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Sogno un remake di Suspiria con Sharon Stone nei panni di una strega educatrice cattiva e Danny Trejo nella parte del monachicchio


07 Jan

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Ve ne ho già parlato del monachicchio, vero? Idolo del folclore lucano. Infatti, mio padre è della Basilicata.

E mio nonno paterno, quando d’estate andavo da lui in vacanza e facevo il bambino cattivo, tirando i capelli a mia cugina, mi diceva che non mi avrebbe punito ma a punirmi c’avrebbe pensato il monachicchio. Un essere buono e caro ma infido al momento opportuno. Che si aggira fra i vicoli paesani di notte e, da dietro i colonnati, spunta all’improvviso e ti fa il culo.

Ah ah.

Ho commentato questo bellissimo video…

Dario Argento è sopravvalutato?

Io ho l’ho ascoltato solo nelle interviste. Su molte cose ha ragione, è un teorico del Cinema ma forse si pone male e risulta antipatico. Ci sono interviste, anche disponibili qui su YouTube, in cui afferma delle cose nelle quali mi trovo d’accordo. Cose che oggi dicono tutti ma che tanti anni fa in pochi dicevano. Ad esempio, che certo Cinema era già superato all’epoca. Ovvero il Cinema basato su “storie vere”. Disse che, a parte qualche eccezione, un film col titolo based on a true story è già sbagliato in partenza. Perché spesso è una storia romanzata, agiografica, falsata rispetto agli accadimenti appunto reali a meno che non la si filtri con la propria poetica. Disse anche come dice tuttora che molto Cinema è “borghese”. Ovvero fatto per piacere, ricattatorio, ipocrita e falsamente mieloso. E che invece il Cinema vero, o almeno stimolante a livello inconscio, deve essere disturbante, spiazzare e disattendere le aspettative e non accontentarle per il facile applauso, deve incutere paura e inquietare. Perché la vita di tutti i giorni è già abbastanza monotona di per sé. E il Cinema, e la penso allo stesso modo, deve generare storie al di là del mondo tangibile. Essere metafisico, trascendente, onirico. All’inizio di carriera, in gran parte è riuscito a essere fedele alla sua visione cinematografica. Poi, sì, si è preso troppo sul serio. E non si è mai aggiornato, rimanendo vecchiotto nel modo di girare, perfino scontato e pacchiano, anzi inguardabile. Il Cinema di Argento va collocato, credo, in quel periodo storico. Noi, spettatori odierni, siam cresciuti con la violenza, la suspense e l’orrore. Dunque, anche i suoi vecchi film ci appaiono sopravvalutati. Ma all’inizio degli anni settanta non erano in effetti tanti i “coraggiosi” come Argento che giravano storie di streghe, di killer e psicopatici assassini, almeno in Italia. Infatti, mio padre ancora oggi, quando vede uno per strada con una faccia da mettere i brividi, urla: – Ah, se lo vede Dario Argento, lo scrittura subito!

Ah ah. Sì, mio padre spesso di Cinema non capisce moltissimo ma se ne salta con trovate geniali. Tipo che Danny Trejo di Machete è uno scartellato. Scartellato, nel suo dialetto, significa uomo impresentabile, brutto forte, un cesso. Ma non un uomo ripugnante, anzi, amabile e perfino tenero e affabile ma buffo e ridicolo. Uno che, se non avesse i soldi, non si scoperebbe neanche una di novant’anni. Sì, secondo mio padre, Danny Trejo è uno scartellato.

Detto ciò, chi è invece il Falotico, ovvero il sottoscritto? Non lo so e non ne posso parlare con obiettività, in maniera oggettiva, diciamo, poiché il giudizio di me stesso è inficiato da come vedo io il mondo. E perciò, essendo noi tutti esseri diversi gli uni dagli altri, anche dagli Unni, non avremo della mia persona mai e poi mai una versione corretta. Perfino dei fatti. E dei miei falli.

