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Gli attori e le attrici belle che mi piacciono e quelli/e che non mi piacciono anche se sono più belli/e


07 Feb

pitt hollywood

Nessuno è meglio di Brad Pitt, che vi entri… in testa

Innanzitutto, a quanto pare, nelle prossime ore sarà sospeso il mio account su FilmTv.it, in seguito a mie risposte piuttosto accese avvenute in una conversazione con una persona che platealmente mi calunniò.

Ma questa fu la decisione e io non sono nessuno per contravvenire a questa disposizione.

Ora, prima che forse il mio materiale scompaia anche se, i miei migliori scritti sono già presenti tutti integralmente su tale sito www.geniuspop.com/blog, vorrei congedarmi da voi con un’analisi degli attori e delle attrici che a me non piacciono. È inutile che proviate a farmeli piacere perché li ripugno in maniera dispotica e forse pure indisponente.

Qualche giorno fa, che mi crediate o no, dissi a una che mi paragonò a Stefano Accorsi.

– Bene. Se ebbi qualche dubbio riguardo il mio possibile suicidio, ora m’hai appena convinto di non ammazzarmi.

– Io ti ho offeso. Ti ho appena detto che chi, in passato, ti disse che assomigli ad Accorsi fu pazzo. Perché Accorsi è bellissimo.

– Ecco, una che frequentai, diciamo, mi disse che invece gli assomigliai. Ora, se avesse detto che sembrai o sembro Antonio Rezza o il compianto Carlo Delle Piane, non me la sarei presa. Mi comparò invece all’attore e all’uomo peggiore del mondo.

– Ma che dici? Stefano è bellissimo. Fu un grande complimento.

– Per me fu un affronto gravissimo, invece.

 

Fu la peggiore offesa, sì, da me ricevuta in vita mia. Ecco, potete infamarmi e raccontarne di ogni tipo sul sottoscritto, dammi del bugiardo cronico, del fallito, del pagliaccio o addirittura, per via di vostre distorsioni mentali da maniaci ammalati di bigottismo, tacciarmi come un mezzo pervertito.

Ma non paragonatemi, nel bene o nel male, ad Accorsi.

Non me la prendo, tanto sono oramai abituato a essere screditato dalla gente invidiosa. Sì, solo gli invidiosi o gli innamorati non corrisposti, eh già, offendono il prossimo.

Si chiama critica pretestuosa. Conoscete forse una persona che, se non è interessata al prossimo, insulta quest’ultimo al fine solo di distruggerlo? Sì, esistono. Stanno pure in manicomio, però.

Le persone cosiddette normali, invece, forse sono ancora più pazze dei soggetti manicomiali.

Cioè, non possedendo il talento altrui, la sua bellezza o perfino la sua purezza, se n’accaniscono con furia imperterrita e infinita solamente per godere sadicamente di una sorta di corrispondenza emotiva che trae morboso piacere nel massacrare il prossimo. Per innervosirlo o dipingerlo in maniera arbitrariamente distorta, per l’appunto. Cosicché l’altro, rispondendogli a tono, venendo scosso dai suoi attacchi spropositati, in qualche modo, sebbene in maniera altrettanto malata, permette alla persona che l’offese o appena offesa, eh sì, di godere del suo gioco.

Un ricatto emotivo che spesso avviene fra innamorati. Ove una persona follemente innamorata dell’altro/a, eh già, la fa ingelosire apposta per misurare se, ingelosendola, la persona da lui amata si arrabbi(a).

Se si arrabbia, significa che tale arrabbiata persona è innamorata della persona che la fece arrabbiare. Altrimenti, se non soffrisse di gelosia, dunque se non avesse paura di perdere chi gli o le procurò gelosia, ne sarebbe rimasto/a indifferente.

Di mio, devo dire che con le ragazze, spesso, non capii un cazzo.

Tanti anni fa, una tizia che pubblicò, non so se pubblichi ancora per la Guanda, dopo essere stata da me disdegnata in modo da lei reputato agghiacciante, mi fece una guerra psicologica atta non a distruggermi, bensì a far sì che per lei mi struggessi. E patissi pene d’amore mai con lei venuto. Scusate, avvenute.

