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Behind the Scenes di una Hollywood ambigua da Woody Allen o invece “pura” da David O. Russell? No, i retroscena della gente “normale”, peggiore degli animali strani e notturni di Taxi Driver


24 Jan

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Ebbene, molti anni fa, nella landa desolata delle mie immani depressioni abissali, in verità vi dico che non fui colto da alcuna follia o da psichico disagio, bensì, in maniera imponderabile e allucinante, profetizzai me stesso, oramai trasfusomi totalmente, anche a livello fisionomico, sprofondando in De Niro di Taxi Driver e assumendone le sembianze. Oramai inequivocabili. Mi pare alquanto evidente che tale messianico, “schizofrenico” De Niro sia io, malgrado lui viva in una lussuosa villa e io in una mezza catapecchia. Però, posseggo uno specchio migliore di Travis Bickle e, ogni mattina, quando (mi) rifletto e mi domando, fra me e me, You Talkin’ to Me?, mi risponde Rupert Pupkin di Re per una notte con una vaga rassomiglianza ad Arthur Fleck di Joker.

Succede, poi spengo lo specchio e riguardo La rosa purpurea del Cairo.

Sì, dopo Taxi Driver, vidi tutti i film con De Niro e divenni la sua versione CGI, in carne e ossa, non utilizzata in The Irishman ove, come sappiamo, si optò per un ringiovanimento di Bob a livello puramente digitale, dunque virtuale.

Bastava chiamare me e avrei recitato meglio di Marlon Brando e De Niro nei primi due padrini, ah ah.

Ora, a parte gli scherzi e i processi d’identificazione, chiamateli anche di alienazione, debbo ammettere che sono un alieno, no, un alleniano. Anche se mi sto orgasmizzando, per dirla alla Bob del capolavoro per antonomasia di Scorsese, no, semplicemente mi sto allenando per non fare la brutta fine di To Rome with Love.

Non l’ho visto e non lo voglio vedere. Mi dicono che sia orrendo, il film più impresentabile di Woody Allen.

Ora, non so se imbarazzante come Woody quando confessò a Mia Farrow che lui fece all’amore con la figlia adottiva di Mia e André Previn dopo averla corteggiata mentre Soon-yi Previn stava guardando Amore e guerra alla tv, comprendendo che, già durante le riprese di questo film, quasi autobiografico, il suo attuale marito, Woody Allen per l’appunto, aveva ricevuto la richiesta di divorzio da parte di Diane Keaton.

Lo so che vi faccio ridere.

Molta gente mi fa piangere. Sostiene di essere intellettuale come Woody Allen e di adorare La dea dell’amore.

Sì, però non questo film con Mira Sorvino oscarizzata. Molta gente va matta, più che altro, per una nera raccattata sui viali che non reciterà mai in un film del maestro di Manhattan. Ve lo posso giurare. Sono uno storyteller come John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male e sono anche Clint Eastwood di Fino a prova contraria.

Vi potrei, per esempio, dire che Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti avrebbe fatto carte false, no, praticato il voodoo a Savannah pur di diventare come Lady Chablis. Mentre Kevin Spacey, attualmente, omosessuale dichiarato e castrato dal sistema, pur di tornare a girare anche solo un film mediocre come The Life of David Gale, lo darebbe via per du’ lire come Jodie Foster di Taxi Driver. Jodie Foster è lesbica e, comunque, Harvey Keitel di Taxi Driver non fu nulla in confronto ad Harvey Weinstein. So che state ridendo, no, dai, continuate.

Secondo me, David O. Russell assomiglia all’ex pornoattore Peter North. Amy Adams sostiene che, sul set di American Hustle, David abusò di lei.

Io non le credo. D’altronde, è per colpa della sua suorina falsa se Philip Seymour Hoffman de Il dubbio fu scomunicato…

A mio avviso, infatti, Jude Law era più figo ai tempi del succitato film di Eastwood, rispetto a quello di The Young Pope. Anche se non sono Gabriel Garko e gli preferisco Marisa Tomei nell’incipit di Onora il padre e la madre.

Sì, devo confessare… i vostri peccati.

In una delle copertine di un mio romanzo noir erotico, la protagonista che risalta in cover, che potrete vedere ma che io non incontrai neppure, pur di guadagnare 50 Euro in più rispetto al suo normale caschetto, no, cachet, permise a un fotografo assai meno bravo di Michael Chapman e di Gordon Willis, di Sven Nykvist e di Vittorio Storaro, di farle l’intero servizio…

Direi che fu immortalata bene. Tant’è che ci prese gusto.

Voleva diventare una grande modella e una bravissima attrice ma finirà come Kate Winslet de La ruota delle meraviglie.

Sì, a tredici anni era pura come Mariel Hemingway mentre, a quindici anni, era già Melanie Griffith di Celebrity.

Fra vent’anni, sarà sovrappeso, con un marito giostraio e il sogno mai morto di passare una notte con Justin Timberlake.

E voi dunque vorreste dirmi che già a dodici anni, anziché ascoltare i Backstreet Boys, non dovevo essere fan di Jim Morrison?

Mi spiace avervi deluso.

Scusate, siete tardi, no, si è fatto tardi.

Fra poco sarà mezzanotte e voglio rimanere Owen Wilson di Midnight in Paris.

Se non vi sta bene e mi odiate perché sono ingenuo, sposatevi Rachel McAdams, spendete cinque milioni di dollari per dei gioielli a cui non frega un cazzo a nessuno/a, ma non invitatemi al matrimonio.

Non ho soldi da buttare in regali alle puttane.

Sì, lo so, per molti di voi la vita è brutta.

A sedici anni eravate degli idealisti, a diciotto eravate diplomati, a ventidue laureati. A trenta, invece, sistemati e ben pagati.

A trentacinque, già vecchi e prostituiti.

Guardate me, invece. Non sono pazzo come Buffalo Bill, non sono un cannibale come Hannibal Lecter, non sono Anthony Hopkins di Premonitions ma tutti pensano di fregarmi e invece io sono felicissimo se mi prendono per il culo.

