Posts Tagged ‘A Dangerous Method’

L’irreprensibile, immutabile, irremovibile mia visione del mondo infrangibile, una visione da duro


08 Feb

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Sì, più passa il tempo e più divento assolutistico. Dogmatico in alcune convinzioni. Radicale eppur non islamico né radicalizzato. Ideologicamente schierato, barricato nelle mie verità inamovibili, perpetue, sacrosante, ribattezzate, sacramentate giorno dopo giorno in un continuo, tremendo forse trincerarmi nella schiettezza più disinibita oppure nel vivo, scorticante scoprirmi in quello che appare un misero fortilizio vulnerabilissimo, una prigione di vetro indistruttibile, inattaccabile da colpire duramente per risate sperticate e offese sguaiate.

E più ridete, più mi biasimate e compatite, più io vado fiero della mia freddezza e del mio stile impeccabile.

Inappuntabile!

E vi rimando a uno dei miei scritti migliori degli ultimi mesi, indiscutibile. Riveduto e corretto per l’occasione.

Ove credo, e lo affermo con estremo orgoglio, di aver azzeccato pienamente tutto. Indovinato le trappole ricattatorie a cui molti di voi abdicano e si conformano per non dispiacere a nessuno tranne a voi stessi, appunto.

Perché, in quest’illusoria, menzognera compiacenza frivola, mercantilistica, asservita e improntata al culto dell’apparenza più edonistica, pensate di vivere felici e invero, neppure tanto segretamente (e basterebbe adocchiare i vostri sfogatoi su Facebook per accorgersi che vi dilaniate in piaggerie e piagnistei patetici), soffrite immensamente nel vizioso circolo perennemente auto-ingannevole d’ipocrisie ruffiane, di vostri scambi di battute mortifere, fasullamente ridanciane ove, recitandovi a vicenda il giuoco e il giogo di leccarvi il culo, pensate qualche volta di aver trovato il vostro quieto porto. L’attracco sereno, libero da ogni angoscia sporca.

E oscenamente sbagliate, ancora una volta. Penosamente insudiciati da una mendace mascherata di baciamani cortesemente allineati a una massa insulsa, bacata, superficiale e facilona.

Io, in maniera ancestrale e abissale, sono incurabile.

Le provaste tutte. D’inganni, maligni sotterfugi, di trabocchetti e appunto ricatti, di proibizioni plateali o ancor peggio dicerie e sgambetti subdoli per adattarmi alla vostra visione del mondo.

E invece il mio no apertamente sbattutovi contro, anziché essersi affievolito…, oh sì, s’è enormemente irrobustito.

Esponenzialmente ingigantito. Tanto che ho assunto il nome di Joker per opporre, dinanzi alla vostra indifferenza inaudita, la mia burlesca scortesia altrettanto truffaldina.

Recito la demenzialità come un man on the moon strafottente, allo zenit di ogni possibile e immaginabile irriverenza e sfrontatezza verace ché, ingiustamente provocato affinché contro-natura cambiassi e beceramente mi omologassi, ai dettami del porcile e delle bieche animalità piamente e piattamente, abbattuto, m’attenessi, nel mio consapevole, onesto, bel delirio persevero e non c’è verso oramai che possa tornare indietro.

Mi affibbierete la patente di coglione ma sarò asceso in verità, vi dico, a omone, miei troioni.

No, non andrò mai col sorriso a trentadue denti a una festa nel fotografarmi, attorniato da veri, questi sì, pagliacci, assieme a delle belle gnocche con tanto di boccacce.

Meglio far il Boccaccio, il goliardico asinaccio dinanzi a tal vile umanità allo sbando, di fronte a un mondo di magnacci.

Sì, sono arrivato a considerare la pornografia ben fatta perfino superiore a Shutter Island. Pensate un po’.

Ora, parlo da uomo che ha adorato Scorsese alla follia, appunto, per tempo immemorabile.

Ma, sinceramente, possiamo prendere i suoi ultimi film e buttarli a mare.

