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VENEZIA 76: diramata la lista ufficiale della Giuria e, fra gli accreditati stampa di quest’anno, compare il JOKER MARINO, ovvero AL PACINO, vedere per credere


24 Aug

giuria venezia 76

pacino americaniVoi avete un brutto difetto. Non credete mai a quello che vi dico. Siete come San Tommaso. Colui che, se non ficcava il naso nei cazzi altrui, non era mai soddisfatto.

Io so soltanto, come sostiene Al Pacino di Scent of a Woman, che col naso bisogna odorare l’hostess in aereo che ti fa volare alto…

Sì, ve lo confesso. Sono molto emozionato. È la prima volta in assoluto che mi presenterò al Lido in veste di critico ufficiale e inviato di Daruma View Cinema, la rivista online per cui sempre più proficuamente scrivo.

Io e il mio amico Raffaele, del quale qui non posso svelarvi il cognome, sebbene possa dirvi che è un collega, vedremo probabilmente anche molti film assieme.

Io starò soltanto cinque giorni alla Mostra. La mia economia non mi permette di alloggiare in albergo per tutto il periodo festivaliero. Si fa quel che si può coi soldi che si hanno in tasca.

Ma, dopo cinquemila libri pubblicati, molti dei quali a tematica cinematografica, dopo il mio lodato e apprezzatissimo saggio monografico su John Carpenter, significa che qualcosa mi sono meritato.

O no? Sì, io non amo far sfoggio di me, sono una persona piuttosto umile poiché conosco assai bene la realtà.

Oggi avviene un successo, domani non si fa sesso e una nuova delusione è dietro l’angolo. Cosicché, si finisce nella merda e si diventa dei cessi.

Sì, non bisogna giammai vantarsi di niente. Mai! Ricordate quello che dice sempre il grande Al ne L’avvocato del diavolo a Keanu Reeves:

Milton: – Un po’ meno spocchia, figliolo, anche se sei bravo, non se ne devono accorgere che arrivi, sarebbe una gaffe, amico mio. Devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda… Guarda me: sottovalutato dal giorno della nascita. Tu non mi crederesti mai un padrone dell’universo, non è vero? Tu hai un’unica debolezza a quanto posso vedere. 

Kevin: – E cioè?

Milton: – L’aspetto. La tua aria da stallone della Florida. “Pardon madame, ho dimenticato gli stivali sotto al suo letto”.

Mai avuto una giuria senza donne!

Ah ah!

Sì, nella giuria di quest’anno compare anche Rodrigo Pietro, il direttore della fotografia di The IrishmanChe te lo dico a fare?

Ovviamente, non sto scherzando. La Biennale di Venezia mi bombarda di mail, aggiornandomi su tutti gli sviluppi del programma ufficiale.

Dunque, come tutti gli accreditati stampa, ho ricevuto nel primo pomeriggio la notifica esclusiva della lista completa della giuria.

Sì, grande giuria. Lo sa il mitico John Cusack di The Runaway Jury. Ah ah.

John e Al recitarono assieme in City Hall. Ho detto tutto. Ah ah.

Sì, vivo ancora spesso pomeriggi da giorni da cani e son vivo per miracolo.

Io e Al Pacino de Lo spaventapasseri del finale, eh sì, abbiamo ricevuto la stessa diagnosi.

Però io non sono un personaggio da film tragici.

La vita va avanti…

E lasciate stare quella cantante del cazzo, Madame.

Qui si fa tutto un altro gioco come nel film Americani.

E, come dice Al Pacino di Heatè gente cazzuta, questa.

Sì, molti di voi, qui in Italia, pensano che arrivare a Hollywood sia un gioco da ragazzi.

Stare a Hollywood non è solamente questione di talento, culo, bellezza, fascino, presenza scenica e bravura.

A Hollywood bisogna avere il pelo sullo stomaco per resistervi.

È un posto di corrotti, di produttori truffaldini e furbissimi, di troiette che venderebbero la loro madre pur di recitare due secondi con Al Pacino, è un posto iper-competitivo e violento, soprattutto psicologicamente, ove Arthur Fleck/Joker finirebbe strapazzato in 30 secondi netti.

