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Shining è un film sopravvalutato, in tempi di quarantena?


17 Apr

shining triciclo

shiningAh, quest’isolamento forzato, derivato dal Covid-19, fa impazzire solo chi già pazzo lo fu innatamente, di mio, soffro di “luccicanza” e sono sleeper, altro che Doctor Sleep

Capitolo 1

L’origine della psicosi…

 

Jack Torrance di Shining non è psicopatico, è psicotico.

Apparentemente, la differenza fra questi due termini, pressoché infatti identici tranne il pa che li distingue l’uno dall’altro, è irrilevante e inesistente. Che, peraltro, è quasi la stessa cosa.

Invece la differenza è netta e decisamente sostanziale. Informatevi.

Una persona è psicotica dalla nascita o, invece, lo può diventare? Per quale o quali ragioni, soprattutto?

Ragionamento… Da cosa, insomma, deriva la psicosi? Spesso da un rapporto ostile fra l’individuo, ammalatosene, e la realtà esterna. Può ingenerarsi in seguito a forti eventi stressanti che hanno destabilizzato l’equilibrio e la struttura psichica del soggetto interessato. Anzi, in questo caso, stressato. Eh eh.

Stati di robusto, protrattosi isolamento imposto o inconsciamente autoindotto possono condurre una persona alla “pazzia”. Intesa in senso lato e non in forma pericolosamente psicopatica.

Lo psicotico, infatti, è soprattutto pericoloso per sé stesso. Più che per gli altri, a dire il vero. Anche se, in casi di estrema degenerazione della psicosi stessa, la persona può essere di altrui pericolo se la sua soglia di criticità supera il suo normale livello di “anormalità”. Assurdo, no?

Dunque, la psicosi non è mai genetica. Anche se, in persone con indoli e sensibilità particolarmente sensibili e spiccate, quasi da sensitivi, la tendenza a divenirne affetti è più marcata.

Banalizzanti, neanche tanto, brevi esempi sintomatici di tale sindrome:

  1. Un uomo perde il lavoro, perciò la moglie lo lascia. Oltre al danno economico, la beffa emozionale. Da cui la caduta bestiale da licantropo arrabbiato…
  2. Un ragazzo viene trattato da sfigato ad libitum, ovvero per tempo illimitato. Anziché reagire come Michael J. Fox in Voglia di vincere, incomincia ancora più a tremare, quasi affetto dal morbo di Parkinson, diventando perfino catatonico per colpa dell’estremizzazione pazzesca del suo eccessivo sublimare le delusioni in modo asintomatico…
  3. Cosiddetti adulti imbecilli sono preoccupati soltanto della sfera educativa di natura scolastica e didattica, pedagogica e falsamente culturale delle nuove generazioni. Disinteressandosi totalmente dei bisogni affettivi del sangue del loro sangue.

Al che, in tale caso, abbiamo una ramificazione del caso stesso, vale a dire:

 

  • Il conflitto psicologico che ne deriva può portare alla rassegnazione, all’assistenza sociale, all’eterno, irreversibile piagnisteo, alla depressione immutabile e an(n)ale, alla malinconia imperitura oppure a un’inaspettata ribellione che fa paura.
  • L’ipocrisia della piccola borghesia partorisce mostri peggiori di chi vive d’ipocrisia stessa in maniera paternalistica e demagogica.

 

Chapter due…
Intellettuali dei coglioni, non fatemi la fine di HAL 9000

– Ah, sai, io sono premio Nobel dell’astrofisica.

– Sì, dunque sei un uomo spaziale. Ma quanti buchi neri, su questa terra, visitasti?

– Invero, nessuno.

– Ti piace Nonno scatenato con De Niro?

– Suvvia. È un film di merda.

– Ok, boomer.

 

Ah ah.

Ebbene, so che state riguardando Shining del Kubrick. In questi giorni in cui, obbligati a stazionare fra le vostre mura domestiche, che siano principesche o reali come nella reggia di Caserta oppure anguste, asfittiche e di pochissimi metri quadrati, vi stanno, a prescindere dal terreno calpestabile, strozzando.

Direi praticamente castrando…

Ora, su Shining scrissi molti pezzi. È la storia di Arthur Fleck, alias Joker. Come no?

