roba davvero “eros” che offre alle donne pulsioni poco thanatos.

Sì, l’altra sera c’è stato un incidente in via Prati di Caprara, a Bologna, vicino all’ospedale Maggiore.

L’uomo nella macchina incidentata è morto sul colpo. Presto è accorsa l’ambulanza, per forza, l’ospedale appunto distanziava solo un centinaio di metri.

Al che, gli infermieri hanno confabulato…

– Secondo te, di cosa è crepato questo qui?

– D’infarto. Ovvio. Gli è preso un coccolone, la macchina ha sbandato ma per fortuna non ha investito nessun passante. Le altre macchine son rimaste illese.

E ha preso su la parola uno originario di Andria.

– Ecco, vedete quel cartellone con quelle tre figone della Calzedonia?

– Sì. Che c’entra?

– Quest’uomo, adesso “appuriamo”, deve avere un ciddone, e dinanzi a queste patonze incredibili dev’essergli partito l’embolo.

– Pensi che sia questa la causa del decesso?

– Sì, è stata colpa del ciddone. Del “king of the monsters”.

 

Tornando invece sul McAvoy e sul Momoa.

Secondo voi sono sexy due troioni del genere?

Questo è sexy. Un uomo che, col caldo afoso di Bologna, indossa un giubbotto invernale.

Sì, ci sta. Fa parte del “supereroe”.McAvoy 37661399_10211721867585055_4344481190816776192_n

 

di Stefano Falotico

Godzilla II – King of the Monsters, il trailer ufficiale in italiano


23 Jul

Ebbene, la Warner Bros ha rilasciato poche ore fa il primo trailer di Godzilla II – King Of The Monsters, senza dubbio altamente spettacolare.

Godzilla è un mostro nipponico celeberrimo che da qualche anno a questa parte sta vivendo una sorta di seconda “giovinezza”. Recentissimamente, perfino uno dei nostri quotidiani più importanti, La Repubblica, gli ha dedicato uno speciale, con uno splendido inserto. E dal 18 Luglio, sulla piattaforma di streaming Netflix, è disponibile il terzo capitolo di una trilogia inaugurata da Godzilla – Il pianeta dei mostri, ovvero Godzilla – Minaccia sulla città.

Ora, come detto, direttamente dai Comic-Con di San Diego, abbiamo il primo filmato di questo sequel del film del 2014 che fu diretto da Gareth Edwards.

Stavolta, la pellicola porta la firma di Michael Dougherty e palesemente fa un uso massiccio, persino sovrabbondante della computer graphic. Avvalendosi di un cast straordinario, in cui spicca la giovanissima Millie Bobby Brown, enfant prodige della serie di culto Stranger Things. Affiancata dalla sempre ottima e fascinosa Vera Farmiga (L’uomo sul treno), dal bravissimo e carismatico Kyle Chandler (Manchester by the Sea, The Wolf of Wall Street), Ken Watanabe e la mitica Sally Hawkins de La forma dell’acqua.

di Stefano Falotico

Tutti, in questa società, vogliono essere Superman, ma Superman è schizofrenico e soffre come un cane, lasciate perdere


21 Jul

 

Reeve Superman

Sì, impazza l’edonismo e chiunque vuole essere sommerso di complimenti anche laddove è palese che non se li merita. Perché mai, ad esempio, io mi dovrei complimentare con borghesi pasciuti e arroganti che sputano sentenze dall’alto di una prosopopea mendace e falsa? Chi sono costoro per meritarsi la mia stima e la mia simpatia? Degli arricchiti che hanno campato e campano tutt’ora su credenziali “autorevoli” attraverso cui ricattano il prossimo, schiacciandolo coi loro abusi di potere e le loro oscene falsità.

No, da me avranno solo un pugno in faccia, se ancor si azzarderanno ad avanzare squallide, bigotte ipotesi sul valore della mia persona, sulla base di diagnostiche superficialità figlie della loro bacata mentalità distorta. Sì, costoro si sono insuperbiti in anni e anni di affinata stronzaggine. E dovremmo anche ammirarli? E innalzare delle statue in loro onore, a elogio del loro puttanesimo? Ma per l’amor di Dio!

Una frase celebre or vi cito, che voi certamente non conoscerete perché siete ignoranti più della capra della buonanima di mio nonno Pietro, coltivatore diretto e allevatore di polli, deceduto a settant’anni perché mal lo curarono dal cancro. E liquidarono la faccenda facendo spallucce con lacrime da coccodrillo. Addussero che morì per indigestione di pomodori.

