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I miei primi quarant’anni da Joker-Lebowski con l’immancabile White Russian


14 Sep

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Sì, 13 Settembre 2019. Giornata estremamente felice, gaudente, tendente allo sfavillante.

Nella quale il mio amico Massimiliano di Civitavecchia giunse nella mia città natia, quasi in pellegrinaggio, per onorare la nostra amicizia.

Pernottò all’hotel Conte Luna, ameno albergo incastonato in una viuzza raggiungibile dall’uscita n. 5 della tangenziale bolognese. Albergo molto ospitale con una receptionist niente male. Con la quale prenotarei, subito, una camera matrimoniale.

Al che, lo andai a prendere alla Stazione. La Stazione di Bologna, da qualche anno a questa parte, è diventata labirintica più del dedalo ove Arianna si salvò dal Minotauro grazie al suo celeberrimo filo.

Infatti, la Stazione Centrale di Bologna, al fine di divenire più moderna e avveniristica, diciamo, s’è soltanto tramutata in una sorta di metropolitana da Un lupo mannaro americano a Londra.

Massimiliano, comunque, non incontrò negli scuri, tetrissimi sottopassaggi mal illuminati, angusti e iper-claustrofobici della stazione suddetta, da lui sudata poiché non si raccapezzò, nessun cannibale licantropo. E, anziché approdare a Piccadilly Circus, piuttosto che uscire dall’atrio principale, si ritrovò in via de’ Carracci.

Pranzammo al ristorante-trattoria-pizzeria Il Vaporino. Gustando il cibo fra chiacchiere più fragranti d’una calda pizza Margherita e del mio primo di garganelli con asparagi e funghi porcini.

Ritornando in tale luogo, vicinissimo a casa mia, eppur da tempo immemorabile lontano dai miei ricordi, nel frattempo sepolti dalla cinerea, talvolta funerea, celebre mia amnesia sto(r)ica, rimembrai i tempi in cui, nei campetti calcistici lì limitrofi, sfoderai la mia classe da incontrastabile ala destra fluidificante dal tiro micidiale e ficcante, dal piede magicamente vellutato come quello di Del Piero Alex, essendo io un Pinturicchio ambidestro e soprattutto polivalente non solamente nell’ambito delle polisportive e delle cinematografiche, magnifiche retrospettive.

La nostalgia, per qualche indistinguibile attimo triste eppur suadente, s’impossessò del mio animo cangevole, delicato e decadente. Ah, tempi nei quali, sguinzagliato e coi polmoni ardenti non ancor intossicati dai due pacchetti di sigarette che fumo oggigiorno, fui più veloce di una lepre.

Vi racconto, ivi, un goal straordinario che segnai. Qualcosa di disumano ed extraterrestre, roba che le palombelle di Pelé, la sua sforbiciata carpiata in Fuga per la vittoria e la serpentina di Maradona ai mondiali dell’86 contro l’Inghilterra v’apparirebbero roba da pulcini.

Ebbene, mi fu lanciata la palla a fortissima velocità. Al volo, la stoppai, la rialzai. Mi trovai da solo davanti al portiere.

Ma, si sa, io non amo le cose semplici. Adoro complicarmi il trionfo, correndo non solo nei prati, bensì allungandomi soprattutto nel rischio di rimediare soltanto un tonfo.

Eh sì, sarebbe stato troppo facile a quel punto calciare. Con enorme nonchalance, invece, aspettai l’arrivo del difensore. Al che, giunto a un metro da me, con un repentino scatto del tacco elevai la sfera con un cucchiaio da Francesco Totti.

Con una rapidissima giravolta, scavalcato il terzino che fu grazie alla mia inaspettata mossa spiazzante e devastante, io stessi mi riavvolsi contortamente di semi-giravolta, impattando la palla di pieno collo.

Roba che non vedrete neanche nelle repliche di Holly e Benji e ne La battaglia dei tre regni di John Woo. Sì, secondo Woo, il giuoco del Calcio non fu inventato dagli inglesi, bensì dai cinesi-giapponesi spesso anche coreani e pechinesi.

Che volete farci? Sono un uomo Face/Off.

Non sono un criminale come Nic Cage ma nemmeno un falso come John Travolta. E qui lo dico e giammai lo nego, eh sì, quella Lolita di Dominique Swain andava tatuata come io so sul p… o biondo-nero.

Fallo sta, no, fatto stette che, nella giornata di ieri, scrissi pure la recensione degli episodi finali di Mindhunter 2, recensione che presto sarà online, e assieme a Massimiliano gironzolai, appunto, non come Cesare Cremonini per i colli bolognesi, bensì fra piazza Santo Stefano, ovvero il sottoscritto, eh già, più martire di me neppure lo è il film Martyrs, Piazza Maggiore e Corte Isolani.

Da queste parti, abitava, non so se abiti ancora Mike Patton, (ex) frontman dei Faith No More.

Sì, quando mi guardo allo specchio e prendo coscienza di essere un po’ matto, mi viene in mente Mike Patton e mi tranquillizzo. E non abbisogno di artificiali calmanti.

Mike, in fatto di follia, mi batte infatti alla grande. Di mio, comunque, darei una botta all’attrice Laura Patton.

Da cui il detto, eh sì, patti chiari e amicizia lunga e anche il proverbio falotico da me coniato, vale a dire, patta slacciata e alla donna è tutto più chiaro.

Ah ah.

Infatti, uno dei misteri più irrisolvibili di quelli di Fatima è, a mio avviso, questo. Perché si usa l’espressione passare la notte in bianco?

Guardate che più bianco è più le lenzuola sono poco da Immacolata. Ah ah.

