Posts Tagged ‘Dal tramonto all’alba’

Falò, un man polanskiano e Mickey rourkiano, diciamo tarantiniano?


12 Jul

Rourke Polanski The PalaceAvrei dovuto scrivere, perdonatemi, di Roman Polański (con la n di perfetta dicitura, sì, nessun refuso) o di Martin Scorsese? Sì, ma nel titolo non si possono superare i 100 caratteri. Tu, invece, che carattere hai? Di solito, io, attenendomi a uno stile molto classico, utilizzo il Garamond 12. Ah ah. Inoltre, in soli 14 min. netti, secondo più secondo meno (invece, secondo te? Eh eh), non so se sono stato sempre perfetto nella mia doverosa esposizione. Avrei dovuto specificare meglio i singoli e rispettivi nomi degli sceneggiatori. Ma voi, in fin dei conti, non conoscete neanche le napoletane sceneggiate. Al massimo, siete da Un posto al sole, sì, un pessimo sceneggiato adatto ai mediocri. Me la tiro? Sì, mica solo una. Ah ah. Comunque, state sereni. Voi non scop… te mai. Al massimo, solo a terra. A meno che non vi siano rimaste nemmeno le brioche. No, scusate, le briciole. Di mio, in passato fui sbriciolato, oggi come oggi, sono accreditato. Comunque, la mia pronuncia di Folie à Deux vale il prezzo del biglietto, ah ah. La tinta ai capelli? Invece, la tintura? Sì, la mia vita è tutta una pittura, no, una fregatura. Ora, scusate, mangio della confettura. A te piace la confettura? Sono un Pulp Fiction vivente. Parafrasando Quentin:

– Non c’è bisogno che tu mi venga a dire che il mio caffè è buono, intesi? Sono io che lo compro e so quanto è buono. Quando è Bonnie a fare la spesa, compra delle cagate. Io compro sempre roba gustosa (oppure dice costosa, non si capisce bene, ca… o, ho detto che botta, caz… o, no, lo disse Uma Thurman) perché, quando la bevo, voglio gustarla.

P.S.: i miei haters pensarono di stanare un uomo debole, sprovveduto, inesperto e fragile. Cioè, una donna. Si trovarono di fronte Brad Pitt di C’era una volta a… Hollywood? No, di fronte a Macaulay Culkin di Mamma, ho perso l’aereo (Home Alone). Ah ah. Su questa freddura finale, al momento vi lascio. No, ancora no. Comunque, Chris Columbus non è lo stesso regista di Rent, prodotto da De Niro? Con Rosario Dawson. Una che sarebbe piaciuta a De Niro se lui, dopo Naomi Campbell, anziché impantanarsi in due cause di divorzio con Grace Hightower, ci avesse provato? Lei gli avrebbe risposto, però:

– Voglio farti una domanda. Quando sei arrivato qui, hai visto per caso scritto, davanti a casa mia, “deposito di negri morti?”. Sì, Bob. Con me, anche Lexington Steele & Sean Michaels crepano d’infarto. Sono tutti morti, sì, i miei amanti. Tutti, prima fottuti, poi schiattati. Anche Spike Lee, amico di Samuel L. Jackson, da quando è stato a letto con me, è rinco… Pare che soltanto un certo Falotico possa resistere con me, senza subire danni. Sì, credo che durerebbe molto di più di De Niro con Bridget Fonda in Jackie Brown.
E non ci vuole molto a superarlo…

Al che, interviene il mio hater à la Tim Roth:

– Ma che stai a di’! Quel povero caz… n’ non gliela fa manco col Viagra.

Gli controbatte la sua ragazza: – Forse, volevi dire Garçon means boy.

– Che vuoi dire? Sei stata col Falotico?

– Sì, non solo una volta.

 

Succede il finimondo. Lui, per gelosia incontenibile, salta alla gola della sua ragazza e la picchia brutalmente da “maschio siculo”. A simbolizzazione penosa del macho verace ferito nel suo orgoglio ridicolo. Ecco dunque che, finalmente, entro in scena io e sussurro da Clint Eastwood dei poveri eppur carismatico: – Sono Ierda e non è con le chiacchiere che ti salverai dalla me… a. E sono pure William Munny.

Finisce il “film” e il mio hater pensa, fra sé e sé: por… o dio, e io che pensavo fosse un demente come Tarantino di Dal tramonto all’alba.

Alla fine dei titoli di coda, la sorpresa rivelatoria su scritta: Sì, hater, non avevi torto. Falotico è un demente ma tu non sei George Clooney.

