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Scusate se persi il cervello, lo ritrovai qualche mese fa, stava su una mensola del ripostiglio e quest’anno sarò al Festival di Venezia da critico con tanto di papillon


15 Jul

papillon

Ovviamente, burini e bovini, suine e malandrini, avete visto il film Papillon con Dustin Hoffman e Steve McQueen? Macché. Voi non solo non vedeste mai questa pellicola di Franklin J. Schaffner ma nemmeno il remake di due anni fa con Rami Malek. Avete fatto bene, fa cagare.

Chi invece sostiene che il rifacimento sia meglio dell’originale, ecco, lo andiamo a prelevare da casa subito, lo carichiamo in macchina, lo leghiamo al sedile con tre cinture di sicurezza e cinque camicie di forza, dunque arriviamo tutti insieme appassionatamente a Riccione e lo gettiamo, senza sciogliergli nessun nodo, in aperto mare.

Sì, tale malfattore stroncò l’originale e noi lo lasciamo affogare col peso delle sue stronzate micidiali. Si dice che gli stronzi galleggino. Certo, ma lui no. Lui appartiene a una categoria rara, speriamo in via d’estinzione. Ovvero lo stronzus deficientis, catalogabile anche al genere, degenerato qual è, dei Phylum Plathelminthes, cioè ai vermi piatti.

I vermi si distinguono in due categorie: i vermi innocui, la cui vita libera, sebbene da imbecilli, ci risulta innocua, e i vermi parassiti. Quei vermi solitari che attentano al nostro fegato poiché malati d’invidia. E divorano ogni felicità altrui in quanto esseri profondamente infelici. I quali sono talmente poveretti che, augurandosi con le loro cattiverie di farti male, esultano poi del mal comune mezzo gaudio.

Ah, sai che allegria.

Ci sono. Impazzano. Si chiamano stalker. Sono coloro che, se tu ti rassereni un po’, vivi semmai solo estemporaneamente un istante felice di leggero successo o di normale sesso, cazzo, ti ricordano che loro sono nascosti nel vapore della nuvoletta di Fantozzi, pronti a rovinare te, appunto, che ti stai facendo il viaggio. Cosicché, ogni sogno evapora e ascolti poi Fiorella Mannoia, I treni a vapore, cavallo di battaglia anche di Ivano Fossati. Insomma, questo losco individuo vuol farti credere che tu sia solo un sognatore che cade dalle nubi. E desidera la tua mente annuvolare. Ah, fuori è nuvolo. Evviva Lucio Dalla e Nuvolari!

Ora, Malek invece a mio avviso, come ampiamente da me già scritto, ha meritato l’Oscar. Bohemian Rhapsody è un film dichiaratamente agiografico, un biopic all’acqua di rose, innestato sul buonismo e l’elegia poetica più caramellosa, ma Malek ha saputo ricreare Freddie Mercury con originalità e affascinante personalità.

Ecco, ci sono poi le persone che, distrutte da una vita che bruciò ogni loro speranza melodiosa, adesso s’identificano nel babau Freddy Krueger e attentano alle giovinezze altrui poiché ingorde delle loro purezze.

Ci sono anche quegli adulti tromboni che però, al posto degli artigli di Freddy/Robert Englund, hanno solamente le unghie lunghe poiché, non essendo amati oramai più nemmeno dalla loro donna, hanno trascurato perfino la manicure. Sbatteteli in cura.

Costoro, possiamo senza dubbio annetterli invece al folclorismo della loro rabbia verde. Sì, essendo incazzati a morte in quanto, appunto, hanno la panza piena e sono sovrappeso, si sono trasformati nella versione negativa dell’Incredibile Hulk.

Vogliamo bene a trogloditi così. Uomini che oramai non tanto chiavano ma usano la clava contro le gioventù da loro mal sopportate.

A me invece, in questa vita da rinato, da ex meno(a)mato, menomale è successa la metamorfosi inversa. Prima ero timido, ora sono Lou Ferrigno.

L’altra sera, ad esempio, m’ha contattato anche Chiara Ferragni. Donna che però mi fa venire… il latte alle ginocchia, emblema incarnato della scema arricchita senza un grammo di cervello e, secondo me, senza neppure un milligrammo di qualcos’altro. Visto che suo marito, Fedez, non vale un cazzo.

Ah ah.

Sì, il mondo si divide fra uomini con le palle come Steve McQueen e gente che preferisce isolarsi come Hoffman.

Fra uomini che sono illusoriamente contenti e felici nel loro porto apparentemente cheto, uomini che si proteggono negli alibi e nelle scuse perché hanno paura di prendere il largo, uomini cioè che si barricano nelle consolazioni utopistiche delle loro esistenze da nudisti, in quanto hanno perso tutto ma non vogliono rivestirsi, preferendo sbandierare pateticamente ai quattro venti le loro sfighe, cercando dunque solidarietà miserevole e pietistica, e uomini che l’hanno preso in culo come più non potevano, appartenenti, possiamo dirlo, al sottoscritto.

Cioè un uomo che non ama molto i cinecomic ma, al Lido di Venezia, famosa isola dell’unica, vera città sul mare, in quanto Amsterdam invece ha solo i canali e le canne fumarie dei libertini drogati bestiali, senza dimenticare ovviamente Comacchio, località peraltro piena di donne racchie più disgustose delle alghe, ecco… al Lido sarò forse pure incravattato. Con tanto di abito firmato, griffato in tua sorella.

Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi.

L’ultima volta che andai al Festival fu qualche anno fa. Vidi Birdman.

La storia della mia (non) vita.

Da quando ebbi il mio colpo di Genius, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza, sì, molti mi spaccarono il setto nasale, mi suicidai molte volte ma continuo a volare alto.

Perché, sostanzialmente, sono sia Michael Keaton, ovvero Batman, che Edward Norton, Hulk.

Mi spiace per gli stronzi farabutti che continuano ad accusarmi di doppia personalità. No, non sono schizofrenico, quello lo è Norton di Schegge di paura.

Sono, diciamocela, solamente un coglione cazzoncello dal fascino pagliaccesco che mette i brividi. Soprattutto alle donne. Brividi di calore. Perché, appena mi vedono, allagano tutta Venezia.

Guardate, sì, non è colpa dello scioglimento delle calotte polari se Venezia soffre dell’alta marea.

È colpa mia. Mi assumo ogni responsabilità di quest’inondazione alluvionale e vi penso, orsù, sempre io a riscaldare l’ambiente.

Sì, vi lascio con una battuta da clown:

– Ah, secondo me, Falotico ha un solo problema. Non crede al suo cervello.

– No, non è vero. Non crede invero a quello suo che fa rima con ottimo cervello. E, da questo scollegamento, parte tutto il resto.

– Dici che sia così? Come fai a saperlo?

– Ho appurato ieri notte la mia teoria. In pratica, io e Falotico abbiamo trombato.

– E quindi?

– Mettiamola così. Birdman è un brutto film in confronto al Fallo…

 

Morale della fav(ol)a: sono un uccello libero come un gabbiano su Venezia. Nessuno mai più riuscirà a ingabbiarmi. Forse a farmi incavolare, questo sì. Ci sta. E io, incazzato, dimenticherò ancora il cervello nel credermi un supereroe.

Ora, scusate, devo pulire il tinello.birdman keaton invito veneziabirdman

di Stefano Falotico

A distanza di 5 anni da Birdman, tornerò al festival di Venezia, ed evviva la nuova carne di Cronenberg


09 Jun

birdman

Sì, quest’anno, se vuole iddio, se le troppe sigarette che fumo non essiccheranno i miei polmoni, se il pneumologo mi dirà che, nonostante il possibile cancro, potrò restare piuttosto in forma per fine Agosto, tornerò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del lido di Venezia.

L’ultimo film da me visto, visionato ma non vivisezionato in codesto luogo rinomato ove l’Hotel Excelsior ospitò Sergio Leone e Bob De Niro di C’era una volta in America, è stato Birdman, uno dei film della mia vita.

Ma, quando lo vidi per la prima volta al PalaBiennale, tendone da circo appositamente allestito per la kermesse veneziana e poi, tutto l’anno, smontato e forse adibito a baraccone ove la rediviva Moira Orfei, morta nel 2015 ma rinata grazie a un trucco digitale migliore dei suoi ex ceroni, gigioneggia pachidermica con far elefantesco fra trapezisti e Joaquin Phoenix di Joker, non mi piacque.