La storia di un uomo che non trova lavoro stabile e, a forza di essere precario, si raffredda nell’animo oltre che gelare nel corpo per via della neve d’un inverno rigidissimo, soprattutto nel suo cuore inariditosi.

Lavorare tutto il giorno, rende Jack un triste figuro, da noi resa col mattino ha l’oro in bocca.

Di suo, Jack Torrance cazzeggia a tutto spiano, battendo sui tasti ripetitivamente per perdere tempo. Sperando che la quarantena finisca e possa, all’alba, mangiare un bignè in pasticceria.

Semmai, in una calda giornata estiva. In compagnia di una donna meno brutta di Shelley Duvall, perlomeno passabile come Helen Hunt di Qualcosa è cambiato.

Sì, in tale appena succitato film, Jack interpreta la parte di un misantropo alla Kubrick realmente scrittore. Non certamente di capolavori come Arancia meccanica, sia nella versione letteraria che in quella adattata per il grande schermo, bensì di libricini simili a quelli di Harmony.

Poiché ricordate: l’uomo affettivamente (dis)armonico è un po’ come il sottoscritto, il Falotico.

Ovvero, se dapprima cadde vittima di manie ritualistiche e igieniche come Jack di As Good as It Gets, oggi come oggi, la prende un po’ più a culo.

Non si duole se talvolta riscivola nella depressione e la vede invece benissimo. In alcune occasioni, quando rimembra il suo passato di terribili delusioni, ancora però tende ad arrabbiarsi come Al Pacino di Scent of a Woman.

Un uomo, cioè, non cattivo e che in verità non odia il mondo. Odia sé stesso e dunque scarica sugli altri le sue rabbie da lupo. Non più, comunque, solitario.

Anzi, oggi è un uomo che sa allupare le donne. Wolf – La belva è fuori!

Sì, per anni interminabili, per tempo immemorabile, il Falò divenne Batman. Uomo dalla doppia personalità da “pipistrello” che poco volò sulle pas… re. Bensì stette molto in zona Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Tutti i nidi, no, nodi vengono al pettine?

No, sono ben pettinato, mi sono ricresciuti i capelli e non son ancora dunque semipelato come Jack di Shining.

Ma, sebbene sia piacente e di bell’aspetto come Ewan McGregor, me la dormo poco.

Ah sì, tutti i nodi vengono al petting. Altroché.

Finitela di leccarvi, metaforicamente parlando.

Non fate neppure però i geni della minchia. Potreste anche capire tutto al volo ma la fregatura è dietro l’angolo. Sappiatelo.

La promessa docet.

Nella vita, accadono cose davvero spiacevoli e tragiche ma non bisogna mai pensare che il dolore sia unilaterale.

Tre giorni per la verità ancora insegna…

Detto ciò, Shining, come già dissi più e più volte, è un film sopravvalutato. La penso quasi come David Cronenberg a riguardo.

Michael Moore invece, a proposito di Joker, paragonò Todd Phillips a Kubrick.

Esagerò e invece il film di Todd Phillips è semplicemente un film adatto ad adolescenti mal cresciuti?

Ora, vi pongo una domanda. Potreste essere stati dei padri meravigliosi, degli educatori perfetti, potreste non aver peccato di mediocrità come Barry Lindon, donando ai vostri figli, sin da piccini, un triciclo più bello di quello regalato da Jack a suo figlio in Shining. Vostro figlio, inoltre, cresciuto che fu, si laureò con 110 e lode in Storia e Critica del Cinema con una tesi su 2001: Odissea nello spazio.

E trovò subito un lavoro più remunerativo e sicuro rispetto a quello di Jack Torrance.

Ovvero, scrisse articoli ben pagati sulla Settima Arte. Insomma, non dovette darsi a una Rapina a mano armata. Sebbene suo padre amasse Stranamore condotto dal compianto Alberto Castagna, il figlio s’elevò e amò Dr. Strangelove. Anche se il figlio un po’ mente riguardo la sua perfezione moralmente “geometrica” e, oltre alla collezione di tutti i film di Kubrick, ha pure tutti i film interpretati dalla pornoattrice Brandi Love. Inoltre, nel suo portafogli ha l’immagine in miniatura del fondoschiena di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut.

Ho detto tutto. State lontani dai saputelli del cazzo. Mi pare il caso di dirlo.

