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Tutto quello che avreste voluto sapere sul Covid-19 ma non avete mai osato chiedere… a Hollywood, a De Niro, a Ridley Scott, a Woody Allen e a Jeremy Irons, specializzato in ruoli ambigui… come il demonio


15 Jan

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Perché a Hollywood continuano a girare film mentre noi non possiamo per strada girare?

Eppure, Clint Eastwood, totalmente in fascia “debole”, avendo superato i novant’anni, quindi trovandosi in zona facilmente contagiabile di Coronavirus, ha da poco terminato di girare un film on the roadCry Macho.

Sì, è paradossale. Forse, siamo precipitati in Balle spaziali, cioè nella migliore demenzialità autoironica da Mel Brooks superfantascientifico.

Ah, ricordate, tenete gli occhi aperti e la mascherina abbassata. Ma, se in questo periodo di restrizioni da belli, no, da balli, no, da brutti in maschera, vi azzarderete a rivedere Eyes Wide Shut, sarete accusati di complottismo mentre Tom Cruise, in scorsa piena estate, girò in Italia a tutto spiano un altro, anzi, un’altra Mission: Impossible.

Sì, vado forte con le freddure. Infatti, sono amante di Ingmar Bergman, per anni sognai una donna come Ingrid Bergman ma divenni una specie di Giovanna d’Arco da Carl Theodor Dreyer.

Nel nuovo film di David O. Russell, vi sarà Anya Taylor-Joy. Protagonista di The Witch di Robert Eggers. Praticamente, un regista che vorrebbe essere Dreyer, perlomeno emularlo ma a Paolo Mereghetti, soltanto al suo secondo film, ovvero The Lighthouse, già non piace. Pallino vuoto!

Oltre alla Taylor-Joy, da non confondere con Jennifer Lawrence di Joy, vi sarà un cast della madonna.

Vale a dire, Christian Bale, John David Washington (subentrato a Michael B. Jordan da non confondere con l’ex campionissimo cestista dei Chicago Bulls), Margot Robbie (da non confondere con Eva Robin’s, eh no, mi pare che Margot sia poco “ermafrodito”, no, transgender… anche se, in The Wolf of Wall Street, deve avere avuto le palle per stare con un tipo così cazzuto), Bob De Niro, Michael Shannon, Rami Malek, Zoe Saldana, eccetera eccetera.

Cioè, praticamente Hollywood intera a eccezione di Leo DiCaprio. Indisponibile poiché deve girare Killers of the Flower Moon di Scorsese con De Niro che, nel frattempo, ha finito le riprese di Wash Me in the River, inizierà Armageddon Time di James Gray e forse, a quanto pare, sarà presente anche in Gucci di Ridley Scott. Dopo che parve… fosse stato rimpiazzato da Jeremy Irons.

Stando ai maggiori siti sulle news hollywoodiane, Gucci verrà girato in Italia a Marzo mentre, attualmente, in Parlamento v’è la crisi del governo Conte, alla Casa Bianca è stato fatto sloggiare Donald Trump d’impeachment e, sino al prossimo 15 Febbraio, a noi comuni mortali è impedito lo spostamento fra regioni.

I potenti, insomma, girano… di qua e di là mentre a noi girano solo quelle.

Comunque, avete presente il film I tre giorni del condor del regista Sydney Pollack, presente anche nel succitato film di Kubrick con Cruise?

Ecco, un mio amico, residente in Lombardia che è stata appena dichiarata zona rossa, cioè riserva indiana, vorrebbe recarsi in Sicilia per fare all’amore con la sua bella.

Naturalmente, gli è impedito. Ha poche possibilità di farsela, no, farcela. Ora, o diventa un coraggioso come Kevin Costner di Balla coi lupi oppure, nel caso che decidesse di trasgredire le regole, se sarà eventualmente fermato dalla polizia durante il suo viaggio in autostrada, dovrà dire essa che lui ha fatto il tampone, forse è stato anche tamponato alla stazione di servizio dell’autogrill, è stato (s)pompato dalla benzinaia e ha il pedaggio pagato oltre ad aver magnato in un ristorante d’asporto. Però, malgrado sia adulto e già vaccinato, dirà alle forze dell’ordine che non metterà in pericolo la vita della sua amata. Poiché userà la profilassi in maniera accorta pur essendo molto dotato, quindi non è uno… corto.

