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Dopo una vita di guai, potrei essere anche Jerry Maguire because questa è la My Way


11 Jul

il ribelle poster cruise

 

Stranger Things stanno accadendo…

Sì, ora chiariamoci. A me Tom Cruise è stato da sempre simpatico.

Non è colpa sua se è bello. La colpa, se così si può definire, va imputata a madre natura. Che deve avergli combinato uno scherzetto disdicevole.

Tom Cruise è alto un metro e sessantotto, ovvero la mia altezza.

E non credete a chi dice, come Google, che Al Pacino sia più alto di noi di due centimetri.

Si sa che il peccato preferito di Al Pacino è la vanità. L’avvocato del diavolo docet.

Tom Cruise ha avuto la sfiga colossale di essere indubbiamente un figo. Soffre della sindrome del sottoscritto.

Sì, le persone invidiose, ovvero il novanta per cento degli esseri (dis)umani che popolano questo pianeta miserrimo, non riescono mai a prenderci sul serio.

Nemmeno l’Academy Award. Tant’è vero che Tom recitò col maestro Scorsese ne Il colore dei soldi ma l’Oscar lo diedero, quasi alla carriera, allo spaccone Paul Newman. Sebbene inizialmente, dopo Risky Business – Fuori i vecchi… i figli ballano, qualche daltonico sostenne che Tom avesse gli stessi celeberrimi occhi azzurri di Paul. Gli occhi azzurri come Paul, eh già, ce li ha Matthew McConaughey, altroché. Infatti, in Contact non usò nessuna lente a contatto. Bramò un incontro ravvicinato del terzo tipo nei riguardi della topa-lesbica di nome Jodie Foster ma rimase, come si suol dire, a terra.

Invero, a vederci chiaro, Tom non ha gli occhi chiari. Ha esattamente i miei stessi occhi, quasi neri, molto espressivi, languidi da puro uomo Top Gun.

Sì, un tempo, prima che l’ortodontista mi curasse la dentatura da castoro, anch’io fui uno dei ragazzi della 56ª strada…

L’incarnazione de Il ribelle, anche un po’ di Rusty il selvaggio.

Eh sì, scusate, nella prima stagione di Stranger Things, Nancy non sogna Tom Cruise del suddetto film? Ovvero, in originale All the Right Moves?

Tom Cruise in questo film si chiama o non si chiama Stefen? Mentre il ragazzo di Nancy faceva di nome Steve, giusto? Correggetemi se sbaglio. No, io non sbaglio mai, sono le donne che sbavano per me, leccandosi anche i baffi. Da cui il famoso detto: donna baffuta sempre a te piaciuta perché è l’unica che ti sei fottuto.

Sì, io sto bene anche col mustacchio mentre tu, stasera, leccherai solo il gelato al pistacchio.

Vedete che gli Stefano tornano?

Sì, è stata una Mission: Impossible riuscire nella disperata impresa di convincere ogni mio hater, ogni persona nei miei confronti acrimoniosa, ogni psichiatra sospettoso, che non fossi Dustin Hoffman di Rain Man, bensì suo fratello.

Io sono sempre stato una Legend vivente ma incontrai molti stronzi che vollero spaccarmi le gambe e anche qualcos’altro come in Nato il quattro luglio.

Desiderarono che andassi in paranoia e sostanzialmente rimanessi immobile. Cristallizzandomi in una dimensione eternamente adolescenziale, più che altro monotona come nel capolavoro di Harold Ramis, Ricomincio da capo, trattandomi da sfigato come Massimo Troisi di Ricomincio da tre o, ancora peggio, come il pazzo del medesimo film, vale a dire Marco Messeri.

I più cattivi andarono perfino a raccontare in giro che appartenessi alla famiglia Misseri, sì, quella de Il Delitto di Avetrana.

Che uomini miseri.

No, mi piace gioiosamente smentirli, i ratti chiusi nelle loro ripetitività offensive senza sbocchi sono loro. Dei robot umanoidi come in Edge of Tomorrow.

Anni fa, bastò che confidassi loro una mia fantasia erotica da Eyes Wide Shut e costoro mi scambiarono per Alex di Arancia meccanica.

Ah, tizi intransigenti come Lee Ermey di Full Metal Jacket.

Continuano ancora, a dirla tutta, nelle bassezze, scaricandomi offese e insulti raccapriccianti, gridandomi: sei come Tom Cruise, un nano!

Insomma, cercano sempre di distruggere la mia bellezza e di bloccare, asfissiare le mie libertà. Come se mi trovassi nel film Vanilla Sky.