Sì, un collage di veloci immagini allineate al sottostante testo su cui, gentilmente, se vole(s)te, potete cliccare per leggerlo e visionarlo: https://www.geniuspop.com/blog/index.php/2022/07/falo-un-man-polanskiano-e-mickey-rourkiano-diciamo-tarantiniano/

Cioè, questo post, ah ah. Che testa, no, testo, peraltro già inserito integralmente in una precedente description, sì, italianizziamo in descrizione? Sono giocoso, verace, schietto. Ed evviva Eddie Murphy? Sì, ma soprattutto sir Eddie Cook, alias uno dei famosi epiteti affibbiati al Falò? No, lo gnomo, no, il nomignolo con Mickey si è autobattezzato varie volte. Lui, Heny Chinaski, a sua volta alter ego di Charles Bukowski in Barfly. Lui, motociclista come Valentino Rossi dei tempi dorati? No, amico di Don Johnson, cioè Mr. Miami Vice, in Harley Davidson & Marlboro Man. Specialmente Motorcycle Boy di Rusty il selvaggio (Rumble Fish). Doveva lavorare con Quentin Tarantino in Death Proof. Le vostre offese, cari haters, contro di me fanno sempre FLOP! Cari puff(i)!. Non fatemi la fine degli impotenti come BULLET. Eh eh. Anche perché, essendo sprovvisti di autoironia e dunque essendo incapaci in fatto di umorismo, non capite i miei meme? No, divertissement. Non hanno scopo didattico e/o istruttivo. Non sono una professorina, infatti, frustrata degli istituti tecnici commerciali, sono giustappunto un selvaggio. E così voglio rimanere. Senza se e senza ma. Sennò, ti spacco la chep! Forza, se non vi piaccio, picchiatemi e spaccatemi la faccia. Non sapevate che sono anche Johnny il bello? Vi rifaccio nuovi e ve la rifaccio. Ah ah. Sì, ho la faccia come il cu(cu)lo. Sono amante dello stream of consciousness. Anche delle cosc(ienz)e.

Avanti, saltatemi addosso e non fatevela sotto, damerini e coccolini…

 

di Stefano Falotico

Pulp Fiction

Sly Stallone la dovrebbe finire di programmare remake e reboot di Cobra e Demolition Man, il Cinema deve rigenerarsi ed evviva Robert Rodriguez!


04 May

Premiere+One+Night+Joshua+Vs+Ruiz+Arrivals+pi8Kt2B6BrAl

Sylvester Stallone, tramite il suo oramai quasi quotidiano appuntamento fisso coi suoi video del suo stesso canale ufficiale Instagram, c’illuminò, si fa per dire, in merito all’imminente entrata in pre-produzione del sequel di Demolition Man.

Direttamente da una pausa del set di Samaritan, Sly, con pizzetto d’ordinanza e look da maniscalco calabro-lucano, forse dopo aver trangugiato una saporita pizzetta marinara o capricciosa, probabilmente al salame piccante con qualche invisibile fogliettina d’insalata o rosmarino fra i suoi denti placcati d’oro, da buon cariato, no, da ben mantenuta (mica tanto) cariatide, annunciò tale news che ha dell’assurdo più sconsiderato.

Con immotivata baldanza, Sly esibì ancora con robusta sicumera anche la sua folta, capelluta criniera brizzolata. Argentata su tracce di parrucchino mal attaccato e il suo eloquio un po’ pasticciato da uomo leggermente andato che, a differenza del pregiato vino d’annata, appare ora assai invecchiato.

Oserei dire rimbambito, diciamo pure senza vergogna, in zona moscia da rincoglionito tosto. Insomma, Sly è partito…

Piuttosto, Sly fu forte un tempo. Ma i glory days passano per tutti, tranne per me, ovviamente. Ah ah, magari. I miei capelli un po’ ricrebbero, io crebbi a fasi alterne. Sverginandomi tardivamente, risvegliandomi fuori tempo massimo, fermandomi totalmente da adolescente assai vicino a stadi incurabili da infermo demente, dunque precipitando a uno stato infantile per cui regredii in modo imbarazzante. Lasciando tutti esterrefatti, negativamente.

Sì, divenni quasi integralmente stupido ma poi, rialzandomi sempre come Balboa Rocky, da me stesso rimasi stupito. Talmente scioccato dinanzi alla mia rinascita inaspettata, talmente distrutto dall’aver preso coscienza di essermi macellato da solo, da prendermi a pugni e a testate, prima di quelle mie odierne da bravo, freelance giornalista del cazzo, a mo’ di Bob De Niro rovinato di Toro scatenato.