Sì, non sto bestemmiando.

Oggi, avete fatto un gran casino perché sulla RAI hanno trasmesso The Wolf of Wall Street tutto sforbiciato e censurato.

A mio avviso, e non è sacrilega blasfemia, è un film davvero brutto. Pacchiano, interminabile, scontato, volgare.

Assistere a un Pinocchio che mangia, caga, dorme, scopa da mattina a sera, fa soldi sui poveri fessi e via dicendo.

Che palle. Ma questo lo sappiamo già. E il film non ha stile, è piattissimo, una noia micidiale.

Sì, vi siete stupiti della censura? Se fossi stato nel direttore del palinsesto della RAI, io l’avrei completamente censurato. Del tutto. Bruciatelo!

Via, questo film va cancellato. È una schifezza immonda. Ma non perché mostri sesso e cazzi vari, potte e figone, no, non per questo.

Semplicemente perché è una disgrazia cinematografica indicibile. Il punto stilisticamente più rincoglionito di Scorsese.

Ho accennato a Shutter Island. Altro film che, come dicono a Roma, non se po’ vede’.

Ora, Leo DiCaprio impazzisce perché torna dal lavoro e scopre che sua moglie, una specie di Annamaria Franzoni, ha trucidato quelle povere creature dei loro figli.

Ah, troppo facile. Non s’impazzisce in un nanosecondo. La pazzia abbisogna di anni e anni di eventi e circostanze funeste per stabilizzarsi nella doppia personalità.

Non è certo una tragedia a scatenarla di punto in bianco.

E, a proposito della Franzoni, oh, a me pare pure un’ottima figa. Quasi quasi una botta gliela darei.

Sì, è libera, dichiarata innocente. Ed ecco che i giornali vanno a ruba. La gente, che non ha un cazzo da fare, anziché preoccuparsi della propria vita andata a puttane, s’infoia per sapere la verità.

Impazzeranno altri programmi da sciacalli.

Saranno fatti della Franzoni se ha ammazzato o no? Eppure a voi che le puntate il dito e le dite che è un mostro… piace Le ali della libertà. Non capisco…

A proposito di pazze e pazzie. Anche A Dangerous Method è un mezzo film di merda. Ho scritto un libro, David Cronenberg – Poetica indagine divorante, ove poeticamente lo incensai.

Sì, perché è conforme alla poetica di Cronenberg e in questo senso un film magnifico.

Ma il film, preso esclusivamente nella sua sostanza, è una balla colossale. Non si cura la schizofrenia con inculate, carnali e non.

Io sono un esperto in materia. Ma non di schizofrenia e malattie mentali affini. Bensì di illuminata sanità totale.

Anni e anni d’idiozie psichiatriche mi hanno, e qui mi aggancio alla tesi mia iniziale, convinto che la psichiatria, anche la psicanalisi, non risolva nulla.

Di solito, se c’è un disagio preoccupante, il medico cerca, attraverso colloqui infiniti e potenti, col paziente, di risalire alle cause. Non sempre sono individuabili.

E, anche quando si accerta la causa, che cosa si risolve? Niente.

Anzi, peggio. Il cosiddetto “pazzo”, se la sua pazzia era innocua, se la godeva.

Una volta preso coscienza di essere pazzo, che cosa gli rimane?

Può essere che abbia sessant’anni, nessun soldo in banca, eccetera eccetera. Sai che roba.

Almeno prima si trastullava spensierato nella sua incoscienza.

Gli psichiatri, poi, sono unicamente allarmati soltanto da questo: del paziente, della sua salute appunto psichica, di conseguenza anche fisica, non gliene può fregare di meno.

A loro interessa solamente che i suoi “disturbi” non siano di danno a nessuno.

Sono dei poliziotti e tutori dell’ordine. Un mio amico mi disse… non si occupano di pulizia della mente, bensì sono la polizia della mente.

È tragicamente vero. Agghiacciante.

