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Festa del Cinema di Roma: sono un FANATIC di John Travolta ma anche THE FAN di De Niro? No, di Kelly Preston in quanto M. Butterfly?


23 Oct

travolta saturday night fever

Ah, approdò a Roma quel pelato di Travolta John. Un uomo dal carisma debordante più della sua pancia esibita nel film Michael.

Adesso, dopo anni di forti cure dimagranti, John è smagrito piacevolmente. E, senza vergogna, ha esibito sfrontatamente la sua pelata abbondante, dovuta all’inesorabile trascorrere del tempo di alopecia androgenetica insanabile. Ah ah.

Sì, finalmente John s’è mostrato ai suoi fan col cranio rasato, a dire il vero senza un solo pelo. Quindi, sarebbe più appropriato usare il termine calvo.

Nel film Face/Off invece si fa glabro. Sì, si fa radere il petto villoso per essere operato chirurgicamente. Peccato che Nicolas Cage sia famoso per il suo petto super peloso più di King Kong.

In realtà, sebbene a prima vista non sembri, è effettivamente vero che, all’epoca di Face/Off, Nicholas Kim Coppola, in arte Cage, detto per noi suoi ammiratori as Nicolino, somigliava a John Travolta.

Buon sangue, d’altronde, italoamericano non mente. Due uomini caratterialmente forse agli antipodi eppur con gli stessi occhi glauchi. E a volte, va detto, con espressioni da pirla incommensurabilmente, paradossalmente fighe.

Sì, quando John balla con Olivia Newton-John, eh eh, sì, John che danza con la compianta Newton-John, indubbiamente fa delle facce da arrapato mai visto.

Classico tamarro, a Roma direbbero, appunto, burino.

Un burino che non vedeva l’ora di usare con Olivia del burro per esserle Popeye a letto. No, Grease non è un film di cui andare fieri. È semmai un cult, cioè è un film con molti suoi accaniti fanatici ma, sostanzialmente, a parte la colonna sonora che spinge, eccome se spinge, è praticamente un film che pare tratto da una sdolcinata, smielata cazzata di Moccia con John al posto di Riccardo Scamarcio e Olivia nei panni di Laura Chiatti. Ah ah.

La febbre del sabato sera, invece, è firmato da un signor regista, John Badham. Forse non un autore né un grandissimo ma director di perle come Corto circuito, Minuti contati e soprattutto Wargames.

Sostenuto da un Travolta devastante. Uno che sulla pista da ballo manda in estasi qualsiasi pollastrella, distruggendo con una sola spaccata ogni Roberto Bolle da quattro soldi. Visto che movimento pelvico? Che bacino, che colpo di anca?

Oh, questo a letto ti sfianca.

Visto come, di pantaloni iper-attillati, simula il gesto della penetrazione maschile su capelli cotonati da uomo che forse non ha mai letto un solo libro di psicologia ma sa come curare ogni donna dall’isteria, dalle frustrazioni e dalle nevrosi in virtù del suo fascino da tamarro dinanzi al quale tutte cadono ai suoi piedi, senz’alcuna eccezione?

Altro che Jung/Michael Fassbender con la schizofrenica Knightley.

John non ha bisogno d’interpretare i sogni per rendere felici le donne come se codeste avessero vinto i numeri del lotto. Sì, alla Smorfia napoletana, John preferisce la sua andatura basculante di pura origine italiana assai controllata. Un uomo non affetto da DOC, però.

In verità solo affetto dell’affetto delle donne a lui ossessivamente compulsive nel desiderarlo in maniera maniacale. Direi che John mandava tutte al manicomio solamente con la potenza dei suoi occhi ficcanti.

Sì, uno che si muove così, chi se ne frega se è un proletario scalognato. Piace sia alla laureata a Oxford che alla pescivendola del mercato rionale. Uno così può permettersi anche di girare film per bambini come Senti chi parla, può pure ingrassare ma sciogliere Uma Thurman di Pulp Fiction solo con un twist da bambagione.

Ce la vogliamo dire proprio tutta?

John non sa recitare Shakespeare, sembra a volte un pornoattore, veste quasi a settant’anni col chiodo fuori tempo massimo, ma emana un sex appeal bestiale.

