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Mickey Rourke non smentisce la sua triste fama/e da Joe “Crazy” Gallo del suo Irishman mancato e attacca Bob De Niro, definendolo una femminuccia, idolo “wrestler” impavido


20 Jul

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rourke postEbbene, Mickey Rourke, dopo essere andato l’anno scorso dalla d’Urso, abbassandosi le brache nel piangersi addosso coi catenoni d’oro e, malgrado tutto, il conto in banca di Rockefeller, dopo aver elemosinato compassione e forse chiedendo anche, dietro il camerino, di poter incontrare privatamente Gabriella Pession al fine di ravvivare le sue passioni sopite da Mr. Orchidea selvaggia, dopo essersi mostrato nudo e crudo, soprattutto prostituito più di Rocco Siffredi nel suddetto scult di Zalman King ove, oltre a improvvisarsi semi-pornoattore da quattro soldi, conobbe la sua ex fiamma storica, Carré Otis, donna per la quale s’amputò perfino un dito quando lei, dopo mille tira e molla, finalmente gliene mollò tante sulla sua faccia già rifatta, rinfacciandogli di essere diventato solo un puttaniere come Don Johnson (d’altronde, suo lercio “partner” in Harley Davidson & Marlboro Man, di mio preferisco fumare solo le Chesterfield), ecco, dopo aver rifiutato, con sfacciataggine immonda e strafottenza da bisonte unto e bisunto, tanti anni fa, il ruolo di Stuntman Mike in Death Proof di Quentin Tarantino (ruolo, come sappiamo, andato poi a Kurt Russell), dopo aver chiesto scusa anche a Robert Rodriguez per questo suo ignobile affronto, domandandogli umilmente perdono e prostrandosi per riceverne l’assoluzione, quindi sfigurandosi in Marv per il superbo Sin City, film nel quale comunque sfoderò una classe attoriale, malgrado il trucco aberrante da lui esibito, da magnifico figurone, ecco, dopo essere stato a letto con le più grandi figone, qualche sera fa se n’uscì, sul suo profilo ufficiale Instagram (seguito perlopiù, per l’appunto, dalle sue ex andate più di lui a puttane, oramai illanguiditesi nel penoso rivederlo nelle più provocanti foto migliori di scena, forse anche di slacciata cerniera, tratte da 9 settimane e ½ , pellicola in cui appare come un mezzo incrocio fra un interprete di film per adulti di origini canadesi e un fighetto del Liceo Classico Galvani di Bologna), ecco… dicevo… Mickey la fece fuori dal vasetto. Sparando a zero su Bob De Niro. Rinnegando ancora una volta Satana, cioè Louis Cyphre di Angel Heart e poi facendo, come si suol dire e per l’appunto, l’innocente angioletto.

Definendo De Niro un bugiardo e un mitomane.

Dandogli la patente di crybaby, cioè piagnucolone e checca isterica, alzandogli metaforicamente il dito medio e augurandogli il peggior male possibile.

Mickey è definitivamente un genio.

Un uomo il quale, checché se ne dica, iniziò la sua carriera in modo serissimo. Dopo aver frequentato l’Actor’s Studio, difatti incontrò presto Michael Cimino e, dopo il cammeo ne I cancelli del cielo, tirò fuori una performance da urlo ne L’anno del dragone. Capolavoro “rovinato” soltanto dal parrucchiere di Rourke. Il quale, sebbene gli donò un taglio di capelli meraviglioso, per alcune scene gli tinse il bulbo, per altre invece se ne dimenticò del tutto. Cosicché, Stanley White/Rourke appar(v)e inspiegabilmente brizzolato in un frame e, tre secondi dopo, corvino. Poiché, come sapete, le micro-scene della stessa scena vengono spesso girare in tempi differenti per esigenze di tempistica, diciamo, per motivi logistici.

