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THE IRISHMAN docet: siamo tutti i perfetti sconosciuti delle nostre ambiguità, dei nostri desideri sopiti, non confidati, onirici e sepolti nei nostri emotivi rispostigli anche quando ci confessiamo ai migliori amici svegli


01 Aug

irishm-768x427O che come noi, all’apparenza, se la dormono…

Ecco, qualche anno fa, come sappiamo, uno dei film fenomeno della stagione fu Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese.

Regista furbissimo, ovviamente, plateale leccaculo della piccola borghesia di ascendenza mucciniana da lui arruffianata, realizzando pellicole che giocano appositamente coi rancori, i pettegolezzi, le sotterranee e (dis)sotterrate vite private di un’umanità che, tutto sommato, sta bene.

Agiografie di piagnistei di gente con la panza piena, metaforicamente parlando. Ove il lardoso Giuseppe Battiston, comunque un ottimo attore che, al di là dell’aspetto da lottatore di sumo, non essendo Valerio Mastandrea, invece paladino, capostipite, imbattibile re dei somari, fa sempre la sua porca figura.

Appena si muove nell’inquadratura, abbiamo perennemente paura che, al pari di un elefante, possa però spaccare i cristalli di Svarovski delle case di Alba Rohrwacher e Kasia Smutniak.

Sì, Svarovski fa rima con donne da matriosca.

Sì, sia Alba che Kasia sono delle bamboline al cui interno, soprattutto psicologico, da cui Woody Allen e Diane Keaton d’Interiors, spuntano nuove, interminabili, enormi femmine oppure donnette sull’orlo di una crisi di nervi.

Sì, Alba è un’attrice che sa il fatto suo, comunque. Muta forma più della figlia del signor Rosselli. Ah, ragazza bravissima a scuola, laureatasi con lode ma, a esser sinceri, un mese è sovrappeso e solo tre giorni dopo è dimagrita più di Christian Bale de L’uomo senza sonno.

Sì, perché è nevrotica.

Adesso, abita con suo marito. Torna dai suoi genitori solo quando deve magnare a sbafo e consegnare loro la figlia piccola. Poveri nonni!

Sua figlia è simpaticissima, appena m’incrocia assieme a sua madre, mi saluta. Poi, rivolgendosi a sua madre, esclama:

– Anna, hai visto che bell’uomo? Perché ti sei sposata papà?

– Figlia mia. Perché papà è come Christian Bale di Vice – L’uomo nell’ombra.

 

Ecco, a volte mi chiedo come mai una donna così bella come Kasia Smutniak sia stata l’ex di Pietro Taricone.

Taricone, pace all’anima sua, ragazzo di rara simpatia e ruspante tartaruga su bicipiti da Vin Diesel di Fast and Furious, chiariamoci.

Ma, detta come va detta, a prescindere dal giusto mio rispetto nei riguardi della sua morte tragica e commovente, come attore non valeva un cazzo.

Sì, dopo le sue passioni selvagge nella casa del Grande Fratello con Plevani Cristina, una che non è andata mai per il sottile e a cui non fregava molto del cervello ma adorava e ancor tiene in auge, appunto, l’uomo di sana e robusta costituzione che fa rima baciatissima e succhiata con la massa encefalica poco falotica, Pietro adescò la polacca Kasia.

E, nella loro casa, furono amori pirotecnici più degli spari che si vedono in quella cazzata di From Paris with Love. Rara, tamarra stronzata con un John Travolta che riesce a essere più burino del Taricone appunto peggiore.

Kasia Smutniak è esattamente un mese più giovane di me.

Io sono nato il 13 Settembre del ‘79, lei il tredici agosto dello stesso anno.

A proposito di Battiston, io faccio un baffo a Silvio Orlando de La passione del compianto, mica tanto, Carlo Mazzacurati, lei è sempre più la versione moderna della Maddalena.  Comunque, a Kasia e a Maddalena, preferisco la Bellucci di The Passion of the Christ del Gibson ma soprattutto quella di Malèna.

Guardate infatti Kasia in Loro e poi ditemi se non vi sentite come Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo.