Se fossi omosessuale, gli recapiterei a Beverly Hills delle lettere d’amore. Ma, visto che sono etero, è per questo motivo che John Travolta è ossessionato da questo “losco figuro”, qual sono io, che spedisce epistole a sua moglie, Kelly Preston.

Detta come va detta, John è un grande, sua moglie però mi rende più “brillantina”.

No, non è vero che invio a casa di John delle lettere da fanatico di sua moglie.

A David Cronenberg invece mandai il mio libro, disponibile sulle maggiori catene librarie online.

Poiché Face/Off è il miglior film interpretato da John. Ed è un John Woo stratosferico che sa essere mainstream senza rinunciare alla sua poetica cronenberghiana.

Un’ora fa ho parlato in chat con una donna che mi prende molto.

Lei mi ha chiesto se io piaccia ai gay. Le ho risposto che è così ma loro non mi piacciono. Non perché sia omofobico, semplicemente perché mi piace più lei.

Poi mi ha domandato se io farei l’amore con lei anche se un giorno lei decidesse di cambiare sesso e diventare un uomo.

Questa è stata la mia risposta:

– Se dovessimo fare l’amore, sì, rifarei ‘amore con te anche se tu cambiassi sesso.

Lei: – Non ti turberebbe?

Io: – No, la tua anima sarebbe sempre la stessa.

 

Ecco, credo che io vedrei benissimo John in un futuro film di Cronenberg. Lui, ex idolo delle donne di ogni età, nella parte di Kelly Preston di Gioco d’amore.

Cioè John che ama Kevin Costner, altro ex idolo del gentil sesso.

Secondo me, ne verrebbe fuori un capolavoro stupendo seppur perturbante.

Sì, la gente ama vedere John eternamente come Tony Manero anche quando in Killing Season con De Niro interpreta il ruolo d’un soldato serbo in cerca di vendetta.

Sia De Niro che Travolta, alla fine, capiscono che si sono fatti la guerra inutilmente a vicenda quando invece dovevano andare solo a caccia.

E ho detto tutto. Anzi no. A detta della Critica americana, The Fanatic è un film impresentabile per quanto John abbia detto in conferenza stampa che ne vada orgoglioso, definendolo una pellicola di nicchia. Talmente di nicchia che tale film lo guarderà soltanto una sola ammiratrice. Ovvero sua moglie.
Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

febbre del sabato sera

Lo SHINING del mio viaggio alla Festa del Cinema di Roma per vedere THE IRISHMAN


23 Oct

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THE SHINING, Danny Lloyd, Lisa Burns, Louise Burns, 1980, (c) Warner Brothers

THE SHINING, Danny Lloyd, Lisa Burns, Louise Burns, 1980, (c) Warner Brothers

shining 3Ovviamente, tutti conoscete la tristemente celeberrima stanza 237. La stanza degli orrori ove l’orco Jack Torrance, incarnato con ghigno luciferino da un mefistofelico, grandguignolesco Jack Nicholson, celò più d’uno scheletro nell’armadio.

Molti di voi, invero, nei loro armadietti nascondono al massimo delle confezioni di profilattici che non mostrate però a vostra moglie. Poiché con lei, essendo bruttina come Shelley Duvall, da tempo immemorabile non più amoreggiate come una volta.

Quando, turbinosamente infatuati, a livello ormonale e non, della sua angelica, diafana atipicità di donna forse, per l’appunto, non bellissima ma affascinante, gustaste amplessi che partorirono Ewan McGregor di Doctor Sleep. Ah ah.

Ebbene, quel bambino oggi divenuto un uomo, eh sì, sono io. Un eterno bambino posseduto dalla luccicanza, gift donatomi da dio al momento della mia nascita in quanto cherubino precipitato in un mondo di folli e psicopatici alla Torrance.

Di mio, sono però uno scrittore esattamente come Jack. Per trovare l’ispirazione, m’isolo e mi segrego, allestendo romanzi dalla prosa barocca e dalle trame labirintiche. Poiché, assiderando nella realtà quotidiana, popolata da uomini cinici e aridi, solamente nello stellato firmamento della mia incontenibile fantasia alta e alata, solo nel turbamento della mia genetica creatività smodata, trovo me stesso.

