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Negli occhi di un guardone o nella purezza encomiabile di uno sguardo giovane e libero


23 Oct

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Stamattina, fui invaso da una domanda angosciante. Fra pochissimi giorni, sarà disponibile la seconda stagione di Stranger Things, e mi andrà di vedermela tutta, di sorbirmela, di accettare altre otto ore lunghe, forse ripetitive, tediose, senza l’originalità della prima parte? Dura otto ore, no, sbaglio? Non è che dura di più? E a quali persone appartengo? A quelle che considerano questo show una bambinata che ricicla e scopiazza da altri film e da mezza letteratura horrorpop-fumettistica, o chi invece lo reputa una bizzarra, affascinante commistione di generi? Non lo so, e in questo pender nel dubbio sospendo il giudizio. Poi, dopo questo interrogativo di “vita o di morte”, mi son recato al bar. Appena entrato, notai un bel culo. E, per voi, allestisco testé, un breve dialogo con un amico immaginario e con questa “inculata” immaginata.

– Ehi, amico, l’hai visto/anche tu?

– Eh sì. È un culo che si fa notare. Di buona fattura, che rientra nei canoni stilistici delle giuste proporzioni. Rotondo, cesellato, anche muscoloso, erto, eccome se si “erge”, su una schiena slanciata, che poi degrada in gambe affusolate, tornite, sdilinquendo su caviglie sottili ammorbidite da scarpe da ginnastica che donano allo splendido insieme un tono sprint.

– Insomma, concordi. È un culo da favola.

– Sì, anche da fava. Dai, provaci. Fai la prova.

– Amico, farò anche la piovra.

 

– Ciao, posso “accomodarlo?”. No, scusa, volevo dire, posso affiancarmi a questi tuoi bei fianchi?

– Ma come si permette? Chi le dà questo screanzato diritto?

– Invero, sa, sono un uomo diretto, anche di “ritto”.

– Porco! Chiamo la polizia.

– Suvvia, posso offrirti, sì, diamoci del tu, un caffè?

– Ma lei è matto! To’, beccati questa!

– Ma no, volevo farti solo to-tò sul popò.

– Totò si accoppia soltanto con Peppino.

– E il caffè della peppina?

– Ma che dice?

– Insomma, accetta di “berlo” in due? In due si “mescola” meglio. E c’è più zucchero nell’aroma.

– Ah ah. Ma guarda un po’, te.

– No, io guardo te, anche le tue tette. Da cui il Tête-à-tête.

– No, grazie, non voglio del tè.

– Il tè. Ma che dici, bella?

– Voglio andare adesso in toilette.

– Andiamoci assieme. Ma alla toilette io preferisco il lett’!

– Sì, vai a letto, che è meglio.

– Ti aspetto.

– Sì, aspetta e spera…

– Aspetterò.

 

Dopo molta attesa, “venne”. In quale maniera, (non) si sa.

Eh sì, ho indubbiamente una gran faccia di culo.

 

di Stefano Falotico

 

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Quando arriva la domenica, la panza va allietata col “solfeggio” del caffè “infagottato” nel dessert di me desertico


26 Mar

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Sì, giunge la Domenica e i (mis)credenti vanno a messa, pregando che iddio li grazi nell’ascensione dei loro peccati ven(i)ali. E io invece, abbuffandomi da goloso, “svengo” in piatti di ziti al sugo immersi nel parmigiano, solleticando poi delle patate, anche femminili, fra una portata e le fragoline “addomesticate” nell’amarezza cremosa del mio pasticcino vivente. Impazzano sulla rete donne dal degrado mentale che prendono a “sberle” quattro fessi la cui saliva, desiderosa di leccatine “spugnose”, cola a picco di ormoni che non sanno invece alimentarsi nel cibo veramente afrodisiaco, quello del “tiramisù” col mascarpone sciolto per la futura, “digestiva” sciolta. La “cantante” Levante, a cui frega niente di niente, sciorina il suo lamento cagnesco come una massaia lavatrice del bagno isterico della sua psicosi da frigida, e il mondo segue questa scem(enz)a collettiva, “accollandosi” i colon fradici di quest’umanità schifosa. Io, prima di cagarla, vado al bar(o) delle mie ansie, ingurgitando ancora caffè nella lietezza del mio stomaco (ri)bollente, caldo come una macchina alle prime albe del tramonto dei miei sogni affogati nell’essere permaloso del mio cor(e).

Questa è poesia, questo invece è un piatto di maccheroni, buoni al ragù della mia superiorità non solo gastronomica, ma gastrointestinale del mio farmi i fegatini miei. Come un gatto, come un cane, come un maialino. È presto per farsi mangiare dal lupo Ezechiele. Sappiatelo, porcelli.

 

 

di Stefano Faloticocafe55 02033201 pastasciutta_nel_deserto_poster

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