Forse di lei solamente, tremendamente cotto. Comunque, più previdente dell’assistenza sociale.

Fidatevi, amici, se qualcuno volesse affidarvi a qualche “educatore” dell’AUSL, è meglio l’AIDS. Da cui il film I tre giorni (notti, soprattutto) del Condom.

Sì, debbo esservi sincero. Sono tornato molto in forma. Sì, per forza.

Dopo aver passato l’adolescenza a vivere come Woody Allen de Il dormiglione, compresi che, per salvarmi, dovevo amoreggiare con una ragazza pura come Mia Farrow di Alice o di Rosemary’s Baby?

V’è piaciuta la battuta cinica da Roman Polanski vero e non quello finto di C’era una volta a… Hollywood?

Penso che i fanatici del morto e sepolto Charles Manson siano più stupidi di Frank Langella de La nona porta, penso che Emmanuelle Seigner sia più sexy di Sharon Tate, credo fermamente che lo stesso attore che interpretò Manson nella bischerata, appena menzionatavi, opera di Tarantino con DiCaprio e la Robbie, non sia bello come Brad Pitt ma sia la stessa persona che incarnò Manson nella seconda stagione di Mindhunter.

Sì, fui già ammiratore di Woody Allen tantissimi anni fa quando, vivendo di frustrazioni da Diane Keaton di Interiors, mi trasformai anzitempo, anzi, in tempi non sospetti, nell’Allen di Broadway Danny Rose, cioè in un guitto d’avanspettacolo, indagatore dei miei personali demoni interiori da Larry Lipton di Misterioso omicidio a Manhattan.

Comunque, è curiosa la cosa… in Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh, Depp viene accusato di essere un violento stronzo. Al che, viene ucciso da tutti i passeggeri del treno.

Scusate, fra questi vi fu anche Amber Heard? No, per chiedere, eh?

Onestamente, ne so una più di De Niro di Angel Heart. Sì, ne so una più diavolo.

In tale capolavoro di Alan Parker, a mio avviso, Mickey Rourke è più cornuto di Mefistofele.

Prima fu un angelo biondo più bello di Lucifero, no, di Mickey Rourke nel secondo tempo di Johnny Depp, no, di Johnny Handsome, ma morì all’inferno rimanendo nel Dubbio da Meryl Streep se la sua ex, interpretata da Charlotte Rampling, durante il suo ricovero in manicomio fosse stata con qualcun altro… The Night Porter… docet?

Tornando a Eva Robin’s, penso che sia più sensuale di Vladimir Luxuria. Tanti anni fa, Eva fu ospite del Paradiso Terrestre, no, di Non è la Rai. Per qualche tempo, tale trasmissione fu anche condotta da Paolo Bonolis. Il quale stette con Laura Freddi. Secondo me, Laura aveva un viso da uomo.

Infatti, le preferii sempre Cristina Quaranta e Maria Teresa Mattei, moglie di Roberto Baggio, no, di Dino Baggio.

Mentre ad Ambra Angiolini, miei “angioletti”, preferisco ancora Annalisa Mandolini.

 

Jeremy Irons e De Niro

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Jeremy Irons è da sempre specializzato in ruoli ambigui. Vedi Lolita, non di Kubrick bensì del regista di 9 settimane e ½, Adryan Line. Quello di Allucinazione perversa…

In Io ballo da sola, siamo sicuri che, prima di morire di Cancro, non abbia amoreggiato con Liv Tyler oppure con la protagonista del videoclip storico Rewind di Vasco Rossi?

No, fu un brav’uomo. Tant’è che, prima di andarsene, mise in guardia Liv da uomini come suo padre, Steven Tyler. Cantandole…

Ehi, tu delusa

Attenta che chi troppo abusa

Rischia un po’, un po’ di più

E se c’è il lupo rischi tu

Secondo voi, il lupo è De Niro di Cape Fear?

Ma no, scusate, Irons si prodigò tantissimo affinché De Niro si redimesse in Mission.

Scherzi a parte, Irons nella parte del gesuita non è credibile. Così come non lo è Dio.

Woody Allen disse: Io non credo in Dio, non ci ho mai creduto… Diciamo che lo stimo.

Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale è poco credibile.

Di mio, che posso dirvi?

Non sono credibile nella parte di Jeremy Irons di Inseparabili. Sì, sono inimitabile anche nei miei “gemelli”.

Riesco però a essere sia Irons de Il danno che suo figlio.