No, non staziono nella red room, ribattezzata Red Rum. Tutt’al più, bevo fra una digitazione sulla tastiera e un’altra recensione cinematografica non del bourbon, bensì del Cuba Libre con ghiaccio.

Molta gente ipocrita mi dice che sono un barbun’ e talvolta, pur essendo un ragazzo colto, lascio crescermi la barbetta incolta.

No, non staziono in quella camera ove le due povere gemelline furono trucidate dal mostro Jack, bensì l’altro giorno andai semplicemente alla stazione. Quella di Bologna.

Per involarmi, no, non presi l’aereo, per imbarcarmi… no, non presi la nave, insomma per partire alla volta del Festival di Roma. Per visionare l’anteprima italiana d’un film da me atteso tutta la vita, ovvero The Irishman.

Giunto in tal loco, meglio in tal luogo (dai, evitiamo di essere burocraticamente aulici in questa sede), nel pomeriggio di domenica scorsa, gironzolai per Via Flaminia e bevvi molti caffè. Ma non incontrai nessun barista fuori di testa come quello di Shining. Sebbene, debba ammettere che quasi tutti i baristi di ogni città del mondo adocchiano le clienti donne più fighe con sguardo ingordo da lupi.

Sì, se entri in un bar qualsiasi e ordini, semmai, pure un cappuccino e non v’è nessuno al bar in quel momento, il barista vi servirà la bevanda in quattro e quattr’otto. Se invece penetri in un locale in contemporanea con una stangona in minigonna, a meno che tu non sia un pezzo grosso come Martin Scorsese, ammesso che un barista sappia chi sia Scorsese, il barista darà da bere prima alla gnoccona.

Sperando di sorseggiare, poi, al calar della sera qualcosa di caldissimo con lei. Per spalmarsi le labbra di rossetto…

A parte ciò, a Roma incontrai varie persone e amici. Incrociai perfino D. Stanzione di Best Movie. Col quale, tanti anni fa, scrissi un libricino intitolato Nel neo(n) delle nostre avventure, in vendita su lulu.com.

The Irishman è un capolavoro assoluto. Qualcuno scrisse che ha un unico neo, vale a dire la scialba colonna sonora.

La colonna sonora è invece molto bella. Direi che ogni film con De Niro ha almeno un neo. O no? Ah ah.

Se ha solo un neo, è per forza un masterpiece. Ah ah.

No, non alloggiai nella stanza 237 ma all’interno del numero civico 287.

Qui, conobbi perfino un cinese che, essendo stata abbandonata la reception, mi chiese gentilmente come poter accendere le luci della sua camera d’albergo.

Gli dissi che bastava infilare la scheda magnetica nell’apposita buchetta…

Peccato che, a forza di girare per Roma, smarrii la mia scheda magnetica. Probabilmente, mi scivolò inavvertitamente dalla tasca.

E dovetti pagare 50 Euro di rimborso.

Detto ciò, sono un uomo che appare e poi scompare ma non è certamente una comparsa.

Posseggo un carisma degno di Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Sì, spesso vengo scambiato per pazzo.

Ma con me la gente si diverte da morire.

Poiché non indosso maschere e non pretendo che l’altro possa io modellarlo a mia immagine e somiglianza.

Io sono io e lui è lui.

Invece, questo lapidario, facilissimo messaggio non viene capito pressoché da nessuno.

Tutti obbligano gli amici a pensarla come loro, costringono le donne a cambiare nell’animo e le donne, a loro volta, credono che gli uomini le ameranno solamente perché sono donne intelligenti e perspicaci, acculturate come Shelley Duvall ma, tra un film e l’altro, non guarderanno con desiderio Anna Paquin di The Irishman.

Che forse non è una strafiga ma a cui una botta va data.

Se v’illudete che non sia così, The Irishman non è un film che fa per voi.

Stasera, ridanno Torna a casa Lassie! Registratelo.

A me piacciono gli animalisti. Non mi piacciono gli uomini animali.

