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A Licorice PIZZA di Paul Thomas Anderson, preferisco PAMELA, la capricciosa e le quattro stagioni


19 Mar

Licorice Pizza poster

Guardate, andrò a vedere il n. film di Paul Thomas Anderson. Ma questo regista, da voi venerato, a me non convince. Mi pare falso come molti di voi, artefatto e lezioso. Poi, per Caritas, no, per carità, parlatemi di Arte perché non siete artisti. Ora, Pamela Anderson aveva e ha ancora forme bombastiche non propriamente belle per chi ama il cul(t)o della bellezza ellenico e debbo ammettere che le preferisco Milla Jovovich, ex di Paul W. S. Anderson, regista di Resident Evil. Al critico Onofri, mia nonna, anche da morta, preferisce Onofrio. Di ciò ne sono assolutamente convinto. Comunque, la mia faccia da Sean Penn è imbattibile, sebbene non credo nella Madonna e neppure nella signora Ciccone. Fatto sta che la mia vicina di casa fa di cognome Cecchini. Bradley Cooper fu un cecchino in American Sniper di Clint Eastwood mentre Penn, in Mystic River, più che un duro, mi è sempre parso uno stronzo e un cretino. Al film Milk di Gus Van Sant, preferisco il latte parzialmente scremato della Granarolo e allo Sean di tale mezza boiata, preferii Mickey Rourke di The Wrestler. Splendido nella pellicola La promessa, eh eh. A Marisa Laurito, ovviamente, ho sempre preferito Marisa Tomei. Sì, vi fu un periodo nel quale la Tomei divenne il mio sogno proibito più falotico, no, erotico. Insomma, a volte assomiglio anche a Robert Downey Jr. di Only You. Rimanga inoltre fra noi, uomini, a Charlot, non solo di Richard Attenborough, preferisco ogni film con Al Pacino. Dunque, cari cecchini, no, cocchini, sono stufo di voi, lecchini. Fatemi, per piacere (in ogni senso), un sano pomp… no. Molti sostengono che il Cinema di Anderson è simile al miglior Robert De Niro, no, Altman. Suvvia, non diciamo stronzate. Altman era un grande, corrosivo e sanamente tagliente, beffardo e corrosivo oltre ogni dire magnifico. Altresì romantico, lui, sì, davvero gigantesco e adorabile. Mentre tale Anderson può illudere solamente coloro che credono che Stanley Kubrick fosse un genio. Kubrick non era un genio, era un misantropo. Di mio, posso dirvi che pensai per molti anni di essere Sean Penn di Mi chiamo Sam. Ho scoperto, purtroppo per vostro sommo dispiacere, di essere Mark Wahlberg di Boogie Nights. Vale a dire sempre Sean Penn dei film mai visti, tranne dalle sue amanti, che lui gira in privato. Sì, ho voluto terminare questo scritto con la mia consueta freddura. Se non vi piace e io non vi piaccio, meglio così. Non vorrei, infatti, che foste quel tizio losco e moralmente orribile che sbatte Tim Robbins in macchina nell’incipit del succitato film di Eastwood con Kevin Bacon. Cavolo, a ben pensarvi, tale pedofilo doveva essere il Bacon di Sleepers. Cosicché, intellettuali inetti, mentre voi vi lasciate crescere la pancetta, io fumo molte sigarette.

Se siete dei salutisti e pensate pure che le patatine siano stomachevoli, a Marisa Tomei, sicuramente, preferite suo marito. La Tomei non ce l’ha. Cosa non ha? Ah, non lo so.

di Stefano Falotico

Bologna HARD BOILED & L’amore ai tempi del Covid – Il carnato di una città escoriata: scende in campo il più grande attore vivente. De Niro? Daniel-Day-Lewis, Toni Servillo, Gary Oldman? Uhm, non credo


25 Jun

apocalypsenowfilmtvmartinsheenPartiamo con una freddura alla Falotico.

Uno studente del Dams sostiene una potente interrogazione su Apocalypse Now.
Il prof.: – Mi parli di questo capolavoro di Coppola, tratto da Conrad.

