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Leonardo DiCaprio, lo dico a malincuore, non sarà mai Johnny Boy/De Niro, mi spiace, non è un grande, evviva il Joker, un gigante


02 Apr

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Sì, non c’è partita fra questo bambagione di Leonardo e Gioacchino.

Sì, cocchetti e ochette, qui parliamo di un Phoenix col labbro leporino. Mica di un DiCaprio col sorriso da bambino.

Dai, suvvia. Leonardo. Vi siete giocati il cervello. Pure Tarantino ora s’è fissato con questo piccolino.

Su Facebook ho scritto che, rispetto a lui, è più bravo Brad Pitt.

Mi pare ovvio che sia così. Guardate Brad ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford e poi ne riparliamo.

Quindi, sfatiamo subito l’invidia. Brad, già lo dissi, è bello e pure bravo. Anche simpatico. Non me ne frega niente che sia stato con cinquemila donne. E che piaccia a tutte tranne a quella. Invero, le piace eccome ma è ipocrita e dice che ama un attore tedesco di origini curde. Ché fa più intellettuale. La smettesse subito. Ammetta le sue voglie e non se la tiri.

Sì, una donna che vuole spacciarsi per intellettuale, cita sempre quel danese, Mads Mikkelsen. Suvvia, è la brutta copia di Christopher Walken con la mascella di Schwarzenegger.

Brad merita che gli stringa la mano, sì, sì, sì. A Leo invece do un po’ di panettone coi canditi. Ah ah.

Per questa mia uscita, su Facebook si è scatenata la faida.

E io, con sigaretta in bocca, mi son fumato tutte le stronzate. Ridacchiando a mo’ di Bob De Niro.

Io so la verità, filistei. Ah ah.

Fra le maggiori cazzate, ho letto che Brad è bello e Leo un grande attore. Ma de che?

Sapete perché The DepartedShutter IslandThe Wolf of Wall Street e aviator vari non sono dei capolavori?

Perché Leo li ha rovinati. In The Wolf… come dicono a Roma, non se po’ vede’. Un mezzo pappagallo che si agita, declama senza un briciolo di savoirfaire.

Sento dire che in The Aviator era da Oscar. Ma de che?

Ha trasformato Howard Hughes in uno storpio e peraltro non è Kevin Spacey de I soliti sospetti. Qui, sì, che c’era la camminata claudicante.

Non so quanti soldi abbia sborsato a Scorsese per far sì che lo utilizzasse in cinquemila film. Invero solo 5. Presto 6 con Killers of the Flower Moon. Per fortuna, ci sarà pure Bob.

Secondo voi, l’ho sparata grossa? Perché?

Ora, ditemi, qualcuno di voi ha in casa il poster, che ne so, del suo Jack di Titanic? Non parlo delle donne nostalgiche che rimembrano quel loro piccolo grande amore da ex adolescenti che sbavavano per Leo.

Parlo a voi, uomini. Ammesso che lo siate. O ancora armeggiate di sogni che vorreste, oh sì, veleggiassero a prua e invece non sono a poppa.

Eh no. Un oceano di frustrazioni nuoto, no, noto io nelle vostre anime immalinconite che, ogni giorno, disperatamente si danno slancio retorico per non confessare l’atroce verità dello specchio.

Ecco, una volta uno psichiatra, uno di questi capoccioni boriosi, sfacciatamente mi disse, scostumato e arrogantissimo, che io non avevo coscienza della mia immagine allo specchio.

E io, come Silvio Orlando, gli risposi: – Ha parlato Brad Pitt!

Ché non sarò mai il Presidente della Repubblica. E chi vorrebbe esserlo? Un uomo serissimo, tutto imbalsamato, lentissimo perché deve scandire ogni sillaba. Sì, poiché si rivolge a ogni classe sociale, deve enfatizzare ogni sua intonazione come se fosse sul pulpito a predicare messa. Nella pia osservanza e nel totale rispetto anche del più ignorante che possa comprendere appieno ogni sua parola ampollosa.

