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RoboCop: la situazione raccapricciante del Cinema e della società odierna


11 Jun

lambrenedetto

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Premetto questo: non voglio sembrare disfattista e misantropo, oppure misogino.

Io credo eccome nell’amore e nei rapporti umani.

Sono molto romantico. Non mi credete? Sì, ero innamoratissimo della mia lei. Così come Silvio Pellico, con Le mie prigioni, scrisse col sangue sulla carta igienica, io scrissi la mia lettera amorosa sulla carta degli affettati da banco.

In quelle righe, vergate mentre mangiai in contemporanea una salsiccia, tra la forchetta e una fine stilografica, v’era contenuta tutta la mia mascolinità sanguigna. Tutta rosolata, fra l’altro. Da spedire a lei e offrirgliela in un elegante piatto d’argento.

Ah ah.

La dovreste finire di definirvi uomini carnali oppure, peggio, leopardiani. Al massimo, se proprio vi andrà grassa, potrete essere venduti assieme a quell’altro coniglio del vostro amico che continua a magnare lo speck, fumandosi il crack, facendo la bella figa che non ha mai guadagnato una coppa.

Più che Silvio Pellico, nonostante vi siate imprigionati da soli per colpa delle vostre inibizioni, vi occorre il pronto soccorso. Be’, non esageriamo, basterà un po’ di penicillina e allieveremo ogni pene d’amore.

Ah, scusate, ho scritto pene, non va bene. Volevo scrivere… pena. Quella che fa l’umanità. Quella lì invece se li fa tutti e non si accontenta mica soltanto dei comuni terroni, no, terreni e terragni. Ah, vuole l’intero universo.

In tutta franchezza, la spedirei nello spazio.

Sì, non sono un moralista ma un uomo (im)morale. Ostilmente incaponito a inseguire i miei sogni. No, non sono insaponato nelle vostre lobotomie da pulizia mentale. Anzi, polizia.

I miei sogni non verranno più macerati, macellati e infranti, infangati da criminosi fascisti e fangosi (s)mascherati dietro la perbenistica parvenza della rispettabilità sociale di una fasulla, innocua acquiescenza.

Questa è la gente peggiore. Gente che si nasconde nel folclore. A cui io do il mio cloro e il fosforo poiché queste persone, sì, costoro paiono fosforescenti ma sono, in verità, solamente impostori e dementi. Io sono una voce fuori dal coro e dai tonici corpi. Miei daltonici.

Io sono un uomo distonico, il quanto falotico e distinto. Non mi abbasso ai vostri beceri istinti e non coloro i capelli con le vostre un(i)te tinte.

Credo davvero che abbiamo toccato il punto più basso e disumano della nostra civiltà.

Una spropositata vetrina animalesca di esibizionismi edonistici, di persone egoistiche che incorniciano i loro successi solipsistici in selfie magnificanti la loro apparenza di plastica più sconsolante.

È una società di svastiche. Anche di mucche. Vacca troia.

Sono un adoratore della bellezza femminile e m’entusiasmano queste gambe lunghe, iper-chilometriche che, inguainate in collant attizzanti, sguinzagliate in abiti succinti, volteggiano ribalde nel pullulante fiorire di donne fisicamente perfette che espongono, senza vergogna, le loro vergogne e, disinibite, le loro grazie armoniose in pose statuarie e arrapanti. Ove glutei sodi e marmorei si accordano leggiadramente a seni esorbitanti, strizzati in body sudati onestamente eccitanti che svettano nel perlaceo splendore di palestre toste e sfiancanti. Per amori ficcanti!

Queste donne so’ proprio tante…

Caviglie lisciamente sottili a prolungamento… di piedini smaltati con dolcezza e la levità venosa di cosce depilate con rasoi avvolgentemente elettrici si stagliano nel panorama glabro d’un mondo vano e avaro.

Evviva Vitali Alvaro!

Qui sembro il mitico Giuseppe Simone…

Uomini impettiti, effeminati in vanità offerte al ludibrio carnale di occhi ingordi delle sconce carnalità invereconde, parimenti a queste donne apparentemente impeccabili, inappuntabilmente c’elargiscono sorrisi di finta felicità. Ove la serenità smodata, vivandata, sputtanata pare il motto pronunciato dalla mono-espressività robotica dei loro (al)lineamenti affilati. Ché vorrebbero essere raffinati e invece pacchianamente sono soltanto leziosi e affettati. Come prosciutto servito in macelleria dal garzone da cui loro si riforniscono, mangiando a sbafo sulla sua dignità poiché gli urlano che non deve farsi il fegato amaro se è sfilacciato e sfigato mentre loro divorano costolette di maiale e mortadelle magrissime come i loro addominali piattissimi. Ma soprattutto come i loro cervelli prosciugati da deficientissimi.

Essi vivono… si fotografano bellamente e imbellettati assieme a compagnie che sembra che si divertano un casino, gironzandolo in spiagge caraibiche e città straniere ove le guglie gotiche stonano dinanzi a tanto barocchismo volgare da cubiste intonate alle discoteche dell’allegria mortifera.

Ecco, tutto questo prologo, quest’arrabbiato, screanzato, urlato preambolo incazzato da uomo di/a voi scazzato, m’è servito a introduzione di un discorso esegetico-cinematografico ancora più infoiato e sbandierato. Sì, quest’enorme, destrorso, distorsivo paese dei balocchi nasconde invero, ha ragione Vittorino Andreoli, insanabili disagi psicologi al cui confronto il morbo virale-antivitale, da evitare ed evirare, de L’ombra dello scorpione è solo una macchia d’olio sulla gamma delle vostre foll(i)e camuffate da ilarità spedita a tutta velocità, come un buco nella gomma pneumatica di una station wagon nel deserto dei vostri buonismi da film per famiglie di risma.