Per un ovvio, comprensibile motivo. In quel periodo, ero talmente rincoglionito che non mi accorsi di aver perso tre gradi all’occhio sinistro. Così, non munendomi di occhiali, vidi ben poco.

Avvistai da lontano un omuncolo di nome Michael Keaton che viveva come me.

Io sono un uomo del sottosuolo, amante di Dostoevskij e di Taxi Driver.

Un uomo che, nella vita, ha fatto una cosa simile al sottoscritto. Ovvero imbeccò, perfino un po’ sbeccato, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza da vero Genius-Pop inaspettato.

Un uomo misantropo, sepolto vivo da questa marcia società, un uomo che sogna di essere una star di Broadway e brama di calcare il palcoscenico come Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio.

Un uomo che, nella sua esistenza rancorosa, timorosa, schiva e ritrosa, capisce che lo stronzo Edward Norton non è in confronto nulla rispetto alla merda schifosa di quella critica altezzosa e così ottusamente puntigliosa.

Decide di spararsi in testa per rendere la scena più reale, molto teatrale.

Superando Eleonora Duse e Antonin Artaud con una prova talmente veritiera e follemente istrionica da meritare l’applauso a scena aperta e, oserei dire, il visibilio della folla incantata, perfino lo stupore entusiasmante della boriosa critica esaltata eppur sfigata e frustrata che, impressionata da tanta arditezza alata, scriteriata e sinceramente umana, rimane talmente allibita da scappare a gambe levate.

Alla fine, Michael si ucciderà lo stesso, nonostante la protesi facciale e dopo (non) averci perso appunto la faccia.

O forse, come un falco elevato, guarderà la miseria del mondo dall’alto della sua grandezza obiettiva da Orson Welles de Il terzo uomo.

Io, dopo tante bastonate, inculate, fottute delusioni spropositate, ora scrivo per Daruma View e Ciao Cinema, due testate migliori, senza dubbio, di voi testoni che mi prendeste per coglione, avendo io ottenuto in passato pochi istituzionali attestati da dimostrare.

Sono invero un fine conoscitore di Cinema in ogni sua segretezza infinita e più raffinata. Anche se talvolta cazzeggio da Quentin Tarantino dei quartieri bassi.

Ecco, dopo quella visione, ne patii ancora. Dopo quel viaggio a Venezia, brutte news mi aspettarono.

Anziché leggere Variety, ricevetti a casa comunicati che vollero attestare se volevo commettere qualche gesto pericoloso. Fui indagato per essermi ancora incazzato in modo smodato contro esponenti irriconoscenti del mio eccentrico uomo esagerato eppur carismatico.

Così, da allora, non misi più piede a Venezia. Tantomeno nella mia sanità mentale.

In quel periodo mi affiliai a una testa di cazzo che si professò essere il mio talentscout. Lo conoscevo da anni e lui, al telefono, mi disse un bel giorno che mi aveva da sempre considerato un genio spaventoso. Insomma, per lui, io fui un colpo di fulmine. Ma 15 min dopo mi arrivò perfino la telefonata di Andrea Diprè.

– Buongiorno. Il signor Falotico? Un suo amico mi ha detto che lei è uno che si crede un artista migliore di Caravaggio. Sono qui per aiutarla.

 

Sì, un amico davvero speciale. Ma, si sa, io sono amico di tutti. E decisi, sciaguratamente, di recarmi con costui al Festival per vedere chi avrebbe vinto il Leone d’oro. Alloggiamo in un ostello gestito da preti. E lui per tutta la notte volle condividere con me la sua passione sfrenata e onanistica per Miriam Leone, l’ex Miss Italia, sì, lei.

– Stefano, quella donna mi fa impazzire.

– Cosa ti provoca?

– Appena la vedo, arrossisco più dei suoi capelli.

– Capisco. È solo un arrossamento dovuto all’’imbarazzo?

– No, mi diventa tutto rosso e rizzo.

– Capisco. Ora però dormiamo.

– Stefano, abbiamo letti separati.

– Perché avresti preferito una stanza matrimoniale?

– No, ma vorrei che, per stanotte, mi facessi capire che non devo più fantasticare su Miriam. Devo darmi a donne rosse come te. Sei il mio M. Butterfly.

– Perché io sarei una donna?

– No, però con questa luce solare di fine Agosto, i tuoi capelli, da castani, son diventati vermigli. Posso offrirti uno shampoo smacchiatore per rifarti il look?

– Tu vorresti farmi e basta. Non tirare in bagno, no, in ballo il balsamo. Mio bello.

– Sì, ti vedo un po’ imbalsamato. Facciamo una doccia insieme?

– Sì, questa è la doccia. Fredda però.

– Ehi, che fai?

– Vado a dormire. Vai nell’altra stanza e tirati una sega, pensando a Miriam. A me ci penso io.

– E chi pensa a me?

– Nessuno. Comunque, se dovessi avere mal di stomaco, ricordati che qui, a Venezia, molti turisti hanno il mal di mare.

Se proprio non ce la fai, basta che ti butti sotto un motoscafo e non devi soffrire più pene d’amore.

 

Sì, senza dubbio era un ragazzo alle prime armi con molti sogni nel cassetto e soprattutto nel fazzoletto.

Ma era simpatico. Era ossessionato da Cronenberg.

– Stefano, concordi? David è un genio. No?

– Sì, tu no, però. E secondo me hai travisato tutto il Cinema di Cronny a tiramento di culo e di uccello.

– No, io l’ho capito benissimo. E sono Tom Stall di A Histoty of Violence.

– Il bambino de La zona morta, no? Tuo padre non ti capisce, giusto? Vorrebbe che tu fossi un calciatore. Se lo fossi, non dovresti sudare sette camicie per avere Miriam. Mi sbaglio? Invece tu sei iscritto a Filosofia Teoretica. La vedo molto dura. Miriam te lo farà pur diventare duro ma ama gli uomini duri.

– Cioè, secondo te, è una zoccola? È dolcissima, invece.

– Sì, quando le dai diecimila Euro.

– Ma no! Lei è famosa perché è bellissima. È stata madre natura a regalarle il successo. Lei è purissima, un angelo.

Sai chi invece credo che sia una troia? Selvaggia Lucarelli. Guarda questa foto.

– Fa’ vedere, da’ qua. Cazzo, ma questo sei tu assieme a lei.

– Sì, l’ho scattata alla Feltrinelli di Padova. Lei stava lì presentare Che ci importa del mondo.

– E invece, visto che la consideri una troia, che ci facevi tu, lì?

– Mi trovavo da quelle parti.

– Uhm, capisco.

– Stefano, a me è piaciuto da impazzire A Dangerous Method. Grande prova di Keira Knightley.

– Mi pare ovvio che ti sia piaciuto. Quello che non è tanto ovvio è perché tu dica… da impazzire. Sei già la Knightley del film, lo sapevi?

– Che vorresti dire?

– Niente, hai mai letto Freud e Jung?

– No. Dai, Stefano, piace anche a te Miriam, vero?

– No, le preferisco Emma Stone.

 

Questo mio amico molto “particolare”, dopo questa mia risposta ambigua come la fine di Scanners, è ancora, a distanza di cinque anni, rinchiuso in camera.

Non di quell’albergo. Di un manicomio.

Io invece volo sempre più alto. Tutte lo vogliono ma io sono troppo malinconico per tutte queste bagasce da festivalini.

E sono La mosca!

 

di Stefano Faloticobirdman falotico

Disastro a Hollywood: non è un film con De Niro, benvenuti nel FIGHT CLUB e in BIRDMAN


17 Apr

happened wincott

Sì, avete presente il film di Barry Levinson con Bob De Niro? What Just Happened?

No, non ce l’avete presente perché questo film assai sottostimato l’ho visto solo io e forse Michael Wincott.

Il più grande cinematografaro del mondo, ah ah, colui che è stato il villain de Il corvo e il cugino sfigato dello sceriffo di Nottingham nel Robin Hood con Kevin Costner.

Insomma uno che ha una faccia da ergastolano ma lo prende in quel posto più di Fantozzi.