Se un paziente loro in “cura” diventa non un peso morto bensì un peso massimo di trecento chili e un vegetale perché bombardato di farmaci e sedativi allucinanti, agli psichiatri non frega nulla. Non sbatte, come si suol dire, un beneamato cazzo.

A loro importa solo di preservare una parvenza di pseudo-tranquillità tristissima, ripugnante, oserei dire criminosa, infame e delittuosa, azzerando una persona, inibendola, semmai pure castrandola, psicologicamente annientandola, al fine che non faccia più casini che potrebbero mettere in pericolo la sua incolumità e quella del prossimo.

Un abominio osceno.

Anziché curarla davvero, sensibilizzarla, valorizzarla, perdonarla se ha commesso involontariamente degli errori, la psichiatria viene usata a scopo punitivo, tamponante, ai limiti dei più inguaribili orrori lobotomizzanti e nazistici.

E in questo non si differenzia molto nel suo agire, sopprimere, castigare e frenare, alla società di massa.

Che ipocritamente zittisce chi la pensa diversamente col potere capzioso d’un inganno e di una slealtà che va a parare sempre sul sesso, sulla forza, sulla virilità e la femminilità, sulle apparenti debolezze e sulle intrinseche e non, presunte, pregiudizievoli fragilità.

Una visione del mondo adattatasi alla potenza del denaro, in poche parole alla forza… della maschera.

Perché pensate che molte persone si laureino, ad esempio? Davvero perché credete che abbiano semplicemente istituzionalizzato il loro sapere in una determinata e da loro designata disciplina?

No. O perlomeno è vero per chi, ottemperante a una referenzialità formale, applica le sue conoscenze per un fine superiore. Per un arricchimento emotivo e culturale che possa donare loro migliori strumenti interpretativi.

Ma i più sfruttano il pezzo di carta per sentirsi superiori e dettare, da dittatori, la propria privilegiata legge sul debole di turno, ricattandolo.

Si chiama fascismo, si chiama ignoranza, si chiama arroganza, supponenza, si chiama idiozia.

 

Ed è per questo che, nonostante tutto, io sono davvero il Genius.

E nella vita devo fare quello per cui sono nato. Scrivere di Cinema e non, non posso essere coglionato nelle sceme(nze) generali.

E poi… ieri il Frusciante ha esaltato JFK di Oliver Stone.

Ce la possiamo dire? Non è un granché. È cronachistico, documentaristico, uno sfoggio di montaggio purtroppo retorico, al solito spettacolarizzato, con mille attori importanti messi lì in cammei tanto per dire… ah, c’è pure Kevin Bacon, anche Pesci. Anche quell’altro. Come si chiama pure?

È un Cinema vecchio.

Invece io sono sempre più giovane.

 

E cammino spavaldo, grattandomi anche un uccello invidiato che sa il fallo suo. Sì, il fallo. Il Falò!

Un uomo che, sotto il suo bianco accappatoio, non ha niente da nascondere.

E, se nasconde qualcosa, è soltanto perché questo qualcosa spinge e potrebbe provocare turbamenti oltre il borghese senso del pudore.

E non va pene, no, bene. Invece, va benissimo.

 

 

di Stefano Falotico

I migliori film di un anno “maledetto”, oserei dire “magro”


19 Aug

Quando l’Estate ammoscia, l’Uomo che non teme il suo calore, medita sulla stagione “uva passa”, mescolando la nostalgia ai “sudori”

Sì, i miei genitori sono “in “agitazione”. Dopo un “ingrassamento a pera”, causa “calmanti” per moderare gli stati di “alterazione perversa” della mia mente, dopo che mi furon “sottratti” per appurata “purezza” delle mie fantasie “bene-fiche”, il mio corpo non è più umano. Assomiglia tanto allo Skeleton di “He-Man”, tanto che lo specchio di 2 cm invidia i miei addominali, quasi di “carta vetrata” con sbalzi “bassi” d’un punteruolo per sette “lustri” di sfighissima.