– Ebbene, è un grandissimo film. Vi è anche la cavalcata di VAL KILMER.

Sì, faccio ridere le persone. Ho sempre pensato di essere bruttissimo. Mi vergognavo della mia bruttezza, cioè questa.Falotico

Ora, facciamo i seri.

Avete riso? Sì, non sono Val Kilmer dei tempi dorati, neanche Alain Delon. Infatti sono meglio. Comunque, non mi prendo mai sul serio. Ora, facciamo i seri. Prima, lasciavo che tutti mi prendessero per il culo. Sì, mi piaceva. Una donna, che ne so, mi diceva che ero carino e io rispondevo che lei non era bella. Lei rispondeva che ero un coglione e io replicavo di esserlo. Al che lei pensava che fossi Val Kilmer del film A prima vista. Aveva visto giusto. Ero totalmente cieco. Anche lei però, ah ah.
Al che le persone mi domandavano: Ma ci sei o ci fai? Il tuo problema qual è?
E io: – Non vedo una mia vita.
E loro: – In che senso? Cioè, fammi capire. Anche se tu fossi ricco e miliardario, saresti depresso lo stesso?
Io: – Più depresso di prima. Gli uomini e le donne sarebbero miei amici, non solo amici, soltanto nella speranza di fottermi.

Capito questo di me, avete capito tutto.
Breve estratto del mio libro, disponibile sulle maggiori catene librarie online, nei formati cartaceo e digitale. Presto anche su Audible, ovviamente.

Il finale di True Detective è di natura cristologica.

Attenendoci puramente, no, puristicamente alle parole da Rust/McConaughey pronunciate e scandite testualmente secondo il doppiaggio effettuatogli da Adriano Giannini, udimmo quanto segue:

È questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente, l’idea di ciò che c’è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni…

Quello che erano… che ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà.

Le persone sono così deboli che preferirebbero gettare una moneta in un pozzo dei desideri che comprare la cena. Trasferimento di paure e disprezzo di sé verso un tramite autoritario, è catartico. Lui assorbe la loro paura con la sua oratoria e per questo è efficace in proporzione alla quantità di certezza che riesce a proiettare.

Alcuni antropologi linguistici pensano che la religione sia un virus del linguaggio che riscrive i percorsi nel cervello. Soffoca il pensiero critico… Almeno, io penso con la mia testa.

Tutti noi incappiamo in quello che io chiamo la trappola della vita. Questa profonda certezza che le cose saranno diverse, che ti trasferirai in un’altra città e conoscerai persone che ti saranno amiche per il resto della tua vita e che t’innamorerai e sarai realizzato. Vaffanculo alla realizzazione… e la risoluzione? No, niente finisce davvero.

Nell’episodio 2, Rust inoltre dissertò, con saggezza ammirabile e finissima dialettica, sull’inequivocabile orrore rappresentato dall’amorale gesto condannabile di mettere al mondo una vita, tante vite, le nostre dissipate esistenze già nate finite. L’errore del voler partorire, con arbitrio degno nemmeno di Dio, tale succitato errore, sì, il bieco errore nato dal perpetuarsi dell’abominazione chiamata orgoglio…

Quando muori, il guaio è che sei cresciuto. Il danno è fatto, è tardi.

Avete figli? Credo che sia da presuntuosi volersi ostinare a sottrarre un’anima alla non esistenza e relegarla nella carne. Trascinare una vita dentro questo tritatutto. E mia figlia, lei mi ha risparmiato dal peccato di essere padre…

Parole, quelle di Rust, da santo o malsane? Chissà. Sciorinate con piglio melanconico da uomo rabbuiatosi per colpa d’un mondo vacuo, futile eppur allo stesso tempo ricolmo di carne umana erosa e corrottasi alla base, macerata e bruciata in questa porca brace atroce.

