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UNA STORIA VERA (The Straight Story) – Vi presento un grande Genius(pop): cioè DAVID LYNCH? No, un ratto agonadico originario di Pomarico


24 Jun

20220624_172613Ora, non so se coglierete tutte le eccitazioni che (non) provoco? No, ogni cinefila citazione, miei cani e uomini cinofili, oramai da bocciofila. Mi riferisco, a un certo punto del seguente filmato mostratovi, ovviamente da me realizzato à la Falò delirante in adamantino stile lynchiano, al cosiddetto uomo misterioso di Strade perdute (Lost Highway)? No, a Shelley Duvall del Popeye di Robert Attman con Robin Williams. Sì, miei nani da Twin Peaks e da pessime, italiote, scontate e volgari battute alla Massimo Boldi. Eh già, uomini monchi che fraintendeste anche la famosa sigla di Mork & Mindy. Sì, quella che faceva: nano nano, la mia mano!

Forse, non sapete neppure che il compianto David Bowie, amico di Lynch, era amante di Lucio Battisti. Anzi, specifico meglio. Nutriva una sconfinata ammirazione per il deceduto, appena succitato nostrano cantante. Informatevi e scoprirete, poveri ignoranti, che non mento. Voi, invece, mi foste mentitori, oltre che schifosi e criminosi traditori vergognosi. Vi perdono e vi sarò mentore, io tutto rammento e ogni vostra top(p)a rammendo. Non siete stanchi di commentare quel pazzo che, frusciante nelle sue frustrazioni da ratto del serraglio, non esce mai da una personale Videodrome alla Cronenberg dei poveri e da due vongole livornesi + caciucco, no, più ciuco d’un mulo di Pomarico, ed è soffocato, giocoforza, nel suo pensiero confinato più di un cinghiale nella riserva degli ungulati, accontentando una plebaglia di frustrati, inappagati e disadattati nerd col ciuccio in bocca e facendo (s)contenti vecchietti passatisti, tristemente nostalgici oramai dappertutto impotenti e andati, non solo nel cervello, miserabilmente? Ora, se volete vedere Shery Lee, alias Laura Palmer, ignuda, guardate Vampires del Carpenter e quasi tutti i suoi film dell’ano, no, degli anni novanta, come attrice. Eh eh. Se volete vedere Sherilyn Fenn scoperta, noleggiate Boxing Helena. Ve lo indurirà, indurrà a togliervi i boxer e a smanettar’. Se invece volete vedere Il silenzio degli innocenti, no, Il silenzio dei prosciutti, no, un altro film con Julian Sands e Joanna Pacula, visionate La villa del venerdì. Se pensate che la regista di Boxing Helena sia la figlia di Lynch, avete ragione. Se pensate che la donna ignuda, a prescindere da Sherilyn Fenn (ex di Johnny Depp), che lo riceve in quel posto da Sands, si chiama/i Nicolette Scorsese, avete ragione. Ma avete torto se credete che sia figlia del regista di Toro scatenato. Cioè Martin, il quale, è da Circolo Arci come voi, no, arcinoto che stava con Isabella Rossellini. La quale, poi, lo lasciò per David Bowie, no, per Lynch, girando Velluto Blu. Dunque, poveri idioti, prima di attaccare senza motivo un “demente” come me, c’avrei pensato su due volte.  Così come dicono in meridione: vi auguro tante belle coooseee. Anzi, vi lascio con un piccolo quiz, nanetti e inetti. Per molti anni, Mulholland Drive fu reputato (chissà da chi, poi) il film più bello del mondo, superando Quarto potere & La donna che visse due volte (Vertigo). Ora, per quanto io stesso reputi Lynch un genio assoluto, prima che al primo posto tornasse Vertigo, com’è stato possibile che, in vetta, stesse Strade perdute? Ah no, scusate, Mulholland Drive?

Mah, comunque si sa che io sono hitchcockiano, dunque adoro Brian De Palma e Femme Fatale.

P.S.: stando ai vostri bacati ragionamenti da ariani malati di mente, Al Pacino, avendo discendenti della Sicilia e non del Regno Unito, non sarebbe, assieme a Ian McKellen e Kenneth Branagh, il più grande attore scespiriano del mondo attualmente vivente dopo Laurence Olivier e lo stesso Welles. Capisco. Il vostro discorso non fa una grinza. Ho detto tutto, zoticoni. Anzi, no. Finisco ora davvero, dicendovi questa: non credete al fantomatico e fallimentare “metodo scientifico”. Dieci dei più quotati psichiatri di Bologna, dopo avermi affrontato, stanno ancora piangendo. Se volete che ogni Spider alla Cronenberg ritorni in sé, riportatelo a casa come la Palmer/Lee nel finale di Twin Peaks: Il ritorno.

This is a straight story. Ed è dunque inutile che i miei haters si scervellino a voler darsi una spiegazione logica di quanto accadutomi e, di conseguenza, di quanto successo alle loro poveri menti microscopiche. Non esiste. Loro non sono (d)io.

 

di Stefano Falotico

Straight Story poster

Era meglio se fossi rimasto Starman e Dougie Jones, da quando ritornai agente Cooper, la mia vita fu di nuovo un Twin Peaks, insomma, un delirio, sempre un De Niro


09 Jan

bob twin peaks twin peaks ritorno

David Lynch on the set of Blue Velvet, Wilmington, USA,1985

David Lynch on the set of Blue Velvet, Wilmington, USA,1985

Sì, è ovvio che io abbia sofferto di amnesia. Come Donnie Basco, verso i quindici anni, giù di lì, devo essere cascato dal seggiolone. No, seggiolone no, ma forse stetti sdraiato sul divano e, appena mi alzai, devo essere scivolato, sbattendo la testa contro qualche spigolo.

Da allora, infatti, la mia testa e anche qualcos’altro andò a farsi fottere. Ma furono anni meravigliosi. Anni di pazzia stupenda.

Solo quando un uomo è pazzo può apprezzare Settembre di Woody Allen e vivere in un kafkiano Fuori orario alla Scorsese. Un ragazzo sano, invece, non vede l’ora di svegliarsi al mattino per andare a scuola. Non certamente per studiare, bensì per fare lo scemo come Griffin Dunne con una Rosanna Arquette di turno.

Sì, una di quelle complessate ragazzine super paranoiche che però, avendo un bel visino, tengono desto l’uccellino.

Invece fu magnifico, come no, sprofondare nelle intemperie dei miei umori intemperanti, stabilizzare la mia emotivo-sessuale temperatura nel fare il James Remar de I guerrieri della notte, ovvero il coglione senza speranza.

