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Poesia falotica: Amo gli sfregiati e i selvaggi, Tarzan-SEXY BEAST, amo il futurismo, il romanticismo e la velocità!


13 Aug

stefano faloticoAlla faccia di ogni noioso, superato e patetico boomer schizzinoso che ti blocca nella spontaneità e nella vitale, ribalda, più autentica emozionalità vorace, verace e gioviale, anche giovanile, rimarco fermamente le mie purissime scelte esistenziali, vantandomi della mia spettrale candidezza ancestrale, diabolica e al contempo angelica, emetto il mio grido potente in mezzo al silenzio pauroso della gente imborghesitasi precocemente, giocando col tempo e cantando serenamente nel vento.

 

di Stefano Falotico

Chi dorme non piglia Joe Pesci, aspettando The Irishman, navigo sott’acqua da vero squalo


13 May

pesci the irishman

Talvolta squallido e anche pallido, io sono comunque impavido.

Sì, abbiamo visto l’annuncio con le voci off di De Niro e Pacino ma siamo oramai a metà maggio e ancora non abbiamo avuto un filmato vero e proprio, appunto, di The Irishman, con gli attori in carne e ossa e flashback inclusi in CGI.

Che sta succedendo? Ah, non lo so, da molto tempo le nostre strade non c’incrociano più e io ho cambiato decisamente rotta. Perché della maggior parte di voi mi sono rotto.

Prima, ogni rabbia repressa eruttai come un vulcano esploso dopo tanti soffocamenti ingiusti al mio craterico detonare maestoso da voi reputato così odioso e troppo focoso tanto da volerlo sedare con tranquillanti che vi farei detonare, a mo’ di candelotto di dinamite, nel vostro vigliacco sfintere, capace solo di emettere puzzolenti sozzerie nello scoraggiare il prossimo. Siete delle scoregge. Sputiamola!

Ah, ringrazio iddio per avermi sanificato in un ribollente fiume di lava illuminante a sommergere tanta insulsa balordaggine, tanti luoghi comuni appioppatimi per puro, sfregiante dileggio da screanzati assai poco magnanimi.

Ah, meschinità degne d’un plotone di esecuzione. Sì, dopo tanti sfregi, mi fregio. E di voi giustamente me ne frego. Provate a fregarmi di nuovo e vi rifaccio nuovi. Sono esperto di carrozzerie, mie ultime ruote del carro.

Gente infida, estremamente malvagia. Persone ch’è meglio non incrocino neppure il mio sguardo perché altrimenti incenerirei, soltanto con un’alzata sopraccigliare torvamente minacciosa, ogni altro vile, pusillanime lor affronto bastardo. Squadrandoli dalla testa in giù perché a me i Frank Vincent di turno di Quei bravi ragazzi son sempre stati molto antipatici.

Sì, Joe Pesci è un grande, un apparente nanerottolo, un lustrascarpe che non gli daresti una lira, capace invece di sfoderare una grinta, un savoirfaire carismatico da Mio cugino Vincenzo tale, mica da tal dei tali, d’annichilire col suo ruspante sex appeal da testa di cazzo ogni Marisa Tomei di The Wrestler, cioè una che sa come stimolare Mickey Rourke, mica roba da ridere, soltanto con l’arringa della sua parlantina confusionaria, sconnessa eppur più eccitante di Gemma Arterton. Da mettere i brividi e schienare chiunque con la sua terrona capacità istrionica talmente poderosa d’arrossarle tutto solamente col giubbotto di pelle e una palandrana comprata al mercato rionale.

Sì, parliamone di questi Billy Batts alla Vincent. Dei vincenti, per modo di dire, dei deficienti ultra-raccomandati che si sono comprati la carriera e pure slacciati la cerniera pur di promuovere qualche loro amichetta megera. La classica spintarella…

Dei cafoni ingrati, degli irriconoscenti boriosi che meritano un pestaggio smodato con tanto di scarpe insanguinate, un furioso Bob De Niro mattante, un Ray Liotta ammattitosi e appunto un Pesci mattoide di origine controllata che, dinanzi all’ennesima, gratuita offesa, non transige e severissimo punisce come suo fratello scalmanato, ovvero un Toro scatenato davvero imbufalito.

Mostruoso nella sua ira devastante, infermabile. Una testa calda, un Nicky Santoro esagitato, esagerato, da applauso a scena aperta e una matrona che lo serve, caldamente acconsente rovente ogni suo capriccio da folle demente. Scaldando ancor di più le sue escandescenze con baci di lingua delicati e ardenti. Piluccanti e sacrosanti. Ah, che magnifico fetente.

