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Prince of Darkness sentenziò: chi si ferma è perduto ma almeno sogna. Chi va avanti è sempre più disilluso. E super audiolibro del Falò! La prigionia della tua levità


15 Jan

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83348946_10215463238076979_177663886294515712_oSì, credo che sia proprio così.

Chi s’arrende, in fondo, non s’è arreso e arrese davvero. Anzi, fu ed è un resiliente che, ben conscio dell’orrore quotidiano, preferisce dormicchiare, aprendo gli occhi a fasi alterne per non spalancare la vita e la vista completamente alla putredine del mondo.

Un mondo ove a imperare è la competizione, ove impazzano le rivalità più meschine e in cui chi non s’attiene a tali precetti di conforme, oscena lotta da uomini e donne nell’animo deformi, eh già, rischia di rimanere fuori dal carrozzone poiché non (in) uniforme.

Meglio, meglio rimanere, orsù, un orsacchiotto e una pagliacciata vivente, un Joker brillante che non sale su nessun carro di pazzi sbraitanti. E che, in mezzo alla strada, ammicca pure ai bambini con fare da clown di Pennywise saltellante.

A differenza però del Pennywise di Tim Curry, non è un pedofilo, mentre l’It di Muschietti piace solo ai non cresciuti maschietti oramai putrefatti.

Il Joker balla col sorriso oggi amaro e domani lieto di offrirvi altri amaretti. Da gustare, bagnando nell’amarezza d’un mondo dolciastro che crede ai buonismi all’amarena e invece è una macedonia acida ove non dovete alzarvi per lavorare di buona lena. Evviva solo l’altalena!

Il Joker conosce la verità e sa che molta gente, i più perlopiù, ah, che pena, vanno a messa di domenica e recitano il mea culpa al calar della sera, (s)confessando le loro colpe settimanali in maniera insincera, quindi al mattino dopo ritornano ridenti peccatori irredenti e aprono bocca coi cariati denti oltre che imputridirsi nel vomito costipato dei loro stomachevoli fegati amari da megere.

Chi va avanti, oh sì, s’illude di amare quando invero vi dico che, forse durante le estive vacanze al mare, trovò una tipa da spiaggia e insabbiò ogni suo calore nel tepore d’un coniugale ombrellone alla penombra dei suoi nuvolosi pensieri e del faro.

Raffreddando il tempo climatico dell’ormone che, in realtà, abbisogna sempre d’un pedalò per prendere il largo e alla(r)garle nel surfare. Scivolando nello stantuffare e in tutte tuffarsi.

Gli uomini innamorati sono quasi tutti naufragati, dunque fregati come una nave fregata oramai affondata. Vivono di retoriche e bacetti, di abbracci e di orizzonti al tramonto del loro Sole sbiadito, scivolato nell’oceano della notte fonda già immalinconita e nella tristezza cupa sdilinquita.

Date loro una scialuppa mentre io andrò al galoppo e un’atra leccherà il mio Calippo.

Notte, vieni a me, nessuna donna più si sfonda ma si sta a galla per non affogare, sì, così è in fondo. Poiché l’uomo libero viene gettato in acqua, mentre l’uomo falso è asciugato nell’essere non più surriscaldato.

Sì, tanto le mogli vivono di fantasie erotiche poco eroiche. Sognano Brad Pitt di Troy mentre il marito va solo a troie.

La vita intera è una troia e allora le persone guardano i porno nelle loro intime biancherie nascoste, dunque nei loro panni sporchi lavati fra le pareti domestiche di disfunzionali famiglie, poi celebrano la candida bontà dopo avere, per l’appunto, magnificato e imbiancato solo una bona con tanto di (can)dito. Non so se bianca o nera ma io sono realista e detesto il manicheismo in quanto sono obiettivo e perciò vi alzo le medie dita.

Imparatelo a menadito, altrimenti sarete squagliati e vi farò divorare dagli squali, oh, miei infingardi bastardi fraudolenti assai inauditi.

Amo anche una cinese con ogni suo difettoso crisma e canto con gli Hare Krishna.

Evviva Mishima.

Sono depresso a morte, al che comunico a un mio amico l’intenzione di suicidarmi.

Lui imperiosamente mi dice:

– Va bene. Prima però passami tutti i tuoi libri non pubblicati. Così, come Cuba Gooding Jr. di Analisi di un delitto, posso scoparmi Ashley Laurence.