Sì, a dodici anni avevo già visto quasi tutti i film di Scorsese. Be’, forse ne avevo quattordici. Fatto sta che la gente era impressionata dal sottoscritto. E mi dicevano tutti che ero un genio. Già molto in là. Tanto in là che infatti ora mi sembra stare nei Viaggi di Gulliver. Reputato un gigante anzitempo, sì, come Stallone di Rocky III, gigioneggiai da coglione per un tempo siderale, basandomi solo sul mio campione già acclarato che non aveva bisogno di dimostrare nulla e infatti si ammalò di adorabile misantropia e di DOC come Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, annoiato a morte, decaduto in stati di atarassia emotiva da far impallidire gli zombi di Romero. Roba che Dostoevskij de Le notti bianche mi avrebbe portato in trionfo per come incarnavo ogni suo disagio simile a Le memorie de sottosuolo trasfuso nell’inquietudine esistenziale da Travis Bickle di Taxi Driver. E Paul Schrader conosce molto bene questo Dosto…

Sì, un enorme dormiveglia di notti fosche fu quella mia adolescenza cupa da solitario lupo, ero anche Nicolas Cage di Stress da vampiro, fidatevi. In quel periodo e patibolo, non mangiai mai uno scarafaggio vivo ma lo “scarface” ero io, e sognavo di leccarla a Jennifer Beals, distrutto da non riuscire a ballare con lei una flashdance.

Notti insonni, di dolori devastanti, di desideri inappagati, di bulimie incredibili per soddisfare la fame mai saziata del mio nevrotico essere-non essere pazzesco.

Così, un bel giorno mi risvegliai e fu un bel bordello. Sì, divenni un invasato, un posseduto, anche Glenn Close mi sembrava una figa sesquipedale. E dilapidai un patrimonio sui siti porno, diciamocelo.

Mi sverginai pure ma non servì a un cazzo. Ebbi crisi ciclopiche, persi la bussola e sbattei… una donna? Sì, un’altra, sì. Ma non godetti moltissimo, tutt’altro. Soffrii immondamente di maggiore testa di minchia.

Ora, sono tornato abbastanza in forma.

E voglio reinventare il mio Suspiria.

Sì, non so se l’avete notato. Sharon Stone, dopo essere stata fiera paladina del sex appeal più altolocato e piccante, dopo esser assurta a vetta pressoché irraggiungibile della sensualità angelica mista a uno sguardo atrocemente diabolico, con l’invecchiamento ha assunto una fisionomia da fattucchiera porca. Raggrinzita in volto, nonostante i tanti lifting, smagrita in maniera innaturale per via della menopausa galoppante che sta alterando il suo metabolismo non più voracemente potente, oggi appare fottutamente ossuta, cerea in viso, macilenta e dai tratti sempre più spigolosi. Si abbiglia da signora di classe, elargendo a tutti il suo sorriso tumefatto eppur ancora smagliante, con doppie punte d’una capigliatura intirizzita, addomesticata nell’amarezza più inaudita, foriera delle tristi rimembranze dei tanti maschili membri che aizzava con la sua figa calda di attizzante permanente inchiodare gli ormoni virili in quella strategica sua zona erogena, poco santa. Come si evince nell’epocale accavallamento platinato della sua fenomenale scosciata in Basic Instinct. Una che, come si suol dire, metaforicamente e non, ti faceva pelo contro pelo e ti bruciava vivo. Deflorando, di suoi fori essiccanti, ogni pudico resisterle con tutte le nostre forze asceticamente calme. Sì, una predatrice sessuale (ig)nobile, di alta scuola sopraffina, specializzata nella seduzione più peperina da imbattibile provocatrice a cui bastava inarcare le sopracciglia per alzare le temperature bollenti degli uomini ardenti già prostrati e inchinati dinanzi alla sua dea tanto scalpitante, succhiante e a(l)itante sospiri roventi in amplessi morbidamente pompanti.

Sì, dopo Alida Valli, Joan Bennett e Tilda Swinton, è lei che designerei per un altro remake di Suspiria, da me sceneggiato, un horror demenziale dai toni grotteschi, un incubo a luci rosse, nel senso di atmosfere torbide, eroticamente purpuree e proibite, molto cazzuto e schizzato su gore truculento e succulento.