Sì, notti in cui con la fantasia amoreggiai con Sheryl Lee come Jan Valek/Thomas Ian Griffith di Vampires.

Sì, Dracula cercò sangue di vergine e morì di sete poiché l’unico vergine ero io, invece Sheryl girò film come Al di là del desiderio, Blood Oranges e Kiss the Sky.

All’epoca, noleggiai questi tre film suddetti, sperando di vedere il pelo di Sheryl. Non si vede quasi un cazzo, tranne forse quello di Craig Sheffer. Ho detto tutto…

Cosicché, la mia misoginia e la mia misantropia aumentarono di proporzioni ciclopiche e, agli occhi altrui, venni visto come Laura Palmer.

Sì, la gente malevola spettegolò sul mio conto. Al che, divenni all’unisono l’artista matto Nick Nolte di New York Stories di Scorsese ma anche la bambina dell’episodio di Coppola e mi fu detto che soffrii del complesso di Edipo come il già succitato Allen.

Sì, diedero la colpa ai miei genitori della mia anomalia, della mia difformità rispetto ai miei coetanei.

Gli adolescenti, a quell’età, sono più cretini di Nicolas Cage di Cuore selvaggio e sognano la fatina… Detta come va detta, la passerina.

La mia vita, a quei tempi, fu Inland Empire totale. Mentre i ragazzi pensarono che fossi già vecchio come Richard Farnsworth di Una storia vera, mi nascosi come Elephant Man e le ragazze, non solo già precocemente si rifecero il seno come Laura Harring, bensì ebbero anche il dubbio di essere lesbiche come Naomi Watts di Mulholland Drive.

Sì, l’adolescenza è un periodo in cui, essendo inesperti, ci si fotte da soli.

Si diviene schiavi dell’immagine che gli altri ti danno. Spesso, i ragazzi sono invidiosi. Allora, se sei Paul Atreides di Dune, per puro sfregio ti vogliono far credere di essere il pervertito Dennis Hopper di Velluto blu.

Ansimi, soffochi, non riesci a respirare e anche se, davanti a te, si mostrasse ignuda l’Isabella Rossellini dei bei tempi, la tua autostima è andata così a puttane che, allo specchio, ti vedi come Frank Silva di Twin Peaks, ovvero il fantasma di Bob.

I tuoi coetanei, non capacitandosi della tua elevatezza, tentano in ogni modo di trattarti come il mostro di Eraserhead.

Ma il Fuoco cammina con me e avvenne un miracolo inaspettato.

Adesso, Liz Berkley di Showgirls mi paga. Sì, mi dice:

– Guarda, comprendo la tua castità ma che ti frega? Non dobbiamo scopare. Voglio solo strofinarmi addosso a te.

 

Cioè, qui abbiamo ribaltato tutto.

Io lo sapevo che era meglio se fossi rimasto Dougie Jones.

Quello che fa i miracoli agli altri, al Gatto e alla Volpe, ma è indifeso e innocuo.

Ora, mi spiace dirvelo.

È per questo che Twin Peaks: Il ritorno è il più grande film, sebbene a puntate, degli ultimi vent’anni e C’era una volta a… Hollywood è una bischerata.

Perché Lynch è un genio vero, Tarantino è un paraculo.

Comunque, lunedì saranno annunciate le nomination all’Oscar ma De Niro di The Irishman, a detta degli ultimi pronostici, non sarà candidato.

È ora che lei dica cosa è successo…

Più che altro, mi pare che sia ora che tutti i cretini ammettessero la verità.

Ma non la diranno perché sono orgogliosi come i mafiosi. Se la dicessero, finirebbero tutti in carcere e butterebbero la chiave.

Allora, vivranno sino alla morte con un senso di colpa indicibile. Contenti loro, contenti tutti.

 

di Stefano Falotico

Kyle MacLachlan in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

Kyle MacLachlan in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

 

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La mia vita è un mistero carismatico da Twin Peaks – Il ritorno e da Joker/Phoenix, cari tonti


19 Sep

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Chapter One: il falò delle vanità! Ah ah

Vi chiederei di guardare con estrema attenzione questi miei tre video.

Uno totalmente improvvisato. Quando, durante le nubi addensatesi nel cielo bolognese sopra la mia testa, m’infilai negli anfratti delle mie cervellotiche teorie cinematografiche. Non so se bislacche, colorate come l’arcobaleno che spunta nella prima alba dopo una notte in cui hai fatto sesso con la pornoattrice Cherie DeVille e Margot Robbie d’amplessi sfiancanti più devastanti del calcio di rigore di Zaza agli Europei di Calcio nei quali, a causa della sua bischerata, fummo eliminati dalla Germania, eh sì.

Teorie falotiche, teorie di un uomo che conosce le domande retoriche, probabilmente solo stupide di Gigi Marzullo e, sottovoce, se ne fotte.

Sì, Gigi è sempre stato un provocatore da denuncia. Una volta, nella sua celeberrima trasmissione notturna, invitò Milly Carlucci. La quale, per l’occasione, sfoderò un paio di gambe mozzafiato in liscissimi collant attizzanti. Lui, da marpione, chiaramente guardandole i quadricipiti, con far ammiccante, le chiese da quanto tempo fosse sposata con suo marito proprio nell’attimo nel quale Milly imitò involontariamente Sharon Stone di Basic Instinct.

Un’altra volta invece l’attore Lino Capolicchio confidò a Gigi e a noi telespettatori che lui, in confronto a Vittorio Gassman, fu un semplice mestierante.

E Gigi, non smentendo la sua fama di stronzo per antonomasia, gli chiese:

– E cosa mancò a Lino per non essere Vittorio? Oppure Lino non desiderò essere Vittorio e preferì rimanere Capolicchio?

 

Invero, qui ho esagerato ma la domanda, per quanto un po’ diversa da come sopra l’ho appena scritta, fu ugualmente, terribilmente imbarazzante. Ecco, Gigi è uno che mette a disagio la gente. Porge sempre la domanda sbagliata nel momento più inopportuno. Per fortuna che gli ospiti vengono e vennero profumatamente pagati, sennò…

Ah, io sogno che un ospite, bullizzato da Gigi, di notte s’alzi in maniera tosta ed eretta come qualcosa che parimenti, se siete maschi eterosessuali normali, s’eleva dinanzi a Cherie DeVille. Ed esasperato dal terzo grado marzulliano fuori luogo, eh già, gliele suoni.