Maciullati, infatti, siamo noi tutti dentro la putredine bruciante d’una società che dei nostri corpi ha inestinguibile fame. Mangiati e divorati senza pietà saremo dagli uomini e dalle donne miserabili che attenteranno alla nostra incolumità per segregarci nella prigionia d’ogni mentale sanità oramai andata a puttane. Ineluttabilmente scomparsaci e andata via. Chissà dove, chissà quando, chissà in quale nero anfratto. Infranti, affranti, eppur giammai domi, speriamo forse da illusi infanti che migliore sia e sarà il domani, però giammai saremo dormienti in un mondo addormentato e precipitato nell’insipienza, pieno zeppo di fottuti stronzi e pavidi incoscienti.

Un libro cinematografico in cui vengono citati molti film. Fra cui questi. Vi consiglio la parte partente, eh eh, da 3:08:00.
Come disse Jack Burton/Kurt Russell: basta, adesso!
In effetti, sono un minus habens, vero?shiningnicholsonkubrick Ah ah!

Chiudiamo con una nuova super-freddura.
Un professore di Cinema mostra una foto di Francis Ford Coppola a un suo allievo (per modo di dire) e gli domanda:
– Chi è questo?
Risposta: – Un panzone.

Ecco, al che vi aspettereste che il professore abbia bocciato, semmai ingiuriando a sangue, il suo studente.
No, il professore risponde al ragazzo: – Bravo, anche io risposi così quando dovetti sostenere la mia tesi di laurea su Coppola.
Il ragazzo: – Non la bocciarono?
– No, io sono Francis Ford Coppola.
– Cavolo. Mi scusi se le ho dato del panzone. Ora lei è molto dimagrito. Ma, signor Coppola, mi tolga una curiosità. Lei sostenne la tesi di Laurea su sé stesso? (ricordiamo che non si scrive se stesso, anche se è comunemente considerato corretto e invece è reputato, erroneamente, paradossalmente sbagliato. Pregasi le insegnanti di Italiano di correggersi. Sì, nei libri troverete se stesso, quali libri?).
– Sì, negli Stati Uniti non esiste il Dams.

Morale della favola: se uno è un genio, non ha bisogno di pezzi di carta. Bensì soltanto di dimostrarlo.
Quando lo dimostra, è come trovarsi dinanzi a Marlon Brando. Tutti coloro che lo avevano deriso, piangono e piangono, piangono e piangono, piangono e piangono. Parafrasando Rust Cohle: ancora e ancora, ancora e ancora, ancora e ancora.
Per il semplice fatto che derisero un genio. Quindi, compresero di essere degli idioti.
Insomma, sarebbe come dire. Uno prende per i fondelli Orson Welles perché non lo capisce.
Pensava che fosse scemo perché non era come gli altri.
Ebbene, per la signora in prima fila, che non è Rita Hayworth, no, mi sembra sulla racchia forte, un altro giro di vodka, un valzer col cascamorto boomer e poi, domani, tribuna elettorale coi politici matusalemme alla tv.
Il mondo si divide in due categorie: chi è tonto e, in quanto tale, non capirà la vita.
E chi la capisce subito. Perciò piange, ride, soffre, ama, odia, si arrabbia, si dispera, sta bene, crolla, rinasce, balla e poi canta, dunque si ammutolisce, poi non viene capito, lui stesso non capisce sé stesso, si pone delle domande inutili, si arrovella, si scervella, dà di matto, poi si placa, è inquieto, nevrotico, irrequieto, felice e poi tristissimo.
Per forza, non è mica un imbecille. Mi spiace per gli imbecilli. Sono sempre sicuri di sapere tutto degli altri e di sé stessi.
Ne sono sicuri?
Finirei così.
Vado da un mio amico, almeno pensavo lo fosse.
– Che hai?
– Niente. Non avevo capito nulla di te. Mi perdoni?
– Di cosa dovrei perdonarti? Di avermi giudicato troppo presto?
– Sì, di questo. Ho sbagliato. Me ne vergogno dal più profondo del cuore.
– Ma io lo sapevo già. Mi hai chiamato a casa tua solo per scusarti? Scusa, ho fatto dei chilometri soltanto per ascoltare il tuo pulirti la coscienza?
– Scusami.
– Scuse (non) accettate. Tanto, sbaglierai ancora. E ancora e ancora, ancora e ancora.
– Come fai a saperlo?
– Si chiama vita. Altrimenti si chiamerebbe morte. Non lo sapevi?