“Trastullandomi” già in pigiama, abito poco “conveniente” e “contenitivo” quando le masturbazioni bussano alla “porta” (sì, sono tutte al mare, io amo il rozzo montagnoso), fra una che contatto per stimolar le eccitazioni e una che mi telefona per “attardarlo”, penso a quali film questo 2012 ci ha offerto.
E una lagrimuccia scioglie l’irruenza maschia d’una commozione femminile.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Carnage (2011)
    Polanski alle origini del kammerspiel “in famiglia”.
    Due coppie s'”accoppano”. Jodie Foster è intellettuale alla John Lennon, Christoph Waltz uno che dà le medicine ma rimane in mutande, con tanto di Kate Winslet ad “asciugarglielo”.
    L’unico che se ne frega è John C. Reilly, beatamente ubriaco nel “puttanaio” generale.
  2. A Dangerous Method (2011)
    La famosa malattia melanconica affascina tutti gli artisti, essendone Io il Maestro che ne soffrì con “idiozie” allaVon Trier.Detta come va detta, si chiama “suggestione”. Il resto è una Keira Knightley da mettere a novanta come il “buon” Jung sapeva bene.
  3. The Avengers (2012)
    Quando l’indole del supereroe decide che è giunto il momento per fottersi Gwyneth Paltrow a mo’ di Hulk, non c’è Capitan America che tenga. Se poi aggiungiamo l'”occhio di falco” sulle vedove nere, fate un po’ voi.
    Sì, ci son molte frecce a quell’arco, e il da(r)do è tratto.
  4. Hugo Cabret (2011)
    Mai perdere i sogni. Lo sa Ben Kingsley che prima curò DiCaprio nell’isola Shutter, e poi diede spettacolo, come me.Dite a quella screanzata di lasciarmi “accecare” la Luna.
  5. This Must Be the Place (2011)
    Sì, come questo Sean Penn, sono un pagliaccio vero.A te che frega nazista? Ti “spoglio” vivo.
  6. Killer Elite (2011)
    Mai dare del “vecchietto” a De Niro.Uno che, come il sottoscritto senza “nocche” sulla tua “linguaccia”, spunta da dietro l’angolo e ti riempie di pugni al motto “Ora, stai zitto panzone!”.
  7. The Double (2011)
    Cassio sono io, e ora ti fai i cazzi tuoi, scemo!

Un metodo cronenberghiano


29 Oct

 

Pericolose intuizioni

La vita di chiunque si potrebbe circoscrivere, lapidariamente, a un rapporto psichiatrico d’anatemi che l’ammorbidiscano entro un “labile” labirinto d’intrichi che la sua storia tessé, un cammino di spensierata “vaghezza” che s’inerpicò per ostacoli a bloccarne il respiro, a ottunderne la mente e obnubilarla dentro il suo perimetro “freddo” o sanguinante pulsioni represse, che chissà per quanto giaceranno in un Limbo solo a sfiorarsi e mai ad affiorare.

Un virgulto tripudio d’emozioni, accudite e mai accaldate, raggelate in una misura che si frena, palpita ma non schiocca, intinta in cristallini torpori che son moribonde “tombe” dell’anima, a mordicchiarsi e premersi nelle vene, smorendole nell’apatia o in impeti che s’“euforizzeranno” troppo da gracchiar e poi diromper in urla di vaneggiamenti che furon trappole dei sospiri.

La vita di chiunque è un “quantunque”, immolato ai vissuti che si spalmarono, incendiati in lascivi crepuscoli o in un sorseggio timido alla Luna, quando l’adocchi silenzioso nel mormorio di romanticismi come vampiri cheti che si slabbrano nelle loro ferite, squarci melodici di virtù coccolate nel grembo, assopite per poi destarsi nella Notte, in un atmosferico boato che viaggerà ermetico dentro un’anima scolpita nel suo odore, nel suo dorarla o indolenzirla per “armeggiar” di candida morbidezza, o anche concupirsi nell’amore e nei suoi indistricabili profumi impalpabili, cangianti. Nel fremito roboante che si crogiola nel vago vento d’infinite corse nell’etereità o in slanci che lancian sfide a un Mondo, ossidato in mortifere baldorie a festeggiar solo mendaci chiacchiere per (non) saziarsi.