Che riebbe voglie sessuali da Dirty Grandpa… ah, Nonno scatenato non del tutto suonato né trombato, bensì ancora così tanto fascinosamente acculturato, sebbene un po’ sporcaccione e volpone, da ammaliare quel gran pezzo di patonza di Aubrey Plaza. Una gnoccona esagerata.

Recitai lei il mio insanabile rimpianto da mai più indimenticabile da uomo da me stesso dimenticato. Dunque, detta come va detta, avendo bassissima autostima del sottoscritto, fui meno(a)mato pure dalla mia mano di pugno, no, di pug… tte e fui sul punto (non G) di gettare anche la spugnetta.

Diciamo… il fazzoletto.

Persi molte prugne, così come dicono i bolognesi, riferendosi volgarissimamente al succo prelibato e molto succulento ove finisce la maschile banana semmai dopo aver palpato delle lisce pesche vellutate.

Memore della leggendaria Lenore de Il corvo di Edgar Allan Poe, me la tirai… sì.

Mi diedi anche molte arie… fritte. Ah ah. Ah, la mia vita fu sempre una bella frittata.

Una vita mezza disastrata da semi-disagiato, spesso disoccupato, spaesato, disorientato, più penoso di un vero handicappato poiché, tristemente, sono molto dotato. Ah, bell’inculata. Ah ah.

Al che, combattei il mio Grudge Match contro me stesso per far sì che il mio passato da uomo disperso e nell’animo affranto, interamente steso, si riprendesse per ottenere quanto prima una vita più distesa.

Ah, covai infiniti rancori che addolcii in un amaro liquoroso come il bacio ad alta temperatura etilica, no, erotica di una donna che sa ubriacarti con amplessi flessuosi più ginnici di un Muhammad Ali ai massimi storici.

Ah, movimenti di bacino da lasciarti stecchito, da farti dimagrire, rendendoti uno stecchino.

Insomma, a Milano va forte il cognome Brambilla, io rimbambii, anzi, vissi da bambino a vent’anni, da adulto precoce e precotto a quindici, ora che ne ho quarant’anni, sì, credo che riguarderò Demolition Man di Marco, per l’appunto, Brambilla. Repetita juvant e abbasso la Juventus, miei “poveri” Agnelli!

A forza di guardare indietro, mi sto fottendo pure il presente.

Sotto Natale, non faccio più il presepe ma mi piace ancora fare la bella statuina.

Sono, sì, di Bologna e i felsinei sono spesso pericolanti come la torre Garisenda. No, non sono pericolosi ma li vedo vicini al crollo. Ah, son Asinelli e sono dei buo(n)i a nulla.

Il dottor Balanzone lascia crescersi il panzone e fa il trombone. Se la suona e se la canta, non fu mai esteticamente carino e poco, invero, usò l’ocarina. Da porcellino, parlò perennemente di passerine ma, secondo me, deve sempre aver avuto un ignobile uccellino.

E un cervellino più falso e fintamente buonista di Gabriele Muccino.

Ma a parte l’irriverenza e i falsi reverendi, le ottuse reprimende o il far all’amore dietro una tenda, mi pare inutile piangere sul latte versato. Tante me ne combinarono, io ne uscii spolpato, stanco, davvero affaticato. Quasi stigmatizzato però non del tutto vinto o dissanguato. Insomma, fui mal combinato e anch’io, debbo ammettere, di averne combinate tante… che disgraziato, Madonna dell’Incoronata!

Rischiai di finire spappolato e non solo nel fegato inacidito, fui prossimo all’essere davvero da tutti emarginato e credetti che nessuna delle mie ferite si sarebbe perfettamente, mai più, rimarginata.

Cioè, fui realmente demolito, abbattuto, scoraggiato, demoralizzato e quasi murato vivo.

In faccia scoreggiato, schifato e pressoché marchiato, duramente colpito, forse dai vili, nel mio orgoglio virile, umiliato e calpestato. Ma resistetti e penso che sia puerile cercare ancora sfoghi vendicativi.

Stetti, sì, davvero per morire. Caddi, svenni e rinvenni di colpo. Un colpo devastante come il sinistro di Rocky. Esploso di rabbia come Rambo dopo essere stato ingiustamente indagato, oltremodo colpevolizzato, punito e picchiato.

Me l’andai a cercare, va detta, esagerando di reazioni scriteriate troppo poco istrionicamente moderate. Furono le mie le grida arrabbiate di un semi-pazzo esagerato oppure, semplicemente, di un ragazzo stufo di farsi chiamare matto e decerebrato.

Ma, a differenza di Sly, non sono per niente invecchiato né vivrò da persona eternamente rassegnata o amareggiata.