Invece, siamo attorniati da stupide galline, da elefanti, da pachidermi, da cornuti, da Bambi che non amano Il cacciatore di Cimino, perfino da stronzi come Joe Gallo.

E questo è quanto…

 

di Stefano Falotico

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Festa del Cinema di Roma: s’inaugura col grande Ed Norton di MOTHERLESS BROOKLYN


16 Oct

edward norton motherless brooklyn

I segreti di una città…

Vai, Eddie.

Eh sì, Ed Norton, laureato a Yale, questo pezzo grosso di Hollywood dal viso spesso corrucciato, arrogantemente presuntuoso, questo bellimbusto alto quasi un metro e novanta che pare non invecchiare mai poiché forse è dotato d’una genetica cromosomica per la quale a cinquant’anni suonati, talvolta, sembra lo stesso ragazzo spaurito e fuori di zucca di Schegge di paura, presenterà a Roma, fra pochissime ore, la sua seconda prova registica dopo Tentazioni d’amore di circa un ventennio or sono.

Edward Norton è sempre stato uno dei miei attori preferiti. Sin dall’inizio o quasi. Credo che il primo film che vidi con lui protagonista fu American History X. Per la cui prova magnetica e magistrale fu giustamente candidato all’Oscar come migliore attore protagonista nell’anno in cui, a prescindere dal nostro tifo campanilistico per il piccolo diavolo nazional-popolare, fu per l’appunto battuto in maniera ingiusta da Roberto Benigni!

Un’ingiustizia. Poiché, con tutta la simpatia e la stima possibili da noi riserbate eternamente a Roberto, menestrello saltimbanco geniale e corrosivo, folle demonio ammantato d’infantile candidezza e innatamente, dannatamente dotato di gran cuore, quell’anno non avrebbe dovuto vincere lui l’Academy Award.

Bensì, Nick Nolte di Affliction. Ah ah. Sì, manco Norton.

Ora che, parafrasando l’incipit de Il nome della rosa di Umberto Eco, Nick Nolte è vegliardo e canuto, forse spesso solo in casa con una bianchissima canottiera macchiata solo da qualche goccia di caffè, bussate a tarda notte alla sua porta.

Nick è celebre per essere un misantropo. Quindi, può sicuramente darsi che, anche se busserete al suo uscio di casa con la stessa dolcezza d’un bambino nella notte di Halloween, lui non lo prenderà come uno scherzetto. E chiamerà la polizia, dopo avervi preso a sprangate ed essersi slacciato la cintura per frustarvi.

Ecco, dicevo… se riuscite a entrare nel suo ricco e lussuoso appartamento poiché, a prescindere dal fatto che Nick ami Kurt Vonnegut, profeta beat dell’antisistema, da tempo immemorabile è benissimo sistemato. Con tanto di pantofole vellutate e un variopinto, liscio foulard da Hugh Hefner.

Dicevo, se Nick vi farà accomodare, semmai servendovi pure un tè, abbiate il coraggio screanzato di fare il Michael Pitt di turno di Funny Games. Chiedendogli, proprio mentre Nick sta sorseggiando la calda bevanda, leccandosi i baffi e la barba incoltissima da uomo colto, quale sia l’uomo che odia di più sulla faccia del nostro pianeta.

Sì, è Benigni.

Nick, in modo poco benigno, se negli Stati Uniti danno in tv la replica di Daunbailò, urla inacidito e indiavolato come Giuliano Ferrara, augurando a Roberto la galera! Ah ah.

Vuole riempirlo di botte poiché da quella notte delle stelle, cazzo, Nick canta con Eduardo De Crescenzo:

perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te.

Il te è rivolto all’Oscar rubatogli.

No, non voglio dire che da allora Nick non scopi, ci mancherebbe. Però, quando tromba sua moglie, finito l’atto sessuale, così come accade a molti uomini malinconici con forti rimpianti, estrae una sigaretta dal cassetto del comodino e, nel silenzio del buio profondo, bestemmia.

La stessa cosa che, con ogni probabilità, fa Edward Norton dopo aver amoreggiato caldamente con la sua attuale consorte, ovvero Shauna Robertson. In quanto Ed lo prese tre volte in culo agli Oscar.