Dunque, non montatevi la testa.

Guardate come hanno combinato per le feste il povero Kevin Spacey, uno dei più grandi talenti di Hollywood degli ultimi trent’anni, emarginato, distrutto, incriminato, colpevolizzato da un’America falsa e puritana solo perché nudamente ha avuto il coraggio di non rinnegare d’aver sbagliato.

Il mondo reale, fratelli della congrega, è come l’ufficio di Americani.

E, a proposito di Kevin Spacey che, in questo film, fa il bambino, combinando scherzetti cretini, è ora di smetterla con le prese per il culo e gli sfottò infantili.

Altrimenti, accadono le tragedie e, per venirne fuori, bisogna farsi un culo come una casa.

 

di Stefano Falotico

I migliori film sull’amicizia e sull’amore


04 Jun

Revolutionary Road

Ebbene, da tempo volevo scrivere qualcosa di veramente centrato, scevro dei miei consueti, oserei dire fuori tematici voli pindarici, per posarmi semplicemente delicato su questi due umani sentimenti portanti.

Sì, credo che nella vita uno possa essere buddista, agnostico, miscredente, ateo oppure cristiano ma non vi possa essere nessun uomo che, in quanto essere dotato di anima pensante, sia in grado di sganciarsi da queste due colonne basali, forse basiche dell’esistenza di noi tutti.

Il Cinema, così come tutte le arti, ha campato su tali argomenti. Anzi, a dire il vero, il 90% delle storie filmate si basano su queste due principali emozioni.

E ora vi argomento, datemi un momento. Non datemi più del demente.

Anche quando la Settima Arte diventa lynchiana, quindi apparentemente dissociata di nonsense narrativo da intrecci diciamo alla Beautiful, come in Mulholland Drive per esempio, a volerci vedere chiaro, va comunque puntualmente a parare sulle relazioni interpersonali. Che siano pure, così come in quest’indiscutibile capolavoro del maestro Lynch, flirt lesbici e via dicendo.

In fondo, Mulholland Drive possiede al suo interno molte chiavi interpretative, perfino psicanalitiche. Che ve lo dico a fare? Lo sapete meglio di me.

In questi anni, per via di miei esistenziali percorsi indubbiamente alquanto forti, vanitosamente posso affermare di aver acquisito competenze psichiatriche degne di un dotto luminare della materia suddetta.

Voi sapete che cos’è, cosa sia il Super-io? Macché. Voi non sapete usare nemmeno il congiuntivo. Basta che vi congiungiate con la prima baldracca raccattata per strada e utilizzate il condizionale per suonarvela e cantarvela: vorrei ma non posso, posso ma potrebbe essere, anche no.

Ma per piacere. Andate a dar via il culo. E pulitevi i denti col collutorio. Qual è la vostra nuova ipocondria, leggasi alibi, per raccontarvela? Ah, capisco, avete la congiuntivite.

Freud sosteneva, forse giustamente, che il Super-Io sia un’istanza intrapsichica secondo la quale noi uomini, anche se nessuno fin dapprincipio c’abbia inculcato certi modi di fare, prendiamo ad esempio Christopher Lambert di Greystroke, sin dalla nascita siamo geneticamente dotati di alcuni importantissimi codici di comportamento, denominati genericamente valori secondo cui agiamo moralmente anche se, ripeto, non siamo stati educati dall’aristocrazia inglese.

Ci mancherebbe, fra l’altro. Lascio al Principe Carlo le sue orecchie a sventola. A cosa gli è servita tutta la sua sontuosa educazione raffinata se poi abbandonò la splendida Lady Diana per quella volgare villana di Camilla?

Ma sì, continuasse a bere il tè, Carlo. Anzi, le camomille. Uno che ebbe genealogicamente un culo sfacciato e che fece? La fece, appunto. Sì, con Diana l’amore fece ma fu anche fece nel senso di pezzo di merda. Permise che Diana morisse nella stessa galleria di Ronin con De Niro del Frankenheimer.