Sì, lui vuol editare il film Fiercely con Sean Penn come dice la sua testa. Convinto di essere il nuovo Orson Welles. Ma la direttrice dello studio Catherine Keener, specializzata in ruoli da t… a, e anche qui è stronza alquanto, gli cassa quasi tutto. Perché pensa solo agli incassi.

Wincott distrutto, apparentemente crolla e abdica alle richieste della Weinstein in gonnella. Ma poi a Cannes stupisce tutti, presentando sotto banco il suo director’s cut.

Un finale che farebbe arrabbiare tutti gli animalisti. Anzi, li fa proprio incazzare.

Bob De Niro, il produttore della pellicola, ascolta i fischi sonanti, rimuginando e mugugnando con la classica smorfia congeniale all’attore de Gli ultimi fuochi.

Inforcando gli occhiali in stile Battiato, occhiali di sintomatico mistero. Eh già.

Wincott invece ridacchia sotto i baffi. Probabilmente, dopo una mossa del genere, non gli daranno i finanziamenti neppure per girare un Super 8 millimetri (no, non il film di J.J. Abrams) di suo figlio alla prima Comunione.

Ma lui se ne frega. Tanto un altro lavoro lo troverà. Al massimo, s’iscriverà alla lista di collocamento de I soliti ignoti. O no?

Ecco, Disastro a Hollywood non è un grande film ma è godibile. Con molte scene deliziose.

I protagonisti di Robert Altman è certamente superiore ma noi non dobbiamo partire dai maestri assoluti.

Dobbiamo farci la gavetta. Altrimenti saranno soltanto gavettoni in testa.

Per realizzare anche un cortometraggio degno di nota, bisogna procedere con meticolosità poderosa, oserei dire puntigliosa.

Intanto, imbastire una sceneggiatura d’una certa rilevanza, originale ed enigmaticamente sottile. In una parola, sfiziosa. Lasciando stare tutti i furbetti ammiccamenti libidinosi e le puttanate varie di presa subdola.

No, nessun nudo, al massimo un tocco di femminilità elegante e sensuale nell’impasto del cortometraggio speciale. Mescolata a una virilità cazzuta da pensatori liberi.

Nichilistici, narcisisti, giammai solipsistici o classisti. Insomma, uno script da veri equilibristi delle parole e delle atmosfere che spingono…

Sì, in pochi minuti, bisogna allestire un pregevole lavoro, tecnicamente ben realizzato. Altresì è doveroso, per onestà intellettuale, sintetizzare la propria poetica in un tempo così stringato, limitato. Senza essere limitati.

Senza schiacciare la potenza dell’assunto con sbrigativi effettismi e subdoli escamotage, come si suol dire, ruffiani e da paraculi.

Bisogna cioè creare il proprio piccolo gioiello, conservando un personalissimo stile incisivo. Senza mai vendersi e leccare… Altrimenti beccheremo soltanto dei frontali e ci spaccheremo gli incisivi.

Mica facile. C’è poi lo storyboad, gli attori da scegliere, gestire e dirigere, tutto il comparto tecnico e le location da selezionare accuratamente dopo profondi spogliatoi, no, sopralluoghi. Al che, ti accorgi che ciò che appariva un gioco da ragazzi, ah, non solo è dispendioso perché occorrono numerosi soldini da investire, bensì è semplicemente più complicato del previsto.

Ma io e il mio amico ce la faremo. Senza farci nessun film, facendolo.

Ci siamo quasi. Incrociamo le dita.

Finita Pasqua, passerà qualche giorno e partiranno i ciak. Possediamo la cultura per fare questo. Il coraggio. E, come si suol dire, il carisma.

Gli allibratori non accettano scommesse. Vincere e vinceremo!

E se invece perderemo? Gireremo un altro corto. Noi non ci demoralizziamo.

Mentre voi passerete tutta la vita a brindare che la Juventus è stata eliminata dalla Champions League.

In faide e sfottò barbarici. Napoletani contro piemontesi e donne umbre contro uomini siculi.

Continuando nella vostra vita di bassezze, indignitose, truffaldine vite misere. Anzi, miserrime!

(S)fatte di gelosie, oscene battute sempre coi doppi sensi sessuali, che voi definite “piccanti”, ripicche, filippiche, della serie oggi amo Filippo ma lo tradisco con un filippino, tanto Filippo non può sospettare che la sua amante sia la mia donna delle pulizie.

Sì, un’Italia di cornuti, di uomini miopi senza cornee e senza cuore ove gli ipocriti pregano con le coroncine e poi comprano i libri di Corona. Sarete mazziati!

Sì, continuate così. Poi non vi lamentate… se arriveranno, sempre da parte mia, mazzate!

Così è.

Sono presuntuoso.

Mi pare sacrosanto.

E cammino con aria disinvolta, adocchiando di qua e di là con indubbio charme.

Perché mi comporto in questa maniera volgare?

Come dice il mitico Christian De Sica:

ah, buzziconi, ma vedete d’anna’ …

 

Ecco, ci siamo capiti.

Adesso, scusate, devo andare al negozio dei giocattoli.

Una tizia, essendo da me stata rifiutata, va consolata con un Big Jim.

Sì, sinceramente, ah, n’è passata di acqua sotto i ponti. Ove io non finirò per vostra delusione somma, somari.

Sì, voi avete fatto gli stronzi a pontificare, qui in Italia sono tutti i pontefici, mentre io, non scordatelo mai, rimango il più cinico.

Mi pare ovvio.

Detto ciò, senza rancore, eh?

Sì, nella mia vita commisi un errore sesquipedale. Al pari di Jack Nicholson de La promessa.

Cioè, ho sempre avuto ragione io. Ma non sono mai esistite, sussistite le prove della mia ragione.

E allora dicevano che andavo assistito.

E dunque era più facile credere che fossi un delirante mezzo matto, un personaggio da Jodorowsky, sì, da La montagna sacra.

E di me fu equivocato tutto dapprincipio. Son solo un principe. A volte pure solo e basta. Ah, chi se ne frega del Sole? Poi ti scotti!

Perché, se uno non adatta il suo genio a dei principi, a dei principianti di ordinarietà e non riesce mai a dimostrare la sua superiorità, il gigante diventa un nano e i nani prendono per il culo il gigante.

In un capovolgimento pazzesco e ipocrita di verità ribaltate.

Sì, non ho mai avuto bisogno di amori adolescenziali e di ragazzine piccoline. Così, mi son beccato nel corso del tempo anche l’appellativo d’impotente. Perfino di maniaco.

Perché la gente ha pensato: ah, questo ti piace però non ti piace. Questo lo fai però non lo fai. Allora devi essere un semi-pervertito.

Ora, credo che i nani vadano zittiti una volta per tutti. Anche per tutte…

I nani sono trasgressivi nel vestiario, nelle pose ma nella mente e nell’anima sono dei pelandroni nullafacenti.

Parlano, spettegolano, giudicano, favellano ma poco combinano. Perché, messi di fronte al salto di qualità, si chiudono come sempre nei moralismi, nella retorica, nell’esaltazione cioè della stoltezza.

Della loro tristezza.

E del vivaio porcellesco quotidiano.

Meglio essere tosti, duri, cupi.

Si rischia di essere emarginati e picchiati a sangue dal mondo.

Sì, ovvio. Meglio che rimbecillirsi.

Io adoro Nietzsche.

E dovreste adorarlo anche voi.

Evviva il titanismo!

Sì, altrimenti si finisce a fare i medici e gli avvocati.

Bravissimi, ma non sono artisti.

E, fra una parcella e un onorario, un paziente e una causa, aspettano che la Juventus vinca la Champions.

Se a voi questo mondo piace, a me no.
fiercely sean penn

 

 

di Stefano Falotico

Zack Snyder dice addio al Cavaliere oscuro di Arthur Fleck/Joker: «Sei stato il miglior Batman di sempre»


18 Feb

batman faloticobatman

 

Ciao,
amici.

È Arthur Fleck/Joaquin Phoenix, alias JOKER… Marino, invero Stefano Falotico, che vuole confidarsi con voi e farvi leggere questa mia lettera commossa in risposta a quella, altrettanto commovente, del mio amico Zack Snyder. Regista che devo ringraziare perché mi ha fatto capire davvero che Clint Eastwood è un genio e, quando girerà un film come Batman v Superman: Dawn of Justice, sì, Clint forse sarà davvero morto.

