Posts Tagged ‘Igort’

5 è il numero perfetto? Chi nasce tonto non può morire (in)quadr(at)o, forse farà l’impiegato o cassaintegrato, emarginato e frustrato, chi nasce ROCKY BALBOA non può morire sfigato…


07 Mar

rocky stallone

In questa tetraggine indotta dal Covid-19, mentre la gente sta crollando, arriva uno strano tipo che è rispuntato dal nulla. Dio bono. Ma che roba è? Fa pure il figo con quella faccia da pesce lesso. Le espressioni sono da migliorare, è espressivo come il peggior Sylvester Stallone. Ma cos’ha? Una paresi?

Sì, è uno scemo, lo scemo del villaggio. Un povero disgraziato maledetto con un “gancio sinistro” che fa però paura. Credo che nessun uomo abbia preso così tanti pugni in vita sua, metaforici e non. Cavolo, pare “cerebroleso” come Rocky dopo l’incontro con Ivan Drago. È lento, abulico, è finito, è malato…

È un disgraziato malandato, un “pazzo” accertato e acclarato, perfino diagnosticato. Caspita, capito?

È una facile preda, non sa muoversi, è ridicolo e imbarazzante, che tristezza, fa pena. Ah, inutile dargli più addosso. Sarebbe come sparare alla croce rossa. Che mezzo uomo, mio dio. Va compatito, oramai è partito. Ma è un gran pagliaccio, dai. Ma ha almeno non un briciolo di dignità per sé stesso? Che vergogna!

Invero, costui comincia a saltellare come Cassius Clay, sta cominciando ad accelerare in maniera vertiginosa, George Foreman non capisce più niente, vacilla mentre Muhammad Ali gli balla attorno come Michael Jackson, che diavolo sta succedendo?

Il detto dice che a frequentare gli zoppi s’impara a zoppicare. A forza di farsi prendere in giro dagli idioti, invece, ci si convince di essere sbagliati.

Trovando la persona o le persone giuste, tutto ciò in cui avevate falsamente creduto va a farsi fottere in un istante. È come quando uno pensa di essere un gigante ma viene all’improvviso destabilizzato da un colpo di genio devastante. Il gigante è ferito, non è possibile. Urlava a tutti di essere dei nani e di avere il cervello piccolo, gridava entusiasticamente di aver capito tutto. Cavolo, ne era sicuro senza neppur battere ciglio. Si credeva un comunista, invece è un capitalista al limite dell’edonismo più esecrabile. Non è che assomiglia al “critico” youtuber Federico Frusciante? Solo lui sa tutto, non solo di Cinema. Non crede a Netflix e allo streaming. Poi, nelle descrizioni, sotto i suoi video, inserisce i link per acquistare i dvd da Amazon.

Ah, capisco, odia pure Prime Video… Bene… è molto coerente… di una credibilità disarmante…

Il gigante riceve una lezione di vita impressionante, memorabile. Scusate, offritegli una tisana, lo vedo sull’agitato. Sta bene? Che fa? Delira come un bambino di dodici anni? Ma allora è un infante!

Chiamate l’ambulanza, la sua situazione psicofisica è preoccupante, dategli almeno un calmante.

Cavolo, faceva tanto l’arrogante brillante e ha rimediato invece la figura del demente. No, non parlo di Frusciante, Frusciante semplicemente non crede a Netflix solo perché, altrimenti, senza la videoteca, finirebbe in mutande? O no? Non raccontiamoci stronzate, ah ah. Abbiate Fede…, ah ah.

Mi riferisco a un altro, un imbattibile gigante? Invero, fu sempre un gran cafone assai ignorante. Davvero, credetemi, un deficiente sesquipedale. Ammazza. Ancora diffama la gente… questo squallido mostriciattolo che abbisognerebbe solamente di psichiatriche cure pesanti?

Eh sì, a volte arriva uno che ogni certezza dei cretini annienta in un sol frangente, grazie alla sua forza illuminante. Un uomo considerato patetico e malinconico, da manicomio, invero raggiante più del Sole che sorge a Levante. Insomma, questo Falò è veramente uno che guarda il mondo da una prospettiva distorta e sbagliata, non sa leggere, non sa scrivere, non sa argomentare, direi che è proprio ineludibilmente così. Insindacabilmente!