Ah ah. Fra l’altro, mentre Kasia Smutniak diventa sempre più ricca e dunque unta, nonostante migliori come figa da monta, Willem diviene sempre più smunto.

Giada Colagrande è la moglie di Willem. Ma Willem è talmente spompato che, quando incontra la sua bell’italiana sposa, poco cola dal glande.

Di mio, molti mi considerano un grandissimo, altri un nano. In tanti non mi considerano proprio.

Ah ah.

La verità è che gli altri non conoscono molto del mio intimo, la maggior parte delle donne non conosce neppure la mia biancheria intima.

Io però conosco la loro. Come no? Appena vedo una che mi piace, penso subito a toglierle gli Intimissimi.

Sì, vado da lei:

– Stasera, gnocchissima, guardiamo assieme un film intimista? Uno di questi film da gustare intimamente, un film che ci sciolga dolcemente in modo cremosissimo?

– Che fai, minchione? Ci provi?

– Sì, perché no? Anzi, ti dirò di più. Opterei per un film proprio di primordiali conoscenze carnali da nudisti come Laguna blu. Ci stai?

– Ci sto.

 

A questo punto, punto g che non mi sarei mai aspettato, pensavo infatti solo di fare il guascone cascamorto, me la faccio sotto.

Lei volle farmi sopra ma ero stanco e stetti, fra le sue tette, come un baccalà. Lei mi sbatté, sguazzante, di qua e di là. Io, a dir il vero, non è che molto quagliai, anzi, me la squagliai.

Ah ah. Lei dunque affogò nel plancton, essendo stato uno squalo, forse sono solamente io che ora la rimpiango.

In verità, fratelli e sorelle cinti in raccoglimento, donne con le cinture di castità, vi dico che gli uomini peggiori sono quelli che sembrano gran signori.

Sì, su Facebook inseriscono solo le foto migliori, cioè di quando avevano vent’anni.

Ma prima o poi vengono scoperti poiché arrivano le notifiche dei loro compleanni. E dunque arrivano di conseguenza poche giovani fighe.

Di mio, che posso dirvi?

Siate sinceri e non sleali con gli amici.

Pensiamo, appunto, a Bob De Niro di The Irishman. Jimmy Hoffa/Pacino pensa di aver trovato un tesoro, cioè un amico che non l’avrebbe mai tradito.

Invece Frank Sheeran/De Niro lo ammazza.

Ma perché Sheeran ammazzò Hoffa?

Perché Jimmy era un sindacalista e dunque doveva ascoltare canzoni cazzute per camionisti da Over the Top e invece scoprì che in casa di Hoffa erano presenti, su uno scaffale segreto, tutti i cd di Ed Sheeran?

E questa storia, fra l’altro, che Ed Sheeran firmerà la colonna sonora del prossimo James Bond?

Ma che puttanata è?

Sì, più vado avanti nella vita e più capisco che le regole della società, anche di quella che sembra apparentemente più altolocata e intoccabile, sono pressoché uguali a quelle della mafia italoamericana.

Della serie… tu fai un favore a me e io lo faccio a te. Così siamo amici.

Peccato che qualcuno tradisca gli accordi per far carriera come James Woods di C’era una volta in America. Sposa, dunque scopa, la donna amata da Noodles per tutta la vita.

C’è però un piccolo problema. Deborah fu scopata pure da Noodles. Alla fin fine, Deborah non si rivelò poi questo granché di nobildonna virtuosa.

Ecco, invero Noodles la stuprò, cosa gravissima, ma lei, pur di avere la casa da Beautiful, si mise con un figlio di puttana impari. Come si permise?

Sì, fu e rimane una conclamata zoccola.

In questo ha ragione Paolo Mereghetti quando definisce misogino C’era una volta in America.

Lo è. Ma anche no.

I maschi gangster c’appaiono come dei bambini viziati e capricciosi che ammazzano, per un nonnulla, gli amici solo perché hanno fatto le femminucce.

Quindi, non so quale dei due sessi ne esca peggio.

Nessuno dei due.

