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Non ci arrendiamo dinanzi ai criminosi stalker, il JOKER a Venezia!


25 Jul

Forza, amici!joker


Il JOKER in Concorso a Venezia e io giro per i corsi, senza seguire più nessun altro vostro maieutico, maialesco discorso!

Esseri nietzschiani che indossano la giacca di Ryan Gosling di Drive per un affronto da uno contro tutti epocale

Sì, invigorirsi e seguire le lunatiche trascendenze, senza più farsi schiacciare dalla cattiva influenza di compagnie sbagliate, senza più deprimersi e immalinconirsi per colpa di maligni ascendenti, senz’arrendersi dinanzi all’ignoranza, agli uomini di panza, opponendosi fortissimamente per innalzare in gloria il vessillo della propria unicità, issandosi nella monumentale resilienza leggendaria, epicamente combattiva d’una personalità che vili impostori cercarono di demolire con la capziosa, esecrabile, riprovevole, ripugnante arma dei ricatti ipocriti, dell’arroganza a plebiscito delle loro cafone mentalità figlie d’una putrescenza esistenziale tramandata di generazione in (de)generazione.

Debosciati dell’anima, ostinati e facinorosi che insistono voracemente, offensivamente a volerti distruggere per inghiottire lo splendore immacolato del tuo cuore ribaldo affinché deperisca e nella desolazione si strugga, intaccato, violato, abusivamente (s)truccato dalla loro codarda visione vetusta, tocca e ingiusta della vita, per far sì che nell’opacità dei loro livori s’offuschi, s’affossi a cagione dei loro maleodoranti, cattivi gusti adattatisi al porcile fetente ché, profanatori di sé stessi, offendono acrimoniosamente le dignità altrui al fine di soggiogarle al materialismo e all’edonismo d’una società consumistica soprattutto dei loro candori rinnegati a favore dello spogliatoio, denudatosi d’ogni nitore, d’una grandguignolesca, tetra e terrificante strafottenza ingeneratasi per infettare il fradiciume e la marcescenza sempre di loro stessi già traviatisi e stesi nell’aderire, farisei, a regole malate di mente. Fottetevi! Voi e il vostro senso demente della dignità, voi e le vostre oscene regole d’onore. Siete dei mafiosi!

Sì, come i mafiosi. I quali, dopo una settimana di porcate, vanno dal prete confessore a recitare un fintissimo Mea Culpa nell’Atto di dolore di sconsiderati peccati che prima obliano nell’abluzione della benedetta acqua e poi reiterano appena rimettono piede fuori dalle chiese dei loro disonori.

Sì, super panegirico, barocchismo letterario odiosissimo, sofistica mia presa di posizione gotica, falotica a slancio tonitruante di me stesso oramai lanciatosi a muso duro contro gli inarrendevoli beoti di questo vigliacco branco stolto, di tal rango di tonti. Non sono Rambo ma voi avete finito, comunque, di sentenziare da sceriffi lerci.

Poiché son uomo lanceolato per anni da costoro massacrato, macellato, sbudellato, ricattato, bistrattato, maltrattato, angariato ma non ancora affatto sfiancato. Né svilito. No, non sono finito.

Anzi, tutt’altro che infante e infranto, invero orgogliosamente incazzato, giammai frantumato, fervidamente schierato in battaglia dirimpetto a tali fradici criminali assai smodati e sfrontati.

Sì, son bellimbusto che spavaldamente cammina a testa al(a)ta, rafforzatosi oramai in maniera irreversibile, induritosi come l’amianto in quanto non abdicherò né abiurerò dinanzi alle vostre ideologie villane che vorrebbero recludermi nel pianto per oscurare ogni mio passionale vanto. Canto nel vento! E quindi?

Vanitosamente, i vostri insulti non mi fanno più niente, né caldo né freddo. Indosso oggi infatti l’impermeabile, domani il montone e vi (s)monto, ieri forse la giacchetta della vostra lurida pelle.

Che palle!

Siete degli zappaterra che si celano dietro apparenze fighe, siete meschinamente, viscidamente ossessionati dal sesso più laido, lurido, tribale, barbarico, animale, schifosamente anale. Protervi, irredenti e impunitamente fieri, fiera-mente, cioè da uomini con menti belluine e bellicose da rancorose fiere, perseverano nel ricusare la patologia della propria limitatezza, nello sconfessare di bugie e frittate rigirate l’altrui individualità da voi/loro calpestata immondamente nel disconoscere perfino le vostre conoscenze ristrette da scimmie astiose e violente.

Insomma, dei deficienti. Esaltati, in padella vi esalo. Vi salo e addosso vi salgo. Basta coi vostri assalti, mi avete fatto girare le palle e ora saranno palate. Anche alle vostre donne, quelle frigide patate!

Sì, andassero a cucinare le vostre salsicce. Ah, cicce. Evviva Franco e Ciccio!

Sì, costoro vogliono angustiarmi, ustionarmi, coglionarmi, far sì che m’inferocisca, m’inacidisca e come loro m’imputridisca. Cosicché, spezzato nell’amor proprio, m’infuochi bestialmente, imputtanito. Sì, il verbo imputtanire esiste, lo dice anche la Crusca ma io non apparterrò mai alla vostra zucca. Al vostro rusco. A Bologna significa immondizia, miei loschi.

Siete il trash, siete da zoo, siete primitivi Neanderthal e invece io oggi voglio essere Pentothal, mi avete fatto perdere anche Andrea Pazienza.

Sì, non pot(r)ete più continuare ad affibbiarmi puttanescamente etichettature distorsive nel sigillarmi in stigmatizzazioni figlie delle vostre aberrazioni corrosive.

Sì, io vado avanti, senza tregua. Lottando e sbracciando perché voglio vivere come cazzo la mia anima vuole in quanto tale è la mia indole, riflessiva, ascetica, distante remotamente da ogni presunzione di tali vostri impostori che non siete altro, siete solo (s)fatti di pessimo, disgustoso alito, siete senza core, allineati al vociferante, diffamatorio coro caotico più squallidamente demagogico e retorico. Zotici! Siete spaventosamente ingrigiti nel gregge in quanto grezzi o solo greggi. Vi purifico, vi spurgo, son io ora che vi deturpo, vi turberò sempre poiché ho or acceso il turbo e avete finito di moralizzarmi, nessuno mi demolirà né demoralizzerà, miei furbi.

Ah ah.

Dunque, ribadisco:

siete merde grigie, pseudo-uomini rigidi, ipocritamente acco(r)dati ai doveri più falsamente ligi, improntati alla più bieca, caudina, spietata legge di coloro che avranno pur letto qualcosa ma non sanno le altrui anime leggere, anzi, indiscriminatamente, arbitrariamente, criminosamente ne vogliono legiferare le scelte e ferirle. No, la vostra mostruosità scagliatomi addosso non più regge.