Che dite? Siete d’accordo? Non si può vedere… ma sentitelo, quante incertezze che possiede, s’intravedono e scorgono visibilmente delle oscene timidezze insanabili. Per caso, è Adriano Celentano? Suvvia, fa ridere i polli. Sì, è al mille per mille, indiscutibilmente, un tonto. Be’, se lo dite voi…, si capisce…

A dircela tutta, la gente calunnia il prossimo in quanto incapace. Racconta fandonie.
Non sa affrontare la realtà, non capisce nulla di Cinema, di donne e della vita.
Finalmente, il Falò ha fatto capire a tutti come si sta al mondo.
Sì, per anni fui screditato. Mi accusarono di fobia sociale e varie malattie mentali, pensate.
Sì, andavo a Venezia per vedere solo gli attori. Frequentando nel frattempo, come il grande Depp con Brando, gente che aveva il doppio della mia età.
Sapete, i libri che scrivo, ah ah, non li ho scritti io. Certo! E gli accrediti da critico ufficiale di due riviste di Cinema, ah ah, me li danno perché sono un tonto a cui fare i regalini.
Certo, imbecilli!
https://www.ibs.it/libri/autori/stefano-falotico

 

di Stefano Falotico

Non seguo più la cerimonia degli Oscar come un tempo, un tempo mi tiravo a lucido, quasi in smoking, e mi docciavo per essere al top durante la visione, neanche se fossi stato io il winner… o Peppino Lo Cicero


04 Mar

lo cicero servillo

Sono particolarmente legato al film 5 è il numero perfetto di Igort.

Lo vidi, in anteprima, al Festival di Venezia dell’edizione stravinta da Joker. Proiettato, peraltro, proprio in quegli stessi giorni.

Fu stroncato ma io l’amai subito. In quanto, l’incipit con Servillo dal naso adunco e posticcio, mi ricordò la caricatura di Bob De Niro in Ronin. Quest’ultimo, nel film di Frankenheimer, scendeva le scale di una scalinata (per forza, le scale fanno parte della scalinata, non credo della Scala di Milano, ah ah) di Parigi, passeggiando torvamente per poi addentrarsi in un bistrot frequentato da spie forse losche, forse bazzicato da Natasha McElhone. Diciamocela, una gran gnocca.

Inizialmente, De Niro fu corteggiato per la parte andata poi, dopo molte vicissitudini produttive, a Toni Servillo, definito il De Niro italiano. Ora, con buona pace di Toni, se lui è il De Niro italiano, io sono il Daniel Auteuil del bassifondi felsinei.

La vita va avanti, a volte va indietro. Credo che sia giusto così, in fondo…

Sì, credo che un tempo fossi una persona migliore con enormi ambizioni. Credevo fermamente che un giorno avrei vinto l’Oscar. Ma divenni un Toro scatenato. Infatti, nella domenica mattina della nottata a venire dell’edizione degli Oscar, che si tiene dopo la mezzanotte, ora italiana, entravo in ansia e mi lavavo imperterritamente per trovarmi in splendida forma spumeggiante, quasi schiumosa al Neutro Roberts, per tifare contro Julia Roberts, donna da me mai sopportata, sentendomi più che una celebrità, diciamocela, un uomo pulito e immacolato da disturbo ossessivo-compulsivo di natura maniacale-igienica tendente al carnato mio di pelle chiara, oserei dire candida e smaltata più d’una bella statuina dorata.

Mi ricordo comunque che non poco m’identificai col vincitore Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Ah ah. Ah, che annata. Vinse tutto Titanic, tralasciando Helen Hunt…

Qualcosa è cambiato è una vera, soprattutto realistica, storia d’amore, altro che il film di Cameron.

Non uccidetemi per questa mia affermazione: il Cinema di James Cameron è inferiore a quello di Mario Camerini. Comunque, Kate Winslet è più figa rispetto ad Helen Hunt.

Andiamo ora avanti. Non facciamo della dietrologia per queste mie asserzioni banali. Che volete? La banana?

Oggi come oggi, debbo ammettere di essere cambiato in qualcosa? No, quasi in tutto. A quindici anni fui Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, fui preso per pazzo solamente perché disertai il liceo. Non mi pento di tale mia scelta. Gli altri facevano occupazione mentre i professori facevano un po’ i disoccupati. Quindi, io sono stato coerente.