Ma dico! Oltre a non possedere l’eleganza british, questo Carlo non conosce(va) neppure i baci alla francese. Sì, se fossi stato in lui, avrei portato Diana in Costa Azzurra con tanto di maglietta sportiva ed estiva della Lacoste. Ora, invece è inutile che pianga da coccodrillo. Ah ah.

Poteva involarsi a Nizza con una donna che lo faceva diventare rizzo più di Katarina Witt, appunto, di Ronin e lui invece passò a passa tuttora le giornate a cacciare le volpi, montando il suo cavallo di razza.

Ma che razza di uomo è costui? Più che una volpe e un cavallerizzo, è un ricco riccio molto coglione. Diciamocela.

Ronin è un grande film sull’amicizia. Jean Reno salva la vita di De Niro che guida le BMW. Quindi, fra macchine della Renault e atmosfere anche alla Léon di Luc Besson, De Niro s’inchiappetta Natasha McElhone da vero Lion. E sul Pacino de Lo spaventapasseri avrei da dirvene…

Voi siete solo degli spaventa-passere. Ma sì, date da mangiare ai piccioni, piccini.

Ah, Natasha, donna britannica, donna a cui offrirei subito il pan di spagna. Anche il pen di spugna… onestamente.

Spagna o Francia basta che se magna? Sì, lo so che voi, italiani magnaccia, mannaggia, non credete a nessun ideale e, secondo me, oramai non credete più né all’amicizia né all’amore.

Basta che vi facciate du’ spaghi e andiate a divertirvi coi film con Paola Cortellesi. Contenti voi, io no.

Avete perso il gusto della veracità ruspante, puttanesca, amicale oltre ogni dire del mitico Sergio di C’era una volta in America. Film di maschi mai cresciuti, di donne desiderate, bramate, persino felliniane, stuprate, di uomini violentissimi, di bestiali inculate, corna, tradimenti, pistolettate, colpi gobbi, tiri mancini, rapine a mano amata, no, armata, con un James Woods che alla fine, nonostante le porcate che rifilò a Noodles, malgrado Noodles lo servì da maiale alla loro donna, dopo eterne, reciproche rivalità con Noodles da figlio di puttana luridissimo, capì che non valeva la pena farne una tragedia.

Infatti si ammazzò. Ah ah.

Forse, è stato tutto un sogno impossibile come nel finale de La 25ª ora.

Più che un capolavoro di Sergio Leone, probabilmente Un mercoledì da leoni, uno scontro fra Keanu Reeves e Patrick Swayze da indimenticabile Point Break.

Chi è Il cacciatore e chi la preda? Chiedetelo a Christopher Walken dell’appena citato masterpiece di Michael Cimino e vi risponderà, sparandosi in testa.

La vita è un Casinò. De Niro e Pesci sono inseparabili amici dall’infanzia e fanno di tutto per incarnare invece una delle massime storiche proprio di Once Upon a Time in Americanoi siamo come il destino… chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

I grandi film sull’amicizia sono veramente tanti, troppi. Mi sono limitato a una parentesi goliardica, eh eh.

Adesso invece andiamo a parlare, anzi a parare sull’amore.

A proposito del povero, compianto Swayze, lasciate stare subito puttanate come GhostUnchained Melody è bellissima, Demi Moore di più, Whoopi Goldberg non tanto. E il film va bene per le classiche casalinghe di Voghera, amanti degli oroscopi e della new age del cazzo.

Che ne pensate de L’età dell’innocenza? Daniel Day-Lewis ama da impazzire Michelle Pfeiffer e anche lei farebbe carte false per stare tutta la vita con Daniel. Non ha bisogno di andare da una maga che le legga i tarocchi per capire che, appena lo guarda, vorrebbe essere la sua regina di bastone/i… Bastone della vecchiaia ma soprattutto di una maturità florida, tutta deflorata, ah ah.

Ora, chiariamoci, donne. Michelle voleva stare con Daniel. Perché voi no?

Non raccontatevi stronzate. Daniel Day-Lewis vede Madeleine Stowe ne L’ultimo dei Mohicani e si scioglie come una cascata.

Pure lei però non scherza, infatti dappertutto schizza.

Sì, Day-Lewis non è mica un povero cazzone… un pesce, no, un Joe Pesci qualsiasi.