E ora vi sputtano come non ho mai fatto, ho sempre sognato e adesso in faccia vi sbatto. Senza se e senza ma eppure con vaffanculo a mammata.

Basta coi Pater Noster, basta con queste vecchie generazioni di troioni, di tromboni, di puttanoni.

Ecco il coglione mio offertovi in san(t)ità poiché desideraste stuprarmi nell’anima affinché mi castigassi nelle vostre visioni coi paraocchi, miei figli de’ ndrocchi(a), miei figli di troia, miei figli di zoccola, miei figli du’ cazz’.

Ma che volete incastrarmi? Non imprigionerete più la mia anima, non mi griderete di castrarmi, basta con le vostre castronerie. Io sono la buffoneria, la malinconia fattasi carne per sfasciarvi, fascisti, incarno infatti la beffarda vostra cretineria spiattellatavi nel deretano e ficcata a sangue con leggiadria ira e poi come più mi tira.

Me ne tiraste tante. Ma ancora me la tiro. Se mi va, me ne tirerò tantissime. Che cazzo me ne fotte, cazzoni?

Avete esagerato. Siete andati troppo oltre.

Avete presente quando Charlie Brigante, ovvero Al Pacino di Carlito’s Way, vede ammazzare il suo caro nel bar dei malfattori? Si chiude in bagno, carica la pistola e minaccia gli omicidi, gli assassini.

No, state tranquilli. Non vi sarà nessuna sparatoria ma una potentissima, legale inquisitoria, una nuova requisitoria devastante, statene certi.

Avete fatto la guerra alla persona sbagliata.

Quella vecchia matta andasse nella scuola superiore della sua inferiore. Che suora.

Dunque, ammetta i suoi desideri davvero ecumenici. Voleva sbattersi John Lennon poiché lo eccitava a morte quest’uomo cazzuto che cantava Imagine… all the people.

Adesso, dopo aver sposato un alcolista da lei salvato dietro la concessione cattolico-apostolica della sua figa sconsacrata, si ubriaca di Alleluia, dispensando consigli maieutici ai suoi scolari per renderli supini alla somara assai suina della sua mentitrice volpina.


stalker vodani 10

Omaggio al grande Rutger Hauer, la mia vita da replicante ricorda la Total Recall delle mie origini da Paul Verhoeven


24 Jul

ladyhawke blade runner sean young hauer blade runner

Sono specializzato, d’altronde, nelle freddure.

Ebbene, lo sappiamo. Se n’è andato anche un altro maledetto per antonomasia.

Ovvero, il grande Rutger Hauer, protagonista di tante pellicole memorabili, altresì onnivoro, cinematograficamente parlando, d’innumerevoli schifezze.

Born:

January 23, 1944 in Breukelen, Utrecht, Netherlands

Died:

July 19, 2019 (age 75) in Netherlands

Ora, nato a Breukelen, vale a dire in Olanda, cioè i Paesi Bassi ove purtroppo abitano a tutt’oggi molti italiani che, semmai, stazionano fisicamente a Milano ma nel cervello sono poco statuari, diciamo.

Breukelen, da non confondere dunque con Brooklyn, chiamata a sua volta da quelli di Little Italy as Broccolino.

Voi siete sempre brocchi e poi, umiliati da voi stes(s)i, sbroccate. Dando voce al peggio delle vostre bocche sboccate.

Abbisognate di più bocciature.

Di mio, sono bassino, solo uno e 68, portabile al metro e settanta se indosso scarpe da ginnastica coi tacchetti e potabile a uno e sessanta dopo una giornata di merda per cui ho la schiena a pezzi.

Sì, m’ingobbisco, mi rannicchio e soffro tutte le osteoporosi possibili.

A me furono fatte peraltro varie diagnosi totalmente erronee e ora erro, anti-eroe, in una zona di prognosi riservata, in uno spazio-tempo melanconico simile al celeberrimo monologo finale di Blade Runner.

Per cui s’utilizzarono molte scene di Shining. E ho detto tutto…

Sì, vago da Lupo solitario come il primo film da regista di Sean Penn, ricordando che fui young e ora sono un Indiana Jones solo delle mie tempie maledette, distrutte da emicranie che mi donano, si fa per dire, una semi-paresi facciale da Ryan Gosling di Blade Runner 2049.

Questo Ryan, cazzo, non muove un muscolo facciale ma riesce a essere più carismatico di Takeshi Kitano.

Kitano soffre, per caso, della paralisi di Bell? E allora come mai non è bello come Gosling?

Sì, l’ho già detto ma lo ripeto. In Drive, Gosling ha recitato invero il remake di Hana-bi – Fiori di fuoco.

In realtà, la storia è molto diversa. Ma le atmosfere di Nicolas Winding Refn ricordano molto quelle malinconiche del capolavoro kitaniano par excellence.

Insomma, se proprio vogliamo sintetizzare, alla buona, la trama di Drive:

un uomo che, a prima vista, potrebbe sembrare Kurt Russell di A prova di morte, si dimostrerà esattamente il contrario. Laddove Kurt fu misogino e testa di cazzo sfasciacarrozze, Gosling sogna invece con Carey Mulligan solo un amore pirotecnico da fuochi passionali assai poco artificiali, dei fiori di figa per farla breve, ma fanno fuori il suo unico amico, quello sposato con la sua prediletta con cui non finì mai a letto e scoppiò un bordello.

Sì, su per giù, questa è la trama.

Abbiamo anche quel brutto uomo di Hellboy, Ron Perlman. Ancora una volta nella parte dell’uomo a cui nessuna donna assennata, di sesso assetata, direbbe… ehi, sei un playboy, di nome Nino.

Mentre ne Il nome della rosa fu Salvatore di nome ma non di fatto per sé stesso. Tant’è che lo bruciarono vivo.

Ah ah.

Di mio, per anni m’hanno ridicolizzato, trattandomi da bambino quando invero avevo già un ottimo cosino, mi sfottevano, urlandomi:

– Ehi, Stefanino, anche oggi l’hai pigliato nel c… ino?

 

Sì, guardate, uno schifo. Una vita piena di botte…, mie mezzeseghe.

Ma andiamo con calma. Sempre meglio comunque che finire come quei minchioni esaltati che vanno soltanto, da mattina a sera, a mignotte.

Vado dallo psicanalista e mi sdraio sul lettino. Lo psicanalista è un uomo, non è dunque Lorraine Bracco dei Soprano…

– Allora, qual è la diagnosi del cazzo, dottorino?

– Falotico, lei non soffre di nulla.

– Ah no?