Trama…

Siamo in una cittadina dell’Umbria, regione ove svettanti si ergono castelli medioevali e in cui la natura selvaggia è ancora incontaminata. Terra di stregoni e maghi, di zoccole e puttanieri che però credono a San Francesco d’Assisi, ove Sharon, mangiando i baci Perugina, oramai in pensione, alloggia in una ricca magione gotica alle pendici del Gran Sasso. Qui, nel Corno Grande, dopo aver reso vedove molte donne col suo enorme sesso cornificante, inducendo i loro fraudolenti mariti a tradirle, anche solo virtualmente, su onanismi alla Sliver, Sharon passa le giornate a ricordare i tempi d’oro in cui Michael Douglas la cavalcava. E, fra una nostalgia e l’altra, prepara il brodino e cucina degli ottimi pasticcini cremosi.

Nel pomeriggio, dà ripetizioni ai bambini delle elementari. Lei, maestra insuperabile e donna (s)fatta, che educa i bambini a crescere in fretta…, invogliandoli e imboccandoli prematuramente a scoperte sessuali degne di Henry Miller.

Al che, i genitori dei bambini, capendo che gli sguardi dei loro figli son ora divenuti perversi come in Villaggio dei dannati, credono che siano stati posseduti dal diavolo e chiamano un esorcista. Attraverso una seduta spiritica, evocano Gabriele Amorth. Ma Amorth è bello che morto e vuole essere lasciato in pace. Così, grida a costoro: – Perché avete turbato il mio sonno? Ero lì che sognavo Sharon Stone ignuda nella valle del Signore e stavo per esserle buon pastore nella sua pecorina.

Al che, sconvolto, dall’aldilà grida assatanato con tanto d’imprecazione dialettale: – Vaffanculo a voi e Chi v’è muort!

I genitori, scomunicati e demonizzati da Amorth, decidono di rivolgersi a Matthew McConaughey di True Detective. Perché credono che in città si aggiri un mostro attentatore delle giovanissime verginità violate.

McConaughey, invece, risponde loro che la parte è andata ora a Mahershala Ali e non ha più voglia di farsi il culo come un negro.

Disperati, non assistiti, se non dal reddito di dignità di Di Maio, non contenti degli ottanta Euro del decaduto Renzi, ché non serviranno a nessun altro zainetto, i genitori e le ziette optano per una vendetta punitiva.

E, in piena notte, si recano mascherati sotto la casa stregata abitata da Sharon.

La quale, dopo aver assunto delle pastiglie contro le vene varicose e alcune pesanti per il diabete, impaurita da tutto quel casino, chiama la polizia.

Ma la polizia non fa in tempo a soccorrerla che i genitori di quei bambini traviati sfondano la porta e la trivellano a colpi d’ascia e all’urlo di Christian De Sica… beccati questa, ah buzzicona d’una zoccolona!

Aiutati da Danny Trejo, ora sagrestano pagano della parrocchia locale, che la divelle in due.

Insomma, una tragedia.

I genitori assassini e cannibali vengono spediti in manicomio, nel peggiore e più duro ospedale psichiatrico giudiziario.

E i bambini, liberi e felici, senza più rotture di palle, guardano IT alla tv.

Godendosela da matti.

E finalmente capiscono che Sharon Stone è stata furbissima a stregare non solo loro ma Hollywood. Perché, nonostante cinquemila film da lei girati e malgrado tanti uomini raggirati e coglionati, ficcati e poi sfanculati, l’unica pellicola in cui ha recitato come Dio comanda è stata Casinò.

Il resto è una puttana, no, puttanata.

Capolavoro!

Oscar alla Migliore Sceneggiatura originalissima eppure non Originale perché ispirata alle due precedenti opere dell’Argento e del Guadagnino.

Di mio, ora devo prepararmi il tè e ficcare il prosciutto crudo nel panino.

Sono la “schizofrenica” Susie Bannon?

Ma che state a di’?

Voi vi giocaste il cervello, fidatevi.

Cosa ne penso di Dakota Johnson?

Sì, una buona passerona ma, essendo io erede del santo già succitato, nato a Giovanni di Pietro di Bernardone, non credo che Dakota parlerà col mio uccello.

E ho detto tutto.