Mors tua, vita mea. Non sei Clive Barker ma io sono il demone di Hellraiser!

La vita è un gioco cabalistico, è una (s)montabile cavalla, evviva Cabal!

Sì, i sognatori vivono più felici. Non hanno la preoccupazione che la propria compagna possa mettere loro le corna come quelle del diavolo.

I sognatori non hanno bisogno di affermare che credono a dio per non farsi escludere dagli amici falsamente cristiani. Poiché quest’ultimi, se così non fosse, li considererebbero persone ignominiose non degne d’essere figlie di Gesù.

Scornatevi, mangiatevi vivi in questo atroce jeu de massacre (c)a(r)nale.

Un testo si scrive e si recita così.

Per quanto concerne il resto, divertitevi.

Il vostro mondo non fa per me. Ma chi fa da sé se ne può fare, fidatevi, più di tre. Non ha da rendere un cazzo a nessuno, a qualcuna, sì. Ah ah.

La mia vita rimarrà eternamente (in)finita.

Parafrasando il grande Victor Wong, il mago di Grosso guaio a Chinatown, e il fisico quantistico de Il signore del male:

– Vi avevo avvertito, miscredenti.

Ora, avete risvegliato una forza che voi, piccoli nani umani, non potete più gestire.

Qualcosa che ha distrutto tutte le regole psichiatriche, qualcosa di devastante che ha macellato ogni vostra certezza.

Vedo che forse non capite o forse siete talmente stupidi da voler non capire.

A voi piace prendervi in giro, scherzare, burlarvi del prossimo, blandire, accoppiarvi e sguazzare nel porcile.

A lui no.

E adesso non potete più fare nulla.

Si è spinto troppo oltre. Nell’arcana opalescenza fulgida della più alta trascendenza.

Nell’ectoplasmatica, metafisica potenza di un altrove da cui vi manda questo messaggio a mo’ di monolito di 2001: Odissea nello spazio e di perpetuo moto dell’esservi da misterico, assoluto monito.

Eppure, fra il dire e il fare, tra fanfaronate e mascherate, andate a cagare poiché io sono nessuno ma domani potrei essere Nettuno.

V’infilerò il forcone, riemergendo dalle acque, quindi m’inabisserò ancora ove il Joker Marino conosce Atlantide poiché odio le donne mantidi e tutti gli arroganti.

Sono il principe delle tenebre e non delle cos(c)e tenere, sono orrifico e ancora un’altra faloticata mostruosa qui vi ficco, ah ah, non so se abbiate ben l’antifona capito e, per piacere, non fate per me il tifo.

Cammino e vi benedico. In men che non si dica, nuovamente m’eclisso in maniera giammai da uomo inaridito, bensì ardita da essere oggi fallito e domani fenomenale e sbalorditivo.

Ora glisso, abbasso le glasse, evviva Gotham City e pure Dark City. Ah ah!

Sì, i Modà partorirono un’altra bella canzone. E ricordate: questo non è un sogno. Tu vedi quello che succede realmente…

Che volete farmi? Calma, non vi accapigliate. Sono un uomo che sa creare le giuste atmosfere, un uomo carpenteriano e lynchiano, adoro Kenneth Branagh e Shakespeare, sono pure bello.

Questa è la mia notte.

Ce la vogliamo dire senza fronzoli? Sì, basta con le invidie. Riesco a essere Jon Bernthal di The Punisher, Arthur/Fleck/Joker e anche un grande romantico.

Credo che sia così.

Oggi si piange, domani si ride, domani ce le si dà. E questa è la vita senza se e senza ma.

E questo è il mio falò delle vanità, ah ah!signore del male 4kult

 

di Stefano Falotico

Notizia straordinaria, When They See Us: il JOKER non è Joaquin Phoenix e il nuovo BATMAN non è Robert Pattinson più altre rivelazioni scabrose da veri scoop


01 Jun

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Sì, alla fine arriverà la mia recensione seria di When They See Us di Ava DuVernay.

Ma, in una società ove primeggiano personaggi come Fabrizio Corona e nella quale Salvini vince alle Europee, mi pare giusto fare giusta informazione, liberandoci dai canali di regime della Rai coi suoi buonismi e la sua retorica nazional-popolare, dicendovi la verità come J. K. Simmons di Spider-Man con Tobey Maguire.

