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Non seguo più la cerimonia degli Oscar come un tempo, un tempo mi tiravo a lucido, quasi in smoking, e mi docciavo per essere al top durante la visione, neanche se fossi stato io il winner… o Peppino Lo Cicero


04 Mar

lo cicero servillo

Sono particolarmente legato al film 5 è il numero perfetto di Igort.

Lo vidi, in anteprima, al Festival di Venezia dell’edizione stravinta da Joker. Proiettato, peraltro, proprio in quegli stessi giorni.

Fu stroncato ma io l’amai subito. In quanto, l’incipit con Servillo dal naso adunco e posticcio, mi ricordò la caricatura di Bob De Niro in Ronin. Quest’ultimo, nel film di Frankenheimer, scendeva le scale di una scalinata (per forza, le scale fanno parte della scalinata, non credo della Scala di Milano, ah ah) di Parigi, passeggiando torvamente per poi addentrarsi in un bistrot frequentato da spie forse losche, forse bazzicato da Natasha McElhone. Diciamocela, una gran gnocca.

Inizialmente, De Niro fu corteggiato per la parte andata poi, dopo molte vicissitudini produttive, a Toni Servillo, definito il De Niro italiano. Ora, con buona pace di Toni, se lui è il De Niro italiano, io sono il Daniel Auteuil del bassifondi felsinei.

La vita va avanti, a volte va indietro. Credo che sia giusto così, in fondo…

Sì, credo che un tempo fossi una persona migliore con enormi ambizioni. Credevo fermamente che un giorno avrei vinto l’Oscar. Ma divenni un Toro scatenato. Infatti, nella domenica mattina della nottata a venire dell’edizione degli Oscar, che si tiene dopo la mezzanotte, ora italiana, entravo in ansia e mi lavavo imperterritamente per trovarmi in splendida forma spumeggiante, quasi schiumosa al Neutro Roberts, per tifare contro Julia Roberts, donna da me mai sopportata, sentendomi più che una celebrità, diciamocela, un uomo pulito e immacolato da disturbo ossessivo-compulsivo di natura maniacale-igienica tendente al carnato mio di pelle chiara, oserei dire candida e smaltata più d’una bella statuina dorata.

Mi ricordo comunque che non poco m’identificai col vincitore Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Ah ah. Ah, che annata. Vinse tutto Titanic, tralasciando Helen Hunt…

Qualcosa è cambiato è una vera, soprattutto realistica, storia d’amore, altro che il film di Cameron.

Non uccidetemi per questa mia affermazione: il Cinema di James Cameron è inferiore a quello di Mario Camerini. Comunque, Kate Winslet è più figa rispetto ad Helen Hunt.

Andiamo ora avanti. Non facciamo della dietrologia per queste mie asserzioni banali. Che volete? La banana?

Oggi come oggi, debbo ammettere di essere cambiato in qualcosa? No, quasi in tutto. A quindici anni fui Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, fui preso per pazzo solamente perché disertai il liceo. Non mi pento di tale mia scelta. Gli altri facevano occupazione mentre i professori facevano un po’ i disoccupati. Quindi, io sono stato coerente.

Se non vi sta bene, denunciatemi al sindacato di Jimmy Hoffa di The Irishman, miei mafiosetti e ragazzine smorfiosette. Ho delle belle fossette, dunque più di tanto non mi affosserete.

Peppino Lo Cicero, Peppino De Filippo, Peppino Impastato e Carlo Buccirosso as Totò o’ macellaio. Di mio, preferisco Antonio de Curtis di 47 morto che parlaE ho detto tutto…

Suvvia, guaglioni, non fatemi una Smorfia, neppure napoletana. Non ho bisogno di interpretare i vostri sogni per giocarmeli al Lotto. Voi, dalla nascita, vi siete fottuti il cervello. Quindi, i vostri sogni sono aria fritta come quelli di Iaia Forte nei panni di Madonna. Scusatemi, compari, ma non era Veronica Ciccone la… Madonna?

State messi male. In Italia, pensano che Sergio Castellitto sia un grande attore e che sua moglie, Margaret Mazzantini, sia una grande scrittrice. Sì, la Mazzantini vinse il premio Strega. Siamo sicuri che fosse della letteratura?

Castellitto è un mediocre. Lo apprezzo solamente nel film di Vincenzo Terracciano dal titolo Tris di donne & abiti nuziali.

La sua faccia infatti mi puzza di stronzo. Basti vedere le sue scene vergognose ne La carne con Francesca Dellera e il suo metodo molto sentito con Claudia Gerini in Non ti muovere.

Invero, di notte registravo tutte le puntate di Playboy Late Night Show. Durante la giornata, leggevo più di Dennis Hopper di Una vita al massimo. A eccezione della Notte delle Stelle in cui, possedendo io solo un videoregistratore ai tempi delle VHS, non essendo tale apparecchio dotato della possibilità di registrazione multipla a più canali, per una notte non mi distraevo con Marliece Andrada, futura star di Baywatch, fingendo spudoratamente, anzi, con estrema pulizia e pudicizia da Academy Award, per l’appunto, di essere un topo, no, un tipo che necessitava di starsene buono e zitto, amando donne bastarde eppur di gran classe come Louise Fletcher. Infatti, la parte di Fletcher in C’era una volta in America co’ De Niro fu tagliata…

Devo esservi sincero, Jack Nicholson ha recitato con attrici bravissime. Fra cui Diane Keaton, Meryl Streep, Faye Dunaway e via dicendo. Ed è stato sposato per anni con un’attrice meravigliosa ma, indubbiamente, oggettivamente bruttissima, cioè Anjelica Huston.

Nel tempo libero, fra una lite e l’altra con Morticia Addams, a mo’ di 3 giorni per la verità del suo amico Sean Penn, autore di Lupo solitario, col quale Jack avrebbe recitato pure ne La promessa, pur conservando omertosamente, a mo’ di mafioso bugiardissimo, L’onore dei Prizzi e l’impeccabile reputazione della “famiglia” alla Marlon Brando de Il padrino, non aveva prezzo quando segretamente sfilava le calze col pizzo di Amber Smith. O no?

Come si suol dire, Wolf – La belva è fuori? No, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Sì, Jack è sempre stato un vizioso e non è affatto vero il detto fariseo… l’ozio è il padre dei vizi.

Di mio, per esempio, ho sempre oziato eppur non soffro de Il vizietto con Ugo Tognazzi. Non sono omofobo, non so neanche se sia io un uomo. A volte, comunque, mangio le uova. Le donne ovulano e i maschi amano spesso le galline spennacchiate. Molti uomini sono dei galli cedroni. Be’, fatemi bere ‘na cedrata.

Per via dei miei innocui vizi pubici, no, pudici, fui accusato di essere uno sfigato come Ugo Fantozzi. Sì, i miei coetanei mi sfottevano a sangue. Si sa, erano e sono immaturi e strafottenti. Loro se ne fottevano…, ancora se ne fottono.

Io accettavo ogni presa per il culo senza battere ciglio? No, senza battere. Sì, molti adolescenti della mia età invece già battevano senza darlo a vedere…. Stavano sempre a cazzeggiare e a limonare in qualche pub(e). No, non erano delle prostitute di bassa lega. Meglio non fare una sega? No, farsene molte… Questi pubescenti venivano… foraggiati dai genitori d’alto bordo che li mantenevano agli studi di ogni lingua, straniera e non, scandinava, spagnola o semplicemente “poliglotta” affinché si sviluppassero… con qualche tamarra già molto “esperta”, sebbene prematura con scapp… mento a destra? No, maturanda presto laureanda bravissima agli orali… Molte di queste donne, ex universitarie da Conoscenza carnale di Mike Nichols, adesso sono diventate Anne Bancroft de Il laureato. Sì, per mantenere la facciata di brave signore moralmente integerrime, sono regolarmente sposate a un uomo laureatosi alla Bocconi, poi nel privato, forse solo nel club privé, amano un Piccolo grande uomo alla Dustin Hoffman da attrici “navigate” come Brenda James, Julia Ann, Brandi Love. Finito ciò, ritornano a fare le donne di casa da maionese Calvé. Attenti, mariuoli, queste vi rigirano come un calzino e vi fanno impazzire.

Sì, queste attrici da me appena menzionate, sono specializzate alla boc… hini ai ragazzini? Forse, diciamo, che non sono Jodie Foster di Sotto accusa e de Il silenzio degli innocenti? Direi di no.

Be’, diciamo che i tempi sono cambiati. Dobbiamo aggiornarci, non essere bigotti. Nel sessantotto, si combatté per la libertà sessuale, poi arrivò il 69, adesso le Anne Bancroft dei “tempi d’oro” sono diventate Jodie Foster di The Dangerous Lives of Altar Boys.

Essendo un po’ in là con gli anni, tifano per Ragazzi fuori, no, per ragazzi puri come Ethan Hawke di Paradiso perduto. Eh già. Che cazzo possono fare, d’altra parte? Come si suol dire, nemmeno Francesco Benigno se l’inc… a. Cioè, sono passate dal bramare John Lennon e Paul McCartney dei Beatles a parteggiare per il protagonista biondino de L’attimo fuggente.