Se non vi sta bene, denunciatemi al sindacato di Jimmy Hoffa di The Irishman, miei mafiosetti e ragazzine smorfiosette. Ho delle belle fossette, dunque più di tanto non mi affosserete.

Peppino Lo Cicero, Peppino De Filippo, Peppino Impastato e Carlo Buccirosso as Totò o’ macellaio. Di mio, preferisco Antonio de Curtis di 47 morto che parlaE ho detto tutto…

Suvvia, guaglioni, non fatemi una Smorfia, neppure napoletana. Non ho bisogno di interpretare i vostri sogni per giocarmeli al Lotto. Voi, dalla nascita, vi siete fottuti il cervello. Quindi, i vostri sogni sono aria fritta come quelli di Iaia Forte nei panni di Madonna. Scusatemi, compari, ma non era Veronica Ciccone la… Madonna?

State messi male. In Italia, pensano che Sergio Castellitto sia un grande attore e che sua moglie, Margaret Mazzantini, sia una grande scrittrice. Sì, la Mazzantini vinse il premio Strega. Siamo sicuri che fosse della letteratura?

Castellitto è un mediocre. Lo apprezzo solamente nel film di Vincenzo Terracciano dal titolo Tris di donne & abiti nuziali.

La sua faccia infatti mi puzza di stronzo. Basti vedere le sue scene vergognose ne La carne con Francesca Dellera e il suo metodo molto sentito con Claudia Gerini in Non ti muovere.

Invero, di notte registravo tutte le puntate di Playboy Late Night Show. Durante la giornata, leggevo più di Dennis Hopper di Una vita al massimo. A eccezione della Notte delle Stelle in cui, possedendo io solo un videoregistratore ai tempi delle VHS, non essendo tale apparecchio dotato della possibilità di registrazione multipla a più canali, per una notte non mi distraevo con Marliece Andrada, futura star di Baywatch, fingendo spudoratamente, anzi, con estrema pulizia e pudicizia da Academy Award, per l’appunto, di essere un topo, no, un tipo che necessitava di starsene buono e zitto, amando donne bastarde eppur di gran classe come Louise Fletcher. Infatti, la parte di Fletcher in C’era una volta in America co’ De Niro fu tagliata…

Devo esservi sincero, Jack Nicholson ha recitato con attrici bravissime. Fra cui Diane Keaton, Meryl Streep, Faye Dunaway e via dicendo. Ed è stato sposato per anni con un’attrice meravigliosa ma, indubbiamente, oggettivamente bruttissima, cioè Anjelica Huston.

Nel tempo libero, fra una lite e l’altra con Morticia Addams, a mo’ di 3 giorni per la verità del suo amico Sean Penn, autore di Lupo solitario, col quale Jack avrebbe recitato pure ne La promessa, pur conservando omertosamente, a mo’ di mafioso bugiardissimo, L’onore dei Prizzi e l’impeccabile reputazione della “famiglia” alla Marlon Brando de Il padrino, non aveva prezzo quando segretamente sfilava le calze col pizzo di Amber Smith. O no?

Come si suol dire, Wolf – La belva è fuori? No, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Sì, Jack è sempre stato un vizioso e non è affatto vero il detto fariseo… l’ozio è il padre dei vizi.

Di mio, per esempio, ho sempre oziato eppur non soffro de Il vizietto con Ugo Tognazzi. Non sono omofobo, non so neanche se sia io un uomo. A volte, comunque, mangio le uova. Le donne ovulano e i maschi amano spesso le galline spennacchiate. Molti uomini sono dei galli cedroni. Be’, fatemi bere ‘na cedrata.

Per via dei miei innocui vizi pubici, no, pudici, fui accusato di essere uno sfigato come Ugo Fantozzi. Sì, i miei coetanei mi sfottevano a sangue. Si sa, erano e sono immaturi e strafottenti. Loro se ne fottevano…, ancora se ne fottono.