Ma chissà se il Cinema, dopo la quarantena, sarà più come prima.

Siamo tutti dentro un labirinto. Stiamo ghiacciando e moriremo, oltre che di asfissia ed emotiva atarassia, d’ipotermia e forse atroce apatia, sì, tutti congelati nella melanconia.

Posso dirvi che mio nonno morì per colpa di un melanoma.

Forse voi, non abituati alla solitudine più spettrale e dunque assiderati appena viveste, per un po’, coi divieti imposti, nelle vostre case imprigionati, scleraste a più non posso.

Oh, mi fanno pena quei fidanzati che, abitando rispettivamente lontani, non possono incontrarsi.

Oggigiorno esiste Facebook, c’è WhatsApp, ci sono le webcam.

Pazientate, non sovreccitatevi.

Di mio, per esempio, per un’infinità non è che molto, diciamo, mi riscaldai… Sebbene, caratterialmente, parecchio mi riscaldassi.

Nel frattempo, io e chissà chi, forse una lei, amiamo respirare le nostre pelli con romanticismo ermetico, bellissimo e figlio di un’altra epoca.

Anche se, onestamente, mi sto rompendo il cazzo e sono anche stanco di fare il Joker di turno.

Non Joaquin Phoenix, bensì Jack Nicholson del Batman di Tim Burton.

Come dice la parola composta in inglese da due parole, Birdman, ovvero l’uomo uccello, non riuscirete ad amare forse Naomi Watts né Kim Basinger. Neppure Michelle Pfeiffer, Catwoman. La donna gatto?

No, la donna che con la sua gatta fa le fusa e ti rende confuso.

Ma non abbandonatevi precocemente a una vita grigia da pensionati come in A proposito di Schmidt.

È tutta una questione, non di ucc… o, bensì di cervello. Dinamica mentale. Dai, apritevi…

Se vi convincete di essere già fottuti, siete da ricovero psichiatrico come Jack Torrance.

E poi diciamocela. Chi fu mai questo Kubrick? Un pover’uomo pieno di manie, capace di idolatrare solamente i suoi limiti, un hater che, con la scusa di essere un genio, non ammise mai a sé stesso di non essere bello come il Falò. Mi pare ovvio che Kubrick fosse un demente.

Devastante!

Finale col botto e con la botta: a Doctor Sleep, preferisco toglierle gli slip.

 

di Stefano Falotico

Nell’oscura apoteosi dei nostri sogni giocosi, viviamo finalmente dello Shining che gode l’estasi dell’esistenziale nudità falotica


02 Nov

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Sì, è uscito Doctor Sleep, scemenza alquanto trascurabile, un film farlocco che terrorizzerà soltanto gli allocchi. Sì, quei ragazzi che, per fare colpo sulle oche, cioè le brutte tipe, non so se invece grosse tope, di Full Metal Jacket ricordano solo la marcetta di Topolin, topolin, evviva Topolin(o).

Sì, per molto tempo fui denominato Stefanino. Poiché venni attorniato da adulti saccenti, invero dementi. Ché degli adolescenti guardano solo se rispettano le composte certezze del perbenismo più ipocrita, pianificando la vita dei poveri lori figli secondo un regolatore piano guerrafondaio fatto di moralistici ricatti e dure imposizioni al fine di creare i futuri leader di una società classista, oserei dire nazifascista.

Improntata al vile culto virile della potenza più atrocemente maschilista. Egomaniaca e solipsista ad aderire all’unico credo di voler adattare la realtà, quindi anche il prossimo, a immagine e somiglianza dei loro Orizzonti di gloria.

Nauseato precocemente da tutto ciò, da tali assurdi precetti farisei assai pericolosi, me ne estraniai con impari arroganza. Poiché, piuttosto che conformarmi a questa sociale violenza (dis)educativa, preferii planare in stati apparentemente dormienti di coscienza. In realtà, metafisicamente già elevati rispetto a tale porcile di fradici, irredimibili bastardi. Cerebrali? No, cerebrolesi. Inutile che continuino a mangiare i cereali per crescere sani. Non sono dei santi, sono forse dei salumieri.

Io invece fui oltre, già distanziato anni luce da questo godereccio mondo immondo.