La nottata è ancora lunga, si prospettano nuovamente calorose, bellissime giornate. Non passerò le mattinate a leggere soltanto riviste di Cinema e a sfogliare il giornale. Non m’illuderò neppure che, sfogliando le margherite, sarò amato senza dare niente in cambio.

Ah, l’amore, sentimento dai cinici disconosciuto, ripudiato e bistrattato.

Sono pochi, infatti, i fortunati che possano dichiarare, onestamente, di averlo incontrato.

Nella vita, esiste l’amore puro e innocente della prima adolescenza, l’amore tormentato della fase vicina a quella adulta. E poi quello forse eterno, il più etereo poiché vero. Senza falsi pudori insinceri.

Adoro Lars von Trier per Dancer in the Dark e Bruce Springsteen per Dancing in the Dark.

A dire il mio “Verbo”, non fui mai di mente malato, tutt’al più molto dalla realtà sganciato.

E mi creai un’idea distorta anche degli storpi. Vedendo il mondo come se mi trovassi in un neo-noir distopico. Recitando la parte dello sfregiato Marv ma, in verità, sognando il culo di Carla Gugino e il seno di Eva Green. Cazzo, è enorme!

Passeggiando da duro compassato alla Bruce Willis, imperturbabile ma, nel cuor suo tenero eppur romantico, conservando un istinto da uomo duro e incazzato.

Vidi Sin City quando uscì al cinema, nel 2005. Come già vi dissi, verso la fine del 2003, incontrai una ragazza. Invero, ne incontrai diverse. Ma solo con una funzionò, diciamo, sostanzialmente.

Andammo, assieme a un suo amico (io ebbi sempre, peraltro, il dubbio che non fosse solamente un suo amico) a vedere il succitato film.

Ma la nostra breve storia fu già sul punto di finire. Fu agli sgoccioli, come si suol dire.

Senza una ragione particolare, le ruppi lo specchio di casa, arrecandomi più di sette anni di sfiga.

Dopo di lei, comunque, amoreggiai per più di un anno con una buona figa.

Da allora, fu uno schifo. Persi la testa più di un innamorato fottuto non solo nel cervello.

Fui ricoverato, sedato, d’iniezioni inchiappettato.

Poi fui assolto da ogni mio sbaglio poiché tutti gli esperti s’accorsero, con ritardo vergognoso, d’aver completamente sbagliato. Ne rimasi scandalizzato. Gli altri, sinceramente, se ne fotterono da menefreghisti bastardi.

Insomma, fui non poco raffreddato e raffrenato, sigillato e quasi castrato. Ma sono realista, obiettivo e non vi racconto cazzate. Demolition Man 2 sarà una cazzatona, Su questo possiamo esserne sicuri. Molti mi chiedono se io abbia mai visto dal vivo la tanto celebrata, desiderata e divinizzata Jessica Alba. Certo che la vidi. Alla prima di Machete al Festival di Venezia del 2010. Mi aspettai di vedere in passerella anche Bob De Niro ma avvistai “solo” Danny Trejo, Robert Rodriguez e, per l’appunto, Jessica, detta la passerona sconfinata. Non prendetemi ancora una volta per cretino, sapete invece che vi dico?

La donna per cui sono attualmente innamorato, per fortuna contraccambiato, è molto più bella di Jessica. E molto più matura di lei. Potete anche non credermi, tanto giammai mi credeste. Invece, se osserverete con attenzione i miei occhi neri nei miei ultimi video, dovreste accorgervi che non sto affatto mentendo. Sì, basta con gli stalloni italiani. Evviva Robert Rodriguez. Un grande, quasi quanto Tarantino. Come direbbe Adriano Celentano, parafrasandolo, sì, Robert e Tarantino sono molto in gamba. Ovviamente, dopo di me. Ah ah.

Detto ciò, non voto Salvini ma non sono ancora del tutto savio né salvo. Vedo però gente che, alla sua età, ancora si arrapa dinanzi a Salma Hayek di Dal tramonto all’alba col linguino da Fantozzi.

Altri invece, ah ah, basta che si tatuino il bicipite e pensano di essere George Clooney. I peggiori, comunque, sono quelli che credono di essere Mr. Wolf di Pulp Fiction. Fanno i preti e danno consigli ai giovani semplicemente perché sono più allupati di De Niro di Cape Fear. Quindi, non potendo più scopare la Juliette Lewis di turno, aspettano l’Alba ma, invero, per loro è notte fonda già da un pezzo.

Fidatevi per una buona volta, non fate gli stronzi, gli sfigati, i coglioni e i mal fumati.