In senso lato?

Quale lato?

Non lo so, di mio, so che lato per lato fa l’area del quadrato.

Se tu vuoi fare il culo all’avvocato, devi studiare legge e non matematica.

Su questa stronzata vi lascio… con un palmo di naso.

Sì, è vero. Ho sempre avuto una faccia da “demente” come quella di Allen. Che vi devo dire?

 

di Stefano Falotico

 

 

Le mie previsioni ai Golden Globe(s), il mio prossimo libro, il mio nuovo racconto pubblicato, insomma Habemus Papam come John Malkovich e Jude Law… ho detto tutto, evviva 007!


04 Dec

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Non è tempo di morire

Sì, da oggi, alla fiera del libro di Roma, Più libri più liberi, allo stand D 05, se vorrete e voleste, pot(r)ete comprare I RACCONTI DI CULTORA 2019.

Sono tre volumi, ognuno dei quali raccoglie venti autori che hanno vinto il concorso letterario, indetto un paio di mesi fa da Cultora, per l’appunto.

In uno di questi volumi, vi è il mio Venezia, la città del Joker.

Questa la sinossi dei volumi:

la Sesta edizione del Concorso Letterario Cultora si conferma uno straordinario mezzo di aggregazione culturale capace di unire centinaia di scrittori, esordienti e non, di tutta Italia. Attraverso ognuno dei racconti inediti, gli autori selezionati offrono al lettore storie, sensazioni, esperienze che grazie al supporto cartaceo diventano eterne e condivisibili. In uno spazio limitato chi scrive riesce a svuotare il proprio spirito in forma espressa, diretta, e pertanto infinitamente entusiasmante.

 

Intanto, in questi giorni, sto editando assieme al mio correttore di bozze il mio prossimo libro, un noir erotico, una storia di detection macabra ma enormemente romantica con tinte fosche ma anche pulp da graphic novel, un trip di fumettistica immaginazione delirante ma squisitamente surreale e immerso nella metafisica ancestrale di un uomo, ovvero il sottoscritto, che oggi è davvero un uomo ma domani ancora regredirà all’infanzia, quindi esuberante si darà ad altri voli pindarici, sublimando ogni suo trauma e patita afflizione, psichica e non, sessuale e/o bestiale, grazie alla propulsiva energia della sua anima combattiva, giammai doma e ancor furente come il sole d’oriente ove un tempo, vicino persino a buddistici templi, il grande Bruce Lee dimostrò che la vita è un colpo tonitruante, una morte inaspettata e scioccante come la sua e quella di suo figlio Brandon, quindi può essere, perché no, anche rinascita folgorante.

Poiché, se non avrete sonno, anziché recarvi in cucina, mangiando Nutella o cioccolato bianco, accendete un falò e leggete, sotto il plenilunio, tutto Mishima Yukio.

Be’, sono più basso di Jude Law e, sinceramente, non ho il suo conto in banca. Tantomeno ho una casa che affacci sul Duomo di Prato come John Malkovich.

Prima, giravo in macchina. E, fra queste luci cittadine al Neon Demon, indossando il mio giubbotto di Drive, ho ascoltato due canzoni nostalgiche, una più bella dell’altra. Evocanti un tempo passato e dimenticato, forse scomparso ma che sempre, sino al giorno della mia morte, vibreranno acute ed emozionalmente acustiche nella mia memoria.

Innanzitutto, la controversa “canzonetta” di Alberto Fortis, Milano e Vincenzo.

Conoscete la storia, no? Alberto non voleva più essere trattato come Lupo Alberto, esatto, quello del fumetto, cioè come uno sfigato. Voleva diventare un artista ma il suo produttore discografico, Vincenzo Micocci, non si decideva a pubblicargli il suo primo album.

Alberto era incazzato.

– Cazzo, se mi fai aspettare ancora, sarò costretto a cercarmi un posto come impiegato del catasto!

 

Sì, se Louis Garrel non fosse figlio d’arte, non scoperebbe Laetitia Casta. Ma questo è un altro discorso.

E I Gatti di Vicolo Miracoli? Ne vogliamo parlare di Verona Beat?

Quattro amici liceali che misero su una piccola band.

Umberto Smaila, da allora, viene considerato un mezzo genio, Jerry Calà è a suo modo un idolo, Franco Oppini scopò Alba Parietti. Che poi… ma lasciamo stare, ah ah.

Nel frattempo, Francesco Nuti non sta bene.

Francesco piaceva molto a mio zio. Pratese, mentre Francesco è (non so per quanto potrò usare il presente…) fiorentino.

Mio zio è morto tanti anni fa, a soli cinquant’anni, dopo aver combinato un casino.

Il primo film di Francesco, come attore, è stato Ad ovest di Paperino del suo amico Alessandro Benvenuti.

Paperino esiste davvero, è un piccolissimo comune che mio zio mi mostrò quand’io ero piccolissimo.

Non è soltanto un personaggio celeberrimo della Disney.

Sapete, io sto antipatico a tante persone. Antipaticissimo.

Per demoralizzarmi e buttarmi giù, le hanno tentate tutte. Sono stato ingiuriato, calunniato, mi sono beccato anche dei ricoveri psichiatrici per colpa delle violenze psicologiche inaudite e immoderate da me subite semplicemente perché non mi sono mai attenuto alle fottute regole istituzionali assai fasciste.

Ove, se a sedici anni, non frequenti un cazzo di liceo di merda, devi essere meno dotato e avere il cervello e il cazzo di un nano.

Il mio lavoro è fare l’artista, dare emozioni a chi ne ha bisogno. A chi pensa che la vita non sia un campionato. Anche perché, se dinanzi a me, si presenta uno stronzo come Robert Loggia di Over the Top, io non accetto i suoi ricatti.

Avrei potuto perdere e rimediare una figura da idiota storico. Purtroppo, per voi, ho vinto. Dunque, non ho da chiedere scusa a nessuno di quelli che, se fosse stato per loro, mi avrebbero internato.

Non ho da redimermi della loro svista con tanto di offertami, superba, stupidissima svastica.