Ma comunque è ancora presto per esalare l’ultimo Suspiria, anche se la mia vita è un De profundis.

Ma non quello del sottotitolo del Guadagnino e nemmeno l’opera omonima di Oscar Wilde. Perché non sono omosessuale.

Sono solo un uomo profondo, tanto profondo che, a forza di pensare e sognare, non ho più fondi.

Andrò a scommettere sui cavalli, ricordando quei momenti irripetibili in cui adorai quelle cosce immani di Sharon, che cavallona.

 

 

 

di Stefano Falotico

“Machete Kills”, Teaser Trailer


30 May

Mickey Rourke, l'”Hero” rabbit di Jessica…


11 Nov

Con(s)igli per la lettura…
Tale play è ad alto-basso, “potassio”, tasso di “puttana(ta)”.
Quindi, “agite” di conseguenza, salvo “eruzioni cutanee” del buffo brufolo delle adolescenze assopite di pom(p)ata che pensaste d’aver superato e invece sperano ancor, tardive, d'”attardarsi” nel “tirato”

Ama il prossimo tuo e porgi l’altro “guanciale” fin a “salir” nell’Alba. Attento a non farti male, “una” così scotta e sculetta ma (pre)tende più “filetti” di “manzo” del tuo cagnaccio.
“La” dice tutta di “quanti” (soldi…) “vuole…”

Non è propriamente elegantissimo in queste “gustose” apparizioni e camei. Non molto da torta fresca “Cameo“.
Cattivo, manierista, piacione in quegli anni che poteva ancora “tirarselo”. Adesso, diciamo che la pelle è più tirata… Ti cacciava il “cartone”, e poi finiva nell'”animato” Marv, sì, parliam’ dell'”animal'” Mickey.
L’Uomo della sua sin city da fascino-faccion’ di “posacenere”. Un “bonaccione-bonazzo-“ammazza quanto sei bono!” per le bellissime, che or s’imbelletta perché è (s)fasciato… Curato e anche “trascurabile”, s’oscurò nel pugilato, fu rotto, poi si ruppe, quindi galoppò nonostante i groppi in gola.
E ritornò in sella…
In attesa del seguito, che si sta girando oggi come ieri,  il Rourke vale sempre  il prezzo del biglietto e della canzoncina. Sparatevela a tutto volume. Dovesse scapparci anche un “seghino” al calar del tramonto, eh sì, Jessica Alba (ri)sorgerà, non rabbuiatevi. Verran tempi più “messicani” da Iglesias.
Sì, Enrique non mangia le “orecchiette”, è un “topo” abbronzato e non d'”Alberobello”. Il “suo” tutte “le” abbrustolisce, mica “brustolini”. E tutte, anche in tuta, hanno occhi per “lui”. Il fascino latino dell’esotica barbetta appena appena “fotogenica”. Un romantico di video “gelatinoso” e stimolante.
Jessica, dammi “retto”, fra Enrique e Mickey, dovevi scegliere Danny Trejo.

Uno col “visino pulito” di cuoio, dunque come il cazzo.
E si sa, il genitale quand’è “impresentabile” di “butterato“, è il “Valium“, altro che vaiolo, per la bottana 90-60-90, anche se appena 1 e 50.
Tombola, evviva chi la tromba.
Come la moto…

Vi ricordate di questo culo?
Oh, scusate, volevo dire clip “cult“:

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Johnny il Bello (1989)
  2. C’era una volta in Messico (2003)
  3. City of Angels. La città degli angeli (1998)
  4. Sin City (2005)
  5. Machete (2010)
  6. Dal tramonto all’alba (1996)
  7. Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988)

 

“Con Air” – Recensione


28 Oct

Il volo della libertà, di ali Po(ll)e

Ah, c’è poco da ridere, inghippi d’incastri e giustizie ingiuste.