Porgendogli quindi la domanda:

– I sogni aiutano a vivere meglio o le botte aiutano a far sì, Gigi, che lei desista dall’imitare Freddy Krueger in giacca e cravatta?

 

Sì, contesto io con piglio deciso incastonato fra morbide labbra vellutate quei critici superati del cazzo che ebbero l’ardire di ardere Joker, cioè di stroncarlo o perlomeno non tributargli il giusto, doveroso apprezzamento sacrosanto.

Una Critica, come si suol dire, della vecchia guardia. Legata a un tipo di Cinema non dico antiquato, passatista, sì.

Paolo Mereghetti, schierandosi in prima linea, poiché ama fare spesso il bastian contrario soltanto per partito preso, assegnò a Joker un 7 in pagella.

Come già dissi, vista e considerata la severità mereghettiana, un 7 pieno assegnato da Paolo equivale a un 9 degli altri.

Mereghetti poi, nella disamina più articolata nel suo personalissimo editoriale del Corriere della Sera, sbuffò e fece spallucce. Vistosamente e pubblicamente deluso che Joker, per l’appunto, avesse vinto di tutto pugno.

Insomma, per Paolo questo film è una mezza pugnetta.

Paolo è uomo sospettoso. Celebri difatti le sue stroncature frettolose. Oserei dire epocali e piene di cazzate magistrali. Che possono battersela alla grande con le perle del Farinotti.

Come saprete, inizialmente Paolo non sopportò David Fincher. Solamente da un paio d’anni a questa parte, rivide e corresse le sue scarsissime valutazioni dei suoi film, alzando le stellette.

Qui lo dico e qui non lo nego, esiste solo un critico che, prima di attaccare un film o il prossimo, pondera, valuta, sa bilanciare il giudizio con savoirfaire serio e al contempo irresistibile magnetismo da agente Cooper di Twin Peaks.

Non vivo mai di certezze ma sino al giorno della mia morte sarò perennemente tormentato, nei miei incubi peggiori, da questa domanda marzulliana:

l’agente Cooper s’ingroppò Laura Palmer o fu il fantasma di Bob a incularlo?

 

Chissà.

Su tale quesito, probabilmente senza possibile risposta, adesso sparisco di nuovo e m’eclisso in altre notti ove, oltre ai film di Lynch e con Cherie DeVille, mi sa che riguarderò pure, per la milionesima volta, Il seme della follia.

Adesso, vi saluto.

Vi sto osservando con in mano i popcorn, idioti.

Sì, mi sa che molti di voi si fecero un film tutto loro sulla mia vita.

Peccato che non foste sarete Orson Welles ma Ed Wood. E ne venne fuori una stronzata.

Ricordate: io dico sempre la verità. Non racconto fandonie, al massimo delle faloticate.

A differenza di quel debosciato di Mickey Rourke che, pur di guadagnare qualche migliaio di Euro che peraltro dilapida in tre notti di luna piena con qualche bagascia di quart’ordine, va dalla D’Urso a sputtanare Bob De Niro. Affermando falsità assolute e assurde.

A quanto pare, Jane Rosenthal e Irwin Winkler, produttori assieme a Bob di The Irishman, stanno procedendo già legalmente contro mr. Rourke.

Mickey è comunque un mito.

È l’Antonio Cassano del Cinema. Ove c’è lui, ci sono litigi, zizzanie, casini e puttan(at)e varie.

Idolo imbattibile. Ha tutto il mio sentito, incondizionato appoggio. Un Pinocchio in carne e ossa su naso non lungo ma rifatto e (da) strafatto. Sì, prima va in giro a piangere miseria, poi il giorno seguente i paparazzi lo fotografano fuori da qualche locale malfamato con sottobraccio una super zoccola che chiede per una sola ora di amore e coccole più di Cherie DeVille.

Chapter 2: tutti i consigli moralistici dei nani, il Genius spazza e spezza in tre secondi netti

Ecco, se io avessi continuato a dare retta agli sciroccati, probabilmente adesso sarei rinchiuso assieme ad Arthur Fleck.

Il 3 Ottobre capirete perché.

Sì, io fui talmente superiore alla media di ritardati adolescenti, tutti affetti da patologie piuttosto invalidanti, sì, pressoché dei cerebrolesi asfissiati da genitori castranti, che optai per una scelta anomala e terribilmente, mostruosamente incompresa.

Quella d’estraniarmi dal comune volgo di damerini, viziatissimi fighetti, liceali nauseanti, una massa di cronici borghesucci tormentati da una stirpe malsana, da un albero genealogico dalle ramificazioni neuronali assai peggiori della depressione bipolare, anzi, subito da potare e anche sputtanare ché, se non si fossero laureati, li avrebbe sbattuti in cura psichiatrica.

Sì, non lo sapete? In Italia, il genitore medio è un malato di mente. Visto che non è riuscito lui a raggiungere vertici che, nelle sue illusioni fuori dalla realtà, s’era prefissato d’ottenere, avendo abdicato a un lavoro, semmai discretamente remunerativo, però poco vitalisticamente appagante, essendosi immolato a un’esistenza tristissima nella quale, una volta superati i trent’anni, una volta messa su famiglia, visse di nostalgie e di Amarcord, cibandosi dei peggiori film funerei di Pupi Avati, affidandosi all’assistenza comunale per farsi regalare la casa popolare, spacciandosi per intellettuale, sì, un intellettuale il cui ABC dell’anima consta d’una manciata di Bignami di psicologia mal applicata ai suoi teoremi da Pi greco del delirare di congetture poco elleniche sulle vite altrui, sì, una costanze insanabile delle sue limitatezze mentali, diciamo da demente con la panza scoreggiante e scoraggiante i giovani che non amarono la sua visione merdosa del mondo, ecco… in tale sua spaparanzata, screanzata villania da fanfarone Balanzone dei miei coglioni, tutti quelli che non la pensa(ro)no come lui da costui vennero trattati da minorati, da schizofrenici cazzeggianti, da handicappati distrofici, da impotenti sessuali, da pervertiti pericolosi, da in(f)etti.

Sì, tale uomo batté Savonarola soltanto col potere mi(s)tico dei suoi disagi proiettati sul prossimo per esorcizzare il suo male di vivere e anche la sua repressione an(n)ale di qualcos’altro. Poiché, essendo un piccolo borghese amante di Claudia Koll e di Così fan tutte, ma essendo al contempo ipocrita e dunque doviziosamente, ah ah, chiesastico, pontificò su chiunque, prendendosi arbitrariamente licenze gratuite sui destini altrui, sindacando sugli altrui liberi arbitri.