Sì, i discorsi del Presidente sono noiosissimi. Prevedibili. Neanche il Papa è così barboso. Almeno il Papa predica per il bene utopistico del mondo e perfino ci crede.

Il Presidente, invece, non è investito di nessuna missione religiosa ed evangelizzatrice. È spesso un imbonitore, un paciere dei disagi della Nazione e seppellisce molte verità sotto una coltre di frasi fatte a buon mercato.

No, non fa per me. Io sono un tipo ruspante che stappa lo spumante e dunque, spumeggiante, dice le cose come stanno. E non mente soprattutto mai dinanzi a sé stesso. Riconoscendo i propri limiti per apportarvi migliorie. Per studiare la parte e indovinare nuove vie. Oh sì, lagnose zie!

Non s’imbroda, se ne frega dei falsi elogi se son soltanto carezze sciocche che ti blandiscono per tenerti buono e ipocrita. Dico pane al pane, vino al vino, non credo nei miracoli divini, bensì nella mia mente sopraffina. Se non fosse stato per la mia mente, oggi sarei davvero internato come demente. Totalmente incatenato come molti, ahinoi, alla commiserazione e all’isteria, alla nevrosi, alle vostre psicosi, alle vostre gelosie, alle vostre idiozie. Grazie invece al mio acume, al mio ingegno, alla mia creatività dirompente, ho frastornato i poveretti che pensavano tante spiacevoli cose su di me. Appunto, smentendoli con classe sconfinata.

Io do pepe e sale.

Sì, Leo non sarà mai De Niro. Perfino in The Departed, in molte scene con Vera Farmiga, trovo la sua recitazione forzata, caricata. Innaturale. E troppe volte ammicca beffardo come il Bob in maniera disturbante e ridondante. Di Bob ce n’è uno solo. Lui è Johnny Boy, il più grande “matto” del mondo. Perciò the greatest, talento innato. Genio puro.

A volte la gente, mi chiede: ma se sei così bravo, perché non lo dimostri? Facci vedere!

Sono stufo. Non sono dio, non ho bisogno di dimostrarvelo. Dio infatti bisogna venerarlo a prescindere.

Come diceva quell’uomo miracoloso: chi ha orecchie per intendere, intenda, chi non mi crede è solo un povero cristo immisericordioso.

Stringetevi un segno di Pace e che la Madonna v’accumpagn’.

E questo Joker ha trovato forse davvero l’erede di Travis Bickle.

Uno che dice a tutti la verità, a costo che gl’imbrattino il viso. Gli urlano che deve andare a lavorare e lui se ne frega. Lo vogliono ricoverare con accuse infamanti, prescrivendogli cure psichiatriche ma lui non sa che farsene delle cure.

Per cosa? Per sposarsi una, festeggiare San Valentino, guardare partite di calcio e timbrare il cartellino? E poi tradirla con un’altra civettuola raccattata chissà dove? Che se ne fa degli amori da canzoni di Giorgia. O Laura Pausini? Non è un Antonacci, è un marcantonio diavolaccio.

Oppure fingere di essere felice cosicché il prossimo possa ridere da beota, pensando che il mondo è bello ed evviva Salute e benessere? No, non ci siamo capiti. Questo è uno spettacolo mai visto!

Ed è forse la storia della mia vita. Incarnata dal grande Phoenix.

Un uomo sincero. Siamo stanchi dei buonismi, invero siamo stanchi di questo mondo.

Doveva finalmente nascere uno che vi ha mandato ove volò il nido del cuculo.

Così è, la seduta è tolta.

Il judge ha deciso: Leonardo non vale un Da Vinci mentre Gioacchino è uomo da veni, vidi, vici. Di nessuno è il vice, in realtà niente vinse, è un vinto, uno che non è interessato ad Alice, neppure a Federica ma ha la pelle del viso colorata come una pernice.