Io accettavo ogni presa per il culo senza battere ciglio? No, senza battere. Sì, molti adolescenti della mia età invece già battevano senza darlo a vedere…. Stavano sempre a cazzeggiare e a limonare in qualche pub(e). No, non erano delle prostitute di bassa lega. Meglio non fare una sega? No, farsene molte… Questi pubescenti venivano… foraggiati dai genitori d’alto bordo che li mantenevano agli studi di ogni lingua, straniera e non, scandinava, spagnola o semplicemente “poliglotta” affinché si sviluppassero… con qualche tamarra già molto “esperta”, sebbene prematura con scapp… mento a destra? No, maturanda presto laureanda bravissima agli orali… Molte di queste donne, ex universitarie da Conoscenza carnale di Mike Nichols, adesso sono diventate Anne Bancroft de Il laureato. Sì, per mantenere la facciata di brave signore moralmente integerrime, sono regolarmente sposate a un uomo laureatosi alla Bocconi, poi nel privato, forse solo nel club privé, amano un Piccolo grande uomo alla Dustin Hoffman da attrici “navigate” come Brenda James, Julia Ann, Brandi Love. Finito ciò, ritornano a fare le donne di casa da maionese Calvé. Attenti, mariuoli, queste vi rigirano come un calzino e vi fanno impazzire.

Sì, queste attrici da me appena menzionate, sono specializzate alla boc… hini ai ragazzini? Forse, diciamo, che non sono Jodie Foster di Sotto accusa e de Il silenzio degli innocenti? Direi di no.

Be’, diciamo che i tempi sono cambiati. Dobbiamo aggiornarci, non essere bigotti. Nel sessantotto, si combatté per la libertà sessuale, poi arrivò il 69, adesso le Anne Bancroft dei “tempi d’oro” sono diventate Jodie Foster di The Dangerous Lives of Altar Boys.

Essendo un po’ in là con gli anni, tifano per Ragazzi fuori, no, per ragazzi puri come Ethan Hawke di Paradiso perduto. Eh già. Che cazzo possono fare, d’altra parte? Come si suol dire, nemmeno Francesco Benigno se l’inc… a. Cioè, sono passate dal bramare John Lennon e Paul McCartney dei Beatles a parteggiare per il protagonista biondino de L’attimo fuggente.

Ah, per forza. Vecchie decrepite come sono, possono solo recitare la parte delle filantrope. Sono passate dal credersi Ava Gardner al ballare nel giardino delle loro great expetactions perdute per colpa della menopausa più cavalcante di un Cowgirl – Il nuovo sesso con l’ex di Hawke? Sì, Uma Thurman ma queste qui non “thurmano”, no, non mi turbano. Onestamente, sono già state fottute da parecchio. Che si fottano. Riguardassero Ethan Hawke in Prima dell’alba e poi, se ancora sentiranno qualcosa, rivedessero il loro Prima del tramonto?

Che volete farmi per queste battone, no, per queste mie battute? Sono nato nel ‘79 e, parafrasando il buon Eastwood con E.G. Marshall in Potere assoluto, sono troppo vecchio per raccontarvi puttanate.

Il nostro mondo ha perso. Meritava di vincere come quando fu candidato Al Pacino agli Oscar per …e giustizia per tutti ma Al fu battuto, ingiustamente, da Dustin Hoffman di Kramer contro Kramer.

Quest’anno, tiferò per Nomadland. Tanto per dimostrarvi che non sono misogino. Sì, ci sono ancora le grandi registe donne dopo Jane Campion.