Che significa quello che ho appena scritto? Un cazzo. Non significa nulla, è un lessicale, forse dislessico, epilettico e oserei dire ellittico divertissement, un calembour quasi identico al vostro sterile carnevale di burle e bulli, di pupe e poppe.

Siamo sprofondati nell’idiozia più profonda. Immonda!

Mi auguro di non sbagliare nel credere che il Joker con Phoenix sarà un tonitruante pugno allo stomaco scagliato veementemente contro questa società all’apparenza intonsa, invero sbagliata e stronza. Una società che è una puttanata mille volte più oscena della miglior puntata platinata di Beautiful. Un’enorme, interminabile cagata.

Altro che società progressista e liberale.

No, io non credo al consumismo ma neppure al comunismo e non sono iscritto al Partito Radicale.

È tutto uno schifo, diciamocela.

Vittorio Feltri parla da nababbo ma sembra una scimmia, una mummia, Salvini onestamente è spuntato dall’utero di Nonna Papera, Salvini è un down sovrappeso.

Sì, aveva ragione Totò. Salvini non può essere un onorevole.

È un ignorante e si deve informare riguardo al fatto che, nel suo DNA da decerebrato, vi è una terza copia del Cromosoma 21. Anche la seconda copia di Elisa Isoardi. Sì, visto che non riesce più a scoparsela, quest’uomo lardo ha chiamato Robert De Niro di Godsend. Elisa l’ha rigenerata in vitro.

O forse l’ha ricreata come Kenneth Branagh del suo Frankenstein. L’è venuta fuori un mostro come Helena Bonham Carter nel finale.

Ogni giorno, Salvini clona troiate a tutt’andare. E la gente abbocca a questo panzerotto deforme e mal sfornato. Sì, Salvini è un panzerotto. Non lo sapevate?

Se andate a Ferrandina, cittadina lucana ove i panzerotti vanno forte, sopra ogni panzerotto scaduto, i baristi, certamente meno bari di lui, ed evviva anche Lecce, mettono sopra Matteo la scritta:

svendiamo di saldino per pochi soldini un Salvini. L’involucro è delizioso ma la sua panza, soprattutto mentale, è solo formata da mozzarella filante da povero cazzone puttaneggiante.

Dopo aver deglutito Salvini, salvatevi.

Pensate alla salute, salvemiei burini.

Abbasso i tortelloni come Salvini, uomo vomitevole peggio del burro con l’ammuffita salvia.

A proposito di cibi stomachevoli e di ricette culinarie, adesso Vittorio Sgarbi, anziché recensire un’opera pittorica, gira video per il suo canale YouTube ove sta a capotavola nelle trattorie degli agriturismi, celebrando il ragù.

Viaggia per tutta Italia. Da Palermo a Siracusa, da Torino e Domodossola, lui dice che nessuno adesso potrà più dargli addosso. Poiché è in pensione e non ha da chiedere scusa alla Chiesa e a chicchessia.

Dunque, scoreggia ignominiosi escrementi ideologici, stando seduto sul cesso. Ma soprattutto continuando a stare a tutti sul cazzo.

I critici cinematografici invece non sono critici dell’unica cosa che dovrebbero (ri)guardare con oculatezza e maggiore oggettività: la loro vita.

Sono passatisti, esaltano solamente il Cinema di quarant’anni fa visto che, in effetti, Quel pomeriggio di un giorno da cani è una spanna sopra l’episodio 2 di Black Mirror 5Un mondo perfetto rimane sempre imbattibile e ogni speranza di rinascita, in questa società marcia che non perdona ed è diabolica nel perseverare dell’ancora ottusamente errare e commettere orrori devastanti, si rivela puntualmente un’infinita utopia marcescente contro cui non può niente nemmeno la più sofisticata scienza. Figurati, scema.

Sì, ve ne siete accorti? Il Cinema e le serie tv contemporanee sono quasi tutte incentrate sui problemi di anoressia, bulimia, sulle psicosi, sulle depressioni galoppanti di un mondo che, a prima vis(i)ta, pare che vada a gonfie vele e invece è scoppiato da un pezzo. Un mondo pazzo di pupazzi.

Quindi, non voglio sembrare Adriano Celentano. Ma tutta questa contentezza io non la vedo. Pregherò per te e per voi.

Si rimane circoncisi, scusate, volevo dire circoscritti nella canzonetta, nella retorica da mezze calzette, nel populismo d’accatto(ni). Oppure, di contraltare, nell’idolatria di quell’altro ritardato di Harmony Korine col suo The Beach Bum.

Ad Harmony Korine preferirò sempre l’intramontabile Trettré, trio comico che dinanzi a questo Harmony e ai romanzetti rosa, dirimpetto a tale suo film falsamente scandaloso e hipster, avrebbe(ro) detto: a me me pare ’na strunzata.

 

Sì, anni e ani di evoluzione ma è oramai Estate e siamo comunque sempre (im)mobili alle galline che sculettano in bikini a Gabicce, allo zoo scimmiesco di bombastiche cretin(at)e televisive ove le bagasce, da prendere a colpi di robusta ascia, mettono in mostra solo le bocce per una società dolciastra da miele di acacia. I ragazzi bocciati si tirano su, segandosi da soli, marinando ancora.

I maniaci sessuali son sempre a caccia.

La donna, laureata al Politecnico di Milano con super specializzazione in trigonometria spaziale della sua figa galattica, ecco che dimentica ogni Enrico Fermi ed esibisce il perizoma per maschi come Christian De Sica e Vieri, detto Bobo che tutte le bomba, che non sanno chi sia Peter Weller de Il pasto nudo e, spingendo a torso nudo e pet(t)o in fuori, cantano:

sotto ’o sole la pelle brucc’

Beach on the Beach

quante signorine very nice

fanno uscire pazzi tutti i boys

Con Sabrina Salerno che è in mutande, no, immutabilmente bona.