Ah, per forza. Vecchie decrepite come sono, possono solo recitare la parte delle filantrope. Sono passate dal credersi Ava Gardner al ballare nel giardino delle loro great expetactions perdute per colpa della menopausa più cavalcante di un Cowgirl – Il nuovo sesso con l’ex di Hawke? Sì, Uma Thurman ma queste qui non “thurmano”, no, non mi turbano. Onestamente, sono già state fottute da parecchio. Che si fottano. Riguardassero Ethan Hawke in Prima dell’alba e poi, se ancora sentiranno qualcosa, rivedessero il loro Prima del tramonto?

Che volete farmi per queste battone, no, per queste mie battute? Sono nato nel ‘79 e, parafrasando il buon Eastwood con E.G. Marshall in Potere assoluto, sono troppo vecchio per raccontarvi puttanate.

Il nostro mondo ha perso. Meritava di vincere come quando fu candidato Al Pacino agli Oscar per …e giustizia per tutti ma Al fu battuto, ingiustamente, da Dustin Hoffman di Kramer contro Kramer.

Quest’anno, tiferò per Nomadland. Tanto per dimostrarvi che non sono misogino. Sì, ci sono ancora le grandi registe donne dopo Jane Campion.

Ma mi sorge, qui, spontanea ora una domanda. Come ca… è stato possibile che Gran Torino di Eastwood non sia stato candidato a nulla? È semplicemente uno dei tre quattro film per cui valga la pena di vivere. Vedo gente che litiga perché è in disaccordo su un film. Vedo uomini che ammazzano le loro donne solo perché hanno scoperto che esse amano Jodie Foster. Da quando nasci, t’insegnano che sei una brava persona se fai lo schiavo che lavora come un negro e vive di messe e compromessi. Mentendo sempre a sé stesso per avere tanti amici e tante stronze. A un certo punto però, in questo mondo che non crede a nulla ma crede che siano giuste le quarantene dovute al Covid, come dice Eastwood/Walt Kowalski, avete presente che di tanto in tanto si incontra un tizio che è meglio non far incazzare? Beh, quello sono io… Sì, mi spiace che, a fine maggio, Clint Eastwood compirà 91 anni. Non penso che girerà molti altri film. Come dicono a Napoli, cè pecchet’! Cioè, che peccato! I geni non devono morire mai, i geni non devono stare con la gente normale. La gente normale è formata da ladri, da bugiardi, da guappi, da cornuti e traditori, da gente che di mattina mangia un cornetto e poi prega col cornetto affinché tu possa morire d’un male impietoso. È gente che crede a dio, è superstiziosa. Pensate, molti credono pure al diavolo, uno con le corna in testa… Crede davvero che un attore sia meglio di un altro perché a differenza dell’altro ha vinto l’Oscar. Appena alla gente sputi in faccia la verità, ti dicono che sei delirante. Be’, non ho bisogno più dei figli di bottana. Poiché, come sostenne Nietzsche, l’uomo all’apparenza più debole è invece il più forte. Un tempo, inoltre, la Critica cinematografica era formata da uomini in gamba. Adesso, tengono banco Frusciante e victorlaszlo88. Il primo è uno che, nella sua monografia su Carpenter, sostiene che dovremmo lavorare un’ora al giorno, massimo, e goderci la vita. Parla, parla, parla ma sta sempre a fare un cazzo, chiede soldi per “lavorare” a mini-recensioni di 2 min. Il secondo, a furia di vedere film e non farsi una trombata con Valeria Golino, sta diventando Victor Frankenstein.

Come sosteneva Clint, il mondo si divide in due categorie. Quella degli umani e quella dei nani. Voi siete nani. Continuate con l’onanismo. Ciao ciao.

 

locandina 5 numero perfetto servillo

di Stefano Falotico

 

In tempi di Draghi, ci vuole il Drugo per ripristinare il mondo a Cinema, fumetti e anime purissimi/e da Ken il guerriero pulitissimo


05 Feb

lebowski bridges

Sì, a Bologna, quando una persona è prodigiosa, gli si dice: , ma lui lì è un drago.

Di mio, so che il vicino di casa di mia nonna, nella sua casa oramai abbandonata a sé stessa, ubicata in una zona brulla e remota dell’entroterra d’un paesino in provincia di Matera, di cognome faceva Dragonetti. Uomo forse non angioletto eppur carismatico dal fascino meridionale come un Al Pacino nostrano della Lucania con tanto di Amaro Averna, il gusto pieno della vita della moglie che si divertiva con gli amanti più calorosi di una vodka ad altissima temperatura, zuccherandoli dall’essere cassaintegrati mentre il Dragonetti, incassando altre botte al fegato, amaramente cantava con Domenico Modugno, forse oggi coi Negramaro. Ecco, in questi tempi bui ove nemmeno Rust Cohle/Matthew McConaughey riesce a sperare nella luce contro le tenebre, necessitiamo di una nuova stella di Hollywood? No, di una star dell’Orsa Maggiore a mo’ di Ken il guerriero. Epicamente “siglato” da Claudio Maioli. Uomo che, alla pari di Cristina D’Avena in versione virile su voce da Kickboxer à la Vandamme canoro, energizzò le nostre infanzie pronte a slanciarsi, dopo una torbida pubertà, in un’adolescenza che sognammo foriera di vitalità e godimenti lontani da vetusti schemi della “didattica a distanza” figlia d’adulti tromboneschi e oramai, da tempo immemorabile, spenti e depressi. Gente, invero, trombata e secondo me anche poco trombante, insomma, arrogante e impotente. Gente che, evidentemente delusa anzitempo, s’arrogò il diritto di volerci intenerire e incenerire al fine che, di rughe precoci e di panze piene veramente atroci, passassimo il tempo a giudicare come Mara Maionchi. Assoggettandoci al loro XFactor atto a far sì che ci accor(p)assimo ai loro deperiti corpi, cuori e cori marci e putridi. Sì, esigo la giusta recensione, no, la regressione alla Ferdydurke. Opera letteraria davvero capolavoro di Witold Marian Gombrowicz. Sì, in un mondo imbarbarito ove la gente invidia, a mo’ di Iago, Mario Balotelli perché non è Otello ma stette con una di grosse t… te, ovvero Barbara Francesca Ovieni, la quale gli diceva… Mario non essere amletico, o vieni oppure andrò con Riccardo III che è storpio ma ha voglia e infatti urla… un cavallo, il mio regno per un cavallo e per una donna come Barbara, una cavalla che sa le gambe accavallare, ecco, io scazzai tutto e, nelle rughe, no, righe venute prima di Mario, non poco cazzeggiai. Ci vorrebbe Renato Pozzetto di Da grande per rivedere la vita con purezza totale, senza nemmeno scoglionarci con atti impuri. Ora, secondo Federico Frusciante, famoso critico YouTuber, David Bowie fu una put… na di bassissimo bordo mentre i Queen lo furono come Theresa Russell di Whore.

Secondo le grida popolari da arrotini e da personaggi circensi, da cretini, da venditori di castronerie da pere cotte, sì, da peracottari e, un tanto al chilo, qualunquisti imbonitori da mercato ortofrutticolo, emesse con sfacciataggine da Oscar da tali tuttologi fantomatici del web, Brian May non fu un chitarrista mentre i sedicenni del Conservatorio avrebbero un’estensione vocale maggiore rispetto a quella di Freddie Mercury. Queste idiozie fanno più paura di Freddy Krueger. Secondo me, questa gente è come Gene Hackman de Gli spietati. Quello sceriffo, nel suo rione, dettò legge. Propinando maieutica e “cultura” cinematografico-musicale ma non entrando però mai realmente in azione a mo’ di Amleto che perennemente delira imperterrito, non sempre a torto comunque, teorizza complotti su Netflix e scambia Clive Owen per Owen Wilson. Ah, sono comunisti così come Mario Brega di Un sacco bello, si capisce, incorruttibili mentre chiedono ed elemosinano soldi per recensioni da capitalisti deplorevoli. Ecco allora che qualcuno s’identifica in Gian Maria Volonté. Io credo di essere Marco van Basten. Cioè il centravanti più forte di sempre a cui spezzarono le gambe semplicemente perché quando scendeva in campo distruggeva chiunque. Ah no? Ecco, io non sono un uomo normale. È risaputo. Infatti, colpi come quelli di Mario, no, Marco, peraltro immarcabile, li possono eseguire tre persone, vale a dire Uma Thurman di Kill Bill vol. 2, Ken il guerriero e una persona su cui sarebbe stato meglio non comportarsi come i David Carradine di turno. Sì, i miei sono sfrontati affronti da William Munny, il revenant per eccellenza. Silenzio adesso, parla il Maestro. Se non vi sta bene, chiedetemi chi sia e come sarà Cry Macho e ve lo dirò dopo averlo visto. Ah ah.

di Stefano Falotico

I leccaculo di Federico Frusciante: i soliti idioti o I soliti ignoti?