Non ho da abbassarmi al loro mendace concetto di “dignità” piccolo borghese, limitante, nauseante e ripugnante. Questa è la mia risposta. Devastante. Ed è giusto così. Poiché mi ricordo un tempo in cui divenni quasi muto e chiesi soltanto, avendo già tale mio difficile momento superato, di bere una birra in compagnia. Ma l’ottusità fu assurda, mostruosa. L’indifferenza, ah, qualcosa di scandaloso. Mi sentii solo dire… cresci, coglione.

Mi pare doveroso che i dementi imparino a stare al mondo e che i poeti vivano, perdonando gli abietti e gli inetti, laddove Michelangelo diede al Papa la sua terrazza, mie tenerezze, miei poveri peccatori irredenti. Nella soavità del temp(i)o senza fissa dimora della sua anima angelica o forse stupendamente diabolica.

Comunque, a dirla tutta, Daniel Craig non è un contadino ma Sean Connery rimane di un altro pianeta.

 

di Stefano Falotico

JOKER & THE IRISHMAN sono i due capolavori dell’anno, i film che valgono davvero tutta una vita


27 Oct

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Serata pallida, tendente al falotico e al fantasmatico, allineata al mio essere lunatico. Una serata contorta, arabesca come un racconto grottesco di Edgar Allan Poe.

Camminando per le strade di Castel San Pietro Terme, ho riflettuto sugli Oscar. Allupandomi nel prendere maggiormente coscienza che due dei miei attori preferiti in assoluto, ovvero i camaleontici e polivalenti Bob De Niro e Joaquin Phoenix, si contenderanno lo scettro di Best Actor. Rispettivamente per The Irishman Joker.

V’è però un terzo, inaspettato incomodo che, a detta degli allibratori statunitensi, potrebbe essere l’outsider numero uno, ovvero Adam Driver.

Secondo me, uno degli attori più insulsi della storia. Uno con le orecchie da Dumbo opportunamente dissimulate sotto una coltre di capelli lunghissimi, uno con la faccia anonima da ferrotranviere e autista di autobus. Paterson docet.

Invece, ci sarà Pattinson nel sequel di Joker? Mentre Zazie Beetz si riciclerà come emula di Halle Berry nei panni di Catwoman?

A proposito di De Niro/Murray Franklin, Todd Phillips lo resusciterà nel seguito, assegnandogli la parte del maggiordomo di Batman?

Sì, lo vedrei bene. Imbalsamato. A servire e riverire Robert Pattinson. Uno che, dopo Twilight, non avresti mai creduto che un giorno avrebbe lavorato con David Cronenberg e col regista della trilogia del Cavaliere oscuro, Christopher Nolan. Un regista che comunque è più sopravvalutato di Jennifer Lopez.

La Lopez, indubbiamente, è una bella donna. Ma, secondo me, le puzzano i piedi. È un mio sentore, scusate.

Poi, ve lo vedete uno come me con una tamarra di origini portoricane a ballare la salsa della maionese da lei gettatami addosso in un orgasmo allo zabaione?

Sì, J. Lo mi ha sempre dato l’impressione di essere una che fa all’amore in maniera gastronomica. Una donna dai buoni polpacci che, mentre amoreggi con lei, ti chiede di pazientare un attimo perché deve magnare, fra un bacio e l’altro, una polpetta al sugo.

Insomma, sono un esteta, un uomo di gusto che disgusta una così.

Assomiglio a Clint Eastwood di Debito di sangue. Un uomo col cuore di una donna.

Dunque, non mi vedo proprio assieme a una come la Lopez. Oltre al suo culo, che puoi avere? Le serate delle movide con gente che sbraita in un discopub con le patate in mano e sguardi arrapati da uomini sanguigni dai coloriti al ketchup poiché, tutti accalorati, ballano una danza latinoamericana con una fruttivendola raccattata al mercato delle sguattere? Il cui massimo interesse è cucinare saporitamente una pizza capricciosa c’a pummarola ’ncoppa? La cui più approfondita lettura sono i prezzi dei fagioli Borlotti sui volantini della Coop?

Ma per piacere.

Mi spiace dirlo. Più ritorno nella realtà, più divento apatico. È quando me ne estraneo che vivo al top.

La gente è noiosa e prevedibile. Se non hai un lavoro, ti tratta da nano, se invece hai un lavoro da diecimila Euro al mese, ti tratta da stronzo.

Se stai con una come Jennifer Lopez, ti tratta da burino, se stai con Robert Pattinson, pensa che tu sia suo fratello di Good Time. Vale a dire Benny Safdie. Che in questo film, per l’appunto, recita la parte del ragazzo disturbato e tonto, nella vita reale è assieme al fratello non solo il regista del bellissimo suddetto film ma anche di Uncut Gems. Una delle pellicole meglio recensite della stagione. Con protagonista un altro che recita la parte dello scemo ma è in verità un mezzo genio.

Cioè il sottoscritto, ovvero Adam Sandler. Ah ah.

Sì, da tempo immemorabile sulla mia persona è stato allestito un delirio da parte di gente certamente poco dotata.

Appena abbandonai il Liceo Scientifico, tutti pensarono che fossi affetto da qualche patologia mentale.

Semplicemente perché cominciai a innamorarmi del Cinema di Martin Scorsese. E, mentre i miei coetanei giocavano agli “sparatutto”, ascoltando gli Oasis e sognando di fare sesso con Stella Martina, io me ne stavo in casa a registrare tutti i film con Maruschka Detmers, Sophie Marceau ed Erika Anderson di Zandalee.

Ora ho fatto passi in avanti, non vi preoccupate.

Sono cresciuto. Ho la casa invasa dai dvd dei film con Kendra Lust, Brandi Love, Lena Paul, Karla Kush.

Le mie preferite comunque rimangono le quasi pensionate e stagionate sorelle Ashley e Angel Long, Sammie Rhodes e Kaylynn.

Sì, passeggiando per Castel San Pietro Terme, m’è scesa una profonda tristezza. Ho visto tante coppie sposate, mano nella mano, uscire dal cinema Jolly ove proiettavano Joker.