Ma mi sorge, qui, spontanea ora una domanda. Come ca… è stato possibile che Gran Torino di Eastwood non sia stato candidato a nulla? È semplicemente uno dei tre quattro film per cui valga la pena di vivere. Vedo gente che litiga perché è in disaccordo su un film. Vedo uomini che ammazzano le loro donne solo perché hanno scoperto che esse amano Jodie Foster. Da quando nasci, t’insegnano che sei una brava persona se fai lo schiavo che lavora come un negro e vive di messe e compromessi. Mentendo sempre a sé stesso per avere tanti amici e tante stronze. A un certo punto però, in questo mondo che non crede a nulla ma crede che siano giuste le quarantene dovute al Covid, come dice Eastwood/Walt Kowalski, avete presente che di tanto in tanto si incontra un tizio che è meglio non far incazzare? Beh, quello sono io… Sì, mi spiace che, a fine maggio, Clint Eastwood compirà 91 anni. Non penso che girerà molti altri film. Come dicono a Napoli, cè pecchet’! Cioè, che peccato! I geni non devono morire mai, i geni non devono stare con la gente normale. La gente normale è formata da ladri, da bugiardi, da guappi, da cornuti e traditori, da gente che di mattina mangia un cornetto e poi prega col cornetto affinché tu possa morire d’un male impietoso. È gente che crede a dio, è superstiziosa. Pensate, molti credono pure al diavolo, uno con le corna in testa… Crede davvero che un attore sia meglio di un altro perché a differenza dell’altro ha vinto l’Oscar. Appena alla gente sputi in faccia la verità, ti dicono che sei delirante. Be’, non ho bisogno più dei figli di bottana. Poiché, come sostenne Nietzsche, l’uomo all’apparenza più debole è invece il più forte. Un tempo, inoltre, la Critica cinematografica era formata da uomini in gamba. Adesso, tengono banco Frusciante e victorlaszlo88. Il primo è uno che, nella sua monografia su Carpenter, sostiene che dovremmo lavorare un’ora al giorno, massimo, e goderci la vita. Parla, parla, parla ma sta sempre a fare un cazzo, chiede soldi per “lavorare” a mini-recensioni di 2 min. Il secondo, a furia di vedere film e non farsi una trombata con Valeria Golino, sta diventando Victor Frankenstein.

Come sosteneva Clint, il mondo si divide in due categorie. Quella degli umani e quella dei nani. Voi siete nani. Continuate con l’onanismo. Ciao ciao.

 

locandina 5 numero perfetto servillo

di Stefano Falotico

 

Racconto parigino da Baci Perugina, servito a ogni bel cioccolatino dal cervello, anche qualcos’altro, davvero piccolino


01 Jun

serviillo 5 è il numero perfetto

 

Sì, nella mia vita ne vidi tante. Anzi, a dire il vero, non molte. Lo presi quasi sempre in quel posto come Jonathan Pryce di Ronin. Ma non mi hanno ancora lobotomizzato come lo stesso Pryce di Brazil.

Semmai, chissà, mi faranno Papa Bergoglio. Ah ah. I due papi…

Comunque, non ho da recriminare nulla. Nella mia vita, incontrai soltanto dei criminali.

Gentaglia della cosiddetta Bologna bene, cioè finti viveur che sanno solo bere, spacciandosi per intellettuali di questo paio di coglioni. Ah, invece non sono un paio. A loro piace coglionare tutti ma con me non funzionò ed è inutile che insistano con gli sfottò. Ho smesso da tempo di bermi le loro cazzate da quando vidi, per l’appunto, il film Ronin, ambientato perlopiù a Parigi. Con queste merde, le quali mi dissero di ascoltare solo La Mer, andai pure a Nizza, cazzo.

Scesi le scale, forse solo sociali, come De Niro nel suo incipit, ambientato in una zona limitrofa a Montmartre. All’inizio, De Niro/Sam sembra soltanto un martire ed è quasi identico al guappo Peppino Lo Cicero, alias Toni Servillo, di 5 è il numero perfetto. Esordio alla regia di Igort.

I cui primi graphic novel furono da lui disegnati per la rivista “Il pinguino”. No, non è Danny DeVito di Batman – Il ritorno. Vi garantisco che repelle e fa cagare molto di più, ah ah.

Non è nemmeno quello della De’Longhi. Comunque, vi ricordate della signora Longari?

Ahi, ahi, lei mi casca sull’uccello disse Mike Bongiorno. Ma che è Birdman? Ah ah.

Ritorniamo a questi giornaletti di Igor Tuveri. Uno a cui, comunque, avrei dato soltanto un lavoro come coltivatore di tartufi. A questi giornali del c… o collaborarono vari avanguardistici fumettisti più assurdi della fake news di qualche anno fa secondo cui a dirigere il film suddetto doveva esserci nientepopodimeno che Paolo Sorrentino e per la parte del protagonista fu contattato proprio Bob De Niro.

Ma chi mise e mette in giro questi falsi rumors? Secondo il sito Production Weekly, De Niro avrebbe dovuto anche affiancare Sean Penn in This Must Be the Place. Nel ruolo di Mordecai Midler, andato invece a Judd Hirsch.