Insomma, costui non riuscì a fare nemmeno l’arbitro di Calcio perché nacque spompato, forse crebbe giammai ben spompinato, che volle spezzare le gambe a chi non s’attenne alle sue bandierine, ai suoi ammonimenti da terzino macellaio fuori tempo massimo.

Il classico personaggio così tanto ossessionato dai suoi fallimenti, sinceramente dal suo malfunzionante fallo, che si divertì a commettere falli per puro gusto sadico.

Sì, tremendo questo Mangiafuoco:

– Ti sei laureato? Hai messo la testa a posto? Ah, così mi piaci.

 

Invece, m’è arrivata oggi a casa tutta la collezione di My Friends Hot Mom.

Al contempo, anche tutta la saga di Tetsuo dello Tsukamoto.

Se non gli sta bene, indossiamo immediatamente il giubbotto di Drive e gli sfondiamo il culo.


Joaquin+Phoenix+Mercy+Animals+20th+Anniversary+gNDgjHkBLsql

Il mistero del cartoncino di Twin Peaks stagione 3: il nostro valore non serve per la Gloria, neanche per la Laur(e)a


27 Apr

 

Ecco, non l’avevo ancora aperta sino a poche ore fa. Sto parlando della confezione in cofanetto di Twin Peaks 3. Che vidi su Sky Atlantic e di cui registrai, mi pare ovvio, ogni singola puntata.

Per godermela nelle mie notti da uomo di Atlantide. Sì, in un mondo sommerso tutto mio da Joker Marino.

Purtroppo, Sky esige un abbonamento annuale abbastanza consistente e io non posso pagare un canone di questa portata ove il servizio clienti si limita appunto a qualche lynchiata. Il palinsesto ripropone sempre gli stessi film a cicli continui. Con extra di partite di uomini in mutande e il collaterale canale a luci rosse improponibile anche all’uomo delle nevi.

Così come tu, d’altronde, cambi umore un tanto al mese ma poi ritorni sintonizzato sulle stesse frequenze mentali, in un noioso, oserei dire ad libitum e allibente stato depressivo talmente monotono e monolitico da renderti un must assoluto. Più che farti santo, in tuo onore non erigeranno nessun monumento. Peraltro, non susciti nessun interesse, arrechi solo stress e dunque non ti dedicheranno neppure un attimo di tempo, un brevissimo, impercettibile momento. Ah, che godimento!

Sei già marmoreo di tuo. L’estasi vivente. Forse il buddista più deficiente. Tu non vieni scalfito non solo dallo scalpello ma neppure da una che vorrebbe s… telo.

Sei un uomo imperdibile, un appuntamento irrinunciabile per chi, ipnotizzato dal tuo stato poco catodico ma catatonico, sa che buchi lo schermo dei nervi ottici e solo quello con la tua espressione immutabile nel tempo come una Gioconda eterna, oserei dire eterea. Sì, il tuo nome echeggia nell’etere mentre gli altri fanno l’amore in prati fioriti di edere, tu rimani come eri, il domani per te non esiste e ti sei pietrificato in un’era ove forse c’eri una volta e invece ora sei di cera come il volto levigato, stolido e d’argilla indurita del grande Kyle.

L’unico uomo capace di mantenere lo stesso carisma pur interpretando tre personaggi assai diversi fra loro, ovvero l’agente Dale Cooper, uomo sempre pettinatissimo, coi capelli corti e il fascino di colui che usa solo dopobarba di qualità senza ulteriori aggiunte di emollienti, profumi e additivi chimici, un serious man dalla moralità invincibile, quindi Dougie Jones, l’uomo più sexy del mondo pur essendo ancora più tonto di Forrest Gump, l’unico capace di essere a letto più dolcemente animalesco di King Kong per Naomi Watts, e la specie d’Innominato-uomo nero delle favole, un Doppelgänger posseduto dal fantasma di Bob col bulbo di una rockstar fuori tempo massimo e un po’ di piacente pancetta da colui che forse ascolta pure Vasco Rossi. Sì, uno col pelo allo stomaco, un lupo che non perde un solo capello ma ha il vizio di essere terribilmente aggressivo e spacca a braccio di ferro i tendini dei suoi avversari come Jeff Goldblum de La mosca.

Un Popeye che divelle vertebre e bicipiti, dunque, come se nulla fosse, col giubbotto di pelle cammina a mo’ di rettile viscidissimo fra covi segreti nel suo look da Brandon Lee sui generis de Il corvo, innestato su movenze robotiche da cyborg e una faccia da culo magnifica.

Sì, un attore poliedrico, un camaleonte il nostro signor Kyle MacLachlan. In Showgirls è un guardone a pagamento, in Twin Peaks suscita, anche negli uomini più eterosessuali, immani e contagiose ammirazioni da voyeur.

Un uomo irresistibile che fa il piacione senza però dare nell’occhio. Conservando intatta la sua integerrima classe esagerata da investigatore finissimo in pulitissima giacca e cravatta ultra-stirata.

Praticamente sono io, non fosse che i miei capi d’abbigliamento non sono gli stessi indossati da Kyle. Uno che, grazie a Lynch, si può avvalere d’una costumista coi fiocchi. Sì, una sarta che saprebbe impettirlo anche regalandogli un modesto, poco vistoso papillon.

Di mio, sono cupo nel vestire, vale a dire tinta unita tendente al blu su occhi castani quasi corvini e un pizzico di alopecia androgenetica su stempiatura curata con shampoo della Coop, senza coloranti e balsami.

Jeans casual presi a caso dall’armadio, scarpe da ginnastica da meccanico dell’officina a te più vicina.

Sono spesso però imbalsamato. Un’anguilla maniaca della pulizia intima e igienica.

Sì, non ho più Sky e quindi ho dovuto dare indietro pure il decoder con tutte le puntate archiviate di Twin Peaks 3.

Così, dalla mensola ho rinvenuto il cimelio da me precedentemente acquistato della suddetta stagione.

Sin ad ora mai scartata, conservata e sigillata in un’impenetrabile, ermetica teca di plastica come un’intoccabile reliquia di San Gennaro.

Al che strappo delicatamente il cellophane e mi si para dinanzi l’abisso e ancora oltre.

Questo non è uno Steelbook e nemmeno un consueto Blu-ray.

Trattasi di un cofanetto intarsiato stra-pregiato e deluxe con tanto di tasto speciale e “proibito” per accedere alla red room misteriosa.

Con cartoncino prelibato e scotchato da rimuovere come se tu avessi svolto praticantato per vent’anni presso il miglior chirurgo del mondo. Quello più navigato.