Soltanto che, tornando a L’età dell’innocenza, quel tipo di società era classista più dei falsi amici e delle tribali regole d’onore di Quei bravi ragazzi. Prendete, che ne so, Titanic ad affondamento, no, a fondamento del mio ragionamento, miei uomini annacquati.

Leo è tanto bello e anche la Winslet è bona. Ci scappa la scopata, lei è un lago ma alla fine lui affoga. Sarebbe affogato comunque. I genitori di Kate non avrebbero mai permesso che Jack Dawson potesse sposare la principessina sul pisello. A meno che non avesse avuto i soldi di The Wolf of Wall Street.

Anche così però l’avrei vista molto dura. Insomma, questa vita è una Revolutionary Road. Non si può mai stare tranquilli.

Di mio me ne fotto.

Sì, se non fosse stato per il mio genio anomalo, avrei fatto la fine di Michael Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Oppure la fine sempre di Shannon, però di The Iceman.

Da quando invece non do più retta ai vostri piccoli cervelli…

Ho detto tutto.

Come va adesso, insomma?

Meglio che non lo sappia. Non voglio fare la fine di Rocco Siffredi. Quella di Rocco non deve essere una gran vita. Sì, sta sempre a scopare ma, a differenza di me, non crede più a niente.

Eh già. Dove la troverete una testa di minchia come la mia? Non ce sono più in giro, abbiate fede.

Guardatevi attorno, sì, è un mondo andato a zoccole.

 

di Stefano Falotico

michael shannon revolutionary

Tiger Man: siate amici del giaguaro e non di Leopardi, video INFINITO in onore di Van Damme


04 May

Sì, Jean-Claude è un uomo che io, durante i primi turbamenti adolescenziali, quando il cuore spingeva all’over the top, tenni molto in auge. Questo bambagione simpaticissimo che arcuava il suo bacino su movenze tamarre mai viste con classe da ballerino. Un Roberto Bolle in abiti marziali. Ah ah.

Muscles from Bruxelles, un titano di bicipiti su tricipiti bilanciati in forme simmetriche molto pompate.

Un uomo venuto dal nulla, anzi dalla palestra ove, sollevando pesi alimentati su proteine forse anabolizzanti, Jean-Claude ascese nell’empireo dei maggiori posatori scultorei del culturismo più alla Bruce Lee in salsa occidentale.

Lui, Frank Dux nell’epocale must di ogni prima infanzia che già spinge, ovvero il mitico, oserei dire leggendario Senza esclusione di colpi.

In cui, nell’infernale sfida infernale simile a Mortal Kombat, Jean-Claude viene accecato dal suo vero amico nella vita reale, il possente cicciottello Bolo Yeung, qui nella parte del mefistofelico figlio di puttana Chong Li.

Ma Jean comprende l’imbroglio, sì, Chong Li, consapevole che Dux fosse molto più forte di lui, gli aveva scagliato contro una polverina non tanto magica. Che gli obnubilò la vista.

E ora? Jean-Claude ricorda quindi gli insegnamenti orientali del suo maestro di saggezza e ritrova la sua arte della guerra.

Al che, il cicciottello Chong Li fa la fine di Cicciobello.

Kickboxer, altra summa imperdibile per ogni suo ammiratore.

Poi Lionheart.

Qua, il pathos nella scena finale è forse ancora maggiore.

Van Damme, nella parte di Lyon, nomen omen come si suol dire, affronta il mastodontico bastardissimo Atilla. Una sorta di André the Giant con codino da Roberto Baggio grasso.

Il suo amico, tradendolo, scommette su Atilla. Al che Lyon, a differenza di Lion/Al Pacino de Lo spaventapasseri che all’ennesima batosta psicologica diventò schizofrenico irreversibile, comprende l’abisso e, come un moderno Sansone, fa crollare tutti i consiglieri fraudolenti e farisei, ritrovando un’energia vitale davvero immane.

Strepitoso, peraltro, in questo momento cinematografico oserei dire paragonabile al miglior Orson Welles, ah ah, ove il leone Jean spacca Atilla l’orso, il tifoso su capelli brizzolati che urla:

– Oramai ce l’hai in pugno. Dai, dai, dai, dai, dai. Sì, bravo!

