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Balboa, Creed, Chris Nolan, Aronofsky, Miami e Colin Farrell, tutta farina del mio saccottino


07 Feb

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Miami, la città sfavillante delle notti inebrianti

 Miami, la perla cittadina splendente del sud marino e balneare della Florida. Che si staglia, coi suoi grattacieli futuristici, sull’oceano e che, ogni anno, è meta attrattiva di migliaia di turisti, perché Miami rappresenta il top del fascino urbano moderno. Dedalica, colma di lunghe highway, illuminata soffusamente da una Luna che accoglie le notti insonni e piene di divertimento dei sognatori che ad essa, lucente e ipnotica, approdano.

Miami, la ricca, la virtuosa, l’emozionante metropoli che è stata la location preferita (e come poteva essere altrimenti?) di molti film hollywoodiani. Citeremo l’esempio più eclatante. Chi non ricorda, ad esempio, quella serie televisiva ideata dal grande regista Michael Mann, Miami Vice, col dongiovanni Don Johnson? Poliziotto che vestiva camice hawaiane e, come 007, fra indagini detection torbide e sparatorie veloci, si consolava quasi sempre, a fine puntata, con una nuova bellissima donna?

Serie tanto fortunata d’aver indotto lo stesso Mann a voler dirigere poi lui stesso la trasposizione cinematografica, anzi, per l’esattezza, la geniale “reinvenzione” per il grande schermo, sostituendo Johnson con l’altrettanto macho e sexy, turbolento Colin Farrell. Il primo era “biondo platino” e con gli occhi chiari, il secondo invece mediterraneo e latino ma, in entrambi i casi, il personaggio ha fatto centro magneticamente.

Nella serie televisiva, andata in onda dal 1984 al 1989, Don Johnson veniva accompagnato nelle sue rocambolesche avventure dal nero collega Philip Michael Thomas. Che nel film invece ha preso i connotati del premio Oscar Jamie Foxx.

Senza dilungarci troppo, diciamo che, a parte i meriti notevoli di Mann, famoso per le sue storie adrenaliniche, furibonde ma anche magnificamente romantiche, il successo sia della serie che del film, ammettiamolo, è stato dovuto comunque in gran parte proprio a Miami in quanto tale. Difficile sbagliare, infatti, quando come ambientazione delle trame si ha una città che offre, mirabolante e luccicante, praticamente tutto. Una città già magica di suo.

Come detto, una città “sensuale”, lussuosa ma non volgare, la città di chi sta bene e vuole, soprattutto, stare bene. Una Manhattan allargata ma ancora, possibilmente, più scintillante. Crocevia di turisti, dicevamo, ma anche di commercianti, uomini di potere, di donne mozzafiato, di macchine, come in Miami Vice, appunto, roboanti e, come proprio la città stessa, di gran classe.

Miami, l’unica e inimitabile Miami.

Javier Bardem affianca Jennifer Lawrence nel prossimo film di Aronofsky

A Ottobre scorso, trapelò la notizia, adesso ufficializzata, che Darren Aronofsky, l’acclamato regista de Il cigno nero, stava preparando un film “misterioso”, “untitled”, per il quale aveva scelto come protagonista la sempre più lanciata Jennifer Lawrence (appena reduce da una trionfante vittoria come Miglior Attrice per Joy nella categoria comedy/musical ai Golden Globes di domenica scorsa).

Confermiamo, dopo i primi rumors, invece la news che vede Javier Bardem aggiungersi al cast.

Il progetto è però top secret, non ha, come accennato, ancora un titolo definitivo e sappiamo, al momento, solo poche tracce della trama: la stabilità di una coppia felice viene minata e turbata dall’arrivo di ospiti inattesi che sconvolgeranno il lor apparentemente tranquillo ménage.

Una trama che può ricordare altre pellicole a tematica simile, da Carnage di Polanski sino a Funny Games di Haneke.

Vi terremo, naturalmente, aggiornati presto perché, come detto, il cast ha per ora “solo” la Lawrence e Bardem come attori confermati ma, sicuramente, si aggiungeranno altri nomi importanti.

Rocky Balboa, recensione

Ebbene, mentre proprio in questi giorni, impazza nei cinema di tutto il mondo il settimo, avveniristico episodio di Guerre stellari, ho deciso di andare controtendenza, inaugurando la nostra nuova rubrica di Cinema con una nostalgica recensione, quella su Rocky Balboa, sesto episodio della saga stalloniana sul famoso pugile di Philadelphia, in quanto, è nei nostri cinema il già acclamato spinoff Creed.

Dunque, ecco a voi Rocky Balboa e la mia concisa, “fuori moda”, analisi recensoria.