Cameron Poe, un pleridecorato al valore, il Rambo di turno. Che, a detta dello stesso Cage, ha assunto il cognome dal Re dell’horror, no, non Stephen King, ma appunto il suo progenitore, Edgar Allan… ecco, bravi. La “mimesi” con l’indagatore dei nostri “mostri”, il creatore della suspense e dei meccanismi “gialli”, non è propriamente identica. Edgar fu sempre malaticcio, di volto scarno e capelli corvini ben folti, almeno così ce lo ritraggono le poche immagini di chi tal lo “dipinse”. Cage, invece, sebben possieda una vampiresca “nervatura” orientata al tetro, nel 1997 c’apparse davvero muscoloso, tanto che, in un’intervista, uno dei suoi antagonisti più “aged“, Sly Stallone appunto, gli “decantò” i bicipiti e l’addome piattissimo nelle succinti “vesti d’una canottiera da far invidia al più “sbrindellato”, smidollato e fury Bruce Willis.

Il John McCalne è qui un Cage in orbita “aeroplanica”.

Rincasa dalla solita “guerra” anonima, “medagliato” per riabbracciare sua moglie incinta. Vanno a festeggiare il “coming soon” del pupetto in un'”Osteria numero uno...”, si strafogan anche di baci “piovigginosi” ma, all’uscita dal locale, degli sherri un po’ rissosi provocano il nostro eroe. Si viene alle mani e a Cameron “sfugge” l’omicidio accidentale, incidente di cartilagine nasale “soffocante”, un gesto inconsulto “preterinzionale”, dunque da “processo per direttissima” al penitenziario.

In questo luogo non adatto all’involontarietà del suo “assassinio”, si allena su riflessioni buddhiste, lasciando che il suo bulbo cresca mai “sbarbato” su una faccia che, incancrenita dal complesso di colpa, si “ramifica” davvero un po’ ergastol-ana. Egli però è un romantico e non s’arrende. Dalla mattina alla sera scrive poemi epistolari d’amore alla sua Barbie, nella speranza d’esser “dimesso” dall’accusa (in)fondante per potersene ricongiungere quanto prima.

Finalmente, arriva la sentenza assolutoria, e Poe fa le “valigie”.
Viene “imbarcato su “Con Air”, il “passeggino” dei prigionieri, della peggio(r) razza, a cui farà “capolino” Cyrus Grisson, il sanguinolentissimo Malkovich in versione ghignante di “criminal mind“.

Se per il Vasco nazionale, l’orgoglio ne ha ammazzati più del “petrolio”, Cirus ne ha sbudellati più del Cancro.

E così il viaggio “tranquillo” comincia a turbarsi di “turbolenze” e cambi di rotta. Cyrus aveva infatti pianificato un’evasione assieme agli altri deportati. Per dirottar il nostro “jet” e “sbancar” a Las Vegas. Un’atterraggio di rottami in cerca del Paradiso nel Deserto delle seconde chance.

Ahia, il ritorno, per il nostro Poe, si complica non poco.
Ma lui sta apparentemente al gioco e asseconda Cyrus, fingendosi perfino il suo braccio destro, un po’ come Clint Eastwood “amico” dell’Indio.

Fra quei luridi porcelletti, si salvano in pochi dalla forca e dalle fogne.
La stagionata Rachel Ticotin è ancora donna “calda” da total recall delle fantasie sporcaccione del Danny Trejo meno galante e solo “Machete” di “birbantissimo”.

Cage penerà non poco per far fuori tutti, compreso il villain Malkovich, “pestandolo a sangue”, letteralmente, nel finale “spaccaossa & cranione rasato da cagnaccio”.

Lascerà “in pace” solo Steve Buscemi, un “fantoccio” alla Hannibal Lecter, perché indubbiamente sta simpatico “a pelle” a ogni spettatore con un po’ di sale in zucca.
Lo scarno Steve, infatti, incarna il cannibale Garland Greene, un poveraccio a cui va dato il “nulla ost(i)a” delle ossa e delle “briciole”, almeno.

Poe/Cage, tutto sporco e (s)macchiato, si scoperà un’altra volta la moglie Tricia. E la sua prole sarà uno (più due?) col fiocchettino azzurro o una con le trecce?

Chissà. I promessi (già) sposi si risposeranno forse proprio a Las Vegas, in un casinò, come piace al nostro cuore selvaggio.

Un filmone, “checch-é” ne dicano i (de)trattori…

(Stefano Falotico)

Ma soprattutto chi è John Malkovich?