Sì, fu candidato per i già succitati Schegge di paura e American History X. Entrambe le volte perse.

E, come dice il detto, non c’è due senza tre. Infatti, venne sconfitto anche per Birdman.

Comunque, non ha molto da lamentarsi il signor Ed. Prima di Shauna, un mezzo cesso, diciamocela, trascorse non solo un Dal tramonto all’alba con Salma Hayek, alias Satanico Pandemonium.

Corre voce anche che sia stato con Cameron Diaz, Drew Barrymore, Courtney Love ed Evan Rachel Bell.

Qui ci sta proprio l’espressione alla faccia dù caz’. Ah ah.

A differenza del suo personaggio in Motherless Brooklyn, non sono affatto affetto dalla sindrome di Tourette.

Sebbene debba ammettere che durante l’adolescenza soffrii di fobia sociale, di disturbo ossessivo compulsivo, di semi-schizofrenia con auto-idolatria e auto-inculata incorporata, soffrii di nevrosi, nevralgia, ipocondria e può anche essere di letargia con un sovrappiù d’afasica bulimia mista a pessima anoressia su stress che può distruggere ogni uomo sano di chiesa e chicchessia.

Qui qualcuno ha fatto lo stronzo.

Io so chi è ma me ne fotto.

Insomma…

 

di Stefano Falotico

La svilente natura del giornalista fake e sensazionalistico: adesso Scorsese odia i cinecomic e De Niro è accusato di violenza sessuale, che falsità!


04 Oct

scorsese

 

Mentre fervono i preparativi per il Festival di Roma, mentre trepidantemente attendo la conferma dalla Festa del Cinema per ottenere l’accredito, da me sudato grazie alle mie sempre più frequenti, puntuali e competentissime collaborazioni giornalistiche, sul web impazzano i titoli a mo’ di specchietto per le allodole.

Vi “allego” qui il video del canale YouTube L’Impero del Cinema. Sintetico, molto conciso nella sua brevità estremamente esaustiva in merito all’argomento. Oserei dire scottante, di pura attualità più delle sempre superbe gambe della telegiornalista più bella d’Italia, ovvero Tiziana Panella.

Donna dalla voce forse un po’ sgraziata, donna arrogante, faziosa e sin troppo elegante da risultare a tratti disturbante, ma eroticamente inarrivabile, sensualmente super affascinante e piccante, una donna perturbante, assai conturbante per cui mi taglierei un braccio seduta stante pur di baciarla potentemente quando la luna vien celata dalle nubi addensatesi nel vostro cervello non tanto brillante che, da tempo oramai immemorabile, ha smarrito la beltà calorosa dei piaceri più autentici e gustosamente smaniosi, cremosi e avvolgenti. O, dietro le avvolgibili, ficcanti. Permeanti.

Quei piaceri d’una volta, genuini come le gambe sfrontatamente sincere di Tiziana. Dio mio…

Questa cattiva tendenza di scrivere il titolo sensazionalistico per avere più visualizzazioni, eh già, impera da parecchio tempo.

Io stesso vi cascai e, a volte, per esigenze redazionali fui indotto a scrivere il titolo “acchiappante”.

Per esempio, il 90% dei titoli di libero.it sono esagerati, distorsivi, semi-bufale tremende.

Del tipo:

Scandalosa Susanna Messaggio! A 55 anni esibisce a Formentera un fisico da pinup e i maschi non vanno in down!

Al che, ovviamene incuriosito, non v’è niente di male nel voler ammirare subito il fisico mozzafiato d’una bella donna, non è voyeurismo malsano, neppure perversione da guardone masturbatore o da volpone coglione, apri il link e vedi soltanto la bellissima Susanna, figa immensa, sì, indubbiamente sexy, ma assieme ai figli e al marito mentre allegramente tutti assieme, in riva al mare, con paletta e secchiello son intenti ad allestire con scrupolo maniacale un castello di sabbia rigido e perfettamente allineato ai canoni geometrici della perfezione edile più esteticamente rinascimentale.

Sì, i mariti e i figli sono impegnati ad allestire il castello. Io, con la sabbia, dopo averla svestita anche dei due pezzi, sarei con lei follemente umido di calore bruciante come i raggi del sole alto a mezzogiorno su una spiaggia illuminata dal cocente ardore del mio maschio oramai senza più alcun pudore.