Sì, il mio palazzo è stracolmo di pazzi deliranti come La casa di Sam Raimi. La gente è indemoniata, si accapiglia nelle riunioni condominiali, mentre io tranquillamente, con la gamba accavallata, mi riguardo la trilogia del Cavaliere oscuro di Christopher Nolan.

Sapete tutti ovviamente che Robert Pattinson sarà invece il protagonista Bruce Wayne della trilogia, sempre batmaniana, però firmata da Matt Reeves. Eh sì, se sei un nerd, in questo mondo non hai molte alternative.

Cercare di evadere il fisco e sgattaiolare nella notte come Connie Nikas di Good Time non è conveniente. All’inizio, la polizia può brancolare nel buio ma prima o poi ti acchiappa e la tua vita finisce peggio che ne L’odio di Kassovitz, cazzo.

Anche andare ad alloggiare su un faro come in The Lighthouse potrebbe presentare situazioni inquietanti.

E che fai? Ti nascondi nell’abitacolo di una limousine come in Cosmopolis? Ah, bella roba, tra ninfomani, maniaci che assalgono il tuo aplomb e manigolde schizofreniche come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Capace che ti scoppia il cervello come in Scanners. Oppure, saluti la tua ragazza, non guidi una limousine ma una macchina scassata di terza mano e ti viene addosso un camion come ne La zona morta.

Salvi l’umanità da personaggi come Trump ma non salvi te stesso.

Oppure diventi tu l’autista della limousine come in Maps to the Stars. Sì, puoi sodomizzare una come Julianne Moore, praticamente il sogno erotico di ogni maschio etero. Ma se invece, sotto quel trucco da figona, si nascondesse M. Butterfly? Ah, è un’eventualità che devi calcolare.

Per il trauma, ecco allora che vai a farti curare dal massaggiatore ciarlatano John Cusack sempre di Maps to the Stars. Secondo voi è affidabile questo psicologo della mutua? Suo figlio è già messo malissimo da bambino e sua moglie, Olivia Williams, è la brutta copia di Greta Scacchi.

Una che, quand’era all’apice del suo splendore, faceva impazzire tutti gli uomini. Olivia invece fa impazzire solo sé stessa. Perché tanto nemmeno Popeye andrebbe con quest’isterica da film di Polanski.

Siate davvero L’uomo nell’ombraghost writer del vostro Birdman, vivete nel sottosuolo e lasciare stare il sottosopra di Stranger Things.

Se fossi in voi lascerei pure le sceme come Kristen Stewart. Se proprio volete fare i vampiri, non state con questa depressa anoressica da film di Woody Allen e da Twilight per ragazzini col ciuccio.

Ciucciatevi Isabelle Adjani del Nosferatu di Herzog. Che poi anche così la vedo dura. Diverrete come Klaus Kinski. Ah, il più psicopatico di tutti.

Potreste innamorarvi da bravi hobbit di Winona Ryder. Ma mi farete la fine di Sean Astin sempre di Stranger Things stagione 2 oppure di Keanu Reeves del Dracula di Bram Stoker del Coppola. Ci potrebbe comunque stare. Prima d’impazzire, vi sarete fottuti Monica Bellucci e non solo lei.

Ma tanto tornerete da Winona per Destinazione matrimonio. Ah, sai che vita. Guardare le partite dell’Inter di Antonio Conte, far sempre i conti con le bollette e nessun coito con la vostra consorte, nel frattempo talmente bollita che non sai come presentarla nel modello 730. Che scrivi? Che è disoccupata e la mantieni, che lavora ma non sa far l’amore, che si fa cinquemila selfie al giorno per ricevere i Mi piace di donne più matte e vuote di lei?

Insomma, non è che fai una gran figura statale. Roba che poi Mattarella te le dà col mattarello.

Oppure, dopo che vi sarete imborghesiti, porterete i vostri figli a vedere Avengers. Roba che a vent’anni i vostri figli saranno più palestrati di Thor e con doppie personalità da incredibile Hulk.

Pieni di foto proibite di Scarlett Johansson, un’altra corrotta, ma soprattutto pieni di cazzate nel cervello marcio e drogato.

Ah, sappiate pure questo: se i vostri figli vorranno elevarsi da questo schifo di società, la gente li emarginerà, si ammaleranno dunque di solitudine e daranno di matto come il Joker.

