Posts Tagged ‘Joel Edgerton’

In questo mondo non esiste né può esistere la libertà d’espressione universale: nemmeno i critici, cinematografici e non, possono permettersi le loro opinioni libere, i capolavori, sì


26 Jul

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– Scusi, lei scrive per Libero?

– No, ho solo scritto un libro. Sto aspettando che me lo pubblichino.

– Capisco. Dunque vuole diventare uno scrittore. Per quale casa editrice pubblicherà?

– Sa, la Mondadori, la Newton Compton e tutte quelle parimenti grosse pubblicano solo i pezzi grossi. Cioè quelli già arrivati per la serie Chi più spende… più guadagna! come l’omonimo film con Richard Pryor.

– Cioè? Mi spieghi bene. Il suo discorso è ermetico. Parli come mangi(a).

. Voglio dire… la Mondadori investe su un autore che ha già mercato. Perché negli anni s’è creato già la sua fortuna. Dunque, la Mondadori sa che, se spenderà milioni di Euro nella campagna promozionale, i costi dell’operazione pubblicitaria saranno ampiamente ripagati dalle vendite, cioè dai guadagni.

Quindi, due più due fa quattro. Le grandi case editrici rarissimamente investono su uno sconosciuto o su un esordiente a meno che costui (non) sia un genio mai visto, sebbene non ancora da nessuno letto, oppure a patto che abbia già il cosiddetto personaggio cucitosi addosso. Che ne so? Ti faccio un esempio.

Vi è uno youtuber folle seguito da migliaia d’iscritti. I suoi video, sebbene siano indubbiamente trash e orripilanti, oppure forse in virtù proprio di ciò, poiché sono talmente impresentabili da attirare l’attenzione smodata di gentaglia che si diverte infinitamente a guardare cazzate, ottengono puntualmente un numero di visualizzazioni esagerate.

A questo punto, tale youtuber è a suo modo, nel bene o nel male, un personaggio. Opinabile, certamente, ma sempre personaggio rimane.

Perciò, se domani avesse pronto un manoscritto, semmai scritto pure col culo, la Mondadori glielo pubblicherebbe seduta stante. Consapevole che i suoi followers lo compreranno. Devo stare in orecchi e non affidarmi neppure a chi mi chiederà il contributo. Ovvero quelle piccole case editrici, forse anche di prestigio e rinomate, in una parola affidabili, che però per sostentarsi e poter sostenere i loro progetti, eh sì, sono costrette a domandare soldi proprio a colui che sta lavorando per loro, il futuro loro scrittore, appunto.

– Il suo discorso non fa una piega, forse un’orecchia a fondo pagina.

Comunque, che significa? Ah ah. Sarebbe come dire che la Warner Bros chiede duecento milioni di dollari a Christopher Nolan affinché Nolan possa girare la sua nuova stronzata cosmica.

– Per Nolan il discorso è diverso. È straricco. Potrebbe pure dare 200 milioni di dollari alla Warner, tanto la Warner, coi soldi incassati dai coglioni che vanno in brodo di giuggiole per le cervellotiche scemenze di Nolan, come Inception, si sparerà lo stesso… il trip da Mulholland Drive. Facendo la bella figa alla stessa maniera di Laura Harring. A quel punto, Laura, no… la Warner paga Nolan affinché lui la lecchi…

Ha capito?

– Cioè, la Warner è lesbica come Naomi Watts?

– La Watts non è lesbica. Sta con Liev Schreiber.

– Intendevo la Watts di Lynch.

– Guardi, è una che è andata pure con Dougie Jones/Kyle MacLachlan di Twin Peaks 3.

– Se non sbaglio, la Watts non è andata a letto anche con King Kong di Peter Jackson?

– Sì, ovviamente. La Watts va pure coi gorilla giganteschi se la parte lo richiede. Ora però, in nessun film su Kong viene esplicitato l’accoppiamento animalesco fra la bella e la bestia.

– Secondo lei, la Watts è amante della zoofilia?

– No, non credo. I suoi ex, prima di Schreiber, sono stati tutti abbastanza umani, diciamo. È stata infatti con Stephen Hopkins e con Billy Crudup.

– Se non erro, anche con Heath Ledger.

– Quale? Quello di Casanova o del Joker appunto di Nolan?