truedetectivecohlemccoanugheydraculabramstokeroldmancoppola

di Stecitybytheseadenirodzundza5numeroperfettofano Faloticofilonascostodaylewis

I migliori film del 2018 e i peggiori secondo Francesco Alò


31 Dec

Finalmente, siamo in perfetta sintonia. Complimenti, ottime scelte.

francescoalo

Provocazione serale: ma voi non vi siete ancora scocciati di continuare ad andare al cinema? Necessitiamo di una visione animalista… da ragazze dark


04 Jun

Darkchylde

 

Sì, l’uomo divenne ben presto animista. Cosicché, dopo aver passato nella preistoria molto tempo a cacciare gli animali per ingroppare le donne, l’uomo si scocciò di questa sua visione animalesca, e cominciò a credere che ci fosse una realtà meno terragna a dominarlo. E nacquero le religioni. L’uomo alzò lo sguardo al cielo e pensò (male) che i disastri naturali che gli piovevano addosso erano da attribuire a qualche entità superiore. Nacquero i culti, e addio quei bei culi di quelle donne selvagge che, sotto il battito vorace delle piogge torrenziali, venivano modellati, come argilla pura, dall’acqua piovana. Sì, l’uomo cominciò a perdere il suo istinto primordiale e si smarrì nell’evoluzione. Prediligendo, rispetto alla sua parte carnale, ludica e godereccia, la parte spirituale. Ecco allora che i sumeri, che somari, innalzarono al dio An e alla dea Ki dei templi (si può dire anche tempi? Ah, mi scoppian le tempie!) ancor conservati nel tempio, no, tempo, e Roland Emmerich girò Stargate, ove il Re era Ra, un alieno nelle fattezze di Jaye Davidson, essere asessuato divinizzato dai poveracci.

I cristiani da quel po’ tengono in auge il Papa. Quando si dice… quello fa la vita del papa, per dire che non fa un cazzo da mattina a sera ma tutti i suoi “fedeli”, degli amici leccaculo, lo venerano appena apre bocca, neanche recitasse la Bibbia. Lui se le fotte tutte alla faccia di lor “signori” che aspettano la pausa-pranzo. Quando si dice… è uno che ha fame…

Qui in Italia la religione ha fatto danni immani. Ho visto giovani perdersi in deliri schizofrenici per eseguire la sacrosanta esegesi di The Young Pope che, ve lo posso dire col senno di poi, è una cagata micidiale. Avevamo bisogno di Sorrentino per sapere che, nella sua intimità, il Papa fuma ed è amante col pensiero, come tutti, di Ludivine Sagnier? Quella donna ha un seno che fa invidia alla terrazza di San Pietro.

Diciamo che è una con cui farei la comunione di sacra unzione, no, unione, non sono necrofilo.

Ecco, da questa visione distorta, che l’uomo ha sviluppato, sono sorti tutti i conflitti psicologici, le ritrosie, le guerre fra i popoli, le invidie, le ipocrisie, le omertà, i fondamentalismi, i terroristi radicalizzati, solo perché uno crede in Allah e invece uno tifoso del Liverpool crede in Salah. Ah ah.

Al che, la gente, per elevarsi spiritualmente, dice che va sempre al cinema a vedere film per arricchirsi dentro. Invero, son sempre meno i film degni della nostra elevazione. Siamo invasi da super minchiate, ogni giorno escono cinquemila trailer di film che nessun uomo mortale con una vita “normale” può vedere. Avrà pure il diritto di sputtanarsi su Instagram, no? Mettendosi l’effetto speciale delle orecchie da orso?! Abbiamo anche il seguito di Top Gun, tripudio elevato al quadrato del tonto Tom Cruise che, dopo aver fatto la pubblicità a Reagan, adesso ammicca a Trump. Ma ancora non hanno sparato a Tom Cruise? Mi chiedo. Secondo voi, è accettabile che bombardino in Siria e a Tom non facciano saltare la sua faccia da culo? Credo sia umanamente inammissibile uno schifo del genere. Poi, diciamocela, Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson è un film che, se soffrite d’insonnia, è più potente di tutti i sonniferi del mondo. E la prende, e la lascia, e la bacia, ricusa, cuce, stira ma non gli tira, lei non vuole più tirarsela, lui sì, perché non sa soddisfarla, è geloso, gelatinoso, elegante ma stronzo, assieme ammirano il tramonto, mano nella mano, aspettando la fine dei giorni col buonismo del prenderla come viene. E se non viene? Non è che poi ti chiederà il divorzio?