Rourke, in Homeboy, recita meglio di Marlon Brando pur non recitando affatto. Semplicemente inscenando il suo freak vivente e carismaticamente deambulante da sciancato col fascino del disadattato cazzuto che si piega ma non si spezza. Poi, senz’ombra di dubbio alcuno, non abbisognava di recitare. Bastava che lo inquadrassero, di primissimo piano, e coi suoi occhi languidi e al contempo incandescenti, eh già, richiamava immantinente in sala migliaia di donne che, pur di vederlo anche da dietro un grande schermo, avevano già prenotato due settimane di sauna per essiccare la diga incontenibile da lui provocata loro. Sapete dove…

Oggi, queste donne, malgrado la menopausa, rivedono il Mickey giovane semplicemente in sala.

Che fra Rourke e De Niro non sia mai corso buon sangue, si sapeva. Sul set di Angel Heart, pare infatti che Rourke e De Niro litigassero, perlomeno non si sopportassero.

Dunque, di tanto in tanto, Rourke inventa balle per richiamare l’attenzione su di sé.

Continua a menarla da mesi con la storia secondo cui Scorsese lo contattò per affidargli una parte importantissima in The Irishman. Ma, dopo che Scorsese si consultò con De Niro, il quale per l’appunto odia Rourke, Rourke rimase disoccupato, altresì nuovamente sputtanato come attore inaffidabile.

Ecco, io vorrei sapere… ma se The Irishman è incentrato quasi esclusivamente su tre attori e i loro relativi characters, (De Niro, Pacino e Pesci), quale parte così fantomaticamente rilevante avrebbe dovuto avere Mickey?

Quella del Johnny il bello della situazione? Vale a dire quella andata a Sebastian Maniscalco di Joe Gallo?

Premesso che Mickey dovrebbe, oggi come oggi, guardarsi allo specchio e prendere consapevolezza che, oltre a essere molto più vecchio del Maniscalco, le sue chirurgie facciali non hanno sortito lo stesso effetto del grande film di Walter Hill appena succitato, il caro Rourke abbisognerebbe esattamente di De Niro stesso nei panni di Frank Sheeran.

Che dovrebbe andare a trovarlo in un locale notturno di Beverly Hills e suonargliele come Sylvester Stallone de La vendetta di Carter.

Mickey, che cazzo fai? Alla tua età, ancora puttaneggi e a tutto spiano sputtani?

Dammi retta, Mickey. Recati dal fratello di Stallone di Barfly e ordina un Amaro Averna.

Sì, dopo decenni da te trascorsi nel gusto pieno della figa, no, della vita, mi sa che stavolta per te è davvero finita.

Invita al bar anche Jack Nicholson, oramai affetto da fortissima demenza senile, per cantare assieme a lui appassionatamente:

miserere, miseri noi, però brindiamo a Zucchero Fornaciari!

Ora, a parte gli scherzi, Mickey Rourke è un grande. Anche Sugar.

A Pavarotti, invece, ho sempre preferito un panzerotto. Da ordinare soprattutto a Ferrandina, cittadina di amari lucani ove, per rabbia e disagi sociali incommensurabili, la gente deve reinventarsi e può darsi che, fra mille cassaintegrati, nasca uno più bravo di Rourke di
Francesco
.

Intanto, Mickey è stato querelato da De Niro e ha rimosso tutto.

di Stefano Falotico

Mickey Rourke offende De Niro a Live – Non è la D’Urso… che Braveheart


16 Sep

rourke angel heart

Ah, cuore impavido e temerario quello di Mickey.

Un attore oramai bistrattato per l’ennesima volta dalla Hollywood che conta. E lui dunque, fottendosene, se la racconta, narrandoci aneddoti dei quali non importa niente a nessuno se non al suo portafoglio. Considerato che per queste patetiche ospitate Mickey riceve un cachet esorbitante soltanto, appunto, per recitare le sue memorie piagnucolose. Per le quali riceve la grazia e l’assoluzione perfino da Barbara. Una che sicuramente non è la Madonna nonostante sia bravissima a impersonare la parte della santarellina.