25 Jan

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Federico Frusciante nutre idiosincrasia immotivata nei riguardi di Sugar Fornaciari e farnetica in merito ad Oro, Incenso & Birra


02 Oct

Questi gli screenshot che attestano il suo odio per partito preso. Voglio confutarlo, io aborr(isc)o certe prese di posizione poco ragionevoli, legate a una visione del mondo, anche musicale, circoscritto a poetiche personali del tutto discutibili.frusciantesugar 6 frusciantesugar 5 frusciantesugar 4 frusciantesugar 3 frusciantesugar 2frusciantesugar

77.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: inaugura Lacci di Luchetti mentre io slaccio ogni lucchetto del passato e voglio ringraziare tutti, anche i cattivi, per il mio miracoloso ringiova(ni)mento


02 Sep

Lacci+Photocall+77th+Venice+Film+Festival+EeNMmso1s2olInnanzitutto lei, anzi, Lei con la maiuscola. Fulgida e soave, superlativa e acuta, lei il mio cuore ausculta e la mia anima ascoltò.

Eh sì. Edizione veramente particolare quella di quest’anno del Festival di Venezia. Pregiata kermesse giunta alla sua settantasettesima edizione.

77, come gli anni da pochissimo compiuti di the greatest actor alive.

Che te lo dico a fare? Al Pacino, incluso Donnie Brasco e la sua magnifica performance doppiata, in tale film di Mike Newell, da uno strepitoso Giancarlo Giannini al suo massimo storico?

No, il suo antagonista, nemico-amico storico di sempre. Ovvero, anzi, ça va sans diremonsieur Bob De Niro. Soprannominato, ai tempi della sua adolescenza schiva e riservata, as Bobby Milk, per via del suo pallore congenito.

Sì, è vero. Gli assomiglio. Peraltro, non poco. Ma non credo, sinceramente, che questa mia rassomiglianza sia derivata dall’essermene identificato tantissimo tempo addietro. Quando, adottando una tecnica d’identificazione-trasfusione attoriale fra lui e me, spettatore nei suoi riguardi adorante oltremodo, in maniera simbiotica sostituii il mio Falotico, dotato inoltre di medesimo suo neo sulla guancia però opposta, al suo volto. Compenetrandomene à la Videodrome cronenberghiana di mimesi talmente assurda da sembrare, a sua volta, un ambiguo, inquietante e al contempo pazzesco, funambolico body horror incredibile ed estremamente affascinante.

E, a proposito di uno dei tanti capolavori inarrivabili di uno dei maggiori, imbattibili cineasti viventi, vale a dire David Cronenberg, da qualche anno a questa parte, sono divenuto amico di Federico Frusciante. Auto-ribattezzatosi l’ultimo dei “videotecari”, stazionante in via Magenta e gestore, proprietario, soprattutto factotum del suo negozio di noleggio di dvd.

Un locale ove, anacronisticamente, ora che impazzano lo streaming, Amazon Prime e Netflix, ancora si possono “affittare” i film, restaurandoci all’antico lindore di una memorabilia cinefila fra l’ante litteram più nostalgico degli anni novanta, epoca in cui spopolarono le VHS, e la Naïve art di pellicole soltanto “arty”, cioè pellicole che, nelle intenzioni, vorrebbero essere assoluta arte memorabile e invece sono ed eternamente rimarranno pacchianate kitsch delle più scontate e programmaticamente studiate per un pubblico idiota di radicalchic finto-sofisticati, cioè una congrega di esaltati intrinsecamente ignoranti, e… dicevo, scusatemi, per l’ennesima volta mi sono perso. Dicevo, datemi un attimo di tregua e di Respiro (che fine ha fatto, Emanuele Crialese?), devo compiere mente locale, ecco, ci sono. Pardon!

Locale, quello del Fruscio, ove si passa dalle ultime mega-cagate con Nic Cage, attore da Fede detestato, alle più bieche furbate, dicasi altresì gigantesche porcate in formato colossal soprattutto della scemenza più abissale, firmate da Michael Bay, dai film muti a quelli più sregolati, folli e geniali di Takeshi Kitano. Regista dal Fruscio giustamente venerato, forse solo un tantino da lui magnificato.

Io vidi Beat Takeshi dal vivo. Come no?

Ah, ne passai tante e vidi tantissimi attori e registi. Pure lo stesso Nicolas Cage durante la prima de Il cattivo tenente di Werner Herzog.

Dopo aver fotografato Nic, mi recai a un chiosco. E, dinanzi a me, in camuffa, scorsi Vincent Gallo.

In questi anni, credo di aver affrontato qualcosa che un comune mortale non dovrebbe mai fronteggiare e contro cui nessun uomo dovrebbe giammai battagliare.

Dovetti scagionarmi da accuse infondate sulla mia persona, sconfiggendo ogni ordine psichiatrico e dimostrando di essere più intuitivo di Rust Cohle di True Detective per non venire cannibalizzato da carnali persone ingorde della mia anima.

Sì, sono Hannibal Lecter. Non lo sapevate? Con l’unica differenza che furono gli altri a volermi mangiare vivo mentre io continuo a pensare che, se Jodie Foster soltanto mi avvistasse davanti a lei in un pub, dopo tre secondi netti non sarebbe più lesbica.

Sì, Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti fu un uomo invero originariamente, innatamente e dannatamente innocente, scarnificato da maniaci sessuali. Al che, spolpato a sangue nel suo pudore stuprato, da pecora da poesie di Umberto Saba, si trasformò in un lupo cattivo, desiderando di amare le donne in modo saffico.

Di mio, malgrado ogni violenza psicologica subita, ripeto, divento sempre più buono, soprattutto bono forte.

Tant’è che la mia attuale lei è sull’orlo della pazzia, in quanto del sottoscritto gelosa a morte.

L’altra sera addirittura mi disse:

– Stefano, per non soffrire pene… d’amore, mi sa che dovrò cambiare sesso.

 

Lei, inoltre, crede fermamente che io piaccia molto anche ai gay. Una bella situazione del cazzo, non c’è che dire. Ah ah.

A parte gli scherzi, il Festival è stato inaugurato da Lacci di Daniele Luchetti, grande amico di Nanni Moretti.

Mentre io, grazie alla mia personale psicanalisi, assai più valida di ogni teoria freudiana ed elucubrazione lombrosiana sulle principali istanze della personalità, tematica al centro di Tre piani, abito al quarto piano e, ultimamente, io e la mia lei, quando ci amiamo e ci denudiamo, non è che, a dirla tutta, ci andiamo pianissimo.

Diciamo che io spingo abbastanza anche se, finito che abbiamo io e lei di amoreggiare in modo selvaggio, lei sostiene che Al Pacino sia sempre stato più bravo di De Niro.

E io, a mo’ di Moretti di Aprile, le rispondo:

– Sì, ed è sempre più basso.

 

No, non sono ancora a Venezia. Me ne recherò il 5 da accreditato stampa. Non posso permettermi tutto il Festival. Gli alberghi non poco costano.

Davvero pensavate che fossi figlio de Il caimano?

Sono un pasticcere trozkista e, a mio avviso, Silvio Orlando è un grandissimo.

Vi ricordate la sua battuta in Ex?

– E con questo stai? È pure brutto!

– Ha parlato Brad Pitt!

 

Io mi differenzio da Silvio per due motivi. I seguenti:

Brad Pitt non ha mai scritto un libro, recita peggio di me e, al Festival, vi va da piacione.

C’è una grandissima, immane differenza fra un sex symbol e un Falotico.

Io, se fossi in voi, sceglierei il Falò.

Se dite che non è così, beccatevi questo mio video e ci vediamo alla prossima.

Sì, non sarò mai Brad Pitt e C’era una volta a… Hollywood non è un granché.

Ma io batto Leo DiCaprio di Titanic soltanto di mia Voglia di ricominciare.

Comunque, fidatevi, This Boy’s Life è un film mediocre.

È meglio il film che sto concependo in tale mio momento esistenziale. Intitolato provvisoriamente Voglia di fottere…

Ve ne do un’anticipazione. Sarà la storia di vari uomini invidiosi del Falotico. I quali, malgrado molti universitari titoli, non sono accreditati stampa, non hanno nessun libro all’attivo, non sono combattivi ma hanno crescentemente i fegati distrutti.

Al che, in preda alla follia più totale, perseguitano il Falotico nel tentativo patetico di volerlo destrutturare e abbattere.

Peccato che io ami anche Ronin.

E, con morbida nonchalance, passeggio vellutatamente, leccando un gelato e non solo…

Non so cosa farò del mio Falò in questa vita ove ce n’è sempre una…

Intanto, faccio cose, vedo gente.

Sono un Ecce Bombo, un Bombolo, un uomo che ama un bombolone alla crema ma anche una donna più dolce delle facce da cioccolato scaduto di molti di voi.

Sì, ho capito una cosa importante in questa mia stranissima vita.

Io devo aiutare gli altri quando vanno giù e loro parimenti devono aiutare me.

Solo attraverso ciò si è veri amici. Così come insegnano Nanni Moretti e Daniele Luchetti.

Altrimenti, se continuerete a essere egoisti e narcisisti, stronzi e qualunquisti, canterete solamente La Mer.

Non sarete artisti di niente, sarete solo delle mer… e.

E mi spiace davvero deludere tante persone.