Non starò a dirvi chi fu ma fra me e lei, nonostante le sue insistenze, niente fu.

Lei mi baciò vicino alla stazione centrale di Bologna ma, al solo sfiorarmi le labbra, avvertì che io non avvertii nulla. Al che, con impeto selvaggio da Demi Moore di Rivelazioni, scese in tutta fretta dalla mia vettura, sbatté la portiera (solo quella, eh) e mi coprì dei peggiori appellativi ed epiteti:

– Sai chi sono io? Un altro, al posto tuo, avrebbe fatto carte false solo per assaggiare il mio profumo. Tu sei più matto di quello che pensai. E dire che, se me l’avessi dato, ti avrei reso lo scrittore più venduto del mondo. Io conosco tutti, ti avrei fatto arrivare subito…

 

La mia risposta fu lapidaria:

– Di mio, sto al mio posto di guida e tu ora non sei tanto a posto.

– Perché mi rifiutasti?

– Perché non mi piaci. Subito, lo fiutai.

– Nemmeno tu. Anzi, sai che ti dico, fai schifo, sei bruttissimo. Sei un mostro. Ora ti annienterò. Sai cosa andrò a dire a quella che frequenti? Che ci stiamo frequentando. E che puoi farmi?

– Non voglio fare niente con te. Che volesti fare, invece, tu? Ancora pensi di farmi qualcosa?

– Io le dirò che l’abbiamo fatto. E lei ti lascerà. So che di lei sei innamorato e ti rovinerò.

– Va bene. Ora però non rovinare, coi tuoi calci, la mia macchina. Sei da rottamare, bella mia. Vuoi che chiami il carroattrezzi?

– Allora tu sei veramente fuori.

– Mah, in verità, io sto dentro la mia macchina. L’unica fuori sei tu.

– Basta!!! Ora ti buco e sgonfio le gomme.

– Fai pure. Il mio comunque non si gonfiò per te.

– Ti gonfio di botte!

 

Questa qui, comunque, finse di essersela presa dopo che da me non prese un cazzo ma tempo dopo me la rifece. La incontrai, per caso, al festival di Venezia.

– Stefano, vedi quello che prepara i panini? Oh, me lo mangerei subito.

– Va bene. Adesso vado a dirgli che si scordò di darmi la maionese. Torno subito. Le patate vengono meglio con la sua maionese.

– Io ti distruggo! Ti faccio al forno!

 

Insomma, nemmeno tirando in bello, no, in ballo il panettiere riuscì a farmi, non solo ingelosire.

No, a differenza di molti di voi, non soffro di gelosia.

Che mi crediate o no, tantissime ragazze giovanissime mi scrissero in questi anni per fissare appuntamenti al buio.

Mi divertii come Bill Murray di Lost in Translation con queste Scarlett Johansson. Arrivate, no, arrivato al dunque, dissi a ogni Margaret Qualley:

– Fai la tua vita. Solo quella.

– Non ti piaccio?

– Potresti anche piacermi. Ma io sono troppo grande per te. So che mi prenderai per un coglione anche se, in verità, vorresti pure i miei coglioni ma hai ancora pagnotte da mangiare più di quella tizia che volle farmi ingelosire col panettiere.

 

Ecco. Dopo questo mio scritto, vorreste farmi credere di non essere un Bruce Lee semi-ascetico e zen che vi lascia vincere perché pensate di essere Brad Pitt e io ve lo lascio credere?

Ma vi smonto subito, nani.

Dunque, se vi piace prendermi per il culo, ci sto. Almeno, mi scuotete un po’ dal torpore esistenzialistico.

Se pensate invece di essere Lee Van Cleef di Escape from New York, mi spiace deludervi.

Sono molto più stronzo di voi.

Sono anche come Arnold Schwarzenegger de L’implacabile.

E i criminali non li lascio mai vincere, soprattutto se vogliono che accadano tragedie come quella di Sharon Tate.