Rendo grazie al suo Cinema perché, guardando i film di questo carissimo amico, inseparabile compagno di merende quando ero talmente depresso che mi ero tanto rimbambito da perdere la testa per Kate Beckinsale di Pearl Harbor e stavo impazzendo di Amore estremo per Jennifer Lopez, ho capito cosa mi piace davvero nella vita.

Sì, qualsiasi maschio normodotato, eterosessuale di sana e robusta costituzione, credo che per la Beckinsale o per il culo di J. Lo, soprattutto, possa davvero non solo perdere la testa ma i testicoli.

Ma, finita la scopata storica con queste due gnocche micidiali, che cosa ti rimane? È capace poi che chiedono di sposarti e ce l’hai i soldi per regalare loro una vita spensierata da To the Wonder? Sì, una vita meravigliosa, idilliaca, ove fai l’amore da mattina a sera e non sei invece Al vertice della tensione perché devi pagare troppe bollette di “Paycheck?”.

No, queste sono patonze che esigono una vita lussuosa, stracolma di felicità e belle cose.

È capace che se poi le trascuri, ecco, ti scappano di casa come quell’altra super figa ciclopica di Rosamund Pike de L’amore bugiardo – Gone Girl. 

Sì, la tua donna è impazzita perché non te ne sei preso sufficiente cura. Eri ridotto talmente sul lastrico che ti sei dato, pur di sbarcare il lunario, a una vita da The Town.

È colpa di questo sistema marcio da State of Play se sognavi di essere Superman in una Hollywoodland e invece hai scoperto che sei stato solo preso per il culo come nel Joker di Todd Phillips. Appunto.

Sei stato troppo fuori dalla realtà comune di tutti i giorni per poter ripartire daccapo con entusiasmo. Ora, dopo tutte queste vere o presunte Ipotesi di reato, è davvero dura, amici cari.

Una resilienza enorme. E con immane forza cerco, sì, di resistere giorno dopo giorno. A volte buttandola a ridere per non pensarci, a volte praticando meditazione trascendentale per non trascendere e dar di matto sul serio.

Difficile rivederla con occhi giusti dopo tanto buio, sì, funambolico, estroso e geniale come Daredevil…, ma anche tanto cupo e sofferente.

Adesso sono arrivato a quasi 200 Cigarettes al giorno. Non va bene per il portafogli e nemmeno per la salute, cazzo.

Non voglio dire che molta gente sia stata più fortunata di me e che la loro fortuna sia Piovuta dal cielo, ma è inutile piangere sul latte versato, su tanti equivoci evitabili che hanno fatto sì che non potessi Vivere fino in fondo.

Devo esservi sincero, non posso più tergiversare e girarci attorno. Mi aspetta soltanto un Armageddon – Giudizio finale. 

La vita è un Dogma, non esistono alibi o scappatoie da Runner Runner.

I critici letterari sostengono che i miei libri siano bellissimi, molto romantici in stile Shakespeare in Love ma Gwyneth Paltrow non verrà mai con me. E ci sta. Sarei pazzo a credere il contrario.

Per lo stesso discorso fattovi all’inizio. Gwyneth è una riccona viziatissima. Che se ne fa di uno scrittore squattrinato?

Non le posso garantire nessun futuro. Non sono uno stronzo da 1 km da Wall Street.

E non sono neppure Matt Damon ma rimango pur sempre anch’io un Will Hunting – Genio ribelle.

Nonostante tutto, non mi sono mai arreso.

Mi conoscete.

Sono spiritoso, totoiano, ho secondo molti un talento smisurato nella scrittura. Come vi ho detto.

E le donne dicono che abbia perfino un gigantesco pipistrello. 

A differenza di Michael Keaton del Batman di Tim Burton, no, credo che non scoperò però nessuna Kim Basinger.

Ma non mi suiciderò neppure come in Birdman.

« […] Le cose sulla terra cadono. E quel che cade… è caduto. Nel sogno, questo mi ha portato alla luce. Una meravigliosa bugia… Il miglior Batman di sempre. Grazie amico mio per avermi fatto dono di quel momento fottutamente glorioso e di un cuore così stupefacente».

 

Sì, la gente è pazza e demente. Non voglio vantarmi, non spetta a me giudicare il mio talento, dovessi mai averlo o meno, ma la gente aveva di fronte una persona diversa senza il chiodo fisso delle passerine e ambizioni cretine come quella di far soldi, fregando gli altri in squallide competizioni da bambini e asilo nido.

Ma secondo questi qua tal persona doveva “normalizzarsi” e diventare un troione qualsiasi. Che va a vedere Checco Zalone, ha un lavoretto in cui legge Il Corriere dello Sport, torna a casa e si organizza per portarsi a letto qualche sciocchina. Ballando con le stelle!

Cosicché, anziché dar manforte a un cuore selvaggio, preferì e preferisce credere ancora e ancora e ancora che io sia un supereroe fanatico dei personaggi televisivi come un vecchio rimbambito.

Ebbene, a qualsiasi villain figlio di troia che abbia voluto sfidarmi, sono qui.

Sono più veloce di te, più intelligente, bello come Ben Affleck e ora preparati davvero.

Alla prossima mossa falsa, idiota, ti sbatto in manicomio.

– Chi, tu? Povero fantozziano schizofrenico, paranoico maniaco-compulsivo cacasotto di merda?

– Tu sei convinto davvero che dall’altra parte della barricata, fenomeno, ci sia la persona che pensi ci sia?

 

Sto scherzando? Certamente. Ma non fate più le merde.

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Edward Norton?


23 Oct

Un perenne enigma?

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Eh sì, cataloghiamo pure Edward Norton in questa categoria da noi ribattezzata Attori Rinati. Ma nel titolo abbiamo usato il punto interrogativo, a mo’ d’incognita.

Perché costui, considerato fin da subito una delle più promesse più rigogliose del Cinema, uno dei talenti più bravi messisi in luce a metà anni novanta, con una serpentina d’interpretazioni fenomenali da lasciarci incantati e di stucco, inspiegabilmente, si è parecchio perso per strada e incomprensibilmente, al momento, gira pochissimi film.

Edward Norton, nome completo all’anagrafe Edward Harrison Norton, nato a Boston il 18 Agosto 1969.

Il maggiore di tre figli nati da Edward Mower Norton Jr., avvocato ambientalista, e da Lydia Rouse, insegnante d’inglese.

Laureatosi a Yale in Storie e Cultura Orientale.

Poliglotta, Edward espatria a Osaka in Giappone, ove per tre anni svolge con forte dedizione attività di volontariato.

Edward però abbandona questo lavoro e torna a New York per inseguire il suo grande sogno dell’infanzia. Diventare un rinomato attore di Cinema.

E ciò, grazie alla sua bravura e alla sua forza espressiva, avviene e si concretizza magicamente.

Esordisce, pensate, a fianco di Richard Gere in Schegge di paura di Gregory Hoblit, nel 1996. E, nei panni del chierichetto dalla dubbia personalità, non solo dimostra di poter competere col navigato Gere, ma sfodera una performance magnetica, da tramortirci in segno di nostra allibita, estrema ammirazione, tanto che si aggiudica il Golden Globe e una meritatissima candidatura agli Oscar come Migliore Attore non Protagonista.

Affianca quindi Woody Harrelson in Larry Flynt – Oltre lo scandalo di Miloš Forman e Matt Damon in Rounders di John Dahl, nel ruolo dell’irresistibile pokerista gaglioffo Worm.

Dunque, trova un altro ruolo straordinario che lo consacra del tutto fra i talenti più eccezionali della sua generazioni. Quello di Derek Vinyard in American History X. Una prova attoriale da mettere i brividi. I paragoni si sprecano e Edward Norton viene paragonato al De Niro dei tempi d’oro.

Riceve la nomination come Miglior Attore, stavolta, ma viene sconfitto un po’ scandalosamente dal nostro Roberto Benigni de La vita è bella. In una cinquina di prodigiosi candidati, a mio avviso, tutti meritevoli quell’anno della massima statuetta, ovvero Nick Nolte di Affliction, Tom Hanks di Salvate il soldato Ryan e Ian McKellen di Demoni e dei, oltre naturalmente al nostro già citato e trionfatore “piccolo diavolo”.