– No, ma se continuerà per la sua strada, farà la fine di Ray Liotta di Quei bravi ragazzi.

– Non è un grosso problema. Sempre meglio che finire come Joe Pesci.

Guardi, le sarò franco. Se io fossi davvero un gangster come James Gandolfini, lei sarebbe la mia Lorraine. Potrei pure innamorarmi di lei. Ha delle gambe stupende. Ma Lorraine è una gatta da pelare. Ottima figa, per carità, ma l’ha mai visto Tracce di rosso? In quel film, Lorraine tocca l’apice della gnocca, ma che zoccola…

– Dunque, che vuole fare nella vita?

– Non lo so. Canterò Luna di Gianni Togni e Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Anche Gianna!

– Un po’ pochino, Stefanino.

– Sì, ma vale la pena elevarsi? Ci si brucia presto. Pensi a Roy Batty…

Io ne ho viste cose…

– Ah sì? Mi racconti. Sono interessato. Mi tolga anche una curiosità. Ha visto anche molte cosce?

– Sì, gliel’ho detto, Lorraine Bracco ha un paio di cosce, almeno le aveva, da guinness dei primati. Sì, vai da Lorraine, lei è mora sebbene spesso si tinga di biondo, le offri una bionda, lei ci sta e diventi un primate.

Forse, sei talmente eccitato, da battere pure ogni primato.

– Cioè? Questa non l’ho capita.

– Ah, lei non ha di questi problemi. Con quella faccia… sembra Billy Crystal di Terapia e pallottole, lo sa?

– Ecco, a parte gli scherzi, mi dica. Lei mi ricorda la ragazzina di Ecce Bombo…

– Sì, faccio cos(c)evedo gente…

– Sostanzialmente, non fa niente.

– Diciamo che mi arrangio. Non sono un Soldato d’Orange.

Che poi, caro mio, uno crede all’amore e a dio ma è capace che un vescovo gli lanciai una maledizione da Ladyhawke.

Sì, ad Aguillon, preferisco gli aquiloni.

Comunque, è un casino essere un uomo, sa? Ci sono dappertutto degli attentatori dei nostri volatili…

Per dirla alla Lino Banfi, sono volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In Ladyhawke, Hauer è un falco, in Nighthawks è uno psicopatico che ammazza quelle più bone come Michelle Pfeiffer.

Al che interviene lo Stallone en travesti.

Cioè, per ammazzare questo porco che uccide come ne Il silenzio degli innocenti, indossa i panni di Buffalo Bill.

Il silenzio degli innocenti è un film reazionario, peggiore di Cobra.

Scusi, lei è uno psicanalista, giusto?

Mi spieghi il finale.

Allora, questa Clarice Starling va in manicomio… da Hannibal Lecter. L’unico che può aiutarla a capire la mente di Buffalo.

Che cazzo se n’è fatta di tutte quelle splendide delucidazioni, se poi, anziché aiutare Buffalo e curarlo, lo ammazza come una Furia cieca neanche avesse di fronte il protagonista di The Hitcher?

Buffalo non era un matto incurabile come John Ryder, era un uomo con dei problemi. Lei doveva salvarlo.

Peraltro, Jodie Foster è pure lesbica… sa com’è? Poteva addirittura sposarsi Buffalo. Avrebbero vissuto felici e contenti.

– Secondo me, Falotico, di lei nessuno ha capito chi sia davvero.

Lei è forse Andreas Kartack de La leggenda del santo bevitore.

Ma non voglio santificarla. Lei è un peccatore come tutti.

Sa che Anthony Hopkins, prima di vincere l’Oscar per il menzionato film di Jonathan Demme, era come lei, in questo momento?

Sì, pensava sempre al suicidio. Era perfino alcolizzato. Lei non è alcolizzato ma tabagista, questo sì.

Ora, il nostro colloquio è finito. Alla prossima.

Ma, prima di salutarla, mi dica… le piace ancora Cristina Quaranta?

– Certo. Come fa a saperlo?

– Ho appena visto il suo video su YouTube. Quali sono le sue bionde preferite?

Anche Katarina Vasilissa de L’uomo che guarda è stata un mio must per an(n)i.

Gliela faccio io, ora, una domanda.

Che ha da guardarmi?

– Lei mi piace, sa?

– Ah, ora capisco il significato del termine psic-ANAL-ista.

Non mi rilascia neanche la ricevuta fiscale.

Morale della favola:

mai pensare di avere a che fare con un agnellino quando invece hai dinanzi uno con una mente che ti sbrana.

 

di Stefano Falotico

Cristina Quaranta e Laura Freddi mi salutano in diretta su Instagram, non sto nella pelle, mi hanno spedito la giacca di Drive: sarà un’estate di vero piumino


24 Jul

Altro che la piuma di Forrest Gump!

cristina quaranta

Sì, già sapete bene che nutro una passione viscerale per Cristina. Appena la vedo, vengo colto da convulsioni. Mi sviscero! E mi occorre del ghiaccio per placare i miei bollori. Comunque irreprimibili.

Così, parimenti a Bob De Niro di Toro scatenato dinanzi a Cathy Moriarty, devo alzare la temperatura del condizionatore. Prendere semmai una boccata d’aria. Spingere sul tasto del ventilatore…

Con Cristina farei l’amore a tutte le ore. Non so cos’abbia questa donna per devastarmi in questo modo.

Forse è un po’ burina, talvolta volgare e maleducata, sembra a prima vista perfino una popolana.

Ma mi trasmette qualcosa d’incommensurabilmente irresistibile.

Le sto dichiarando il mio amore infuocato in commenti indiscriminatamente inequivocabili. Affinché lei, anche da dietro un cellulare o dal pc, possa toccare con mano l’intangibile eppur mia (in)visibile voglia smisurata.

Scusate, mi sto scaldando, datemi un calmante, reprimete quanto prima questo mio slancio eroticamente ardimentoso, libidinoso e sessualmente focoso. Chiamate Kurt Russell di Fuoco assassino. Deve spegnere il piromane di me stesso, bruciato vivo da Cristina.

Sì, me ne innamorai accaloratamente tantissimi anni fa. Da qualche mese l’ho rivista su Instagram. E sto patendo pene dell’inferno, il classico backdraft, la cosiddetta fiammata di ritorno.

Donald Sutherland del succitato film di Ron Howard stenta a credere a questa mia rinascita da Cocoon poiché mi odia a morte e vuole far credere a tutti che io sia solo una Beautiful Mind smarritasi nelle sue fantasie spaziali da Apollo 13. Sì, secondo questo stronzo mai visto, non atterrerò mai su Cristina, girovagando sempiternamente nelle nebulose dei miei disagi da uomo Ombra…

Invece, quando decido di lanciarmi con piglio e grinta inarrestabile, sono incendiario. Romantico più del primo viaggio sulla Luna di Armstrong.