Dunque, cenammo all’ottima, rustica Trattoria del ragno, ubicata in via Murri.

All’inizio, mi sentii leggermente imbarazzato. Tale splendida trattoria è difatti frequentata da tipi in gamba. Tutti molto altolocati e vestiti in maniera molto elegante.

Mi sentii come un pesce fuor d’acqua. Al che, il mio amico mi tranquillizzò, dicendomi:

– Guarda, Stefano, che sono gli altri che dovrebbero sentirsi a disagio al tuo cospetto. Tu ti sottovaluti parecchio. Per esempio, osserva quel trombone che fa il figo con quelle tre damigelle. Cita I miserabili di Victor Hugo e Dostoevskij per fare colpo. Ma io dubito che abbia veramente letto una sola riga anche solo del suo portare sfiga.

 

Finimmo la serata, recandoci al pub Black Bay, vicino alla mia casa. Bevvi un White Russian come il mitico Jeff Bridges, alias Big Lebowski.

Nessun bulletto-pedofilo come Jesus/John Turturro può mettermi in buca. Io sono il Genius-Pop, essere inestimabile che supera anche il concetto di rarità, in quanto esemplare dalle molteplici qualità. Soventemente clown in gran quantità, involontario comico invincibile come Arthur Fleck, Joker di fascino e immane soavità.

Poiché volli una vita spericolata come Steve McQueenc’incontreremo come le star a bere del whisky Roxy Bar, sì, io sono ancora qua.

 

di Stefano Falotico

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Sono uno splendido quarantenne, se Nanni Moretti adorò Jennifer Beals di Flashdance, io vado matto per Kygo & Whitney Houston – Higher Love


12 Sep

Jennifer+Beals+2008+Creative+Arts+Awards+Arrivals+jiM70cKVepnl

Sì, vi ricordate?

Già questa scena citai mille volte. Il Nanni che, in Vespa, gironzolò per le estive strade deserte di Spinaceto.

Un quartiere romano dell’estrema periferia del quale sentì sempre parlare male. Invece, scoprì che non è male, non è affatto male.

Io abito in zona Pescarola, a Bologna, vicino al Mulino Bruciato. Nei pressi dei laghetti del Rosario ove potrete pescare una trota e lei abboccherà. Sì, una donna chiatta affogata nella bulimia del suo sgranchirsi le gambe con le vene varicose del suo fascino da donna Sconsolata. Sì, Anna Maria Barbera, subito dopo l’angolo… vi aspetta per accogliervi con un piatto di fritt(ur)a mista.

Nanni poi fu ossessionato da Jennifer Beals. Eh be’. Grazie al cazzo.

Ne fu conscio e fra le cosce pure Nicolas Cage di Stress da vampiro. Una volta che Jennifer succhia, eh già, diventi Klaus Kinski di Nosferatu dell’Herzog. Insonne, cammini per casa e divori uno scarafaggio, raccattato vicino ai fornelli. Sì, una volta che a Jennifer lo metti in forno, una volta che fornichi con la Beals, più che Flashdance… diciamocela, se prima fosti Batman, uomo dalla doppia personalità un po’ oscura, diventi nientepopodimeno che Flash Gordon e basta.

Il teenage boy di Roger Dodger lo sa…

Be’, Roma, il litorale di Ostia, Pier Paolo Pasolini e quella burina di Sabrina Ferilli. Adesso abbiamo pure Stefano Calvagna e i suoi ragazzi fuori da Marco Risi. La grande bellezza e Jep Gambardella. Uno che, zitto zitto, s’inchiappetta Isabella Ferrari dopo un’elegante passeggiata da commendatore Berlusconi, già simile a Loro, in Piazza Navona. Con l’incipit di Raffaella Carrà che canta la sua hit per eccellenza. Eh sì, oggi compio quarant’anni ma ne sento venti di meno, forse trenta di più quando vedo un porno con Karka Kush. Posseggo il fascino di Kevin Costner, uomo che Balla coi lupi e sa essere al contempo La guardia del corpo di ogni Whitney Houston che fu.

Kevin, uomo principe dei ladri. Sì, Mary Elizabeth Mastrantonio lo vide nudo di schiena sotto le cascate e pensò…questo è bono, chissà se è anche dotato come Morgan Freeman. Be’, qui ho detto una stronzata da parodia di Mel Brooks, ovvero Robin Hood – Un uomo in calzamaglia. Ma io sono un gigione. Si sa, è conclamato, volteggio non acchiappabile. Tutti vorrebbero inchiappettarmi ma Leonardo DiCaprio di Prova a prendermi mi fa un baffo.

Buon Joker a tutti.

Oh, guardate che mancano pochi giorni alla presentazione ufficiale al New York Film Festival di uno dei film più importanti di tutti i tempi. Qual è? Col passare degli anni, divento sempre più scemo. Voi diventate solo più vecchi. Ah ah. E non basterà la CGI, nemmeno la CGIL, per ringiovanirvi. È insindacabile, siete fottuti.  Datevi alle retrospettive. Sì, non dei film di Scorsese, bensì delle vostre vite senza più scorze, senza forze, senza f… e. Ci siamo capiti. Ah ah. Sì, state sempre a sindacare, siete dei sindacalisti come Jimmy Hoffa, siete un po’ mafiosi. Comunque, se uno vi rompe le palle, mi fate una telefonata e gli sfondiamo il culo subito. In The Irishman, d’altronde, c’è anche Harvey Keitel/Mr. Wolf. L’uomo che risolve i problemi.

Morale: voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne!

 

di Stefano Falotico

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