Sì, Mickey non ha affatto disimparato a recitare. Quando vuole, malgrado cinquemila botulini, tremila operazioni chirurgiche al suo visino, 4 milioni circa di liposuzioni, sì, arrotondiamo per i suoi vistosi, mal dissimulati difetti… fisici, sa inscenare pianti clamorosi e addirittura più degni del suo cammeo strepitoso nel film La promessa del suo amico Sean Penn. Che gli fregò l’Oscar.

Sì, Mickey avrebbe meritato di vincere l’Academy Award per The Wrestler ma rimase traumatizzato quando a impugnare la statuetta fu Sean pe Milk. Nascose la sua delusione dietro un tenero applauso, appunto, di facciata. Rodendo dentro e probabilmente, in cuor suo, silentemente bestemmiando. Al che, puntualmente, a scadenze (ir)regolari come uno scalcagnato orologio svizzero, Mickey si presenta bellamente (mica tanto) alle trasmissioni Mediaset. Moltissimi anni fa partecipò anche a Scherzi a parte, poi fu la volta di Paolo Bonolis. Andò anche alla Rai da quel fariseo di Fabio Fazio. Torniamo però a Bonolis. A Paolo, Mickey confidò le sue esperienze psichiatriche, non lesinando in dettagli assolutamente insignificanti e agghiaccianti pur di ricevere l’applauso di finta commozione del pubblico pagato per recitare meglio di Mickey stesso quando, nel finale di Angel Heart, scopre che il suo personaggio ha venduto l’anima al diavolo. Eh sì, in Italia molte persone curano la disoccupazione, facendo le comparse nelle platee dei programmi tv. Visto che non sanno scrivere, come me, dei saggi monografici sugli attori, ambiscono ai 15 nanosecondi di pubblicità-celebrità della loro spiattellataci falsità. Appena le inquadrano, ridono anche se la battuta, per esempio, di Zelig fa piangere ma, soprattutto, andando ad alimentare questo sistema imbonitore da Essi vivono.

Mickey vi sguazza e approfitta dell’italica idiozia per sfruttare i cretini impiegati comunali e parastatali che, dopo una giornata nella quale hanno lavorato, sì, leggendo Il corriere dello Sport e osservando nella pausa caffè le gambe della signorina Silvani, si mettono in pantofole la domenica pomeriggio sul tardi, dopo che sono peraltro finite le partite di Serie A, allentando la noia da spioni amanti del gossip più truce e da guardoni delle cosce plastificate, patinate della D’Urso. Donna sempre ottimamente pettinata su sguardo fake da catodica, no, catatonica che fa finta di commuoversi e provare empatia nei riguardi del debosciato di turno “straordinario”. Il quale, a sua volta, c’illustra tutto il suo campionario di sfighe e inculate senza risparmiarci un solo attimo di tregua. Per la gioia dei coglioni poveretti che guardano ‘sta roba di merda. Mickey c’ha detto, anzi, disse che doveva avere un ruolo in The Irishman. Quello che posso dirvi io, amici o nemici che siate, è che a differenza del personaggio di Mickey in Angel Heart, eh già io so chi sono! Voi no.

Sì, quando ritorno io, Mickey Rourke de L’anno del dragone mi fa un baffo. Ora, tutti zitti, bambagioni. Sì, sono Johnny il bello, ribelle contro le ingiustizie come Mel Gibson di Braveheart. Se non vi sta bene, scrivete alla De Filippi. Ma, per piacere, lasciate stare i poeti. Cari uomini e donne, che potete farmi? Sono Francesco. Sì, uno che piace ad Helena Bonham Carter. E non è facilissimo. Essendo Helena una mezza freak da Tim Burton e più colta di Kenneth Branagh.

E ricordate… Le mie notti sono più belle dei vostri giorni. Voi una come Sophie Marceau ve la sognate. Io me la scopai ma non ho da rendere pubico, no, pubblico il mio essere diabolico.

Ah ah!