Perciò, fu chiaro che chicchessia, dagli appena succitati adulti pasciuti e panzoni sin ad arrivare ai miei coetanei già laidi e nell’anima putrefatti anzitempo, squagliatisi e immersisi nell’indottrinamento più duramente stronzo, mi vedesse come nano.

Figurarsi quando rivelai che fui e sono tutt’ora invincibilmente un amante dell’onanismo in ogni sua forma godibile. Poiché vivo d’emozionalità che soventemente non combaciano con le animalesche, plastificate emozioni del novanta per cento della gente.

Persone che basano basa la loro prospettiva esegetica della vita, abboccando agli ordini consumistici indotti loro dalla televisione. Poiché They Live. Invero già sono morti nell’anima da tempo immemorabile.

Ammetto, con profondissimo orgoglio, rinnovando le mie non tanto sentite condoglianze alla maggioranza d’un mondo verso il quale, essendo questo già perito e sepolto vivo, non verserò nessuna lacrima amara, che non sono cambiato più di tanto.

Malgrado anch’io cedetti alla lussuria per colpa d’un (im)puro capriccio, prodigandomi allo sverginamento di me stesso, acco(r)dandomi estemporaneamente al piacere sessuale condiviso, debbo constatare, toccandomi il costato e dunque sentendo ancora bruciare le ferite di tale mia scelta dagli altri forzata, che non servì a un cazzo.

Poiché solo quando dormo nei miei sogni sono grande e so trasfigurare fantasiosamente, in maniera eccelsa, la crudezza insalvabile di un’umanità bestiale.

Quando invece mi sveglio come tutti, piegandomi a un lavoro normale e costipandomi nella terrificante mansuetudine buonista, cado in depressione abissale.

Il vostro sarcasmo mi ripugna. I vostri sorrisini fake e le vostre pose da guardoni sospettosi mi spingono, infatti, sempre più ad alienarmi da voi.

Riprendo in mano la moltitudine di libri da me scritti in questi anni. Rimango io stesso esterrefatto e ipnotizzato dinanzi a qualcosa di così grandiosamente (ir)reale da lasciarmi davvero (s)finito.

Insomma, con buona pace dei miei detrattori e degl’imbattibili, ostinati invidiosi, io a questo mondo ho fornii, non so se ancora fornirò, una nuova visione luccicante.

E questo è quanto.

Se non gradite, domani è domenica. Andate a pregare il vostro dio e, il mattino dopo, continuate nelle porcate.

Tanto, ricordate: la Madonna v’accumpagn’.

Statemi buon’, ritardati.

Sì, ne ho viste cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare.

 

di Stefano Falotico

Lo SHINING del mio viaggio alla Festa del Cinema di Roma per vedere THE IRISHMAN


23 Oct

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THE SHINING, Danny Lloyd, Lisa Burns, Louise Burns, 1980, (c) Warner Brothers

THE SHINING, Danny Lloyd, Lisa Burns, Louise Burns, 1980, (c) Warner Brothers

shining 3Ovviamente, tutti conoscete la tristemente celeberrima stanza 237. La stanza degli orrori ove l’orco Jack Torrance, incarnato con ghigno luciferino da un mefistofelico, grandguignolesco Jack Nicholson, celò più d’uno scheletro nell’armadio.

Molti di voi, invero, nei loro armadietti nascondono al massimo delle confezioni di profilattici che non mostrate però a vostra moglie. Poiché con lei, essendo bruttina come Shelley Duvall, da tempo immemorabile non più amoreggiate come una volta.

Quando, turbinosamente infatuati, a livello ormonale e non, della sua angelica, diafana atipicità di donna forse, per l’appunto, non bellissima ma affascinante, gustaste amplessi che partorirono Ewan McGregor di Doctor Sleep. Ah ah.

Ebbene, quel bambino oggi divenuto un uomo, eh sì, sono io. Un eterno bambino posseduto dalla luccicanza, gift donatomi da dio al momento della mia nascita in quanto cherubino precipitato in un mondo di folli e psicopatici alla Torrance.

Di mio, sono però uno scrittore esattamente come Jack. Per trovare l’ispirazione, m’isolo e mi segrego, allestendo romanzi dalla prosa barocca e dalle trame labirintiche. Poiché, assiderando nella realtà quotidiana, popolata da uomini cinici e aridi, solamente nello stellato firmamento della mia incontenibile fantasia alta e alata, solo nel turbamento della mia genetica creatività smodata, trovo me stesso.