Quando ti viene voglia di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.

Tratta da Il grande Gatsby del fantastico Francis Scott Fitzgerald.

Uno di quei classici che danno obbligatoriamente da studiare ai collegiali americani, loro lo imparano a memoria ma non capiscono un cazzo, troppo presi a pensare come pomiciarsi una squinzia alla Baywatch durante lo spring breaker delle merde che sono. I futuri Tom Cruise. Bellissimi, bravi, diligenti, in una parola deficienti.

Io invece cito ciò che so, il libro da me citato l’ho letto, e non solo una volta, e quindi posso permettermi il lusso di estrapolare questa frase a tal proposito. Mentre voi, pescate dal net le frasi da baci Perugina e, a seconda dei vostri umori, le citate appunto a sproposito. Decontestualizzandole.

Ora, breve parentesi. Non associate il capolavoro di Fitzgerald al film con DiCaprio. Perché, pur lodando le abilità post-modernistiche di Luhrmann, il film è una mezza stronzata. E non me ne voglia il signorin DiCaprio che sfigura eccome dinanzi al ben più pertinente e titanico Robert Redford.

Ce la possiamo dire schiettamente, senza peli sulla lingua? Sì, DiCaprio non è un grande attore. Che bestemmia sana! Sì, non lo è.

Non sarà mai Redford perché è troppo furbetto e ammiccante, con un viso da perenne adolescente cresciuto a zoccolette e modelle da Victora’s Secret. E sebbene abbia lavorato in cinquemila, forse solo cinque film di Scorsese, nonostante ghigni e provi a essere sardonico, non sarà mai carismaticamente “figlio di puttana” come il mitico Bob De Niro. Perché Bob De Niro profuma d’uomo, sexy o non sexy che sia, con tutto il suo birignao e le sue smorfie da irlandese-italiano che sa cos’è la puzza di strada.

Mentre DiCaprio si vede lontano un miglio che fa il “gangster” con la faccia di uno che aspetta di farsi spompinare da una bella fringuella col cervello di una gallina. Un mezzo fake, insomma.

Sì, ci sono attori che, visto che non abbiamo di meglio, scambiamo per grandi attori. Girano tremila film l’anno e, alla fin fine, stringi stringi, come si suol dire, non è che le loro interpretazioni rimangano tanto impresse. Prendete Michael Shannon, nei panni del villain sciroccato è fenomenale. Ma non me lo vedo caratterizzare un personaggio diverso dalla sua consuetudine. Per non parlare di quell’altro… Benedict Cumberbatch. Oramai è dappertutto e mi chiedo come abbia fatto ancora a non impazzire. Ha il tempo per sedersi sul water e farsi una cagata rilassante? Comunque, di cagate ne ha girate parecchie.

Liam Neeson, sì, mi piace. Neeson è Neeson, un pezzo d’omone granitico di enorme charme, che sa il fallo, no, fatto suo senza essere fastidioso o esibizionista.

Roba che Vera Farmiga, quando ha girato L’uomo sul treno, ha dovuto interrompere le riprese dieci volte perché, ogni volta che lo fissava, si squagliava. E non si ricordava più le battute. Da qui il fallo, no, fatto che Neeson, nelle scene con lei, pare che la prenda platealmente lì. Lei ne era fottutamente presa.

Alla fine del film, Vera, donna verissima, eh sì, ha dovuto cambiare tutte le sue mutandine del guardaroba perché le aveva totalmente prosciugate…

Sì, Neeson è quello che si dice un uomo che ti brucia in men che non si di(c)a.

Ma, collegandomi al titolo di questo scritto, sì, io non vorrei mai essere come Superman. Per me, Superman è Christopher Reeve, lui è Superman. Altro che questo Cavill del cazzo.

Reeve aveva un fisicone, era massiccio eppure sembrava un uomo buonissimo e recitava la parte di Fantozzi, nei panni del suo alter ego Clark Kent, per non destare invidie. Lui salvava il mondo ma nessuno salvava lui… La gente era troppo occupata a pagar le bollette per potersi occupare di un salvatore elevato.

Poveretto… che vita di merda che deve avere un superuomo.