Sì, volevo come un matto che John Carpenter realizzasse questo film. La storia di una ragazza che s’incarna nelle creature dei suoi incubi. Ecco, questo è Cinema, altro che Wes e Paul Thomas. Ed è invecchiata pure Pamela.

– Guarda che Pamela Anderson era una zoccolona.

– Perché tu no?

– Ma, cazzo, possibile che tu riesca a vivere così senza darti pena? Credi all’amore?

– Sì, io come Dante vivo all’Inferno: Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

 

Adesso, fammi fare una scoreggina. Ciao.

 

E dire che lo sapevo che, di nuovo a contatto con questo mondo di merda, non avrei più sognato. Un incubo, amici, un incubo maledetto. Comunque, in caso di depressione acuta, non fatemi la fine di Michael Myers.

– Forte, Mike Myers, mi ha fatto morire… in Austin Powers.

– Io ti farei morire un’altra volta.

 

Ritorno dal mio amico:

– Allora, hai contattato quella là?

– Quella che t’ha bloccato?

– Sì, e chi, se no?

– Guarda che ci scambierà per due maniaci.

– Maniaco de che? E poi, secondo te, non siamo tutti maniaci?

– No, molti non lo sono.

– Perché mentono. Sono più maniaci degli altri. Basta vedere i soldi che hanno. Nella vita, se uno è miliardario, o è figlio di un pezzo grosso, oppure è corrotto. E corrompe.

Di mio, son solo uno che rompe.

 

In parole povere, l’uomo odierno è peggio degli animalisti che non sopporta. Si preoccupa se hanno ammazzato un cane per strada, ma non si preoccupa se hanno licenziato uno di sessant’anni col mutuo della casa.

 

di Stefano Falotico

Non mi piacciono i piedi di Jennifer Lawrence, le sue frasi contro il Filo nascosto scatenano il putiferio, però rimane bona


27 Feb

Lawrence filo nascosto lawrence

Ebbene, le dichiarazioni della Lawrence in merito a Phantom Thread hanno dello sconvolgente. Ma non pensavo che la gente si scioccasse così tanto. E via a darle della sciocca, quando invece, a prescindere dai suoi opinabili gusti cinematografici, mi pare molto “buona”. Sì, a me pare bona. A lei no? Ah sì, quei sandali e quei piedi suoi tozzi stonavano col décolleté di quella mise da infarto, ma a parte questo rimane attizzante. A lei non attizza, Jennifer? Sì, un po’ “bimbina”, con quel sorrisetto così così, e ancora non mi convince del tutto nei panni della femme fatale. Niente a che vedere con la Sharon Stone che fu. Eppure non rinuncerei a un red sparrow con questa passerotta. Sì, sono come Jack/Johnny Depp della Maledizione della prima luna e, davanti alle sue gambe, divento lupo mannaro. Mannaggia!

Ora, un signore entrò in casa mia e notò una confezione di fazzoletti della Coop vicino alla postazione del mio PC. E mi chiese…

– Scusi, ma lei è sempre raffreddato?

– Sì, anche perché in questo periodo a Bologna nevica.

– Ma è sicuro che quei fazzoletti le servano solo per il muco del naso? Non è che servono ad altri “liquidi?”.

– Sa, devo esserle sincero. Fuori c’è la neve, ma la Campbell di Sex Crimes diciamo che può indurre all’indurirlo.

– Ah, capisco. Sì, non c’è niente di cui vergognarsi. Una bella donna fa sempre “scandalo”. Ma avercene…

– Bravo, le stringo la mano.