No, non staziono nella red room, ribattezzata Red Rum. Tutt’al più, bevo fra una digitazione sulla tastiera e un’altra recensione cinematografica non del bourbon, bensì del Cuba Libre con ghiaccio.

Molta gente ipocrita mi dice che sono un barbun’ e talvolta, pur essendo un ragazzo colto, lascio crescermi la barbetta incolta.

No, non staziono in quella camera ove le due povere gemelline furono trucidate dal mostro Jack, bensì l’altro giorno andai semplicemente alla stazione. Quella di Bologna.

Per involarmi, no, non presi l’aereo, per imbarcarmi… no, non presi la nave, insomma per partire alla volta del Festival di Roma. Per visionare l’anteprima italiana d’un film da me atteso tutta la vita, ovvero The Irishman.

Giunto in tal loco, meglio in tal luogo (dai, evitiamo di essere burocraticamente aulici in questa sede), nel pomeriggio di domenica scorsa, gironzolai per Via Flaminia e bevvi molti caffè. Ma non incontrai nessun barista fuori di testa come quello di Shining. Sebbene, debba ammettere che quasi tutti i baristi di ogni città del mondo adocchiano le clienti donne più fighe con sguardo ingordo da lupi.

Sì, se entri in un bar qualsiasi e ordini, semmai, pure un cappuccino e non v’è nessuno al bar in quel momento, il barista vi servirà la bevanda in quattro e quattr’otto. Se invece penetri in un locale in contemporanea con una stangona in minigonna, a meno che tu non sia un pezzo grosso come Martin Scorsese, ammesso che un barista sappia chi sia Scorsese, il barista darà da bere prima alla gnoccona.

Sperando di sorseggiare, poi, al calar della sera qualcosa di caldissimo con lei. Per spalmarsi le labbra di rossetto…

A parte ciò, a Roma incontrai varie persone e amici. Incrociai perfino D. Stanzione di Best Movie. Col quale, tanti anni fa, scrissi un libricino intitolato Nel neo(n) delle nostre avventure, in vendita su lulu.com.

The Irishman è un capolavoro assoluto. Qualcuno scrisse che ha un unico neo, vale a dire la scialba colonna sonora.

La colonna sonora è invece molto bella. Direi che ogni film con De Niro ha almeno un neo. O no? Ah ah.

Se ha solo un neo, è per forza un masterpiece. Ah ah.

No, non alloggiai nella stanza 237 ma all’interno del numero civico 287.

Qui, conobbi perfino un cinese che, essendo stata abbandonata la reception, mi chiese gentilmente come poter accendere le luci della sua camera d’albergo.

Gli dissi che bastava infilare la scheda magnetica nell’apposita buchetta…

Peccato che, a forza di girare per Roma, smarrii la mia scheda magnetica. Probabilmente, mi scivolò inavvertitamente dalla tasca.

E dovetti pagare 50 Euro di rimborso.

Detto ciò, sono un uomo che appare e poi scompare ma non è certamente una comparsa.

Posseggo un carisma degno di Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Sì, spesso vengo scambiato per pazzo.

Ma con me la gente si diverte da morire.

Poiché non indosso maschere e non pretendo che l’altro possa io modellarlo a mia immagine e somiglianza.

Io sono io e lui è lui.

Invece, questo lapidario, facilissimo messaggio non viene capito pressoché da nessuno.

Tutti obbligano gli amici a pensarla come loro, costringono le donne a cambiare nell’animo e le donne, a loro volta, credono che gli uomini le ameranno solamente perché sono donne intelligenti e perspicaci, acculturate come Shelley Duvall ma, tra un film e l’altro, non guarderanno con desiderio Anna Paquin di The Irishman.

Che forse non è una strafiga ma a cui una botta va data.

Se v’illudete che non sia così, The Irishman non è un film che fa per voi.

Stasera, ridanno Torna a casa Lassie! Registratelo.

A me piacciono gli animalisti. Non mi piacciono gli uomini animali.

Invece, siamo attorniati da stupide galline, da elefanti, da pachidermi, da cornuti, da Bambi che non amano Il cacciatore di Cimino, perfino da stronzi come Joe Gallo.

E questo è quanto…

 

di Stefano Falotico

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