Un genio il Pesci. Infatti, Scorsese ha dichiarato che, se Pesci non avesse accettato di recitare, dopo il suo semi-ritiro pensionistico, in The Irishman, sinceramente non avrebbe trovato mai un rimpiazzo adatto, un “pazzo” così simpatico per la parte di Russell Bufalino.

Pesci, uno che pare buffo e invece è stato con Angie Everhart. Mica un coglioncino, miei bimbini da canzoni degli Oasis e qualche vostra donna amante di John Lennon. A quei due fratelli, Liam e Noel Gallagher, ho sempre preferito Callaghan.

Basta con Gabriele Muccino e quel ritardato di Silvio, con Berlusconi e tutta questa gente apparentemente sana e bella che non può amare Martin Scorsese perché, appunto, non sente scorrere nelle vene la furia di Joe. Anche di Nicolas Cage omonimo del film di David Gordon Green.

Intanto, lasciando stare Ed Sheeran, no, Frank Sheeran, i vostri Justin Bieber e le notizie tristi, son sempre più futurista.

Dio vi benedica e io volteggio fra le lune vive del mio avido livore. In quanto uomo dai freddi sudori ma anche luminescente di notte in ogni suo amabile candore. Sebbene non ci metterei la mano sul fuoco… son uomo imprevedibile e appunto di calore.

Mentre voi seminate coi vostri oltraggi soltanto terrore, io mangio carne e pochi ortaggi e non mi sta simpatica Virginia Raggi.

Sì, son tutti da abolire. Quelli del PD sono dei paraculi, Salvini è un burino, Di Maio un trimone, Sgarbi un uomo a cui far lo sgarbo.

E io la barba non mi taglio.

In quanto posso permettermi questo e altro.

Sono un gigione come il Pesciolone, miei pesciolini.

Ah, anch’io abboccai come un Pesci, no scusate, come un pesce quando mi diedero dello schizofrenico alla Spider, sì, di Cronenberg, e sparai all’impazzata. Mi ero stancato di essere trattato da “bravo ragazzo” che si fa mettere però i piedi in testa perfino dai camerieri.

Ma sì, facciamo del cameratismo! Goliardia!

E ricordate: sono l’unico uomo che racchiude nei suoi lineamenti il fascino di Bob De Niro, la forza di Al Pacino e la simpatia appunto di Joe.

Se non mi credete, amen.

Sempre a indagare su di me state? Indagate sul vostro cervello, piuttosto. Sì, ci vuole un Joe Pesci da Oscar in questi casi, come in Goodfellas:

Mi portano dentro, mi fanno le solite domande, sennò quello mi comincia a dire allora che ci dici di bello?

E io il solito, zero, niente. Che cazzo vi devo dire? E lui dice no, me la devi dire qualche cosa signor bulletto. E io d’accordo te la dico qualche cosa, vaffanculo a mamm’t’.60334660_10213639829412902_3073064673839415296_n

 

 

di Stefano Falotico

Mr. Wolf risolve problemi di aggiornamento feed su Instagram e la questione del finale alternativo di Black Mirror 5, evviva il Boss!


03 Oct

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Black Mirror 5

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Tim Blake Nelson is Buster Scruggs in The Ballad of Buster Scruggs, a film by Joel and Ethan Coen.

Tim Blake Nelson is Buster Scruggs in The Ballad of Buster Scruggs, a film by Joel and Ethan Coen.


Verso le 10 antimeridiane di oggi, mercoledì 3 Ottobre 2018, la gente in Italia è stata colta dal panico.

Al che, su Facebook, son fioccati post di gente terrificata, perché ha pensato che i propri profili Instagram fossero stati cancellati.

Ora, se fossero stati elisi, sarebbe stato meglio. Molti profili sono delle puttanate, esibizione vanagloriosa di vanità stolte. Detto questo, anch’io mi ero allertato. Ma, come diceva il mitico Neffa, devi stare molto calmo…

In vostro soccorso vi è sempre Salvatore Aranzulla. No, nemmeno lui in questo caso perché di aggiornamento del feed non ne parla molto.

Il vostro account Instagram non era scomparso, relax! E non è stato violato da nessun cazzo di hacker. Quindi, andate a farvi un caffè. E statevene tranquilli. Non è che vedete complotti e “cimici” come Gene Hackman de La conversazione? Nessuno vi ha sabotato e tantomeno boicottato.

Instagram è andato momentaneamente in down. Il classico 505 Error. Risolvibile, basta aspettare. E tutto tornerà posto. L’unico che, invece, non tornerà a posto è quello che abita dalle mie parti. Ecco, non soffre né di trisomia 21, no, non è affetto da mongoloidismo, né soffre della sindrome di Down. È semplicemente scemo. “Patologia” di cui soffrono molte persone, appunto, su Instagram, che si credono Marlon Brando e hanno una faccia più inespressiva di una stampante.