– Che domanda è? Non è mica stata coi suoi personaggi. Anche se potrebbe essere vero. Infatti, lei prima ha detto che per sfondare bisogna essere un personaggio. Che casino pazzesco. Comunque, avrei da porle quest’altra domanda.

Ribadisco, secondo me la Watts è lesbica. Come mai infatti prima girò puttanate come Cattiva condotta e poi, grazie alla spinta della sua amichetta, Nicole Kidman, girò il succitato film memorabile di Lynch nella Los Angeles altolocata?

– Perché Lynch se l’è scopata.

– Che cosa? Ma non è vero.

– Sì, mi scusi. S’è scopato solo Laura Harring.

– Ma no!

– Invece sì, è la stessa storia di King Kong. Ufficialmente non risulta, diciamo agli atti, che Lynch abbia fatto lo scimmione a letto con Laura, un gran figone, ma io le posso giurare su cristo in croce che nella stanza da letto di Lynch, con tanto di crocifisso affisso vicino al poster di Velluto blu, Lynch fu con Laura un vero Wild at Heart.

– Potrebbe essere. Come mai però la Harring, da Mulholland Drive in poi, non ha girato più film di valore a differenza della Watts? Scusi, la Harring l’ha data a Lynch e non ha avuto il successo che le spettava e invece la Watts, sì?

– Non sono cazzi miei. Non so perché sia successo che la Harring, nonostante il sesso con Lynch, non abbia avuto successo. Chieda ad Harvey Weinstein. Le ho detto, sono solamente un umile artista in cerca soltanto di pubblicazione, non di pubi e fornicazioni. E di troiate varie.

– Ecco, secondo lei, i critici dei quotidiani sono delle puttane?

– Cioè?

– Cioè… acclamano un film perché vengono pagati dall’editore a sua volta pagato dal produttore della recensita pellicola in questione?

– Ecco, diciamo di sì.

– Dunque, secondo il suo ragionamento, sono tutti dei leccaculo.

– Direi molto di più. Non leccano mica solo quello…

– Ecco, Sharon Stone la diede a Paul Verhoeven. Questo lo sanno tutti. Elizabeth Berkley fece la stessa cosa per Showgirls? E come mai MacLachlan non se la scopò in questo film?

– Sì, eccome. Se la fotté in piscina con tanto di spruzzi e bollicine.

– In verità, no. In realtà e neppure nella finzione si vede la penetrazione.

– Sì, ma si capisce.

– Non lo so, guardi. Non sono un guardone.

 

Ricordati: il mondo è pieno di serpi.

Io non mi vendo, farò la fine di Serpico ma il mio Cobra non è un serpente…

– Kobra. Perché la K? Per mascherare ancora di più il doppio senso? Ma poi lei che si è messo in testa? Vuole sfidare i giganti della letteratura? È un nano in confronto a loro.

– Lei ha mai visto Warrior? Soprattutto la scena in cui Joel Edgerton non ha una sola possibilità di vincere contro Koba?

– Alla fine vince.

– Secondo lei, perché vince? Glielo dico io. Perché studiò il suo avversario. Se l’avesse affrontato a viso aperto, ne sarebbe uscito macellato. Dunque, lo intrappolò. E così l’inculò. Sostanzialmente, è la stessa cosa che fece e fa tuttora Woody Allen. Se l’avesse buttata sull’avvenenza, l’aspetto e la forza fisica, l’avrebbero sbranato.

– Dunque, Manhattan è celebrato come un capolavoro perché Allen pagò i critici affinché magnificassero la sua opera?

– No, perché è un capolavoro e basta. Ci sono cose, sa, che sono intoccabili. Se capolavoro è, tale è. Senza se e senza ma. Gli si può dire tutte le cattiverie del mondo.

Vanno a farsi fottere.

Insomma, teste di cazzo, se avete un problema, non chiamate Mr. Wolf. Chiamare il Cobretti, cioè il sottoscritto.king kong naomi watts
cobra stallone

 

 

di Stefano Falotico

“Letterina” di fine anno di un uomo che vorrebbe la letteron(z)a di buon a… o


30 Dec

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Sì, l’anno si sta concludendo e non è stato sempre piacevolissimo, a tratti davvero disdicevole e ripugnante e in alcuni attimi credetti “bene” di varcare la soglia terrestre di quest’umanità terragna per atterrare come ragno nella “tela” di un aldilà intessuto di più sana e santa creanza. Sì, di malsana testa e di sana pianta volli “piano” planar e colar a picco, sperando che dalla caduta potessi decollarmi, perché rimanere offesi non piace a nessuno. Ma son stati pensieri fuori di testa da mezzo uomo in quegli istanti senza rotelle…

Non offendetemi, oramai le offese io svicolo, svincolando in un cieco vicolo con una donna che, di “buon occhio”, non mi tratta da finocchio e ama il mio “pinocchietto”, perché le mie bugie han le gambe corte… nell’accorciar, dunque ingrossare in lei il mio penetrante “naso” lungo… ah ah.