Sia gli uomini che le donne, quando vogliono, fanno veramente schifo.

Si scannano di bassezze, si sferrano luridi, bestiali colpi mancini e a vicenda combinano porcate belluine, anzi solo belle e (non) buone. Che bovi.

Guardate, un macello!

Dunque, diffidate quando qualcuno vorrà etichettarvi come un maiale.

Forse, il porco è lui.

 

Probabilmente Scorsese, già decenni anni addietro, profeticamente comprese i meccanismi sociali, le ferree intransigenze che dominano le caste.

Avete presente quando il “mohicano” De Niro di Taxi Driver si reca ai piedi del covo del pappone Harvey Keitel?

Chiedendogli… Come ve la passate voi ruffiani adesso?

E, come secca risposta, ottiene uno sprezzante… tornatene nella tua tribù…?

 

Credo che qui ci sia da rivedere tutto. Da scandagliare come antropologhi-sociologi-polemisti alla Scorsese e alla Pasolini.

Qui la gente si maschera nei titoli, s’impalma, si lecca dietro le cornici delle false referenze.

Degli attestati non solo di carta e non soltanto di stima. Sì, c’è perfino gente che se viene derisa pubblicamente, cazzo, ne va pure fiera e sventola orgogliosa la sua stolta bandiera.

Finisco col dire che quell’esaltato di Christopher Nolan la dovrebbe finire coi suoi titoli da latinista nato a Londra.

Sì, altro che MementoInsomnia e Tenet.

Che ne sa costui del vocabolario-dizionario Castiglioni-Mariotti? Secondo me sa poco anche di Mariotta, donna marina della Versiglia spesso senza vestaglia che, comunque, ha più prestige di tale cineasta delle vettovaglie. Sì, i suoi film sono un caravanserraglio di cagate a vanvera, non mi fotte. Gli firmo adesso un vaglia. Basta che non rompa più il Cinema di gran gusto e dunque di mia tovaglia. Basta! Quest’uomo va smacchiato col sapone di Marsiglia! Sì, si fa il viaggio ma a quest’uomo da carnevale di Viareggio, eh sì, prenoto subito un andata senza ritorno, cioè un volo in caduta libera, da Dunkirk alla Cornovaglia. Se non dovesse schiattare, gli scoreggio.

Suvvia. Ma quale erede di Kubrick? Questo suo Cinema ipertrofico, di grandeur boriosa e idiozie a iosa, è peggio di quel bomber di Vieri Bobo, uno che stava con Maddalena, appunto, Corvaglia. Sì, Christian è stato pure con la Canalis e altre mille. Ma cristiano di che? Sì, questi uomini e donne li ficchiamo tutti in C’era una volta in Italia. Infine, Nolan dovrebbe girare il suo prossimo film, scegliendo un titolo più lungo d’Interstellar, simile ai titoli di Lina Wertmüller, vi faccio un esempio: Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico. Un titolo che vale mille volte di più dei voli, appunto, pindarici delle sue inquadrature.

– Stefano, davvero pensi questo di Nolan?

– No, scherzo, dai.

– Ah, allora cosa pensi?

– Penso peggio.

Ah ah.

– E invece del mondo in generale?

– Il mondo non esiste, non è mai esistito. Sarebbe stato meglio se non fosse mai nato.

– Dunque sei misogino?

– Abbastanza. Le donne però non sono con me femministe.

 

Detto quanto appena scritto, come mia dolce, leggiadra consuetudine, verso mezzanotte afferrai il volante della macchina e mi recai al bar cinese ove sono solito bere il caffè.

Lo bevvi, pensando che voi invece, cazzo, vi bevete il peggior Cinema del mondo e lo considerate pure un superbo alcolico, poiché vi fate ubriacare da gente come Nolan. Al che pagai, ammiccai alla barista, alludendo di occhiatina furbetta alle sue notevoli cosce che, soprattutto in questo caldo periodo estivo, lei mostra generosamente, quindi salutai pure il ragazzo altrettanto barista.

Non ho mai capito se questo ragazzo sia il figlio della barista con la minigonna, se sia suo nipote o il suo toy boy. Mah.