 

di Stefano Falotico

 

sophie marceau notti belle

 

 

marceau braveheart

A Settembre compirò 40 anni ma sono Tim Roth di Un’altra giovinezza, Brad Pitt di Benjamin Button, forse quello di Ad Astra oppure il principe dei francescani


05 Jun

61975191_10213795712789889_129681301937586176_n 62046967_10213795712389879_2804465850168377344_n brad pitt benjamin button

Sì, il tempo passa, miei passerotti e miei uomini grassi e ripieni più dei panzerotti. Per voi, per me no. Col tempo anzi, la mia brillantezza, levigata sempre più in simpatica asciuttezza, s’è eternata in un viso che, senz’ombra di dubbio e senza più ubbie da medioevalistici oscurantisti qual siete così come i praticanti della magia nera a Gubbio, mi rende simile al Joker, un intrattenitore che mette follemente di buon umore un’umanità sul lastrico e manicomiale.

Io do pepe ai vostri spenti ardori in quanto uomo di buon cuore che, al solo battito del sopracciglio destro, sa far sì che sui vostri volti sinistri, devastati da invidie e gelosie fratricide, si stampi un sorriso leggiadro ammantato di calore. Io santo non sono ma sano ogni vostro malestro, miei falsi maestri invero assai maldestri.

Ecco, cuccatevi questa foto, scattata da poco. Quanti anni mi dareste?

Che cosa? Cinquanta?

Mio cugino, su Facebook, roso dall’invidia, non si è smentito. Lui non mi fa un complimento nemmeno se dovessi avere i soldi per regalargli un residence. Invece, anche se dovessi sbancare alla SNAI, scommettendo che il Bologna Football Club, il prossimo anno, vincerà lo Scudetto, ipotesi tanto irreale quanto quella secondo cui Silvio Orlando, in un immediato futuro, diverrà più sexy dell’eternamente fascinoso Brad Pitt, non gli donerò proprio un beneamato cazzo.

Oggi, ero in macchina e ho acceso la radio. Al che su R101 quell’ex gran figa di Lucilla Agosti, ora indubbiamente inaciditasi nella maturità poco attraente da classe ‘78 un po’ troppo impigratasi, anche fisicamente, nella pasciuta maternità scarsamente eccitante da donna andata, ha intervistato degli ascoltatori, chiedendo loro se si sentano vecchi e spacciati.

Alcuni sono stati onesti con sé stessi. E hanno confessato la verità. Come se stessero cantando di riso amaro, pianto (a di)rotto e nodo in gola l’intramontabile Non ho l’età di Gigliola Cinquetti.

Ammettendo che, sì, in effetti, un tempo erano come Mickey Rourke di 9 settimane e ½ ma, nonostante la loro ancor furiosa grinta da lottatori della vita come Randy “The Ram” Robinson di The Wrestler, oggettivamente, e di ciò ne sono ammirevolmente coscienti, non vengono più cagati dalle loro ex ammiratrici alla Kim Basinger.

Sì, un tempo stavano con bionde tutte d’oro come Kim e come Alec Baldwin. Adesso, non sapendo come buttarla a ridere, cicciottelli, passano le loro giornate a scimmiottare i politici porcelli che loro detestano, trattandoli da cicciobelli. Un tempo erano magri come Spillo Altobelli, ora vanno in giro con le bretelle.

Sì, Baldwin al Saturday Night Live prende per il culo Donald Trump. Loro invece, distrutti da condizioni socio-economiche tristemente infognatesi nella merda, non sanno fare altro che sparare a zero su Di Maio, Salvini, Berlusconi, su Giorgia Meloni, urlando a costoro che sono tutti dei troioni. Che poveretti.

Quindi, ora che sta arrivando l’estate, eh sì, già me li vedo a mangiare prosciutto e melone in piatti che piangono l’effervescenza di notti ubriache non più di vino. Scusate, volevo dire divine. Notti in cui dormono come dei bambini. I bambini dormono sogni tranquilli perché per loro il futuro non esiste. I rincoglioniti fanno la stessa cosa. Per loro, infatti, non v’è domani. Hanno una vita sempre identica e immutabile.