A parte gli scherzi, sì, Bright è bruttino, ma non una schifezza come la “critica” statunitense ha detto.

D’altronde, chi più chi meno, siamo tutti orchi un po’ reietti, figli di una società che induce all’indisposizione, cinica e fascista, e ogni giorno dobbiamo lottare orgogliosamente per rimanere umani fra abusi, scellerati arbitri(i), manichee ideologie buone solo ad arricchire i già ricchi, e così spesso ci chiudiamo a riccio e non amiamo i boccoli d’oro di nostra moglie, perché quel ne(g)ro sa che è una gran figa… Al che, ci tocca scacciar i malocchi, come quello della “fata turchina” nel finale che strizza a un possibile sequel l’occhiolino. E, occhieggiando oculati, camminiamo invigorendoci a ogni nuova alba di gioie perentorie, insindacabili, scoraggiandoci “scoreggianti” a volte per troppo mal di nostri fe(ga)ti malamente galleggianti in una realtà surreale, che non crede più agli elfi di noi uomini elefanti che ci vogliamo emozionare coi sogni ardenti, arditi e ardimentosi. Piluccando attimi d’inusitata passione mescolata a sane goliardie con amici virilmente stronzetti.

Joel Edgerton dimostra, inoltre, di essere un ottimo attore, davvero, e nel finale è talmente goffo e impacciato di recitazione comicamente sopraffina da meritare comunque gli applausi.

Insomma, pensavo molto peggio. Bruttino lo è, ma lo potrei ribattezzare un signore degli anelli appallottolato in una notte di ordinaria follia, perché alcune atmosfere, i caseggiati e le strade di questa Los Angeles cupa e bifolca assomigliano a quelli del film di Schumacher.

Dal canto mio, anche un po’ dal can(tuccio) mio, mangio i buoni cantucci toscani, pasta dolce mischiata sapientemente a mandorle e pistacchi, da sgranocchiare dopo una lauta cena di pizzetta e brodo coi tortellini, cibo fresco e salutare… alla faccia di chi ti sta sullo stomaco.

Nel prossimo anno, un entusiasmante progetto letterario mi aspetta, e mi metterò subito all’opera per operar di editing attento e scrupoloso sul mio capodoperona, cari paperoni.

Oggi, ho messo su Facebook una mia foto recentissima. E, come volevasi dimostrare, uno alla mia vista ha esclamato un minchia, sei uguale a De Niro!

Insomma, conoscere a memoria la filmografia del Bob sarà pur servito ad esserne quasi un fisiognomico sembiante.

A buon rendere, e ricordatevi: non arrendetevi, anche se non volete di vostro conto rendere.

D’altra parte, chi s’arrende è perduto, tranne se sventola bandiera bianca, perché solo nella purezza immacolata si può scrivere il futuro.

Sul fatto che io sia un puro, non vi scommetterei di miei atti “impuri”. Perché la mano non va messo mai sul fuoco, ma ove “attizza”… e fa sì che tu possa esser sempre “erto” in qualcosa che sa bene “raddrizzarti”.

Il resto è moralismo e pedagogia d’accatto(ni).

Lo sapeva bene Simonetta Pravettoni che, strisciando la notizia, faceva sì che il “penettone” fosse una delizia. Ah ah. E Greggio amava le pecorine fuori dal gregge…

Io non son uomo grezzo eppur mi rizza…

Ognuno ha la sua versione dei “falli”, perché peccatori siamo tutti, è un dato di fatto, miei strafatti.00475814

 

di Stefano Falotico

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Festival(ieri) di Cannes, solo De Niro salva questi scem(p)i di parassiti “cinematografari”


