Posts Tagged ‘Artù’

Parla il Joker: il mio problema è sempre stato Excalibur di John Boorman e sua figlia Katrine


23 Nov

De Niro c900939267abe2bea33f9c00cf006df7

Sì, Travis Bickle/De Niro in Taxi Driver proietta sul candidato alle presidenziali Palantine tutte le sue rivalse verso la società. Una società che in verità non l’ha escluso, è stato lui a estromettersene. Perché così gli tirava. Gli tira per Cybill Shepherd ma poi fa il buon pastore, dopo averla portata a vedere un porno. Un bel tipo, davvero, un topo straordinario. Un essere che vive nei sotterranei delle sue ansie, respira la notte e dimagrisce a vista d’occhio. Catalizzando il suo malessere nel covo del pappone Keitel.

Io invece, dopo lunghe e inesauste riflessioni, addebito a Katrine Boorman di Excalibur l’inizio di ogni mio incurabile turbamento sessuale.

Era un pomeriggio assolato di millenni or sono, quando la mia vita giaceva ancora nell’infantile spensieratezza. Al che, mi ricordo che amavo molto La spada nella roccia. Lo confidai a mio zio. Che mi disse:

– Ragazzo, è ora di crescere. Devi guardare la versione più matura del mito di Artù.

 

Cosicché, mio zio andò a pescare la VHS di Excalibur, persa nel mare delle sue cianfrusaglie. E continuò col predicozzo:

– Ah, all’Istituto Tecnico per periti industriali io non perii nei calcoli trigonometrici ma vivificavo la mia fantasia, leggendo Materia di Bretagna. Sì, quei bei romanzoni bretoni che poi, una volta che sarei morto, avrebbero preso a modello per Il trono di spade. Un giorno lassù, dall’alto dei cieli, quando iddio mi avrà perdonato per aver lasciato mia moglie e mio figlio (cioè mio cugino), mi gusterò questi cappa e spada, assolto da ogni mio infimo e turpe peccato. Brindando di baccanali e festini pagani come Uther Pendragon e il Duca. Intanto, mi bevo la Sambuca!

Sì, ora Stefano ti mostro una scena che sarà d’iniziazione propiziatoria, forse anche masturbatoria, per la tua pubertà in erba. Lo so, lo vedo dal tuo viso un po’ brufoloso, scalpiti per conoscere ciò che c’è oltre le favole della Disney.

Allora ti mostrerò la fava di Gabriel Byrne, coperta dall’armatura che, grazie al bieco sortilegio di Merlino, si conficcò violenta in quella figa stupenda d’Igrayne. Che ficcata! Che figata!

– Ehi zio, che cazzo stai facendo? Non sono pronto per queste porcate.

– Lo sei eccome. Beccati questa scena. Stai vedendo? Ecco che Gabriel Byrne entra di soppiatto nell’antro del Duca e, mentre il Duca vien conficcato, appunto, dai nemici in guerra, Byrne lo ficca alla sua bella, grufolando maialescamente in modo ignominioso… vieni Igrayne, argh, argh.

– Zio, questo mi sembra un porno camuffato da film d’autore storico-fiabesco. Ma, soprattutto, perché Uther voleva che Igrayne venisse subito? Non è meglio tardare il più possibile l’orgasmo?

– E che ne sai tu dei porno? E degli orgasmi?

– Io sono Morgana.

 

Ecco, dopo questa stronzata, sì, credo comunque che quella scena così spudoratamente abietta nei confronti della povera Katrine, usata a mo’ di statuina stuprata, una scena girata da suo padre (!) John, altro che Dario Argento e sua figlia Asia, mi abbia sconvolto a livello inconscio. Non era ancora l’età giusta per saper che un uomo infingardo e malevolo potesse incunearsi nelle cosce di una donna tanto angelica con far spregevole e irruentemente spingente.

Ciò provocò un precoce invogliamento scombussolato dei miei ormoni impazziti. E compresi, da solo, il potere magico della masturbazione.