Quindi, si recano dal chirurgo plastico per rifarsi il look. Sì, fino a qualche anno fa, la chirurgia estetica era una prerogativa femminile. Una peculiarità, diciamo, il cui primato di operazioni alle labbra era detenuto dalla celeberrima donna scosciata per antonomasia, l’Alba Parietti nazionale.

Oggi invece pure i maschi che una volta si rifacevano gli occhi su Alba quando lei accavallava da infarto a Galagoal, eh già, hanno preso gusto a scarnificare le loro pelli come fossero nella pellicola Il macellaio.

Vanno sempre in palestra ma gli effetti della rimodellante cura anatomica stentano a vedersi. Cosicché si recano appunto dal butcher, ordinando pezzi di salsiccia più grassi delle caviglie di Valeria Marini. Altra donna che fu un loro idolo. Bambola!

Che uomini putrefatti.

Io adoro Mickey Rourke. A mio avviso è stato forse il più grande attore degli anni ottanta. E tuttora, quando lo vedo così bravo e figo in Rusty il selvaggio e L’anno del dragone, mi vengono dei dubbi riguardo la mia eterosessualità. Dubbi che sciolgo però subito, riguardando Francesco di Liliana Cavani.
Sì, il protagonista di questo biopic sul santo di Assisi, invero, non fu Rourke. Il suo nome stava in cartellone e nella locandina del dvd come specchietto delle allodole. Il protagonista fui io.

Sì, erano tempi per me asessuati in cui solo tizie lontane anni luce da Helena Bonham Carter volevano parlare…., ci siamo capiti. Ero un passero solitario ed Helena compiaceva onanisticamente il mio Massimo Troisi di Ricomincio da tre.

Helena è una finta santa ma soprattutto una vera gnocca.

Kenneth Branagh, ad esempio, quando stava con lei, non azzeccò un film anche se il suo Frankenstein è quasi un capolavoro. Tim Burton, invece, da quando l’ha sposata, ha perso ogni gusto della fantasia più vivamente poetica e i suoi film recenti son stati delle porcate.

Diciamocela!

Big Fish, comunque, è stupendo.

Eh sì, sono sempre stato uno che ha preferito vivere di fantasie piuttosto che battermi il petto villoso per donne come Jessica Lange.

E dire che ho scritto La leggenda di King Kong.

 

 

di Stefano Faloticoroth altra giovinezza vastano banfi bar dello sport francesco rourke

Siate padroni del vostro delfino, scusate, del vostro destino, siate torvi e corvi


12 May

ritorno al futuro crispin glover

 

Ho da poco terminato il mio nuovo libro, il seguito de Il diavolo è un giocattolaio.

Del quale, al momento, non posso rivelarvi il titolo. Si tratterà, dunque, di un libro erotico, molto eroico come il precedente, innestato sulle mie modulazioni di frequenza emozionali. Altamente corrosivo, spropositatamente scabroso nel senso migliore della parola. Sì, spingete, ragazzi! Senza vergogna, senza timidezze e pudori inutili.

Un thriller torbido, un’altra storia di patti luciferini in una realtà insipida, grigia e meschina. Un altro volo d’angelo nei meandri della mia anima mai supina ma leggermente volpina. Per sorvolarla, scarnificarla, disossarla, riesumarla e far sì che, dopo tante turpi deturpazioni, in gloria risorga senza più false macchinazioni, senza più crudeltà immonde perpetrate per puro dileggio sfregiante il mio cuore pulsante.

E così nella notte sfreccio col mio volante dopo tante violazioni alla mia vita giammai però stanca. Sempre più battagliera, coraggiosa e intrepida nel navigare marino in tale umanità di bambini che si credono adulti e di adolescenti frenati e multati, mutilati e invalidati dalla severità misera di persone infime da manicomio.

Di criminali nella mia vita ne ho incontrati tanti. Ma i peggiori non sono tanto i criminali veri, quelli che, come dice la parola, commettono crimini e trasgrediscono illegalmente le regole. Mettendo a soqquadro gli ordini prestabiliti. Questi sono personaggi lombrosiani forse geneticamente predisposti al male che, per colpa di tante vicissitudini sbagliate, di cattive frequentazioni, di strani casi del destino sfortunato, son stati perfino costretti, dalle sfavorevoli circostanze, a rinnegare del tutto il bene e a oltraggiare la moralità.