Avevo ragione io.

Sono un poeta, un romantico. A dirla tutta, non vi vedo neanche. E mi pare giusto che i dementi abbia io sputtanato.

DiCaprio è vincibile da me e l’isola di Capraia è fighissima…

Abbiamo pure visto, in questi giorni, il poster ufficiale di Diabolik.

Hype alle stelle! Ma mi faccia(no) il piacere. Ci mancavano solo i Manetti Bros. Con quel trimone di Luca Marinelli, con la regina delle sciacquette, ex Miss Italia dei suoi stivali e dell’italiano medio da stivalone italicus, ovvero Miriam Leone, cioè per dirla alla Carlo Verdone, un puttanone. E, a proposito di “top” delle tope da Bianco, rosso e verdone, abbiamo pure Claudia Gerini.

Ah, questi mi fanno girare i co… i, odio questi “girini” da girotondini raccomandatissimi. Di mio, mangio un grissino e sono versatile come il principe Antonio di Totò Diabolicus.

diabolik poster diabolicus totò

 

di Stefano Falotico

Playlist definitiva su Martin Scorsese: parlo per me, voi (de)scrivete la vostra Shutter Island, ah ah


05 Jul

jodie foster warhol

gambardella la grande bellezzaIn questo pezzo, vediamo se siete colti, troverete una bella anafora.
Ripetizione dello stesso termine con una sottilissima sfumatura.

Ecco, a pochi giorni dalla diffusione pubblica della mia recensione (anche in video) su Shutter Island, da me reputato un film concettualmente sbagliato e approssimativo in molti punti, neanche a farlo apposta, Federico Frusciante, sul suo canale YouTube, ha inserito la sua review Patreon del medesimo, identico film.

Pura casualità. Le nostre opinioni, in merito, sono assai divergenti sebbene collimino in molti punti.

Io “postai” la mia rece… in tempi non sospetti. Quindi, non posso minimamente essere accusato d’insospettabilità, ah ah, no, di aver fatto come sovente, ahimè, mi accade, il bastian contrario per puro spirito provocatorio.

E a proposito di purezza, mie schifezze… ah, La grande bellezza.

Fatto sta che, tralasciando le opinioni diverse a riguardo del succitato film di Scorsese, direi di partire da quest’immagine iconica di Jodie Foster. Apparsami in un gruppo Facebook di Cinema soltanto qualche giorno fa. Stranamente, da me mai vista prima. Dico stranamente poiché è/fu firmata da Andy Warhol e, raramente, di lui m’è sfuggito mai, se preferite, mi sfuggì, un solo suo ritratto. Sì, qui Andy ritrasse Jodie in tutto il suo splendore da ninfa purissima, ambiguamente perversa con tale suo furbetto sguardo ammiccante e vagamente, impercettibilmente perverso. Propendente, oserei dire, verso un civettuolo, seduttivo fascino incommensurabilmente castissimo da innocente Lolita già forse contaminata nell’anima… che bella bimba.

La purezza incarnata, priva d’ogni Hardcore schraderiano, forse post Taxi Driver?

Quando è stata scattata questa foto leggerissimamente ritoccata?

Tanti anni fa, esattamente un anno prima che su di me incombesse un ricovero da “manicomio criminale”, prim’ancora che, superando ogni vetta inimmaginabile della forza psicofisica più umanamente concepibile, mi scagionassi da ogni infondata accusa immonda delle più discriminative e stigmatizzanti, maggiorando la mia mente ed elevandola Al di là della vita, innalzandomi in una sorta di Bringing Out the Dead fatalmente miracoloso per me stesso resuscitato come Cristo il salvatore, quattamente indisturbato, pur essendo già, da tempo immemorabile, imputato di essere una persona disturbata e disturbante, più che altro recalcitrante ad omologarmi al porcile di massa, spesso nauseante e inducente a una sartriana repulsione verso le frivole socialità carnalmente edonistiche e facete, mi recai alla multisala di Rastignano, situata in provincia della mia natia Bologna, per assistere a un sottovalutato film per la regia di Neil Jordan. Ovvero Il buio dell’anima.

Stando alla generalista Wikipedia, luogo ameno ove imperano le banalità più mal assortite, spesso redatte da studenti che, dietro piccoli loro contributi sbrigativi, allestiscono semplicistiche sciocchezze figlie del loro relativismo tipico delle loro esistenze misere, perlomeno circoscritte alla loro età, per l’appunto, ancora inevitabilmente confusionaria e a farsi, in quanto ancora scevre del dolore e anche del piacere più umanamente, empaticamente sentiti, la pellicola di Jordan è stata (psico)analizzata all’acqua di rose, come si suol dire, entro la brevità di un’idiozia immonda peggiore del più sciocco proverbio del mondo. Che è… rosso di sera, bel tempo si spera.

La stronzata di Wikipedia, invece, è la seguente:

col passare del tempo, le ferite del corpo guariscono, ma non quelle dell’anima che faticano a cicatrizzarsi: in Erica nascerà un forte desiderio di vendetta che la spingerà a farsi giustizia da sola, interessandosi anche alle ingiustizie capitate ad altri vicini a lei.

Deduttiva e scontata scempiaggine inserita, certamente, da un ragazzo o da una ragazza sprovvisti della cultura cinematografica appartenente alla New Hollywood più stratificata e perciò complessa. Giovani inconsapevoli di soffrire di varie complicazioni difficilmente curabili, cioè dei precoci… inculati, poco addentro, per l’appunto, la veridicità più viscerale e senziente della loro stessa esistenza troppo immatura, troppo acerbamente impura ed esaltata per poter, con cognizione di causa, dissertare in ambito non solo ermeneutico, bensì più sincero soprattutto nei riguardi di sé stessi. In quanto, falsificando la propria coscienza nello svenderla all’apparenza più saputella, si palesano soltanto tristemente come biechi menzogneri auto-bardatisi nella finta, saccente boria di presuntuosi universitari, oserei dire untori, con la bava alla bocca e le cazzute, ridicole ambizioni a mille più cretinamente fottute.

Questi ragazzi non ce la faranno. Prima o poi crolleranno dinanzi all’orrore kurtziano della loro già avvenuta Apocalypse Now.

Lo so per certo, per vissuto personale poiché, oggi come oggi, io deambulo come un ectoplasma. Che vaga, gironzolando da zuzzurellone. A volte sono un po’ cafone, a volte critico i bugiardoni e non credo agli psicofarmaci con tanto di relativi bugiardini.

Dovrebbero, per esempio, finirla di puttaneggiare su Instagram, esponendo smorfie e boccacce che hanno poco a che vedere sia con la sana goliardia del Boccaccio che con l’immacolatezza stupenda della Foster sopra citata. Indubbiamente, eccitante.

Incarnazione della gioventù a farsi, in fiore a divenire e ad accoppiarsi, a copularsi, no, ad accorparsi nella graziosa forma artistica di un’intellettuale d’indubbia naturalezza e potenza carismatica impari, dannatamente bella e sensualissima nella lucida nitidezza delle sue mille, ipnotiche espressività fortissime dalle sfumature più soavemente cangianti e, per l’appunto, limpidissime.

Il buio dell’anima non è un grande film. È giustizialista e ovviamente non regge il confronto minimamente con Taxi Driver.

Anche se potremmo giocare di simpatici parallelismi meta-cinematografici. Se Jodie Foster/Iris non fosse stata salvata da Travis Bickle, se non fosse stata liberata dalle grinfie di quegli avidi speculatori del suo corpo da minorenne schifosamente sfruttata, forsanche stuprata, prima o poi avrebbe afferrato una 44 Magnum. E, a mo’ d’Ispettore Callaghan, no, di Scorsese nel suo cammeo devastante, anziché rivolgersi alla moglie fedifraga che tradì Martin con un ne(g)ro, in piena notte si sarebbe diretta, forse con taglio da mohicana da Chiara Ferragni che scelse il barbiere di Fedez anziché la parrucchiera di tua sorella, verso il covo del magnaccia Harvey Keitel/Sport.

Sfondandogli la porta, puntandogli la pistola alle palle e urlandogli:

– Sai come riduce un uomo una 44 Magnum fra le cosce?! Dovresti vedere come riduce un uomo, fra le gambe, una 44 Magnum. Sì, io t’ammazzo. Che posso fare, oramai? T’ammazzo, eh sì, t’ammazzo.

 

Sì, Jodie Foster non simpatizza molto per gli uomini. Infatti, è lesbica. Ah ah.

L’unico per cui simpatizzò fu Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti. Ovvero un genio fottuto che la liberò dalle falsità ipocrite di un mondo (s)porco.

E, in modo mellifluo, implicitamente le lanciò tale messaggio inequivocabile:

– Clarice, fottitene. Odi, senti ancora il lamento di quei poveri animali scannati? Piangono ancora prima di essere macellati? Secondo te, ce la faranno tutti? Oppure impazziranno come Dente di fata di Manhunter? Hanno ancora i denti da latte. Allattali, no, allettali.

– Dottor Lecter, ho ancora dei brutti incubi. Li sento ancora.