Sì, tornato che fui a casa, senza genitori che mi rompessero le palle, cominciai a emulare Uther sul divano, strofinandomi bellamente su quella morbida e carezzevole pelle, immaginando che fosse la magnifica Katrine. Lo strofinamento durò sinché il mio coso duro non facesse sì che emettessi un gemito profondo. Sì, eiettò solo questo. Perché ancor non ero puberale e nessun liquido fuoriuscì dopo tal atto impuro. Meglio così. Non mi ero munito di fazzoletti e lo schizzo prepotente avrebbe rovinato il “vestiario” partorito dal mio gesto da “dromedario”.

Ma capii benissimo che quell’affare che avevo fra le gambe non serviva solo per pisciare.

Da allora, molte cos(c)e son cambiate.

Posso altresì però affermare questo: credo che il sito Celebrity Movie Archive abbia fatto una fortuna con tutti i soldi che spendevo d’adolescente a scaricarmi quei tocchi d’Ubalda.

 

Sì, devo dirvi proprio la verità. La gente pensava fossi un ragazzo purissimo, invece credo che già allora simboleggiassi l’innocenza del diavolo.

Di mio, posso anche rivelarvi che non ho mai sofferto di nessuna schizofrenia che più volte, nel corso del tempo, mi è stata imputata.

Di solito, le persone che soffrono di questa malattia metafisica, ne son affette per colpa di gravi delusioni affettive e si ammalano di paranoie di vario genere.

Sì, il novanta per cento della gente che vedete per strada è malata di mente. Solo che non lo sa.

C’è chi si crede un grand’uomo perché fa il direttore d’azienda ma in verità non ha mai visto un film di Krzysztof Kieślowski, chi si crede Bukowski e invece è solo la versione tragicomica e purtroppo reale del grande Lebowski, ci son le donne che amano i cristalli Svarovski e sostanzialmente son peggio dello YouTuber Matioski, e chi, come Harvey Keitel di Taxi Driver, ha un amante formato matriosca.

 

Di mio, son solo Re per una notte!

 

– Zio, c’è un bullo che mi prende per il culo.

– Ah sì? Bene. Mi stavo annoiando. Ora che scende la notte divento Bruce Willis di Unbreakable e gliele suoniamo di santa ragione.

 

 

In parole povere, che minchia volete da me? Oltre a questa che ho fra le gambe non posso incularvi con cazzi che non mi riguardano.

Vedete di non rompere i coglioni.

Per finire, vi racconto quanto segue.

Considerato che fui da molti “schizofrenico”, mi consigliarono Daredevil, la storia di un cieco che in realtà ha una vista migliore, metaforicamente parlando, dei comuni mortali.

Vi svelo un’altra verità: tornando al mio discorso precedente, cioè quello sulla gente malata che non sa di esserlo, Daredevil è un fumetto per gente abbastanza maniaca che ha sempre sognato di essere The Punisher.

Ma solo io lo sono davvero. Ah ah.

Ci tengo alla mia anima springsteeniana da Frank Castle. Lascio agli idioti i Ramones.

Lo dimostra il fatto inequivocabile che io son sempre più bello, grande e grosso, gli altri sempre più brutti, marci e possibilmente anche paraculi.

Io a breve esco con un altro libro, tu invece esci sempre con quel cesso…

Morale della fav(ol)a: mai tirare mai conclusioni affrettate sul prossimo. Potrebbe essere Re Artù.