No, non è cambiato nulla.

Bruce Springsteen rimane la migliore rockstar di tutti i tempi, Clint Eastwood il più grande e tua madre la solita esaltata che, dopo cinquemila libri filosofici, non se l’incula nessuno ma continua a spacciarsi per donna superiore che ha insegnato alle superiori e che tutti vuole trombare. Ah, per forza, visto che è più racchia della signorina Silvani, l’ha buttata sulla cultura della minchia.

Ho detto tutto.

La vita è una dura avventura. Lo sa bene il pornoattore Bruce Venture.

Marco Montemagno magna e straparla, dicendo ai disoccupati che devono quanto prima inventarsi un lavoro. Lui l’ha fatto.

Certo, non lavora e i poveretti lo riempiono di soldi, credendo ai suoi consigli per l’acquisto del suo libro.

Il panzuto youtuber lambrenedettoxvi urla allo stesso mo(n)do che il lavoro è soltanto sfruttamento. E con le migliaia di visualizzazioni, ottenute grazie ai clic dei miserabili, mette nel suo canale lo sfondo principesco dei castelli della Loira.

Mentre Beppe Grillo rimane la versione clownesca e fake di Linda Hamilton di Terminator 2- Il giorno del giudizio.

Sostiene che i robot sostituiranno gli uomini e quindi la gente non sarà più costretta, appunto, a lavorare.

Ma si fa scarrozzare con la Mercedes.

Ho detto tutto.

Io sono cambiato, voi no.

Che continuate a guardarmi così…

Alla prossima smorfia compassionevole, coglione, ti sparo nelle palle.

 

di Stefano Falotico
robocop

I migliori film sull’amicizia e sull’amore


04 Jun

Revolutionary Road

Ebbene, da tempo volevo scrivere qualcosa di veramente centrato, scevro dei miei consueti, oserei dire fuori tematici voli pindarici, per posarmi semplicemente delicato su questi due umani sentimenti portanti.

Sì, credo che nella vita uno possa essere buddista, agnostico, miscredente, ateo oppure cristiano ma non vi possa essere nessun uomo che, in quanto essere dotato di anima pensante, sia in grado di sganciarsi da queste due colonne basali, forse basiche dell’esistenza di noi tutti.

Il Cinema, così come tutte le arti, ha campato su tali argomenti. Anzi, a dire il vero, il 90% delle storie filmate si basano su queste due principali emozioni.

E ora vi argomento, datemi un momento. Non datemi più del demente.

Anche quando la Settima Arte diventa lynchiana, quindi apparentemente dissociata di nonsense narrativo da intrecci diciamo alla Beautiful, come in Mulholland Drive per esempio, a volerci vedere chiaro, va comunque puntualmente a parare sulle relazioni interpersonali. Che siano pure, così come in quest’indiscutibile capolavoro del maestro Lynch, flirt lesbici e via dicendo.

In fondo, Mulholland Drive possiede al suo interno molte chiavi interpretative, perfino psicanalitiche. Che ve lo dico a fare? Lo sapete meglio di me.

In questi anni, per via di miei esistenziali percorsi indubbiamente alquanto forti, vanitosamente posso affermare di aver acquisito competenze psichiatriche degne di un dotto luminare della materia suddetta.

Voi sapete che cos’è, cosa sia il Super-io? Macché. Voi non sapete usare nemmeno il congiuntivo. Basta che vi congiungiate con la prima baldracca raccattata per strada e utilizzate il condizionale per suonarvela e cantarvela: vorrei ma non posso, posso ma potrebbe essere, anche no.

Ma per piacere. Andate a dar via il culo. E pulitevi i denti col collutorio. Qual è la vostra nuova ipocondria, leggasi alibi, per raccontarvela? Ah, capisco, avete la congiuntivite.

Freud sosteneva, forse giustamente, che il Super-Io sia un’istanza intrapsichica secondo la quale noi uomini, anche se nessuno fin dapprincipio c’abbia inculcato certi modi di fare, prendiamo ad esempio Christopher Lambert di Greystroke, sin dalla nascita siamo geneticamente dotati di alcuni importantissimi codici di comportamento, denominati genericamente valori secondo cui agiamo moralmente anche se, ripeto, non siamo stati educati dall’aristocrazia inglese.

Ci mancherebbe, fra l’altro. Lascio al Principe Carlo le sue orecchie a sventola. A cosa gli è servita tutta la sua sontuosa educazione raffinata se poi abbandonò la splendida Lady Diana per quella volgare villana di Camilla?

Ma sì, continuasse a bere il tè, Carlo. Anzi, le camomille. Uno che ebbe genealogicamente un culo sfacciato e che fece? La fece, appunto. Sì, con Diana l’amore fece ma fu anche fece nel senso di pezzo di merda. Permise che Diana morisse nella stessa galleria di Ronin con De Niro del Frankenheimer.

Ma dico! Oltre a non possedere l’eleganza british, questo Carlo non conosce(va) neppure i baci alla francese. Sì, se fossi stato in lui, avrei portato Diana in Costa Azzurra con tanto di maglietta sportiva ed estiva della Lacoste. Ora, invece è inutile che pianga da coccodrillo. Ah ah.

Poteva involarsi a Nizza con una donna che lo faceva diventare rizzo più di Katarina Witt, appunto, di Ronin e lui invece passò a passa tuttora le giornate a cacciare le volpi, montando il suo cavallo di razza.

Ma che razza di uomo è costui? Più che una volpe e un cavallerizzo, è un ricco riccio molto coglione. Diciamocela.