Malfamati, siete solo affamati!

di Stefano Falotico

Federico Frusciante non ha capito nulla di JOKER: ha poco a che vedere con FALLING DOWN di Joel Schumacher ma ha molto da spartire con DOG DAY AFTERNOON e THE SILENCE OF THE LAMBS


29 Jan

Da circa un anno, sono in contatto con una ragazza per girare un cortometraggio. Al che, intervenni su un suo post in cui dissi, scherzando, che DiCaprio è meno bello di me.

Senza motivo alcuno, lei mi scrisse in chat che dovrei guardarmi allo specchio. Sì, dopo che lesse la mia sceneggiatura. Capace pure che me l’abbia fregata.

Ma chi cazzo credete di essere? DiCaprio lo vedrete col binocolo e mi sa che, se continuerete a tirarvela, vedrete anche qualcos’altro da lontano, di riflesso, diciamo.

Sì, quando m’incazzo, Vittorio Sgarbi mi fa un baffo.

Sono diventato uno psichiatra “cannibale” delle idiozie e delle battutine di cattivo gusto. Alla pari di Hopkins nella scena de Il silenzio degli innocenti in cui viene provocato dalla senatrice e lui psicologicamente la annienta, dicendole che i suoi capezzoli sono ora tropo duri dopo che allattò la piccola Catherine.

Al che, la senatrice gli urla che è un mostro orribile. Lui ridacchia e poi la sconvolge ancora. Rivelandole il nome dell’assassino, anche se non è lui.

Sì, per colpa di gente bigotta che me la combinò (s)porca, in questi anni mi sono indurito veramente troppo. Diventando una sorta di Matthew McConaughey di True Detective.

Un po’, anche, come Max Cady di Cape Fear.

Insomma, incontri Errol che vuole svezzare con crudeltà la verginità altrui. Col piccolo dettaglio che Errol ora ha di fronte uno più cattivo di lui. Questo non l’aveva previsto, però.

Sì, io sono amichevole, anzi amicale, spesso ammiccante con tutti. Tanto amico di tutti che, nel cammino della mia vita, fui accusato di essere solo come un cane.

Sì, poiché non attenendomi ai parametri istituzionali della borghesia felsinea, già ai primi vagiti della mia adolescenza tormentata, dunque già al fiorire di miei desideri, sin troppo pronunciati e marcati, presto stigmatizzati e marchiati, verso le vagine più rimarchevoli, eh sì, non comprendendo io la filosofia nerd dei miei coetanei, indaffarati più che altro a giocare col pc in videogame come Doom, le mie cosce, no, la mia (in)coscienza s’ottenebrò e sin da subito mi spompai e tutto s’annacquò. Questo mio (d)eludermi dal mondo, questo mio prematuro essere invero già troppo maturo, indusse gli adulti, anzi la gente che si considerò più grande psicologicamente e intellettivamente di me, gente che presuppose di essere, rispetto a me, molto più matura, ecco… dove minchia ero rimasto, andiamo avanti anche se, come appena accennato, molti pensarono che fossi rimasto indietro, insomma degli arretrati, portò gli adulti a vedermi come ragazzo vulnerabile, innocuamente indifeso.

Cioè, scambiarono uno che, anziché innamorarsi di Liv Tyler di Io ballo da sola, smanettava di brutto sulla figona del video di Vasco Rossi, Rewind.

Sì, me ne sarò sparate circa diecimila su quella lì. Anche se, in quel periodo pieno di seghe non solo mentali, andai matto pure per la super figa ciclopica di Smack My Bitch Up dei Prodigy.

Registrai, dopo la prima visione, immediatamente da MTV la suddetta, molto da me sudata, ah ah, clip con tale gnocca esagerata.

Però, dovevo premere pause, anzi stop prima del finale esplosivo, no, scandaloso. Sennò mi s’ammosciava proprio prima dell’attimo deflagrante e più schizzante del piacere focoso. Eiaculante! Eh già.

Che uomo brillante! Ah ah.

Non era una donna, bensì un uomo poco arrapante e, a darcela tutta, no, dircela, anche un po’ peloso.

Avrei da raccontarvene di quel periodo veramente sfigato del mio essere Quentin Tarantino di Dal tramonto all’alba.

Eh, come ancora me la tiro. Un paio, in effetti, me ne tirai anche su Juliette Lewis… di Cape Fear. Ah, quelle cosce morbidamente vellutate, lisce come pesca da accarezzare di primo mattino e deglutire come una sveltina ah, che spensierata sobrietà fu quella mia dolce volgarità nel mio allisciarmelo da lupo cattivo come Max Cady/De Niro.