– No, grazie.

– Per via del fatto che è bagnata?

– No, perché io non posso farmi le seghe.

– Ah, mi perdoni, dimenticavo che lei è nato senza mani.

– Però quelle gambe lì…

 

Ma la gente non ha una casa da portare avanti invece che pensare alle stronzate della Lawrence e alle sue seghe mentali?

 

 

di Stefano FaloticoNeve Campbell 28167869_417905448631015_8053829667022443410_n

Paul Thomas Anderson è il miglior regista del mondo? Un articolo che mi ha sconvolto, per quanto “qualcosa” possa ancora sconvolgermi


14 Dec

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Ebbene, su un sito chiamato The Vision, appare un articolo che non linko perché è capace che, dopo mille ingiurie che riceverà, forse, il suo autore farà pesante autocritica e lo cancellerà.

Non oso obiettare in materia di gusti cinematografici e neppure passare alle offese. Che Paul Thomas Anderson sia un grande regista, credo, sia cosa indubbia. Anche se io dubito che non abbia mai “sbagliato” un film. D’altronde, a me non piacciono i registi perfetti, quelli senza macchie, quelli che hanno sempre realizzato incontestabili capolavori. E, invero, secondo me Anderson ha girato grandi film, niente da dire, ma al momento nessun capolavoro assoluto. Ora, inveirete contro di me, sostenendo che Il Petroliere lo è. E io invece, non per far il bastian contrario ma perché la penso come lui, accordandomi a “qualcuno” che ebbe lo sfacciato coraggio di assegnargli solo due stellette, affermando che senza la prova di Day-Lewis il film non sarebbe così appassionante, certo, ne riconosco gli indubitabili pregi, la cura formale ai limiti del maniacale, l’atmosfera rarefatta d’altri tempi, un senso godibilissimo della malinconia più pregiata, il gioco attoriale seducente e perfino magnetico, la scarna essenzialità dello stile, a tratti quasi minimalista eppur accorata e sentita, ma fatico a definirlo un capolavoro. Vi sono anche delle pecche ma è un parere personale…

Non è questo il punto. Ognuno ha in auge l’Anderson che più gli va a genio, e certamente i pareri saranno dei più controversi all’uscita nelle sale italiane de Il filo nascosto.

Il punto è: perché per lodare ed elevar in trono un regista bisogna sacrificarne altri, addirittura denigrarli e allestire questi tristi, plebiscitari giochini su migliore e peggiore?

Al che leggo, inorridito, una boiata tremenda. Che lo Scorsese di The Irishman, assolutamente, non potrà essere quello magnifico di Quei bravi ragazzi. E che i “pestaggi collerici” di De Niro e Joe Pesci, da goodfellas, oggi che hanno più di settant’anni, non potranno essere gli stessi perché De Niro è (queste le sue testuali parole) la maschera sbiadita dell’attore che fu. E che lo sceneggiatore del nuovo lavoro di Scorsese (che è Steven Zaillian, sceneggiatore di Schindler’s List e autore di quel capodopera che è The Night Of) non può reggere il confronto con Nicholas Pileggi.

L’articolista va a parare, come i cavoli a merenda, anche su Spielberg, sul quale non ha tutti i torti ma l’arroganza con cui argomenta puzza lontano un miglio di boria, la boria più fintamente aristocratica e snob. E mi fermo qui per rispetto comunque della sua discutibilissima “opinione”.

Insomma, un’agiografia su Anderson, che sta in piedi a fatica. Smerdando chi non merita di essere trattato in questo modo cinico e, diciamolo, superficiale.

 

E rimembro nel pen(s)ar della mia stramba vita, pensando che sono cambiato ma forse neppure tanto. Tale già ero eppur, imbattendomi per strade contorte, il mio ondeggiante assaporar la vita alla Magnolia mi ha reso un uomo che, avendo memoria del passato, guarda con più discrezione al presente, ed è oculato prima di spararle grosse.

Sono un sarto amorevole, amante della verità.

E mi innamoro forse di donne estremamente piacenti come un film di Anderson ma che non hanno la verace sensualità di Scorsese.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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