Ronin è un grande film sull’amicizia. Jean Reno salva la vita di De Niro che guida le BMW. Quindi, fra macchine della Renault e atmosfere anche alla Léon di Luc Besson, De Niro s’inchiappetta Natasha McElhone da vero Lion. E sul Pacino de Lo spaventapasseri avrei da dirvene…

Voi siete solo degli spaventa-passere. Ma sì, date da mangiare ai piccioni, piccini.

Ah, Natasha, donna britannica, donna a cui offrirei subito il pan di spagna. Anche il pen di spugna… onestamente.

Spagna o Francia basta che se magna? Sì, lo so che voi, italiani magnaccia, mannaggia, non credete a nessun ideale e, secondo me, oramai non credete più né all’amicizia né all’amore.

Basta che vi facciate du’ spaghi e andiate a divertirvi coi film con Paola Cortellesi. Contenti voi, io no.

Avete perso il gusto della veracità ruspante, puttanesca, amicale oltre ogni dire del mitico Sergio di C’era una volta in America. Film di maschi mai cresciuti, di donne desiderate, bramate, persino felliniane, stuprate, di uomini violentissimi, di bestiali inculate, corna, tradimenti, pistolettate, colpi gobbi, tiri mancini, rapine a mano amata, no, armata, con un James Woods che alla fine, nonostante le porcate che rifilò a Noodles, malgrado Noodles lo servì da maiale alla loro donna, dopo eterne, reciproche rivalità con Noodles da figlio di puttana luridissimo, capì che non valeva la pena farne una tragedia.

Infatti si ammazzò. Ah ah.

Forse, è stato tutto un sogno impossibile come nel finale de La 25ª ora.

Più che un capolavoro di Sergio Leone, probabilmente Un mercoledì da leoni, uno scontro fra Keanu Reeves e Patrick Swayze da indimenticabile Point Break.

Chi è Il cacciatore e chi la preda? Chiedetelo a Christopher Walken dell’appena citato masterpiece di Michael Cimino e vi risponderà, sparandosi in testa.

La vita è un Casinò. De Niro e Pesci sono inseparabili amici dall’infanzia e fanno di tutto per incarnare invece una delle massime storiche proprio di Once Upon a Time in Americanoi siamo come il destino… chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

I grandi film sull’amicizia sono veramente tanti, troppi. Mi sono limitato a una parentesi goliardica, eh eh.

Adesso invece andiamo a parlare, anzi a parare sull’amore.

A proposito del povero, compianto Swayze, lasciate stare subito puttanate come GhostUnchained Melody è bellissima, Demi Moore di più, Whoopi Goldberg non tanto. E il film va bene per le classiche casalinghe di Voghera, amanti degli oroscopi e della new age del cazzo.

Che ne pensate de L’età dell’innocenza? Daniel Day-Lewis ama da impazzire Michelle Pfeiffer e anche lei farebbe carte false per stare tutta la vita con Daniel. Non ha bisogno di andare da una maga che le legga i tarocchi per capire che, appena lo guarda, vorrebbe essere la sua regina di bastone/i… Bastone della vecchiaia ma soprattutto di una maturità florida, tutta deflorata, ah ah.

Ora, chiariamoci, donne. Michelle voleva stare con Daniel. Perché voi no?

Non raccontatevi stronzate. Daniel Day-Lewis vede Madeleine Stowe ne L’ultimo dei Mohicani e si scioglie come una cascata.

Pure lei però non scherza, infatti dappertutto schizza.

Sì, Day-Lewis non è mica un povero cazzone… un pesce, no, un Joe Pesci qualsiasi.

Soltanto che, tornando a L’età dell’innocenza, quel tipo di società era classista più dei falsi amici e delle tribali regole d’onore di Quei bravi ragazzi. Prendete, che ne so, Titanic ad affondamento, no, a fondamento del mio ragionamento, miei uomini annacquati.

Leo è tanto bello e anche la Winslet è bona. Ci scappa la scopata, lei è un lago ma alla fine lui affoga. Sarebbe affogato comunque. I genitori di Kate non avrebbero mai permesso che Jack Dawson potesse sposare la principessina sul pisello. A meno che non avesse avuto i soldi di The Wolf of Wall Street.

Anche così però l’avrei vista molto dura. Insomma, questa vita è una Revolutionary Road. Non si può mai stare tranquilli.

Di mio me ne fotto.

Sì, se non fosse stato per il mio genio anomalo, avrei fatto la fine di Michael Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Oppure la fine sempre di Shannon, però di The Iceman.

Da quando invece non do più retta ai vostri piccoli cervelli…

Ho detto tutto.

Come va adesso, insomma?

Meglio che non lo sappia. Non voglio fare la fine di Rocco Siffredi. Quella di Rocco non deve essere una gran vita. Sì, sta sempre a scopare ma, a differenza di me, non crede più a niente.

Eh già. Dove la troverete una testa di minchia come la mia? Non ce sono più in giro, abbiate fede.

Guardatevi attorno, sì, è un mondo andato a zoccole.

 

di Stefano Falotico

michael shannon revolutionary

JOHNNY HANDSOME: il fascino à la MICKEY ROURKE


06 May

59702567_10213585721380235_2265742226715836416_nSì, so che può dispiacere molto la bellezza soprattutto se appaiata all’intelligenza. Perché provoca turbamenti ma soprattutto fa sì che si scatenino invidie animalesche.

L’invidia è una brutta bestia. Specie se associata alla cattiveria e all’ignoranza partorita da gente pettegola e malevola. Capace di nefandezze e colpi bassi imbecilli.

Pensate alla povera Monica Bellucci di Malèna. Che attirò tutti gli sguardi allupati dei maschi arrapati, tirandosi addosso le invidie di ogni comare e delle racchie gelose del paese come nella canzone Bocca di Rosa di Fabrizio De André.