Va ammesso che io ho imparato molto più come si sta al mondo, ammirando Kurt Russell di Escape from New York, piuttosto che assumere psicofarmaci inutili, prescrittimi dagli strizzacervelli.

Qualche volta, tuttora, campo d’Innocenti bugie, ma ci sta.

Sì, Cameron Diaz con me ci sta sempre. Con te no, lei non si diverte. Sei La mummia.

Ti vedo a bere solo una bionda della Peroni e non bacerai mai, di Cocktail con le bollicine effervescenti, nemmeno le perone di Elisabeth Shue, caro deficiente.

Ragazzi, son stati Giorni di tuono.

E ora, se voleste pormi un’Intervista col vampiro, non ve la concederò.

Non sono Brad Pitt.

E ricordate: My Way è meglio se cantata da Elvis, sebbene io abbia una voice da Frank Sinatra.

Be’, sono entrambe versioni stupende.

Diciamocela.

Dunque, buona vi(ta) a tutti: a chi non c’era e ora c’è, a chi non c’è più ma forse sta ora lassù, a chi ci sarà, a chi nascerà e anche a chi, stupido, impeccabilmente sempre mi offenderà.

Infine, parafrasando e cambiano un po’ il verbo di dio, recitato divinamente da Uma Thurman e David Carradine in Kill Bill:

– Come hai fatto a ritrovarti?

– Io sono io.

 

Ora, lasciando stare le maldicenze della povera, crudele gente, sono imparagonabile, incommensurabile, in una parola insuperabile come il tonno Rio Mare.

Soprattutto se rapportato all’italiano medio-basso.

Sto assistendo a uno sfacelo di anime e corpi da lasciare esterrefatti i canguri dell’Australia. Famoso continente ove nacque l’ex di Tom.

Sì, ci sono donnette di nome Nicole che sbraitano da mattina a sera, colpevolizzando il governo se non hanno una sedia, non dico in Parlamento, bensì nel loro scarno appartamento.

Sì, a forza di ubriacarsi per dimenticare i loro amori frustrati, l’amministratrice condominiale le ha liberate da ogni posto fisso. Da cui il famoso detto: levati di sedere.

Vedo inoltre impazzare, soprattutto impazzire uomini, i quali dichiarano che scapperanno dall’Italia per trovare asilo politico all’estero. In quanto, nel nostro Paese non si sentono amati.

Senz’ombra di dubbio, sì, sono da asilo e basta. Già, molta gente dichiara che vuole scappare oltre il confine, in verità vi dico che scappa solo da sé stessa e, a mio avviso, non sa manco scopare.

Di mio, conosco i miei limiti.

Vi faccio un esempio…

una ragazza bellissima ha inserito la foto di lei sgambata e smutandata a letto mentre si refrigerava col ventilatore.

Ci siamo scritti questo:

– Sara, quando ti vedo, essendo io di te sfacciatamente innamorato, abbisogno dello stesso tuo ventilatore.

– Davvero? Scherzi?

– Sì, sto scherzando. A dire il vero mi serve il ghiaccio.

– Ah, è una battuta vecchia, non fa ridere. Comunque mi fai morire.

– Mah, non ho intenzioni omicide. Ho solo voglia di una singolare tenzone con te per uno scontro del mio tizzone col tuo acquazzone. Si può fare?

 

Lei non ha capito che cazzo volessi dire.

Ma da Sara, donna stupenda eppur emotivamente asciutta come il Sahara, è diventata con me Rossella O’Hara.

Comunque, sì, a costo di risultare antipatico, Tom Cruise è ancora bello.

Io ho una teoria cinefilia sulla bellezza anche artistica.

Dovete sapere che la bellezza suscita invidie. Perché con la bellezza estetica si ottengono maggiori piaceri immediatamente, senza bisogno di prendere tre lauree a Cambridge per entrare nelle grazie di una donna graziosa con la gonna corta che va in bicicletta sulla Graziella.

Ed è per questo che Tom Cruise non è mai stato molto amato dai critici seri. Ma chi sono in fondo questi critici seri? Più che altro sono uomini seriosi, impettiti, probabilmente brutti.

Allora, è più facile che simpatizzino ed elevino in auge Woody Allen, uno che è la nemesi fisica di Tom.

Perché nell’uomo anomalo, eccentrico, sfigato e imbranato, l’uomo medio si riconosce, essendo pressappoco, a grandi linee somatiche diciamo, come lui.

Ora, al di là del battutismo esasperatamente geniale, delle sue malinconie che suscitano tenerissima ilarità, io non vorrei essere Woody Allen.