Di mio, se posso darvi un consiglio, anziché guardare e idolatrare i cinecomic, amate la vita alla Falotico.

Sì, tutti mi vogliono ma sono imprendibile. Ogni Catwoman fa carte false per avermi ma non voglio diventare Michael Douglas di Attrazione fatale.

Allora, al novanta per cento di esse, parafraso Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo:

– Ehi, bel ragazzo, lo sai che assomigli a uno che potrebbe farmi godere più di uno che vale duemila dollari?

– Sì, peccato che tu non somigli a quella che m’incassa.

E nemmeno a quella per l’uomo da duemila dollari.

– Ah sì, e a chi assomiglio?

– A una troia.

 

Be’, sì, non amo molto i cinefumetti ma comunque nutro grandi speranze per il Joker.

Sono invece fanatico delle storie notturne, cupe, tragiche, lividissime ove la verità non è mai nitidissima.

Voi lo sapete che sono l’uomo nero Michael Kenneth Williams di The Night Of e di When They See Us, vero?

Cioè, se vi do dei consigli di vita è perché so come va il sistema.

C’è un piccolo problema in tutta questa faccenda personale. Nella mia vita ho lasciato sempre giudicare gli altri la mia persona.

Peccato che gli altri, in confronto a me, siano quasi tutti dei ritardati.

E ho detto tutto.

Good Night and Good Luck.
Morale: non immedesimatevi nei supereroi, tanto nella realtà non esistono e voi esisterete sempre meno, esiterete però sempre di più.

Non affidatevi nemmeno agli psichiatri. Questi hanno attici che nemmeno Superman può permettersi mentre voi, sempre più impoveriti e impotenti, a forza di arricchire questi qua, non avrete più manco un televisore a 10 pollici per guardare un filmetto porno.

Adesso leggete questa e silenzio:

ebbene, dal 31 Maggio, è disponibile su Netflix la miniserie in 4 episodi di circa un’ora ciascuno, ideata, scritta e diretta da Ava DuVernay (Selma – La strada per la libertàNelle pieghe del tempo), ovvero When They See Us.

When They See Us è la cronistoria dettagliatamente certosina, inquietante e spaventevole di uno dei casi giudiziari più scabrosi di sempre. È infatti incentrata sul tristemente celebre caso della jogger di Central Park, accaduto nel 1989.

Vale a dire lo stupro e le sevizie orripilanti subite da una donna di nome Trisha Meil nel parco più grande e famoso di New York a sera inoltrata.

Ingiustamente, di tale barbaro crimine furono accusati cinque teenager invero incolpevoli e assolutamente innocenti che furono beccati da quelle parti per pura, tragica fatalità.

Una serie di circostanze a loro estremamente sfavorevoli infatti indussero gli inquirenti e la polizia a sospettare immediatamente dei cinque suddetti giovani. I quali, follemente attanagliati dalla giudiziaria morsa caudina d’un sistema legale frettolosissimamente burocratico, si trovarono nell’assurda, confusionaria, allucinata situazione di raccontare bugie perfino a loro stessi poiché, inizialmente, colti dal panico e dall’inesperienza della loro giovanissima età, terrorizzati mentirono agli indagatori, accusandosi da soli dell’osceno reato. Ingenerando un equivoco giuridico pazzesco.

Soltanto dopo atroci, raccapriccianti, robustissimi dibattiti interminabili nelle aule del tribunale, furono scagionati e assolti. O meglio, i cinque scontarono lunghi e durissimi anni di carcere. Una volta rilasciati, ebbero molte difficoltà a reintegrarsi a una vita normale. Emarginati e visti con sospetto da tutti. Sino a quando, qualcuno finalmente confessò di essere stato lui, molti anni addietro, il responsabile dello stupro commesso ai danni di Trisha.

Però, appunto, i migliori anni della vita di questi incolpevoli giovani vennero abominevolmente bruciati, essiccati criminosamente da una legge spietatamente folle e assai crudelmente svelta a condannarli malgrado, sin dapprincipio, sussistessero pochissime prove tangibili ed evidenti del loro mai perpetrato misfatto.

Uno scandalo di proporzioni ciclopiche, un tetrissimo caso di cronaca nera restituitoci con emozionante schiettezza analitica da un’Ava DuVernay mai così brava a mostrarcelo in tutta la sua pusillanime, meschina mostruosità.