Comunque, meglio così. Rivisto col senno di poi, a prescindere dall’ottimo makeup utilizzato per far sì che Penn assomigliasse a Joaquin Phoenix di JokerThis Must Be the Place è una cagata pazzesca. Quasi quanto La grande bellezza.

Ma che significa questo film, scusate? Per circa due ore, è un’ode alle anime diverse, agli uomini e alle donne affetti da alterità, agli ebrei, metaforicamente parlando, che non si attengono alle direttive nazifasciste imperanti nella violenta società odierna, improntata al culto del culo. Dunque, Cheyenne/Penn si vendica nei riguardi d’una sorta di Ralph Fiennes di Schindler’s List a cui, essendo quest’ultimo oramai più anziano di mio nonno morto circa vent’anni fa, cucina una vendetta che lo denuda, letteralmente parlando, di tutti i suoi orrori, servendogli una sevizie agghiacciante più d’un rigidissimo inverno siberiano, sideralmente assiderante.

Insomma, Sean glielo ficcò nel sedere. Ma, alla fine, dopo la sua vendetta da L’ultimo dei Mohicani, andò dal barbiere e si tagliò il bulbo da ex ribelle maudit simile a quel cazzone dei Cure. Come cazzo si chiama, pure? Campa ancora? Ah sì, ora mi sovviene, Robert Smith.

Mah, a Lullaby ho sempre preferito curare la mia insonnia, trascorrendo le notti a scorrermelo tutto su Amber Smith, ex playmate. La conoscete? Ora, è un po’ âgée e forse sarà sposata a uno più ipocrita di Massimo Giletti. Un borghese marcio che indossa il gilet e, ogni mattina, usa il dopobarba Gillette.

Ma posso garantirvi che Amber Smith, nei nineties, avrei messo a novanta. Statene sicuri. E lasciate stare, per piacere, le malinconie di Franco Battiato e La cura. Dio ce ne scampi!

Cercate un centro di gravità permanente e vi rivolgete a uno psichiatra che vi prescriverà farmaci inibenti la libido? Ma che siete dei furbi contrabbandieri macedoni della Dinastia dei Ming senza più min… a?

Va be’, dai, vi offro un piatto di macedonia. Tanto non sarete mai Alessandro Magno. Io non sono un magnaccia ma ad Amber Smith, in quella zona lì, avrei spalmato tutta la panna montata, leccandogliela a mo’ di fragola delicatamente piluccata.

Sì, sono Henry Chinaski, cioè Charles Bukowski, spesso sono il grande Lebowski, bevo pure del whisky oltre al White Russian e, ultimamente, non disprezzo neanche i dischi dei Bee Gees. Ho ancora un po’ di ernia al disco ma so ballare meglio di John Travolta de La febbre del sabato sera.

Ai Baci della Perugina, preferisco comunque il Crazy Horse. Ottimo locale parigino ove delle gran fighe muovono tutto il bacino sin ad arraparti più di Natasha McElhone e Katarina Witt. Ex campionessa di pattinaggio sul ghiaccio. Ah, con la Katarina che fu, non sarebbe bastato gelarsi le palle come De Niro di Toro scatenato dinanzi alla fatata Cathy Moriarty prima dell’incontro con la Femme Fatale di De Palma. No, prima de Il grande Match letale. Sì, è veramente brutto pure questo film. Più osceno e inguardabile degli ex sessantottini bolognesi che, non avendo combinato nulla di buono nella vita, se non recitare ai giovani delle manfrine per amareggiarli più di un caffettino Borbone senza zucchero, vogliono ancora farsi passare per adoratori delle migliori pièce teatrali del Moulin Rouge! Io li struccai ma mi diedero la patente di storpio da Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec. Sono dei saltimbanchi, dei commedianti alla frutta, roba che Luigi Pirandello li smaschererebbe in tre secondi netti. Ah, scusate, persi Il Filo. Pubblicai anche dei libri con Albatros. Comunque, la vita è labirintica e Arianna fu sol una baldracca. È giustissimo che sia stata fottuta dal Minotauro, cioè un panzone peggiore del dottor Balanzone. Vale a dire un mentale minorato. Dicevo, scusate, pardon. Oh, miei padroni assai porcelloni e ladroni. Il finale del film succitato di Sorrentino fa schifo al cazzo. Sean Penn si normalizza e sua madre, ch’è matta, ritrova la normalità. Felice che suo figlio sia cambiato dall’essere stato Un sacco bello, infatti scopò Madonna, all’essere diventato un tronista della De Filippi.