 

di Stefano Falotico

Ebenezer Scrooge, già è (ri)cominciato Il cantico di Natale


27 Nov

di Stefano Falotico

Mi rispecchio e vedo sempre i miei warriors..., demoni insistenti che, danzando spettrali a mio malessere, m’assediano notturni in mio sonn(ambul)o eterno

Talvolta, “intavolo” me stesso, non so se nella Tavola Rotonda anche se, come Artù, estrassi la mia Excalibur, spada della mia roccia, tanto dura che mi sgretolai in una notte indigesta fra le indigene più amanti del Cinema indie, insomma, quell’harem di donne arabe che, però, non parlavano arabo ma volevano solo la Mokarabia del mio (s)cremarle, essendo io selettivo e ricercatore da Indiana Jones, “tendente” all’eunuco con schiuma di rabbia misogina, anche cremoso nella dolcezza (im)potente d’un uomo cazz(ut)o, viaggiante tra fantasie brade, spesso superomista come Conan il barbaro, alle volte noioso eppur, miei barbosi, ricordate di non toccarmi la barba, perché solo l’uomo barbuto può “raderle” di affascinante noia, da cui le mille e una notte.

Questa si chiama stronzata del Falotico, uomo “cespuglioso”, crepuscolare, pensatore libero se non me lo scassano, altrimenti “vengo” una rottura io stesso di palle e, da (im)pallin(at)o, una sex machine zuccherosa del “distribuirlo” automa(tico), “colante” cioccolato caldo sulle natiche e pertanto anche tè freddo di acidità (insosteni)bile, come dire “Ehi, donne, scioglietevi queste zolle da zoccole e digeritevelo senza poi chiedere il resto di getto(ne)”.

Invero, sì, “schizzo” ma spesso scherzo. Di “spessore”, in quanto RE di sesso e la p sta per puttana.

Sì, le puttane, dette anche concubine, mi concupiscono, i maschi (non) mi capiscono e, in questo scompisciarsi di cagate, c’è sempre chi in testa ti piscia. Sì, questione di testicoli. Da queste “che du’ palle”, sgorgano ettolitri di frustrazioni. Alcune mi frustano, eppur rimangono delle frust(r)ate con la r moscia fra parent(es)i. Sì, m’apparento con queste ma i miei genitori non amano tal mio genitale “pompante”, al che chiamano gli zii affinché m’ammoscino e mi rendan cadaverico, di latte e non tette, mi sbiancano come un poppante.

Eppur lo “appioppo”, tutte le accalappio e mi gridano che m’impiccheranno. Voglian appiccarmelo di “fuoco” ma va sempre fuori, dunque dentro, e su queste ci (s)piove. Che (s)chiappe, come m’inchiappetto io questa vita “a culo” fra le l(i)ane, neanche tuo frate(llo), freddissimo, che recita la sua re(li)gione fottuta a Cheeta, pregando la scimmia più “alta”, un Dio dei cazzi cristiani. Pover cristi, s’inalberano sempre talmente da diventar poi buddisti perché hanno raggiunto il “nirvana” del troppo scazzarsi. Sì, svuotati/e, sono “elevati” e, spompati, cos’altro rimane lor da vivere se non “reincarnarsi” in un uomo nella speranza che la prossima vita sia (dis)umana?

Comunque, ho perso il filo.

Il titolo è su Dickens, ok, ho sonno, ne parliamo domani miei Twist.

E ricordate, però, prima di dormire: ogni Oliver ha le olive sue.

Evviva “Braccio di Ferro” e Olivia stesse con Bruto.

 

Artù vs Ginevra


19 Feb

Quesito serale: la città Ginevra è secondo voi meglio dell’omonima moglie di re Artù che, peggio di quelle di Praga, scopava la “spada” di Lancillotto con Percival a regger il moccolo del Sacro Graal nel cul’?

Lungo preambolo, “fuori tema”, per arrivar “lì”…

Detta fra noi: Ginevra, la città, è più piena di zoccole della medesima da “Tavola Rotonda”

Quello che leggerete è il mio sfogo dopo l’ennesima sua corna.