Pochi min. fa ho scritto questo a Cristina:

Cri, ti amo.

Sono il tuo più grande fan da una vita. Sin da quando, durante i primi miei scalpitii adolescenziali, ti vidi ballare a Non è la Rai. Devo confidarti che, stordito, accalorato dinanzi alla venustà tua inaudita, mi eccitavi a morte, a sangue. Essendo tu l’incarnazione sanguigna della donna fattasi carne e aroma che, stagionando, come il migliore vino acquista pregiata consistenza, solare corposità da gustare, inalare, assaggiare, leccare.

Sì, ho molta gente che vorrebbe sbattermi dentro…

Ah, è quello che sogno con Cristina. Se mi date una spinta, fate pure.

Ficcatemi con forza, datemene altre… Ah ah. Sì, molti bastardi mi considerano Claudio Bigagli del film Il guerriero Camillo. In questo film v’è anche Marco Messeri, famoso pazzo di Ricomincio da tre nella parte del maresciallo… ah, siete voi, Marco? Scusate, se il principe Carlo ha la sua Camilla anche all’ora del tè, perché volete dare allora a me la camomilla e coglionarmi, urlandomi in faccia tiè!?

Chi sono io per fare il gallo con donne che manco conosco? Sono forse Donald Trump?

No, ma sia io che Donald abitiamo nella White House… come no? Via della Ca’ Bianca.

 

di Stefano Falotico

 

giacca drive

Ryan Gosling di DRIVE, un titano: la più grande, vendicata storia di violenza psicologica di tutti i temp(l)i


19 Jul

Immagine

Tempo fa vidi Drive di Nicolas Winding Refn per la prima volta in vita mia e, devo dirvi la verità, non ne rimasi particolarmente entusiasta.

Lo considerai troppo giovanilistico e, a parte la meravigliosa Nightcall che furoreggia in post-apertura del film sugli smaglianti, psichedelici titoli di testa, reputai Drive una mezza, loffia patetica imitazione del miglior Cinema meglio sviluppato e più ramificato di William Friekdin miscelato alle atmosfere melanconicamente forzate da Takeshi Kitano.

Un film perciò alquanto dozzinale nella sua stilizzata, reiterata reificazione d’una ingiustizia impunitamente crudelissima, vendicata in maniera potentissima da un Ryan Gosling out of control come l’omonimo hit storico dei Chemical Brothers.

Un mio grande nuovo amico m’ha definito in questi sintetici termini:

rappresenti la sublimazione reificata dei più reconditi meandri dell’animo umano. Là dove il mondo cela, tu porti alla luce.

Peccato che molta gente stupida abbia pensato esattamente il contrario.

Invero, come potete vedere dallo screenshot, lui ha scritto due volte dei.

L’ha fatto apposta, non è una ripetizione. Io e lui sappiamo la verità… dei rappresenta a sua volta sia l’articolo indeterminativo suddetto che il plurale di dio.

Oddio, mio signore!

Sì, questo mio amico mi reputa una sorta di angelo sterminatore divino, anzi, divinatorio. Un po’ come Bacco, divinità simboleggiatrice del vino. Portatrice di buon umore, personificazione della guascona gagliardia in un mondo oramai bruciato in ogni senso, per filo e per segno d’ogni candido sogno più stupidamente, giustamente utopistico.

Sì, il mio amico è molto preso dalla Politica. Al che, gli ho proposto di creare un partito poco egoistico chiamato Utopia.

Il cui motto innalzato in gloria nell’alto dei cieli sarà… anche a Losanna, Osanna, Rosanna e Rossana odieranno ogni retorica da pettegola, falsa zia poiché noi siamo cherubini birichini come in City of Angels e, a Los Angeles, tutti sanno che adoriamo Mulholland Drive nella nostra Inland Empire sventolante la chimera lontana da ogni bandiera bianca!

Sì, Drive è un film futurista. Dunque, se nel 1909 nacque il Bologna Football Club, la squadra che tutto il mondo tremare fa, eh, come, no, se fu partorito anche il futurismo da Marinetti, perché noi nel 2019 non possiamo contrastare Di Maio il cretinetti, Salvini il panzerotto vivente, i figli troioni di ogni Berlusconi ed essere invece Colin Farrell di Miami Vice anche se quel figlio di zoccola di Flavio Briatore non lavora più per la Formula 1? Miei deficienti?

Sì, in questo gran baccano disumano, io brindo alla vita, malgrado non sia mai un uomo pietistico da Miserere…, in quanto sono l’incarnazione reale e regale di Richard Gere de Gli invisibili, capolavoro sesquipedale con tanto di accelerata scena super malinconica nel rush finale, poi lentissimamente immortalata in maniera tristemente realistica in quanto grande pellicola lievissima, però pauperistica.

Sì, non si sevizia così un paperino solo perché a tredici anni già disgustavo le oche e non guardavo Paperissima.

Di mio, infatti, ho sempre amato leggere Topolino e ce l’avevo già precocemente contro ogni Banda Bassotti che prendeva per il culo, di bullismi e nonnismi, le mie papere da Pluto.

Da allora, estraniatomi che ebbi dai miei coetanei, ancora fermi al Manuale delle Giovani Marmotte, cioè saccenti ragazzini pubescenti e di sé pienotti che sognavano il seno di Folliero Emanuela ma non venivano cagati neppure da Mariotta, la ragazza più brutta, invero molto mignotta, dei loro licei del cazzo, divenni un indagatore dell’incubo, ovvero Dylan Dog.

Nelle mie notti insondabili ed enigmatiche come Martin Mystère, mi celai in maniera tetra e cimiteriale.

Quelli della mia età sospettarono della mia sessualità ambigua da Rupert Everett. In realtà vi dico che ero e sono tuttora solo Sylvester Stallone di Nighthawks.

Sì, nonostante fossi depresso forte, quasi uno zombi da George Romero, Falchi Anna di Dellamorte Dellamore mi tirava sempre su.

L’ho rivista l’alta sera su Instagram. Ancora spinge…

Anna curò, sì, ogni mia presunta castrazione e attrazione verso Thanos, no, Thanatos grazie al suo seno sprigionante florido Eros pimpante su sue poppe esaltanti e sul suo culo molto piccante, assai sodo da pompare furibondamente in modo robustamente ficcante. A dispetto del mio autoerotismo peggiore di quei cazzoni che si fanno ora le seghe mentali sul significato esegetico della saga degli X-Men, sognando Scarlett Johansson di Avengers, io ero già talmente avanti che lo presi nel didietro.