La mia lei va matta per Juliette Binoche e ama Jeremy Irons.

Adora Chocolat.

Io adoro Cosmopolis.

No, non sono De Niro, non sono Robert… Pattinson, non sono Jeremy Irons.

L’importante è che io non sia Eva Robin’s. Non voglio neppure essere Margot Robbie.

La verità è una sola…

I potenti fanno quello che vogliono. Se ne fottono e… girano.

Noi siamo solo dei fottuti… geni.

Se non vi sta bene, chiamiamo subito Jeremy Irons di Inland Empire e imparerete non a delirare come Laura Dern, miei conigli, bensì ad amare il grande Cinema e anche qualcos’altro.

Se non vi sta bene, credete al Papa.

In effetti, donne bigotte, non avete tutti i torti.

Jude Law di The Young Pope è “leggermente” più figo di Jonathan Pryce di Two Popes.

Ricordate: così come disse Al Pacino, non de L’avvocato del diavolo, bensì di Scent of a Woman:

– Ragazzo, ti è piaciuta la sparata?

 

Mi spiace dunque deludere i miei haters. Non sono cieco come il tenente colonnello Frank Slade.

Anche perché Diane Keaton non sarebbe mai stata con Pacino e Woody Allen se fossero stati dei cessi come Bradley Whitford, cognato di Pacino in Scent of a Woman.

Che brutta fine, poveretto. In Three Christs, è impazzito come me quando vidi Willem Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo e, giustamente, pensai che recitasse da Dio. Ah ah.

Vi lascio con questa:

una tizia telefona al centro di salute mentale per sapere se io sia in cura presso la struttura.

– Pronto?

– Sì, chi parla?

– Falotico è in cura da voi?

– Per segreto professionale, non possiamo fornirle tali informazioni. Lei, comunque, ci sta simpatica. Per lei faremo un’eccezione alla regola. No, signora, nessun Falotico ci risulta tra i nostri pazienti. Lei, sì, però.

– Che dice? Che dite? Io non sono matta!

– Signora, ci rincresce. No, non è solo matta, è pure molto scema. Che poi è la stessa cosa. Ci scusiamo per il disagio.
Insomma, alla fine di Scent of a Woman, è partito un applauso che fa tremare. Qualcosa di veramente devastante.
Quasi quanto il libro Bologna insanguinata.

Presto anche in cartaceo. Naturalmente, anche in audiolibro recitato dal suo autore.

di Stefano Falotico

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JOKER: l’estasi dopo il buio ermetico e anche eremitico – Arthur Fleck, detto anche il Falò, vi racconta e vi mostra tutte le ragazze di cui era innamorato ai tempi delle scuole medie, post epico!


24 Jan

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Sì, presto mi giungerà a casa il Blu-ray 4K in Steelbook edition di Joker.

Io non ho lo schermo 4K.

Ma lo comprerò. Mi porto avanti anche se rimasi sospeso, per molto tempo, nel limbo. E fui scambiato per un bimbo, anzi, per Bambi.

Per un cerbiatto, quasi ungulato, per un animale selvaggio che corse a perdifiato nelle tenebre torbide del suo melanconico, eterno lamento, pervaso come fui da perenni tormenti.

Salvatevi subito questo pezzo da me appena scritto, ragazzi liceali, perché vale il prezzo del biglietto o forse della promozione.

Sì, la vostra insegnante d’Italiano vi chiederà di scrivere una poesia alle Leopardi. Cioè intrisa di pessimismo cosmico misto a un morbido, carezzevole, aromatico romanticismo commovente.

La vostra insegnante è bella e sexy. Voi la fantasticate in maniera masturbatoria nel primo pomeriggio, sognando che lei si genufletta per succhiare tutto il “midollo spinale” di un memorabile attimo fuggente. Prima che vi chinerete, oberati da pressanti compiti a casa avvilenti ogni florida vostra spensieratezza, seduti davanti a una scrivania, imp(r)egnandovi diligenti amanuensi. Ah ah.