– E che cazzo, ‘sti cazzi, Jodie. L’Oscar per Sotto accusa e per il film succitato da noi girato assieme allora non sono serviti a farti venire le palle. In effetti, hai ragione. Sei una donna. Con la gonna!

Ti capisco. Porta avanti con fierezza la tua femminilità e anche la tua diversa sessualità. Basta che non ti affili al movimento MeToo. È un movimento della minchia. È peggio di un circolo di cucito.

Sì, è pieno di donnacce che l’hanno preso solo nel didietro. Anzi, mi correggo. Non l’hanno preso in questo posto neanche dalle amanti del loro stesso sesso.

Sì, chi se l’incula queste qui? Si fottano!

– Gli uomini sono pure peggio.

– Ah, Clarice. Lo so bene. Altrimenti, perché m’avrebbero sbattuto qui, secondo te? Ah, ma io me ne sbatto!

– E che/i sbatte, dottor Lecter? Al massimo, può tirarsele sul catalogo di Postalmarket che le regala, a mo’ di sfottò, il Dr. Frederick Chilton.

– Sì, il direttore di questo manicomio ove m’hanno (in)castrato e inchiappettato, eh già, è un puttaniere semi-pedofilo. Altro che Chilton. Quello pensa alle children.

Per esempio, una volta m’accorsi che stava ammirando, con sguardo malandrino, una tua foto, cara Jodie.

– Quale foto?

– Quella dello spot Coppertone?

– Davvero? Ma allora è peggio di Miggs.

– Direi assai peggio. Almeno, Miggs/Stuart Rudin è un povero disgraziato quasi quanto George Noyce/Jackie Earle Haley di Shutter Island.

– Colui che ha interpretato il reboot, molto brutt’, di Nightmare nella parte di Freddy Krueger che fu dell’imbattibile, mitico Robert Englund? Attore che, alla pari di Anthony Perkins di Psyco, fu rovinato da un ruolo così comico, no, iconico? Appena la gente vedeva Anthony, no, non lei, Hopkins, bensì Perkins… pensava:

sì, è molto bravo ne Il processo. Ma siamo sicuri che non si sia inventato tutto? Visti i suoi trascorsi?

– Sì, Clarice, una situazione kafkiana da Fuori orario.

Povero Perkins. E povero Englund. Povero anche me! Uomini totalmente bruciati.

Ci vorrebbe Charlton Heston de L’infernale Quinlan per ripristinare un po’ di giustizia in questo mondo di falsi e di figli di zoccola.

– Ha ragione, dottore. Anche quello de I dieci comandamenti.

– Sì, pure quello de Il seme della follia.

– E di Ben-Hur, no?

– Scusa, Jodie/Clarice. Ti piaceva, per caso, Heston?

– Era oggettivamente un bell’uomo.

– Jodie, mi viene un dubbio. Posso farti… una domanda? Permettimi l’indiscrezione, la mia piccolissima investigazione.

– Chieda pure, dottore.

– Non è che per caso tu e Mel Gibson avete trombato?

– No, perché? Siamo stati soltanto colleghi di lavoro. Non dubiti. Posso mettervi la mano sul fuoco.

– Sì, per l’appunto, la mano sul fuoco… Perdonami, Clarice. Ho diffidato della tua buona f… a. Scusami, volevo dire, Fedez. No, fede.

– Dottore! È impazzito?

– Che io sia pazzo mi pare ovvio. Che tu sia lesbica non è invece tanto chiaro a tutt’oggi, eh.

– Perché mai?

– Secondo me, Jodie bella, fra te e Bob De Niro, a distanza di vent’anni da Taxi Driver, ci fu, diciamocela, una segreta scopatella. O no?

– Ma no?! Ma che va pensando?

– Scusa, non dovevi essere tu a dirigerlo in The Kingdom of Big Sugar? Detto anche Sugarland.

– Sì, più di una decade fa.

– E come mai non l’hai più diretto?

– Lui era sposato e non s’è fatto un cazzo.

Uhm, capisco. Però, vedi… Bob ha ora la sua età, certo, ma ha divorziato dalla moglie. Spinge ancora, malgrado tutto. Quindi…

– Quindi… che?

– Jodie, sei un’anima pia. Ha interpretato infatti The Dangerous Lives of Altar Boys. Fai una cosa. Vai a trovare Joker in manicomio. Tiralo un po’ su, ok?

– Sarà fatto.

 

Che c’entra tutto ciò con Scorsese? Ora, non so c’entrò fra Hopkins e la Foster, sicuramente Martin Scorsese è un genius. Secondo me, superiore ad Hannibal Lecter.

E questi sono i suoi sette massimi capolavori. Se non li avete mai visti almeno una volta in vita vostra, farete la fine di Ray Liotta in Hannibal. Appunto!

Avete oramai il cervello fritto e impanato. E, a mio avviso, anche qualcos’altro è tutto impantanato e sempre solamente dentro i pantaloni.

Insomma, ve la tirate e basta. Invece, dovreste amare la grande Jodie Foster a livello di purissima ammirazione e scopare una come Julianne Moore. Offrendole, dopo la notte “sanguinaria”, una dolcissima colazione.

Se non ce la fate, basta che non rompiate più il cazzo. Chiaro, coglioni?

Comunque, prima di sfilare la lista come una gran passerona in passerella, secondo voi perché mai chiesi a Frusciante di recensirmi Smoke e Lo spaventapasseri?

Potrei forse essere io il Keitel del film di Wayne Wang e l’Al Pacino del capolavoro di Jerry Schatzberg?

Oramai non più. Sono cazzi vostri, adesso, eh. Ah ah.

Infine, Keitel fu nel cast di Buffalo Bill e gli indiani mentre De Niro, oltre ad aver fatto il culo a Sport in Taxi Driver, in Heat fotté sia Amy Brenneman che il viscido…

Sì, che capolavoro, Heat. Un film che non è soltanto un western metropolitano ove tutti, chi più chi meno, metaforicamente e non, s’inchiappettano. Per dirla come Il Mago/Peter Boyle… tutti fregati.

Sparandosi a vicenda e tradendosi a ripetizione.

Un film ove, peraltro, l’attrice de Il cigno nero, depressa a morte, non riuscì neanche a farsi… Cioè bucarsi. A tagliarsi i polsi, però, sì. Ah ah.

Cavolo, se Al/Vincent Hanna non l’avesse salvata in extremis, Natalie sarebbe morta.

A causa dei suoi compagni di scuola che la bullizzavano.

Chiamate(mi) Léon.

Questi sono i sette film. A Bologna, invece, c’è Santo Stefano con le Sette Chiese. Vero?

Taxi Driver, Toro scatenato, Fuori orario, Quei bravi ragazzi, Casinò, Al di là della vita, The Irishman.

Ecco, se non v’è piaciuto o piacque oppure mai piacerà quest’ultimo, fatemi il piacere.

Siete retorici e siete froci.

Dunque, non può piacervi Jodie Foster.

Su questa freddura, vi lascio e sgattaiolo nella notte.

Come dice Joe Pesci, in Goodfellas, fanculo a mammata.

Da cui il film Mamma, ho perso l’aereo.

Mentre De Niro, in The Irishman, perse l’unico amico vero della sua vita del cazzo.

 

di Stefano Falotico

 

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A prescindere dal coronavirus, credo che siamo arrivati al punto più malato della società, siamo sprofondati nel porcile


11 Mar

Vi affiggo uno screenshot tratto dalla bacheca di un mio amico su Facebook.

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Credo che si possano ampiamente condividere queste parole. Sì, non vorrei che, con la scusa del Coronavirus, si stia spostando l’attenzione pubblica su qualcosa d’irrisorio.

Mi paiono, infatti, esagerati i provvedimenti intrapresi dal governo. Piuttosto, a dire la verità, demenziali.

Detto ciò…

Sì, devo dare ragione a Federico Frusciante in merito all’edonismo andante di questa società finita totalmente a puttane.

Lui però sostiene che Mission con De Niro e Jeremy Irons sia un troiaio. Mah, ne dubito.

È un film profondamente spirituale incentrato sulla conversione di un uomo, Mendoza, cacciatore di schiavi, che ammazza suo fratello per gelosia. Ma si redimerà, perdonandosi grazie al padre gesuita interpretato magnificamente da Irons. Ah, che fatica di Sisifo!

Il film eccede spesso nella retorica e la colonna sonora di Ennio Morricone, per quanto meravigliosa, diventa un po’ pomposa.

Detto ciò, la Palma d’oro ci sta tutta e non voglio sentire ragioni.

Anche perché un film così ce la sogniamo, oggi come oggi. Qui si respira epica prodigiosamente illuminata da Chris Menges.

Invece, qui la società sta collassando.

Non sono un moralista come Stanley Kubrick ma il troppo stroppia, rende storpi.

Qui spopolano profili d’insospettabili ragazze, effettivamente studentesse universitarie, che ti contattano privatamente. Al che, inizialmente s’instaurano conversazioni piacevoli, spesso anche altamente culturali.

Ma, all’improvviso, ti mandano il link del loro “club privato”.