Sì, la mia vita s’oscurò e la gente pettegola e maligna pensò perfino che fossi Black Dahlia, quindi mi trattò da lazzarone, ridendosela da matti.

Fra Di Lazzaro Dalila, Sansone e Maciste nella valle dei farmacisti, ancora nessuna mi resiste. Infatti, mi dà un calcio nelle palle ancora prima che possa lei fare l’ipocrita, leggendo a letto la Holy Bible dopo che s’è fatta fottere da Nick Nolte di Cape Fear.

Sì, esistono donne che (non) amano gli uomini come King Kong, donne come Jessica Lange. Le quali desiderano crescere le figlie nella dolciastra ruffianeria da Cinema di Muccino.

Che grande, Ryan Gosling.

Avete visto che coerenza, che statura morale impressionante?

È solo come un cane, s’innamora della dolcissima vicina di casa, Irene/Carey Mulligan.

Al che, ritorna il marito di lei dopo aver scontato il carcere. Ryan, di nome Driver come De Niro/Travis Bickle appunto di Taxi Driver e come Driver l’imprendibile di Walter Hill, diviene una sorta di Stellan Skarsgård nell’animo, ah, Le onde del destino.

Rinuncia, da quel momento in poi, a ogni avance carnale nei confronti della donna di cui s’è perdutamente innamorato.

Sublima la paralisi sua sessuale, dovuta al fatto che è amico di Oscar Isaac, eh già, gli amici non si tradiscono mai, assurgendo a eremita sceso in terra.

Poi, ammazzano il suo migliore amico, Isaac, appunto.

Al che, l’autista con un’espressione da semi-autistico, Gosling, non lo ferma più nessuno.

Come si suol dire, manco Cristo.

Solo dio perdona e siamo Too Old to Die Young…

Nella vita esistono molti uomini e donne “diverse” come Carey Mulligan.

Uomini come Gosling di Stay, sognatori come in First Man, uomini perfino antisemiti come Gosling stesso di The Believer. Questi ultimi però non si pentono mai, non si redimono e continuano all’infinito con le porcate. Distruggendo i migliori anni in fiore delle persone.

Maltrattandole, nazisticamente, da ultime ruote…

A quel punto, si scatena la rabbia vendicatrice di Gosling di Drive? No, non siamo epici, suvvia, biblici sì.

Mosè docet.

Tanti anni or sono, fui estremamente profetico e signorilmente chiarissimo.

Dissi contro chi volle farmi passare per matto che abbisognava di pesanti sedazioni farmacologiche, ecco, dissi imperiosamente: provateci, fatelo e si abbatterà su di voi una punizione divina.

 

Ora, non piangete.

Sono sempre stato sensitivo, d’una sensibilità unica. Questa magia e quest’unicità mia vollero che si appiattisse nel carnaio volgare di massa.

Per esempio, io sono un intellettuale, forse l’ultimo degli umanisti.

Non credo alle terapie psichiatriche né mi convincono, essendo io di natura scettico e razionale, oserei dire illuminista o forse illuminato, le storie buoniste del tipo… se soffri, ti curi e poi tutto andrà a posto.

Perché sono troppo intelligente per credere realisticamente alle utopie, appunto, sono Ryan Gosling de Il caso Thomas Crawford.

A me gli psicopatici omicidi che insabbiano i loro scheletri nell’armadio stanno sul cazzo.

Comunque, idioti, non ammazzerò proprio nessuno.

Potete dormire sogni tranquilli, cullati dalla vostra demenza narcotizzante.

Ma per il Festival di Venezia, sì, inizialmente avevo deciso di comprare una palandrana da Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo per fare un po’ il Joker di turno, ma ho cambiato repentinamente idea.

Ho appena pagato Amazon per ricevere a breve, a casa mia, questa.

Che taglia ho scelto?

Non lo so, non sono un cacciatore di taglie…

 

di Stefano Faloticomio cugino vincenzo pesci palandrana gosling drive

giacca di drive

TOO OLD TO DIE YOUNG: la realtà non è mai come la immaginiamo, come la sognammo, perfino come la disprezziamo


29 Jun

Yaritza

Ero pervertito, no partito assai prevenuto, come si suol dire, riguardo questa serie di Amazon Prime firmata da Nicolas Winding Refn. Pensavo che si trattasse della solita narcisistica, pretenziosa, autoreferenziale castroneria spacciata per qualcosa di arty in tipico stile Refn.

Regista da alcuni osannato, venerato, elevato in auge. Da altri sinceramente snobbato. Refn è un megalomane nella tradizione dei cineasti più folli e autoriali di cui il Cinema, sin dai suoi albori, è tuttora stracolmo.

Mi mancano alcuni suoi film e onestamente, come già scrissi, ho le mie riserve addirittura su quello che da molti viene considerato il suo intoccabile capolavoro, ovvero Drive.

Che, al di là della strepitosa track Nightcall, di alcune fiammeggianti riprese notturne, malgrado la recitazione piacevolmente catatonica, in stato di trance lisergico, di un impenetrabile e carismatico Ryan Gosling, difetta assai nel finale, essendo a conti fatti una scialba, oserei dire patetica imitazione di Takeshi Kitano in salsa danese-statunitense.

Detto ciò, Too Old to Die Young è una serie magnifica. La sto vedendo, rivedendo, vivisezionando. A prescindere dal secondo episodio, lunghissimo, soporifero e insostenibile, dal quarto episodio in poi ingrana finalmente la quinta, azzecca il giusto, calibrato livello fra adrenalinico intrattenimento e artistico godimento. Assecondato in ciò dall’ipnotica musica di Cliff Martinez, sorretto dalla performance d’un Miles Teller in stato di grazia (in)espressiva, illuminato dall’innocenza angelicamente conturbante di Nell Tiger Free, dalla briosa follia d’un William Baldwin ambiguo e forse incestuosamente onanista (guardatelo qui per non credere ai vostri occhi), dalla venustà soda, capricciosa, maligna di Cristina Rodlo nei panni della stupenda, diabolica Yaritza, dalla presenza ieratica e oserei dire quasi pauperistica di un tosto, immarcescibile, profetico loser, John Hawkes, il cui personaggio è un diseredato a metà strada tra un semaforo ove fermarsi per elemosinare, sì, è un semaforo man, e il tipo/topo affascinante poiché maledettamente barbone con la barbetta incolta e le rughe marcatissime, il viso incancrenito nella perenne ansia oscillante fra il nevrotico vitalistico e il nichilista fottutamente menefreghista, un uomo arcigno, spigoloso e acidissimo con la faccia imbattibile di un equivoco viscido.