Detto questo, gli attori belli che non mi piacciono sono Stefano Accorsi, si era capito, no, e Stefano Accorsi.
A me Brad Pitt, invece, stranamente piace.

Margot Robbie, purtroppo, non mi piace.

Le preferisco Margaret Qualley.

E ho detto tutto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD: Quentin Tarantino lavora per caso ai banner pubblicitari di… Leccami i piedi e altre amenità di so… a?


16 Sep

leccami i piedi

tarantino-foot-fetish-bridgetfonda

 

Compare anche a voi, talvolta, questa pubblicità sul desktop durante la navigazione per non dire qualcos’altro?

Ecco, trattasi di bagascia che, pur di tirare… a campare, s’è prostituita al vostro voyeurismo.

Vi conosco, eh? A me non la date a bere. A lei forse fate bere quello che sapete.

Sì, lo andrò a vedere.

Questa minchia(ta) di film. Ma parto stavolta prevenuto. Sì, da qualche an(n)o a questa parte, nei confronti di Tarantino uso il contraccettivo.

Sì, debbo premunirmi di pazienza poiché gli ultimi di Tarantino, a esservi sinceri, non m’esaltarono. Manco per il cazzo.

The Hateful Eight è il film più noioso della storia, 3 ore abbondanti di piani-sequenza tediosi, d’un Panavision 70 mm che, per gli spazi chiusi, non ha molto seno, no, senso. Caro bel Quentin, non sei John Ford e forse neppure l’erede di Leone.

Malgrado i tuoi continui ammiccamenti a Sergio. Che te lo dico a fare? Questo tuo nuovo film, sin ovviamente dal titolo, è un dichiarato omaggio a C’era una volta il West e in America.

A quanto pare però, Ennio Morricone, dopo che lo maltrattasti proprio per il succitato The Hateful Eight, ti mandò a fare in culo.

Nonostante ti dovesse essere debitore. Sì, riciclando la sua soundtrack de La cosa di Carpenter, vinse il suo unico Oscar dopo quello alla carriera consegnatogli nientepopodimeno che da Clint Eastwood.

Quentin, il qui presente eppur da te non visto Stefano Falotico, il Genius-Pop, ti accusa di autoreferenzialità ed eccessiva, indigesta verbosità. Oramai i tuoi film hanno perso quella freschezza ruspante, quel gusto sanamente goliardico, oserei dire quella giovialità ficcante, abrasiva e conturbante, in una parola brillante dei tuoi tre unici capolavori iniziali e magnificamente cazzeggianti. Questi, sì, realmente monumentali, esorbitanti. Mi riferisco naturalmente a Le ienePulp Fiction e Jackie Brown.

Perdonato che ti ebbi per Death Proof giacché ci stette in effetti la bischerata con Kurt Russell, debbo dirti, senz’alcun pelo sulla lingua, che sbandasti in modo pesante. Ah ah. Ahia!

Kill Bill è una sega tua mentale in due puntate, sì, una mini-saga dei manga con tanto di Black Mamba più Uma Thurman che, dopo aver partorito sua figlia avuta da Ethan Hawke, dimagrì trenta chili per fare la parte della mamma a cui ammazzarono, appunto, la (non) nascitura.

Dittico che, complessivamente, assemblate le due parti e attaccate con l’Attack, cade a pezzi ancora di più, è sinceramente improponibile. Te lo dico col cuore, fratello.

Tornando a Il Monco/Eastwood di Per un pugno di dollari… al cuore Ramón, al cuore.

Parafrasando Anna Maria Barbera, “in arte” la Sconsolata… che ce ne facciamo delle tue cazzatone se non ci arriva lì?

Ah ah.

Sì, ammiro Bastardi senza gloria, ho degli orgasmi multipli quando vedo Christoph Waltz gigioneggiare a tutto spiano ma con Django Unchained, veramente, toccasti il fondo.

Leo DiCaprio disse: avevate la mia curiosità ma ora avete la mia attenzione.