I leggendari 60 anni di Mickey Rourke


23 Sep

 

Mia abitudine è “inoltrarmi” nelle vite dei grandi, per empatia alla mia vita, che credo superba.

Guardatelo, “deforme” al punto giusto. Come si confà a un mito “sdrucito”, lacero, distrutto, rinato mille volte, caduto, strozzato, logorato, “scemato”, indementito, picchiato, pugile e immenso.

Costui, ha da qualche Giorno compiuto sessant’anni.

Gira ancora, anche boiate come questa:

Eh sì, è nato tre… dopo di me, Io il 13 Settembre e Lui il 16.

Siamo lì…

 

(Stefano Falotico)

Il ritorno di Machete, che uccise, “uccide”… e “uccide(rà) ancora”


07 Feb

 

Sia Robert Rodriguez sia Danny Trejo, l’avevano promesso.
Sarebbero tornati “tronfi” e trionfanti, con il seguito del loro immenso Machete.
Alla fine dei credit, infatti, del primo film, compariva la scritta che le avventure di questo “Cappitan Fracassa”, delle lame e del “tamarrismo” cavalleresco d’implacabil invincibilità, sarebbero continuate in ben due sequel: Machete Kills & Machete Kills Again… in Space!
Dopo aver fatto a polpette, letteralmente e “affilatamente”, i suoi nemici con gli “sbudelli” del “primo episodio”, oggi riceviamo la conferma ufficiale, che le riprese del numero 2 son già alle porte.

È “Deadline” a riportarne l’esclusiva:

 

Robert Rodriguez Wielding ‘Machete Kills’ With AR Films’ Alexander Rodnyansky

 

By MIKE FLEMING | Monday February 6, 2012 @ 8:52pm EST

 

EXCLUSIVE:Robert Rodriguez is teaming with producer Alexander Rodnyansky to hatch a sequel to the 2010 action film Machete. Titled Machete Kills, the film is the second in a planned trilogy with what, for my money, is the best ever trailer tag line: “This time, they fucked with the wrong Mexican!” The film will be produced and financed by Alexander Rodnyansky, whose Hollywood expansion plans include a $120 million film fund with Media Talent Group’s Geyer Kosinski. AR Films U.S. is a new partnership between AR Films and Aldamisa Entertainment, whose Sergei Bespalov will manage worldwide sales of Machete Kills in Berlin.

 

“The fan response to the Machete character has been fanatical since his first appearance,” Rodriguez said. “Machete is truly a super hero and Machete Killswill be bigger and more ambitious than the first time.”

An April production start is being eyed. Talks are underway for Danny Trejo to reprise the title role. Rodriguez expects many of the original cast to return, at least those who didn’t end up sliced and diced in the first film by Trejo. The film is a Quick Draw Production, produced by Rodriguez, Rodnyansky, and Quick Draw’s Aaron Kaufman and Iliana Nikolic, and Sergei Bespalov and Rick Schwartz. A script has been written by Kyle Ward, and developed by Rodriguez and Marcel Rodriguez. The aim is to get Trejo back into a signature role that began with a parody movie trailer that was featured between features in Grindhouse, the B-movie feature homage made by Rodriguez and Quentin Tarantino in 2007. Machete, the feature, came out in 2009, and starred Trejo, Jessica Alba, Michelle Rodriguez, Jeff Fahey and Robert De Niro. It grossed $44 million worldwide on a $10.5 million budget and showed, among other things, that a bad guy’s intestines can be employed as a rope ladder if you work it just right.

The new film finds Machete recruited by the U.S. Government for a mission which would be impossible for any mortal man. Machete must battle his way through Mexico to take down a madman cartel leader and an eccentric billionaire arms dealer who has hatched a plan to spread war across the planet with a weapon in space. Machete takes on an army in an effort to dismantle a plan for global anarchy.

“Alexander has a tremendous background in moviemaking and huge enthusiasm for continuing the Machete legend onscreen,” Rodriguez said. “I’m really looking forward to working with Alexander and Sergei Bespalov.” Here is a reminder of some of the mayhem Rodriguez and Trejo brought to the screen last time.