Sì, come dei monaci ottemperate con studiosa adempienza ai vostri obblighi scolastici, studiando filosofia e scienza. Soprattutto anatomia. Un giorno forse vi laureerete in Scienze delle comunicazioni, facoltà indetta da Umberto Eco, colui che scrisse Il nome della rosa…

La vostra insegnante è colei che vi sta conducendo negli abissi descritti da Eco nel suo succitato libro quando, in un pezzo eccitante, poetizza il primo, illuminante sverginamento avvenuto, non so quanto sia venuto o soltanto se sia svenuto, fra Adso da Melk e una selvatica (eh sì, la selva oscura di Dante Alighieri, ah ah) donna incontrata durante una notte molto profonda e ogni emozione slabbrante…

La vostra alta insegnante indossa sempre tailleur arrapanti su tacchi a spillo vertiginosi, molto stimolanti gli ormoni adolescenziali vostri (s)piccanti.

Dunque, servitele questo mio pezzo e lei, oltre a darvi dieci, ve la darà quando suo marito in casa non vi sarà.

Sì, so che siete come Joaquin Phoenix di Da morire e la vostra insegnante è una bionda come Nicole Kidman.

Sì, l’adolescenza è un periodo in cui si vive continuamente di turbamenti anche da River Phoenix di Belli e dannati. Si è sessualmente confusi. Infatti, assistetti a molti ragazzi innamorati dell’ascetico Keanu Reeves di Matrix. Ho detto tutto…

Ah, Innocenza infranta che non sa se del tutto sganciare la propria visione lontano dall’infanzia o già imborghesirsi in una vita adulta spesso moralmente adulterata e oramai nel porcile affondata.

Poiché, crescendo, sì, cresce qualcosa in mezzo alle gambe ma si sviluppa soventemente anche la corruzione.

I maschi, pur di tirare a campare e a qualcuna riuscire a tirarlo, si svendono, prostituendo ogni residua purezza a mercificazione di sé stessi. O meglio di sé (s)tesi.

Come molti di voi sapranno, la mia adolescenza non esistette. Ma resistetti e ancora, debbo ammetterlo, anche se poco lo metto pur essendo già un bell’ometto, mi piacciono un bel paio di tette.

Vado da molte donne e offro la mia banana, porgendola loro con umorismo alla Woody Allen ma loro mi fanno a fette in quanto son affettate e, pure affrettate, non comprendono I dolori del giovane Werther.

Sì, io le bramo ma loro amano gli uomini tedeschi più nazisti e ignoranti. Quelli che, pur abitando in Italia, tifano per il Werder Bremen.

Come giustamente sostenne Pier Paolo Pasolini, ciò non significa crescere, bensì diventare dei prodotti per il consumo di massa.

Ah, quante cose ma soprattutto quante cosce non sapete di me.

Durante i tempi delle scuole medie, ero innamorato di tutte. Sì, senz’eccezione alcuna.

Potevano, diciamocela, farmi papa poiché non ero razzista. Mi garbavano le bionde, le more, le nere, pure le magrebine, quelle magrissime e anche le grassocce. Insomma, erano tempi in cui di onanismi e fantasticherie rosolavo bene la mia salsiccia…

Oggi non sono ancora né carne né pesce. Sono un eterosessuale che stima gli omosessuali, adoro sempre Keanu Reeves, uomo bisex, cazzuto e incazzato in John Wick, non giudico le prostitute e so che il miglior film di Gianni Amelio non è questa schifezza di Hammamet, bensì Il ladro di bambini.

In particolare, andavo matto per due ragazze. Con Facebook, le rincontrai. E mi sentii come Christopher Walken de La zona morta dopo i Risvegli alla Bob De Niro.

Sì, a causa di De Niro, uomo verso cui mi trasfusi, precipitai nell’esistenziale blackout.

Volete vedere queste due ragazze? Oggi, sono entrambe sposate. Si chiamano rispettivamente Tiziana, della quale mille volte vi parlai e maggiormente innamorai, e Deborah.

Tiziana, peraltro, è sposata col mio amico delle scuole elementari. Che si chiama Pierre, non fa il PR e forse non è un poeta come Pasolini Pier…

Sono entrambe belle.

Grazie al cazzo, io scelgo sempre quelle belle. Anche a loro, a quei tempi, piacevo molto.

Che devo farci?

Mi sa che farò la fine di Mickey Rourke.

Insomma, fu una tragedia.

Ma, nonostante tutto, sono ancora Johnny il bello.

So che riderete e forse mi compatirete.

Purtroppo è la verità.

Non si può discutere in merito al mio carisma.

In merito agli altri mariti, invece, discutiamone eccome.innocenza infranta phoenix tyler83006526_10215532589490721_402458136650186752_o

1936219_122865744671_4608204_nAh ah.