E mi sono chiesto: domani che sarà domenica, faranno un picnic alle pendici di un’altra città medioevale?

Con lui che, fra un toast e un panino con la “mortazza”, si ecciterà nell’ascoltare alla radiolina il campionato di serie A e lei che, annoiata dal suo comportamento menefreghista, tentando di scacciare la frustrazione nel sapere che, il mattino dopo, dovrà ricevere il mobbing dei suoi colleghi di lavoro, si “sintonizzerà” su Instagram per inserire commenti sgarbati alle attrici di Hollywood?

Del tipo: sono più bella io, troia!

 

Poi, nella lunga camminata, ho avvistato una coppietta di fidanzatini. Lui pareva un castrato da genitori che lo vogliono avvocato, lei sembrava uscita da Westworld.

Dinanzi a tale umanità agghiacciante, ho recitato ad alta voce tutti i pezzi migliori dei miei libri.

Consapevole che, di fronte a un mondo di cerebrolesi e lobotomizzati, neanche la psichiatria potrà salvarli dalla mediocrità. Anzi, peggioreranno pure.

Assumeranno farmaci portatori di “benessere”. E passeranno la vita a urlare che Martin Scorsese è un genio quando di Scorsese hanno visto solo The Wolf of Wall Street. Che è il suo film più brutto.

Ma non perdiamoci dietro agli stupidi.

Sono sempre più convinto di essere Jude Law di The Young e The New Pope.

Anche chi sta imparando a conoscermi n’è sempre più convinto.

So che può apparire irrazionale tutto ciò e mi darete del matto.

Ma come vi spiegate che, due giorni prima della morte di Ayrton Senna al circuito di Imola, io profetizzai la sua morte?

Così come vaticinai che Joker avrebbe vinto il Leone d’oro un anno prima di vincerlo quando tutti sostenevano che sarebbe stato una stronzata, scegliendo invece come nome del mio canale YouTube proprio JOKER Marino?

Non esistono spiegazioni razionali per tutto questo.

Esistono, va ammesso, persone diverse, sensitive, forse figlie di un altro mondo.

Ciò può turbare, scioccare, scandalizzare ma non ci sono spiegazioni scientifiche che tengano.

 

di Stefano Falotico

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Il JOKER Marino riparte alla volta di Roma per conquistare la platea di THE IRISHMAN: che fantastica storia è la mia vita da Gladiatore e Michelangelo


19 Oct

72677737_10214741908404188_9121557796993630208_nEh sì, io e te, Roma, non dovevamo vederci più?

Valentina+Lodovini+Lexus+76th+Venice+Film+jY4niwuy10GlLa prima volta che me ne recai, no, non a Recanati, la città del Leopardi, ah ah, fu tantissimi anni fa nella galassia lontana della mia post-pubertà poco in odore di santità. Quando avvertii, nel mio animo ma soprattutto nel mio cor(po), sensazioni peccaminose. Si chiamano adolescenziali turbamenti.

Ovvero, le capricciose voglie di un ragazzo che desidera una ragazza per metterglielo dentro.

Detta come va detta e dato come dio comanda e soprattutto non solo se dio vuole ma se lei è consenziente, senza poetizzare nulla.

Ero in terza media e andai nella capitale con tutta l’allegra congrega della scolaresca.

Stazionammo in un albergo fatiscente in piena periferia più degradata della Gotham City in cui abita Arthur Fleck. Uomo d’inarrivabile malinconia.

Un uomo comunque paragonabile a Michelangelo poiché in lui scoccò la scintilla divina da Adamo toccato da un’interpretazione da dio di Joaquin Phoenix Sì, Michelangelo, nonostante fosse un genio inaudito, creatore della Cappella Sistina, de La Pietà e di quasi tutta la facciata di San Pietro, visse come una merda. Riscattandosi dalle perpetue umiliazioni, lavorando per il papa che gli commissionò capolavori quasi pari, per perfezione stilistica e potenza visionaria, al Leone d’oro della scorsa Mostra del Cinema di Venezia.

Una vita tormentata quella di Michelangelo, senza troppe ricreazioni e rinfreschi. Rischiò anche d’essere sbattuto al fresco. Anche se si dice che, tra un affresco e una superba scultura monumentale, a notte inoltrata, affrescò molte donne dai corpi statuari incontrate per strada, dopo averle invitate a bere del vinello alla trattoria più vicina.

Sì, dietro le frasche, a loro offrì la sua fraschetta. Fraschetta, detto apposta, nel senso di locale romano. Non fiaschetta.

Ove forse incontrò persino quel figlio di pu… a di Jude Law di The Young Pope. Uno che… non ci crede nessuno che non stette a letto con Ludivine Sagnier. Donna di enormi tette tali d’allattarti nell’allettartene con tanto di baciarla, (s)fregandotene. Ah ah.

Nonostante il marito di lei, guardia in prima linea dei Lanzichenecchi, dopo aver partorito un figlio da Ludivine, s’illuse di non essere una checca.

Adoro Ludivine Sagnier. Lei forse non è vergine come Santa Maria ma è una figa della madonna.

Se non riuscirò a giacervi, vorrei comunque avere un figlio da costei. Semmai anche tramite l’inseminazione artificiale proveniente da un altro pianeta. Basta che poi non ne venga fuori un povero Cristo, costretto a esperire il dolore e ad espiare le colpe d’un mondo ove molta gente crede, a tutt’oggi, che dopo la morte ascenderà al cielo.

Un mondo di pazzi.

Quando morirò, voglio sedere lassù da solo, senza Gesù al mio fianco. Ah ah.

Come capitò e capita purtroppo a molti geni, Michelangelo, a parte gli scherzi e gli schizzi… sulle tele, non fu un uomo che avrebbe mai ascoltato Marco Mengoni. Quindi, fu considerato dalla società un minchione.

E venne… inculato peggio di Arthur Fleck.

That’s Life!

Poiché i geni son soventemente reputati uomini alla carlona messi alla berlina per colpa del nazismo ancora imperante malgrado la caduta del muro di Berlino.