Meglio se andava in palestra e poi si postava su Instagram. Sai quante troie l’avrebbero corteggiato? E lui, non avendo nessuna sensibilità, ma essendo un pornoattore e un porcone, di nessuna di queste si sarebbe innamorato. E avrebbe vissuto “a culo”.

Vuoi mettere?

Invece, prendeva un libro in mano, gli altri erano ancora a riga tre e lui aveva intanto già finito altri tre libri.

Ma che se ne faceva della sua grandezza? Nel mondo di oggi, cinico e abietto, sarebbe stato solo un coglione…

Per non apparire scemo, si sarebbe adeguato all’andazzo. Avrebbe contattato una donna e le avrebbe detto… uè, bella gnocca, quando mi fai una pompa? Semmai avrebbe incontrato pure una ipocrita che si masturbava da mattina a sera e pensava sempre a quello, ma voleva offrire di sé l’immagine della donna di “classe”, che gli avrebbe risposto:

sei un morto di figa.

 

Sì, sapete, nella vita di tutti i giorni devo fare la parte del demente. Così nessuno si spaventa, le donne non ti saltano addosso e ti lasciano in pace, e gli amici ti rispettano perché sei un cretino come loro.

Sì, altrimenti mi chiederebbero di fare il Presidente della Repubblica e io non voglio troppe responsabilità.

Adesso, scusate, vado a farmi un giro. Ficcando nell’autoradio la musica di John Williams.

Sì, l’espressione va un po’ migliorata, così sembra quella di un mezzo matto un po’ rintronato.

 

 

di Stefano Falotico

Tu leggi Sutter Cane? Devi leggere anche il Genius Falotico


21 Jul

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Finalmente è uscito il trailer di Glass. A forza d’imbarbarirvi nei pettegolezzi di vite insulse e piatte, un giorno darete di matto e v’imbestialirete. Non fatemi la fine del McAvoy.

Sì, siete come James dei palestrati, pensate di vivere una vita adamantina nelle vostre torri di avorio, ma io vi dico che il morbo della pazzia vi ha già contagiato da mo’…

Andate sempre in palestra per avere, come James, un fisico taurino ma avete perso il lindore della fantasia pura.

Perché leggere Sutter Cane, che potrebbe spedirvi in manicomio, quando potete leggere invece, nella calma delle vostre casette, un Falotico d’annata?

 

E ricordate: il Genius sa…

E, tra la foll(i)a sguscia, in maniera ficcante…

Il Genius, vero unbreakable.

 

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Glass, finalmente il trailer del sequel di Unbreakable e Split con Bruce Willis, Samuel L. Jackson e James McAvoy


21 Jul

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Gli ammiratori del suo regista, M. Night Shyamalan, lo aspettavano da una vita, si può dire. Ecco finalmente disponibile il nuovo, stupefacente, fascinosissimo trailer di Glass, il sequel di Unbreakable Split, atteso da milioni di fan in tutto il mondo. Con un trio di protagonisti eccezionale, Bruce Willis, Samuel L. Jackson e James McAvoy.

In occasione del Comic-Con di San Diego, sono state mostrare appunto le immagini che vediamo scorrere in questo filmato.

Questa la sinossi:

Dunn (Bruce Willis) sta dando la caccia alla Bestia, controparte sovrumana di Crumb (James McAvoy), scontrandosi con lui in maniera sempre più aspra. Intanto Price (Samuel L. Jackson) emerge dall’ombra, nascondendo dei segreti che si riveleranno pericolosi per entrambi.

Insomma, questo trailer vi ha soddisfatto o deluso?

L’atmosfera che si respira è quella del grande evento cinematografico ma, soltanto a Gennaio del prossimo anno, potremo sapere, una volta che il film uscirà nelle sale mondiali, se tanta nostra trepidante attesa sarà stata ripagata da una pellicola all’altezza delle aspettative.

Impressionante, comunque, possiamo già dirlo, il fisico taurino e palestrato che McAvoy esibisce in questo trailer. Che fosse fisicamente prestante lo sapevamo, ma non pensavamo sin a questo punto.

Glass potrebbe inoltre rilanciare la carriera di Bruce Willis che, a essere onesti, ultimamente è stata un po’ annacquata da tanti filmetti insignificanti e direct to video.

Il Cinema di Zemeckis è forse, forse bello perché è un’idiozia


20 Jul

Marwen Steve Carell

 

Ora, breve parentesi. Ma perché i Negramaro, quest’estate, non salgono su una scogliera, bella alta, e si buttano giù? Ma non nel mare che sempre decantano, quanto su delle rocce appuntite?

