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“Homuncoli” o Faust, il capolavoro di Sokurov e un corto “contorto”


28 Apr

Faust, l’opinione più votata.   Sono molto orgoglioso d’essere l’opinionista più utile per il capolavoro Leone d’Oro alla scorsa edizione del Festival di Venezia.

Faustianamente suo, rigenerato d’incantatorio lirismo.

Uno squarcio, un bianco nitore ch’è permeato dentro “meandriche” bolge “mascherate”, o le intime verità che s’illuminano pallidamente infernali, o, palpitantemente inquisitorie, lungo i corridoi d’una stanza “asettica”, “inchiocciolata” nel contorto, forse lucidissimo viaggio mentale di un creatore.

Nuovo Prometeo, alchimista dell’impalpabile mistero dell’umanità.

Un “funereo” corteo, lentamente, “indaga”, scruta, s’infila di “scrutini” incalzanti per una confessione laconica, forse “lagrimosa” d’una profanazione alla mortalità.

Un inquietante Dr. Frankenstein nel suo laboratorio, nell’incognito “notturno” ma cromaticamente caleidoscopico, verde vividissimo, “robotico”, navigazione interna, inland sea delle onde onnipotenti dell’ideazione, della sfida, dell’alabastro”, puro duello fra l’Uomo e Dio, fra l’imperfezione e la Scienza astrale d’ogni Big Bang, d’ogni scroscio nei flutti imperscrutabili dell’“anfibia”, marina ambiguità del Creato, dell’Homunculus, “piccola divinità”“ sovrannaturale, impenetrabilità “visibile” ma arcana.

Un chiaroscural bianco quasi “oscuro”, filtrato in calda glacialità trasparente ed esoterica.

Mefistofele, in un non luogo, identificabile solo dal suo enigma, diafanamente “nero” d’immacolati lampi vitrei.

Suggestioni, neve avvolgente d’ieratico Tempo eterno.

Profeti, Salomè e lo sguardo di Faust, sorgente di nuova estasi, di rinascita, di “verginità” superomistica.

Rocche “sagge” e “filosofe”, danze con la Luna, un fantasma, un miraggio, una visione?

E i personaggi riappaiono, con nomi e abiti diversi, in un Mondo “contemporaneo”, o solo ancora illusorio. Altri autunnali spettri nel parco, la ghiotta ricerca della conoscenza, dello scibile biblico, dell’arabesca “follia” umana, nella sua origine.

Nelle sue ombre…

Non c’è esegesi all’ignoto, alla domanda perenne.

Forse, la soluzione è una violinista “rosata” nelle intonate corde, “sovraimpressa” in un mare trascendentale, liquore melodioso dei sogni.

        (Stefano Falotico)

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