Il gigante nella vostra valle di lacrime, il ritratto per voi angosciante di un’attanagliante realtà sociale a cui porgo le condoglianze e un sorriso di marc(i)arlo in maniera non futile bensì funebre…, a me il “Sole” felice…

Il gigante nella vostra valle di lacrime, il ritratto per voi angosciante di un’attanagliante realtà sociale a cui porgo le condoglianze e un sorriso di marc(i)arlo in maniera non futile bensì funebre…, a me il “Sole” felice…
… assediato dal vostro turpe, laido, barbarico scioglimento in carni alla brace, che vi dimesticate ad addomesticare pudicamente, com’è cosa buona e giusta, ma poi bruciate nella solita, diabolica, perseverante, sempre a voi ficcata, in modo (indele)bile e dolentissima, (s)fighetta del seder vicendevole di cene da criceti cretini, a mandibole sbrananti l’anima che oramai, persa e imputridita, v’affannerete inutilmente a raccattare dal pozzo nerissimo della vostra lercia immondizia sudicissima, bisunta e cosparsa soltanto d’una morte all’esservela perpetrata nel smarrir l’essenza più vera, posso superbamente elevarmi in t(r)ono a predicatore di tal non avallar più le (bis)lacche sporche della vostra “brillantina” assai a me ormai nauseante per effetto dell’esagerata, artefatta carineria. Sì, alla cremeria, io lecco i gelati che siete, succhiando il limone di tanto sempre vostro acidulo retrogusto amaro. E gustosamente vi sgranocchio per inorgoglir maggiormente il mio mangiarvi di “biscotto”.

Trastullandomi poi, con occhi permeati di malinconia sana, a giudicar voi stravaccati in mie eleganti gambe accavallate. Odo i vostri reflussi gastrici che irriteranno, reiterando d’altro cannibalismo di voi frivoli divoratori sterili, i fegati già marci dell’aver “golosamente”, per (rac)capriccio di troppa fame sconcia e d’indecenza losca da bugiardi però con la b(r)ava alla bocca di “fragola” su pettinatura “impeccabile” come si confà alla vostra fanfaronaggine del farvele in (cioccola)teschi abit(udinar)i dei tuorli d’uomo nell’uovo delle strapazzate, una visione che, tetra, vi sta intristendo quanto rallegrando gioiosamente.

V’avvertii a cosa sareste andati incontro. Soltanto a chat d’incontri virtuali che vi sfamano quanto una sega mentale. Ma vorreste sedar me per tapparmi nell’illusione impossibile di potermi rimpicciolire a vostra ridicola immagine e somiglianza da (n)ani.

Al che, spalancandomi al vostro “amabilissimo” mondo, dall’alto del mio pulpito da saggio del monte, che ride nel (non) costernarsi di rilevare a quanto ammontano i danni delle vostre mentalità da sociali “montatori”, afferro per le corna un daino e da cerbiatto scopo i Bambi…, non radendomi la barba ma piluccando le Barbie al fine di (s)fotterle per pura sfacciataggine stronza, su ritmo del digradar nelle vostre valli da (in)validi.

E, valicando le vostre “erbette”, sradico a pelo irto e da orso, le donzellette delle campagne su giochi erotici d’apnea in stile libero, anche a dorso e sempre principe contro le rane a miei birbanti (ran)occhi, cari rachitici e allocchi.
Oggi, siamo afflitti dai nerd, razza che va estirpata perché vorrebbero addebitarci, peggio degli strozzini più impuniti, duri e ostinati, la lor concezione sfigata.

Essi adattano il mondo alle proprie (in)capacità, chiudendosi a ricci per contemplare Guardians of the Galaxy.

Io so solo che ho sempre preferito annusar le gatte al film Gattaca.

Rimango comunque non adatto. Però m’allattano. Da quei capezzoli rigogliosi, “inalbero” il mio furore, che voi vorrete spegnere da Fuhrer, nel vivandare e vivere come Nosferatu, (soddi)sfatto dei vostri funerali.
Ecco lo stuf(at)o.

Ora, Ginevra, estrai “Excalibur” e ficcatela rocciosa.

A voi sembra una regina degna di cotanto primo cavaliere?

No, è una zoccola.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)