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Quanta retorica, quanta ruffianeria, quanto buonismo programmatico, ma anche quante emozioni


08 Mar

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Filmetto ma che finale #johnnydepp #vendettadisalazar #piratideicaraibi #orlandobloom #keiraknightley

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Basta, capolavoro Frankenstein di Mary Shelley #robertdeniro #kennethbranagh #maryshelley #masterpiece #frankenstein Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

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Flight #robertzemeckis #denzelwashinton

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Basta, capolavoro #asgoodasitgets #jacknicholson #helenhunt #oscar Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

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Col passare del tempo, mi sono accorto che le affermazioni di Gianni Canova sono quasi sempre vere. Cioè che anche i capolavori assoluti presentano delle inevitabili pecche e, di contraltare, anche i film non perfetti, semmai perfino oggettivamente brutti, hanno delle scene davvero straordinarie.

Pensiamo a quel polpettone de Il gladiatore. È innegabile che al di là dell’insieme, a mio avviso, retorico oltremisura, storicamente inattendibile, il film oscarizzato di Ridley Scott possa vantare un Russell Crowe magnifico. E possa fregiarsi di scene indubbiamente potenti, mastodontiche, in un aggettivo emozionanti.

Stesso discorso dicasi per queste quattro pellicole che menzionerò qui sotto. Perdonate se, nel “riversamento” su Instagram, abbia dovuto tagliare qualcosa. Ne son stato costretto per ovvie ragioni di copyright.

Partiamo da questo… la vendetta di Salazar. Che recentemente ho pure recensito.

Si tratta di un film bambinesco e fiacco. Figlio di una saga partita benissimo e poi incespicatasi nella ripetizione più scontata e priva di mordente.

Ma che scena! Commovente, amici.

E ne vogliamo parlare del Frankenstein di Branagh? Il tanto ridicolizzato… era mio padre, per via del doppiaggio un po’ ruspante del pur grande Ferruccio Amendola, è invece stupendo.

E Bob De Niro è Bob De Niro, anche sotto tonnellate di latex.

Il dottor Frankenstein, il padre “artificiale”, un mostruoso pazzo geniale che ha messo al mondo, anzi, ha rimesso al mondo un mostro. Rifiutato, emarginato, obbligato dalla cattiveria degli uomini a vivere eternamente nella sofferenza psicologica più inaudita.

Ma era suo padre. Senza questo padre sui generis, la creatura non avrebbe avuto neanche il magico, divino privilegio di respirare il profumo del vento, di sentire l’odore fragrante della rugiada e la capacità di amare secondo la sua alterità.

Che scena!

Poi Flight di Robert Zemeckis. Un film con molti errori, tanta retorica. Eppure, signore e signori, lui è Denzel. Che attore, ragazzi.

Qui interpreta un alcolizzato marcio, un puttaniere bastardo, un incallito stronzo.

Ma se quella mattina non avesse bevuto, l’effetto del drogante effetto alcolico dei suoi “gingerini”, nella sua impavida spericolatezza assurda, non avrebbe mai sortito il salvataggio di tante preziose vite umane.

Ciò naturalmente non lo salva comunque dalle pesanti accuse giudiziarie.

Il suo avvocato e il suo amico John Goodman provano a salvarlo dinanzi alla commissione d’esame. Lui sta mentendo per pararsi il culo e poter continuare quindi nella sua carriera di pilota.

Oramai è fatta, basta che Denzel dica sì e può tornare tranquillamente al suo lavoro.

Ma, appena sente che, al posto suo, vogliono accusare una brava donna, fa sorprendentemente dietrofront.

E confessa spietatamente la verità.

Sì, ho bevuto quella mattina perché io sono un alcolizzato. Io sono colpevole!

E, davanti ai detenuti come lui, racconta la sua storia.

Sì, vero, ho/a salvato la vita di tanta gente che quella mattina, se non fosse stato per la mia azzardata manovra pazzesca, sarebbe crepata.

Ma sono, malgrado ciò, colpevole.

Quindi, finiamo con quella che a mio parere è una delle scene più belle di tutti i tempi.