 

Il pubblico inneggia al trionfo. Partono fulmini e saette formato piroette e pugni tonanti.

Al che Jean comincia a lavorare pure con maestri veri come John Woo e Ringo Lam.

Toccando una vetta in The Replicant, un Face/Off sui generis da cineteca.

Di mio, tutto si può dire tranne che sia impavido. Spesso sono anche pallido ma è perché amo il mio giorno ove vi metto tutti a pecora.

Oh, come rimedio io delle sventole pazzesche, lo sa solo la mia faccia da culo.

 

di Stefano Falotico

van damme bloodsport

TOP TEN Al Pacino


05 Nov

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Ebbene, oggi parliamo di Alfredo James Pacino, indubbiamente, e sfido chiunque a smentirmi, uno dei più grandi attori della storia del Cinema.

Quali sono a mio avviso le sue dieci più grandi interpretazioni?

Partiamo col dire che è difficile trovare, nella sua filmografia, una brutta interpretazione. Semmai, ovviamente, con l’andare dell’età, di ruoli migliori gliene sono stati offerti sempre meno, quindi negli ultimi vent’anni è incappato in film assai mediocri e abbastanza invedibili. Eccezion fatta per i suoi superbi lavori per la HBO.

Anche se, come sapete, il prossimo anno, quando compirà la bellezza di settantanove anni, uscirà con i due film più attesi in assoluto della stagione, vale a dire The Irishman di Scorsese e Once Upon a Time in Hollywood di Quentin Tarantino.

Mica male per un vecchione, eh eh. Che poche settimane fa si è messo assieme a una che potrebbe essere la sua nipotina. Ci dà, Al, ancora un mandrillone!

Dunque Al, nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo e nonostante non sia più quello di una volta, ha ancora il suo ottimo perché.

Ma passiamo alla classifica. Otto nomination all’Oscar ma, scandalosamente, solo una statuetta. E nel suo carnet può dire e vantarsi di essere uno degli attori con più candidature ai Golden Globe di sempre, ben diciassette!

La sua migliore performance, a mio parere, è quella di Cruising. Specie nella seconda fase della sua carriera, Al è stato famoso per i suoi lunghi monologhi, vedi L’avvocato del diavolo e Ogni maledetta domenica. Gigioneggiando a briglia sciolta. In Cruising, invece, parla poco, è molto sulle sue e comunica quasi esclusivamente attraverso lo sguardo.

Come diceva Marlon Brando, un grande attore non ha bisogno di troppe parole. È nella forza del suo sguardo che si vede la potenza recitativa.

Al secondo posto, il mitico, terrificante Michael Corleone della saga de Il padrino.

Al terzo e quarto posto, Scarface e Carlito’s Way.

Quinta posizione per il suo Vincent Hanna di Heat.

Non so se ci avete fatto caso, eccezion fatta per Il padrino, ho citato sino a questo momento tutti film per cui è stato oscenamente ignorato dagli Academy Awards…

Settimo posto per un film del quale non parla più nessuno: Lo spaventapasseri.

Dunque ci mettiamo Sonny di Quel pomeriggio di un giorno da cani.

Passiamo al magnifico Donnie Brasco.

E finiamo con Seduzione pericolosa. Ah ah.

Come? E che fine ha fatto Scent of a Woman? No, secondo me non entra fra le prime dieci posizioni.

Se non vi sta bene, andate a fare in culo. Uahh!

E ora sparatevi pure questo video!

 

di Stefano Falotico

Scarecrow: banalità vera della sera: un uomo senz’amore è un arido ma forse se la gode, un uomo senz’amici è un uomo morto


04 Nov

Lo spaventapasseri Pacino

Sì, è così.

Assisto sconsolato al mio fantasma che vaga un po’ annacquato, forse da tanti sconsiderati eventi esacerbato.

Io ho avuto sempre un grande sogno nella vita. Trovare un mezzo matto come me e naufragar di notte come i Blues Brothers nella goliardia più sfrenata.