Pensate soprattutto a Mickey Rourke. Un dio. Un uomo dotato di una bellezza luciferina al contempo angelica. Non a caso è stato San Francesco per Liliana Cavani, il santo più ambiguo della storia.

Johnny Favorite in Angel Heart e Johnny il bello.

Essere bellissimi suscita nelle persone, indubbiamente più brutte e meno dotate, pensieri abietti.

Al che la gente, impressionata dal tuo sex appeal mostruoso, rabbrividendo arrabbiatissima, fa di tutto per renderti un mostro nel senso peggiore della parola. Ricattandoti perennemente, domandandoti se puoi permetterti di essere così figo.

Inducendo perfino a vergognarti per lo stupendo fatto innato che madre natura ti abbia regalato il dono raro della venustà assoluta e infinita.

Urlandoti in faccia che dovresti lavorare come un negro e tirartela assai meno.

E perché mai? Ci sono persone superiori. E non solo fisicamente parlando.

Poi ci sono i nani che, non essendo stati graziati dagli angeli nel giorno della loro nascita, sperano in cuor loro che tu possa venir colto da un male impietoso e che ti possano succedere colossali sfighe.

M agli angeli, già solo trasfondendo in questi neonati magnifici il regalo della bellezza divina, si presero gioco diabolicamente di tutti i piccoli diavoli.

Cornificandoli.

Di fronte a uno come Mickey, bisogna solo inchinarsi. Se tale genuflessione viene praticata dalle donne, tanto meglio.

 

di Stefano Falotico

 

johnnyhandsomefalotico

Il Cinema, anche comico, è qualcosa di serio, non deve finire nelle teste dell’uomo medio, sennò… non è bello


09 Apr

Robert+De+Niro+National+Action+Network+Keepers+xN6E1wlNUPVlAforisma cult coniato oggi dal sottoscritto:

Molti ragazzi volevano prendermi a modello e modellarsi a me, adesso loro vanno con le modelle e io devo rimodellarmi.

Fratelli della congrega, cinti attorno a questo falò. So che negli scorsi giorni le vostre pelli, abbrustolite dall’erotismo di massa, hanno sofferto intensamente spasmi lancinanti.

Noi, uomini intellettuali, veniamo straziati e strangolati da questo macello ove sono però i maiali a scannarci e a schiacciarci come “malati”.

E siete stati bombardati dalla pubblicità malsana, subdola del Grande Fratello. Spettacolo indegno, oserei dire ignominioso attraverso il quale, però, noi uomini saggi possiamo misurare il livello d’imbecillità sociale, ahinoi, sempre impazzante. Così volgarmente imperante.

Sì, ancora esiste quest’obbrobrio, lo mandano in onda per rincitrullire le coscienze di un’Italia alla deriva ove la gente pensa che per diventare una star basti esibire una parlantina da coatti su capelli stirati dal barbiere alla moda con tanto di pizzo vintage che dà un tocco di sottile cafonaggine in più al già impresentabile pascolatore di pecore mal sbarbato. Un tosatore di pecoroni. E lui stesso s’acconcia in maniera sconcia.

Sì, siete uomini da promontorio dell’Argentario a cui il grande Bob De Niro di Cape Fear, sì, il promontorio della paura, avrebbe rinfacciato in totale franchezza la vostra farisea piacevolezza da quattro soldi, eh già, poco argentea, inveendovi contro come una furia pazzesca.

Sì, siamo invasi da piacioni, da piccioni merdosi, da piccini libidinosi, da bellocci col ciuccio, da ciucce che pensano solo a c… lo con le loro seduzioni morbose. Tristi e noiose. Appiccicose!

Siamo attorniati da bellimbusti che camminano tutti dritti e da palestrati coi viscidi mocassini lustrati lungo le strade degradate della caduta dell’impero occidentale. Tutti impettiti, ritti, sono solo dei rettili.

Uno schifo. Non sono un moralista, sono un oggettivista. Un’analista di questo mondo di fascisti, di statuine tanto belline a prima vista eppur pneumatiche più d’una gomma, peraltro bucata, della Michelin.

Sì, come l’omino della pubblicità di questa celeberrima marca di pneumatici, siete degli esaltati. Esseri gonfiabili, invero già dei palloni gonfiati, però altamente infiammabili. Perché il vostro cervello, da tempo immemorabile, ha perso le rotelle, macerato dall’edonistica tangenziale della vostra vita frivola e oscenamente sessuale nell’accezione sua più bruttamente carnale e triviale.

Insomma, siete degli animali dall’aspetto fisico persino aitante, esseri gioviali quando apparite superficialmente in questi selfie micidiali con tanto di falsissimi sorrisi stupidamente abissali. Da dementi.

Avete perso il buon gusto chissà in quale zona remota della vostra nascita non solo mai esistita bensì partorita da un aborto mal riuscito da cui, sfortunatamente, sopravviste e ahinoi usciste.

No, noi di questa congrega, non siamo matti né frustrati. Vogliamo soltanto, cari incoscienti e beoti, ammonirvi e ricordarvi che, procedendo così, secondo un calcolo di probabilità assai attendibile, farete la fine del Joker/Phoenix.

E anche del signor Philip André Rourke Jr, in arte Mickey.

Un uomo che un tempo era uno spettacolo vivente e ora ti chiede da mendicante:

– Come sto? Sto bene così?

E tu, per non infierire, lo accontenti come si fa coi deficienti e gli rispondi:

– Ti sono amico. Sai, Mickey, io amo essere sincero. Stai così così.

E lui:

– Cioè sono un cesso?

– No, abbastanza sì, però.

 

Insomma, amici, fratelli e sorelle, i fatti stanno proprio così. Eh sì.

Sì, dico a voi sorelle.

Da puberali, amaste Pretty Woman e sognaste di essere Julia Roberts di questo film. Ma come mai siete ora in questo convento?