Finanziariamente sostenuta in questa sua mirabile, antropologica, lodevolissima missione oltre che dal patrocinio economico-distributivo di Netflix, dalla TriBeCa Productions di Jane Rosenthal e Robert De Niro che figurano infatti tra i produttori esecutivi, da nientepopodimeno che Opray Winfrey. Ava DuVernay si è avvalsa dei talenti recitativi in fiore di un cast di promesse di rilievo fra cui Jovan Adepo, Asante Blackk e Chris Chalk, affiancati dalle oramai veterane Felicity Huffman, Famke Janssen e Vera Farmiga, dal sempre puntuale, bravissimo John Leguizamo, da Joshua Jackson e da Michael Kenneth Williams nella parte del padre di uno dei ragazzi accusati, Bobby McCray. In un ruolo per certi versi accostabile, simile e allo stesso tempo antitetico rispetto al suo Freddy Knight del capolavoro The Night Of di Steven Zaillian.

La DuVernay sceneggia When They See Us con Attica Locke, Robin Swicord e Michael Starrburry. Ottimamente servita in questo suo viaggio all’inferno, in questo spettrale incubo a occhi aperti, dalla fotografia spesso cupamente, claustrofobicamente virata al blu, dell’acclamato direttore della fotografia Bradford Young (Arrival1981: Indagine a New York), già cinematographer per la DuVernay del succitato Selma. Capace di regalare e infondere alle immagini un tono di atmosferica gelidezza mortifera in linea col clima macabro e quasi horror della vicenda.

When They See Us, come detto, consta di soli quattro episodi (standard alquanto anomalo per una miniserie, di solito infatti anche le miniserie durano mediamente almeno il doppio) ma, nella sua concisa eppur sfumata stringatezza, nonostante un certo moralismo di fondo e qualche didascalica parentesi troppo descrittiva, è già certamente uno dei migliori prodotti del 2019.

Michael Kenneth Williams, uno che ci mette tre secondi scarsi a capire dove stia il nero, no, vero.

Però lui non è un avvocato, un piedipiatti, uno psichiatra, tantomeno un pezzo grosso nonostante il carisma magnetico.

 

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di Stefano Falotico

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Il Joker e Batman sotto le Due Torri


15 Jul

Phoenix Joker

 

Salve,
sono il Joker, il nemico pubblico numero uno di Batman.

Ah, quel Bruce Wayne la dovrebbe finire di farsi servire e riverire dal maggiordomo e di abitare in quella caverna così tetra. Sì, è proprio un cavernicolo bifolco e maleducato, all’apparenza ostenta modi eleganti, è insopportabilmente affettato nelle sue plateali, eclatanti apparizioni in pubblico quando non indossa la maschera del suo alter ego, ma in verità vi dico che è un ignobile bugiardo, un lestofante senza pari, un farabutto da prendere a calci in culo.

E mi ripugna vederlo così azzimato, un falso perbenista camuffato da eroe della strada, che scaraventa i cattivi per aria, e poi passeggia sui marciapiedi di questa città felsinea con aplomb orgogliosamente tronfio, sollazzandosi del suo mantello. Oh sì, un uomo ammantato di vellutata boria, e sarebbe lui, mica io, a esser ammanettato. Perché è un fake. E in fondo sappiamo tutti che è uno psicopatico. Wayne tramuta in Batman per discolparsi del fatto incontrovertibile che è un social fobico. Anche se, nelle sue solitudini immani, usa moltissimo Facebook e Twitter. E gente così mi sta profondamente antipatica e stimola in me sentimenti di sdegno titanici.

Ora, devo esservi sincero. Non è che io me la passi molto meglio.

Un tempo qualche anno fa, ero un comico da cabaret, e la gente andava matta per il mio standup comedian di gran livello. Ridevano a crepapelle dinanzi alle mie battute e avevo, posso dirlo in tutta fierezza, dei tempi comici da far impallidire John Belushi e Jim Carrey. E Billy Crystal mi faceva un baffo. Tant’è che proprio Crystal, due anni or sono, trovandosi qui a Bologna con la moglie, assistette a un mio spettacolo e venne di persona nel mio camerino a farmi i complimenti. Gli firmai l’autografo e lo invitai a cena. Ecco, devo dire che non ho mai avuto molti soldi, e Crystal e la sua gentile consorte dovettero accontentarsi di una capricciosa da I Gaetano, pizzeria rustica poco distante dalla Stazione Centrale, un pittoresco locale partenopeo ove sfornano pizze e pagnotte davvero croccanti da veri napoletani DOC.