Sì, uno dei miei sogni cinicamente proibiti è pigliare questo Sangiorgi, che continua a raccontare di dolci amarezze all’imbrunire, condurlo sin in cima a un grattacielo di vetro, e simil-Bruce Willis di Trappola di cristallo, sferrargli una botta che lo fa volare giù come Alan Rickman. Ha veramente rotto il cazzo!

Questo per farvi capire che le melensaggini per consolare le vecchie rincoglionite non mi son mai piaciute. Anzi, le disdegno e ripudio con totale sfrontatezza. Ma appuro, altresì sconsolatamente, che molte ragazze di oggi sono più rimbambite delle loro nonne. Un tempo avevamo pezzi di figona come la cantante-modella-attrice Nico, una tedescona soprannominata Sacerdotessa delle Tenebre. Donna arguta, statuaria, con degli zigomi più appuntiti di Al Pacino. Mascolina, zoccola al punto giusto eppur melodica. Tutto ciò che mi piace in una donna. Che non deve essere come zia Ritella, che studia pedagogia per aiutare le persone deficitarie, ma una che sa che deve sfacciatamente sbattertela in faccia con classe da colei che ama… le racconti storie di fantasmi mentre te l’inchiappetti. Sì. Donna vera.

Oggigiorno le donne sono peggiorate assai. Sì, un tempo le donne erano davvero donne. Stavano sempre in casa a far le pulizie, aspettando che il marito, un contadinazzo lurido, dopo aver piantato i fagioli nell’orto, ben “enucleasse” il suo bel pisello nel condirle di aceto “balsamico”. Ah ah.

Ah, grandi famiglie all’epoca. Sì, scendeva la notte impertinente, e loro ci “davano dentro”, col cagnaccio che, facendo da guardia, intonava di ululati un medley. Che latrati in quella latrina. Ah ah!

Oggi invece le donne son tutte socialmente impegnate. Non possono contentarsi di venir… “impregnate” e basta? No, ecco che si prendono cinquemila lauree e sposano l’uomo aureo, con una posizione imbattibile. Ma poi avviene confusione a letto. Vogliono farla… da padrone, e prima scelgono di mettersi sotto nella missionaria, poi vogliono cavalcare per far sentire all’uomo posseduto tutta la loro dominazione da amazzoni “arrivate”. Che stronzata!

Prendete invece Hilary Swank di Million Dollar Baby. Una vita di merda, a far la cameriera per degli sporchi gonzi. Poi arriva il “cavaliere pallido” Clint e crede nel suo sogno. Sino a che Hilary incontra una super troia mai vista che la devasta. E lei, non resistendo all’idea di essere ridotta così, si taglia la lingua. Clint, distrutto dalla sua sofferenza, le pratica l’eutanasia. Perché tanto sa che, continuando a vivere “amputata”, sarebbe straziante. Come si suol dire, controproducente.

Un capolavoro. Perché questa è la realtà, mie teste di cazzo.

Altro che Zemeckis. Uno che davvero voleva farci credere che un ritardato come Forrest Gump potesse scoparsi l’ex di Sean Penn. E che un timidone bamboccione come il padre di Michael J. Fox avesse finalmente trovato il coraggio e tirato fuori le palle per chiedere la mano di una scemotta superficiale che si eccitava davanti a un futuro malato di Parkinson che indossava jeans “fighi”. Roba che questa qua, a cinquant’anni, mi va matta per Ermal Meta. Che cosa? Secondo voi è bravo Ermal? Boh, sarete figli di Biff Tannen e non avete gusto. Vi basta questo pappagallo finto-elegantino per andar in brodo di giuggiole? Quando comprenderete il vostro “ritorno al futuro”, saranno cazzi. Non mi riferisco a molte donne lascive, che tanto di cazzi, amari o no, sono specialiste a prescindere dai probabili rimpianti.

Povero Tom Hanks. Quando lavora con Zemeckis, in quei mesi che durano le riprese, si scorda di essere uno che comunque lo dà a quella milfona arrogantissima di Rita Wilson. Da cui il pallone di Cast Away.

Secondo me, Rita di faccia è un cesso, ma comunque è un donnone. E mai immaginereste, vero, che un bonaccione come Tom sia sposato a questo mezzo mignottone. Invece sì.