Ultimo capitolo di questa saga, iniziata con fortuna nel 1976, col personaggio appunto di Rocky, subito diventato icona popolare e di enorme successo, conseguendo nello stesso anno un premio Oscar come miglior film, che diede il via a numerosi seguiti. Una saga costituita da ben 5 sequel, di cui quest’ultimo, Rocky Balboa, è, a mio avviso, secondo solo al primo, insormontabile Rocky. Infatti, dopo l’originale, Rocky diventa semplicemente una macchina per far soldi, “invincibile” a livello commerciale ma sempre più scadente sul piano qualitativo. Per il sesto episodio, Stallone, in questo film attore e regista, spiazza tutti, torna alle origini allestendo un film di particolare “effetto nostalgia”, commovente e d’eccezionale impatto emotivo. La trama è questa: Rocky è rimasto solo, dopo la morte di Adriana, e trascorre le sue giornate nella pigra indolenza, quasi ripudiato dal figlio (che sta facendo carriera nel mondo della finanza) e accompagnato nelle sue meste giornate dal fidato e malinconico cognato.

 

La sua unica attività, abbastanza deprimente, è quella d’intrattenere i clienti della sua trattoria, “Adrian’s”, ove rievoca agli avventori i suoi celebri trascorsi da eroe del ring. Il pugilato che conta è andato avanti però, lui è soltanto “storia passata” e, nel frattempo, impera un nuovo, brillantissimo campione dei pesi massimi: l’imbattuto Mason Dixon. Successivamente, a qualche “fan” ambizioso viene la geniale idea di allestire una sfida-simulazione virtuale, fra Mason Dixon e il nostro Rocky, come se fosse un videogioco, per decretare chi possa essere il più grande pugile di tutti i tempi. Il “gioco” lo vince Rocky ma, nonostante sia solo una simulazione, ciò scatena l’ira di Dixon e del suo manager che provocano Rocky affinché possa riprendere in mano i guantoni, alla sua veneranda età, e dimostrare “davvero” di essere lui il più forte.

Dopo l’iniziale titubanza, Rocky/Stallone accetta e decide di scendere sul tappeto rosso per una sfida “impossibile” per la sua età (?).

Intanto, s’intreccia una storia emozionante con una famiglia un po’ allo sbando a cui Rocky fa da mentore e che lo aiuterà, a sua volta, moralmente, ad affrontare la sua “battaglia”.

Alla fine, Rocky resiste e non va al tappeto, perdendo soltanto per pochissimi punti, ma lasciando intatto il suo mito, perché la folla lo acclama ugualmente, elevandolo a campione soprattutto di umanità.

Un gran bel film, ottimamente diretto.

Aspettando ora Creed, presto nei nostri cinema.

 

Dunkirk, ecco il nuovo, annunciato film di Christopher Nolan

Dopo il planetario successo colossale d’Interstellar, trepidanti, i numerosissimi fan di Nolan attendevano la sospirata notizia che stiamo per darvi, adesso, dopo le prime indiscrezioni, appieno confermata. Finalmente, infatti, dopo mesi d’interminabile silenzio, arriva l’entusiasmante, acclarata news che le riprese della nuova pellicola di Nolan inizieranno parzialmente a breve, cioè a maggio dell’imminente 2016. Nolan, invero, in accordo con la Warner Bros, che la produrrà, aveva già stabilito la data d’uscita nelle sale, confermata per il 21 Luglio del 2017.

Da fonti attendibili quali “Variety”, ne apprendiamo il titolo e la trama.

Il film si chiamerà Dunkirk e narrerà dell’epocale, storicamente vera evacuazione militare di un manipolo d’eroi, durante la Seconda Guerra Mondiale, avvenuta nella città omonima.

Un war movie, quindi, ambientato nella città su citata, che racconterà la famosa Operazione Dynamo, che si svolse per otto lunghi giorni e salvò “miracolosamente” la vita a ben 338,226 soldati.

Sappiamo anche che si stan subito intrattenendo trattative per affidare i ruoli principali a un ricco cast che, sino ad ora, comprenderebbe già i nomi assicurati di Tom Hardy (frequente attore “feticcio” di Nolan, col quale ha girato, come sappiamo, Inception e Il cavaliere oscuro – Il ritorno), Kenneth Branagh e Mark Rylance.

Il film sarà infine girato in IMAX 65mm.

Una notizia grandiosa, al contempo “spiazzante”. Dopo i fumetti e la fantascienza, nessuno infatti s’aspettava che Nolan avrebbe girato un film di guerra.

Fiduciosi, non ci resta che attendere ulteriori, entusiastici sviluppi.