Sì, la dovreste finire di dannarvi e andare nel pallone per problemi inutili. Instagram è un giochetto ma son cose le altre nella vita ben più importanti del vostro archivio di foto stronze, con linguacce e pose da puttanoni.

Comunque, se vostra moglie non è soddisfatta, chiamatemi. Sono davvero un wolf, un lupo mai visto. E la vostra donna, nell’ululante notte di gola profonda, forse perderà qualche pelo (eh, si sa, lo “strofinamento” potrebbe sbucciare le radici pilifere…), ma al mattino dopo sarà radiosa, una rosa rifiorita.

Ah ah, a parte gli scherzi.

Cos’è questa stronzata del finale alternativo di Black Mirror 5?

Innanzitutto, io non sono un patito delle serie. Tantomeno di Black Mirror, per cui voi invece andate matti. Questa storia della tecnologia dannosa mi pare una cosa vecchia come il cucco. Suvvia, non siate passatisti, sì, non siate retrivi. Non sarete mica fra quelli che dicono che si stava meglio quando si stava peggio. E che odiate gli iPhone e i cellulari? Eh sì, vi trovate in una strada di campagna, a tarda notte, e la vostra macchina si ferma. Al che, a proposito di lupi, dal bosco spuntano queste bestiacce. Voi vi barricate nell’abitacolo della macchina e non potete urlare al lupo, al lupo perché non vi siete comprati, in quanto misoneisti, un “apparecchio telefonico portatile”.

Eh sì, donne, odiate i cellulari ma gli uccelli non passano mai di moda, vero? Sono uccelli che non utilizzano la “distanza” ma son piacevoli da gustare a letto, in una comoda stanzetta. O no?

Ora, torniamo a Black Mirror. La quarta stagione, in toto, integralmente cioè, l’ho recensita e non mi è dispiaciuta. Ma ho le mie riserve, sì, tornando a Gene Hackman, sono il Keanu Reeves di The Replacements e l’eccessivo cinismo esibito nella serie creata da Charlie Brooker non mi convince appieno.

Ma che significa il finale alternativo che possiamo scegliere noi? No, no. Un film, anche un episodio di una serie, deve avere il finale del suo autore. È come se leggeste il Moby Dick di Melville e sceglieste di veder morta la balena alla terza pagina. Come se vedeste Vivere e morire a Los Angeles e voleste che William Petersen rimanesse in vita e fosse lui a sgominare Willem Dafoe. È come se, anziché essere Edward Burns in 15 minuti – Follia omicida a New York, a uccidere lo psicopatico, fosse il defunto e riesumato Bob De Niro. Con tanto di Bob che spunta da redivivo, ammazza il cattivone e alla fine va dalla sua bella riccioluta Melina Kanakaredes e le urla: – Basta coi fiorellini, vie’ qua, zoccolona. Ora ti faccio vedere la “Magnum” alla Callaghan!

Suvvia! È ancora Gary Sinise, nella vita reale, e non nelle vostre fantasie virtuali, a prendere Melina e a fargli vedere il suo “Apollo 13?”. Stavano assieme, stanno ancora appaiati? Ah ah.

Basta con queste serie televisive. True Detective 1 è bellissima ma sarebbe stata molto bella anche se fosse stato/a un film di due ore. Perché allungare il brodo?

Westworld 2 è inguardabile, una rottura di palle tremenda.

Maniac, che ho appena finito di (ri)vedere e recensire, sarebbe andato/a benissimo anche come lungometraggio di due ore.

C’era una volta in America non è una miniserie in quattro puntate, è e deve essere un filmone di quattro ore. Se poi, in questa modernità frenetica, non avete il tempo di concentrarvi per quattro ore ma volete spezzettare la visione, andate a fare in culo.

Io sono un futurista, la versione italiana di Colin Farrell di Miami Vice ma adoro anche la lentezza.

Soprattutto quando Melina Kanakaredes non vuole che a letto io duri meno della massima di Andy Warhol.

Sì, con Melina bisogna fare l’amore come si gusterebbe prosciutto e melone. Succhiando e spolpando con molta delicatezza per godere e leccare tutto l’aroma.

Ah ah.

 

Vi saluto, teste di minchia.

 

No. Morale della fava, anzi, della favola: se avessi dato retta al “finale” scelto da molte persone sul mio destino, sarei finito ad ascoltare Rocco Hunt, mendicando compassione e pietà.

Invece questa rimane una delle mie canzoni preferite:

Anche questa non è male…

Se la ritieni troppo “triste” e campagnola, troppo rustica, c’è sempre Annalisa.

Annalisa, al massimo, ha un ottimo culo.

 

 

di Stefano Falotico

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