Uomini non adatti a chi non ha una visione angelicata della vita e non riesce ad amare la paradisiaca bellezza dell’arte contemplativa il piacere anche soltanto d’un pennello impressionistico alla Vincent van Gogh da spizzicare non solo con la Sagnier ma soprattutto con Lodovini Valentina.

Un’attrice pessima ma una passerona da passerella a cui, come Michelangelo, non offrirei solo del vino, bensì tutto il mio red carpet. Con tanto di grappa e ingropparmela.

Ovviamente, fra questi geni miracola(n)ti l’orrore delle persone che vivono quotidiane esistenze mediocri e immisericordiose, (s)fatte di rivalità fratricide, d’accoppiamenti bradi da bradipi da sconci, lerci uomini e donne volgari, in questo mondo inetto pieno d’insetti, il Falotico è come Leopardi e Michelangelo.

Un uomo capace di scrivere La satanica brama del fatale languore ma che si trova in una situazione economica al cui confronto Arhur Fleck è Donald Trump.

Ah ah.

Bene, mica tanto. Dunque, ho due scelte (im)possibili.

O faccio come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, ovvero trovo un sindacalista corrotto che mi paghi per ammazzare gli stronzi, oppure mi darò al circo.

Come Massimo Decimo Meridio, alias Russell Crowe?

È più personalmente fattibile, oggettivamente, quello Orfei.

Anche se Moira è morta, Pozzi Moana non c’è più e comunque preferisco ai fenomeni da baraccone, eh sì, Luna di Gianni Togni.

Ah ah.

Si stanno scatenando, oramai da due settimane accese, discussioni su Joker.

Fra sostenitori a spada tratta e detrattori che non vogliono piegarsi.

Spero che apprezziate sempre la mia autoironia assolutamente innocua.

Sono un satiro perché so prendere le tragedie con leggerezza. Dunque, sono sano e santo. Ah ah.
Possiedo lo stesso carisma di Padre Roberto Carillo/De Niro di Sleepers e la stessa bellezza, quasi, di Billy Crudup/Tommy Marcano.

Sì, io e Tommy Marcano siamo molto simili. Per colpa di una bravata, a causa della nostra inesperienza, passammo un calvario terrificante. Poi ancora sbagliammo, la seconda volta, per troppa rabbia. Sleepers non è un grande film ma, quando Brad Pitt chiama in tribunale Bob, è un colpo di scena micidiale.
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Tutti rimangono agghiacciati, pietrificati e al contempo esterrefatti.

Invero, Brad mi conosce molto bene. In tempi non sospetti, mise tutti in guardia.

Dicendo: – Credo che non abbiate capito. Sapete per caso chi state prendendo per il culo, poveri ritardati?sleepers de niro tommy marcano sleepers

 

di Stefano Falotico

76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. THE NEW POPE


12 Aug

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Sono oramai sicuro di essere un sensitivo con poteri paranormali.

Sì, sono troppe le cosiddette casualità, le profezie da me dette in tempi non sospetti che, cazzo, sì, si sono avverate.

Sono il Nostradamus reale e in carne e ossa. Su ciò avrei però dei seri dubbi. Visto che non credo che camperò ancora molto.

Sono molto stanco e il mio nichilismo aumenta ora dopo ora. Mi sta annientando. Nutro un profondo, irredimibile disprezzo per chiunque. Senz’eccezione alcuna.

Oramai, per allentare il mio disgusto, scarico film pornografici da adultdvdempire.com. Ma non serve a molto.  A un cazzo. Non c’è più nessuna scintilla vitale, solo mia costernazione dinanzi alla malattia, alla malaria e all’animalità di un mondo ove il sesso è più mortifero che in una pellicola di Tinto Brass. Sì, Brass s’è sempre dichiarato il maestro dell’erotismo. Eh, ‘na roba. I suoi film sono più che altro robaccia di culi grossi spesso inquadrati in cessi più brutti degli assatanati che li desiderano. Le storie sono soventemente ambientate in zone cimiteriali. Oppure in una funera, cerulea Venezia come ne La chiave. Cazzo, il Nosferatu di Herzog, in confronto a queste atmosfere spettrali con tale Stefania Sandrelli che ancheggia tutta sguaiata, cazzo, sembra Il signore degli anelli.

Per far felice la gente, vado in giro e spargo benedizioni. Ai più cattivi porgo invece il segno della sacra unzione.

Sì, una volta predissi la morte di Ayrton Senna. Avvenuta, se ricorderete bene, a Bologna. Invero, Senna era già praticamente morto a Imola ove stava gareggiando il giorno dei lavoratori, ovvero il primo Maggio per il campionato di Formula Uno.

Fu una tragedia che quelli della mia generazione ricordano molto bene.

Credete che menta? Non mento. Mi credete malato di mente? Guardatevi allo specchio e poi ne riparliamo se avete un briciolo di coscienza.

Mi ricordo perfettamente quei giorni della mia prim’adolescenza giù funebre. Già corroborata da un alone di misteriosa melanconia ignota. Sì, di solito avviene il contrario. Dopo la pubertà e il fiorire degli ormoni floridi, un ragazzo non vede l’ora di divertirsi e gigioneggiare con le ragazze.

Di mio, già all’epoca ero un maschilista convinto. Sì, avete presente Edmund Kemper di Mindhunter? Sono io. Considero il gentil sesso assai pericoloso per gli equilibri mentali di un uomo.

La penso come Charles Bukowski.

Per quanto riguarda invece gli uomini stessi, sono misantropo. Dunque, a mio avviso, se l’umanità dovesse finire domani, credo che sarà il giorno più bello per l’universo intero e non solo per questo mondo oramai insalvabile.

Pensate che vedo pure uno che si dichiara intenditrice di Cinema e non sa invece un cazzo della vita. Come pretende di poter affermare che Mystic River sia un capolavoro se non ha figli? Cosa ne può sapere costui dei dolori di un padre che scopre la morte della figlia, assassinata e brutalizzata in mezzo al bosco da un uomo che è fuggito nelle tenebre e che forse altri non è che Sean Penn di Dead Man Walking?