16 May

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Ecco De Niro, pacato, ingrassato, invecchiato, rincoglionito, che con la “mano morta” saluta il photocall di Hands of Stone, mentre giovani dive pazze impazzano e la solita marmaglia di paparazzi s’accalca sulla starlette di “tour”. Ogni anno dobbiamo, anzi, dovete sorbirvi questa kermesse di “messi” in scena, sì, attori ridicoli, come Joel Edgerton, un incapace senza carisma, sfilanti in passer(ell)e, con la poesia di Jim Jarmusch ad allentare i marmittoni e farli scendere sul pianeta Terra, ove la gente fatica e non c’è molto “figume”. Che sfigati quelli di Jim, ferrotranvieri o autisti di autobus, “defenestrati” da voi, che “pippate” Canne(s) in tutto questo sfog(gi)o di vanità. Ah, meglio il mio falò, da Falotico appunto che se ne (s)freg(i)a e, mentre un altro coglione va a dar soldi ai produttori di The Boy, seguendo la scemenza modaiola di oggi, io me ne sto al bar, a bere un altro caffè “mac(i)ul(l)ato”, serenamente “infegatato”.

Altro che questi sfegatati.

Una donna parte per la Costa Azzurra e scatta un selfie in train, appunto, scrivendo: “Cannes, sto arrivando”.

E intanto un altro bambino in Africa muore per colpa sua, perché anziché riempir le tasche del divismo, poteva versare l’otto per mille.

Di mio, me ne sbatto il cazzo di tutto. Andate a farvelo dar in quel posto. Posto di drogati.

 

– Guarda, Falotico, che anche De Niro, quando era un Dio, si drogava e andava a puttane.

– Sì, ma ha anche girato Taxi Driver.

The New 90-Second TV Spot for Exodus: Gods and Kings


28 Nov

Exodus, Trailer, considerazioni a freddo, il mio giudizio è freddissimo


10 Jul

di Stefano Falotico

 

Il trailer del nuovo film di Ridley Scott, Exodus, con Christian Bale nei panni di Mosè, fa schifo, è una sagra pacchiana del kitsch e della solita abusata computer graphic, presenta un Bale impresentabile mai così fuori parte, almeno a giudicare dal ghigno inespressivo che tira fuori in queste prime immagini in movimento. Come dico io, è blasfemia voler rifare I dieci comandamenti. De Mille sapeva eccome girare un film biblico come Dio comanda(va). Questo Exodus, invece, è già uno scult esagerato. Più che appunto da(lla) Bibbia, mi par un film in bilico e da babbioni. Il mio lunghissimo, undicesimo comand(ament)o è: mai credere che Ridley Scott sia un grande, mio uomo, sì, avrai un solo film di Ridley che mai puoi né potrai contestargli, Blade Runner. Gli altri film di Ridley tu puoi invece discutere, eccome. Santifica I duellanti Alien ma sul resto puoi anche stroncare a tambur battente. Non ti giudicherò!

Asfaltate Ridley Scott. La deve finire di girare questi semi-peplum di sandali e bighe. Si tenesse la sua Gian(n)ina Facio, che è ancora una gran figa e lasciasse stare i santi(ni).
Stendiamo un velo pietoso, infine, oltre a inondarlo di Mar Rosso, su Joel Edgerton che fa la parte che fu del grandissimo Yul Brinner.
Non basta pelarsi il capo per esser bravo, caro Joel. Saresti stato più credibile nei panni del profeta Gioele.

Invece, come faraone, da me lei beccherà solo una faraona mangiata alla faccia sua! Ah ah! Sì, uccido questi filmoni pomposi da becchino! Da me, solo pal(at)e!

Warrior(s), conosci il tuo nemico


17 Jan

 

Sempre guardinghi noi lupi.

“La cosa”, recensioniamolo…


04 Jul

 

Gelatine d’Antartide viscida

 

Caposaldo del fanta-horror, ecco il prequel de La cosa, incursione transgenere che definirei “gelatinosa”, ibernata in tese cacce claustrofobiche nella suspense di respiri angoscianti ma palpitantemente, per noi smaliziati, alquanto noiosi in quanto, dopo multiple visioni “specialistiche” da cinefili oramai freddi e calcolatori, siam “teporizzati” in emozioni già (pre)viste e desuetamente rispettate con puntiglio cronologico del colpo di scena “comandato”, atteso e piazzato con qualche “scarto” di variabili non disattese.

 

Trama ridotta a una lastra di ghiaccio dalla misterica presenza di forma “aliena”, o forse anomala, per i soliti esperimenti da laboratorio di ricercatori “eremiti” fra polari battiti cardiaci del “romanticismo” scientifico fuori dal Mondo e dall’epoca odierna.