Una serie nerissima spaccata sensualmente dai semi-cammei della bomba Jena Malone, figa liscissima. Una che nei film da lei interpretati raramente si spoglia ma a cui basta un movimento inaspettato dei suoi occhi iridescenti per irraggiarci di beltà scostumata, emanando sex appeal a pelle, fottendo in maniera subliminale, forse inguinale, ogni uomo che indubbiamente non può resisterle, illuminandolo da maliarda fatalona di sobrio, elegante eppur devastante erotismo accent(u)ato da un po’ di caldo, provocante rimmel per indurre tutti gli eterosessuali non solo all’indurimento erettivo, bensì soprattutto e sopra e sotto all’intorpidimento toutcourt per i maschi intimamente noir ed eternamente affascinati dalle femme fatale bastarde con le gambe lunghe in tailleur attizzante.

Una donna vera e chi dirà che, vedendola, rimane col braccino corto… è un Pinocchio che fa finta di non amare i suoi occhi, la sua gnocca da notti ove giocarle di grossa oca.

Sì, con lei il gomito da tennista si sviluppa più di quello di John McEnroe e, se non hai i soldi, lei ti lascia a secco. Spompatissimo. Comunque, per ricarburare basta un po’ di benzina e una normale pompa…

Non ci crede nessuno che non vorreste giacere con lei sin all’alba e dopo gli ululati fare i galli, eh già, il naso vi si allunga e anche qualcos’altro.

Comunque, William Baldwin, se già in Sliver fu l’incarnazione del riccone cazzone iper-voyeurista, qui ascende a idolo assoluto prima della sua dipartita grazie alla sua confessione orgogliosa da uomo traviato e debosciato mai visto. Roba che Kurt Russell e De Niro/Ombra di Fuoco assassino l’avrebbero bruciato vivo.

Baldwin, lo scorso mese, è uscito pure con Backdraft 2. Film che, nonostante l’apparizione di Donald Sutherland, hanno visto solo i suoi fratelli.

Kurt Russell e De Niro, appunto, hanno disertato non solo la suddetta boiata pazzesca, bensì la incendieranno perché rovinerà la reputazione del capostipite. Che, comunque, non era poi chissà che.

Chiariamoci, un buon film di Ron Howard, non certo da mettere al rogo ma neppure paragonabile a Inferno di cristallo.

E torniamo a Sliver, film ove le dinamitarde, esplosive gambe chilometriche di Sharon Stone sono quasi più alte del grattacielo ove Baldwin viene arso nell’anima in maniera atrocemente pirotecnica.

In Sliver vi è anche Polly Walker, la donna dal culo più bello della storia. Tornito, modellato delicatamente in forme geometriche oserei dire simmetriche, anzi, perpendicolari a qualcosa che dentro di lei morbidamente e duramente si appaierebbe volentieri in maniera orizzontale o forse verticale. Spingendo in maniera bestiale. Badate a cos(c)e importanti.

Come no?

Una che a quei tempi era capace di uccidere un uomo senza accoltellarlo, appunto, come Sharon Stone di Basi Instinct ma usando soltanto il tritaghiaccio del suo fondoschiena tagliente.

Guardate 8 donne e ½ e poi morirete…

Insomma, a tredici anni pensavo che sarei diventato astrofisico nucleare.

Invece ho scoperto che sono un figo abbastanza atomico. Romantico a cazzo mio.

Il problema è che molte donne non vedono questo.

Per forza, non vedono una minchia.

Sono talmente frustrate che leggono L’insostenibile leggerezza dell’essere. Che poi…

Secondo voi, Antonello Venditti ha mai letto Milan Kundera?

Macché, Antonello sta sotto il cupolone della magica Roma.

Cosa volete che ne sappia pure dell’Inter.

E, tra una Ferilli e una Leoffreddi, è tutta una grande bellezza… tra fusilli e penne puttanesche.

Insomma, Venditti cantò…

quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita.

Invece, io sono come Matthew McConaughey di True Detective, un pessimista cosmico a cui fa schifo pure Giacomo Leopardi:

quando pensi che sia finita, sai qual è la verità? È finita davvero?

No, ma è una vita di merda. Oggi va, domani no.

Un giorno morirò e risorgerò.

Sì, se credessi a dio e alla religione cristiana, miei falsi, poveri cristi.

O no?

Notate infine questa finissima, raffinata miniatura ove la ypsilon, ipsilon, la i greca in maniera isoscele si accorda a mo’ triangolare con qualcosa che spara nel grilletto di dolce mitragliare. O no?

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di Stefano Falotico

 

Eh già, Ryan Gosling, super video, oserei dire storico, totoiano


13 Apr

Ehilà!

goslingfaloticoEh sì. Dovevo dare retta a mio cugino. Me lo disse subito, qualche anno fa.

– Stefano, no, di De Niro non hai molto. Nemmeno di Johnny Depp. Senza dubbio non sei Paolo Villaggio né Alain Delon. Lascerei stare Paul Newman e non scomoderei neppure Matthew McConaughey.

Ora, vieni qua. Guardati allo specchio. Comincia a fissarti su un punto dello specchio. Avanti.

Secondo te, a chi assomigli?

– Non lo so. A un deficiente? Potrebbe essere la risposta giusta?

– A Ryan Gosling, ecco a chi assomigli. Visto che vogliamo giocare, come fanno gli adolescenti, con le celebrity e le icone divistiche.

 

Ecco sì. C’è proprio una somiglianza impressionante. A parte il colore dei capelli. Ryan è un bel biondino, un pulcino.

Io invece sono corvino e ho gli occhi neri come il grande Matt Dillon.

Non ho alcun pudore nel dirvi che il mio passato fu praticamente identico a Stay – Nel labirinto della mente.

Sì, una psiche enigmatica, amletica, con accenni di psicosi e curve pericolose d’uno stato mentale talmente anomalo da poter essere scambiato superficialmente per demenza ed equivocato per invalidante disturbo psichico.

Ma anche uno psichico come ne Il caso Thomas Crawford. Una testa di c… o che non gli daresti una lira.

Ed Anthony Hopkins, nuovamente “psichiatra della mutua” come il suo epocale Hannibal Lecter, pensa che sia facilissimo coglionare il ragazzino.

Che invece lo fotte di brutto.

Può succedere, Sir Anthony, di trovare uno più deduttivo e intelligente di te. Capita, non ne facciamo una tragedia. Suvvia.

In questo mondo, Solo Dio perdona e io non sono Gesù Cristo.

Sono un umanoide, un mezzo androide metafisico, a volte figo a volte sfigato, come in Blade Runner 2049.

La realtà virtuale è amabile come Ana de Armas.

Sì, le donne reali sono spesso insopportabili. Sono isteriche. Stanno a lagnarsi tutto il giorno solo perché s’è rotta la lavatrice. So io invece che il loro cervello andrebbe smacchiato a massima temperatura.

