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Rocky Balboa o Rocky & Bullwinkle: dimmi quali attori e cantanti ti piacciono e ti dirò chi (non) sei


01 Jul

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Avete mai visto il film Danny Collins con Al Pacino? Da noi ribattezzato La canzone della vita?

No, non è male ma non è neanche brutto. Così come la vita di quasi noi tutti. A volte, la nostra vita è un capolavoro. Quando viviamo momenti di estasi che, però, scalfiti nella loro omeostasi, sono altresì perturbati da attimi (possono durare pure anni, per la miseria…) dolorosi e certamente non appaganti.

Al che, in alcuni o per molti frangenti possiamo innervosirci, troppo semmai preoccuparci, diventando antipatici e scontrosi. Soprattutto contro noi stessi. Disprezzandoci totalmente, dal mondo oscurandoci, ingiustamente colpevolizzandoci. Autopunendoci.

Diveniamo misantropi oppure solamente apatici, abulici o, di contraltare, pensierosi od eccessivamente contemplativi. In una parola odiosi, facilmente irritabili, nevrotici, cascando per di più nella psicosi.

Al che, crolla la nostra apparente felicità, va a farsi friggere la nostra oasi. Le nostre illusioni vanno pure a farsi fottere e guardiamo il mondo da un oblò, parafrasando la celeberrima canzone di Gianni Togni, Luna, “coverizzata” di recente da Jovanotti. Cosicché, smarriamo la nostra indole spensierata della giovinezza un tempo invece vivamente vivandante, forse solo da allegri viandanti, una gioventù pindarica, colorata e innamorata da gagliardi giovincelli tanto carini che sognavano, anzi, ché sognavamo di suonare non soltanto alla propria conquistata lei il “clarinetto” di Renzo Arbore, non solo il clavicembalo, stimolando le corde vocali di giusto tocco, d’indubbio romantico “taste”, strimpellando il suo splendido fondoschiena a mandolino secondo me molto più arrapante di quello di Penélope Cruz de Il mandolino del capitano Corelli.

Eh sì, miei fringuelli e mie principessine sul pisello, conobbi anni fa un matto che abitava (penso che vi abiti tuttora) a Bologna, in via Arcangelo Corelli.

Si chiama(va) Angelo ma non ha mai chiavato neppure una donna di nome Angela.

Sì, era pazzo, ascoltava Gli angeli di Vasco Rossi e onestamente penso che molte volte sia andato a troie giusto per l’anima del cazzo.

Sì, oltre a essere fottuto socialmente, fotteva di tanto in tanto quelle pure da tutti, non solo metaforicamente, inchiappettate.

Veramente, una vita eccitante. Non c’è che dire. I pochi soldi che gli passava l’assistenza sociale li donava a quelle sui viali.

Cristo! Davvero un filantropo! Lo faranno santo! Ah ah.

Ebbene, riemergono i ricordi della mia vita dapprima auto seppellitasi. Non solo il verbo è riflessivo ma la mia esistenza, da riflessiva che fu, anche da fesso, ricammina adesso spedita.

Ebbene, ragazzi, ho sopra coniato una rima baciata da tramandare ai posteri. A te piace quel poster? Invece, quel posteriore, no?

Voi, maturandi diventati maturati dopo aver dato, malgrado la quarantena spossante, egualmente gli esami di maturità, non dovete amare le pappardelle a memoria (meglio le pappardelle alla panna, fidatevi) rifilatevi dai vostri oramai ex insegnanti andati, i quali fanno tanto i sofisticati ma, alla fin fine, adorano i filmacci Immaturi Notte prima degli esami, identificandosi semmai pure con Giorgio Faletti e rileggendo non Io uccido, bensì uccidendosi di risate, ah ah, sai che ridere, nel riguardare le vecchie puntate del pecoreccio Drive In con Ezio Greggio (ah, super rima da Striscia la notizia) e il mitico, panzone Vito Catozzo. Si riguardassero!

Ma la smettessero. Li inviterò in pasticceria, alle prime luci dell’alba, offrendo alle professoresse nubili, non so se nobili, un maritozzo, mentre ai professori celibi, non so se celebri, un cornuto, no, il film Cornetti alla crema.

Ma quali uomini di cultura!

Questi qua, dei quaquaraquà, vanno “sfanculati”. Gente che, oramai con la panza piena, va integralmente a culo.

Si fottano!