Sì, basta una minima mossa falsa dei polpastrelli e si rovina irreversibilmente la magia. Devi avere un sangue freddo da salamandra e non devi, nella maniera più assoluta, lasciarti cogliere dal panico di una fretta cattiva consigliera.

Altrimenti, poi, il cartoncino pregevole potrebbe lacerarsi e le alette potrebbero non più ricongiungersi alla perfetta simmetria di tale cubo rettangolare con tanto di arabesco intaglio da mosaico bizantino di Ravenna.

Alla fine, ce la faccio. Adesso però mi occorre un cardiologo. La pressione è scesa al minimo storico.

Il cartoncino è rimasto, cazzo, leggermente segnato e ammaccato da tale manesca, oserei dire poco maneggevole, non tanto leggiadra mia palpata su dita appena lavate col sapone detergente anche il demone sotto la pelle di Kyle.

Sì, Cronenberg e Lynch s’intrecciano in Twin Peaks 3. Infatti, non vi è solamente la citazione di The Fly ma si va a parare anche su Starman di Carpenter.

Con tanto di “alieno” Dougie Jones che, nella scena delle slotmachine, sembra Jeff Bridges.

Sì, in casa mia è conservato uno dei capolavori più alti della Settima Arte più raffinata. Una perla impareggiabile, una bellezza ancor più magnetica della mitica G. Guida.

Sì, la Guida fu un’icona erotica delle commedie da quattro soldi un po’ pecorecce degli anni settanta.

Una Guida poco spirituale, diciamo, ah ah.

Una bionda da lasciar stecchito ogni Dorelli in tre secondi netti.

Io, nel lontano 2012, la vedevo spesso. Abita nel bolognese e, soventemente, la domenica mattina andava a far colazione alla pasticceria di Casalecchio di Reno, La Dolce Lucia.

Lei vive ancora del suo “mito”. È stata la fantasia inaudita di milioni d’italiani arrapati e ignorantissimi in quegli anni per lei d’oro…

E, per non farsi riconoscere, inforcava puntualmente, impeccabilmente occhiali da sole anche alla vigilia di Natale.

Ora, che vi posso dire?

La gente è assai suggestionabile e molto sciocca. Mi trovavo in questa pasticceria ed ecco che vidi entrare una donna. Una donna normale come tutte le altre. Non più giovanissima ma di ottimo aspetto.

Al che, udii ronzare nell’aria le voci incuriosite dei presenti… un cicaleccio di parole confuse si frastagliarono nella morbida atmosfera calorosa. Ah ah:

avete visto chi è? È la Guida.

 

Gli uomini, dall’avvocato super commendatore al buttafuori della bettola più sgarrupata, incominciarono a pasticciarla di occhiatone da leccaculo, avvicinandosi a lei in segno di riverente cortesia ruffiana da marpioni.

Porgendole baciamano che anelavano, dietro la gentilezza da cioccolatai, il mascarpone di notti ancor ribalde e gloriose con questa G… a.

Notti golose da infimi peccatori alla Se7en.

E dire che non vidi nessun uomo, fra questi, bello come Brad Pitt e nemmeno saggio come Morgan Freeman.

Uomini semmai che, dopo aver assaggiato le diplomatiche, fecero i diplomatici, sperando in una reciproca cremosità da merde diarreiche.

E poi il matto sarei io? Sarei io il Kevin Spacey di turno?

Mah, a me parve e pare una donna normalissima. Né più né meno di tante altre donne carine. Poi ha ora la sua età. Per la madonna!

Ma l’Italia è sempre stata questa. Vive di miti assurdi, ha elevato in gloria… Pozzi Moana e invece ha spellato vivo Silvio Pellico.

In Italia, se stai male, ti dicono che basta comprare un flacone di penicillina. E, che se non ce la fai, sei come Pollicino e vai di pollici giù.

Sì, a proposito di Guida e Lino Banfi, ma quale belva umena! Sono solo un cinefilo mezzo disgrazieto!

Secondo voi che dice all’orecchio la signora Laura Palmer a Kyle?

Ci sono varie opzioni:

1) Kyle, hai risolto il mistero della scatola blu di Mulholland Drive? Il tuo Dougie Jones conosce bene la Watts. Ti ha spifferato qualcosa?

2) Kyle, sono Sheryl Lee. Se non era come sempre per Lynch, vivrei come Laura Palmer dell’episodio finale. Lo sai? Stesso discorso, amico, vale per te. Se non era per David, nessuno oramai ti cagava.

3) Mi indicheresti dov’è il bagno? Non si capisce niente in questa stanza. Ci son solo tende e piastrelle. Potevano mettere un cartello, no?

4) Finita questa scena, ce la facciamo una cenetta a lume di candela? Poi mi fai tutta la ceretta, ok?

5) Con questa serie noi abbiamo ottenuto la gloria. Sinceramente però, ah, non è che ci abbiano pagato benissimo.

 

Morale della favola: nella vita è importante amare Twin Peaks.

Ma non si fanno le cose soltanto per la Gloria…

Si fanno per campare un po’ più decorosamente?

Secondo me, sì.

Insomma, che te ne fai di una Laura, no, laurea se poi non capisci non solo Twin Peaks ma nemmeno, nel 2019(!), zuccone, come ordinare tramite Internet un dvd?

 

Sì, fratelli.

Nel 2019 inoltrato, sento gente che guadagna ventimila Euro al mese e non ha mai fatto un solo acquisto tramite Amazon.

Perché non sa come si fa.

E noi vogliamo farci giudicare da gente così misera? Sono dei taccagni, avari pure nei sentimenti più gratuiti.

In verità, vi dico che sanno benissimo come si fa! Eccome! Se devono pagare una su un sito e non starò a dirvi quale, dopo tre secondi ecco che ottengono uno spogliarello in Live Webcam.

Questo per dire quante seghe, no, quanto segue.

Molta gente dice che vorrebbe comprare un mio libro, invero non ha acquistato neppure l’anteprima.

– Ah, va bene. Mica sei obbligato. Se ne sei interessato, leggilo pure. Mi farebbe piacere.

– No, lo leggerei volentieri. Non vedo l’ora. Deve essere notevole. Un’ottima lettura. Ma sono poco pratico di acquisti online.

 

 

La verità che non gliene può fregar di meno.

Ci sta. Ma poi non mi venisse a dire che Twin Peaks 3 è una boiata.

– Ti è piaciuto?

– No, non tanto.

– Ah, come mai? M’interesserebbe il tuo punto di vista.

– Guarda, in realtà non l’ho visto.

– Non avevi voglia. Ci sta.