Datemi pure del cretino, io so che Juliette ama molto il cremino…

Molti credettero che fossi un vizioso viziato assai capriccioso e più complessato dell’appena eccitante, no, citata Juliette. E pensarono che mio padre fosse Nick Nolte, cioè un ipocrita che di giorno svolgesse un lavoro utile alla burocrazia e di notte, segretamente, “racchetasse” sulle milf che, giocando a squash, via cavo sviluppavano le sue malsane voglie sulle donne più perversamente sexy.

Sì, Illeana Douglas di Cape Fear è un po’ come la signorina Silvani/Anna Mazzamauro di Fantozzi.

Oggettivamente, fa schifo al cazzo ma forse, proprio per via della sua evidente bruttezza inconfutabile, emanava un non so che di morbosamente attraente.

No, mio padre non fu avvocato, si laureò in Scienze politiche. Che è un ramo di Giurisprudenza.

Svolse il lavoro di capufficio. Non gli piaceva affatto ma doveva pagare il mutuo della casa.

Di mio, rimasi muto, spesso nella cameretta. Ah ah.

Ho sempre saputo che, quando io e mia madre eravamo in vacanza d’estate nel paese dei miei genitori, mio padre deve averci dentro a più non posso pure sulle tenniste che, verso quel periodo, mostravano le gambe, più di una valletta, sulla terra verde di Wimbledon.

Non so quali fossero le sue preferite. Di mio, posso dire che, appena vedevo Gabriela Sabatini, qualcosa non rimaneva più piccino e s’ingrandiva più delle mie pupille dilatate su vasi dilatatori tesi alla massima potenza. Mio padre non è originario di Potenza, bensì di un paesino vicino Matera, eh sì, uomini maturi.

Siete duri nella testa come dei Sassi ma molto mosci altrove. Ficcatevelo/a dove dico io.

Anzi, pazzo come John McEnroe, arrivavo subito all’ace a mo’ di Pete Sampras.

Sì, vi ho detto che ero già precoce, anche di eiaculazione. Nella vita e nella figa volevo arrivare istantaneamente al sodo, senza girarci attorno e senza far godere lei.

Sì, non è che vivessi una vita godibile. Onestamente, vissi molte fighe virtuali ma assai poche a livello tangibile.

Ah ah, questa è bellissima. Sì, mi toccavo come un ossesso ma, in quanto a reale sesso, la mia quaglia poco quagliava. Anzi, appena incontravo una, lei violentemente mi offendeva in tre secondi ritti, no netti, e me la squagliavo mentre lei, sicuramente, con un altro se la squagliava…

Sì, le ragazze non vogliono un tipo sveglio, sincero o troppo svelto, bensì uno che se la tiri/a da dritto e nelle gambe, no, in gamba.

Sì, dei cazzoni farisei. Come detto, felsinei. Sì, il bolognese medio parla di donne a destra e a manca ma, sostanzialmente, mangia solo la carne dei tortellini.

Ah ah.

Anni fa, un’altra che mi fece perdere la testa, soprattutto i testicoli, di dritto e rovescio… fu Flavia Pennetta. Come direbbero a Bologna, in fallo, no infatti… un’ottima penna. Traducibile in passera di livello superiore alla media. Già oltre, come me, gli onanismi scolastici assai ombelicali della scuola media e più dotata in maniera da 110 e lode. Diciamo che non ho bisogno di allori e lauree, ce l’ho profumato di quasi trenta centimetri. Parlatene con colei che mi sverginò e capirete perché mi disse che, non solo gli altri, bensì io stesso di me capii un cazzo.

– Siamo sicuri che, prima di questa selva, no, di questa sera… tu fossi vergine? E sei sicuro di essere uno da Cinema di Bergman, depresso che odia il contatto fisico? Non hai mai pensato che Mark Wahlberg di Boogie Nights è come il tuo “Grande Lebowski” che cura ogni frigida e la rende rossa, non solo nei capelli, come Julianne Moore?

– No, non ci avevo mai pensato. Fammici penare meglio, no, volevo dire pensare.

– Per forza. A furia di sentirti dire che eri meno dotato, te n’eri convinto. Parte tutto dall’ipofisi, sai? Ti hanno suggestionato. Direi invece che, stanotte, tu hai sanato ogni mio pensarmi poco donna.

– E come avrei fatto?

– Mi sa che la vergine ero io…

 

Ah, gambe toniche quelle di Flavia Pennetta, miei uomini con la panza piena che aspettano solo la domenica per magnare le pennette all’arrabbiata perché vostra moglie non vuole che amiate il gioco, non delle palline, bensì del pallone.