E mangia anche i Pernigotti. Insomma, questo è proprio un duro giovanotto, mica un Jovanotti, miei uomini da Chinotto.

Stavolta abbiamo fatto davvero il botto. Giù, botte.

Sì, suonati cari, suonatemele.

Datemele sul popò, evviva il Genius-Pop.

di Stefano Falotico

Luciano Ligabue è una disgrazia italiana, fortunatamente non fa più Cinema, assumetelo al banco dei salumi delle Mean Streets


09 Feb

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Anche se definirlo Cinema è un eufemismo per il quale mi dovrebbe comprare una chitarra Fender Stratocaster.

Sì, usare il termine Cinema per robaccia come Radiofreccia, merita un regalo speciale al sottoscritto.

Una bella Fender. Così, di rovescio alla Federer, posso sbattergliela in testa sulla terra rossa, come il deserto cosmico, aridissimo, della sua musica da strapazzo. Infatti, nel nuovo video bischerata, Le luci d’America, il buon Luciano veste come il gatto con gli stivali, in mezzo ai rovi e agli arbusti della sua inesistenza. Da Hai un momento, Dio, implorando Cristo santissimo che gl’illumini il vuoto universale del suo patetico gironzolare per gli Stati Uniti, tirandosela da rocker internazionale dei miei, no, vostri coglioni.

Se si ferma al Made in Italy del Bronx, troverà certamente un carrello di hotdog adatto al suo paninaro fuori tempo massimo.

Ma tornerei su Radiofreccia. Fellinismo patetico di uno che conosce il Cinema quanto un mio ex amico della Pescarola, Trombini. Sì, per lui De Niro è quello di Scarface e Pacino quello di Taxi Driver. Ho detto tutto.

Non perdiamoci nelle Mean Streets rionali del Quartiere Navile ma parliamo ancora di questo tizio che assomiglia tanto a Johnny Boy.

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Scusate, secondo voi non è Ligabue questo qui? Oh, cazzo, a me sembrava Luciano.

Sì, questo Luciano è un tipo da bettole ove, assieme ad Harvey Keitel, conosceva l’odore del sesso fra Lambrusco e pop corn.

Poi, dopo l’orgasmo nella latrina sudaticcia, si tirava su la patta e si vantava con gli amichetti delle sue trombate con le bagasce, da Elvis dei poveri al ritmo di Questa è la mia vita!

Sì, un uomo seduto in riva al fosso. Qui a Bologna infatti lo ascoltavano quelli del quartiere Fossolo.

Uomini che, in certe notti, si bucavano peggio di Stefano “Maxibon” Accorsi con una squinzia che cambiava loro le siringhe dopo essere stata da questi “sterilizzata” con profilattici per una piccola stella senza cielo.

Sì, lo scugnizzo bolognese, dopo essersi fatto una di queste scaloppine-scalognate, come nel libro del suo concittadino Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, sussurrava, già sciroccato, ho perso le paroleEri bellissima ma ora sta montando… la coca e non capisco un cazzo.

Lei, mentre lui era andato, leggeva Bastogne… s’infila un dito dov’è piacevole, mentre Ermanno la fotte nel culo, carezza da dietro le tette piene, tormenta i capezzoli color caffè.

E sognava un ragazzo come Bradley Cooper di A Star Is Born. Un altro mezzo bovaro ma almeno più romantico del suo pis(ch)ello.

Insomma, basta con Ligabue. Ci vuole veramente un BOSS!

Comunque, non dovete dar retta a tutte le stronzate che dico. A Star Is Born non è un grande film. Sebbene Sean Penn lo abbia definito uno dei film più belli del mondo.

Come dicono a Bologna, socmel!

Anche Sean mi è diventato un leccaculo?

Diciamocelo, pappagalli, se non ci fossi io a spararle grosse, che vita sarebbe?

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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