E tu, ragazza che amasti Al di là dei sogni con Robin Williams, come mai ti trovi qui dopo che non sei riuscita a mantenerti neppure con la pensione d’invalidità?

Sì, questo è un grande asilo. Asini.

Solo io posso permettermi di essere Johnny il bello. Ah ah.

Voi no.

Perché sì.

Dunque, come Matt Dillon di Rumble Fish vado da mio fratello maggiore Motorcycle Boy e gli chiedo:

– Ehi, brother, ho ragione io?

 

Come si suol dire, chi tace acconsente.

 

 

di Stefano Falotico

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La morte di Luke Perry, Il nome della rosa con John Turturro e il mio carisma imbattibile da Sean Connery


05 Mar

nr30

Siete rimasti tutti stupefatti e pietrificati dalla morte di Luke Perry, bello per antonomasia delle vostre fantasie pre-adolescenziali.

Quando voi, ragazzine con la fighella sulla rampa di lancio, trepidavate sia per Luke che per quell’altro viso spigoloso di Ronn Moss di Beautiful.

Poi sarebbe venuto il peggio. Crisi anoressiche, competizioni, semmai un fidanzatino che amava le gambe della tennista Monica Seles e, pensando al momento della limonata schifosa con tanto di foglie d’insalata fra i denti del suo sboccato ritardato e della sua sciocca da Fool’s Garden-Lemon Tree, perdevate ogni faith no more, amando Tarantino solo perché di Tarantino avevate capito soltanto la volgarità “cool”, ché fa tanto trasgressione da quattro soldi.

E, ascoltando quella povera pazza “istruita” di vostra madre, vi siete laureati/e alla facoltà istituita da quel trombone di Umberto Eco. Arrivando, col pezzo di carta, a voler fare il bello e il cattivo tempo su tutti.

Ma, improvvisamente, nel bel mezzo del cammino di vostra arroganza, il cielo vi ha flagellato con un “ictus” o qualche altra malattia debilitante.

E tutte le vostre certezze sono andate in frantumi in un nanosecondo. Tutta quella boria, quell’alterigia stronza, ops, è stata vanificata, distrutta da una botta, ho detto cazzo che botta…

E invece, ogni giorno che passa, io divento sempre più bello, più veloce, più grande come il leggendario, saggio Sean Connery.

Perché mai mettersi contro uno così.

E la bellezza non si può rovinare con le porcate, le invidie e le scemenze delle fattucchiere frustrate e frigide.

Ieri è morto anche Keith Flint, cantante dei Prodigy…

Cara la mia deficiente saputella, rimetti su, nei momenti di forte lutto, Smack My Bitch Up.

E non ci pensare. Su.

E questa è cultura! Anche una tua fregatura! Lo so, ora è molto dura.

Devastante!

Si chiama presa per il culo alla demente schizofrenica gelosona di merda. Oh, carissima, se ti senti gravemente depressa, all’assistenza sociale ti daranno un sostegno e qualche pillolina.

Ahuahuaha! Eh già. Coi criminali bisogna essere più stronzi di loro.

Sì, detto ciò, gli eventi occorsi ancor m’inquietano quando, all’alba, alle prime intonazioni del gallo e al suono angelico delle campane che odo provenire dalla limitrofa mia parrocchia San Martino, mi sveglio e la vita m’accorgo ch’è sempre un perenne combattimento, un travaglio perpetuo, un’infinita ricerca del vero e del Verbo. In tale società d’intrighi di corte e di sotterfugi biechi ove, se hai l’ardire e l’illuminazione, di scoprire le atroci verità nascoste degli ipocriti, ti fan passare per malato di mente, adducendoti psicopatologie figlie solamente dell’ignoranza più oscurantistica e bugiarda. E semmai, nonostante mille, superflue, evitabilissime indagini lerce alla tua anima, qualcuno, dinanzi alla verità tanto così cristallinamente rivelatasi, possiede ancora la malvagità, figlia delle sue mai curate ansie e cattive usanze, di dirti che soffri di manie di complotto quando, invero, è stato tutto soltanto un maligno, esecrabile e realmente ordito imbroglio per farti credere d’esser storpio e orbo, un grottesco, interminabile fraintendimento dettato dalla più lestofante superbia e dalla più sciocca, medioevalistica, arbitraria superficialità vanesia e vana.

Io perdono ogni strega che nelle persone superiori han voluto maliziosamente vederci qualcosa di sbagliato e non uniforme alla porcellesca gioventù ribalda fatta e sfatta di frivolezza marcia e non invece balda giovinezza non solo sana ma forse anche santa.

Sono triste e addolorato per quanto è successo, e piango ogni giorno l’idiozia di tale miserabile assurdità.

E le tragedie accadute.

Ora, a vossignoria, a voi dell’Inquisizione e a ogni altro bastardo mentitore, così come io confessai i miei sbagli, inauditi e ammetto giganteschi, chiedo altrettanto di riflettere sull’imbecillità della vostra fallacità e riconoscere, purtroppo, che avevo ragione io.

Adesso, con estrema clemenza, concedo per l’ennesima volta il perdono e spero finalmente di poter vivere libero, vivaddio, come ogni uomo dovrebbe, senza più perquisizioni, deportazioni e altre amene mostruosità idiote.

La mia e la vostra è stata una reciproca, importantissima lezione di vita indimenticabile.

E, nel procedere dei miei dì sin al giorno della mia fatale morte, serberò nell’anima mia eternamente la perfidia animosa del vostro distorto affronto, benedicendo le mie colpe e anche le vostre fino alla pace e alla giustizia infinita del Giudizio Universale.

 

Firmato

Gugliemo da Baskerville,

cioè il Genius.