Poi è la volta del controverso Fight Club di David Fincher con Brad Pitt. Un film a suo modo epocale che spacca la Critica, ove Edward ancora una volta interpreta la parte di un uomo sull’orlo della crisi di nervi, afflitto da forte, insanabile schizofrenia.

Esordisce alla regia, dirigendosi in Tentazioni d’amore con Ben Stiller ma il film si rivela un mezzo fiasco.

Nel 2001, invece, incontra Marlon Brando e Robert De Niro per The Score di Frank Oz. Una bella sfida da Actor’s Studio. E nuovamente Edward incarna una sorta di doppio ruolo.

Seguono Frida con la sua ex compagna nella vita reale, Salma Hayek, e il super flop Eliminate Smoochy di Danny DeVito con Robin Williams.

Per Brett Ratner è Will Graham in Red Dragon. Una delle ultime pellicole prodotte da Dino De Laurentiis, che deteneva i diritti dei romanzi su Hannibal Lecter di Thomas Harris e infatti aveva già prodotto il ben superiore Manhunter di Michael Mann con William Petersen, sempre tratto, come Red Dragon, dal romanzo Il delitto della terza luna. Il film non convince appieno, nonostante il cast altisonante. Ove, oltre ovviamente ad Anthony Hopkins, compaiono la bella Julianne Moore, Ralph Fiennes, Harvey Keitel e Philip Seymour Hoffman. Eppure l’interpretazione di Norton, con tanto di look da biondino scipito, risulta fiacca e monocorde.

Dopo questo parziale passo falso, Norton azzecca però a sorpresa un altro film portentoso, La 25ª ora del mitico Spike Lee.

E da allora, paradossalmente, la carriera di Norton, proprio all’apice dell’assoluta maturità, subisce un’improvvisa caduta.

Tanti film ma nessuno di rilievo. L’incredibile Hulk di Louis Leterrier viene assai snobbato.

Ritrova De Niro per il sottovalutato Stone di John Curran, regista col quale aveva girato anche Il velo dipinto, e diviene amico di Wes Anderson… Moonrise KingdomGrand Budapest HotelL’isola dei cani.

Nel 2014 si cucca un’altra candidatura all’Oscar per il capolavoro Birdman di Alejandro González Iñárritu.

Ma due anni dopo è nel pasticcio Collateral Beauty.

Noi comunque crediamo che Norton, nonostante centellini sempre più le sue apparizioni sul grande schermo, abbia molte frecce al suo arco.

E senza dubbio ne avremo la dimostrazione con Motherless Brooklyn, da lui diretto e interpretato assieme a Bruce Willis, Leslie Mann, Willem Dafoe e Alec Baldwin.

Un film attesissimo quanto la sua rinascita.attori-rinati-edward-norton-02 attori-rinati-edward-norton-01

 

di Stefano Falotico

Perché continuate a ostinarvi con Christopher Nolan e Alejandro González Iñárritu? Meglio il Falotico, uomo che ama Scorsese e sbuccia pure le scorze di limone, in quanto (s)cortese


09 Oct
Filmstill-Editorial use only Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch Ref: 11736 Supplied by Capital Pictures Tel: +44 (0)20 7253 1122 sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com (BD079)

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Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch
Ref: 11736
Supplied by Capital Pictures
Tel: +44 (0)20 7253 1122
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
(BD079)

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

   


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Batman

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Hathaway Catwoman

Mi sono più e più volte espresso su questi due cineasti, che voi a torto (ché questi si prendono sempre tutta la torta, lasciando gli spicchi a registi ben più validi e gustosi) considerate dei giganti del Cinema contemporaneo. Troverete, in merito, i miei scritti dispersi nel net e su www.mulhollandlynch.com, una delle mie creazioni crateriche, scriteriate e poliedriche.

Vi basterà approfondire l’argomento, digitando i loro nomi in Search nel suddetto mio balzano sito da vero costruttivista-futurista qual sono. Ciò che invece non è Nolan, che a mio avviso non ha trovato il bandolo della matassa e gigioneggia di qua e di à, vendendovi fumo negli occhi da illusionista ottico del prestige che gli conferite insipientemente. Perché, probabilmente tediati da una vostra vita angosciosa, meccanica, burocraticamente allineata a una borghesia mendace, incasellata in una quotidianità ammorbante, fatta di gesti metodici e giornalieri a dissipazione del vostro potenziale castrato, vi lasciate ingannare dalla sua grandeur e, in una società talmente involgarita nei gusti, il suo stile registico vi appare elegante.

Ora, è bene che conosciate l’italiano. L’eleganza non ha molto a che fare con la sofisticatezza, con l’artefatta destrezza di Nolan. Un director tecnicamente impeccabile, cartesiano, maniaco delle inquadrature simmetricamente fini, ma scarso trasmettitore di pathos ed emozioni sentite. E, per la sua proverbiale maniacalità, viene da sempre erroneamente, mostruosamente scambiato per l’erede di Stanley Kubrick. Innanzitutto, i paragoni mi stanno antipatici. Noi, in quanto esseri umani, siamo tutti diversi l’uno dall’altro. E dunque, in virtù di questo teorema inconfutabile, un regista, che non è certamente un alieno, per quanto possa essere paragonato a un altro, analogicamente, non sarà mai il suo “discendente”. Perché i suoi codici genetici di vita vissuta, introiettata, captata ed emozionalmente interiorizzata, e dunque da lui proiettata e rappresentata sullo schermo, può essere tutt’al più avvicinabile, per somiglianze tematiche e stilemi, a quella di un altro. Ma ovviamente non identica. Anzi…

Anche io ho una vita simile a un mio amico. Ma io a tre anni leggevo Pippo e il pesce magico e forse lui invece veniva schiaffeggiato da nonna Papera, che gli tolse il ciuccio… con troppa avventatezza, traumatizzando la sua primissima infanzia disneyana. Ah ah.

Anch’io ho assimilato, nel corso della mia esistenza da peccatore come tutti, questo sporco mondo ma io lo filtro, trasfiguro, sublimo e canalizzo in un certo “modus operandi” mentre quella che pulisce le scale nel mio palazzo… è una bella ragazza, su questo non ci piove e io dentro di lei spioverei volentieri, eccome se scolerei tutto in lei, ma trova il suo massimo giovamento nel disinfettarsi dalle frustrazioni, schiumando di bagni orgasmici il suo boy raccattato alla Festa dell’Unità mentre mangiava il panino con la porchetta.

Sono scelte di vita, di gusti e di papille gustative che preferiscono addentare carne di maiale piuttosto che un ragazzo affettato… Di mio, non sono mai affrettato sia nei giudizi che nelle scopate.

Ma andiamo avanti.

L’unico gran bel film di Nolan è Insomnia. È stata postata, su un sito di Cinema al quale collaboro, la mia recensione a riguardo. E subito si è scatenato il putiferio. E son stato attaccato e crocifisso per colpa di tanti Ponzio Pilato che hanno frainteso il mio messaggio.

Ora, avete la fissa che i remake debbano essere una marchetta e che siano indubbiamente, logicamente più brutti dell’originale in quanto loro copia. Il remake, nell’accezione migliore della sua definizione, è un rifacimento. Dunque una rivisitazione, una rielaborazione personale, un prospettico punto di vista rispetto a qualcosa di definito che l’ha preceduto e che può essere e dev’essere, in taluni casi, rivisto. Con oculatezza. State in occhio, figlioli, e siate pure Pinocchietti se vorranno fregarvi.

Insomnia è un ottimo noir di bellissime atmosfere, con un Pacino magnifico, e a me non importa nulla che sfiguri rispetto all’originale con Skarsgård. E non mi frega un beneamato cazzo che la storia sia diversa.

Perché vi arrabbiate se qualcuno fa il remake del film di un altro? Ora, noi tutti sappiamo che, pur cambiando le ambientazioni, il lavoro, la condizione sociale dei personaggi, l’epoca storica e il contesto, più o meno un regista gira sempre lo stesso film. Così come Dostoevskij scriveva sempre lo stesso libro, stesso discorso è applicabile a Shakespeare. E perciò al Cinema. E a me stesso. Ché scrivo tanti libri, tutti apparentemente differenti fra loro ma sostanzialmente, se non uguali, assai simili.