Siete dei palloni gonfiati.

E da tempo immemorabile, davvero poco memorabile, oramai i coglioni che non siete altro, eh già, hanno rotto quella, no, la scapola dell’ultimo scapolo, oh, miei ammogliati.

Ora, questo lungo e grosso pene, dopo tale disamina vera da uomo penoso, spesso fallace, fallico o solo pen(s)ante, no, questo palloso panegirico, per venire… a una questione che mi (s)preme di più.

Cioè, credo che la gente di me non avesse capito nulla.

No, non sono mai stato il tipo da canzoni di Leonard Cohen e da La Mer da Charles Trenet. Anche se, crescendo, odio sempre più andare al mare. Appunto… ah ah.

Credo di essere un montanaro come Max Cady.

Vi ricordate la scena del pestaggio di Cape Fear?

Avvocato. Avvocato, sei tu, vero? Avvocato. Vieni fuori, dai forza, fatti vedere. Io non sono un povero pezzo di merda. Io sono meglio di tutti voi. Io imparo meglio di voi, leggo meglio di voi, ragiono meglio di voi e filosofeggio pure meglio di voi. E durerò più di voi. Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro?

 

Bob De Niro, per questo ruolo, fu candidato all’Oscar ma fu battuto da Anthony Hopkins de Il Il silenzio degli innocenti. Sapete, no, che Jonathan Demme, prima di affidare la parte ad Hopkins, pensò proprio a De Niro?

Infatti, qualche anno fa, De Niro e Bradley Cooper avrebbero dovuto lavorare nell’ancora irrealizzato Honeymoon with Harry. Che doveva essere diretto da Demme.

Cazzi loro…

Per farla breve, io fui accusato di fobia sociale, di semi-schizofrenia diabolica come Linda Blair de L’esorcista, di essere l’incarnazione, ah ah, dell’innocenza del diavolo. Mi diedero la patente di attore monstre delle sue menzogne, di Pinocchio, di finocchio, soprattutto di figlio di ‘ntrocchia, questi figli di troia.

Di mio, posso dire, che d’inculate ne ricevetti tante.

Posso dire che colei che mi sverginò era di Trieste ma non apparteneva alla minoranza slovena.

M’insegnò tutto, dove toccarla e come incularla ma alla fine mi coglionò e mi mandò a fare in culo senza più bisogno di fotterla. Ah ah.

Se fossi voluto andare con una dell’est, bastava che chiedessi alla ragazza delle pulizie del mio pazzo, no, del mio palazzo, di smettere di farselo da sola.

La mia seconda tizia era più grande di me. All’anagrafe. Io avevo 28 anni, lei 33. Che colpo d’ano.

Oh, non è colpa mia se non ci arrivate…

Così come non è colpa mia se odiate Philadelphia di Jonathan Demme perché siete omofobi e considerate Bruce Springsteen un troione. Pigliatevi pure Eddie Vedder, quel pelato di Billy Corgan, Kurt Cobain e tutti quei froci. Ah ah.

E non è neppure colpa mia se odiate la classe della prima della classe, Jodie Foster.

Ora, che c’entra il Frusciante?

C’entra il Frusciante, eccome. Mi specchiai, mezzo nudo, davanti allo specchio.

Mi sa che sto facendo la fine di Anthony Kiedis.

Dunque, non voglio più sentirmi accusato di stronzate.

Pigliatevi Muccino, suo fratello e tutta la retorica catto-borghese di quest’Italia di (po)lentoni, di tardone e ritardati, e soprattutto vedete di non rompere più i maroni.

Purtroppo o per fortuna, sono diventato identico a Rust Cohle.

Metto le corna al diavolo e pure al mio miglior amico. Partono risse mai viste.

 

di Stefano Falotico

Joaquin+Phoenix+26th+Annual+Screen+Actors+uxtVVScSEVTl

 

Festa del Cinema di Roma: s’inaugura col grande Ed Norton di MOTHERLESS BROOKLYN


16 Oct

edward norton motherless brooklyn

I segreti di una città…

Vai, Eddie.

Eh sì, Ed Norton, laureato a Yale, questo pezzo grosso di Hollywood dal viso spesso corrucciato, arrogantemente presuntuoso, questo bellimbusto alto quasi un metro e novanta che pare non invecchiare mai poiché forse è dotato d’una genetica cromosomica per la quale a cinquant’anni suonati, talvolta, sembra lo stesso ragazzo spaurito e fuori di zucca di Schegge di paura, presenterà a Roma, fra pochissime ore, la sua seconda prova registica dopo Tentazioni d’amore di circa un ventennio or sono.