Ancora mi parte la bussola ma perdonatemi. Ve lo dissi un paio di giorni fa. Quando sono innamorato, penso che i nichilisti de Il grande Lebowski vogliano tagliarmi l’uccello. Quindi, divento agitato.

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Una lieve rimembranza della mia Venezia 76 da JOKER, fratello di Batman, eh sì, quanti amici veri lontani da ogni stupida, prosopopeica arroganza


01 Sep

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Eh sì, son rientrato a Bologna dopo il mio breve viaggio in quel di Venezia. Ove, nella calle Sotoportego del Pistor, stazionai in un albergo affitta-stanze. In cui condivisi il cucinotto e il soggiorno con due coppie più anziane d’ordinanza che, allegramente, prepararono pranzetti e cenette mentre io, nella mia stanza, scrissi le recensioni dei film che vidi in laguna in tutta calma riflessiva e poi con frenesia inquieta e abrasiva in perfetta linea col mio stile incendiario, dinamitardo, quasi psicotico, a tratti armonico e atomico, nuovamente fulgido e barocco.

La mia prosa, così come il mio acquatico pensiero profumato d’immacolato lindore e ancora superbo, intangibile, giammai appunto annacquato candore, viene sempre più apprezzata e mi dà gusto premere l’inchiostro delle mie tempie, scandendolo a piacimento di come io stesso riavvolgo furentemente il tempo fra elucubrazioni futile delle mie trascorse sparizioni talmente melanconiche da sposarsi quasi alle pompe funebri. Eh sì, più e più volte durante le mie passate, disarmanti solitudini annali e ancestrali, negli interstizi fugaci delle mie viltà tremende, difatti meditai il suicidio per debellare ogni mal di vivere per cui, in questa vita fra il dire e il fare nella quale mai si nuota felicemente in uno spensierato, solare mare, soventemente s’affoga nella tristizia di pleniluni torbidi in cui irosi alle stelle si ulula.

Ma, sebbene spesso afflitto da profonde nevrosi, incendiato dalle mie inespresse passioni così romantiche d’apparire, agli occhi dei superficiali, soltanto addirittura come stolta ritrosia e paura d’amare ignobile, interpretate cioè come egocentrismo e insopportabile, perfino disgustosa vanità odiosa, malgrado spesso andò a farsi fottere la mia spontanea ilarità pindarica e giocosa, in quanto castigata nella prigionia psicologica dei miei ancestrali timori quasi da lebbroso, ancora sogno poiché immutabilmente resto (in)fermo al mio timone, io sono il capitano coraggioso del mio vascello ed ectoplasmatico pian piano plano non solo sugli oceani delle mie mille perdizioni, dei miei tormentosi e pietistici lamenti, bensì, orsù miei prodi, le montagne più vostre aride valico e navigo nella vastità spaziale di risplendenti, soavi aurore in cui la mia poesia si fa magnifica e aulica.

Or innamorandomi di ogni nuova donna a ogni ora, ripudiando le vostre squallide orge, fulminato dalla folgorazione della mia ritrovata illuminazione sempre intonsa.

Sì, fui enfant prodige. Poi, poco prodigo e nascostomi nel vuoto cosmico, talvolta addirittura tragicomico, m’inabissai assai poco prodigiosamente in un’esistenza davvero remota dall’essere nitidamente splendente e ariosa. Invero fu solamente desertica e tenebrosa. Enigmatica, auto-crocifissa, penosa o soltanto innocentemente pensierosa.

Sì, in passato apparsi come deficiente, lo ammetto e ne sono (s)contento. In quanto non rinnego nessun mio turbamento, fonte battesimale per risorgere a una migliore, riscattata coscienza abissale. Vivendo nell’eterno, magnifico illanguidimento.

Quanti incontri avvennero in questo Lido fuggente, rifulgente nello splendore mi(s)tico del mio imperscrutabile firmamento.

Mi commossi la sera in cui, prima di fare la fila davanti alla Sala Perla per vedere 5 è il numero perfetto, nell’atrio del Palazzo del Casinò, fui salutato come maestro da Fabrizio Ciavoni, da Riccardo Cozzari e da Matteo Arcamone, ragazzi giovanissimi nel cuore ma già enormi signori, capaci di gesti calorosi e sentitamente autentici.

Mi strinsero a sé, come fratelli di sangue m’abbracciarono e ogni mia lacrima amara sparì in uno stupendo istante dolce e graziosamente fragrante.