Ma poi, proprio quando stavo raggiungendo il successo e cominciando a guadagnare un po’ di più, quando tutti i locali comici mi facevano la corte per avermi come star della serata, avvenne la totale débâcle.

Che tonfo, che caduta. Da imputare, ahimè, soltanto alla sfiga più nera.

Una sera, mi trovavo in Tangenziale, ed ero molto eccitato perché il mio spettacolo, appunto, era andato alla grande. Stavo viaggiando a gonfie vele verso la popolarità. E stavo diventando l’idolo cittadino, il paladino del buon umore. Un sogno che era davvero vicinissimo ad avverarsi. Ma, mentre guidavo di pazza gioia, nell’atto di sostituire un cd con un altro nell’autoradio, mi distrassi per trenta secondi netti, e quella distrazione mi fu fatale. Andai in tutta velocità a tamponare un camion, e sbandai, frantumando il guard rail. Che, sebbene fosse di cemento armato rinforzato, non servì a contenere l’incidente. E stranamente non scoppiò l’airbag.

Non morii, eh certo, altrimenti non sarei qui a scrivervi ciò. Ma rimasi vivo per miracolo. Avevo tutte le ossa rotte, lo sterno mezzo dilaniato ma, soprattutto, la faccia spaccata. Mi portarono subito al Pronto Soccorso, mi fasciarono interamente la testa e mi diedero dei punti di sutura dappertutto, in particolar modo sul viso e sulle labbra. Non crepai dissanguato ma la mia faccia è adesso sfregiata da un’indelebile, profondissima cicatrice che assomiglia a una pallina da tennis ricucita.

E, conciato così, non potei e non posso più lavorare come comico. La gente cominciò a evitarmi perché spaventata dalla mia faccia.

È da allora che sono il Joker e odio tutti quanti. E mi pitto le guance per dissimulare i tagli sulla pelle. Sì, mi trucco come un clown, tanto, struccata, la mia faccia fa ancora più paura.

E vado a caccia di Batman. Sì, Batman vive a Bologna. Ma quale Gotham City! Quello lo scrivono nei fumetti per dare un tono dark epico all’ambientazione. Perché Bologna invece, sì, è una città cupa e medioevale, ma non si presta a un fumetto alla Tim Burton.

E volete mettere il fascino oscuro degli altissimi grattacieli di cristallo contro la vetustà medievaleggiante delle Due Torri?

Mica si può scrivere un fumetto mondiale con l’Asinelli e la Garisenda? La gente si metterebbe a ridere. Insomma, noi italiani no, ma nomi così non hanno presa a livello internazionale, non emanano fascino arcaico e gotico a differenza di Gotham City, una città tentacolare e futuristica città à la Metropolis.

Sì, Batman abita qui. E so anche in che via e in quale quartiere, ma non posso dirvelo perché altrimenti lederei la sua privacy e mi troverei una denuncia della polizia postale per aver rivelato pubblicamente online il suo luogo di residenza.

Ma, stanotte, saran botte. Eh sì, stasera gliene combinerò una delle mie.

Domani, che bello, la mia “impresa” sarà su tutti i giornali, e Il Resto del Carlino intitolerà a lettere cubitali il “post” chiamato: Anche i pagliacci picchiano i pipistrelli.

Eh eh, come me la godo.

Mica tanto…

Che gli farò?

Non posso dirvelo, sarà sul prossimo numero di Batman.

E l’editore del fumetto ha i diritti d’autore.

Ma comunque posso darvi un’anticipazione. Come detto, Bruce Wayne sta sempre chiuso in casa, eh sì, questo stronzo si è reso completamente virtuale. Diventa parzialmente reale soltanto quando si trasforma in Batman. Secondo voi è normale uno così? Lui, sì, che è pericoloso. Mette piede nella realtà solo per prendere a pugni e sberle i violenti, e contro la loro violenza usa una violenza dieci volte superiore. Insomma, sgomina il crimine da puro fascista reazionario.

Meglio io che combatto questo mondo con la mia fantasia. Anch’io sto spesso rintanato ma, se un tempo raccontavo storielle comiche e barzellette nei miei sketch, adesso mi hanno assunto per scrivere racconti umoristici. Cosa posso fare di più nelle mie condizioni per il bene dell’umanità e per dar gioia a questa spenta città ingrigita?