– No, non ho tempo.

– No, non ci credo.

 

Il tempo si trova sempre.

Benvenuti cioè nel Belpaese. Ove tutti sono poeti che ambiscono a… la Gloria (come dicono a Bologna, capoluogo ameno in cui mettono l’articolo determinativo davanti ai nomi propri femminili) senza aver mai letto un libro, ove tutti sono grandi attori dopo tre buone Polaroid, dove lo sport nazionale non è il Calcio, bensì il Rugby dei pugni in faccia e delle prese per il culo.

Purissima, nobilissima commediaccia all’italiana con un tocco di feste e santi, anche sani, patroni molto padrini…

 

di Stefano Falotico

Cooper Laura Palmer twin peaks

Top and Most Anticipated Movies of 2019 o forse no, il grande Cinema è un sogno, un incubo lungo tutta la notte infinita


26 Apr

the mule blu-ray

Vado a curiosare nella media recensoria di Rotten Tomatoes riguardo Avengers: Endgame e noto un impossibile 96%.

Dico e mi domando: questa Critica americana cosa si è bevuta?

Premetto però questo, a me il primo Avengers, oramai di anni or sono, è piaciuto molto. Andai a vederlo a Prato assieme a mio cugino. Che è cinque anni più piccolo di me. Io sono del ’79 e Avengers è uscito nel 2012. Fate voi i conti e capirete che età potesse avere mio cugino all’epoca.

Nel cinema, stranamente, c’erano quattro gatti. Era il primo spettacolo pomeridiano. Può darsi che, a quell’ora, i pratesi fossero ancora a lavorare e i giovani a farsi un sincero pisolino.

Mio cugino è un nerd strepitoso. Volete saperlo? È stato uno dei principali esponenti e ideatori di uno dei maggiori siti in materia, oserei dire, cine-fumettistici in Italia. Del quale per motivi di privacy non posso rivelare il nome. Anche se comunque lo rivelassi, adesso non esiste più. Quindi…

Si era persino indebitato pur di portare avanti questo suo sogno. Dopo un po’ dalla sua dipartita, preso com’era da una vita più dentro la realtà, ha abbandonato tutto. Il sito è passato nelle mani di altri che non si sono dimostrati all’altezza e sono falliti.

Detto ciò, il primo Avengers diverte da matti, è cazzuto, vigoroso. Quindi a mio avviso è bello. Gli altri non li ho visti perché non mi andava di vederli. Ah ah.

Può darsi dunque che questo Endgame sia stupendo, a me sinceramente di sorbirmi tre ore di CGI mi rompe le palle. A me non attizza nemmeno Scarlett Johansson. Il fisico è buono, la faccia da stronza non cambia mai espressione.

So che voi vi dividete tra faziosi, facinorosi, irriducibili fan sfegatati di questa saga Marvel, oramai per voi appunto monumentale, irrinunciabile, e coloro che, spesso per partito preso, affermano che questo non sia Cinema ma scemenza pura.

Non lo so. A rigore di obiettività, come detto, sto in zona neutrale, non potendomi esprimere coerentemente in merito. Non ho visto i sequel, neppure il seguito che ha tua sorella, e credo che non vedrò Endgame.

Tua sorella, comunque, la vanno a vedere tutti. Tua sorella sa bene che cosa sia un blockbuster. Come no?

Il biglietto d’ingresso costa pochissimo ma a lei sono tutti abbonati. Ha adottato una politica degli incassi da Netflix.

Ero partito molto prevenuto anche su Thor. E, prima di vederlo, ero sconvolto: Branagh che dirige un cinecomic?

E invece mi stupì. Thor è senza dubbio il migliore cine-fumetto che io abbia mai visto. Branagh ha classe.

Branagh è un narcisista ma può anche permettersi di esserlo. Anzi, scherzando sulla sua fissa su Shakespeare, può esserlo e non esserlo.

Scusate per questa mia lunga prefazione. Era per introdurre uno dei film da me più attesi dell’anno, ovvero Joker con Phoenix. Anche perché, si sa, com’è oramai ovvio, che non sarà un cinecomic nel senso stretto del termine. Un pretesto più che altro per parlare di un uomo impazzito per colpa di una società cinica e brutale.

È accaduto a molti, ahinoi. Anche a me, sebbene credo di essermi ripreso.

In questi anni, sapete, sono infatti entrato vivamente e dunque anche dolorosamente in contatto con realtà che mi erano state ignote sino a quel momento.

Realtà apparentemente tristi e oscure, fatte di gente emarginata, complicata, piena di manie, di paure, confinata nella propria tetra, ostile solitudine.

Persone molto vere nonostante tutto il loro bagaglio (im)prevedibile di assurde contraddizioni.

Gente che, essendo stata dall’adolescenza respinta dai suoi coetanei perché troppo particolare e forse schietta, non accettando molti ipocriti patti sociali, ha preferito melanconicamente allontanarsi dalla vita di tutti i giorni ché spesso consta di meschine e basse competizioni.

Donne e uomini verissimi. Talmente veri che sono matti. E non vogliono rinnegare la loro follia. Come li vedete? E chi li vede, oramai?

Non so se abbiano fatto la scelta giusta. Anzi, non penso proprio. Stare in questa società altamente spietata, certo, è dura. Ma starne del tutto fuori è altrettanto, se non più, controproducente.

Può servire semmai momentaneamente. Uno per proteggersi, si crea il suo piccolo mondo pieno di sogni. Ma, col tempo, la realtà inevitabilmente ti richiama. Non è un “obbligo di leva” in stile Apocalypse Now col soldato semplice Martin Sheen, bensì è un richiamo ben più subdolo, oserei dire ancestrale. Ah, le foreste sono incantate ma, di notte, tu non avresti paura a startene tutto solo al buio in quella casupola nel bosco? No, io non ho paura di alcuna strega. Ché poi le streghe sono ottime fighe, diciamocelo. Sì. Per anni, durante le inquisizioni medioevali, venivano bruciate. Per forza, erano talmente belle che tutti volevano averle ma solo il re poteva ardere con loro. E le streghe pensarono: ma questo re è un cesso, poligamo, infedele ed egoista. Non ci paga neanche. Andiamo a vivere da femministe altrove. In focolari più naturali…

Posso garantirvi che non esiste nessun uomo che possa definirsi un eremita. Cento anni fa poteva forse esserci. Ma probabilmente non doveva pagare le bollette della luce e del gas, era fuori come un cavallo e c’erano altre migliaia di persone come lui. Quindi, poteva starsene da solo in una baia a contemplare il mare e ad aspettare il tramonto con un bicchiere di vino in mano.