Fanno gli acculturati e vollero farsi Milly Carlucci di Pappa e ciccia ma Scommettiamo che… hanno pessimi gusti non solo in materia letteraria? Sono, sì, effettivamente letterati ma dovrebbero invece essere ignoranti. Poiché, come ben “insegnò” Totò, alias l’auto-definitosi principe De Curtis, autore della ridicolissima lettera epocale scritta assieme a Peppino De Filippo e consegnata alla malafemmina, non solo confondono Il ritratto di Dorian Gray dell’Oscar Wilde con l’interprete omonima dell’amante di Teddy Reno (Rita Pavone?, no) del film sopra menzionatovi, bensì pretendono che la gente, per l’appunto, si acculturi.

Sono dei fessi. Se sono istruiti, devono invece far sì che la gente non s’istruisca. Totò di Miseria e nobiltà “docet” allo zotico campagnolo analfabeta in un’altra memorabile scena di epistole rifilata al villico da “egregio” signore, classica intestazione d’una lettera che si rispetti. Ah ah.

A proposito di mandolini e di luoghi comuni, di stereotipie sugli italiani da John Madden della minchia, è vero comunque che, in Italia, si vive/a di nepotismo mafioso da Francis Ford Coppola e Nicolas Cage.

Per esempio, il succitato, spesso sovreccitato Angelo, per ricevere il rispetto della gente che lo piglia(va) per il culo più di come lui prenda/prendesse per il popò le prostitute, ricevendolo parimenti nel posto a livello economico, andava in giro a recitare la parte di De Niro ne Il padrino – Parte II. Vale a dire Vito Andolini. Voleva farsi valere, che uomo caloroso, valoroso!

Cazzo, veramente un tipo tosto, che stoico, che Corleone! Ah ah.

Detto ciò, ancora in Italia permettono a Fabrizio Moro di cantare a squarciagola e d’impazzare in radio a briglia sciolta.

Lui, vincitore assieme a Ermal Meta d’un recente Festival di Sanremo, è un fake mai visto. Poiché, nella sua nuova canzone, Il senso di ogni cosa, già nelle primissime strofe si comporta da ipocrita, forse solo da scrofa.

Sbraitando la testuale, seguente falsissima frase aberrante assai vergognosa. Oserei dire scandalosa, più orripilante del caso Aldo Moro. Veramente scabroso/a!

posso fare a meno dei milioni.

Certo, come no?

Per questo nuovo singolo del cazzo, la sua etichetta quanto gli ha dato?

Invece, per il nuovo tour, quanto gli daranno?

Fabrizio è un bel ragazzo e sono altresì convinto che tante gliela daranno. Insomma, Fabrizio, grazie a questo singolo, riceverà molte donne single.

Al che, lui non rinuncerà soltanto ai danari per riempire il suo salvadanaio. Bensì, ben presto, rinunzierà al credo del suo ritornello… il mio unico amore.

Per fare invece il figo con tantissimi amori, si fa per dire, con una moltitudine di belle (forse delle groupie?) senza cuore ma sicuramente, dopo avergliela data, più ricche a livello esteriore.

Al che, fra questi falsi uomini belli, preferirò sempre il re degli ignoranti, colui che è tuttora sposato con Claudia Mori e, in Segni particolari: bellissimo (Distinguishing features: beautiful), scopa Federica Moro.

Di mio, sto vivendo un periodo da Innamorato Pazzo. Dopo essermi, per molti anni, chiuso nel mutismo, faccio ora all’amore con una donna più bella di Ornella Muti.

La sua venustà mi lascia, infatti, senza parole.

Invece, in televisione ancora propinano la soap opera Beautiful. Non solo l’ex gnoccona Katherine Kelly Lang non è più quella di una volta, bensì Ron Moss è stato, da tempo immemorabile, rimpiazzato da uno ancora più brutto. Sì, credetemi. È meglio Javier Bardem di Biutiful. Ha una vita orribile ma spinge…

Ah ah. Sì, diciamocela, per il ruolo di Ridge ci vorrebbe il sottoscritto.

Sì, però nella parte di Sean Connery di Scoprendo Forrester. Ah ah.

Senz’ombra di dubbio, molti personaggi dei film di Gus Van Sant mi fanno un baffo.

Sì, alla pari di Angelo, voi andate con le battone.

Dovreste ripulirvi dai vostri peccati, miei “toccati”.

Per voi, ci vorrebbe Giovanni Battista.