Ecco, questa società è un castello di sabbia. Sta crollando. Alla prima folata d’un leggero venticello, andrà a pezzi.

Già adesso, infatti, la gente sta impazzendo. Nuovi Joker spopolano per le strade e se la tirano pure da altolocati latin lover, credendosi Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio oppure Richard Gere dei tempi d’oro. Stanno freschi, anzi, li vedremo presto al fresco. Anche se, lo so, rimarranno impuniti e dietro le frasche combineranno irredenti altre porcate ardenti o “al dente”.

Prendiamo quello lì, sì, quel burino che fa tanto lo stronzino a briglia sciolta. Non paga le tasse, non sa chi sia Torquato Tasso ed è un tappo, non partecipa alle riunioni di condominio, non versa un solo Euro per la bolletta del gas ma, ogni sera, chiama la macchina blu per farsi portare a spasso per le zone più infime e losche di Bologna ove, con estrema probabilità, gestisce un sordido traffico di donne di malaffare. Donne bollite da cui riceve mensilmente il rendiconto delle loro “bollette”. Ah ah.

Eppure lui spavaldamente cammina con aria da ganzo, è un fraudolento, non fa un cazzo ma gode di brutto come un matto, fischiettando pure un motivetto musicale allegro-andante.

Non avrai altro dio all’infuori di me…

Ecco che diventa, per Rolling Stone Italia, così.

 

 

Insomma, ragazzi o pazzi, sceme o idioti, non date più retta ai bulli e a Bull Harley.

Vi diranno faccia di porco per demoralizzarvi, intristirvi, immalinconirvi e in viso scoreggiarvi.

Perché, in cuor loro, hanno paura di perdere.

Infatti hanno perso e hanno rimediato una figura di merda/e.

Morale, forse immorale, ma comunque fa davvero male.

È un mondo di animali assai amorali, ognuno fa quel che cazzo che gli pare.

Non fatevi dunque più fregare e sfregiare.

Incominciate a dare meno e più a darne.

Siete senza danari?

Ma sì, che vi frega?

Non è da un dio De Niro, no, dal dio denaro o da Murray Franklin che possiamo farci prendere per il culo.

Molte persone sono ciniche e sentimentalmente avare.

Vogliono che tu vada solo ad arare. Che ti spacchi il culo a lavorare.

Sennò, ti mandano a cagare.

Ebbene, da me, pusillanimi e cretini ottusi, avrete d’ora in poi non braccia rubate all’agricoltura ma un po’ di cultura e un braccino spezzato se nuovamente arderete ad ardermi nell’animo.

In fede,

Falco?

No, il Falò.

 

P.S.: se non ti sta bene, chiama la neuro. Non per me, però.

di Stefano Faloticofalotico giornalista 2 falotico giornalista

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Dopo accurate riflessioni e ponderati risparmi, ho deciso: vado alla FESTA DEL CINEMA DI ROMA come accreditato stampa ed evviva i cherubini Jovanotti!


29 Sep

71189224_10214586776565989_3022707642582695936_nmoretti ecce bomboNo veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no, ah no: se si balla, non vengo. No, no, allora non vengo. Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi cri quarantametto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate:

– Michele vieni in là con noi, dai…

E io:

– Andate, andate, vi raggiungo dopo. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci, Nicola.

(Michele Apicella, alias Nanni Moretti di Ecce Bombo)

 

Sì, qui è sempre una rincorsa contro il tempo.

Ma alla fine, nonostante la mia economia non sia delle più esaltanti, non posso tradire gli amici da me incontrati al Festival di Venezia. Che trepidantemente m’aspettano a Roma.

Allora, sì, vengo. Spero anche d’incontrare Cristina Quaranta, sì, la super figa di Non è la Rai. A me ancora attizza, non poco, che porco. Ah ah. Da tempo immemorabile, sogno di venirle… in cor(po). Uh uh.

Le ho pure scritto ieri una mail. Sì, la bellissima Cri ha messo la sua mail su Instagram. E io ho colto l’occasione per lanciarmi a volo d’angelo.