Sì, una bella nottata di bagordi e cazzate da collasso respiratorio. Quando la città s’addorme, la gente va a letto e le donne grasse già da mezz’ora, ronfando, cacciano scoregge sesquipedali che svolazzano nella camera mentre il marito ode questa musica “soave” e pensa che domani sarà un’altra giornata di merda. Di colleghi invidiosi e bavosi sul culo della segretaria, di battutine per celebrare la noia aziendale, una leccatina al direttore e la domenica sera con un’altra partitina.

Ma gli artisti non stanno messi meglio. Anzi, oserei dire peggio. Sono quelli che l’hanno preso più nel culo, detta sfacciatamente come va detta. Vedo portafogli miseri e cervelli pieni. Molte sigarette, troppi caffè e fegati dunque amarissimi. Con tanto di schiuma… di rabbia.

Prendete il marito della figlia della mia vicina di casa. Quando parla non si capisce un cazzo e ogni tre parole ripete la parola precedente, al che un discorso di senso compiuto di nove parole diventa una faticata incredibile. Ché finisci di ascoltarlo quando lui è già a letto a trombarsi la moglie. E tu invece, nel cercare di realizzare il suo interminabile discorso balbettante, sei ancora lì, fermo immobile come uno stoccafisso, mezzo stordito, al calar della Luna, pensando fra te e te… non è che questo stronzo ha ragione?

No, è uno stronzo tartaglione del cazzo.

Sta messo molto meglio di me. Sì, ha iniziato a lavorare a quattordici anni. Credo che abbia letto a malapena solo un libro, se tale si può chiamare, in vita sua… sì, me lo confidò lui in un attimo di sua vanità “intellettuale”. Il titolo da lui letto, ora ve lo dico, s’intitola… Io amo la mia lei e lei ama me ma non sa che io amo bere solo il tè.

Libro che potete trovare in vendita sulle maggiori bancarelle della città Bonislandia. Sì, non esiste questa Bonislandia, ho detto tutto…

Però esiste questo qui. A quattordici iniziò a lavorare come saldatore. Prima di trovare la figlia della mia vicina, diciamo, che saldò molto bene quell’arnese in mezzo alle gambe a tante donne calde che oliava per meglio lubrificare l’incollatura. Poi, una volta arrugginito che fu il pezzo rovente da maniscalco del suo ferro del mestiere, lo appiccicò alla moglie. Nel frattempo, a forza di lavorare duro…, si è fatto un sacco di soldi. E adesso ride e scherza da mattina a sera, andando ogni fine settimana all’estero.

Ieri sera abbiamo preso l’ascensore assieme. Mi ha confidato, consigliandomi di non dirlo a nessuno, che ha letto un altro libro da allora… Voi avete debiti da saldare e invece io ho pieno il salvadanaio.

Sì, era meglio essere ignoranti come capre ma farsi il culo…

L’altra sera mi ha contattato una in chat. Dice che la interessavo. Al che, ha letto nel mio profilo che scrivo libri. E mi ha chiesto di dedicarle una poesia creata sul momento. Gliel’ho scritta sull’onda di una forte attrazione passionale. Lei si è commossa, poi mi ha detto: – Bellissima, ora devo andare.

– Dove vai?

– Dal mio amante.

– Ah, capisco. Che lavoro fa il tuo amante?

– Il magnaccio. Sotto ogni punto di vista. Ma con lui sto bene. Insomma, no, non tanto. Mi sfrutta. Ma a fine mese posso comprarmi un altro Android.

 

Ho detto tutto…

Che te lo dico a fare? Come la vedi?

E ora mi riguardo un film magnifico che, certamente, voi teste di cazzo non conoscete… Lo spaventapasseri con due dei più grandi attori di tutti i tempi.

Ce la possiamo dire senza infingimenti e invidie? Questo mio scritto è uno dei pezzi più belli di sempre. Roba che Walt Whitman mi fa un pippa. No, meglio di no. Donna, dammi una pipa, son stanco delle pippe. Anche delle poppe.