Ah, i cinesi comunque non barano mai, nemmeno al bar.

È un’altra cultura, a mio avviso, superiore alla nostra.

I cinesi, così come tutti gli orientali in generale, a prescindere dalla yakuza e vari cazzi ché, purtroppo, i criminali spuntano come funghi dappertutto, sono persone migliori di noi italiani.

L’italiano medio è un coglione oppure uno stronzone, un falso e un viscido. Lecca il culo all’amico per ottenere vantaggi, è solamente dunque un opportunista. Se l’amico va giù, lui al massimo gli offre un tiramisù. Poi, pure lo deride, ringraziandolo della cioccolata. Sì, perché se qualcuno ti tira su, cazzo, dopo devi sdebitarti. Dandogli un profiterole.

Ah, si strozzasse questo strozzino.

Sì, l’italiano è fissato coi debiti. Pure alle superiori, devi pagare il mutuo. Sì, se sei una ragazza che parla poco, perciò un po’ muta, ti rimandano con tanto di debito.

Classico pensiero mafioso. I mafiosi fanno così. Tali e quali anche ai camorristi.

Pensate a Riccardo Scamarcio di John Wick 2. Scamarcio regalò il villone a John/Keanu ma poi gli fece una proposta indecente. Volle liberarsi, cioè, della sorella Claudia Gerini che, a quanto pare, era stufa del vento del sud dello Zampaglione. Uomo che non sa più farla godere, servendole le sue canzoni più dolciastre dello zabaione.

Keanu, a differenze di De Niro/The Irishman, gli dice NO. Secco, imperioso, principesco. Da uomo che si piega ma non si spezza. Incorruttibile.

A quel punto, Scamarcio lo ringrazia, si allontana e con un bazooka gli fa esplodere la Kasia, no, la casa.

Keanu sopravvive. Mamma mia, che sfiga questo John. La moglie gli morì di Cancro, gli ammazzarono il cagnolino, non poté manco godersi di essere rimasto solo come un cane che gli arrivò, appunto, in casa quell’attore cagnissimo del Riccardone nazionale.

Comunque, torniamo a ieri notte.

Queste qui che vedete in foto non sono due mignotte, due passerone, sì. Ve lo posso sottoscrivere senza vergogna.

Sì, stavo rincasando dopo il caffè zuccherato e avvistai, nei pressi di casa mia, queste qua. Una più bella dell’altra.

Fui colto da un dubbio amletico imponderabile: me le scopo entrambe, ne rimorchio solo una oppure svolto a destra, apro il cancello della mia proprietà privata col mio telecomando elettronico e vado a letto?

Da dove son spuntate? Non le avevo mai viste prima di ieri.

So per certo che, come v’ho appena scritto, non sono due prostitute.

Come faccio a saperlo? Abitano nel palazzo di fronte.

Ecco, se svoltai subito a destra, come feci a sapere che loro salirono nei loro rispettivi appartamenti ubicati nel palazzo al mio adiacente o, che dir si voglia, antistante?

Vi lascio col dubbio.

Vi dico anche che forse non abitano in appartamenti diversi.

Sono studentesse universitarie che hanno affittato un monolocale, sono due lesbiche?

Non sono cazzi vostri.

Detto ciò, nella triviale, famosa scena del caffè di Once Upon a Time in America, James Woods/Max si rivolge alla sua donna come Vittorio Sgarbi.

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di Stefano Falotico

Made in Italy, altra zozzeria del Liga(bue), oh, per l’amor di Dio!


25 Jan

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Ecco, fine Gennaio 2018, e arriva nelle (multi)sale italiane il nuovo film di Luciano Ligabue, alla sua terza prova “registica” dopo averci ammorbato con Radiofreccia, concentrato giovanilistico di luoghi comuni casarecci, divenuto cult presso una generazione di emiliani nostalgici con la piadina romagnola nel cervello bacato quanto i pezzi di grasso della mortadella “bona”, e Da zero a dieci, altra “fotografia” cartolinesca all’acqua di rose, provincialissima di ricordi di vite insulse.