Quentin, sai che sono triste nel dirtelo ma devo esserti altresì onesto. Per me sei come un amico intimo, sei una donna che non si può offendere ma trattare coi guanti come fa Bill/Carradine nei riguardi della sua sposa… ah ah.

Io sono io e dinanzi a dio tu fai la figura del pirla e del pulcino, Quentin. Anzi, se continuerai su questa strada, dall’alto del mio padreterno, ah ah, ti sbatterò nel carcere di San Quintino.

Tu avesti la mia giusta ovazione per via dei tuoi film di superba qualità ma ora non solo non hai la mia attenzione bensì, appunto, meriti solo la mia costernazione.

Una costernazione sconsolata. T’offrirò un piatto d’insalata cosicché ti metterai a dieta e non ci propinerai questo tuo Cinema ipercalorico.

Ti stai sputtanando. Stai facendo, insomma, un po’ il troione. Perdonarmi per la sincerità. Non odiarmi.

Kill Bill… Come si suol dire, vi sono molte parti che efficacemente funzionano perfettamente ma il film, preso nella sua singolarità, essendo il bislacco, sconclusionato prodotto delle tue strambe peculiarità, mio caro Quentin, è scollato.

Non regge quasi quanto te stesso, Quentin, fidanzato con Mira Sorvino. Fidati, la dea dell’amore aveva poco da spartire con te che pigliasti in prestito le battute migliori di suo padre, Paul, di Quei bravi ragazzi.

Kill Bill verrà ricordato solo per un ispirato Michael Madsen che, appunto, in un film che dura spropositatamente, riesce a svegliarci dal torpore di tale tua pellicola iper-soporifera con l’oramai celeberrima battuta… quella donna merita la sua vendetta e noi meritiamo di morire.

Sì, una battuta di dieci secondi scarsi in un film con nemmeno un secondo in cui i personaggi stiano zitti, ove tutti se le suonano di brutto e ove, alla fine, il povero, compianto Carradine fa solamente la figura del suonato.

Ovvero del rincoglionito. Uma Thurman lo sfiora come Ken il guerriero, colui che imparò bene le tecniche, diciamo, di manipolazione, la tattile agopuntura della forza dei polpastrelli, avendo diligentemente frequentato la Divina Scuola di Hokuto, e David si scioglie.

Sì, vi ricordate il film Bomber con Bud Spencer? Quando Jerry Calà, tocca a stento un nerone a cui, pochi attimi prima, Bud gliele suonò di brutto, stendendolo?

Che dito…

Ecco, Quentin è fissato con le dita dei piedi femminili.

Esiste, come sapete benissimo, un termine per definire questa mania più maschilistica di Stuntman Mike, ovvero feticismo.

Tutto partì con le piante, anzi, le suole plantari di Bridget Fonda di Jackie Brown. E da allora fu un profluvio interminabile d’inquadrature di alluci valghi, di piedini contorti, di caviglie tatuate, di puzza sotto il naso, ah ah.

Veramente uno schifo. Quentin stai facendo la fine del pornoattore Manuel Ferrara. Uno che, nei suoi film quasi più valenti delle tue ultime porcate, odora i piedi delle meretrici manco fosse un cane da tartufo. Poi le stantuffa… Uff, che palle! Bene, un po’ di spray disinfettante e ripuliamo questo tuo Cinema recente da mezza calzetta.

Ah ah.

In verità ti dico, Quentin, che stai facendo proprio il bambagione.

Comunque, se fossi stato in te, avrei girato questa scema, no, scena così…

Brad viene provocato dalla puttanella-pollastrella. Al che, assume le fattezze dell’ex grande amico di Sergio Leone, Mario Brega.

E le urla, come in un Sacco bello, essendo Brad il bellissimo, ah ah:

– Ah, zoccolet’!

Sì, oramai le tue pellicole, caro Quentin, saranno pure esteticamente impeccabili ma sono prive di quella verve falotica che rende ogni stronzata che si rispetti, eh già, qualcosa di geniale. Perché io sono il redivivo Edward Bunker e contro di me, Quentin, passerai due minuti coi contro-cazzi.

Sì, perché io e te non potevamo essere capiti subito.