A volte, quando la svagatezza s’amareggia o il canto della malinconia si fa insopprimibile, mescolo purpurea levità alla retorica, in proclami che mi liberino da prigioni in cui mi castigai, o solo per librarmi, in fiamme di rabbia che scalcia, o perpetue afflizioni che sudan, membriche, leccando il bianco che si coagula ai dolori, patiti o inflitti nel “crocifiggersi” a una vita che, con perentoria costanza, ammanetta l’ardore & la carne, ne sevizia, di “stolto” masochismo, l’urlo che si mescerebbe all’intrepida nudità e nitidezza di te stesso se solo tu non fossi trepidante, ma una bellissima “serata ubriaca”, il lindore dei liquorici “miei essere”, o non esserci pur vivendo d’essenza. C’è sempre un’ombra di giaculatori ricatti che persevererà ad “affilarti” con le sue lame, un mostro a compatirti e a “porgerti” gentili omaggi per “perdonar” la tua troppa clemenza verso il Mondo, con un pianto ch’è solo ipocrisia che lagrima per la tua anima “diversa”. Che s’inietta il tuo struggerti per distruggerne incaptabili, enormemente gioiose vivacità. Che si baciano, aggrappate, forse, solo ad altre illusioni, o a lustrar gli occhi, ormonalmente vittoriosi, per una minigonna in bicicletta, muliebre amplesso che forse neppur vivrò, ma scattò incendiario in una repentina fantasia di mia pelle che in Lei vorrebbe, disinibita, fondersi, macular in scremate tinte dalle foschie ora “garbate”, ora civettuole nel nostro immergerci l’un nell’altra, ammal(i)ati.

È solo vita che s’“addenta”, che, di cicatrici condivise, addolcendosi anche in virulente passioni, godendosi naviga. Ci perderemo nel nostro essercene incantati, dunque non c’incateneranno.

Intavolerai altre conversazioni ieratiche con tuo padre, “regredendo” a una “lentezza” saggia o esperendone gusti di vissuti che Lui visse, immaginandolo giovane, o forse come sempre (non) è stato, come s’arrestò, “interruzione” fatale, e di come si ridestò, spettabilissimo signor che talvolta, innervosito, d’irascibili sue irrefrenabili “follie”, ammorba d’improperi, forse solo se stesso, è la blasfemia che tremava nel mostrarsi, che svergognata s’enuncia e annuncia che lui (lo) è.

Tutto procede per intuizioni, parsimoniose o ingannevoli a lacerarci, e non c’è filo conduttore nella filmografia di Cronenberg, se non condursi ove lo “incanala” nella sua corrente, mente magmatica che affonda le sue radici, sconfinate, nel delirio, lo costeggia e se n’abbevera, imprimendosene per catturar il suo istinto, la Luce che lo “coglie” nel sonno o in visioni cabalistiche, tra realtà e plasmarla come vite che si domandano a “quanto ammontano”, ma poi montan, sempre leggiadramente imbizzarrite o nella loro variegata bizzarria, anzi, si smontano per rimontarsi.

Una Donna “pazza” al centro nevralgico di qualcosa ch’è più d’una nevralgia, traumi inferti alla coscienza da curare, dal libro “The Talking Cure” di Christopher Hampton, da Lui stesso adattato.

Inizia così, urlante e urlandoci, quindi, già quei mugolii strazianti d’un viso angelico che si “strappa”, si contorce e si sfoga dimenandosi pur anchilosato. Rattrappito, anzi, come dico io, indissolubilmente alla sua anima rapita, acerbamente legata perché forse, un po’ da tutto, n’è slegata o vorrebbe legarsi, quindi la legano al letto, la raffreddano con bagni “a incupirla” più che a scuoterla, a infangarla perché resista e combatta il suo “osceno & sporco”.