Non fate i romantici, ricantando le vecchie canzoni di Mogol e Battisti.

Siete solo degli ipocriti e degli uomini tristi. A te piace invece quel batterista?

Sì, va bene. Scopatelo e suonagli l’ocarina.

Sono veramente un battutista e, se mi va, non solo faccio il bell’uomo come Connery/James Bond ma interpreto pure la parte di Sean ne Gli intoccabili.

Sì, per anni fui solo come un cane, fui un tipo veramente alone. Però, al contempo, fui almeno carismatico come Jimmy Malone.

Gli adulti, i quali per l’appunto vollero istruirmi, non mi scambiarono per un metronotte, bensì solamente per un poetico, no, patetico amante del film Warriors.

Fui quasi scambiato per un criminale come Al Capone. E mi gridarono: ti piace solo De Niro? Le ragazze, invece, no? Sei uno zuccone!

Mi presero quasi a testate, urlandomi: – Devi crescere! Sei ancora un bambino da bolognese Teatro Testoni!

Al che, me ne fregai dei loro attestati e attestai di essere un giornalista, scrivendo su una cinematografica testata senza neppure essere laureato.

Roba da matti!

Ecco, perdonate questo lungo preambolo e perdonatemi se non riesco a perdonarvi per non avermi perdonato, ah ah.

Molti di voi si fanno i film sulle persone, non solo su di me.

Cazzo. Pensavo che si trattasse soltanto di pettegolezzi riguardanti la mia persona. Allora, guardate, ho da proporvi un lavoro. Potreste farvi i soldi, scrivendo della nuova fiamma, su Novella 2000, non solo del sottoscritto, bensì anche di Fabrizio Moro.

Lei è mora? Ah no? È bionda?

Parafrasando il grande Bob De Niro del già citato The Untouchables, quando si rivolge a Kevin Costner:

– Con me non ce la fai, buffon’!

È la stessa cosa che dice Ilaria D’Amico a suo marito. Il quale, anziché ritirarsi, da poco ha firmato un contratto che lo legherà alla Juventus sino al 2021.

Sì, Ilaria ammonisce Gianluigi. Non lo espelle, però. Neanche più lo spella. Gli dice soltanto di possedere un invidiabile coraggio per voler dimostrare di avere ancora le palle di scendere in campo, non parandone più nessuna. Ah ah. Ma sì, Gigi lo fa per garantire alla sua prole, sì, ai suoi figli, un futuro da campioni. Più che altro, da paraculi.

– Amore, dovresti tirartela di meno. Hai fatto il tuo tempo. Anziché cazzeggiare, perché non ti fai me? Ti devo fare lo spelling?

L’ultimo figlio che abbiamo avuto assieme risale a parecchio tempo fa – sacramenta Ilaria.

Buffon, al che, le risponde:

– Tu ancora ti fai, no, scusa, per me tifi?

– Solo quando i tuoi compagni di squadra, troppo machi e volgari, vogliono farmi il culo.

– Quello te lo faccio io.

– Gigi, cazzo! Ma come ho fatto a sposare un tonto come te?

E dire che le donne dicono che sei affascinante.

– Lo sono perché ho più soldi di Fabrizio Moro.

– In effetti, entrambi non avete i coglioni per essere sinceri. Ma i soldi servono. Basta chiederlo a Olivia Wilde di Richard Jewell. Confermerà che ho sposato un tipo alla Jon Hamm. Anzi, sai che faccio? Le chiedo lo scoop. Gliela do, no, glielo do in esclusiva.

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Sì, molte persone sono come Buffon e come Fabrizio.

Sono retorici, fanno i grandi, i duri.

Ma, secondo me, non sono tosti come Rocky Balboa né possiedono la cultura di un uomo che conosce anche questo film semisconosciuto con De Niro.

Dovrebbero rivedere anche Buongiorno, notte. Mentre, alcuni miei parenti, i quali abitano in un paesino del sud, cioè della Basilicata, in cui v’è peraltro un quartiere estremamente periferico e fatiscente che si chiama Aldo Moro, non sanno neanche cosa siano le brigate rosse.

Almeno, dopo una vita da disoccupati, troveranno un posto fisso subito, divenendo brigadieri. In quei posti, statene sicuri, ci sono delle mafie che non potreste immaginarvi.