Non oso immaginare, fratello Quentin, prima che tu diventasti sceneggiatore di Natural Born Killers e regista di risma, quante umiliazioni e mortificazioni dovesti subire.

Invece immagino, eccome.

Tu, segregato in casa con una madre come quella a cui vanno a far visita i Blues Brothers.

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Sì, i tuoi coetanei fighetti e liceali, non comprendendo il tuo isolamento, ti avranno accusato di essere Anthony Perkins di Psyco, di essere Russell Crowe di A Beautiful Mind, di essere insomma un coglione.

Ma come disse l’Indio:

Quei due piuttosto che averli alle spalle è meglio averli di fronte, in posizione orizzontale, possibilmente freddi.

 

Perché? Perché potete anche picchiarli, sedarli, massacrarli.

Ma rimangono molto, molto più veloci di voi.

Amen.

Sì, sono stanco dei dementi maniaci, dei feticisti e di quelli che pensano che la vita sia solo aspettare il sabato sera per sbattersi la cretina che abbocca.

Sono di un’altra pasta, vale a dire non sfigato, bensì sofisticato. Visto, peraltro, che sono di un’altra pasta, non comprerò più quella della Barilla perché la Voiello è meglio

Sono di grano duro come Clint.

Se non mi capiste e fraintendeste tutto, faccio una telefonata a Margaret Qualley e le chiedo se, per compassione, vi può fare un pompo.

 

di Stefano Falotico

C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino, Trailer Reaction: una schifezza


21 May

margaretqualleytarantino

Ecco, chiariamoci subito. A me non piace affatto questa moda smodata di esprimere giudizi su YouTube e sui social, denominata appunto trailer reaction.

È una cattiva usanza americana diffusasi a macchia d’olio anche nel nostro Paese, il culto parecchio esterofilo nell’assumere i comportamenti peggiori e più bifolchi degli Stati Uniti.

Cioè farsi il film ancora prima di averlo visto dopo aver visto solo un paio di minuti semmai pure di sfuggita.

Ah, lo so, voi siete specializzati a farvi i film. Ad esempio, al min. 2:12 di questo trailer, ecco che compare con tanto di gamba accavallata una cavallona che certamente vi ha eccitato a morte, ché fa sangue e sesso immediato, Margaret Qualley.

Bene, finitela di farvi delle fantasie tanto la vedrete solo sul grande schermo.

Se vi dico che è così, è così. Perché voi, al massimo, siete uomini così così, mentre questa passerona sconsiderata è la classica topa, no, tipa che appena la vedi, esclami: ah però, capperi!

 

Ecco, vi fermate all’esclamazione, però, appunto! Perché tanto a letto sarà qualcun altro a urlare di gioia con lei. Fidatevi, continuate a dormirvela. Almeno non soffrirete.

Varie volte l’ho fatto pure io. Dire però? No, commentare i trailer e le donne a tiramento…

E sul Joker con Joaquin Phoenix ne ho sparate a iosa solo dopo aver visto, come tutti voi, un piccolo teaser.

Oggigiorno, sì, impazza la tuttologia. Materia non acclarata scientificamente in cui chiunque, dallo scaricatore di porto al plurilaureato di Oxford, vuole dire la sua appunto su tutto, anche proprio sul gentil sesso.

Ah, ma non vi contenete, siete incontenibili e pure incontinenti, oramai azzardate di commenti volgarissimi più violenti di Charles Manson.

Io dirò la mia, anzi, la ribadisco senza battere ciglio. È inutile che Margot Robbie occhieggi da dolce cerbiatta e si atteggi a Sharon Tate. La sua incarnazione mi pare fuori luogo. E la scelta di casting di Tarantino un’emerita stronzata.

Mi pare ovvio che se Sharon Stone, sì, ho scritto Sharon Stone, non è un errore, fosse stata trent’anni più giovane, l’avrebbe interpretata lei.

La Stone è donna quasi identica alla compianta, ahinoi, massacrata Tate.