E che dire di Raffaele Mussini, anche lui scrittore, appassionatissimo cinefilo e mio collega redattore su Daruma View Cinema?

M’aspettò trepidamente dirimpetto al red carpet del Palazzo del Cinema durante la prima mattina di questo mio speciale Festival da accreditato stampa.

M’offrì anche la colazione e assieme vedemmo il film d’apertura, La verità. Atto d’amore viscerale nei confronti di un mito intramontabile del Cinema francese più elegante e mondiale, la strepitosa Catherine Deneuve, donna che, nonostante la non più florida età, rimane invincibilmente affascinante in quanto dotata d’una innata classe inarrivabile perennemente intatta. Per l’occasione affiancata dall’ancora bellissima Juliette Binoche. Gran figa che, diciamocelo, malgrado qualche ruga, io scoperei a novanta.

Anche in tal caso mi commossi quando una delle più grandi dive di tutti i tempi, ovvero la Deneuve, invecchiata, appesantita, stanca e disillusa, camminò immalinconita lungo una strada plumbea ai primi battiti dell’alba assieme al suo cane.

Una scena meravigliosa.

No, La verità, a dire il vero, non è un grande film ma ha due tre momenti davvero belli.

Così come, appunto, 5 è il numero perfetto.

Questa sua Napoli fangosa, acquitrinosa ove, nell’incipit, il grande Toni Servillo sembra la versione partenopea di Sam/De Niro di Ronin, mi ricordò il paese natio dei mie genitori in cui vive tutt’ora molta gente semplice, persino arretrata e sbagliata, forse pure criminosa e acrimoniosa, gente che spende migliaia di Euro per un abito da sposa ma ove le donne poi sono trattate dai violenti mariti non tanto coi petali di rosa.

Un posto però lontano dal tempo, immerso nei miei inestinguibili, inestirpabili ricordi cangevoli, delicatamente sinceri.

Ed ecco che ricordo qui ora di nuovo Ciavoni. Ci sentimmo su Messenger alla sera della vigilia del Festival. Poi, nel pomeriggio successivo, tramite vocali su WhatsApp, lui m’invitò a raggiungerlo allHotel Excelsior:

– Ste, che fai in camera? Siamo all’Excelsior. Vienici a trovare. Oh, dai che ci scattiamo una foto con Johansson Scarlett.

– No, non mi va.

– Offes’ – lui sapidamente rispose.

– Offes’ per cosa sta? Mi dai del fesso perché non vengo o sei offeso?

– Entrambe.

 

E ridemmo platealmente entrambi.

Mi deluse terribilmente invece Ad Astra, la storia di un uomo più pazzo di suo padre che vuole scoprire il mistero della vita ma alla fine diventa Nicolas Cage di The Family Man.

Con Liv Tyler, una non più sexy come un tempo ma a cui una botta darei senza sconti e ripensamenti, ex figlia di Bruce Willis di Armageddon e del suo vero padre, Steven, il cantante degli Aerosmith che, per questa balla spaziale di Michael Bay, compose però un pezzo, diciamocelo, epocale: I Don’t Wanna Miss a Thing.

Sì, Liv Tyler preferì a Io ballo da sola Brad Pitt… grazie a u’ cazz’, come direbbe Carlo Buccirosso di 5 è il numero perfetto.

Ah ah.

Quindi il caso Dreyfus che potremmo ribattezzare il caso Falotico. La storia di un’amicizia straordinaria ove un uomo capì che fu eseguito, per comodità istituzionale, un immane errore giudiziario e venne commessa un’ingiustizia mostruosa di proporzioni spropositate, tesa a difendere le bugie e un mondo orrendamente meritocratico per cui ancora avvengono tristissimi insabbiamenti.

Ed è per questo che Joker è veramente un capolavoro.

Soprattutto quando Arthur Fleck, stanco di pentirsi, di venire mortificato e umiliato, non vuole più fare il bravo bambino, non ha più alcuna voglia di redimersi.

Cosicché, senza falsità, senza inutili, controproducenti, afflittivi piagnistei, vomita tutta la sua potenza, diventando l’angelo diabolico più forte e potente.

Non fu lui a sbagliare, bensì l’arroganza di un mondo di uomini apparentemente probi e perfetti, invero assai cattivi e bugiardi, laidi e maiali.