Ora, un film che è tutto un concept, un album(e) di buone intenzioni seppellite dalla sciatteria di un uomo senza talento, di cui estraiamo la biografia da Wikipedia, o meglio soltanto i natali e l’anagrafe, poiché dilungarsi sui suoi successi di canzoni belle come un incrostato cesso mi par irriguardoso nei confronti di chi è artista davvero.

Luciano Riccardo Ligabue, conosciuto semplicemente come Ligabue o Liga (Correggio, 13 marzo 1960), è un cantautore, musicista, scrittore, sceneggiatore e regista italiano.

Insomma, un factotum, esploso soprattutto negli anni novanta con le sue hit “paesane” di cosce e zanzare, di giovinastri che consumavano amplessi “caldi” come si sorseggerebbe della frizzante birra in bar goliardici, inneggiante all’amicizia bovara e anche bucolica (altro che Bukowski), (im)bevuta di cazzate, un rocker malinconico quanto una comare che, sfatta e obesa, rammenta il suo amarcord col primo guercio che la sverginò nella “sagrestia” dei peccati “veniali” da italiana “orgogliosa” delle sue bolognesità da “grassa”.

Insomma, un uomo oggi smagrito che aveva una bella pancetta, sì, e usava il “guanciale” ruffiano della “carineria” per insaporire i suoi ascoltatori fra un piatto di carbonara ed esistenze carbonizzate nel proletariato imborghesito su macchine Golf e fidanzate allocche con gli Swatch. Per la serie evviva la gnocca e le patate… di gnocchi, il tempo passerà ma viviamo queste passere… è tutto passeggero!

Sempre meglio comunque del suo quasi concittadino, però conterraneo e pressoché a lui contemporaneo, Carboni Luca, che leccava il culo agli adolescenti bucati… oltre che bacati.

Uomini, il Liga e il Carboni, che hanno saputo “imbucarlo” in modo furbo ai fessi loro fan, vendendo un sacco.

Il Ligabue, però, è stato sempre colpevole di presunzione. Non contentandosi dei soldi ottenuti, ha voluto anche, e qui lo condanno di superbia, dimostrare di saperci fare anche in altri campi… da cui Campovolo! Ah ah!

Da Comingsoon.it, estrapoliamo parte della recensione riguardante il suo “simpatico” Made in Italy…

Lambrusco e popcorn: non l’ha mai cercato di nascondere, Luciano Ligabue, di essere fatto di quelle cose lì. È fatto così lui, è fatta così la sua musica, è fatto così anche il suo cinema. Il lambrusco di quella schiettezza ruvida e rustica della provincia padana, di un’onestà semplice e un po’ sfacciata, di commenti e parole e sentimenti senza tanti fronzoli, detti e raccontati così come sono, e con magari in più solo un pizzico di frizzante ironia. Il popcorn, di contro, è quello di sapore un po’ artificiale, di quelle costruzioni un po’ ridondanti e retoriche che sembrano venire dalla smania per l’America, un’America ideale e idealizzata, da cinema appunto, più che dai portici, dalla nebbia e dal Fiume.
Il talento di Ligabue è sempre stato quello nel trovare un equilibrio tutto sommato stabile tra queste due cose – due cose che insieme di solito non è che proprio ci stiano benissimo – e di farne il filtro attraverso il quale ha raccontato, a modo suo, la realtà
.

Insomma, l’uomo di Correggio ha emesso un’altra “cinematografica” scoreggia.

Sì, date a Liga la birra Moretti e una bella morett(in)a e vi allieterà coi suoi racconti della buon’or(gi)a.

Che porchetta(ro). Per non parlare degli attori, la Smutniak, sempre più smunta, una che stava col Taricotto. E naturalmente di Stefano Accorsi, uno da gelateria del corso… eh sì, dopo aver limonato per anni la Maxibon Laetitia Casta, adesso fa di nuovo il cascamorto-finto cast(an)o nostrano. Sempre più stempiato, senza r moscia alla “francesina” ma con l’immancabile S schietta di SOCMEL!

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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