Sinceramente no. Perché per avere Diane Keaton devi scrivere i copioni di Io e Annie e Manhattan, cosicché lei possa essere affascinata dal fascinoso uomo misteriosamente folle che sei, tendente al malinconico con la gamba accavallata sulla panchina. Mah, che allegria…

Invece, se sei Al Pacino, altra fiamma storica di Diane, ti basta il carisma da padrino…

Sì, uomo bassino il Pacino ma un bel lupino.

Uomo che conosce la Paura d’amare di ogni Michelle Pfeiffer e sa cucinarsi ogni Ellen Barkin di Seduzione pericolosa grazie alla sua camminata sbilenca da uomo ambiguo che sta sul Cruising.

Sì, Ellen vide Al Pacino di Sea of Love e pensò: uhm, uomo affascinante ma potrebbe essere anche frocio.

E desiderò appurare con mano…

Al le fa capire, nel supermercato, che il suo sguardo è quello di un figo? No, in questa scena elevatamente seduttiva, Al ha una faccia da pesce lesso, lo stesso che vendono al banco assieme alla grigliata mista di tutte le peggiori espressioni da sogliola fritta di Nicolas Cage.

Anche Ellen Barkin comunque non scherza. Sembra la cugina di mio padre, di nome Barbara.

Una che onestamente avrebbe anche un suo perché ma appena apre bocca, cazzo, capisci che almeno Ellen Barkin sa discretamente recitare, con ricerca introspettiva sul personaggio, la parte della scema fatalona, Barbara invece non abbisogna d’immedesimarsi nella parte. Lo è, scema. Ma non è fatalona.

Insomma, è sposata da tempo immemorabile con un uomo che non sa chi sia Al Pacino.

Ho detto tutto.

Di mio, non è che me ne freghi molto degli accoppiamenti sessuali.

Ad esempio, stasera sono stato al solito bar di cinesi. Parcheggio. Al che, mi affianca una BMW e scendono due tizi, un ragazzo e probabilmente la sua ragazza.

Lei molto bella, sebbene con la faccia di Ellen Barkin, lui più basso di me, di Al Pacino e di Tom Cruise.

Insomma, saranno state le undici di sera.

Se io vado da solo al bar cinese ha un che di Falotico in versione Bruce Lee moscio che vuole ubriacarsi.

Invece, come si fa? Porti una ragazza, a tarda sera, in un bar orientale situato a Bologna, in mezzo a dei nani con gli occhi a mandorla e speri poi di scopartela?

Sì, probabilmente stasera il tizio e la sua ragazza avranno scopato.

Lei si accontenta di poco, io no.

Ed è per questo che ho poca voglia di vivere.

Ed è per questo che, paradossalmente, conosco la vita meglio di tutti. So che può apparire superba la mia presa di posizione. Ma mi basta vedere gli occhi della gente cosiddetta arrivata e hanno degli occhi cattivi da animali ben vestiti.

Non sono dei poeti, non cantano schifosamente My Way come me. Infatti, cantano e ballano tutti perfettamente allo stesso mo(n)do. Mentre io voglio continuare a essere un diverso. Lo sono dalla nascita, non vedo perché dovrei cambiare la mia vi(t)a.tom cruise 56 strada tom cruise

 

 

di Stefano Falotico

Sono Jerry Maguire, lei è Tom? Piacere, ipocrita! Me ne fotto!


27 Jun

di Stefano Falotico

Ma sapete che Jerry Maguire è un grande film? Ce la vogliamo dire? Non spargete la voce in giro. Sono spesso il Tom Cruise di Cocktail, “in pratica” quasi ma(n)i

In quest’epoca di nani del pensiero, di verità ribaltate, serve uno “scartellato” alla Tom Cruise per far il mazzo ai giganti. Tom il basso(tto), alto come me, 1 e 68, anche se il 69 è meglio alzando un dito alla pollice su di Fonzie negli happy days del tuo top(o) gun.

Ah, Kelly McGillis, una topa che me lo faceva, in pilota automatico, rizzar in volo di jetlag su smanettarlo al settimo cielo nel momento masturbatorio topico, appunto, per poi riprecipitare in stato da rain man. Per celarmi dalla vergogna, indossavo occhiali rayban. Autistico alla Dustin Hoffman? No, semplicemente da uomo tanto a sognar quel seno dai capezzoli a mo’ di spioventi quanto a “bagnarmi” da “non può piovere per sempre”, la versione cupissima d’un onanistico “corvo” poco alla Brandon Lee e molto invece di “sparato” a salve nel noir morir in pancia di pall(ottol)e la cui balistica non è stata accertata per ragioni troppo notturne del mio “ratto” sgattaiolante in ignoti anfratti. Sì, negli angoli bui della mia casa, quando il crepuscolo scendeva, saliva il “giulivo” muscolo, sfoderante un tramonto già (av)venuto dell’arrossarmelo di sera la spero ma invece rimane un fazzoletto di sperma bianco su pallida cera. Ah ah, che cazzone!