Sarà una figura di merda catastrofica ma almeno mi sarò fatto il viaggio.

Sì, come canta Lorenzo Cherubini, detto Jovanotti:

ho la pressione giusta, stratosferica, dimmi che non è un miraggio, che stasera partiremo insieme per un grande viaggio.

 

Sì, la sua mail è cri.quaranta@gmail.com. Questa la mia epistola sfrontata:

 

Ciao Cri,

sono Stefano Falotico.

Colui che, arditamente, ti scrive spesso dei commenti su Instagram. Anche oggi pomeriggio ne ho inseriti un paio col link a uno dei miei funambolici, intrepidi video “folli”.

Sì, te lo dico qui. Non so se questa sia la tua mail o quella del tuo ufficio stampa ma, in onore alla tua bellezza inaudita, vorrei regalarti dei miei libri.

Sì, sono uno scrittore, splendida Cri. Da tempo anche critico di Cinema e scrivo per Daruma View. Quest’anno, in veste di accreditato stampa, sono stato al Festival di Venezia.

Sì, in veste di critico, vorrei svestirti e poi scriveremo assieme la recensione.

Quanto mi darai? Quattro stellette? Dove lo facciamo? In un albergo a 5 stelle?
Tu per me sei indimenticabile. E ti garantisco che, dopo aver visto il mio film, sì, comprerai anche il Blu-ray della nostra notte d’amore. Mettendo in pausa nei momenti top.

Per rievocare quegli istanti romanticamente sanguigni della nostra passione incendiaria. Sì, nei momenti di sconforto, ormonale scombussolamento e di scoramento, Cri, rivedrai questa splendida pellicola e, trasfondendotene come James Woods di Videodrome, ripensando intensamente alla nostra congiunzione psicofisica, impazzirai d’amore e perderai la testa come in Scanners.

Ti seguo sin da quando, pre-adolescente e puberale, mi piacevi da morire e vedevo ogni puntata di Non è la Rai nella quale sensualmente ballavi, incantandomi.

Sinceramente, eccitandomi. Non dovrei dirtelo ma oramai non ho più peli sulla lingua, tranne i tuoi.

Sei la donna più bella del mondo, secondo me.

So che riderai, sogghignerai dinanzi a questa mia sperticata affermazione senza fronzoli. Un po’ da Fonzie.

Ma mi sto leccando i baffi come nella pubblicità dei Fonzies. Pregustando la delicatezza del momento affamante delle gioie nostre sensualmente sgranocchianti.

Potrei però finire surgelato e mi sbatterai in freezer. Bruciando ogni mio erotico slancio con un calcio nelle palle. No, non elettrizzante, bensì refrigerante. Nel senso che io volevo cucinarti la mia bistecca al sangue ma mi tratterai da Pinguino De’Longhi.

So solo che, appena ti vedo, mi diventa lungo. Sono pingue ma tu mi asciugherai tutto.

Sì, mi allungherò sin a Roma per rendere più corposo e soprattutto cremoso questo mio capriccio bollente come la besciamella delle lasagne dopo 40° nel microonde.

Presto, sarò alla Festa del Cinema di Roma. Tu accetteresti di bere un caffè con me?

Dimmi di sì. Vado a prelevare subito altri 100 Euro col Bancomat e potrò offrirti anche il mio gelato all’amarena.

Cri, basta leccarlo dolcemente e si scioglie in bocca.

Cri, approfitta di un uomo così, non perderti il suo profiterole.

 

Ah ah.

Sarà molto dura piacerle. Spesso sono Edward Norton di Motherless Brooklyn. Faccio ciò delle espressioni, a prima vista, da mezzo spastico.

Ma Cri, lo so, ha la mente elastica. Non è una nazista con la svastica. Detta come va detta, vorrei che me lo mastichi.

Cri sa che la vita di noi tutti è una sega, no, un’epica saga come The Irishman.

Sì, potrei essere il Joker vivente anche se, onestamente, Joaquin Phoenix di Her è uguale a me.

Insomma, la faccia da cupo, no, da culo è questa.

 

di Stefano Falotico

her joaquin phoenix

Genius-Pop

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