Donna super sexy di alta scuola seduttiva come la Tate. Maliarda, elegantissima, provocatrice nata.

Ed è per questo che per il suo ruolo di Ginger in Casinò ha ricevuto una nomination all’Oscar sacrosanta.

Dio santo, in questo splendido capolavoro immortale, ogni volta che viene immortalata, è davvero una figa esagerata anche quando, distrutta nel finale, crepa marcia e drogata.

Parliamo però, appunto, di Scorsese. Uno che ha saputo esaltare in Fuori orario anche quella faccia da coniglia di Rosanna Arquette. Altra classe rispetto a questo scornacchiato, semi-cornuto di Quentin.

Un esaltato che ha ficcato in questo film la Robbie. Tale donnetta è solo una coniglietta da Hugh Hefner, suvvia. Nemmeno questo perché Hefner oramai non c’è più. Assumetela alla merceria e, quando venderà le calze alle vecchie, dite lei che è una mezza befana.

Ma sì, a me la Robbie non piace per niente. Molto meglio Baggio Roberto, detto Roby, uomo con due piedi migliori del feticismo di Tarantino, con due gambe da vero calciatore-cacciatore di taglie, mie quaglie che tanto non quaglierete la Qualley. Che cosce il Roberto, che portamento, che curve di dribbling ficcantissimi.

Sì, la Robbie non mi stimola (per) niente. Appena la vedo, anzi, mi convinco di essere buddista come Roberto.

È una bellezza plastificata. Insipida più del piatto d’insalata di una anoressica frustrata.

Quentin, non me ne volere, sottolineo ancora una volta che tu sei stato il pregevole, stimabilissimo e assai amabile, nonché mirabile autore di tre capolavori, ovvero Le ienePulp Fiction e Jackie Brown.

Qui però siamo al tuo nono film e, fra il dire e il cazzeggiare, questa mi pare proprio la sesta, consecutiva iper-puttanata. Ma quale hype.

Già mi ero espresso sul primo filmato da me reputato inguardabile. La solita triviale spacconata.

Col secondo, da poco rilasciato, siamo andati veramente peggio. Di brutto, bruttissimo. Un orrore mai visto.

Almeno, dopo non averlo inserito nel primo, hai subito inquadrato Al Pacino. Mi pareva il minimo.

Ma da allora in poi è un tripudio di riprese troppo sature, di stivali da cowboy senza fascino, di piante e plantari, di piedini e leccatine, con un DiCaprio svaccato e scoglionato in piscina, con un Manson e un Bruce Lee che assomigliano rispettivamente al folle omicida-sicario e al re del kungfu quanto la signora Fiorini del mio palazzo assomiglia a Margaret Qualley.

Sì, la Fiorini è stata professoressa di Fisica ma, non so perché, solamente a suo marito è scattata verso di lei la chimica. O era invece insegnante di Chimica e il marito non aveva semplicemente il fisico per avere una donna più fica? Mah.

Bravissima donna, comunque. Peraltro, suo figlio è alto un metro e novanta e giocava nella Virtus Bologna, un bel ragazzone, insomma, mentre con sua figlia non prendevo quasi mai l’ascensore perché, stando in sua compagnia, mi andava di premere il pulsante rosso e, così facendo(mela), avrei dovuto far aspettare mezz’ora gli altri condomini.

Poi, spesso non ero munito di Condom e non volevo una suocera come sua madre.

Insomma, sua figlia era la Margaret Qualley del quartiere. Ho detto tutto.

Così come dico che voi a Cannes sicuramente l’acclamerete ma a me pare un’immensa bischerata questo C’era una volta… a Hollywood.

E poi che sono questi puntini di sospensione?

Ce la vogliamo dire? Tarantino, in confronto a me, non vale una pippa.

Ovviamente, il paragone tra me e DiCaprio non esiste neanche. Direi che posso (s)battermela con Brad Pitt. Sì, una bella lotta fra me e Brad. Vincerà comunque lui. Sì, lui guadagna venti milioni di dollari a film. Io venti Euro al giorno.

Ho detto tutto.

 

di Stefano Falotico

 

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