 

di Stefano Falotico

 

(Ri)flessioni ca(n)ute sulla società “losca” di oggi, ossessionata dal s(ucc)esso


26 Sep

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Sì, sto sdilinquendo laddove mi po(r)ta il cuore e non mi curo dal vizio di scrivere le parole fra parentesi, per dar doppio significato alla parola stessa. È un vezzo che ho così come Lynch ha quello di usare Kyle MacLachlan in doppia, anche tripla funzione. Anche finzione. Mi serve per moltiplicare il senso dell’esistenza e per accendermi in passioni che possano sviscerarmi in più par(e)ti di me. Sono l’incarnazione della Loggia Nera, la Shery Lee mai morta, lo sceriffo della cittadina peccaminosa che conosce ogni segreto vostro e mio. E non mi pento della mia stella di latta e anche di bere il latte nella stalla, ove mi reco, ah ah, quando le vacche non vengon (m)unte dai vostri “esimi” stalloni. Da quelle non esimetevi, ah ah.

Sì, molte prospettive mi si aprono ma poche, anzi nessuna, ne “imbecco”. Essendo scrittore di (ca)risma, potrei aprire una “gelateria” di tutte le opere del mondo, ma non avrei il tempo per archiviarle tutte e mi smarrirei nel marasma davvero asmatico del sanguinar ematico e non verso gli altri autori empatico. Sì, una gelateria per leccate di culo? No, no.

Sì, gli spazi letterari li lascio a chi ha la pazienza, la costanza, la precisione di star ogni giorno a leggersi anche libri di dubbio gusto, perfino sgrammaticati, ortograficamente inaccettabili, e poi, per dover di cronaca, doverli “recensire” in maniera decorosa, attribuendo meriti che non meritano. Sì, alcuni di questi siti vengono gestiti in realtà da donne che vogliono solo maritarsi ed, entrando in empatia, con qualche sconosciuto “brillante”, sperano d’instaurare rapporti “collaborativi” di reciproca stima e amore incondizionato verso lo pseudo artista di turno. Ah ah. Ma va…

Così, preferisco rintanarmi nella poesia mia ermetica, agghiacciato da una realtà spettrale piena di ospedali, di gente che sta male e soffre pene dell’inferno. Pene che le donne vogliono, ah ah, e uomini che si concedono con insospettata “apertura mentale”, sì, tutta la settimana si nascondono dietro un fin(to) perbenismo da persone “eccezionali”, quindi quando scende la notte del sabato sera si muovono in territori “erogeni” da veri cani bastonati. Eh sì, sono sadomasochisti e adorano, dopo la frustrazione settimanale, le frust(r)ate del weekend “brioso”, lussurioso, io direi lussato.

Passeggio disincantato in questa vostra realtà scatenata, e osservo un culo incantevole di una cagna che m’inganna. Potrei fumar una canna ma prediligo i cannoli. Mi fanno ingrassare e non riuscirei ad andar da atleta in canoa ma sono esteta delle donne come il Canova. E “crosso” le mie palle come Antonio Candreva. Ah ah.

Sì, non dovete dar retta a tutte le cazzate che sparo. Son uomo che sa prenderla appunto a cu(cu)lo e non si vergogna di esser sé stes(s)o laddove invece molti si affaticano in lavori “stimabili”.

Oggi, siamo invasi dai notiziari. Ma sono notizie date con la fretta di darle. E ne danno così tante che perfino le più grandi pornoattrici non riescono a tenere il conto di questi scop(pi)ati dalle ovvietà.

Tutti son tuttologi, e vogliono “eccellere” in qualcosa per distinguersi. Così si dan da fare con una generosità che ha perduto, invero vi dico, la bellezza dell’attimo. Che non sanno gustare, non sanno neanche “deflorare”, sanno solo spendere per far liste della spesa. Una spesa talmente spessa che pare comunque mai li spossi. E son anche sposati. Che “energie!”. Veri uomini al carboidrato della loro disidratazione affettiva.

Sì, invece io son stanco, sempre, e dormo anche il pomeriggio per poi andar a bere un caffè. Un caffè onesto, un caffè che ama l’aroma dei vostri fe(ga)ti fetidi, un caffè che va giù e dopo ci sta il tiramisù. Con tanto di babà in faccia a te.

di Stefano Faloticosp10-1

Genius-Pop

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