 

tutti di Stefano Falotico

Capolavori horror di Settima Arte metacinema


10 May

L’orrore è nella società a ogni angolo che svoltate. Si leggon di storie macabre, di pestaggi e ragazze insanguinate, d’orchi famelici a predarle, d’appiedati disoccupati (e qui v’è il marcio più spaventoso…), di licenziamenti in tronco e di filmoni stroncati che, col senno di poi “postumo” inalberato, emergon con cadavere vampiristico nei fascini agli afflati del sottovalutato-sotterrato fu(nebre) sulle radici, sradicato ed evirazioni

Innovazione, aviazioni, levitaction!

Per anni, la Universal fu fucina di talenti, con esposizioni di Bela Lugosi e figlio, di Karloff Boris e Christopher Lee prima dell’avvento del colore o “Technicolor”.

Che ci fucilò.

Quindi, periodo di “magra” nei 70, quando forse solo De Palma trasse uno dei primi King di nevrosi adolescenziali esplosive in Carriesatanica.

Da Shining, incubo “velato” da intellettuale con metafore a tutt’andare di bambino-“triciclo” ma oltreTempo, ecco il Sam Raimi che rinverdisce i fasti, affastellando carrellate e piani sequenza tra foreste Necronomicon, memori sia delle haunted houses sia di Romero.

Armato di tenebra, s’ottenebrò tristemente nel blockbuster “fumettizzante” e, dalle ragnatele spiritate, a Peter Parker di Maguire “rassicurante”. Solo il Green Goblin del Dafoe salvò di grand guignol al fosco che fu.

Ma qui avete scordato altri.

Oggi, chi abbiamo? Rob Zombie, appunto? Un nome che è un programma di Moon (ah, Sheri, come me la farei quando cala… il “plenilunio” dell’ululato…)

Ne cito setteCapitali! Anzi, quattro perché Seven di David Fincher è un thriller.

Asso. Poker!

Sbanco, sbraniamo. Il tavolo verde si tinge di “rossa”.
Storie lugubri di decapitazioni, impermeabili col “cappotto”, d’accapponar la pellaccia.

Mischiate al sangue “nitrato” di cavalli nitrenti, di giugulari “incipienti”, di cavalcate arroganti, di diavoli inchiappettanti.

Da paura, rabbrividite? No, meritano l’applauso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Dracula di Bram Stoker (1992)
    Coppola recupera il Mito del Nosferatu, incarnandolo nel volto d’un Old… man. Ringiovanendo tutto!Lo svecchia a bobina che rammemora il Cinematografo innamorato di Mina.Apparizioni, sparizioni, eclissi, una Ryder Winona d’affissione. Mi “crocifiggerei” per il seno debordante della sua fanciullezza a me di “castello” distante, di mostruosi pipistrelli. Perché, ove c’è il lago della Transilvania, l’Uomo della Notte si tuffa nel Giordano della sua “redenzione”, urlando a suo seno il Dio “maledetto” che la benedica.
  2. Frankenstein di Mary Shelley (1994)
    De Niro monstre, soprattutto perché è strepitoso anche se (s)coperto dal trucco (in)visibile. Tragico Branagh d’uno Shakespeare Zoetrope, memore del Bram Stoker di Francis.Altro che Era mio padre di Sam Mendes!Chi vuol intendere, intenda. In medias res, m’imbattei nella selva oscura del “ricrear(mi)”.Nel bel mezzo delle cose, avreste da offrirmi una bona Bonham Carter di affinità elettive di “cosce?”.Tim Burton sa quanto può essere freak Helena…
  3. La casa dei 1000 corpi (2003)
    Capostipite della stronzata altissima e purulenta di polente al sugo, dunque masterpiece scatologico d’escrementizia antropofagia eleva a beltà. Bestie, a bestia!Picture show, donne dipinte, bisce metallare, cazzi sparati, vaffanculo gratuiti, una figa della Madonna.Manca solo Tim Curry è quest’oggetto misterioso sarebbe stato perfetto It.
  4. Eccezzziunale… veramente (1982)
    Rimane un po’ così terrone, ma ce lo mangiamo tutto.Torrone del tor nel torreggiar!Donna, dammi la mela, partì l’Inferno in Terra dalla tua Eva non mielosa con Adamo, a cui il demiurgo tagliò il pomo e anche spruzzarti di “potato”.Donna, vai a sbucciar le “patate”, vogliamo abbellirti dalla scorie e piangerai di cicoria.Questo è (Abatan)tuono che spacca tutto. Orripilante “cotonato” di carisma ove neanche Al Pacino di Dick Tracy.Puro pus undeground, altro che Moretti!Qui si sfiorano vette incontaminate di totale schifezza.

    Dunque, d’annoverare, senza niente invidiare, agli altri tre sopra.

    Vogliamo mettere un Vanzina formato Diego contro Le streghe di Salem(me)?

     

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