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Quest’anno mi presenterò al Lido di mia grandiosa fiammata di ritorno, come il grande Billy Baldwin


02 Jul

accredito

Sarò al Lido in veste di critico. E mica tal dei tali. Con tanto di papillon sgargiantemente annodato al collo. Collo ubicato sotto la mia testa.

Testa che mai svendetti, che avercene…, giammai prostituitasi ai ricatti caudini dei cani, non avendo accettato io per nessuna ragione al mondo i compromessi ipocriti d’un sistema che, se non ti attieni alle tribali e triviali mode, anche editoriali, ti estromette e puntualmente tenta di frenare le tue idee nell’oscena speranza abietta di paralizzare e narcotizzare ogni tuo impulso creativo. Da questo mondo falso ancora fortunatamente non infetto.

La gente è invece inetta e dunque invidiosa e, se possiedi un talento, oltre a una bellezza da lasciar stecchita anche Sharon Stone dei bei tempi, fa di tutto per (in)castrarti robustamente. Calunniandoti a destra e a manca. A getto continuo. Addirittura, volendoti spacciare per demente.

Gente stupida, diffamatrice, gente da quattro soldi, come si suol dire.

La quale spera ancora, speronandoti, che, sulla base delle sue squallide provocazioni da personcine mentecatte, tu soccomba. Soffocato dalla solitudine, emarginato. Avvilito a morte, distrutto nella melanconia più nera e tetra. Macchiato falsamente della loro untuosa onta. E di tutte le balle che su di te sempre, impunemente, raccontano.

Augurandosi che tu possa intristirti irreparabilmente. Anelando che tu possa sprofondare nell’inferno delle tue peggiori ansie. Additandoti come un uomo delirante se soltanto t’azzarderai a opporti alla discriminazione sfacciata e fascista delle persone molto equivoche che sono sempre state, invero assai maligne, che ti azzannarono e azzannano psicologicamente. E desiderarono, con tutta la cattiveria e l’odio dei loro putridi cor(p)i, di spezzare ogni tuo vivo, ardimentoso, furente, geniale slancio, a differenza loro non marcio. Ah, c’è gente che vuole incriminarti come in Delitto e castigo. E farti passare i guai.

Si castigassero subito. Si cucissero le boccucce da malelingue. Si curassero il fegato amaro.

Per dimostrare che non si erano sbagliate sul tuo conto, ah, quante ne inventano. Cosicché, se dinanzi a tali vili affronti, dai di matto, costoro non vedono l’ora di esultare del loro misero trionfo.

La mia vita, sin dalla nascita, è stata invece improntata alla romantica libertà a testa alta.

E dirimpetto a uno così, mi spiace, ogni codarda crudeltà va a farsi fottere.

Ah, me ne starò con la gamba accavallata in sala cinematografica, avvolto dal grande schermo con a fianco una giornalista di rango e di ottime gambe…

Tutto ciò sarebbe da dire al cretino che, su YouTube, continua a scrivermi commenti offensivi nei quali mi dà del malato di mente. Insomma, questo è Donald Sutherland, anche J. T. Walsh di Fuoco assassino. Davanti ai piromani delle vite altrui, bisogna recitare la frase del grande Bob De Niro:

È una creatura vivente Brian. Respira, mangia e odia. L’unico modo per sconfiggerlo è pensare come lui, sapere che questa fiamma avanzerà da questa parte, quassù sulla porta e fin su sul soffitto non per via di una normalissima reazione fisica, no… solo perché lui vuole così. Alcuni pompieri sono posseduti dal fuoco e riescono a combatterlo sul suo stesso piano, ma l’unico modo per riuscire a ucciderlo è amarlo un po’, come lo ama Ronald.

Sì, i cretini vanno spenti subito.

Non scaldate gli animi, vigliacchi, vi siete bruciati da soli. Oh, che bel sole!

 

di Stefano Falotico

 

baldwin de niro

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