Questi sono poveri disgraziati, diciamocela.

Se non mi credete, guardate l’episodio uno di Mindhunter del grande David Fincher e prendete lezioni dall’insegnante di criminologia.

I criminali veri sono coloro che, invece, commettono abusi, praticano bullismi esasperanti al prossimo dall’alto di chissà quale presunta, bisunta superiorità e ardiscono ad ardere, da nazi-fascisti incurabili, le vite degli altri.

Sì, tutto parte addirittura in tenera età, dalle più basse, triviali, malvagie competizioni scolastiche, dalle ripicche e dalle piccinerie cretine di giovani già trucidatisi nell’anima, avviati alla scontentezza che si finge felice, indirizzati, spesso da genitori stupidamente ambiziosi, verso la capricciosa, suprematista voglia smaniosa di primeggiare, di schiacciare l’altro e soffocarlo nei loro caudini ricatti cani.

Me, no, non m’hanno mai incantato. Si tracannassero loro!

Come quegli idioti, che dio li perdoni, che durante quel periodo tanto follemente adolescenziale, nel suo significato più becero e acerbo, si son presi gioco di quelli che percepivano come deboli e li sodomizzavano psicologicamente, con la prosopopea e dal podio pseudo-cattedratico di crediti formativi e fantomatici bonus culturali che, a livello formalmente istituzionale, attestavano o avrebbero attestato che loro potessero permettersi il lusso di giudicare, con insana protervia e malevola pusillanimità, i propri coetanei.

Adesso, lavoreranno per qualche testata di regime. Prendete a testate queste teste di cazzo.

Ecco allora il Kiefer Sutherland di turno, permettetemi questa metafora cinematografica, che come in Stand by Me troneggiava punk nel far il galletto, il luridissimo figlio di puttana lordo e ludro. Deridendo i nerd, i ragazzini obesi, quelli da lui visti come perdenti nati, come sfigati irrecuperabili.

Nell’esibizione virulenta e vigliaccamente macha d’ogni sua imbecille, distorta visione gretta e violentemente virile della sua nullità esistenziale.

Circola voce che chi fa così lo faccia solo per esorcizzare le sue paure. Quindi, il debole e il malato è lui.

Ne ho conosciuti tanti così. Quei bambagioni che, per via del fatto che frequentavano il Liceo Classico, scuola considerata per ariani e gente migliore, ah ah, che scemenza, trivellavano di offese e ingiuriose calunnie le ragazze tristi e malinconiche, ghignando di gusto sadico.

Che poi… anche questo vecchio, fascista retaggio secondo cui esisterebbero le scuole migliori, sarebbe da abrogare, come dice Giampiero Mughini, io lo aborro!

La scuola è un luogo, sovente comune e anche comunale, parastatale e soprattutto paraculo, di professori altezzosi e annoiati che distillano, con tronfia arroganza, il sapere in Bignami istruttivi che son solo distruttivi. In quanto allineati a precetti vetusti.

E basta con Leopardi, col Foscolo, col Manzoni e la carne di questi manzi. E con quell’edonista del D’Annunzio. Secondo me solo un troione.

Ma sì, lui e la sua fissa per gli aeroplani, i deltaplani. Meglio gli aquiloni. Che non sono gli oggetti volanti vincolati a terra tramite un piccolo filo, bensì è il plurale di aquila maschile in forma accrescitiva.

Ah ah.

I giovani necessitano di Jack Kerouac, di Francis Scott Fitzgerald, di Francis Ford Coppola, di Bukowski, di Edgar Allan Poe, di Lovecraft e pure dei primi capolavori di Stephen King. Prima che anche lui s’appiattisse nel merchandising ripetitivo di sé stesso. Scrivendo tomi strepitosi solo per le loro copertine intriganti, coloratamente attraenti e accattivanti.