 

Si dovrebbe quindi girare ad Aprile, sebben del cast, ancora, oltre a possibili “rientri”, aleggia come sempre un allettante misterone.
Questa volta, il nostro eroe, sarà addirittura ingaggiato dal Governo degli Stati Uniti (be’, come nel primo…, che si trami di “doppigiochismi” a eliminarlo?), che gli affiderà una missione impossibile: combattere un pericoloso cartello messicano e uno spietato bilionario, entrambi “in combutta” per distruggere la Terra con un missile spaziale. Eh!!!

 

Be’, a questo punto, mi par doveroso far un passettino indietro, e rinfrescar, o spolverare, la memoria a chi non è stato “impolverato” da questo messicano “sbagliato“.

 

 

Lo chiamavano Machete…

Film d’apertura di “Venezia 2010”, Fuori Concorso, sezione Mezzanotte, lo vidi il Giorno seguente in un assolato orario “improponibile”, un brillante Mezzogiorno di fuoco.
In compagnia delle solite “baraonde” e della mia tequila bum bum nel cervello. Film assaporato in fretta, nel mio gran spolvero, quasi mi soffiò “pifferaio” magico dei suoi eccessi, con furtive occhiatine ai miei “ormoni” tra il serio e il faceto, quasi sempre coniugi di totali passioni per il Cinema tutto, per le sue discole, “burrose” immagini intrepide da “fumetto” scacciapensieri che impicchino e trucidino la noia.
Io amai Machete, e, dopo averlo visto in “italiano”, doppiato per intenderci, lo amo ancor di più sotto un'”altra veste”, forse per via, anche, della guascona voce di Stefano De Sando/Bob De Niro o per i facili “cazzo” sparati a raffica che non chiedono “troppo”.

Un film può essere, va da sé, tante cose, un burlesco sberleffo alle regole o le imputridite rigidità di stilemi e codici vetusti. Rodriguez qui shakera se stesso, s’innaffia d’allegrezza, abdica senziente al “darcela a bere”, imbevendo il suo “Cinema” di una “pensata” ma non pen(s)osa goliardia, il barocchismo sfrenato che diviene “balocchismo”.

È quella timidezza in cui screpoli te stesso, immaginando di baciarla “appeso” a paure già uccise.
Il tremore che è ora briosa “sciocchezza” dell’annusartene, della vita, e sfamarti o “sfumarti”dei suoi tanti diletti.

Rodriguez è come un infante col “cannone” che ci sospira le sue poco “dolci” immagini, per nulla “al cannolo”, quando le iterate “blasfemie” assumono le labili squisitezze del giuocarla, dell’estro esuberante da giostraio che si “camuffa” cowboy, libera “vacuità” che è memore di tanto Cinema deglutito, buttato giù e ricre(t)ato.

Capricci dell’enigmatiche mie tante vite e il mio carezzevole giacerne flessuoso, tortuoso e giocondo, dinamico restauro della virginale mia anima “vagabonda”, l’illibarla perpetuamente o fonderla nei più purpurei crepuscoli, rinsavirli d’aurore soavi, tergerne le ombre o miracolarli di alcolici dardi lucenti, fra buie grotte e venti tiepidi d’Oriente, la mia danza del ventre, lo “spoglio” pudore o sfide al mio stralunato Joker nottambulo, arriso dall’Ego serioso. M’accendo in vividi lampi di ribalda cavalleria e, poi, quest’armonioso impeto per un po’ si ritrae e si rabbuia, colorato solo d’ispido mero nero, anima che si nascose, elettasi moribonda si tatua orgogliosa di contagiosa felicità che, “intimorita”, svanì e, poi, vittoriosa, riemerse. Gioisco giuocando!
Apparenza che inganni me stesso , lo svii e, talora mi (e)viri, mi capto nell’altrove, forse eremita in tanti dove.

I film… li abbelliamo, noi li lambiamo o ce n’immergiamo, vi sfochiamo i contorni o l’infiammiamo, circuiti o solo sedotti nei loro laghi “sedati”.