Qualcosa è cambiato, immenso gioco attoriale fra Jack Nicholson ed Helen Hunt. Entrambi giustamente premiati con l’Oscar.

Che classe! Che sottile recitazione fatta di sguardi complici, schivi, ritrosi dinanzi alle loro emozioni che poi si aprono all’improvviso a un sorriso. Alla lucentezza delle loro anime nitidamente rivelatesi.

Questo è forse il più bel complimento della mia vita…

 

Insomma, come dire… James Blunt è un fighetto stronzetto. Ma questi sono due capolavori, non si discute.

 

E poi…

Ma che scena è questa? Quando due “grandi” teste come quella di Michael Ironside e quella del “malato” Stephen Lack si scontrano in un duello all’ultimo sangue.

E Stephen, spiazzando il cattivone di turno, lo distrugge.

Capolavoro!

di Stefano Falotico

 

Qualcosa è cambiato


26 Aug

Il roboante, mellifluo, imprevedibile, depistante Falotico “calvo” simil Matt Damon di Elysium: look rasato, da “sparatoria marine

Il Falotico si destreggia a cambiar aspetto. Camaleontico nel deniriano imparar dal Maestro della recitazione versatile, oggi in camuffa, domani ammuffito, ieri in cantina, nel Futuro cane da vita urlante, strangolata, recisa, spezzata, amputata eppur mai a puttane e avvinta agli strozzini. Egli “inala” percezioni sensoriali, morbidamente declina nel  Far(sele)West, le sveste di “fondina”, spinge sul grilletto senza più il Grillo che parla fuori luogo non mirando mai al “centro” delle cosce, sorvola le pianure emiliane in totale sfrontatezza di fronte spaziosa, “rugginosa” di semi-rughe con addominali-tartaruga, veloce e non lumaca come voi, il Falotico è lumacone per “aderir” di serpentine fra donne che “invischia” col suo fluidomor(t)ale”, blob che “uccide” nel lasciarle secche, ancor “viscide” sguazzan infatti e in fallo desiderose della bisc(i)a, (s)lavate a centrifuga depurativa d’ogni schizzo residuo. Fa dello squirt un Nesquik, addolcendo le dita in leccante sapore “insaponante” da patatine croccanti alla Fonzie(s), Henry Winkler rinforzato di “pelle” a giubbotto (im)permeabile dei suoi happy days torna(n)ti al meglio. Più di così… non posso d(or)are. Mi paion già troppe queste top(p)e.

Alzo il pollice, su il medio e vai di jukebox. Lei slaccia la gonna e io lecco “giù” d’ugola sempre al primo posto della hit, parade per ogni cicala alla Heather Parisi. Un’altra sbattuta contro la parete, un’altra da “imbiancatura” e tutti voi, di “stucco” e distrutti, mentre Lei a bocca aperta addenta il “pennello”. Smaltando nella variopinta “cappella” del mio Michelangelo molto “indiavolato”.

Sì, sono De Niro di Paradiso perduto eppur ho grandi speranze.

Sono come Jack di Qualcosa è cambiato. Misantropo tendente alla tenerezza che si dà manforte con un cagnolino e una Helen Hunt che gli regge il “moccolo”. Mi fingo misogino, Lei con me non finge, anche se non so se è figa o un mio romanzetto d’amore. Meglio di Greg Kinnear. Anche come checca risulta poco credibile.

Sono sdolcinato, sbuccio il “pelato” e di pelo vizio il lupo.

Consiglio per chi soffre d’alopecia, praticamente tutti i maschi con ormoni non da ermafrodita: prima o poi, i capelli cadono.
Allora, per rinforzarli, bisogna sfoltirli. Attenti col rasoio. Potreste beccare in p(i)en(o) la vostra testa di cazzo e lì saran dolori.
Anche perché “sopra” crescono, in mezzo… una volta “sminuzzato”, ti riman da prenderlo in culo.

A meno che tu non abbia anche una faccia da culo.
A quel “punto” la vedrei nerissima. Cioè, più che nuca, neppure eunuco.
Solo bocchino.

Per la sutura fai affidamento alla sarta. Ella taglia e cuce, oltre non può misurartelo.
Ciao.

Genius-Pop

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