Quando muore un figlio o una figlia, la vita è finita anche per i suoi genitori.

Oppure, quando un uomo violenta una donna, come fa Matthe Poncelet/Sean Penn del succitato film di Tim Robbins, oh, guarda caso co-protagonista assieme a lui di Mystic River nella parte dell’uomo rimasto traumatizzato in seguito allo stupro subito da bambino da degli orchi, è terminata lo stesso.

Se vi dico che è così è così. L’unica cosa che può tenervi minimamente vivi è la fede in Cristo il salvatore.

Ma tanto sapete anche voi che il Vangelo è solo una magra consolazione.

Comunque, dicevo. Mi trovavo al bowling assieme a degli amici. E ho cambiato idea, non mi par giusto rivelarvi pubblicamente i loro nomi.

Avevo appena lasciato il liceo scientifico statale Sabin e mi ero iscritto a quello privato chiamato Manzoni.

Ma non c’ero già più.

Tutti i ragazzi erano euforici per la gara di Senna che si sarebbe svolta, appunto, il giorno dopo.

E io:

– Ah sì? Siete tutti contenti? Bene, domani Senna morirà.

 

Mi risero in faccia.

Il lunedì mattina mi telefonarono a casa, urlandomi: sei un mostro!

La stessa cosa si è ripetuta tre anni fa.

Stavo soffrendo come un animale perché dei pazzi, non comprendendo la mia diversità, m’avevano obbligato a reazioni violente. E dunque fui sedato e semi-paralizzato negli arti.

In tv passò The Young Pope.

Avete presente la scena in cui Jude Law chiede al suo autista, di ritorno dalla sua missione in Africa, di fermarsi in una stazione di servizio?

Scende e con lo sfondo dei camion, si mette a pregare Dio affinché ammazzi quella donna che sta lentamente uccidendo tante persone, privandole dell’acqua.

Dopo averla vista, mi recai in bagno e guardando lassù, chiesi alla giustizia divina di provocare una tragedia impietosa verso chi era stato il responsabile di tanto mostruoso male a me inferto.

Due anni dopo questa persona è morta di cancro.

Parola del Signore.

 

E ricordate, figlioli: lasciate stare i buonismi. Il male e l’ignoranza vanno solo vendicate con altrettanta malvagità.

Il resto è retorica per i messaggi dell’Angelus.

So che mi state odiando a morte ma io sono Dio. E Dio è o non è Prince of Darkness?

Comunque, per quanto riguarda la morte di Senna, sì, è vero.

Per quanto concerne la morte di quell’altro, no. Quella sera, in verità vi dico che, finito che ebbi di vedere la puntata di The Young Pope, andai a ripescare le poppe di Ludivine Sagnier di Gocce d’acqua su pietre roventi.

Sì, sono un uomo ambiguo.jude law

 

di Stefano Falotico

 

jude law pope sagnier

A proposito, a un anno di distanza dalla porcata immonda che gli hanno combinato, che fine ha fatto Kevin Spacey?


19 Nov

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Eh sì, povero Kevin, che tragedia. Si trovava a una festa a ritirare uno dei tanti premi di cui veniva insignito, tutto sorridente, col solito sguardo da volpe e di sottecchi, lumacone, osservava tutti quei bei guaglioni in prima fila coi lisci cocktail frizzanti, mentre già immaginava di sorseggiare, finito il party, le loro cannucce…

Ma in men che non si dica e oramai disse, a Kevin cadde un tegola in testa da lasciarlo tramortito, inebetito, totalmente distrutto. A sangue inculato.

Sì, pochi giorni dopo, gli arrivò una notifica tremenda. E su di lui piovvero denunce scabrose.

I carabinieri bussarono insistentemente alla sua porta in piena notte e Kevin, sorpreso da tanto inusitato, inaspettato trambusto, rimase scioccato.

Lo additarono come pedofilo e Kevin, dapprima, ridacchiò con la sua proverbiale, signorile superiorità, ma le accuse, a quanto pare, eran assai fondate. Kevin dal suo avvocato si fiondò ma un’altra denuncia, di punto in bianco, fioccò.

E Kevin fu prelevato con la forza da casa sua, nonostante cercò di divincolarsi dalla presa degli oscurantistici nazisti, per un po’, liberatosi che ebbe dall’assalto alla sua incolumità, in mutande nel bagno sgattaiolò. Facendosela però sotto nel corridoio. Fra le macchie escrementizie della sua involontaria defecazione, la polizia scivolò ma fu Kevin, metaforicamente, a prendere una bella capocciata.

Al che la polizia sfondò la porta del bagno e Kevin, oramai denudato di ogni dignità, fu deportato con violenza inaudita in un centro di riabilitazione per maniaci e pervertiti sessuali.

Nel tragitto, gli cucirono la bocca perché Kevin, ancor ardimentosamente ribellandosi contro tal criminoso, osceno abuso, disperato tentò di emettere alcune parole in sua difesa. Ma tapparono ogni sua resistenza col potere ricattatorio dei distintivi. E adesso Kevin, poco distinto, a causa dei suoi incontrollati, impuri istinti, sopravvive in un’allucinante resilienza.

Ficcato a dovere in uno squallido residence.

Sì, ove riguarda la clip in cui, nella notte degli Oscar del ’95, talmente contento e in preda all’euforia più smoderata per aver appena vinto l’Oscar come migliore attore non protagonista con I soliti sospetti, senz’alcun motivo, se non appunto quello derivato dalla sua gioia incontenibile e contagiosa, quando Nicolas Cage ingiustamente sconfisse Anthony Hopkins di Nixon, assieme a quella figa incredibile di Elisabeth Shue, spronò Nicolino a darci dentro, alzandosi in piedi e incitando i presenti a una collettiva, festosa standing ovation ingiustificata.

Nicolas gli fu riconoscente e gli produsse The Life of David Gale… ho detto tutto.

Sì, da The Usual Suspects, Spacey in un batter d’occhio divenne come Mikkelsen del film Il sospetto.