Sì, ti sparano… il link del loro sito personale. Oramai tutti e tutte hanno il proprio sito. Non è un grosso problema. Il problema sorge quando ti dicono:

– Lo vedi questo bottone? Spingici sopra. Al che, ti si aprirà la finestra con la mia mail PayPal. Dai, poll’, Mandami 5o Euro e potrai vedermi nuda.

 

Roba da matti. E io dovrei versare 50 Euro per vedere dieci foto di nudo di una pinco pallina? Peraltro, se proprio voglio lasciarmi andare, guardo un porno.

Eppure, maschi frustratissimi, dopo giornate di durissimo lavoro in cui non hanno fatto un cazzo, sfogliando il giornale con tanto di gamba accavallata, leggendo di uomini in mutande che prendono a calci una palla, dopo aver messo i loro bambini a scuola, ecco che si collegano al sito “mostruosamente proibito” e sputtanano tutto il loro stipendio.

Regalando cifre pazzesche a queste mentecatte per vedere due culi. Rallegrando, a notte inoltrata, misteriosa e libera da sguardi indiscreti, le loro esistenze quotidianamente mortificanti.

 

Intervengo io:

– Lei spende queste cifre per vedere e svelare tali Patreon del cazzo? Non potrebbe scaricarsi un porno? Impazzano i siti pure gratuiti.

– Sì, ma i porno che circolano, ah, sono pieni di attrici famose. Io invece sono perverso, desidero vedere quella… sì, mi fa sesso sapere che, dietro quel viso angelico da brava ragazza, si nasconde una maiala.

 

 

Continuiamo così, complimenti.

Di mio, posso affermare con estremo orgoglio e senza vergogna, che nella copertina del mio nuovo libro campeggerà nuovamente una modella molto fascinosa.

Con la quale concordammo la liberatoria affinché mi concedesse l’immagine che presto risalterà nella mia cover. Lei posò per me, immortalata da una sua amica fotografia assolutamente professionale.

Dunque, il pagamento che le versai, peraltro nient’affatto esoso, fu lecitamente stabilito a fini artistici.

Lei lesse dapprima il mio libro e, molto soddisfatta, in maniera consenziente mi concesse l’immagine a uso non commerciale. Bensì da utilizzare solo a scopo promozionale della mia opera. Legata… ai miei diritti d’autore.

Da non diffondere, in altri modi, da nessuna parte.

Se poi invece, una volta che il libro sarà disponibile, salverete la sua immagine e la diffonderete altrove, dovrete pagare la penale.

Ve la vedete voi, eh? Insomma, la mia prosa è fantastica, lei è una donna super attraente ma, se vi azzarderete a rubare e ritagliare la sua immagine per spargerla in maniera prosaica sul web, saranno cazzi vostri amari. E poi, quando vi arriverà a casa la lettera di risarcimento per aver trafugato tale materiale intoccabile, sopra il WC non credo che continuerete a farvi delle seghe.

Anziché sciogliervi, pagando studentesse coi link “s(l)egabili”, d’attivare dietro remunerativa attivazione, evacuerete sciolte. Dette anche diarree dovute al cosiddetto farvela sotto… poiché non avrete i soldi per pagarla. Anche perché i pochi soldi rimastivi, eh sì, li sputtanaste per pagare donne (in)visibili che non vi diedero niente se non mezz’ora di menate…

Vero? Siete veramente penosi. Poi, abbiamo anche quelli di contraltare. Come si suol dire.  Gente che guadagna cifre pazzesche dapprima comprando followers e poi, non solo ricoprono le spese, bensì di guadagni superiori, mille volte, eh già, superano il debito. Puro capitalismo, cazzo. Un po’ impuro, comunque.

Ah, ora capisco. Quella ragazza, sopra menzionativi, no, non è una puttana sotto mentite spoglie. Insomma, se la paghi, si mostra tutta spogliata… È una laureanda, scordavo, in Economia e Commercio.

Sa come vendere la sua merce, ah ah. Sì, abbiamo toccato il fondo. Siete quasi tutti toccati… Dovete redimervi e curarvi prima che il virus delle vostre porcate e idiozie corroda definitivamente ogni vostra residua difesa immunitaria.

Acclarato ciò. Frusciante ha ragione su molti film ma di Mission non capì un cazzo. Masterpiece!

Ora, non per essere passatisti. Il Cinema di una volta era davvero più bello, più figo. E non voglio sentire ragioni.

 

di Stefano Falotico

La Critica cinematografica oggi in Italia esiste e resisterà ancora? Coronavirus permettendo? E il mito di Asbury Park


09 Mar

homeboy luna park

Ora, io non m’imbrodo mai. Anzi, se una donna mi dice che sono Mickey Rourke di 9 settimane e ½, penso invece di essere quello del seguito… la conclusione. Cioè il Rourke al minimo storico.

Sebbene, a essere sinceri, io abbia sempre preferito Angie Everhart a Kim Basinger.

Comprai pure, tantissimi anni fa, il dvd di Sexual Predator ove Angie, senza sprezzo del pericolo, sì esibì in una scena di sesso al limite della censura.

Quindi, acquistai pure l’edizione di lei in bikini su Sports Illustrated.

Di lei m’invaghii quando, durante le vacanze estive, rinvenni in bagno il Max italiano con Angie, per l’appunto, in copertina.

Credo che l’avesse dimenticato mio zio. Da anni morto. Il quale disse a mia zia, ancora fortunatamente in vita, che mio cugino, cioè loro figlio, era una sega. E che gli faceva cagare, tanto che fu costretto a dirgli:

– Guarda, non so come educarti. Le sto tentando tutte. Ora, devo andare in bagno a lavarmi…

 

Ecco, Angie è ancora bella, fu un’ex di Sylvester Stallone (nomen omen) e, da quando frequentò pure Joe Pesci, Joe si ritirò per molto tempo dal Cinema.

Ah, per forza. Una così ti rende (s)tirato come Rourke cinematograficamente (s)teso.

Ma non perdiamoci e non facciamola fuori… ché i panni sporchi si lavano con Angie e non col Dash.

Poi, ci rideremo su in maniera goliardica come in M.A.S.H.

La Critica cinematografica esiste ancora?

Mah, ne dubito. Oramai, qualsiasi cazzone vuole dire la sua. Senza sudarsela…

In questo video, assistiamo a un confronto oserei dire storico, quasi mitico e mistico di natura “teologica” tra Federico Alò, critico de Il Messaggero e video-recensore per Bad Taste, e l’epocale oramai leggendario Federico Frusciante.

Da me incontrato dal vivo qualche settimana fa a Bologna al Mikasa.

Azzardai a ribadirgli che, secondo me, Joker è un capolavoro e lui:

– Stefano, giusto perché sei tu. Altrimenti, per questa tua affermazione, avrei chiamato subito la neuro.

 

Con estremo aplomb, gli risposi:

– Ah, nessun problema. Tanto, tantissimi anni fa, impazzii più di Arthur Fleck.

 

Fede rispose:

– Sì, lo sanno tutti.

– Sanno anche altro?

– Certo. Che sei l’unica persona al mondo che si salvò.

– Come mai, secondo te?

– Leggi questa recensione:

Secondo te, fu scritta da un matto? http://darumaview.it/2019/joker-recensione-film

A proposito, Stefano, com’è che a te danno gli accrediti stampa per i festival e a me, che sono molto più famoso di te, no?

– Non lo so.

 

A parte gli scherzi e il mio romanzare gli incontri, sono un romantico e adoro l’ingenuità della sceneggiatura poco da letterato, bensì anacronistica e ante litteram di Mickey Rourle per Homeboy. Firmata sotto lo pseudonimo di Eddie Cook.

Una storia semplice da Cinema verità, miscelata alle atmosfere springsteeniane di Asbury Park su musica, però, della nemesi del Boss, cioè Eric Clapton.

Che ebbe una relazione con Lory Del Santo. Da cui nacque Conor, tragicamente morto alla sola età di 4 anni.

Asbury Park, presente anche nel film City by the Sea con De Niro e James Franco e ne Il coraggioso con Johnny Depp e Marlon Brando, si dice che sia la meta paradisiaca dei poeti e non tanto degli emarginati, bensì delle anime malate di metafisica.

Che sognano amori poetici e quasi puerili, disgustati dal chiasso nauseante delle solite gelosie e giostre quotidiane.

Cantori dell’eccelso e dei plumbei cieli illuminati da un radioso miracolo imprevisto.

Mi pare, sinceramente, che abbia perduto troppo tempo a fare l’assistente sociale dei fuori di testa e dei toccati, dei rintronati. Consolando in modo buonista persone che, detta francamente, non gliela possono fare.

Gente vinta che celebra pateticamente i figli dei fiori e la libertà selvaggia. Dove? Fra le pareti domestiche della disperazione più alienata?

Sarò molto cinico e molto veritiero. A prescindere da fenomeni come Frusciante, indubbiamente bravo e carismatico, la società non la potete fregare con le furbizie e le scorciatoie.

Poiché o siete come Fede, piuttosto radicale ma comunque estremamente coerente, oppure dovete essere istituzionalizzati come Alò.

Esiste anche la terza possibilità, ovvero essere Falò, il sottoscritto.