Sì, va detto. Fui anche scambiato per un “duce”. Cioè per Filippo Timi di Vincere. Fui giudicato paradossalmente anche troppo timido e, appena mi ribellai, sputtanando tutti, molti fascisti vollero sbattermi in manicomio come Giovanna Mezzogiorno. Mi spiace deludervi.

Non sono Clint Eastwood di Gran Torino ma possiedo una faccia di merda come quella di Sam Rockwell del film sopra scrittovi, firmato dal maestro, con la Wilde.

Per questo, la mia lei è follemente innamorata di me. Sì, se avessi prestato fede alle fandonie messe in giro sul mio conto da tanti stronzi e poveretti, oggi sarei ancora subissato di psicofarmaci e sarei più grasso di Paul Walter Hauser.

Sì, aveva ragione John Lennon. I Beatles non mi sono mai piaciuti ma John disse il vero. Sì, disse che la gente la dovrebbe finire di guardare e adorare la vita degli altri. Secondo me, molta gente non capisce i film anche se ha tre lauree al DAMS, non capisce la Musica anche se guadagna più soldi di Fabrizio Moro, ah ah, secondo me, sì, detta come va detta, si fa solo le seghe.

E, su quest’ultima freddura, vi lascio con un’altra inculata che vi ha messo totalmente a pecora.

Infine, aggiungo questo. Fottetevi. Tanto non sono cazzi miei. Ah ah.

Voglio continuare, andare avanti!

Eh già, per molto tempo la gente pensò che io pensassi di essere Robert De Niro.

Sono davvero costernato ma debbo nuovamente smentirla. Pensai di essere solo De Niro di Taxi Driver. Ah ah.

Sinceramente, ce la possiamo dire in tutta franchezza?

Non sono un coglioncello ma, alla pari di Zac Efron di Nonno scatenato, ho un bell’uccello.

E sapete che vi dico?

Ammazzatemi pure ma, a mio avviso, Dirty Grandpa non è affatto un film triste e triviale.

Non è niente male, cazzo, non è niente male, cazzo, non è niente male.

Apparentemente sembra un film, per l’appunto, di merda e del cazzo, invece, a ben vedere non è per niente banale. Vi è tutto un discorso, sì, certamente campato per aria contro il conformismo e, sostanzialmente, rimane un film debolissimo e innocuo, prestissimamente dimenticabile.

Ma le spara grosse.

Ci vogliono le palle per dire la verità.

Altrimenti rimanete, anzi, rimarrete fermi a Il laureato, al Cinema oramai superato e alle puttanate di Pieraccioni e dei Laureati cazzoni…

Detto ciò, ora vado a leccare un gelato.

Più tardi, qualcos’altro.

Ripeto, come già dissi, mia nonna paterna è sempre stata appassionata di fotoromanzi.

Non ho mai capito come io abbia fatto a nascere.

Sì, mia nonna ebbe due figli. Mio zio e mio padre.

Ma credo che mia nonna abbia solo leccato il gelato ai gusti di crema e nocciola.

La verità è che, nessuno di noi, della vita degli altri sa nulla. Ma qui ora il Falò fa tutto un altro gioco. S’è stufato di parlare solo di film. Vuole farli e vuole con la sua lei rifarlo. Ancora e ancora, ancora e ancora. Cazzo, quando si dice… hai proprio una bella voglia, ma chi te la fa fare?

Ah, nessuno. La mia lei è una donna magnifica e non è una facile. Se non vi sta bene, fatevi ma non “stantuffatemi”.

Oh, rimanga fra voi, no, fra noi… Sono molto, molto più giovane di Al Pacino.

Sì, debbo ammetterlo.

Avevo sbagliato tutto nella vita.

Per forza, ho aperto la lettera che mi inviò John Lennon, cazzo, un po’ tardi.

Comunque, c’è di peggio.

Conobbi donne laureate in Lettere che non lessero mai una sola lettera scritta loro dal sangue del proprio sangue.

In compenso, adorarono La stanza del figlioMah, che tipe.

Che fossero e siano delle gran tope, ecco, stendiamo un velo pietoso. Queste qui non si salveranno neppure mettendoci molte toppe. Sono già, di loro, zoccole. Ah ah.

Non sono un terrone, non amo le tettone, sono nato a Bologna, ho origini terragne, ah ah, non mi fanno schifo i ragni e ho solo paura del terremoto. Che è provocato dallo smottamento tettonico.

Non sono neanche daltonico.