Avete mai visto un film di Bergman con Rita Hayworth che balla seminuda il tango? E un film di Woody Allen con Christian De Sica che urla ah buzzicona?

E poi, scusate, Paul Schrader, sia come sceneggiatore che come regista, gira sempre Taxi DriverHardcoreLo spacciatoreAl di là della vitaThe Walker e soprattutto il suo straordinario, ultimo, First Reformed, cosa sono se non un rifacimento sui generis di Taxi Driver?

Quindi, Schrader (piglio lui come esempio ma tale esempio è estendibile a tantissimi altri registi) può rifare il proprio remake e Nolan non può fare il remake?

Ma per piacere, non c’entra niente il mercantilismo. Le opere commerciali di Nolan sono tutte le altre.

Il cavaliere oscuro è un capolavoro? Ma de che? Per sua stessa ammissione, Nolan ha dichiarato che l’incipit di The Dark Knight è praticamente un’emulazione di Heat di Michael Mann. Sì, infatti dopo mezz’ora il film annoia a morte, se non fosse per il compianto Heath Ledger che ci fa divertire con le sue pazzie.

Adesso, bestemmio, The Dark Knight Rises gli è superiore. Voi che lo reputate invece il più brutto della sua filmografia. Basterebbe la scena della fuga dalla prigione catacombale di Bale, coi carcerati che tifano e lo sospingono, inneggiando in visibilio, verso la libertà, per far sì che sia meglio del suo precedente.

Almeno, finalmente, per una buona volta con Nolan, siam riusciti davvero a emozionarci.

Elegante non significa adulterato. John Carpenter è un regista elegantissimo. I suoi film sono pieni di squartamenti, di truculenze abbondano, eppure John le mette in scena con una tale classe da sbalordirci.

Prendete Fog, che classe!

Inception, un capolavoro? Ma per l’amor di Dio! Basterebbe la scena di Mulholland Drive, in cui Laura Harring si sveglia in piena notte e costringe Naomi Watts a seguirla al Club Silencio, per spazzare via questo giochetto immondo di Nolan.

In quei fotogrammi di Mulholland Drive vi è tutta la magia sognante di un incubo meravigliosamente poetico.

Interstellar? Parte molto bene, poi regge solo sul carisma di McConaughey e sul suo pianto isterico quando vede i suoi due figli cresciuti. Ma il finale è una cafonata micidiale. E il resto del film un mezzo Star Trek da far cascar le palle anche a un eunuco.

Dunkirk, stendiamo un velo pietoso. Retorica ruffiana senza un briciolo di sincerità. Una schifezza.

Per quanto concerne invece Iñárritu, Birdman è eccezionale. Praticamente la storia della mia vita.

 

Sì, come il mitico Michael Keaton, in mezzo alle mummie che si aspettavano da me una recita convenzionale, ho indovinato per “imprevedibile virtù dell’ignoranza” un colpo di scena “suicida”, un colpo stupendo, fra l’altro stupendo tutti e piazzandolo nel culo ai critici damerini con la panza piena delle vite altrui.

Distruggendo, sfracellando, annichilendo in un nanosecondo, come un colpo di pistola alla tempia, tutte le idiozie sul mio conto, semplicemente scrivendo un libricino… Che me ne faccio di fare e rifare il Revenant?

 

Cosa ne penso di Catwoman? Catwoman indossa sempre la maschera. Una bella rottura di coglioni riuscire a scioglierla. Marion Cotillard invece è proprio una passerona acqua e sapone.

 

– Stefano, sai che sei uno psicopatico come Batman?

– Sì, quale dei due, Bale o Keaton? Di mio, sono il loro remake. Non lo sapevi?

– No, non lo sapevo.

– Perché sei frocio.

– Può essere. Tu invece?

– Sono misterioso ed etero. Ma potrei sbattertelo nel culo lo stesso.

 

cotillard

di Stefano Falotico

Si muore sempre a Venezia? Chi l’ha detto? So che questa società mi ripugna, le mie rabbie impugno, pugnace non arretro, c’è tempo per crescere come gl’imbecilli


03 Sep

Cagnotto gambe

 

Vivo in un Paese dove tutti credono in Dio e nessuno se ne interessa. Io non credo in Dio ma me ne interesso molto.

La nostra società è disfatta, e la borghesia è morta, il teatro non esiste più, l’’erotismo è stato fagocitato dal consumismo, ci hanno anestetizzato, imbottito di tranquillanti, sono riusciti a non farci più reagire. Hanno proprio vinto gli imbecilli, gli idioti.

I giovani sono più fregati di noi. Non leggono, non hanno vere curiosità. Si gonfiano di slogan che sostituiscono alla cultura e spacciano per cultura, senza aver nulla da dire. Urlano e fanno rumore. Sono già pronti per l’archivio. La nostra è una società che archivia tutto, mette tutto in grandi scaffali. Sono le riforme, le così decantate riforme.

 

Queste alcune delle provocazioni di Carmelo Bene, che a mio avviso non erano affatto provocazioni. Credo che credesse davvero alle sue parole.

Un mio amico mi ha detto che la frase si muore sempre a Venezia è di Bene. Ah sì, Lorenzaccio. Non lo so, non mi risulta. So soltanto che Morte a Venezia è di Thomas Mann, e che c’è l’omonimo, famoso film di Visconti con Dirk Bogarde.

L’ultimo volta che son stato a Venezia è stato nel 2014, ultima volta, peraltro, per cui mi recai a questa fanfaronata chiamata Festival. Alloggiai in un albergo gestito da monaci ove, se ti scoprivano intento a fumare, chiamavano la Municipale. Stetti in camera con un mezzo matto, in realtà un ragazzo confuso, parlava sempre di fighe e figotte, di blowjob e “cose affini”. Un ragazzo tormentato che provai a curare. La nostra “relazione”, non fraintendete, voi che pensate sempre male, non vi è mai stato nulla di omosessuale, finì con me che gli diedi un sonoro calcio in culo, detonandogli tosto in viso un urlo allarmante. Lui, spaventato, corse via, tornando in albergo. Anch’io, dopo essermi fermato a un bar, a bere un caffè e ad ammirare il ricco panorama di donzelle dai culi basculanti, in quel decadere di fine agosto con le sue ultime solarità erotiche, feci ritorno all’albergo. Ove il “gentil” signore aveva già messo in guardia la receptionist, dicendole che nelle sere seguenti avrebbe dormito da solo. In poche parole, mi aveva “sfrattato”. Cercai di patteggiare con costui, di concordare un compromesso. Ma, offesosi a tal punto per il mio gesto sfrontato, mi disse imperiosamente che non voleva mai più vedermi in vita sua. E non aveva dunque per niente intenzione di stare in una stanza in compagnia del sottoscritto. Io avevo ordinato i biglietti e, da enorme gentleman, mi congedai, senz’aggiungere altro, conscio di aver ferito il suo animo ancora non pronto a un sano litigio virilmente amicale. Troppo pudico nonostante, come detto, si desse un tono da uomo fatto, che invero parlava dalla mattina alla sera di cosce femminili e orgasmi fetidi.

E gli lasciai in dono i biglietti delle proiezioni di due film con Pacino, Manglehorn e The Humbling.

Sì, era l’anno di Birdman, che aprì le danze, e quello fu infatti l’ultimo film della kermesse che vidi e che, penso, vedrò lì al Lido. Un film che impiegai molto a metabolizzare. Gl’impiegati lo snobbarono in fretta, io son sempre restio, dinanzi alle opere complesse, a emanare un giudizio affrettato. Su due piedi, come si suol dire, poco mi convinse, anche perché non ero ancora dotato di occhiali e capii ben poco dei sottotitoli. Il mio inglese è soddisfacente, infatti per il 90 per cento lo compresi, ma non è così ottimale da poter apprezzare le sfumature anglosassoni di alcune battute topiche. Capii comunque che la Watts dava la sua topa a Norton, uno con la faccia da castoro. Come la Cagnotto, di cui parlerò poi.

Credo, oggi come oggi, che Birdman sia un grande film.

Detto questo, devo andarmene, fuggire, gettarmi nel mare veneziano e nuotare nelle profondità marine come il “mostro” di The Shape of Water. Lontano da questa realtà meschina, abietta, ripugnante e miserabile.