Se per voi questo significa essere normali, preferisco farmi le seghe su Ludivine Sagnier di The New Pope. Che cazzo volete? Sono un costruttivista della vita e della (s)figa, in quanto totalmente fuori di testa come Picasso e dunque geniale artista che vive alla cazzo. A Wassily Kandisky, celeberrimo astrattista, preferisco la protagonista de L’uomo che guarda, cioè Katarina Vasilissa. Non fu male neanche Valérie Kaprisky. Scusate? Volete bruciarmi la casa perché sono come Colin Farrell di Miami Vice, cioè un futurista che ha pure il giubbotto di Drive?

Sì, Tutta mia la città cantò l’Equipe 84. Io sono del ‘79, non mi fa impazzire il 69 e adoro ficcare in Audi(o), no, in autoradio, a tutto volume, Nightcall di Kavinsky. Se non ti piaccio, (non) ti capisco, ti spacco la faccia e ti butto in vacca.

Se mi obblighi a rivedere quella semi-porcata di Midnight in Paris, preferisco scopare Marion Cotillard anche solo con un po’ di fantasia piena di poesia. Dammi pure del Nemico pubblico e fottimi da dietro da American Psycho come Christian Bale.

Sì, la mia vita è stata un Manhattan Melodrama. E, come dice Joe Pesci di Quei bravi ragazzifanculo a mammata!

 

di Stefano Falotico

 

de niro ronin

Created with GIMP

falotico joker

Si nota che ero un “maniaco” di De Niro? 3 è il numero perfetto, non cinque come Igort


22 May

33103742_10211337252009906_5559259621874466816_n

Ebbene, a quanto pare stanno cominciando le riprese di 5 è il numero perfetto, con Toni Servillo nei panni del guappo Peppino Lo Cicero.

Ora, chi è il guappo? Letteralmente significa camorrista ma il termine viene utilizzato soprattutto per definire una persona di bassa estrazione sociale particolarmente stronzetta, volgarona, spavaldamente sfrontata. Sfacciata e disinibita.

Dunque Servillo è “perfect” per il ruolo. Questo napoletanaccio, ah ah, che è amante della mondanità romana, che ha sbertucciato Berlusconi con esiti discutibili, che ora è appunto protagonista di questo film che sarà diretto proprio dall’autore futurista del fumetto omonimo, Igor Tuveri, in arte Igort.

Forse verrà fuori una stronzata.

Ecco, andate a cercare nel net, troverete vari siti che scrissero che in tempi non sospetti si pensò anche a De Niro per questa parte, e si voleva Johnnie To alla regia. Non mento, andate a controllare su Google.

De Niro che, proprio in quel periodo, era associato anche a Frankie Machine da Winslow per Michael Mann.

Io dissi subito che De Niro “guappo” in un film italiota era impensabile poterlo avere, e ci voleva un produttore forte per fargli accettare il film. Mi diedero del coglione e, come sempre accade, i coglioni erano gli altri.

Igort, questo futurista, sì ma non quello del movimento artistico-politico fondato dal Manifesto di Marinetti, e neanche uno che ama il Cinema adrenalinico, romantico, “velocizzatore” di Mann, il creatore di Miami Vice.

Io su De Niro so tutto, conosco anche le rughe che ha sul basso ventre. E quante volte va in bagno nell’arco delle 24h.

Si nota che, soprattutto nel 1995, ero “impazzito”… per lui? Sì, una copia da vedere e rivedere, una nel caso si rompesse la VHS, che si sa è ed era facile all’usura, una per il detto non c’è due senza tre.

E ai due lati il Frankenstein di Branagh e lo Sleepers di Levinson.

Ho detto tutto…

Se volete, vi vendo le due copie “cadauna” all’asta. Prezzo stabilito: 100 Euro. Così, con quei soldi mi compro dieci Blu-ray. Ah ah.

Eh sì, ci sono i guappi che spendono i soldi in cocaina e zoccole e ci sono i falotici che li spendono “a puttane”… Per il puro piacere della visione. Ma quale visone, signora! Da me non avrà nessuna pelliccia, io vendo cara la mia pellaccia. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)