Dapprima fu guardato con aria circospetta e dunque assai presto fu interrogato senz’aver diritto di parola da un malvagissimo ispettore.

Ora, sfatiamo quest’idiozia. Kevin Spacey non è mai stato pedofilo. Anzi, mi sembra il classico tipo pieno di joie de vivre che sicuramente avrebbe portato i suoi nipotini a vedere Dumbo di Burton.

Spacey è semplicemente un uomo maturo, adulto e vaccinato come si suol dire, che di tanto in tanto peccava… con ragazzi un po’ immaturi. Come in Mezzanotte nel giardino del bene e del male

Ora, volete criminalizzarlo per questo? Innanzitutto, in questo film Jude Law è molto giovane ma già maggiorenne e poi, se voi foste froci, non vi fareste Jude Law? Non c’è law ipocrita che tenga dinanzi a un judge, no, Jude così figo!

Altro che The Young Pope, Jude è sempre stato un bel pappone! Mica un papetto, mie pappemolli, miei Cicciobelli.

Sì, n’era conscia benissimo e di gran coscia Ludivine Sagnier. Lei grida al miracolo ma in verità sa, poco santa, che Jude s’intrufolò di notte nella sua casa, eludendo la sorveglianza dei Lanzichenecchi e, lontano dall’esserle checca, regalò a Ludivine una scopata che fu una chicca.

Tanto che ne venne… un bel bimbetto da negozi Chicco.

Sì, l’ex di Jude Law, Sadie Frost, una donna dal seno esagerato, deve aver “misurato” più e più volte, dal suo balconcino, la potenza di questo Law, uomo stempiato, forse adesso tinto eppur Michelangelo della sua Cappella Sistina.

E ancora Sadie, nonostante le molteplici confessioni e tremila Ave Maria, implora San Pietro di darle altre chiavi così… per il Paradiso…

Va be’, ci siamo persi in Jude e in quella passerona di Sadie.

Torniamo A Kevin.

 

Come passa ora la sue giornate, Kevin? Sì, sta in pantofole e accappatoio a bordo piscina dell’ospizio dei rincoglioniti e pensa: volevo essere ricordato per sempre come la divina Greta Garbo e invece peccai di troppi “sgarbi”.

Sì, Greta. Eccola là, anche lei fallita e nella merda, qui come me in questo posto. Greta Scacchi. Oramai non la caga più nessuno e, caduta in depressione, l’hanno spedita fra questi impasticcati.

Ora le propongo di giocare a dama e le ricorderò i tempi in cui, con quel suo culo magnifico, si faceva leccare il seno da Harrison Ford in Presunto innocente e, quando ancora ero etero, mi rendeva un “duro” come Tom Berenger con Prova schiacciante.

Sì, adesso vado dalla vecchia Greta e le chiedo un po’ di Sale sulla pelle, con Ardore. In fondo, sono solo un Coca Cola Kid.

Mi hanno rovinato per un Misfatto bianco.

 

 

di Stefano Falotico

Non tutti nascono lord, Animali fantastici e dove trovarli, Sarri docet


13 Mar

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Ecco, il mitico allenatore del Napoli, Sarri, dopo il pareggio con l’Inter e la batosta subita in casa con la Roma, ha perso il primato in classifica, essendo stato sorpassato dalla solita Juventus, ma non mi fa cambiare idea sul suo conto: rimane un primate, sì, un essere scimmiesco che si mette le dita nel naso e risponde con una cafonaggine degna del più “brillante” personaggio del Bagaglino.

Una giornalista gli chiede se, dopo il pareggio coi nerazzurri, non crede che lo Scudetto sia seriamente compromesso. Una domanda spontanea, come da copione, posta però in maniera gentile, certo maliziosa, ma ci sta. Non mi dicesse che un lupone di mare come lui, esperto di tatticismo ma di poco tatto, non era pronto a una provocazione di questo tipo. No, Sarri viene colto da paralisi facciale, rimane interdetto, come si suol dire, riflette pensieroso, quindi con la mano sul mento replica… sei una donna, carina… e non ti mando a fare in culo solo per questo.

Sì, un uomo “purissimo” alla Redmayne, d’altronde lui conosce la teoria del lutto…

Sì, un esemplare di “animale” del nostro zoo italico, fatto di bestiali uomini suscettibili e dalle maniere davvero “eleganti”.

Ben gli sta che perda lo Scudetto. La Juve non mi sta simpaticissima, ma come si fa a tifare per uno che aveva Giaccherini, un fantasista prelibato, e l’ha tenuto in panchina per due anni?

E forza Bologna! Città di “Asinelli” ma meno vesuviana di questo toscano con la panzona.

 

Un uomo Silente il Sarri. Ah ah.

di Stefano Falotico

 

 

Sarri Napoli

Domani, il Papa a Bologna? Ma com’è possibile? Io, che son Dio, son sempre stato a Bologna


30 Sep

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E non faccio le vacanze da una vita nella mia vita vagante eppur non di emozioni vacante.

Ma apprendo, in tarda ora odierna, che tal Bergoglio atterrerà con l’elicottero, quindi reciterà l’Angelus e poi andrà alla mensa dei bisognosi, col Sindaco in “pompa magna” in questo papocchio disumano che è la mia Bologna, città che mi diede i natali e in cui rimango anche a Natale, festeggiando col presepio della mia vita lontana dalle false prosapie e non credente in padre Pio.