Comunque, a Fabrizio Moro, di mio, continuerò a preferire Fabrizio De André.

 

di Stefano Falotico

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L’insospettabile Dr. Falotico/Don Shirley à la Mahershala Ali vi scrive lettere d’amore se volete…


12 Feb

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Ecco, avete visto Green Book? Quell’illetterato di Tony Lip/Viggo Mortensen è costretto ad allontanarsi da sua moglie per portare a spasso in tour, appunto, il dottor musicista Don Shirley, interpretato da uno splendido Mahershala Ali.

Al che, sta scrivendo una lettera d’amore alla sua lontana consorte. Comincia a leggerla al dottore e lui gli rinfaccia che è semplicemente dozzinale e patetica. Perché a una donna innamorata, rimasta sola e dunque bisognosa di parole lusinghiere, amorevoli appunto, calde e ispiratrici di torbida malia metafisicamente erotica, sì, al pari di una donna inconsolabile che soffre una sessualità castigata perché fedelmente coniugata a un marito che sta al fronte, non si può scrivere che stai seduto a mangiare le patatine…

Come la donna del private/soldato semplice Ben Chaplin de La sottile linea rossa di Malick, per intenderci, una donna rimasta temporaneamente vedova, va protetta con effluvi epistolari che sappiano coccolarla anche soltanto col pensiero.

Ecco, detto questo, ora inframmezziamo questo mio scritto da Sturm und Drang, da Daniel Day-Lewis de L’ultimo dei Mohicani con un episodio che ha avuto alquanto del disdicevole. Io oramai non mi scandalizzo più di nulla, ma…

Un attimo e poi ci arriviamo, abbiate fede e non quella nuziale. Ché poi, se litigate, sono cazzi davvero col divorzio.

Cazzo, be’, dinanzi alla Madeleine Stowe dei tempi d’oro, d’altronde, un uomo non aveva molte scelte, o le diceva infatti sfacciatamente che era una figa mondiale che poteva (s)battersela con Jennifer Connelly, rimediando forse uno schiaffo in faccia o arrivando, fortunatissimo, a una botta di culo pazzesca, in senso lato B e non, oppure romantico lo diventava per forza. Con Madeleine, no, non avevi molte opzioni. Dovevi esserle morbido e duro allo stesso tempo. Certamente, se a lei ti fossi presentato come ingegnere astrofisico, non ti avrebbe cagato. A meno che, essendo ingegnere della NASA, quindi più miliardario di lei, poteva sposarti per poi farsi il viaggio sulla luna con un altro più terra terra. Ah ah.

Ora, l’altro giorno, a tradimento, diciamo, son stato contattato da uno su Facebook. Uno che mi ha detto di essere un produttore musicale. Dalle foto del suo profilo, infatti, tutto lasciava presagire a un uomo dai gusti raffinati, un amante della bellezza universale come Chopin. O forse Sean Penn? Sì, Sean Penn con Scarlett Johansson pare che abbia suonato bellissimamente, anche robustamente, la carica in maniera “grilletto-vivo” con preliminari da Preludio op. 28 n. 15, sterzando poi su Richard Wagner con una Cavalcata delle Valchirie, detta più volgarmente cowgirl.

Sì, questo qui si è presentato a me come un fine conoscitore non solo della musica ma di ogni ars amandi sofisticata.

Tale la conversazione fra noi due, davvero “altolocata”.

– Bene, ho visto che sei anche tu iscritto a un gruppo niente male.

– No, non suono in nessun gruppo.

– Ah, simpatico. No, volevo dire che sei iscritto a Dee VIP.

– Ah sì? Boh. Su Facebook, m’iscrivo un po’ a tutto, a casaccio.

– Be’, quale è la tua donna dello spettacolo preferita?

– Ne avevo molte. Da parecchio non seguo il jetset televisivo. Ho cose più importanti adesso da fare che stare dietro alle oche della Radio Televisione Italiana e di Mediaset.

– Conosci però Diletta Leotta? Ti piace?

– Chi? La presentatrice, pseudo-conduttrice calcistica?

– Eh già. Non è male, no?

– Sì, in effetti è una donna bellissima.

– Ecco, te ne sei mai sparata una su di lei?

– Ma che domande sono? Come ti permetti?

– Su, dai, mi hai detto che ti piace. Piace molto anche a me.

– E quindi?

– Una di queste sere ci spariamo una sega (lui, anzi, ha detto testualmente ci seghiamo) assieme su di lei?