“Russi” installati su una base lastricata di cellule “impazzite”, o meglio clonate nella mutazione “assorbente” di un non ben identificato “oggetto” vivo e vegeto di tentacolare famelicità carnivora.

 

No, non può rivaleggiare col modello e antesignano dell’82 firmato John, ma emana una strana sensazione di morte lungo la schiena, “cutaneamente” rabbrividita dall’aria condizionata di cinema rinfrescati dal caldo estivo battente e turgido.

 

L’eroina è carina, modellata su estetiche canoniche d’una Bellezza che non turba ma stuzzica, soffice d’occhi azzurri intonati alle sintonie raggelanti di lacere abrasioni brucianti ad “appiccarsi” al mostro “(non) infiammabile”, che si rigenera come un T-1000/Robert Patrick del … giorno del giudizio di James Cameron.

Ed è proprio Cameron che fa capolino, più che il Re John.

Il finale ribalta The Abyss e lo cita platealmente in una caleidoscopia celeste ove, stavolta, la nave è il covo d’una serpentesca creatura di “fetale” rifugio, sotterraneamente colonico, nel “matriarcato” dell'”amazzone ibrida” di “femminea” voracità. Ignoto spazio profondo d’artigli extremely dangerous e letali, sceso e approdato sul nostro Pianeta da predatore vibrante di sue spire divoratrici.

 

Il duro Edgerton è il sopravvisuto, alive sino alla rivelazione finale ambigua.

 

Il contagio s’è annidato nei titoli di coda, ove i crediti son inframmezzati da una “perturbazione” ansiogena d’immediato monito catastrofico.

 

(Stefano Falotico)

 

 

Guerrieri… Notte, nella pirotecnia delle botte!


10 Nov

 

 

 

Lezioni retoriche di Cuore in una Pittsburgh infiammata di crepuscolare “corposità”

Lungi da ogni dubbio, rifuggiamolo, Warrior non è un capolavoro, ma lo “capolovorizzeremo” perché s’incendi nella retorica, “magnanima”, che gronda (d)a ogni fotogramma, quasi scandita nelle nerviche nerezze di nuovo accese di combattenti, ove il ring delle arti marziali miste è solo il pretesto per inscenare la lotta, ben più filosofica e quasi ancestrale, di magmaticità profumata nelle ruggini del Tempo, dell’Uomo, in senso alato, alleato, senza panegirici aleatori che l'”agghindan” di “sbiadevoli” sogni della “taumaturgia” di quella dottrina che c’insegno che il “migliore” vince e il resto, inconsolabile, s’avvoltola, anche in arrotolate sigarette o alcol dalla sbronza vivacemente funerea, nella e per la sopravvivenza.
Nelle tortuosità impervie dei castighi della sua stessa “afflizione”. Quasi, per perdonarsi. Per abbagliar la dignità, anche quando non è più “in piedi” o barcolla, “mendicandola”.

O’Connor è un artigiano che, elasticamente, dilata le anime dei suoi personaggi, a intingerli d’umana e, nostra, commozione.
Disperati “balordi”, anche uno che è professore di Fisica, costretti a guadagnarsi, oltre che il rispetto, forse anche il “tetto”.

Due fratelli di sangue a dissanguarsi, spellarsi in ferite che si (in)taglieranno picchiandosi corpo a corpo, inesausti, con un padre balena bianca che custodirà sempre quella purezza estinta ai primi colpi inferti da Achab.
Un Nolte, sempre di Notte o nella foschia impalpabile d’un mattino nella “grinza”, che spera sempre combattivo, dopo averla sperperata, e “gironzolata”, addobbato nel suo accalorato, laconico ultimo tifo e giro di boa.

E loro, Tom Hardy e Joel Edgerton, l’orso “cattivo”, eroe di guerra che non sa che farsene delle medaglie al valore, e un Uomo comune e rispettabile con una vita “normale” e una famiglia da non sfamare al “buio”.

Prevedibile, scontato, aspettiamo solo chi vincerà nel duello dell’eterna rivalità, senza esclusione di colpi e senza precluderci la lagrimuccia.
Su, è colata mentre speravate di ridacchiare, non “mentitela” furbetti, e immacolata ha tradito la vostra bontà.

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Genius-Pop

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