Edward Norton è sempre stato uno dei miei attori preferiti. Sin dall’inizio o quasi. Credo che il primo film che vidi con lui protagonista fu American History X. Per la cui prova magnetica e magistrale fu giustamente candidato all’Oscar come migliore attore protagonista nell’anno in cui, a prescindere dal nostro tifo campanilistico per il piccolo diavolo nazional-popolare, fu per l’appunto battuto in maniera ingiusta da Roberto Benigni!

Un’ingiustizia. Poiché, con tutta la simpatia e la stima possibili da noi riserbate eternamente a Roberto, menestrello saltimbanco geniale e corrosivo, folle demonio ammantato d’infantile candidezza e innatamente, dannatamente dotato di gran cuore, quell’anno non avrebbe dovuto vincere lui l’Academy Award.

Bensì, Nick Nolte di Affliction. Ah ah. Sì, manco Norton.

Ora che, parafrasando l’incipit de Il nome della rosa di Umberto Eco, Nick Nolte è vegliardo e canuto, forse spesso solo in casa con una bianchissima canottiera macchiata solo da qualche goccia di caffè, bussate a tarda notte alla sua porta.

Nick è celebre per essere un misantropo. Quindi, può sicuramente darsi che, anche se busserete al suo uscio di casa con la stessa dolcezza d’un bambino nella notte di Halloween, lui non lo prenderà come uno scherzetto. E chiamerà la polizia, dopo avervi preso a sprangate ed essersi slacciato la cintura per frustarvi.

Ecco, dicevo… se riuscite a entrare nel suo ricco e lussuoso appartamento poiché, a prescindere dal fatto che Nick ami Kurt Vonnegut, profeta beat dell’antisistema, da tempo immemorabile è benissimo sistemato. Con tanto di pantofole vellutate e un variopinto, liscio foulard da Hugh Hefner.

Dicevo, se Nick vi farà accomodare, semmai servendovi pure un tè, abbiate il coraggio screanzato di fare il Michael Pitt di turno di Funny Games. Chiedendogli, proprio mentre Nick sta sorseggiando la calda bevanda, leccandosi i baffi e la barba incoltissima da uomo colto, quale sia l’uomo che odia di più sulla faccia del nostro pianeta.

Sì, è Benigni.

Nick, in modo poco benigno, se negli Stati Uniti danno in tv la replica di Daunbailò, urla inacidito e indiavolato come Giuliano Ferrara, augurando a Roberto la galera! Ah ah.

Vuole riempirlo di botte poiché da quella notte delle stelle, cazzo, Nick canta con Eduardo De Crescenzo:

perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te.

Il te è rivolto all’Oscar rubatogli.

No, non voglio dire che da allora Nick non scopi, ci mancherebbe. Però, quando tromba sua moglie, finito l’atto sessuale, così come accade a molti uomini malinconici con forti rimpianti, estrae una sigaretta dal cassetto del comodino e, nel silenzio del buio profondo, bestemmia.

La stessa cosa che, con ogni probabilità, fa Edward Norton dopo aver amoreggiato caldamente con la sua attuale consorte, ovvero Shauna Robertson. In quanto Ed lo prese tre volte in culo agli Oscar.

Sì, fu candidato per i già succitati Schegge di paura e American History X. Entrambe le volte perse.

E, come dice il detto, non c’è due senza tre. Infatti, venne sconfitto anche per Birdman.

Comunque, non ha molto da lamentarsi il signor Ed. Prima di Shauna, un mezzo cesso, diciamocela, trascorse non solo un Dal tramonto all’alba con Salma Hayek, alias Satanico Pandemonium.

Corre voce anche che sia stato con Cameron Diaz, Drew Barrymore, Courtney Love ed Evan Rachel Bell.

Qui ci sta proprio l’espressione alla faccia dù caz’. Ah ah.

A differenza del suo personaggio in Motherless Brooklyn, non sono affatto affetto dalla sindrome di Tourette.

Sebbene debba ammettere che durante l’adolescenza soffrii di fobia sociale, di disturbo ossessivo compulsivo, di semi-schizofrenia con auto-idolatria e auto-inculata incorporata, soffrii di nevrosi, nevralgia, ipocondria e può anche essere di letargia con un sovrappiù d’afasica bulimia mista a pessima anoressia su stress che può distruggere ogni uomo sano di chiesa e chicchessia.

Qui qualcuno ha fatto lo stronzo.

Io so chi è ma me ne fotto.

Insomma…

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)