Ma comunque Tom è un mito.

Prendiamo Jerry… Maguire? No, non quei cartoni animati di Hanna & Barbera, in cui Tom finiva col prenderlo sempre da quel topone furbissimo che, incuneandosi nella tana, glielo incuneava.

Nella pellicola di Cameron Crowe, invece, Tom all’inizio lo “prende”, anzi, perde tutto, poi trova un “marrone” alla Cuba Gooding Jr. e assieme fanno il culo a tutti.

A rivedere questo film, c’è da commuoversi. Prima la “commozione” cerebrale quasi comatosa e pietosa di Cuba, quindi la ripresa, il placcaggio, i denti rotti di placca da tartaro giocatore di football coi parastinchi, casco, “fregolismo” di funamboliche mosse (s)piazzanti, colpi di scena, emozioni ascendenti, figli problematici, adozioni (s)fiduciarie, insomma una “montatura” per la meta vincente degli Oscar e la Zellweger che, all’epoca, era una mela niente male per ogni touchdown di “(bis)cotto”, fregando gli avversari d’una “legata” con lei e Cuba nel terzetto contro ogni malinconia da il triangolo no di Renato Zero.

Qui, l’unione fa giocoforza, tre disperati incazzati “a bestia” per una pellicola che suda la pelle della vita, addolcita solo da qualche tocco mieloso per ricattare lo spettatore, come sussurragli “Ehi, merdoso, la storia fa piangere, non piangi? Allora, ecco la botta al fegato tuo marcio”.

Ma come finisce quel cazzo di film? Boh?!

Andiamo a bere un drink, dai dai.

Per finire in bellezza, diciamocela tutta. Anzi, voglio dirvela.

L’altra sera, dopo un pomeriggio abbastanza tranquillo, anche perché dormivo grazie a un pesante sonnifero che non mi fece sognare proprio nessuna speranza (im)possibile, ecco, mi sveglio di soprassalto, nessun salto di gioia, mi guardo allo specchio e vedo un bellissimo uomo.

Poi, però, guardo nel conto in banca e vedo la mia faccia “al verde”.

Accendo il pc e vedo i miei libri con la recensione di uno che scrive platealmente “Costui è un genio assoluto, no comment, leggetelo!”.

Sì, assolutamente. Infatti, pensando all’incredibilità della mia vita, ancora seminudo post sonnellino durato tutta la mia adolescenza che ha incasinato tutto, piazzandomi fra i geni di nicchia davvero “piazzatissimi” in (classi)fica, insomma da “posteriori” veramente, credetemi, “godibilissimi”, guardo giù e son lì per “prendere il volo”.

All’ultimo, mentre il dirimpettaio stava urlando “Ehi, cazzo, quello si lancia nel vuoto!”, squilla il telefono, “rovinando” tutto…

Ritorno in me e coi piedi per terra, vado a rispondere. È un mio “amico”.

– Stefano, devo dirti la verità, altrimenti di notte non prendo sonno. Sai, da quant’è che ci frequentiamo? Due anni? Ecco, io non ho mai avuto il coraggio di dirtelo.

– Fermo, avevo dei dubbi che volessi sbattermelo in culo, calma. Sono nella merda, vuoi “ripulirmi” anche tu?

– No, che dici? Ora, è una tragedia, se lo sanno i tuoi “amici” su Facebook, figurati se non lo so io. Solo un miracolo può salvarti.

– Certo, è ovvio.

– Ma non buttarti via.

– No, grazie comunque. Stavo per buttarmi la vita. Tanto…

 

Al che, sbatto la cornetta in faccia a un altro “cornuto” e me ne fotto.

Piglio il “volante” e metto su “Angel of the Morning”.

Molto “free” da pazzo in macchina. Un cornetto alla crema può aiutare.

È calata la notte più buia, ma mi ricordo quel bar con quella cameriera da sbattere al tavolo a destra e a “manico”. Mi sa che quella non vuol neanche la mancia. È una quaglia che vuol solo una minchia scatenata. A quell’ora non c’è nessuno che può disturbare l’aver una “marc(i)a in più”. Una bella bimba da grembiulino non pulito da mio bermela impunito. Ah, mi ha in pugno. Tutto dentro. Un fisting.

Sì, doveva andare così.

“Pigliamola a culo!”.

 

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