Ecco che la mia vicina di casa, Angela, ricomincia a scassare il cazzo. Non poteva rimanere ancora al Lido? Sì, degli Estensi. Ogni volta che arrivo con l’ascensore sul mio pianerottolo e lei spalanca la porta:

– Ah, scusa. Non pensare che ti spii. Lo so, ogni volta succede… è… che penso sia mio marito, Mario, oppure mia figlia che viene a farmi visita. Sento chiudersi l’ascensore e… beh, scusa.

 

Ha rotto veramente il cazzo. Davvero.

Ma, a dire il vero, anche Facebook me le ha scassate a dovere.

Impazzano i pazzi, i frustratissimi che, dopo giornate di lavoro alienante, sfogano tutti i lor mal di pancia in post osceni.

Abbiamo, da un po’ di tempo a questa parte, anche la “bella figa”. Ora, chiariamoci, questa di natiche sta messa bene. Sostiene che il seno è il suo pezzo forte. Sì, è siliconato, ma ci sta… La faccia è di culo, ok.

Sapendo di essere molto bella, dunque di attirare le ingordigie maschili, esagera con provocazioni a raffica. Dicendo che non è poi così gnocca. Perché le sarebbe assegnato solo il terzo posto a livello mondiale dopo la Jolie e la Theron. Dice che il suo ragazzo ha problemi erettili e che, quindi, è in cerca di qualcuno, voglioso, che assai presto la faccia godere come una matta, visto che invece è sanissima… Consapevole che nessuno dei suoi corteggiatori di Facebook sarebbe alla sua altezza. Tanto per scatenare faide e altro pullulare di uomini bavosi alla conquista della sua donna inarrivabile dal seno maestoso. Ecco allora che questi sfigatissimi idioti scrivono a lei, nei commenti, poesie d’amore, nel patetico tentativo di far breccia sempre in lei, chi sennò, lei che si vende eppur non la dà, attizzando a volontà e godendo da voyeur che ride sotto i baffi di tali cascamorti stupidissimi. I suoi cucciolini…

Insomma, lei dice che se ne fotte di tutto e tutti. Perché sa di essere bona!

Questa a Nadia Cassini che fu fa un baffo…

Sì, io che faccio per migliorare questo mondo? Non tanto. Scrivo libri e monografie, effettuo recensioni cinematografiche, perlopiù m’informo. Le parole sono importanti! Sosteneva Moretti in Palombella rossa.

Sì, lo sono, le parole smuovono le coscienze, aprono la mente, danno una maggiore visione prospettica all’infima e nana realtà di tutti i giorni. Le parole estasiano, le parole sono tutto quello che abbiamo.

Perché, sì in Italia, tutti non vedono l’ora di crescere… e sistemarsi. Una volta sistemati, diventano menefreghisti, fanno le boccacce nei selfie con gli amici, o meglio pseudo tali, dei ruffiani leccaculo, tanto la panza è piena.

Checco Zalone, lo ammetto, fa ridere anche me. Soprattutto nella parodia di Cassano e quando storpia La locomotiva di Guccini. Sì, perché i giovani d’oggi, tanto forti e “fighi”, devono trovar lavoro con Indeed e Job Act! Perché in Italia, The Sisters Brothers di Audiard viene subito strumentalizzato e, nelle mani, dei radiocronisti e dei presentatori dei programmi pomeridiani della RAI, diventa un oggetto di studio sul conflittuale rapporto tra fratelli, sul difficile growing up esistenziale che acquisisce una dimensione sociologica attuale nella contemporaneità consanguinea dei nostri interpersonali scontri generazionali.

Sì, l’Italia è questa. Un Paese ove tutti vanno al festival e vogliono dire la loro, con la “cultura” dei neo-laureati da Giovani Marmotte, un’Italia che si scompiscia per Cristiano Militello!

E non ha il coraggio di dire che segue le olimpiadi di nuoto sincronizzato e le tuffatrici solo per avere erezioni purissime dinanzi a queste donne perfettamente lucenti di cosce stratosferiche.

Tania Cagnotto, ti ringrazio, per i tuoi tuffi. Zampillavo… a non finire. Da medaglia d’oro. Lustrato in modo aureo, a mille carati…

Io sono onesto, lo sono sempre stato. Per questo sono davvero un “santo”, un poeta, un navigatore.

 

Purtroppo, vorrei smentirmi e dir di non esserlo, per farvi felici. Sono realmente un genio. E questa è una tragedia immane. Una delle più grandi tragedie della Storia. Purtroppo.

 

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Michael Keaton, da Batman decaduto a Birdman che ora vola ancora alto


01 Aug

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Be’, che dire? È sotto gli occhi di tutti, è lapalissiano che l’attore di cui vi sto parlando negli ultimi anni ci ha stupito. Un attore verso il quale ho sempre nutrito una forte ammirazione, personalmente tenuto molto in auge. Chiamatela, se volete, una relazione alchemica fra me e lui dovuta a una sfrenata simpatia nei suoi riguardi.

Parlo di Michael Keaton che, stando al suo nome completo all’anagrafe, si potrebbe confondere con l’interprete di Basic Instinct, perché Michael Keaton è il suo nome d’arte, ma invero lui è nato come Michael John Douglas.

Michael Douglas, cioè quello, eh eh, di The Game, all’epoca era già famoso, e aveva peraltro vinto l’Oscar come produttore per Qualcuno volò sul nido del cuculo, e fu per questa ragione, per non essere confuso col Douglas di Coma profondo, che il “nostro” Michael cambiò il cognome in Keaton.

Ora, vi chiederete voi. Non è che Michael Keaton ha anche un certo grado di parentela con Diane Keaton, l’attrice di Manhattan? Per quello che ci risulta, no. Assolutamente.

Ma la storia è curiosa… Michael scelse Keaton come cognome proprio in onore di Diane, che lui stimava moltissimo, e per omaggiare al contempo un altro suo idolo, Buster Keaton.

Premesso questo, analizziamo in breve, lapidariamente, la sua carriera. Dopo qualche cortometraggio e una situation comedy, la sua faccia sta molto simpatica a Ron Howard e ad Amy Heckerling, ma è soltanto nel 1988, col macabramente spiritosissimo Beetlejuice di Tim Burton, che Michael Keaton comincia davvero a farsi notare. E lo stesso anno interpreta una pellicola, a molti tutt’ora misconosciuta, Fuori dal tunnel, nel quale offre una prova recitativa sofferta e intensissima che i ben informati sanno essere una delle sue migliori performance di sempre.

Quindi l’anno dopo finalmente s’impone, ancora grazie al suo beniamino Tim Burton, in Batman. Un Bruce Wayne decisamente atipico, dal fascino particolare. Sul quale aveva puntato soltanto appunto il suo fido amico Burton, perché lo studio desiderava un attore più famoso. Scommessa vinta appieno. Il Batman di Michael Keaton è misteriosamente carismatico e Keaton v’infonde rinomata personalità.

Così come poi avverrà anche col meraviglioso seguito.

Keaton continua a lavorare molto, nel suo carnet filmografico ci sono registi pregiati come il Kenneth Branagh di Molto rumore per nulla, ancora la sua vecchia conoscenza Ron Howard di Cronisti d’assalto, il grande Harold Ramis di Mi sdoppio in 4, Quentin Tarantino di Jackie Brown, e Barbet Schroeder di Soluzione estrema. Anche se la sua prova più citata e ricordata di quegli anni appartiene al film My Life – Questa mia vita con Nicole Kidman.

Poi, ecco che arrivano anni di oblio in cui Keaton, comunque, lavora sempre instancabilmente, ma in film che non arrivano neppure al cinema. E non è mai un buon segno…

Ci pensa Alejandro González Iñárritu a resuscitarlo, consegnandogli the role of a lifetime in Birdman, pellicola per la quale va davvero vicinissimo a vincere l’Oscar ma viene per un soffio sconfitto al rush finale dall’Eddie Redmayne de La teoria del tutto.