Oggi, nemmeno il guardiano del lago di Loch Ness credo che possa definirsi un eremita.

Avete visto il film The Vanishing? Non è male, l’ho pure recensito.

Come dire; sì, ti credi tranquillo e poi inaspettatamente ti accade qualcosa che invece non ti sarebbe successo se avessi svolto un anonimo lavoro da impiegato comunale. Ma poi anonimo di che? È un’azienda enorme, sanno tutto di te. Anche quante volte vai in bagno fra una segreteria e la segretaria che si apparta nella toilette con quello che conosce pure tua moglie.

Sì, e poi che fai quando non lavori sodo, tutto solo, stando da mattina a sera di fronte all’oceano? Per distrarti dalla noia, accendi la tv e ti sintonizzi, pure per sbaglio, su un canale a luci rosse.

E pensi: ah però, questa non è male. No, no, no. Ed è frustrante, onestamente, stare ad ammirarla con le mani in mano…

Una così devo conoscerla. Questa forse no, questa la dà a tutti. Ma, piuttosto che crepar di freddo tra queste gelide mura, in pieno inverno, una piccola uscita ci starebbe.

Il primo pub della zona non è poi molto lontano. Sì, forse non beccherò Brandi Love. Meglio, oramai è un colabrodo. E nemmeno Deborah Ann Woll. Perfetto, no, perfettina, è troppo dolce e perbenista, gasata e vuole amori di glassa. Deborah, se la tocchi, più che squagliarsi come un ghiacciolo, si rompe a mo’ di Glass. Ma una buona barista da The Punisher, chissà, forse posso trovarla. Una che sappia, eccome se sa, shakerare il milk al calore etilico.

E se invece incontrassi Grace Zabriskie di Twin Peaks 3?

Ah, ma potrei pure incontrare Lissie di Wild West.

 

Comunque i film da me più attesi sono, come detto, JokerThe IrishmanC’era una volta… a Hollywood, anche se non m’ha convinto per nulla il primo trailer,

Poi ci ficchiamo anche Gemini Man di Ang Lee.

Sapete che, tanti anni fa, doveva interpretarlo Clint Eastwood?

Lo ridico, a costo che mi diciate, come sempre, che sono ripetitivo.

Il più bel film del 2018 è The Mule.

Non voglio sentir ragioni.

Tornando invece a Twin Peaks.

Sì, David Lynch è un genio. Questi sono due momenti che m’hanno scioccato.

Perché, ricordate, Twin Peaks non è una serie televisiva, è uno dei più grandi film della storia del Cinema.

robbie hollywood tarantino

 

La durata dei film in questione e della nostra vita

Partiamo da Gemini Man. Abbiamo visto il primo filmato. Ma, se non sbaglio, la durata ancora non c’è stata rivelata. Conoscendo Ang Lee, non sarà sotto le due ore. Poco più poco meno.

Ang Lee, regista di un solo grande film, La tigre e il dragone. Bel colpo, sì. A pensarci bene, poi, proprio il suo Hulk è fra i migliori film “fumetto” di sempre. A proposito, Eric Bana che fine ha fatto?

Gli altri suoi film sono belli, eleganti ma troppo estetizzanti come il sopravvalutato, immeritato Leone d’oro Lussuria – Seduzione e tradimento.

Erano anni ove tutti impazzivano per Lee. Vedi l’altro Golden Lion di due anni prima, I segreti di Brokeback Mountain. Cioè vinceva sempre lui a Venezia.

Questo Gemini Man m’affascina. Un mezzo Minority Report con un uomo che scopre il suo clone più giovane, omicida. Molto interessante. Chissà davvero come sarebbe stato con Clint Eastwood di venti-trenta anni fa.

Callaghan che scopre un fascista assassino. A quel punto, nessun suo detrattore avrebbe più sostenuto che Eastwood sia un reazionario. Ah ah.

E Will Smith? Quest’anno uscirà anche con Aladdin di Guy Ritchie.

Ecco, qui ci starebbe appunto una battuta fintamente razzista in stile Clint: cosa? Aladino è un nero? Non c’è più religione, miei cari Alì Babà, volevo dire baccalà.

Ah, però c’è Alì, non è Will Smith? Ah ah.

Andiamo avanti, figlioli…

Tarantino e Once Upon a Time in Hollywood. Qui non abbiamo Ang Lee ma perfino Bruce Lee che le prende da Brad Pitt.

Da cui il famoso film L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente. Forse terrorizzerà Chuck Norris, un cesso sia come attore che come uomo. Brad Pitt, no.

Conoscendo Tarantino, qui staremo sulle tre ore abbondanti.

Dunque, proprio Joker. Todd Phillips si gioca tutto. Ha rischiato veramente forte stavolta. Perciò, un filmetto da un’ora e mezza non può essere. Anche in questo caso parliamo di un film sui 120 min. buoni.

Ah, che ve lo dico a fare? The Irishman.

Mi pare ovvio che qua potremmo arrivare addirittura sulle quattro ore circa. Weinstein sforbiciò Gangs of New York. Che infatti nella versione concepita da Scorsese doveva durare circa 240 minuti.

Adesso, Martin lavora per Netflix che gli ha dato quasi totale carta bianca.

Il film, considerando la trama, con tutti i flashback possibili e immaginabili, potrebbe essere un C’era una volta in America in salsa scorsesiana.

E arriviamo, come direbbe Rust Cohle/Matthew McConaughey, alla questione Netflix.

Sento dire un sacco di stronzate, amici.

Ad esempio, che oggi i tempi di fruizione cinematografica si sono accorciati a dismisura perché sarebbe calata la soglia di attenzione dello spettatore medio. Che non ha per niente voglia di guardare qualcosa che possa andare oltre i cinquanta minuti come l’episodio appunto di una serie tv.

Non è vero. Chiariamoci molto bene. Secondo me è il contrario, invece.

Un tempo semmai era così. La gente lavorava da mattina a sera. E, se si sorbiva 4h di C’era una volta in America era perché non c’era il videoregistratore, di conseguenza non vi era neppure l’home video e figurarsi se poteva esistere lo streaming.

Quindi, o te lo cuccavi tutto di fila sulla Rai quando lo programmavano con solo due interruzioni pubblicitarie oppure dovevi aspettare l’anno dopo per vederlo, quando l’avrebbero ridato. Poteva pure capitare che l’annunciavano il lunedì, poi saltava tutto e te lo piazzavano la sera dopo. E tu quella sera avevi la febbre.