Sì, fra trenta libri pubblicati da King negli anni scorsi, se ne salvano al massimo due. Gli altri sono da comprare solamente per le cover.

Ma non state a spendere soldi. Andate su Amazon e cliccate, col tasto destro, sulle rispettive copertine dei suoi ultimi libri davvero brutti, salva immagine con nome. Potete anche stampare ogni image nel formato migliore e farvi l’ingrandimento a mo’ di poster.

La mia vita è stata un errore perfino giudiziario di proporzioni clamorose. Un body horror cronenberghiano.

Ma ogni porcata è stata ripulita dal diluvio universale, da un nubifragio illuminante. Altro che Magnolia e quell’altro pretenzioso primo della classe di Paul Thomas Anderson.

Di cui stimo e apprezzo solo onestamente Il petroliereThere Will Be Blood!

Io non sono come questo matto avaro del Daniel Plainview/Daniel Day-Lewis. Sono come Jim Carrey di A Christmas Carol. Un misantropo che fa finta di odiare l’umanità e fottersene, perciò un misantropo da strapazzo, ed è invero un amante dei bambini, delle feste, delle donne, anche del mio tacchino nel giorno del Ringraziamento.

Io dovrei, quindi, prendere tutti quegli storpi che sino a poco tempo fa telefonavano ai centri di salute mentale perché mi consideravano anormale. E volevano, pretendevano, oserei dire, che mi curassi.

Do loro un consiglio, conigli. Dovreste (ri)vedrevi allo specchio e poi telefonerò io. Non al CSM bensì al vetraio.

Perché, se continuate a vedervi belli e sani, dovete quanto prima aggiustare il riflesso. E soprattutto i vostri fessi.

Andate a farvelo dare ove dico io. Da quando in qua un Falotico deve farsi comandare a bacchetta come Pinocchio da pivelli che me li mangio con l’unghia del mignolo sinistro fratturato? Dico, mi pare che lo scherzaccio sia durato troppo.

E, se io vivo così e vi fa schifo, siete dei bugiardi. Io sono più bello e bravo di voi, so che questo vi fa andare su tutte le furie.

Ma questa è la verità.

Se non ci arrivate, domattina vado a comprarvi i liofilizzati della Plasmon.

Quindi, m’innamorerò anche di una prostituta, se mi va.

A me va sempre.

A te non va.

Per forza, hai sposato un cesso.

Ricordate: se una donna dice che Mickey Rourke di Francesco è una merda d’uomo, bene, telefonate subito al convento più vicino e chiedete di poter parlare con la rettrice. Un posto da monaca di clausura a questa suorina glielo troviamo subito. Un buon pasto caldo…

Se un uomo, invece, dice che Falotico è pazzo, è un malato di mente e gli prescriviamo immediatamente, per direttissima, un TSO.

Così, lo curiamo dalle sue invidie del cazzo.

Detto ciò, succhiatemi Il corvo.

Sì, forse farò la fine di Xander Corvus. Beato lui.

Vivo nella beatitudine, mentre voi nell’insalvabile ebetudine.

Fidatevi, dovete farci l’abitudine. Tanto siete scemi e io non posso farci niente.

di Stefano Falotico

 

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JOHNNY HANDSOME: il fascino à la MICKEY ROURKE


06 May

59702567_10213585721380235_2265742226715836416_nSì, so che può dispiacere molto la bellezza soprattutto se appaiata all’intelligenza. Perché provoca turbamenti ma soprattutto fa sì che si scatenino invidie animalesche.

L’invidia è una brutta bestia. Specie se associata alla cattiveria e all’ignoranza partorita da gente pettegola e malevola. Capace di nefandezze e colpi bassi imbecilli.

Pensate alla povera Monica Bellucci di Malèna. Che attirò tutti gli sguardi allupati dei maschi arrapati, tirandosi addosso le invidie di ogni comare e delle racchie gelose del paese come nella canzone Bocca di Rosa di Fabrizio De André.