Di testa calda e friggitrice come il mitico Ryan di Drive. Un romantico futurista, un autista mezzo autistico.

Che però, quando si accorge del marcio, quando al suo amico combinano uno scherzo omicida, diventa una furia devastante.

Sì, direi che il Falotico c’è tutto.

Per non parlare poi di First Man.

Uno a cui capita qualcosa di veramente nefasto e agghiacciante. E con tutti finge che le cose vadano benissimo. Fa buon viso, come si suol dire, a cattiva sorte.

Sì, ho perso mia figlia piccola, beviamoci uno Scotch.

Sì, per colpa di bambagioni che pensavano di arrivare sulla Luna, stavo allunandomi ai crateri della più sola aridità notturna.

Ma me ne fotto delle bevute in compagnia, delle cosiddette piccole cose. Rose rosse per te non ho comprato stasera. Donna, pigliati una rossa, sì, sei lesbica e mi stai soltanto addolorando d’amor spinoso. Sì, ho sbagliato ad arrossire per te.

Sogno un viaggio spaziale, indimenticabile.

Voi non avete tempo per questo. È sabato, andate a caccia stasera. Poi domani è domenica, sveglia tardi, una mangiatona e stravaccata sul divano. Quindi il lunedì e ricomincia la tiritera, la routine giornaliera.

Ah, non si è rotta la lavatrice. Ti sei rotta le unghie? Io invece di tutto questo mi son rotto il c… ecco, ci siamo capiti.

Quando morirò, immagino la mia pagina di Wikipedia.

 

Stefano F.

«Considerato uno dei più svogliati, grandi sex symbol della storia dell’umanità, attore specializzato nel trasformismo, mimo in quanto spesso atipico e sofferente di atimia, fu preso per gentile uomo timido.

Invece la sua canzone preferita era Smile di Jimmy Durante.

Tenero, adorabile, dimostrò una durezza impressionante. Amante, come detto di Durante, scrisse molti libri aulici come Alighieri Dante.

Lui dava ma gli altri non davano nulla.

Uomo molto da Aspettando Godot, non è che molto godette. Eppur fu sentimentalmente legato alle più belle donne dell’epoca. Nessuna di Hollywood gli sfuggiva. Neppure quelle conservate, prestigiosamente, in cofanetti da famosi sogni nel cassetto…

Uomo uguale a Totò le Mokò, era talmente sensuale che simulava di essere un eunuco per non far scoppiare un casino pazzesco. Da cui Un turco napoletano:

la donna è mobile e io mi sento mobiliere.

La gente gli urlava… datti una mossa… e lui invece rimaneva impassibile.

Immobile, spolverando tutto il mobilio…

Gli altri, odiandolo a morte come il fascista Duce, morirono prima di lui di bile.

Mentre oggi il Falotico vive nell’olimpo e da lassù vige.

Così è, non si transige».

 

di Stefano Falotico, dico, mi pare ovvio56976895_10213438286814463_8244242247827062784_n 57039802_10213438347815988_5042845505961328640_n gosling

Liam Neeson, ascesa di un uomo tranquillo ma non tanto all’asciutto…


07 Feb

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Innanzitutto sparatevi questo. A proposito di film sulla vendetta alla Liam…

Negli ultimi mesi, ho scritto una miriade di cose su Liam Neeson. Cercatele, son sparse dappertutto nel net. Lei, donna, pulisca il WC. E legga qualche libro. È ferma all’ABC. Vota la DC? Non esiste più, adesso tutti son politici dietro un pc.

Liam, un uomo bello. Tosto e duro. Duro, durissimo, vero signora?

Quest’uomo sempre più m’impressiona e, ripeto, la sua metamorfosi attoriale ha dello spaventoso stupefacente.

Lui che fu Oscar Schindler ma non vinse l’Oscar e fu assai amato da Uma Thurman. Con lei non fu “miserabile” ma a quanto pare un darkman dall’uccello lupesco, come in The Grey. Sì, Uma ha scopato mezza Hollywood ma un uccello come quello di Liam sostiene che non l’abbia mai più visto Non l’abbia in quanto quello di Liam l’abbacinava e di notte abbaiava, latrava anche nella latrina di orgasmi lerci, ululava, insomma cazzeggiava.

Un uomo davvero Kinsey e infatti, nel succitato capolavoro di Spielberg, lo sa bene Ben Kingsley. Lui fu Gandhi ma Liam non è mai stato ascetico. Diciamo che spesso lo ha asceso. Mica scemo…

Fra americane, africane, ariane, ebree e nere. Non ha pregiudizi razziali. Lui le “salva” tutte nel suo fornificarle in maniera “crematoria”.

Sì, Liam va detto. È sempre stato un maiale. Metaforicamente, in quei femminili for(n)i e non. Basti vedere il suo ruolo ne La ballata di Buster Scruggs. Raramente ho assistito a un porco del genere. Ammazza il povero ragazzo monco, buttandolo giù dal ponte. Non si vede questa scena ma è chiarissimo che lo affogherà. Perché Liam, una vola trovata la gallina dalle uova d’oro, dopo aver spennato tante gallinelle che ovulavano dinanzi al suo marcantonio, non è certamente nella vita privata il Prete di Gangs of New York o Ferreira di Silence. Ma un bucaniere da Gun Shy – Un revolver in analisi. Più che altro uno che le guarda in cagnesco, un Rottweiler in anale…

Lui riesce a farle tutte gridare e tira fuori… la voce anche alle mute e alle lesbiche. Basti pensare a Jodie Foster di Nell.

Liam, a mo’ di Andrea Roncato/Patacchi “capo ufficio pacchi”, dà a ogni donna la “curetta”.

È un uomo che resuscita ogni frigida. E sulla sua porca, no porta, c’è scritto Vendesi miracolo.

Liam non è un uomo, insomma, da Mission ma ama le missionarie e tutte le (im)posizioni. Le donne, inginocchiate, lo benedicono e stanno a pregarglielo in poca santità senza remissione di ogni immissione…

Sì, Liam possiede proprio uno spadone, una luccicante Excalibur. Infrangibile, potentissima. Un ciddone!

A parte le porcate, Liam è davvero un glande, no, un grande.

A eccezion fatta di qualche stronzata, la sua filmografia negli ultimi anni è stata strabiliante.

Quasi esclusivamente confinato a revenge movies alla Io vi troverò ma son variazioni sul tema davvero cazzute.

Una sfilza di fighe, no, figate di genere. Da La preda perfetta a Run All Night, da L’uomo sul treno a questo Un uomo tranquillo. Film osannato dalla Critica americana.

