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70th Venice Film Festival – Joe


01 Sep

Sentieri

Dopo il successo ottenuto all’ultimo Festival di Berlino,dove ha vinto il premio per la miglior regia, David Gordon Green (Strafumati, Snow Angels, Lo spaventapassere) debutta nel concorso veneziano con Joe, il suo personale ritorno al dramma indie. Ad accompagnare il regista di fronte alla stampa internazionale c’era il cast del film, capitanato da un Nicolas Cage in forma smagliante. Dopo tanto cinema mainstream, cosa l’ha portata a tornare al dramma indipendente? David Gordon Green: Io amo le southern stories, forse perché sono cresciuto in quelle zone. La mia vita si è svolta principalmente tra il Texas, la Lousiana e altri stati del Sud, quindi quando ho il bisogno di tornare a casa, in un luogo sicuro, torno là. Il film, poi, è tratto da un romanzo di Larry Brown, un grandissimo autore che ho avuto la fortuna di conoscere. Secondo lei il tema centrale del film è la crisi socio-economica e morale che stiamo vivendo? Nicolas Cage: Sinceramente se lei ha visto questo nel film è giusto che rimanga nelle sue convinzioni. Per me è stata solo l’occasione di mettermi alla prova e di lavorare con un grandissimo cast e un ottimo regista che ammiravo da tempo. Signor Cage, anche nel film i conflitti alla fine vengono risolti con le armi. Perché voi americani pensate sempre di mettere mano alla pistola per risolvere i problemi? Nicolas Cage: Veramente lei vuole che sia io a rispondere a questa domanda? Non mi sento assolutamente in grado di parlare di questo argomento. Non sono un portavoce per il diritto al possesso di armi da fuoco. Cosa ti ha attratto del personaggio Joe? Nicolas Cage: Joe mi dava la possibilità di lavorare con delle persone fantastiche. La mia scelta dei copioni è molto selettiva, ci metto anche un anno per scegliere un progetto. Quando mi è arrivato lo script l’ho amato immediatamente. Inoltre sono un fan di David sin dai tempi di Snow Angels. Lei invece cosa prova per Joe? David Gordon Green: Joe è un personaggio che amo. Mi sento vicino a lui come lo è, nel film, lo sceriffo. Io trovo che i personaggi come lui, degni di ammirazione ma segnati da fratture fatali, siano grandiosi. Joe è coerente, ha un suo codice morale che non infrange mai, anche quando le conseguenze sono terribili. Mentre stavamo creando il personaggio con Nic ci siamo detti che Joe è un western sulla redenzione, un film dove un uomo prova ad espiare i suoi peccati diventando una figura paterna. L’attore che interpreta il personaggio del padre è straordinario. Sappiamo che è deceduto subito dopo le riprese del film. Ci vuole parlare di lui? David Gordon Green: Gary Poulter era una persona meravigliosa. L’ha scoperto per caso un direttore del casting e sin da subito ci ha aiutato portando sul set la sua umanità. Si vedeva che c’era in lui una forza che doveva esprimersi in qualche modo. Ha avuto una vita incredibile ma era pieno di speranza e di ottimismo. Era un volto da western, lo vedevo come il padrone del saloon. È stato un onore e un’avventura lavorare con lui. Nicolas Cage: Mentre lo guardavo sul set mi ricordava tantissimo Richard Farnsworth. Dopo Via da Las Vegas questo è un altro suo personaggio legato all’alcolismo. Si è rifatto al lavoro di preparazione di quel film? Nicolas Cage: Sono passati tanti anni, ero una persona diversa. Per preparare quel ruolo, come anche quello del Cattivo Tenente di Herzog, ho pensato molto a come mi dovevo comportare. Io non amo il termine recitare perché nasconde sempre una sfumatura di finzione, di menzogna. Io voglio regalare sincerità. Allora come oggi ho sempre puntato a ricreare le sensazioni e i sentimenti dell’euforia di quei momenti. Non significa che mi ubriacavo sul set ma se serviva dover girare per ore per stordirmi lo facevo. Sei d’accordo nel considerarlo un film su un loser? Nicolas Cage: Ripeto, non voglio condizionare l’idea che vi siete fatti di Joe. Io, personalmente, non l’ho mai considerato un perdente, ma un uomo coerente con la propria legge. Perché proprio Nicolas Cage? David Gordon Green: Io ammiro tanto Nic, lo considero un artista con cui ho molto in comune. Entrambi accettiamo le sfide, ci mettiamo in gioco, cerchiamo sempre di oltrepassare i limiti. Quando ho saputo che aveva accettato il ruolo, se il mio corpo me lo avesse permesso, avrei fatto un salto mortale. È stato un onore Nicolas Cage: Io invece, quando ho saputo che mi cercava David, stavo per fare un quadruplo salto mortale! Io faccio cinema da 35 anni ma questa è stata un’esperienza che non dimenticherò mai. Come inserisce Joe nella sua carriera? David Gordon Green: Se dovessi prendere singolarmente ogni mio film farei anche io fatica a trovare una logica nella mia carriera. Forse quando avrò girato più di quaranta pellicole sarà facile trovare dei temi comuni. L’unica cosa che lega tutti i progetti che ho affrontato è la passione con cui ho lavorato per renderli possibili. Joe era un romanzo che mi era entrato in testa da tanti anni e mi ha accompagnato per molto tempo. Realizzarlo è stata un’avventura resa possibile solo da un cast e una troupe perfetta. Come per le mie opere precedenti questa esperienza mi sarà utile per il prossimo film.

 

 

 

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