Pensate soprattutto a Mickey Rourke. Un dio. Un uomo dotato di una bellezza luciferina al contempo angelica. Non a caso è stato San Francesco per Liliana Cavani, il santo più ambiguo della storia.

Johnny Favorite in Angel Heart e Johnny il bello.

Essere bellissimi suscita nelle persone, indubbiamente più brutte e meno dotate, pensieri abietti.

Al che la gente, impressionata dal tuo sex appeal mostruoso, rabbrividendo arrabbiatissima, fa di tutto per renderti un mostro nel senso peggiore della parola. Ricattandoti perennemente, domandandoti se puoi permetterti di essere così figo.

Inducendo perfino a vergognarti per lo stupendo fatto innato che madre natura ti abbia regalato il dono raro della venustà assoluta e infinita.

Urlandoti in faccia che dovresti lavorare come un negro e tirartela assai meno.

E perché mai? Ci sono persone superiori. E non solo fisicamente parlando.

Poi ci sono i nani che, non essendo stati graziati dagli angeli nel giorno della loro nascita, sperano in cuor loro che tu possa venir colto da un male impietoso e che ti possano succedere colossali sfighe.

M agli angeli, già solo trasfondendo in questi neonati magnifici il regalo della bellezza divina, si presero gioco diabolicamente di tutti i piccoli diavoli.

Cornificandoli.

Di fronte a uno come Mickey, bisogna solo inchinarsi. Se tale genuflessione viene praticata dalle donne, tanto meglio.

 

di Stefano Falotico

 

johnnyhandsomefalotico

Buona Pasqua: The Late Night Show with Robert De Niro and Mickey Rourke


20 Apr

Sì, grande interpretazione di Rourke nel film di Liliana Cavani.

Ma io e Rourke, fotogenicamente parlando, siamo tanto simili alle iconografie di San Francesco riportateci nelle tele e nei documenti storico-biblici quanto Salvini nei panni del Redentore.

Insomma, questo qui vi sembra un santo?

Mah.

Comunque, parimenti al Salvatore nostro Signore, non quello de Il nome della rosa, io sono resuscitato. Le Sacre Scritture dicono che sia salito al settimo cielo il terzo giorno.

Di mio, salgo solo al piano quarto, ove abito.

Mi pare però oramai evidente il look miracolistico da Johnny il bello.

O no?

Vi perdono da ogni vostro peccato. Lei, signora, vuole ascendere?  Allora, posso spingere sul pulsante rosso?

Sì, la signora con me prende l’ascensore per il Paradiso.

Auguri, amici. Le uova e lo Zucchero salvano dall’anima in depression.

Senti che vibration…

Eh eh, sì, me la rido beffardo come il mitico Bob De Niro.

Un po’ Louis Cyphre e un po’ Johnny Favorite.

Tu, invece, invidioso Giuda, non girarmi questo:

Angel Heart – Ascensore per l’INFERMO.

Sì, mi vedi e capisci al volo che sono veramente di un altro pianeta. Occhi languidamente stellari.

E, gelosissimo, bestemmi.

Io ti assolvo da ogni imprecazione e ora vado a mangiare dolci con la crema…

Uomini, non esistono santi che tengano.

Io sono il più sano. Colui che ha più ano.

Oggi indosso il saio, non ci son più soldi nel salvadanaio.

A differenza, però, di San Francesco, non parlo con gli uccelli, bensì con le passere. Che a loro volta parlano col mio, cioè quello.

Migrando di qua e di là e poi ancor mirando. In quanto merito ogni ammirazione da parte del gentil sesso e soprattutto vado onorato per via del mio carisma oltre ogni possibile adulazione.

Io vengo adulato. Voi non venite e basta.

Stringetevi un segno di pace mentre, coi miei capelli ondulati, forse solo corti così tagliati, ancora me la squaglio. Sì, io sono colui a cui ogni donna non può rifiutare la mia quaglia.

Tu quagli? Tu, in verità, voli basso.

 

 

 

di Stefano Falotico

francesco rourke

Genius-Pop

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