Sì, pare un ottimo rifacimento…

E ricordate, donne e anche uomini: Liam vi fa da capo a piedi e soprattutto, gentil sesso, lui ci dà, se la rifà e nei suoi “remake” spacca…

Peraltro, non ho mai visto un uomo così caldo quanto freddo come Liam.

Era sposato, come saprete, con Natasha Richardson. Donna che a me piaceva molto. Infatti, in Cortesie per gli ospiti di Paul Schrader, nell’albergo veneziano me la sarei fottuta sotto le veneziane. Mica come Rupert Everett. Quello, si sa, è dell’altra sponda. Sì, non sa bagnare le donne.

Dovete sapere che Natasha morì tragicamente. E Liam, sbattendosene… il cazzo, un mese dopo era già sul set di un nuovo film.

Che uomo di merda. Lui non sente proprio niente, non soffre delle disgrazie altrui, morta una se ne ficca un’altra. Come se nulla fosse.

Con enorme tranquillità, senza battere… ciglio.

Liam non elabora nessun lutto, non cade in depressione, bensì pompa con più pressione.

Insomma, diciamocelo, cazzoni.

Se non ci fossi io a farvi ridere, che sen(s)o avrebbe la vita?

Io vi tiro su. Anche quando mi buttate giù.

Sono però come Liam. Al freddo e al gelo, scivolo nella notte in quanto uomo di tante botte.

Soprattutto quelle mi date.

 

di Stefano Falotico

E se fossi Ryan Gosling di DRIVE? Sì, il Batman italiano, anche il JOKER


09 Jan

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Sì, sapete che non l’avevo mai visto? Ah, colpa gravissima. Io, cinefilo incallito e amante del noir più sfrenato, futurista ante litteram e letterato incallito, L’ho anche recensito ma a dire la verità non è che mi sia piaciuto tantissimo. Una mescolanza di Cinema realizzato altrove meglio che, secondo me, come detto, basa moltissimo del suo risultato emozionale per via di questa canzone strepitosa:

Sì, Stefano Falotico, il qui presente sottoscritto, se vogliamo definirlo, è indefinibile, sfuggente, un driver l’imprendibile. Con accenni malinconici alla Travis Bickle innestati, innervati su una carrozzeria del cuore da Cinema di Michael Mann. E veloci schizzi romanticamente violenti.

E questo libro, nonostante le troppe virgolette, qualche neologismo furibondamente eccentrico, rimane un masterpiece.

Sì, io sono l’autista notturno di tutto, soprattutto delle mie emozioni sepolte che, nello sfrecciar di gomme pneumatiche, riempiendomi di calore nelle strade della mia anima dissestata, sbattono contro il mio parabrezza psichico e dilaniano l’anima, spandendola nella lost highway.

Non voglio più sentire stronzate sul mio conto. Anni fa, uno sciroccato di psichiatra, non capendo un beneamato cazzo della mia vita, disse che andavo istradato a una vita normale. Orrore degli orrori. Non voglio ridurmi come una donnetta lagnosa che ascolta Elisa e si consola dalle sue frustrazioni affettive, riguardando alla tv, con la lacrimuccia e rimmel sbavato, Paura d’amare.

Basta, non se ne può più delle assurde dicerie sul mio conto. Se vogliamo dire che io non so cos’è la parola amore, diciamolo pure. Perché io non amerò mai come la maggior parte di voi. Il vostro non è amore, è bisogno di stare con qualcuno per paura di rimanere soli. Per attimi patetici di calore. E confondete spesso il sesso con l’amore. Ché quasi mai sono in congiunzione, se non in rari casi, e allora, soltanto in questo frangente miracoloso, potete considerarvi soddisfatti, pienamente appagati e probabilmente, oltre che fortunati, modestamente felici.

La maggior parte delle persone viene folgorata, da cui il colpo di fulmine a cui io credo, dal sesso opposto, anche dal sesso identico se sono omosessuali o lesbiche, e il primo impulso che brucia in loro è istintivamente l’attrazione fisica, la chimica esplosivamente ormonale.

Poi, se ci scappa una scopata, se con quella persona con cui ti sei accoppiato/a s’instaurano delle affinità elettive, si sviluppa il piacere di starci assieme e non solo a letto, vi fissate con questa parola abusata, amore.

Ve ne riempite la bocca, sciocchi.

Anche perché siete ossessionati dalla moralità piccolo-borghese. E, guardandovi allo specchio, vi reputate ignominiosi se fate sesso senza credere che l’abbiate fatto solo perché vogliosi di lasciarvi andare. Dovete necessariamente, per via del vostro inestirpabile, abominevole retroterra moralisticamente cattolico, affermare che avete fatto sesso perché sentivate qualcosa che andava al di là del puro, carnale, duro, detonante, furioso o dolce rapporto fisico lussurioso. Che voi non siete appaiabili alla sconcia e squallida animalità sanamente, sì lo è, connaturata alle vostre termodinamiche sensoriali e corporee, bensì, essendo figli del vostro illusorio Dio, della vostra bacata idealizzazione di Dio e cosicché anche dell’alterato, anzi adulterato concetto mitizzato e appunto divinizzato dell’amore, voi fate sesso solo quando romanticamente innamorati. Perché, se mentiste a voi stessi, dunque riconoscendo la chiarissima verità, di fronte a questa bugia immane che vi raccontate, per via sempre della vostra educazione distorta, vi sentireste gravemente in colpa, sporchi, e invece siete brave persone, vero?

Non ci crede nessuno, smettetela.

Io ho un concetto dell’amore molto simile a von Trier. Totalizzante. E non limiterei, tumefarei l’emozionalità del significato della parola amore al solo amore fra due persone. L’amore cioè inteso in senso relazionale di coppia.

Amore è anche guardare un bambino e, osservando la cristallina innocenza del suo sguardo, sorridergli, augurandosi che la sua vita sia fottutamente bella, piena di speranza e sogni.

Amore è soffrire nella solitudine più devastante e commuoversi per un attimo fugace di poesia.

Amore è ricevere una telefonata mentre stavi guardando un film con Stanlio e Ollio e sapere che la persona di cui eri innamorato è tragicamente morta.

Sapere che è tutto finito.

Amore è forse Ron Perlman di questa serie televisiva, un uomo che da piccolo mi spaventava a morte.

Amore è l’ingenuo Salvatore de Il nome della rosa e forse, a proposito di poesia e Sean Connery, quest’altra è una delle scene più belle di tutti i tempi.

 

– Scusi, ma lei, Falotico, come fa a sapere de La bella e la bestia con Ron Perlman?

– Io so tutto. Sono o non sono John Connor?

– Falotico, lei mi sta facendo girare le palle! Ma chi crede di essere per vivere così? Lei deve darsi una regolata. Lei non è Superman.

– Io direi molto di più. No?

 

di Stefano Falotico

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