Eh sì. Wayne usa uno pseudonimo su Facebook, l’ho scoperto. Naturalmente, adotta questo falso profilo se no i criminali lo stanerebbero e poi per lui sarebbero guai seri.

E, dal suo falso profilo, dalle indicazioni che ha fornito, ha detto che stasera andrà a vedere il panorama topografico di Bologna dalle Due Torri assieme a Catwoman.

Per entrambi, saranno gatte da pelare, perché io sarò lì, appostato come un pipistrello sulla balaustra dello spiazzo alla sommità dell’Asinelli.

 

Oh, bene, eccomi qui sotto l’Asinelli. Batman e quella stronza di Catwoman son già lassù. Entro. E quella della biglietteria:

– Sono 5 Euro, signore.

– 5 Euro? Adesso, per visitare la Torre e salirvi in cima, si paga 5 Euro? E dire che questo nuovo governo doveva ammortizzare le spese e fornire delle agevolazioni. Di male in peggio. Ecco a lei, comunque.

– Bene, mi può rilasciare la carta d’identità?

– E perché mai?

– Sa, ogni angolo della Torre è sorvegliata da telecamere nascoste ma dobbiamo cautelarci di più. Così se a qualche turista, un po’ vandalo, saltasse in mente di danneggiarla, noi abbiamo in deposito la sua carta d’identità, ed è fottuto. Anche perché, comunque, non esistono altre vie di fuga, se non passare obbligatoriamente da quest’entrata.

– Non posso rilasciargliela.

– Perché?

– E mi domanda anche perché? Ha notato che sono truccato?

– Be’, ovvio. Ma sa, sono molto rispettosa e discreta e dunque sono affari suoi se vuol salire sulla Torre combinato così. Ma, per cortesia, mi rilasci il documento.

– Eh, ma sul documento ho una foto nella quale appaio irriconoscibile.

– Non importa. Ci sono scritti il suo nome e cognome, e vi appiopperò sopra un piccolo asterisco a matita, per sapere che questa carta d’identità appartiene a lei, caro signore mascherato. Molto semplice.

– Ma, sa, non posso dare il mio nome in giro a destra e a manca.

– Come non può?

– Mi sono creato un’altra identità ma a lei ciò non deve assolutamente interessare.

– M’interessa, eccome, se vuole salire sulla Torre. Senza carta d’identità, lei non andrà da nessuna parte.

Vero, Antonio?

– Chi è Antonio?

– Antonio sono io, la guardia che sorveglia le entrate e le uscite, e anche la maschera che stacca i biglietti d’ingresso. Forza, si tolga il mascara, volevo dire la maschera, scimunito. Non faccia il pagliaccio. Consegni la carta d’identità alla bigliettaia, sennò la arresto e poi i miei colleghi la porteranno in centrale.

– Guardia, guardi, non mi metta le mani addosso.

– Invece sì. E la strucco anche. Ah ah.

– Non mi tocchi.

– Io invece le faccio il ritocco, mio toccato!

 

La guardia, già, mi toccò eccome e sciolse con le mani, strofinando accuratamente i suoi polpastrelli sulle mie guance, quasi tutto il trucco.

– Ah, ma lei è quel comico, di cui ora non mi sovviene il nome, che anni fa … be’, un tempo lei andava fortissimo.

– Lo so. Ecco la stramaledetta carta d’identità. Contenti?

– Be’, adesso possiamo lasciarlo andare – disse la bigliettaia.

 

E così, struccato e con la faccia piena di cicatrici, salii fin in cima alla Torre. Batman e quella meretrice di Catwoman non c’erano più. Può darsi che, mentre io ero lì a interloquire con la guardia che, tenendomi fermo, mi stropicciò il viso, e la bigliettaia altezzosa, Batman e Catwoman fossero già usciti, e io, occupato com’ero a evitare figuracce ancor peggiori, non me ne fossi accorto.

 

Eccomi qua sulla sommità della Torre. Adesso, qualcuno ha scoperto la mia vera identità, e state tranquilli che spiffererà in giro chi sono. Che merde. Sono nella merda.

 

E se ora mi buttassi giù da quassù? Oh sì, un bel salto nel vuoto. Tanto, più svuotato di così si muore.

 

Eh sì, buonanotte.

 

 

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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