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La grande bruttezza


10 Sep

grande-bellezza

 

Immaginate questo scritto nel “candore” sopraffino della voce scandente “terrona” musicalità alla Servillo, e fruitene quando le albe vi sembreranno tramonti e un tramonto non v’emozionerà più così come fu la prima volta e ora “penate” su quella che è stata l’ultima… zoccola che pagaste.

Di mio, non amo il sesso, credo che sia una delle mie “regioni” per cui mi allontano da questa società così tanto di esso ciarliero, società vanagloriosa di uccelli e di coloss(e)i. Sempre ce l’hanno in bocca.

 

– Donna, tu bevi tutto.

– Non è vero. Sono molto sveglia.

– Allora succhialo.

 

Vado in giro per questa Bologna decantata da Carboni Luca e noto che ancora esistono non solo i carbonieri, i carbonari, ma anche i carabinieri. Si acquattano sotto i ponti e fanno la multa anche a chi ha il mutuo, rendendo queste persone, indebitate, per lo stupore agghiacciante, mute.

Di mio, non muto, son sempre malinconico e un po’, diciamocela, da manicomio. Ma il mio atteggiamento nei confronti della “figa” è encomiabile. Molte, in tempi (sos)petti, mi s’avvicinarono per “attentare” all’incolumità del mio uccello. Ma tutte, senz’eccezione alcuna, ricevettero in culo… dei cal(i)ci. Le disdegno con gran portamento e bizzarro abbigliamento. Queste sono delle “spogliatoie”. E qui son (totoi)ano.

Uomini, non sapete cosa vi perdete quando, dopo giornate “dure” di lavoro, senza ori tornate a casa e loro volevano solo dei “gioielli”. Non datevi pena di teste matte se non potete soddisfarle, fatevela… questa pugnetta che ammira lo “scodinzolare” dell’uomo frust(r)ato.

Di mio, passeggio pen(s)ando questa.

In tal società, se non fotti l’altro/a, vieni considerato un ritardato. Se non rubi, alimenti le dicerie di chi pensa che per campare, appunto, sei un ladro. Onesta-mente, mi pare tutto (b)rutto.

 

Parlano sempre e si parano.

Di mio, par(l)ai. E vivo come mi pare. Non ti pare? Allora ti piace.

 

di Stefano Falotico

Cicatrici “Alcatraz-iane” vs gli “ariani”


25 Sep

 

In una tempesta di miei sapori attenuati dal Tempo, dunque “stremati” o forse rinforzati nel presente, vergo impressioni “sovraimpresse” al quel che (non) fu, poté ma s’orientò a Oriente, appunto, ma non mi amputarono e son sommo poeta

Diary di ieri che mi sembra domani o forse imperscrutabile (ri)nascita

Sorvegliati speciali per destini “invertiti” nelle convergenze troppo spaziali e (a)variate, o da “aviatore“, per esser compres(s)e da chi s’imbocca e deglutisce l’assuefazione a bugiarde regole che li ammanettano a “castelli” di vetro, solidi come il rimmel d’occhi sempre assonnati e annoiati. Mai “ritmati”, sempre asmatica, mortifera “allegria” di tanto “vivere”.

No, non cambio. Semmai ingrano una marcia che sterza come il braccio “inaffondabile” di Lincoln Hawk, “camionista” della sua storia e del suo percorso “tortuoso” proprio fra i canyon di dolenze che, anziché indebolirlo, lo rinsanguano di rivincite a st(r)appar l’applauso quando tutto sembrava dissipato o “seminato” di “malsano”.

Sì, forse anch’io come Sylvester Stallone, alla sua età mi “civetterò” vanitosamente di morbido “mascara”, per coprir le rughe o “brezzolar” il grigiore, soprattutto dei tanti patimenti, di altre ferite “sbrananti” e mai “sbrinate”, ibernato e “p(l)acato” (anche le placche ai denti da “cariatide”, mamma mia, anche il dentrificio è una cataratta, che schifo questo catarro) in un rigido ma etereo Inverno solitario da “buffone” che copre le deturpazioni inflitte (Dio nostro Signore di Cristo, che f-r-itta-ta, ragazzi), “(s)fregiandosi”, senza freni né inibizioni, Egli stesso, esibizionista che ti guarda e ti sputa in faccia, “accigliato” ed “esaltato” appunto di “nasetto” che si screma in occhi da UFO in quest’umanità d “gufi”, d’invidie “a crepapelle”, a schivarti, “selciarti”, demoralizzarti, avvilirti e “avvitarti” nei “bulloni” delle loro gomme “pneumatiche”.

Non ho mai sopportato gli stronzi. Mi bastano 3, dico tre secondi netti per squadrarne uno e accerchiarlo d’occhio che non lo “accechi” pugnalandolo di risatina fac(c)et(t)a.
Sono io che lo “asfalto” e, prima che possa proferire le sue “predizioni” sinistre sulle mie (s)fortune, lo “falcio” con occhio appunto da Falco.

Mi chiamo Falotico, no? Questo, vi ric(hi)ama qualcosa?

Estranei che, di punto in bianco, ecco, le sparano grosse su chi sei, su chi eri, su ciò che non sarai.
E adorerebbero che morissi di “fame” con labbra essicate come un Eastwood “Buono“.
Ridendosela per poi asse(s)tarti il colpo di “Grazie di tutte le belle cos(ci)e. Buon lutto, addio”.

Ma non calcolarono le carovane e il carillon.
Sì, mio “caro”, ci rivedremo “testa a testa” più le croci del “cimitero” in un triello beffardo.
No, perché ammazzarti? Mi stai simpatico. D’altronde, ne abbiam (s)passate assieme. Tu prendevi per il culo me, e io “altrettanto”. Un giochino da “ma(s)chi“, tu ammicchi tutt’ora da “dottore” e di dose rincari, già, e io non “acclaro” proprio una “beneamata” tua provocazione, “sgattaiolandoti” addosso di riscatto che non t’aspettavi.
Pigliati questa pastglia, pensa a me…

Cosa ne sai tu dei “vecchi” a cui tolgono i sogni?
Dei giganti e delle mie stronzate?

Al che, Eli Wallach mi domanda se c’è stata una tresca fra me e la “locandiera”, tutta calda, tutta “insaponata”.
E Io: – Sì, mi ha versato da bere? Eli: – Che vuoi dire?
– Che al solito, razza di scemo, non hai capito un cazzo.
– Ehi, lurido cane. Lo sai di chi sei figlio tu?
– Di tua madre…
– Ora, stai esagerando. Come ti permetti?
– Scusa, siamo fratelli o no?

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Over the Top (1987)
  2. Il miglio verde (1999)
  3. Fuga da Alcatraz (1979)
  4. Il buono, il brutto e il cattivo (1967



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