Sì, sono un burlone, un elemento san(t)o in questo sfacelo contemporaneo, l’apoteosi della carne fattasi ascesi, eppur alle volte soffro di ascessi poco “metafisici” che mi fan patire più delle stigmate e a qualche persona, nella stima, scendo. Io la verità discendo pur non essendo del Cristo un discepolo. Sono scapolo e in vasca da bagno, come tutti, mi gratto le scapole, “mollandone” qualcuna in silenzio “religioso”, nell’idromassaggio emolliente del viver di pet(t)o in fuori e remoto dal voler essere un premier in pectore. Sono il discendente, a proposito di “discernere”, ah ah, di Edgardo Mortara, fatto ostaggio di questi Asinelli felsinei così, vi dico, peccaminosi, di pettegolezzi smaniosi e, invero, anche un po’ maniaci. Sì, questi bolognesi medi mi alzano spesso il dito medio mentre in Via Indipendenza ordino una pizza da Altero, da uomo che vive di sua esistenza capricciosa nelle quattro stagioni dei miei umori balzani, unti da presuntuosi dottorini alla Balanzone, insomma sono l’incarnazione della Madonna della più fiera alterità. Ah ah, tant’è che le donne, alla mia vista, gridano Oh, Gesù, Giuseppe e Maria!, facendosi il segno della croce affinché non possano, ah ah, attentare alla mia falsa verginità. Mi maledicono perché da me son tentate eppur le cago a stento. Vergine lo sono solo di segno zodiacale, essendo già stato traviato, in questa mia vita travagliata, anni fa, quando dimenticai l’acqua benedetta per “intingerlo” in qualcosa di egualmente bagnato/a. Non è blasfemia, è l’ironia consapevole di un uomo saggio che non porta il saio, che eppur ha letto Il nome della rosa, che ancor di Eco echeggia nelle mie memorie…

giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questa pergamena testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui mi accadde di assistere in gioventù, sul finire dell’anno del Signore 1327. Che Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto allora avvenne in un luogo remoto a nord della penisola italiana, in un’abbazia di cui è pietoso e saggio tacere anche il nome…

Ebbene, mi confesso, prete, giunsi congiunto alla Fede nel mio peccar quotidiano alla magra coscienza del mio testimone perplesso in questa Terra maledetta da Dio, e preda del demonio che, nonostante dai cristiani venga demonizzato, si accanisce sui poveri cristi e non fu debellato da Max von Sydow ne L’esorcista. Ah ah. Mi perdoni perché, oltre a essere un uomo peccante, uso spesso sopra i maccheroni il piccante. Non ho altre colpe da riferirle, se non che l’anno scorso amai The Young Pope del Sorrentino.

Amici, fratelli della congrega, qui giunti in raccoglimento, cogliete L’attimo fuggente… Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà.

Io, fortunatamente, non son ancora appassito e mi piacciono le passere, cari uccelli in volo.

Sempre sia “lodata”, anche se mi faranno santo per questo mio “sbocciar” nell’astinenza sessuale così “rocciosa” come il fisico oramai flaccido di Schwarzenegger.

Chi ha orecchie per intendere intenda e, sotto le tende, “lo” tenda, chi ha invece quella tendenza, oltre alle orecchie, è ricchione. E, comunque, domani voglio per pranzo le orecchiette con la mia testa di rapa.

Andate in pace, figliuoli…

Eh sì, non mi crocifiggete se affermo, con vividezza giovanissima, che nonostante molte bambinate l’ultima canzone di Justin Bieber spinge “beatamente”. Ah ah. Sono un diavolaccio, siate clementi, e datemi le “clementine”. Ah ah.

 

di Stefano Faloticoyp13

The Young Pope di Sorrentino: svelato il cast completo e io, invece, non venni, diventai Pap(p)a(molle) e mona(co)


05 Aug

 

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Sorrentino: «I segni evidenti dell’esistenza di Dio. I segni evidenti dell’assenza di Dio. Come si cerca la fede e come si perde la fede. La grandezza della santità, così grande da ritenerla insopportabile. Quando si combattono le tentazioni e quando non si può fare altro che cedervi. Il duello interiore tra le alte responsabilità del capo della Chiesa Cattolica e le miserie del semplice uomo che il destino (o lo Spirito Santo) ha voluto come Pontefice. Infine, come si gestisce e si manipola quotidianamente il potere in uno Stato che ha come dogma e come imperativo morale la rinuncia al potere e l’amore disinteressato verso il prossimo. Di tutto questo parla The Young Pope».

 

Il CAST:

Jude Law è Pio XIII – Lenny Belardo

Silvio Orlando è il Cardinal Voiello

Diane Keaton è una SUORA!

Ludivine Sagnier, Madonna santissima che bontà, è Esther, moglie dello svizzero guardiano

Cécile de France è Sofia! Ah, è div(in)a.

 

Come ne Il nome della rosa, compresi il sacrificio dopo una delusione di mora, di amor perpetuamente (in)cast(rat)o.

E, predicando in piazza ai fedeli pazzi, senza cazzo, (non) impazzii.

Dalla lettera di San Falotico alla (mal)san(t)a:

 

Lauretta, non voglio disturbarti, turbarmi e intubarmi oltremodo, ma mi hai bloccato inspiegabilmente su Twitter, quando si stava dialogando amichevolmente di Calcio. Scalciamo le ipocrisie. Cristo! Repir(iam)o.

Ora, devo scoprire le carte, dopo aver visto una tua foto, in cui radiante sprizzavi gioia ormonale da tutti i por(t)i, incantandomi dinanzi al tuo viso estatico, mi son soavemente innamorato di te. Sappilo, è misteriosamente strano tutto ciò ma io credo nei colpi di fulmine e non voglio che la verità si adombri in una meschina falsità da giocoliere delle parole per conquistarti e volerti, sì, debbo averti, avere avere avere e di te non sarò av(ar)o. Maria, Ave, Pater Noster! Anche se, non conoscendomi, avanzerai pregiudizi disarmanti, disamorati, altresì offensivi nei miei riguardi. Guardami! Intingi la manina.
Sono un poeta che ha da offrirti, sbaciucchiandoti di sfoglia(re), sfogato e sfigato, le sue opere amorevoli, le sue scritture poetiche, vergate nel sangue delle astratte visioni talora cerebrali del mio cuor potente e le emozioni cavalcando di furia inesausta an(s)imate.
Ti (br)amo, concedimi un sorriso e ti sarò felice.
Non darmi uno schiaffo, dama, (d)am(m)i.


Ora, st(r)ingetevi un segno di PECE.

 

di Stefano Falotico, in odore di san(t)ità!

 

 

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