Sono un Genius, forse, anch’io son avvezzo a non prendermi, come Robert, sul serio, e quindi questo è il mio inappellabile e quanto vorrete “discutibile” Ipse Dixit…

Innanzitutto chi è Machete?
Machete è, ca va sans dire, Machete, virile anima orsuta di un corpo che “languì”, s'”accecò” ombroso imbrunendo, già esperì la durezza macha nelle grinze della pelle, turbolenza di patiti dolori, di uno schiumoso tormento d’ermetiche rabbie o loro naufragio in giubilo, festa viscerale che s’issa in pompa magna trionfante, guerriero d’aura nostalgica della prode leggenda, profumo di selvaggio West che si desta da, pacioso “dormiente”, a incarnate albe, deflagra nella catarsi liberatoria del suo possente respiro in vulcaniche, sanguinarie, zampillanti eruzioni, osceno, goliardico furore di membra squarciate e divelte, forse nell’ira da stoico vagabondo, rifulgendo, rimembra chi era, mastodontico si erge a chi sarà… raffrenati istinti esplosi nell’irriducibile, parsimoniosa bramosia di nuove eroiche imprese, sgualcita anima, baluardo di una remota epoca di sussurri arcaici, lupo scarnificato nel suo torbido amplesso che (s’)ammalia, carezza peccaminose, turgide donne, le gusta affamato palpitandole, svelandole muliebri qual spesso, pudiche o troppo vanitose, si celano, ne bacia il loro “buio” in floreali unioni “perverse”. Perentorio e gaudente agli orgasmi della vita, scardina le efebiche regole d’attrazione di bugiardi lustrati nella “raffinatezza”. In un Mondo plastificato d’idioti gentili, Machete emana il felino fascino sensuale della “(s)gradevole”, combattiva irruenza, della maschia buffoneria della sua tersa autenticità, rottame o ultimo dei mentecatti, Dracula “creaturale” che offusca, negli ardimenti volgari, nelle focose passioni, le vanesie, futili ambizioni dei “leggiadri”. “Bestiale fanciullo” dalla portentosa grinta adultera ai taciti sguardi di chi, ipocrita, ubbidisce mortifero a false regole di bon ton. Colossale Totem, come simpaticamente lo blandiranno, inimitabile freak che, glorioso, espolia la sua disinibita nudità. Noi, avvinti dal monumento vincente di sé che imbastì, non possiamo che adorarlo, intoccabile idolo, forse inattaccabile.
Machete è il rancore assopito, le evanescenti bellezze delle malinconiche urla o sua rabbiosa m’anche gioiosa euforia. Amandolo, lo ribadiamo nel suo trono, assurto ad Angelo truculento, a divoratore invincibile dei cattivi. Ex federale che s’intorpidì e si foderò, inghiottito nella “decadenza” del suo sé romantico all’oscuro di tutti, ora, nei suoi lunari fibrillii, rifulge a noi per brillarci ancora.
Nella furba, corrotta demagogia di politici dalle bocche impastate e dalla grottesca “baldanza”, fra loschi squali “pornografi” dell’anima, è quasi un candido, fiero maledetto ed eburneo, ferale omicida.

Dopo i tetri viaggi nella Notte delle ambigue maschere di Sin City, metropoli scalfita dalle sue cupidigie, dopo i lugubri fasti e i pasti zombi dell’apocalittico fumettismo horror di Planet Terror, Robert Rodriguez firma e plasma un altro “gioco” meraviglioso, con budella, sangue e uova al tegamino, salsa chili di carni macellate, con pazzo, indomabile divertimento, splatter-luna park per il puro gusto “morboso” di chi lo gusterà. Forse le nostre coagulate ansie che lo bramarono e, nel giovamento di questa visione, si fomentano ardite, e, in questa sua follia, ardenti.

Capolavoro.

Io, senza pensarci due volte, inviterei Michelle Rodriguez, Jessica Alba e Lindsay Lohan per una “bagorda” grigliata al pepe. Perché la vita è meglio se in quattro “moschettieri”, uno, come l’ha definito “FilmTv”, Capitan Fracassa, e il terzetto femminile per il suo bollente Spirito.

(Stefano Falotico)

 

Questa, invece, la recensione di Simone Emiliani per “Sentieri Selvaggi”.

 

E, qui sotto, il trailer:

 

 

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