Al che Arthur diventò il più cattivo, il più cattivo di tutti.

Dunque il più amato poiché tremendamente puro e vero.

Ebbene, miei amici, io sono il padrone del mio destino, l’intrepido, imbattibile condottiero di questo viaggio a prua del mio poetico veliero.

 

di Stefano Falotico

Preferirò sempre Clint Eastwood a Bertolucci. Ce la vogliamo dire? Bernardo non era un granché


29 Nov

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Sì, ecco che la sparo grossissima.

Bernardo Bertolucci è stato sopravvalutato.

Un uomo di Parma, ove mangiava già il prosciutto crudo e, tra un affettato e l’altro, aveva sviluppato un carattere affettatissimo, con tanto di r moscia da commendatore. Quindi, approdò a Roma, ove si esibì come poeta e scrisse per Sergio Leone, tra una matriciana e l’altra, una matrona e una fontana di Trevi, la sceneggiatura di C’era una volta il West, alleggerendo la rustica poetica leoniana nel magnificare liricamente le forme di Claudia Cardinale con una penna deliziosamente delicata.

Mah, questo Bernardo, in più di cinquant’anni di carriera, non è che poi abbia diretto tantissimi film, eh.

Alcuni dei quali sono sovrastimati in maniera pazzesca.

Sì, visto che erano periodi in cui fermentava l’anticonformismo, ovviamente un film come Il conformista poteva essere molto amato.

Quindi, Ultimo tango… film sul maledettismo, con molti cliché un po’ vecchiotti. Con quest’innominato Marlon semipelato che la pela alla Schneider, ottima patata per i canoni dell’epoca.

Sì, mio padre sostiene che a quei tempi tutti i maschi andarono a vederlo perché non potevano usufruire, a differenza di quel che avviene e “viene” oggi, del porno catodico-internettiano. E solo qualche an(n)o dopo sarebbe andata di moda e di monta Edwige Fenech.

Erano tempi di repressione sessuale immane. Tempi nei quali si aspettava che Laura Antonelli salisse sulla scala per far salire qualcos’altro di malizia…

Capirai che roba…

Sì, gli uomini di quell’era ipocritissima avrebbero poi tutti vissuto tragedie da uomini ridicoli. Strozzati e castrati dal matrimonio e poi negli anni novanta a idolatrare, col linguino di fuori, le vallette di Berlusconi, in un’apoteosi farisea di peccati carnali mai confessati ma solo televisivamente, fantozzianamente sognati. Sogni mostruosamente proibiti…

L’ultimo imperatore è un polpettone interminabile dieci volte peggio di Kundun e Silence.

Sì, appena giravi un colossal “epico”, ti davano l’Oscar. Un film che fa venire due palle enormi, altro film filocomunista abbastanza didascalico, più di Novecento, film della durata di cinque ore e diciassette minuti che, se resisti alla sua visione integrale, ti fanno piccolo Buddha.

Ne vogliamo parlare poi di Io ballo da sola? Con Liv Tyler, la figlia del cantante degli Aerosmith.

Sì, se una ragazza, al pari di Liv, soffriva di strabismo di Venere, l’ottica Avanzi le regalava in omaggio, dopo che costei pagava gli occhiali per allineare la convergenza-divergenza dei bulbi oculari, il film Un corpo da reato. Film nel quale davvero Liv Tyler è bona forte e rese tutti gli uomini ciechi… sì, l’ottica Avanzi è come se, con questo dono, avesse detto alla ragazza a cui fu elargito: non saranno un paio di lenti a renderti bollente come Liv, stai in occhio quando i ragazzi ti schiveranno perché induci loro a farti i malocchi.

Sì, anche John Malkovich è strabico ma ci vide molto bene quando Debra Winger, ne il Tè nel deserto, le offrì la sua “bevanda calda” molto liquida…

John strabuzzò la vista e, arrapato al massimo, adottò una strategia del ragno.

No, Bernardo non era un regista di ampie prospettive visive. Era solo ossessionato dal pavoneggiarsi come contestatore pur avendo più soldi di Benetton.

Molto meglio Clint Eastwood, un texano dagli occhi di ghiaccio.

Sì, lassù Bernardo, assieme a Marlon Brando, leggerà questa mia stronzata. Lui e Marlon si guarderanno in faccia e penseranno: questo Falotico è proprio uno spasso. Ah ah.

 

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di Stefano Falotico

Genius-Pop

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