– Senti, pervertito, ti blocco subito. 1: non ho quindici anni e nemmeno a quell’età mi son mai segato, come dici tu, in compagnia. 2: sei una sega totale. Un nano onanistico.

– Ma sì. Non me la prendo. Era per chiedere. Non si sa mai. Sai… potevi anche starci.

– Ok, ora ti blocco.

– Fai pure, carissimo. Ma, prima di bloccarmi, posso farti un’altra domanda?

– Acconsento. L’ultima e poi sparisci per sempre dai coglioni?

– Il tuo di quant’è? È grosso, è lungo?

– Abbastanza. Trenta centimetri. Alla prossima domanda sconcia te lo sbatto in testa. Una bella mazza(ta).

– Uhm, trenta centimetri. Un ottimo arnese. Sicuro che vuoi bloccarmi? Sai, come si suol dire, una mano lava l’altra…

 

Orbene, nella vita, alla soglia dei quarant’anni, può succedere d’incappare in personaggi del genere. Un sottogenere, per così dire, alquanto “boschivo”.

Terminata la “pratica” mai avvenuta, per fortuna, con questo segaiolo omosessuale-bisex dai vizietti alquanto discutibili, passiamo al resto.

Un mio amico, da tempo, non scopa più con sua moglie. Lui è sempre lontano da lei per lavoro. E lei risponde ai suoi telegrafici ma passionali messaggi WhatsApp con deprimenti pollici su. E basta.

 

– Stefano. Voglio farle capire che per me lei è importante. Vorrei scriverle, come si faceva una volta, ai tempi di Leopardi, sebbene io non sia all’antica, una bella lettera d’amore. E chiederle la mano in maniera superbamente commovente. In modo tale che, dinanzi a una proposta di matrimonio, così magnificamente esposta, lei capirà davvero che io la amo sconfinatamente e mi sposerà.

– Va bene.

– Quanto devo darti?

– Niente. Non si fanno certe cose… per soldi.

– Sei un tesoro.

– Ti sei già portato avanti? Insomma, hai già buttato giù qualche riga?

– No. In verità, sì.

– Posso leggere la prefazione, diciamo?

– Non è un granché.

– Non importa. Fammi per piacere leggere.

 

Ciao Melissa,

son qui stasera, dopo essermi spaccato il culo, triste e solo come un cane. Sto leccando e succhiando… la melassa ma mi mancano i tuoi baci dolci come la più lieve glassa. Finito che avrò di leccare non solo quella ma soprattutto pene… d’amore, berrò anche una buona cioccolata calda.

Tu mi pensi? Ieri sera, so che hanno ridato, su LA7, 9 settimane e ½.

Adori quel film. E io adoro te. Sono dodici settimane e un quarto che non ti vedo, che non ti sento. Che non ti annuso.

Mi mancano, onestamente, le tue gambe profumate, vellutate come la seta. Di te ho fame e sete. Mi struggo nel rimembrare il tuo culo quasi da Kim Basinger.

Ti amo. Ma voglio dirti altro… Io ti darei tutto…

 

– Come inizio, prima poi di dichiararle che voglio convolare a nozze con lei, che te ne pare? È buono?

– No, fa veramente schifo al cazzo. So io a cosa convolerà se le manderai una troiata del genere. Non convolerà a niente, semplicemente volerà altrove e il tuo uccello, detta come va detta, precipiterà come un aeroplanino di carta, molto moscio. E non ti basterà bere mille Red Bull per mettere le ali…

Questo lo sai, no?

– A me pareva un buon incipit.

– Siediti qua. Scrivi.

– Non siamo alle elementari. Che fai il maestrino e io, sotto dettatura, scrivo come un bambino?

– Ah, perché? Cosa sei?

Scrivi!

Ciao Melissa,

è stato il compleanno di Jennifer Aniston. Ha la tua età, sai? Cinquanta, meravigliose primavere. Una donna bellissima. A cinquant’anni schiena tutte quelle di venti. Le sue gambe sono sensazionali, il suo sorriso letizioso è morbidamente allineato alla parola beltà. Sorridente estasi mastodontica snocciolata in un’eleganza sensuale davvero mozzafiato.

Jennifer Aniston mi fa impazzire, Melissa.

Ma devo dirti questo. Voglio esserti schietto.