Ora, Zemeckis, il prossimo anno uscirà con Benvenuti a Marwen. La storia di uno totalmente massacrato, probabilmente castrato, che si fotte le “bamboline” ricreate artificialmente in giardino.

Comunque, sarà un capolavoro alla Frank Capra.

 

5 min fa, ho ricevuto una telefonata.

 

– Ciao Steve, ma sei ancora vivo?

– Sì.

– Pensavo fossi mezzo morto.

– Infatti lo sono. Ho un 15% di mezza vita da incularmi.

 

Che “lutto”.

Che tragedia.

 

– Steve, toglimi una curiosità. Ci sono delle vaghe attinenze nel tuo vissuto col prossimo film di Zemeckis?

– No, nessuna. Assolutamente. Non avere di questi sospetti, amico. Io ce li ho, ma tu non devi averli. Dai. Davvero ti poni questi problemi?

 

La vita è meravigliosa!

 

Balliamo! Che bello, stupendo! Più che altro tremendo.

E ricordate: alle prossime elezioni, votate il Falotico, un uomo che ti dice sempre la verità. A costo di non stare simpatico. Va da uno che è sulla sedia a rotelle e gli ricorda pure che, in seguito alla disgrazia, è persino impazzito e ha perso ogni residua rotella.

Chi invece vi racconta delle favolette, è uno più falso di quella bagascia di tua sorella. Una che ogni notte si fa sbattere da tre ebeti, ma continua a sostenere che il suo libro preferito è Il piccolo principe.

Ho detto tutto.

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Attori rinati: Richard Gere, che rimonta per un sex symbol intramontabile!


20 Jul

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Oggi voglio parlarvi del mitico Richard Gere, un attore tutt’altro che bollito. Recentemente, mi sono divertito un po’ sadicamente a sbeffeggiare quegli attori che, filmografia alla mano, negli ultimi anni ci hanno deluso parecchio, e hanno arrancato in pellicole di dubbia qualità. Un discorso assolutamente inverso va fatto, appunto, per Richard Gere che, fra l’altro, tanto per ribadire il suo attuale stato di perfetta forma psico-fisica, è convolato a nozze con Alejandra Silva, donna che ha trentatré anni meno di lui.

Richard Gere è nato a Filadelfia il 31 Agosto del 1949, e quindi presto compirà sessantanove anni. Ma, alla soglia della settantina, possiamo affermare che la sua carriera cinematografica, e non solo, è rinata.

Un sex symbol intramontabile, dal fascino indiscutibile, che da giovanissimo eccelleva in ginnastica e musica e, infatti, dopo In cerca di Mr. Goodbar e I giorni del cielo di Terrence Malick, incanta attrattivamente e fisicamente ogni donna del pianeta con American Gigolò di Paul Schrader. Un ruolo talmente sensuale che, paradossalmente, lo imbriglierà per decenni nell’icona del bellissimo irresistibile. Basti pensare a pellicole come Ufficiale e gentiluomo o All’ultimo respiro, per non parlare naturalmente di Pretty Woman.

Ma, a prescindere da film notevoli come Cotton Club di Francis Ford Coppola, Gere non si stacca di dosso l’etichetta limitante di bello impossibile, non riuscendo mai davvero a far rilucere, al di là di questa maschera, il suo talento attoriale.

Infatti, Richard Gere non solo non ha mai vinto un Oscar ma è forse una delle pochissime grandi star a non aver ricevuto, pensate, nemmeno una nomination.

Varie candidature ai Golden Globe, sì, ma nessuna candidatura agli Academy Award.

Non che la grandezza di un attore si misuri esclusivamente dagli Oscar vinti, ma questo ci fa capire come Richard Gere sia stato maltrattato spesso e volentieri dai critici, soprattutto statunitensi, che raramente l’hanno preso in seria considerazione.

A torto, secondo me.

Perché come detto, tranne quando è relegato unicamente al ruolo del piacione, Gere sa recitare eccome, perfino in maniera suadente e stupenda.

Se non mi credete, riguardate che allure, che classe, che finezza interpretativa e che presenza scenica esibisce in Schegge di paura e The Mothman Prophecies.

E che dire, inoltre, delle sue interpretazioni in due dei suoi ultimi film, nel magnifico L’incredibile vita di Norman di Joseph Cedar e ne Gli invisibili di Oren Moverman?

E l’attendiamo, trepidamente, il prossimo anno nella serie televisiva MotherFatherSon.

 

 

di Stefano Falotico

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