 

L’anno dopo è fra i valenti interpreti de Il caso Spotlight. Lui non viene candidato ma, come accaduto per Birdman, il film vince l’Oscar come Miglior Film dell’anno. Non sono tanti quelli che possono vantare di aver preso parte rispettivamente a film che, per due anni consecutivi, hanno primeggiato agli Academy Award. Voi vi ricordate altri casi? E infatti, sul palco, Michael Keaton gioisce come se avesse trionfato da Best Actor.

Soltanto l’anno dopo, offre un’altra interessantissima prova attoriale in The Founder. Ma sia i Golden Globe che gli Oscar lo trascurano. In compenso la Critica lo acclama nuovamente.

Diventa Adrian Toomes / Vulture nel nuovo franchise di Spider-Man con Tom Holland.

E presto, assai presto, lo vedremo nei panni del terribile Vandevere nel Dumbo del suo “mentore” Tim Burton.

Che grande, sfavillante ritorno!

Un ritorno che dobbiamo all’imprevedibile virtù dell’ignoranza?

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di Stefano Falotico

Nel giorno del Royal Wedding, annuncio il mio suicidio da Birdman e non pago il barman


19 May

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Oramai, molta gente si è aspetta che le spari grosse.

Su Facebook, ho scritto: sto morendo, spero che qualcuno se ne sia accorto.

Al che, un cugino di vecchia data, che fisicamente assomiglia a Michael Wincott del Robin Hood con Costner (e ho detto tutto…), pensando che scherzi (potevo mettere anche scherzassi), mi scrive… quando c’è il funerale, c’inviti?

Ecco, e poi uno dici che non deve essere depresso. I parenti sono come i serpenti, nelle limacciose paludi delle loro vite crasse, un tempo votavano Craxi e ora son contenti e pasciuti delle loro vite berlusconiane.

Sì, abbisogno di sgravare la mia anima. Non è un grido d’aiuto ma è come fossi stato investito da un’auto.

Il mio fisico, dopo anni impertinenti, ingiustificati di psicofarmaci ha cominciato a incrinarsi, e si è rammollito. Un tempo ero campione di Calcio e Tennis, ma ero un “debole”, vincevo tutte le partite tranne quella del campo da gioco dei “duri”, e tutti mi gridavano che dovevo farmi crescere le palline. Poi, con sedazioni mostruose, figlie degli abomini più catto-borghesi, le palle son scomparse anche fisicamente. E vago per una zona eunuca ove contemplo ogni donna come se non suonassi la chitarrina ma la pianola della Bontempi. In verità vi dico che, nonostante tutto, faccio ancora la mia porca… figura.

Chitarra e catarro. Sì, più passa il tempo e più ho sviluppato una voce roca da Tom Waits. Un mio amico mi dice che sono pazzo a fumare tre pacchetti di sigarette al giorno, io gli dico che è pazzo a scopare due volte al giorno sua moglie. Io ne sarei rimasto intossicato nei polmoni della libertà. Le donne castrano, provocano ictus e disabilità, e riducono pure la fertilità perché ti tradiscono e poi dicono che il figlio è tuo, perché quello che se l’è ingroppate non può mantenere il pargoletto e tu hai invece la faccia di cazzo da uomo “neonato”. Sì, farò la pubblicità dei pannolini.

Sì, le donne è meglio stiano lontano da me. Ti vincolano e poi divincolarsi è una gatta da pelare come un vicolo vizioso. E voglion esser viziate. Sì, sì, sì, quando sono tristi necessitano di uno che le tiri su, “tirandoglielo” in mezzo, quando sono allegre disprezzano la tua parte maschia e ti dicono di leggere più libri “alti”. Sono incontentabili. Un giorno godono, l’altro fanno sì che tu non goda. Allora, arrivederci e sogni d’oro. Almeno, posso “tirarmela” da solo.

I sogni sono l’unica cosa che l’uomo ha. Al di là dei due di picche, della solita annale, forse anche anale se sei omosessuale, ripicca e questione col tuo collega che da dietro te lo mette in culo, al di là del lavoro da quattro soldi, i sogni sono l’unica ragione reale per cui si deve vivere.

Reale. Ah, questi principi inglesi voglion essere celebrati nel loro reame. Sì, è stato fotografato il matrimonio di Harry con l’attrice Meghan Markle. Mah, e dire che coi soldi che ha questo Harry poteva sposarsi con Megan Gale. Markle. Scusate, alle nozze c’era pure la Merkel?

Io vivo nel mio Teatro, underground, e stanotte sarò Batman.

L’altro giorno ho scritto un post terribilmente misogino e ho subito attacchi da parte delle femministe Me Too.

Ribadisco quello che penso. E, per avvalorare la mia tesi, vi dico questo. Due anni fa ero nella merda assoluta e nessuna mi cagava. Poi, ho messo questa foto sui social e improvvisamente mi hanno contattato tutte in chat.

Secondo voi, molte donne non rispecchiano il “fallo”, il fatto che sono (o siano?) delle poco di buono? Comunque, nonostante i facili costumi, sono indubbiamente bone.

Sì, in questa foto non sono Alain Delon ma non sono neanche elephant man. Il guaio è che non posso neppure buttarmi giù dal balcone. Perché sono come Michael Keaton? No, perché potrei rimanere ancora più offeso.

Stasera comunque andrò al bar. Questo barista bara sempre sul resto. Del resto deve tirare a Campari pure lui. E allora non lo pagherò. Io non la pago mai, neanche quando dovrebbero pagarla gli altri, che infatti la pagano… si sono sposati con delle puttane. Che hanno pensato… non male, i soldi ce li ha e mo’, dopo avergliela mollata a peso d’oro, mi ammoglio…

Sì, nella vita mi son precluso molte cose. Diciamo la verità. Son stato per molto tempo escluso e, appena mi ribellavo, dicevano che erano tutte scuse.

Comunque quelle ragazze che mi sbertucciavano non mi son mai parse molto “chiuse”. Son sempre state apertissime… a nuove esperienze.

E il principe Harry è oramai fottuto.

Passerà la sua vita fra agonie e tormenti nel presenziare di qua e di là e a esibire sorrisi di facciata per non sputtanare il “casato”.

Che vita orribile. E deve guardare solo film della Disney! Non può dire che, nelle sue intimità, guarda Arancia meccanica. Lo radierebbero…

Io adoro essere il principe dei ladri. E lo sa pure mio fratello, che non ho.

ROBIN HOOD : PRINCE OF THIEVES, Christian Slater, 1991

ROBIN HOOD : PRINCE OF THIEVES, Christian Slater, 1991

 

di Stefano Falotico

 

Le massime di un uomo massimo, non ammassato, forse ammattito


07 Mar
A FEW GOOD MEN, Tom Cruise, 1992, (c) Columbia

A FEW GOOD MEN, Tom Cruise, 1992, (c) Columbia

Molta gente è come Bernie Madoff. Pensa di fregarti e di non venir scoperta.

Io me ne frego.

 

Il Viagra è come il caffè. Più lo mandi giù e più te lo tira su. A molte donne questo sta sul cazzo.

 

Le donne sono come un piatto di lassativi. Una volta che le hai “deglutite”, devi mandarle a cagare.

 

Molta gente si cela dietro la maschera del lavoro per essere rispettabile. Io sono rispettato a prescindere, mentre tu sei uno che in mille “pazzi” del suo delirio si scinde. Io, spesso, in De Niro discendo.

 

Alla mia età dovrei “ficcare” di più. Eppur mi ficcano.

 

Ricordati, fratello, anche quando avrai una casa da cento milioni di dollari, qualcuno vorrà mettertelo nel culo in modo direttamente proporzionale ai tuoi metri quadrati.

 

Io vivo al massimo. Tu, mia donna, ti chiami Massima e mio cugino si chiama Massimiliano. Fai te. Chi fa da sé fa per tre.

 

Nicolas Cage non è come il buon vino. Più invecchia e più gira film scadenti. Io son scaduto a molta gente, ma almeno mi girano i coglioni.

 

Tua madre ha bisogno di una “ripassata”. Comunque conosce bene il mio passato remoto. Questa è difficile da capire, infatti non me la sposerò e nemmeno scoperò. Al mio futuro, senza la mammina, penserò.

 

Johnny Depp è indebitato. Di mio, sono allucinato come Jack Sparrow.

 

Tagliala qui. Sì, la tua gamba è in cancrena e ha stufato. Se non ti va bene, castrami.

 

di Stefano Falotico

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