Un medico, professore delle sue teorie, Carl Gustav Jung, n’è affascinato e al contempo turbato, Lei è un demone innocente da “rendere se stessa”. Una fascinazione che diventa desiderio e passione, adulterina voglia di fuga, dalle costrizioni e dai rigidi codici ottocenteschi che furon soppressione troppo concettuale e altera dell’anima. Ma la storia, le tante storie forse, diventa(no) un ménage à trois, con un padre “putativo” forse paternalistico, che non abbraccia le derive “magiche” e gli approcci di Jung, il suo nome è un sigaro “monolitico” che sbuffa autorevole a ogni inquadratura, Freud, un Viggo Mortensen “canutamente” Sigmund, icastico nel ritrarlo quasi emergesse da una biografia dai contorni pittorici, così come gli incubi confidati, in stanze notturne d’interminabili discussioni a scandirsi nell’orologio della mente, della psiche, nelle sue (in)decifrabili e tortuose sinapsi, nella forza illuminante e rivelatrice dell’inconscio che, mentre l’assopiamo, ci sussurra chi (non) siamo.

Un clown, sessualmente esuberante e ossessivamente, compulsivamente nevrotico, quasi un’apparizione sibillina e “serpentella”, il trasgressivo Otto Gross (Vincent Cassel), “progenitore” delle rivoluzioni sessuali, dell’“orgia educativa” delle “droghe”.

Il film passeggia, “lentissimo”, composto, classico come meglio non si potrebbe, di verbosità mai banale, introspettiva e “specchiante” fra uomini che s’osservano mutarsi, si scrutano enigmaticamente, si coccolano in messaggi epistolari che (non) li scoprano, che si tendono le mani e “piangono” spesso da soli.

 

Film straordinario, cadenzato da squillanti suggestioni visive pur nella macchina fissa e nei primi piani di volti che si leggono, che noi intravediamo nelle loro emozioni, leggiamo coi nostri occhi.

Capolavoro che si screpola nella sua criptica “dolenza”. Forse, anche nell’abbandono di utopie che non vorrebbero lasciarli.

O nella geniale intuizione pericolosa, un’altra, di quella Donna “pazza”, Sabina Spielrein, un’immensa Keira Knightley. Isterica anche nella recitazione? No, per me soave.

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

Firmato il Genius

Rec – Lista: David Cronenberg


20 Oct

 

Eh sì, Davidino… che scarnifica “chirurgico…”.

 

1 La zona morta
Chris Walken è uno che sente troppo. Quelli come Lui, in un mondo di presidenti guerrafondai, di lacrime di finta carità, di amori che vogliono qualcosa in cambio, finiscono male. È INEVITABILE.


2
La mosca
A volte l’amore per la scienza uccide l’amore. Sostituire la razionalità al sentimento è mostruoso. È INEVITABILE.


3
Videodrome
La televisione è un passatempo per gente annoiata, anestetizzata al dolore. Uno snuff movie è il punto d’arrivo del processo regressivo. È INEVITABILE.


4 Crash
L’uomo macchina si autoconduce all’Auto-distruzione. È INEVITABILE.


5 Existenz
La vita è un gioco simulato, globalizzato, telecomandato per chi non è più capace di sognare coi propri occhi. È INEVITABILE.


6
M.Butterfly
I professori precettano l’amore ma sono i primi a guardare alle apparenze. È INEVITABILE.


7
Spider
La schizofrenia è l’unico way out per chi ha “martirizzato” la colpa. È INEVITABILE

 

 

Ricordandolo oggi, mi sembra(va) il regista appropriato per “recensire/ci”.

 

 

 Recensioni

David, sa tutto, il suo volto non mente… L’Uomo che psicanalizza il suo metodo pericoloso…

 

Genius-Pop

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