E sul fatto che sia un Genius credo che non ci sia oramai più il benché minimo dubbio.
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Firmato

Gugliemo da Baskerville

Alle ore 19 e 50 di questa Domenica 4 Marzo ho dato il mio voto, morì Astori e Berlusconi è scaduto


04 Mar

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Ebbene, con far quatto, senza dar nell’occhio, mi son avventurato in quel di Casalecchio, ove prima c’era il mio amico cinese e ora invece, pochi chilometri più in là, c’è un altro bar scalcagnato che piacerebbe ai fratelli Coen, vicino a Riale, tant’è che una concessionaria di auto si crede un film di Stanley Kubrick, cioè Cinema d’autore, e come insegna mette il “titolo” AUTO-RIALE. Ebbene, proseguiamo dopo questa mia battuta del cazzo, e non starò a raccontarmi di come, mentre bevvi il caffè Meseta, adocchiai una coppia mal assortita, formata da un guercio spuntato fuori dai film di Rob Zombie e una lercia ciarliera che sembrava l’incrocio fra una corvina Lena Olin e Banfi Lino. Sì, una schifezza, un ibrido aberrante.

Poi, andando a ritroso in tangenziale, svoltai all’uscita 5, quella mia del Quartiere Navile, feci la rotonda, ammirando una prostituta dalle forme tondeggianti, mi bloccai al suo “STOP” con far da tonto, quindi ripresi ad accelerare sin ad arrivare all’ubicazione del mio seggio elettorale, il numero 324, situato nella mia ex scuola media Salvo D’Acquisto, brigadiere immolatosi per la patria.

Sì, ho sempre delle strane sensazioni quando torno in questo posto, in cui appena puberale già avevo vista lunga per delle biondine peperine ed ero come Chicco dei Ragazzi della 3ª C.

Sì, la mia classe era quella, come nella serie televisiva, anche se a dire il vero io sono del ’79. Ah ah.

In tv, peraltro, in quel periodo passava Beverly Hills 90210 e le ragazze andavano matte per quei pupetti sbarbatelli, e non sapevano chi scegliere fra Jason Priestley, che io ho sempre scritto e pronunciato come Elvis the Pelvis, cioè Presley, e solo adesso ne scopro la giusta dicitura, e Luke Perry, la versione giovane di Ronn Moss di Beautiful. Io mi ricordo che, prima di ripassare per l’interrogazione del giorno dopo, se capitava l’occasione, bellamente mi sdraiavo sul (di)vano e placidamente mi cacciavo una sega ottimamente “congegnata” su Katherine Kelly Lang, che all’epoca, prima dei chili in più, dell’età e della stiratura facciale, diciamo che spronava a certi atti (im)puri, (indi)rizzava a certi movimenti “luridi” e rudi, e i miei occhi erano per lei basculanti in sintonia col moto “perpetuo” oscillante. Ah ah.

Sì, all’epoca ero belloccio, avevo il mio perché, poi divenni Spider di Cronenberg e Dougie Jones/Kyle MacLachlan di Twin Peaks il ritorno.

Diciamo che dopo anni di smarrimento, anche di altre eiaculazioni, lamenti, traiettorie dementi e colpi di genio latenti, adesso son di nuovo sull’attenti. Ci furono mesi, anni fa, che stavo per far la fine del Cattivo Tenente.

Ebbene, sono entrato al seggio, e non c’era anima viva. Alla faccia di chi dice che per queste elezioni le affluenze hanno raggiunto picchi record. Ma de che!

Mi presento, con un po’ di pancetta, perché reduce da una cenetta anticipata di tre crescentine sfiziose, occhialetti da vero topo di biblioteca, faccia da culo alla Jerry Calà dei bei tempi, e consegno la carta d’identità. Al che, lo scrutinatore o come cazzo si chiama lui, mi dice: – Uè bello, e la scheda elettorale?

E io: – Con calma, anzi, prima cantiamo come i Frankie Goes to Hollywood, Relax… don’t do it!

Il tizio mi guarda lo storto, al che entro in cabina, la numero 2, essendo io uno che arriva sempre secondo. Dopo pochi secondi, infatti, ah ah, faccio la croce sui simboli del PD e quindi impiego tre quarti d’ora per piegare queste maledette schede fatte come il culo. Alla fine me la cavo, e sgattaiolo fuori dalla scuola.

Insomma, qui parliamo di un genio assoluto, che sono io. Lo so, ieri dalla fretta scrissi exit pool e non poll, miei polli, ma amo le donne col costumino in piscina.

Per quanto riguarda gli Oscar, si sa, Berlusconi vincerà per il Miglior Trucco della sua ora più buia.
Diciamo che, comunque, più che uomo da seggio son saggio.

Da domani, si fa la Storia, intanto condoglianze alla famiglia Astori. Che brutta tragedia.

 

 

di Stefano Falotico

Il genio e l’artista devono essere folli, lontano dalla folla


07 Feb

Fuori orario

Col passare del tempo, capisci che la vita è una tribolazione. Non che prima non lo fosse stata. Insomma, si comincia da quando ti tolgono il ciuccio e ti dicono subito di non far la femminuccia.

Da lì inizia l’opera di svezzamento, che è tremendamente violenta, agisce a livello psicologico e sei preda, schiavo, vittima dei condizionamenti esterni. Si parte con l’asilo, ed è già un assillo, quindi con la scuola che ti fa studiare l’ABC dell’imbecillità e delle induzioni più manichee, inducendoti dapprincipio a falsi buonismi figli di maestre fallite, uscite dalle magistrali perché il loro piccolo cervello era irreggimentato nelle volenterose pedagogie da ragazzine tristi e adolescenti problematiche che, raggiungendo quel diploma “giusto”, si erano illuse di aver risolto i loro conflitti e anche, spesso, le loro disarmoniche forme sgraziate da bruttine schiacciate da un’età acerba spropositatamente faceta e scioccherella.