Ma non potete esserlo poiché ne esiste solo uno nella storia.

Non è auto-magnificazione, purtroppo, per voi, è la triste ma magica verità.

Al che, qualche settimana fa, chiesi a un bravissimo signore per il quale scrivo su Ciao Cinema:

– Mi abbonerebbero degli esami al DAMS? Sa, anzi sai (ci diamo del tu), ho scritto molti saggi monografici su registi e attori.

– Hai scritto anche dei noir erotici, se è per questo.

So che te ne fanno una croce i bigotti e i moralisti. Ti vorrebbero sposato con la cosiddetta brava ragazza rompiballe e non vorrebbero che tu fossi autentico, sofferente nel tuo denudarti spudoratamente, insomma, desiderano che tu sia un critico della vita, del Cinema e di te stesso, soprattutto, come molti coglioni che si celano dietro i titoli accademici per trattare il prossimo, senza titolo, come freak.

– Quindi, secondo te, perderei del tempo a laurearmi?

– Certo, anche dei soldi.

– Dunque, sono più bello e più bravo di quelli che si fanno il culo?

– E che non si vede? Altrimenti, non scriveresti per me.

Stefano, lascia stare i nani, i dementi che si nascondono dietro una cattedra per essere fighi. Non ne hai bisogno.

– Ma tu sei un insegnante del DAMS.

– Sì, ma io sono io. Tu sei tu. E vai bene così.

Non ti vedo con la cravatta a romperti le palle per insegnare a ragazzi qualcosa che imparerebbero soltanto a memoria.

Non conosco né conobbi, nemmanco conoscerò nessuno dei miei allievi che sia diventato un grande regista o un grande attore.

Sono solo squali e squallidi stipendiati da giornali che li obbligano a scrivere che il film è bello per far felici tutti.

– Secondo te, Homeboy è un grande film?

– No ma, secondo te, sì. E so anche perché.

– Quindi?

– Quindi, ripeto, io sono io e a me non piace assolutamente. Ma tu sei tu e quindi, se ti piace, lasciatelo piacere.

– Ma dunque la Critica oggettiva e scolastica e/o universitaria non ha diritto più di (r)esistere.

– No, deve esistere. Per gli altri, non per te.

– E chi sono io?

– Lo sai chi sei.

– Non sono nessuno.

– Certo. Mi faresti riascoltare l’estratto da te recitato del tuo audiolibro?

– Volentieri.

– Sì, quindi tu non sei nessuno, vero?

 

Sì, lo so. Molti stronzi festeggiarono la mia morte con largo anticipo. Divertendosi come dei folli.
Mi spiace averli delusi.
E per quanto potranno accanirsi a darmi la patente di decerebrato, per quanto mi si scaglieranno contro con le loro assurde reprimende, prima di Pasqua pubblicherò un altro libro con una donna nuda in copertina.
Se a loro questo non piace, andassero a messa a pregare il dio dei poveretti.

 

https://www.amazon.it/La-prigionia-della-tua-levit%C3%A0/dp/B084QJNCHY/

Intanto, a causa del maledetto Coronavirus, stanno congelando tutte le uscite in sala. Nonno, questa volta è guerra pare non trovare proprio la luce, a differenza di me. Ritrovatomi nel giorno. Dopo essere stato ibernato per colpa del caso Weinstein, doveva essere distribuito a fine Aprile dalla Notorious Pictures.
Ma anche questa volta è slittato tutto.

 

Comunque, ora vi saluto. Lasciandovi con un video oramai virale:


 

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Stanotte, Joaquin Phoenix impugnerà la statuetta dell’Oscar per Joker e il Falò fu, ieri sera, assieme al Frusciante, incredibile! THE KING OF COMEDY!


10 Feb

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Be’, che dire? Questo Falotico non finirà mai di stupirvi. Indubbiamente, è un tipo alquanto irascibile che, se mal provocato, soprattutto ingiustamente, s’infervora e poi sembra che attacchi tutta la gente.

Sbraitando un po’ da deficiente poiché troppo ferito interiormente.

Rannicchiandosi nella spelonca delle sue ataviche tristezze. Ma il Falò sa meditare e non piange sul latte versato. Ma sì, fa niente. Al massimo, fu parzialmente scremato ma, come i migliori prodotti della Granarolo, non è mai a pecorino. No, a pecora.

Sebbene, spesso, possa apparire cieco e sardo, no, sordo… sa il fallo, no, fatto suo.

Egli birbanteggia, vive d’inaspettati magheggi e ama, a differenza di quelli che stanno sopra i carri di Viareggio, non indossare nessuna maschera carnevalesca. Egli è nudo e crudo, dunque appetibile e ritoccabile, altro che nel cervello tocco. E, in passato, mostrandosi in tutta la sua incolpevole, onesta nudità esistenzialistica, fu nella sua intima essenza snaturato e divenne psicologicamente ricattabile.

Insomma, fu maltrattato. Cosicché, frettolosamente sospettato di essere un diverso, lui stesso se ne persuase, dando retta a chi invece fu, è e, purtroppo per lui, diversamente abile rimarrà nel suo cervello limitato e giammai rinnovato.

Legato a schemi di vita antiquati e oramai sorpassati.

Il Falò spadroneggia, a volte ancora alza la cresta ma è una voce fuori dal corpo e dal suo core. Tant’è che possiede, se vuole, la stessa vocale rochezza di Stefano De Sando e del grande Giannini Giancarlo.

Soventemente, gioca troppo a fare il melanconico, anche il tipo che all’apparenza può sembrare da manicomio. Ma secondo me, sono di parte, ah ah, merita d’ora in poi ogni encomio.

Egli, infatti, tanti anni or sono, quando non poté autodeterminarsi e fu perda degli indagatori sguardi pusillanimi dei cosiddetti adulti della sua anima ingorda e dunque da costoro, ah, che impostori, bellamente lordata, emotivamente paralizzato da chi, arbitrariamente, ancora prima che potesse rinascere, decretò troppo sbrigativamente, con gratuite licenze, in merito all’essere nuovamente del suo futuro libero arbitrio concretizzatosi in mirabile carisma seducente, di sé stesso si stufò e nessuna donna stantuffò.

Cucinando soltanto lo stufato del suo credersi bollito prematuramente.

Eppure, questo Falò è un essere ancestrale inaspettato e dall’inaudita forza imprevista, egli di colpò il suo destino cambio e, con una robustissima mossa, sterzò la rotta poiché di troppe offese si ruppe. Quindi, con fare geniale, dopo tanta vita sgarrupata e scalognata, riprese magnificamente il volò e svoltò in maniera al(a)ta, sferzando pugni allo stomaco ai perbenisti ipocriti e ai finti moralisti, invero, questi sì… nell’anima corrotti e andati.

Il Falò è un corridore, un sapido provocatore, possiede una voce da doppiatore e non ha, esteticamente niente da invidiare sia a Joaquin Phoenix che a Johnny Depp. Che meravigliosi attori! Cioè, quando si cura e nell’anima non si rabbuia e oscura, per gli altri la vedo dura e saranno adesso questi qui a pigliare la fregatura, lasciando al Falò gustare ogni femminile confettura.

Stanotte, Phoenix vincerà l’Oscar. Mentre il Falò, ieri sera, fu al Mikasa Club di Bologna. Incontrò dal vivo Federico Frusciante. Sul quale il Falò però dissente in merito al valore, cinematografico e non, di Joker. Ma ci sta avere gusti diverso, no? Il mio discorso è democratico e non fa una piega.

Invece con Fede concorda sulla qualità invincibile di Tetsuo. Poiché, come disse Fede, siamo stanchi della gente cosiddetta “grande” che decide per noi come vivere alla grandissima. Ancora propinandoci Sanremo e con questa merda ammorbandoci. Disgustandoci con la retorica più stracca e con le loro vite, da tempo immemorabile, andate in vacca.

Il Falò non se la tira affatto. È ben cosciente, altroché, che la vita presenterà ancora tante batoste e inculate a raffica. Ma egli giammai si demoralizza.

That’s Life.

Insomma, diciamocela.

Questo è un comeback fenomenale.

 

di Stefano Falotico

re per una notte

Giornate frenetiche come quelle di Henry Hill di Goodfellas – Chi vincerà gli Oscar? Intanto, il 9 Febbraio sarò al Mikasa a vedere Federico Frusciante, lunga vita al Falò!


05 Feb

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liotta goodfellasSì, avete presente, no, il pre-finale di Quei bravi ragazzi quando un magnifico, esasperato, insuperabile come il tonno Rio Mare, eh sì, Ray Liotta fu costretto a districarsi fra mille impegni. Fra polpette, donnette, cuginetti, amici fraudolenti e viscidi, grilletti di pistole che non funzionano, padelle e pentole, l’elicottero che lo spia e lo segue, manco fosse l’UFO di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre.

Vi ricordate, per l’appunto, pure questo cult dell’infanzia con un Bud Spencer d’annata?

Sì, state parlando col Quentin Tarantino italiano, figlioli belli.

E Chissà perché… capitano tutte a me. Ove c’è pure il compianto, leggendario Ferruccio Amendola, ex doppiatore storico di Bob De Niro.