Lo spettatore di oggi non è affatto più scemo e pigro di allora. Anzi, ribadisco, è l’esatto inverso. Oggi, il livello culturale s’è alzato a dismisura, anche se la cultura è diventata ipertestuale e informatica, oggi siamo tutti più smaliziati perciò meno fottibili, cinematograficamente parlando.

Un tempo forse la gente era molto più ingenua e avevo meno tempo da perdere col Cinema.

Infatti, oggigiorno, la gente è spesso sola e manco si sposa. Un tempo, oltre a lavorare e giocare a carte, oltre a mangiare, bere e dormire, che altro poteva fare per occupare le ore libere?

Ecco, ci siamo capiti. È per questo che marito e moglie avevano dieci figli. Poi, per tirarli su, lei doveva pensare alla casa, facendosi un culo enorme, lui era lì che arava i campi, faticando come una bestia.

Che cosa? Danno C’era una volta in America? Ma che vuoi che me ne freghi?! Domattina, devo alzarmi alle quattro. Che può darmi questa roba? Invece, cara, tu puoi darmi qualcosa di più sostanzioso, vero?

Oggi quindi che senso ha spararsi quattro ore di botto? Puoi vedere il film a spezzoni. Sta lì su Netflix. E chi te lo toglie?

 

Detto ciò, morale della favola: se volete continuare ostinatamente a fare i passatisti nostalgici e dire che Netflix è il male, fate pure.

Se volete dire invece che la questione è molto più modernamente complessa, è una visione della vita molto più sincera come il Cinema di Clint Eastwood.

La gente mi chiede: scusi, ma lei che fa nella vita? La bella figa?

Potrebbe essere così o potrei essere davvero un agente Cooper molto più reale di quanto potreste solo immaginare.


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Buonanotte #twinpeaks #onceuponatimeinhollywood #davidlynch #kylemaclachlan

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di Stefano Falotico

Twin Peaks: molti sono curiosi di vedere la mia casa, ebbene ve la mostro


07 Apr

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Qui abita il Genius, l’uomo più invidiato del mondo, per via della sua inconfutabile elevatezza, della sua indole poetica e della sua mente oltre i confini dell’immaginazione.

Poi, ci sono i mediocri che affibbiano patenti oscene che io “distorsi” poiché sono pirandelliano e non sono classificabile… ah, state lontani dalle megere… mi sembrano la madre di quella “disgraziata” della Palmer. Poveretta…

Sì, dovreste essere fieri di avere un uomo come me, poco adatto alle nefandezze della frivolezza di massa e cuore puro da sognatore giammai abbattuto.

Mi dispiace per quelli che si sono arenati a una vita mestamente “felice”. Avranno da pagar le bollette e hanno perso da parecchio la bussola… insomma, dei bolliti.

Invece, io viaggio fra scossoni, bollori e botte in testa, senza bottane ma comunque amante delle sottane…

Perché, “sotto sotto”, i mediocri dinanzi al vero piacere se la fan sotto, e io invece io me la faccio pure di lato. Sono, sì, un uomo ubiquo, senza perfetta collocazione, eppur “obliquo” lo ficco in quel posto a chi vorrebbe rendermi sghembo o trattarmi da elephant man…

Sì, mi guardo allo specchio, il mio naso è lungo ma non dice le bugie come Pinocchio, a differenza di molti noiosi e ammorbanti quattrocchi, ed è parimenti proporzionale di lunghezza a “qualcosa” che sta nel mezzo di “dura” interezza. Sì, emano molta tenerezza e le donne, intenerendosi, propendono poi a trattarmi con “durezza”. Non è male come tattica, no?

Sì, son ancor intatto e lei, donna, mi tatti pure. Sono un intoccabile ma se lei mi toccasse anche io la toccherei. Sì, racconto la mia storia alle donne e loro dicono che è molto toccante…

Questo si chiama il “tocco magico” del Genius. Un uomo molto toccato, toccatissimo.

Per fortuna…

Insomma, mi fanno quasi tutti un baffo.

Sì, bisogna prenderla con filosofia. Lei invece come la prende? Con ragioneria? Mah, sarà… cioè, quando la sua donna si mette a novanta, lei dopo il lavoro continua a fare l’impiegato? Ah, siete colleghi. Anche lei ha una vita impiegatizia, diciamo… Ma che bella messa in piega…

La faccia da culo c’è? Sì sì… eccome.

In poche parole, non mi si può perculare. Diciamo che sono “erculeo”, nel senso romanesco di intercul’…

Non sono mai stato un fifone, questa è una diceria delle malelingue. Son sempre stato un figone, purtroppo…

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di Stefano Falotico

A chi indovinerà cosa c’è nel pacco farò un regalo, andrò con sua moglie, ah ah


05 Apr

IBSEcco, in data odierna, 5 Aprile dell’anno siderale 2018, in cui l’Italia non disputerà i Mondiali di Calcio, mi è giunto in loco, cioè a casa mia, un pacco “ignoto”. Eppur, se mi conoscete, saprete bene cosa esso può contenere. Insomma, già la scritta IBS.it può indirizzarvi a una ristretta categoria, perché certamente non può esservi un porno. Un libro, direte voi? Non lo so, e l’arcano dovete da voi risolvere.

Posso darvi delle indicazioni…

Un giorno, mio padre si trovava a Prato, città toscana, e chiese a una megera la via per trovare un’altra via, anche se forse sognava un’altra vita.

Una donna, di queste fattezze (vedi la foto sotto), gli disse: guardi, la “sgiri” a sinistra, la vada in vetta aha strada, la si ritroverà in ‘apo!

hello

Mio padre ringraziò, urlando Helooo!!!

Ma nel bel mezzo della brughiera di quel dedalo di strade decumane si perse e si fermò sconvolto perché, nel buio di una notte illuminata soltanto da fari rossi, vide due uomini pazzi che sghignazzavano urlanti. E dal raccapriccio cominciò ad accelerare e a smarrir la rotta, poi andò a sbattere contro una quercia, e forse fu da allora che la sua testa partì in quinta e divenne un amante dei caffè.

Bob

Anzi, procediamo con calma. Cadde in coma e precipitò in un incubo sgranato in cui non riusciva a mettere a fuoco niente.

Ma si risvegliò e io stavo leggendo Pippo e il pesce magico.Coma Jones

E a me successe una cosa simile a questa donna…Laura Palmer

 

Insomma, ehi…

Se non hai indovinato, vuoi proprio che non mi trombi tua moglie. Dai su, non fare il ritardato.

 

FonzieLynchLost Highway

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)