Quindi, ci sono i laureati, categoria da starci lontano. Altre persone estremamente disturbate che si sono illuse attraverso il pezzo di carta “autorevole” di aver appianato ogni cosa, seppellendola sotto la coltre di credenziali boriose e cattedratiche. Accademici solo del bel parlare sciolto e del saper dottamente argomentare, ma raffreddatisi nelle emozioni vere e veraci, oramai impigritisi in lavori impiegatizi, mercantilmente agganciati a una cultura di massa di apparenze stolte e “sagge” frivolezze. Scherzosamente antipatici, così li definirei.

Ecco, l’artista, e io naturalmente, senz’ombra di dubbio lo sono, è un tipo di persona assolutamente fuori da ogni schema, imprevedibile, umorale, caratterialmente “ingombrante” e ostico, difficile per via della sua complessa, sfaccettata emozionalità sempre suscettibile di dubbi. L’artista s’interroga sulla realtà e, prima di giudicare il prossimo, passa al vaglio tutte le opzioni possibili, senza lanciare sentenze affrettate. Mentre oggi siamo invasi da invasati, da tuttologi delle anime altrui, da classificatori delle genetiche, da idolatri del viver “corretto” che dunque, dall’alto presuntuoso delle loro saccenterie superficiali, eseguono “diagnosi”, anche psichiatriche, sul primo che incontrano per strada, perché non hanno tempo per approfondire, per entrarvi davvero in vivo, sentito, empatico contatto. E, in questa fiera delle tracotanti immodestie, ecco che trionfa la boria più vanesia e ciarliera, vince il pettegolezzo più atroce e abominevole da club delle prime mogli, e allora via col guardare culi e donnette discinte all’Isola dei Famosi, le cosce vellutate delle più sceme formose e burrose, odiose, già deformate in bellezze plastificate e televisive, e adesso puntualmente ci ammorbano con questa tradizione “popolare”, nel senso peggiore più credulone e tonto, del festival di Sanremo, sagra paesana trasmessa in diretta nazionale, con un Baglioni tanto “figo” da essere la controfigura di un manichino squagliato nella chirurgia più depravatamente, sì lo è, “cremosa”. Sì un cremino che sgocciola di pezzi di pelle tenuti su con l’Attack.

L’artista è un “cretino”, un idiota dostoevskjiano, uno che non ha capito un cazzo della vita e rischia, sbanda, caracolla, sente, patisce, poi euforicamente gioisce, quindi in maniera repentina, con mentali serpentine degne di uno Slalom Gigante, s’immalinconisce, si deprime, si abbatte, si penalizza da solo, quindi si rialza, ha delle strane idee che gli frullan in testa e allora ecco che spunta il colpo di genio che non ti aspetti, lo “svignarsela” nella creatività, la fuga vulcanica in una realtà da uomo del sottosuolo, che inghiotte il mondo nei suoi orrori e nella sua fantasia lo ricrea, in esso trasmuta, mutevole trasla le ovvietà in voli pindarici di estasiante meraviglia. Allietando le menti ottuse, assopitesi nella carnascialesca vacuità, nello squallore mortale, moralmente inappetibile per la sua mente da pasto nudo devastante.

Sì, è necessario un atto di forza!

Sì, il genio è sfigato, sfuocato, inculato e dunque alato.

Lasciamo pure che i “normali” s’imputridiscano e nella putrescenza riverberino le loro finte, rifatte facce da “beautiful”.

 

 

di Stefano Falotico

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Riposa in pace, “caro” Larry Hagman, lo spietato J.R. di “Dallas”


24 Nov

Come riportato dalle maggiori testate giornalistiche americane, ieri Notte s’è spento anche il micidiale cattivone d’una delle serie più longeve (eh eh) della storia della Tv americana. E non solo. Se n’è andato anche l’immortale J.R. di Dallas, vero nome Larry Hagman. Sì, proprio Lui…

 

Tale fu il clamore di questa soap infinita, dalle migliaia di puntate interminabili a scadenza giornaliera, da essere trasmessa in tutto il Mondo, ottenendo ascolti impressionanti anche in Italia. Anzi, da noi forse ancor di più.

 

Personalmente, ne ho un ricordo vaghissimo.

Le mie coetanee, imboccate da madri piagnucolose col fazzolettino delle “commozioni” sentimentali-casalinghe, ne impazzivano e, assieme a Beautiful (altro “imperdibile”, certo…), m’ossessionavano quando frequentavo le scuole medie.

 

Viravano poi in Beverly Hills 90210, più giovanilistico e anche più “figo”.

Quindi, non posso esprimermi molto in merito, ma mi par comunque necessario inserire qui una notizia, a suo modo, storica. Epocale.

Dopo la solita, imbattibile battaglia contro il Cancro al fegato, è deceduto Larry Hagman. R.I.P. Larry Hagman

Per (colpa) di questa serie (s)fortunata, ne ho viste delle “brutte”. Mogli che s’accapigliarono col marito, perché lui, in pantofole con macchie sulla cravatta, voleva invece vedere la partita del Milan, piatti che volarono, figlie che piansero, bambini messi a letto all’ora di pranzo e “biberonizzati” di ciuccio sedativo solo perché non disturbassero coi loro “piagnistei”, appunto, i momenti “topici” del tradimento “nascosto”.

J.R. era il man che metteva zizzania, il disturbatore degli amoretti, amari, dei piccoli borghesi, e ci sguazzava alla grande da miliardario “paparazzo” di cappellaccio.

A suo modo, un mito incancellabile.

 

J.R, detto “Il geriatra” della donna ingravidante di Kleenex.

 

Rimarrà.

 

 

 

Cécile De France


15 Sep

Great actress, the most beautiful woman in the world.

Di fronte a Cécile, un Uomo cosa può fare?

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)