Sì, ebbi momenti nella vita da alienato, da emarginato ove, seppellito vivo, con voce alla Ferruccio, mi divertii (mica tanto) a fare il Jack Lucas de La leggenda del re pescatore quando, invero, fui soltanto Robin Williams dello stesso film. Ah ah.

Io sono un alieno, non lo sapevate?  Sono H7-25/Cary Guffey e adoro Essi vivono.

Dai quattordici anni ai venti, diciamo che non è che vissi tanto. M’inabissai nelle notti da Warriors. Cazzeggiando un po’, diciamocela.

Ma ora saranno di nuovo botte per tutti poiché, come Bud Spencer di Bomber ma soprattutto dello stupendo Lo chiamavano Bulldozer, il Falò tornò in pompa magna. Anche se, ultimamente, non tanto magno/i, infatti persi venti chili in due settimane. Roba da Joaquin Phoenix di Joker.

Scrivo recensioni a raffica, il cervello è quello di un uomo coltissimo ma è anche colto da spasmi onirici, un’altra modella mi contatta per essere la protagonista di una mia nuova copertina quando in verità vi dico che mi piacerebbe contattarla, di veri Incontri ravvicinati della terza topa, no, del terzo tipo, sotto una coperta.

Quello vuole l’articolo sugli Oscar, quell’altro fa la bella statuina.

Ah, che serata incasinata.

Alle 23, incontrai un simpaticissimo ragazzo, direttore artistico del Mikasa. Club ove, domenica 9 Febbraio, nella stessa notte in cui si svolgeranno gli Academy Awards, Federico Frusciante intratterrà chi comprò il biglietto, come me, con la sua monografia su Tetsuo.

Squilla sempre il cellulare, il mio uccello a fasi alterne.

Uno vuole che, con la mia voce, gli reciti il suo nuovo libro. Un mio detrattore invece vuole che finisca a guidare i trattori senza avere nemmeno un soldo per un piatto di pastasciutta in trattoria.

Ma il Falò, fratelli e sorelle, s’illuminò di colpo, ringiovanì esplosivamente come un orgasmo e ora, se mi siete nemici, sono cazzi vostri. Pigliatevi questo ed evviva il Joker.

A proposito dell’ultimo Tarantino, ne dissi peste e corna.

Ma, parafrasando Uma Thurman e David Carradine di Kill Bill.

– Come hai fatto a ritrovarti?

– Io sono io.

 

Ebbene, oramai ci siamo. La magica notte delle stelle è vicinissima.

Esattamente, l’imminente 9 Febbraio, al Dolby Theatre di Los Angeles, in California, si svolgerà la kermesse della novantaduesima edizione degli Academy Awards, denominati più comunemente Oscar.

Mentre Hollywood è in fibrillazione, mentre tutte le attrici e gli attori, fieri di sfilare sul red carpet, stanno già lottando, senza tregua, a colpi di sarti per indossare gli abiti firmati più prestigiosi, mentre l’alta moda sussulta, finemente cucendo ed elegantemente sfoderando smoking elegantissimi e paillettes delle più esuberanti e variopinte da esporre orgogliosamente e vanitosamente in bella vista, noi qui stileremo le nostre predictions. Ovvero le previsioni riguardo quelli che, a nostro avviso, saranno i vincitori.

Ora, dopo l’assegnazione dei Golden Globes, degli Screen Actors Guild Awards e dei premi BAFTA, abbiamo già un quadro piuttosto ben delineato dei nomi più papabili per le rispettive vittorie definitive.

Brevemente eppur dettagliatamente, ci soffermeremo su ogni singola massima categoria, sviscerandovi le nostre considerazioni, soppesandole e, dopo un’attenta, scrupolosa e soprattutto oculata meditazione estremamente obiettiva e ponderata, basandoci per l’appunto sui ricevuti riconoscimenti poc’anzi menzionativi, attenendoci quasi esclusivamente ai più attendibili pronostici dei cosiddetti allibratori esperti in materia, non trascurando però le nostre personalissime predilezioni, descriveremo ed elencheremo minuziosamente, nelle righe seguenti, ogni pellicola, attore e regista che reputiamo possa aggiudicarsi l’ambita statuetta dorata.

Potremmo ovviamente sbagliarci poiché, sebbene quest’anno i giochi sembrino già fatti e non ci pare, sinceramente, che possano esservi delle clamorose sorprese rispetto ai nomi oramai dati per assodati come sicuri vincitori, gli Oscar, soprattutto ultimamente, non mancarono di stupirci.

Pensiamo, per esempio, alla scorsa manifestazione quando vinse Green Book. Bellissimo film che però in pochi avrebbero immaginato che potesse meravigliosamente, in extremis, trionfare. Sbaragliando una concorrenza, forse, persino qualitativamente superiore.

In questa nostra analisi, partiremo ovviamente dalle categorie più importanti, vale a dire quelle del Miglior Film e del Miglior Regista.

Se dovessimo attenerci ai gusti del pubblico di più bocca buona e soprattutto affidandoci alle valutazioni della Critica più esigente, stando alle varie medie recensorie più alte, dovrebbe vincere Parasite. Reputato unanimemente il film capolavoro indiscutibile della stagione.

Noi tifiamo, segretamente, per Joker, la pellicola che, a livello di nomination guadagnate, cioè addirittura undici, parrebbe, in quanto a numeri da offrire, la favorita assoluta. E forse potrebbe finalmente vincere anche Quentin Tarantino col suo controverso eppur molto amato, soprattutto negli Stati Uniti, C’era una volta a… Hollywood.

Sarà l’anno dell’attesissima consacrazione di Quentin?

Purtroppo, no. Poiché quasi certamente vincerà Sam Mendes col suo 1917.

Il quale bisserebbe, aggiudicandosi un’altra statuetta dopo l’Oscar vinto, nel duemila, con American Beauty.

Passiamo ora alle categorie Miglior Attore e Miglior Attrice protagonisti.

A furor di popolo e meritatissimamente, il vincitore sarà Joaquin Phoenix. Che, per la sua interpretazione in Joker, già vinse, in maniera sacrosanta, tutti i premi possibili e immaginabili.

L’Oscar è già suo, Joaquin deve solo aspettare di sentire pronunciare il suo nome e di salire sul palco per recitare ancora una volta l’ennesimo discorso di ringraziamento.

Tutti i suoi avversari, infatti, cioè Antonio Banderas di Dolor y gloria, Jonathan Pryce de I due papi, Leonardo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood e soprattutto Adam Driver di Storia di un matrimonio (il rivale, tutto sommato, più temibile e agguerrito di Phoenix, l’unico che potrebbe contendergli lo scettro), sono onestamente spacciati, malgrado le loro prove, a eccezion fatta forse del sopravvalutato DiCaprio, siano state eccelse e notevoli.

Come miglior attrice vincerà Renée Zellweger di Judy. Però chissà…

Scarlett Johansson potrebbe darle filo da torcere sino alla fine.

Oppure, Charlize Theron, dopo l’Oscar da lei vinto per Monster, potrebbe con Bombshell soffiare all’ultimo secondo l’Oscar alla Zellweger?

Per la categoria miglior attore non protagonista, anche in questo caso la vittoria di Brad Pitt sembra soltanto una formalità da ufficializzare.

Ci piacerebbe che vincesse Joe Pesci. Che, col Russ Bufalino di The Irishman, ci donò un comeback memorabile da consegnare ai posteri.

Pesci però ottenne già la statuetta come miglior attore non protagonista per Quei bravi ragazzi.

Stesso discorso vale per Al Pacino. Già vincitore dell’Oscar per Scent of a Woman. E per Anthony Hopkins che impugnò e alzò al cielo l’Academy Award per Il silenzio degli innocenti.

Dunque, il non ancora oscarizzato Pitt, dopo le nomination come miglior attore per L’arte di vincere e per Il curioso caso di Benjamin Button, dopo aver perso come non protagonista per L’esercito delle 12 scimmie, stavolta è oramai a un passo dal farcela.

Laura Dern, invece, vincerà per la sua prova in Storia di un matrimonio.

Anche se, a dirla tutta, Kathy Bates di Richard Jewell le è una spanna decisamente sopra. Kathy Bates è la più grande attrice vivente, senza se e senza ma, in maniera inopinabile.

Il premio per la migliore sceneggiatura non originale se l’aggiudicherà Taika Waititi per Jojo Rabbit.

Potrebbero invece Todd Phillips e Scott Silver vincere per la sceneggiatura non originale (?) di Joker?

Ne dubitiamo. Poiché vincerà Bong Joon Ho per Parasite.

Lasciando a mani vuote Tarantino, comunque già vincitore due volte per Pulp Fiction e per Django Unchained.

A conti fatti, il grande sconfitto di questi Oscar sarà proprio The Irishman di Martin Scorsese.

A dispetto delle dieci candidature ottenute, siamo pressoché convinti che potrebbe addirittura non vincere neppure un Oscar.

Non perché non meriti di vincerne, bensì perché Scorsese è oramai una leggenda vivente e si preferirà premiare altri film.

E questo è quanto.

 

 

di Stefano Falotico

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