Melissa, la tua voce par che io sensibilmente la oda da qui. Qui, ove ora dormo solo in queste notti buie e livide. E sterminatamente la tua voce, rocciosa, melodica, soffice e delicata come lo spumeggiante seno di Jennifer Aniston, sì, soave come la sua venustà femminile oltre ogni limite, divampa sublime nella fragile, incostante monotonia di queste mie giornate senza sole in cui m’accorgo di essere un uomo, senza di te, con tanti limiti.

Tu, Melissa, sei la mia forza. La mia luce e la mia potente energia dell’anima. Devi sapere che, se un domani Jennifer Aniston mi chiedesse di uscire con lei, questo non avverrà mai.

Ma non perché lei è un’attrice di Hollywood e io semplicemente un uomo comunissimo e neppure tanto bello e ricco.

Perché io, anche se Jennifer Aniston dovesse impazzire e mi domandasse d’invitarla a cena, preferirei passare la serata, guardando i tuoi occhi, Melissa.

Vuoi sposarmi?

 

– Ci metto P.S.: bacio ai bambini?

– Ma non avete figli tu e Melissa.

– Sì. Ma dopo questa lettera ne avremo molti.

– Su questo puoi starne certo.

– Sei davvero un grande amico. Non so come ringraziarti. Adesso però, scusami, devo andare.

– Dove vai così tanto di fretta?

– C’è una zoccola, a cui avevo chiamato un’ora fa, che sicuramente è già nel mio albergo ad aspettarmi. Ciao!

 

Ho detto tutto.

Ora vado ad ascoltarmi la Settima di Sciostakovic.

Mentre il mio amico suonerà con la bagascia russa, forse di cognome Davidovic, il suo “campanaccio” o solo campagnolo, nella spagnola della sua quarta con tanto di vodka e whisky naturalissimi…

Per farla breve, cioè sveltina…

No, non sono Day-Lewis de L’ultimo dei Mohicani, mi pare ovvio, neppure Mickey Rourke, mi pare altrettanto palese. Potrei essere Cesare Pavese? No, meglio un Pavesino.

I miei vengono da un paesino. E non sono Don Shirley né una leggenda del pianista sull’oceano.

Al che, torna a farmi visita il mio amico. Gli offro un caffè. Senza zucchero perché quello l’ha già mescolato alla russa.

– Però potresti diventare davvero uno dei più grandi scrittori italiani.

– Non esageriamo.

– Sai, amico. In ogni grande storia d’amore, un uomo quando va giù ha bisogno di una donna che lo tiri… su, e viceversa.

In ogni bella storia d’amicizia, ci vuole qualcuno di fidato che ti regga il monco, no, scusa, quello è mio zio, volevo dire il moccolo. No, scusa, quello non sei tu. È quel finto amico geloso di me ché sto con Melissa.

Hai bisogno cioè di un amico che ti regga il gioco.

Se ti fidi di me, lo diventerai davvero.

– Ma tu non sai scrivere non solo una lettera d’amore ma neppure la letterina di Natale.

– Questo non c’entra.

 

Su quest’ultima frase, peraltro, si riconosce, a seconda di come viene interpretata, la classe di uno.

Se il questo non c’entra maliziosamente viene visto come omosessualità, potete andare subito da uno psichiatra.

Perché soffrite di manie interpretative e non solo sessuali. Proprio di distorcimenti lessicali dovuti alla vostra scarsissima preparazione culturale.

E vedete sesso dappertutto.

Insomma, la maggior parte delle persone. Che ficcano… il sesso in ogni gesto, in ogni espressione, perfino in ogni accentazione del parlare per sembrare più fighe e per fare colpo.

Persone mediocri, squallidissime. Che però si credono appunto sexy.

Se invece in… questo non c’entra ci vedete una semplice lealtà amicale fra due persone che, nonostante le loro diversità, e cazzo non parlo di quel tipo di diversità, hanno finalmente capito i valori della vita, siete a cavallo.

E stavolta cavallo sta anche a significare che di tutte le invidie, le subdole cattiverie e anche di qualcos’altro… ve ne fotterete.

– Stefano, perché prima di questo scritto hai inserito il tuo video su Bohemian Rhapsody? Sottintendeva qualcosa?

Ti piace Freddie Mercury?

– Sì, ho tantissimi idoli musicali e non. Mi è sempre piaciuto.

– Quindi, sei omosessuale?

– Perché mai?

– Beh.

– Vai a dar via il culo, idiota.

 

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)