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Leo Gullotta doppia Joe Pesci in THE IRISHMAN: ogni volta che vado a Roma, divento Mio cugino Vincenzo


29 Oct

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Sì, sarà Leo Gullotta a doppiare Joe Pesci in The Irishman.

Se possedete Netflix, potete già gustarvi il doppiaggio di Gullotta nel trailer. Su YouTube ancora non vi è!

Ora, il doppiatore storico di Joe Pesci è stato Manlio De Angelis. Peccato che Manlio sia morto nel 2017.

Negli ultimi anni, non c’è stato bisogno di doppiare Joe. Dato che s’era semi-ritirato.

Facciamo però chiarezza. Pesci è stato doppiato in Toro scatenato da Piero Tiberi, no, non da Tiberio Timperi. Questo doppia solo Francesca Fialdini. Eccome se fa la doppietta.

Lei invece fa un po’ la tr… tta e allora Tiberio con lei non va più a cenare in trattoria.

Francesco Alò invece, stroncando l’interpretazione di De Niro e il film di Scorsese, ha detto che il personaggio di Robert va avanti nel film come un trattore.

Ma torniamo a Leo. No, non DiCaprio. Sebbene Scorsese e DiCaprio, secondo me, si amano segretamente.

Gullotta doppiò Joe anche in C’era una volta in AmericaMoonwalker e Mio cugino Vincenzo.

Ecco, io ho visto The Irishman al Festival di Roma. Ma non ho voluto saperne d’imbucarmi alle feste.

Sono come Rust Cohle/Matthew McConaughey. Ove sento puzza di bruciato, cioè di porcume e troiai, divento nichilista e m’ottenebro nella malinconia. I carnai, la frivolezza, le carnascialesche dolcezze mi ripugnano, mi repellono e le odio senza malincuore.

Scorsese è sempre stato scisso fra due poli agli antipodi, ovvero i preti e i gangster. Non uso il plurale di gangsters perché voglio italianizzare. Sì, lo stesso Scorsese ha più e più volte ribadito che, se non si fosse realizzato come regista, avrebbe purtroppo optato, giocoforza, per queste due scelte. Lo “auto-biografizza” anche Jack Nicholson nell’incipit di The Departed.

Scorsese, difatti, entrò in seminario e, se non avesse avuto voglia d’incontrare una donna, semmai per inseminarla, oggi probabilmente sarebbe in un monastero alla Silence oppure dietro le sbarre. Poiché i criminali, prima o poi, la pagano.

Roma è piena di zoccole.

Per dirla alla Pesci di Casinò, ce ne sono un fottio. Ah, pensano solo a (s)fottere, tutte incipriate e, per l’appunto, in tiro. Rifatte, strafatte, a volte strafighe, non lo metto in dubbio ma spesso e volentieri sono solo delle sfigate in cerca dei flash dei paparazzi per essere immortalate come imbalsamate per quattro voyeur rimbambiti.

Gente oramai andata, fottuta completamente. Che s’illude di essere felice solo perché ha i soldi in banca. Poveretti. Gente che col Cinema non ha niente a che vedere ed è infatti meglio che ne stia lontana e non lo veda. Persone che non hanno pathos nell’anima, hanno esistenze piatte. Monotematiche, monolitiche. Fatte, per l’appunto, solamente di soldi a palate rifilati per corrompere qualcuna che non sia suora ma a loro su(p)ina di rosolata, elargita patatina.

Come no? Roma è il cul(t)o per eccellenza di questo puttanaio. Starlette perfino con brutte tette che scosciano in passerella quando non sono belle passere ma hanno solamente la tessera d’accreditate poiché l’unico credit da loro esibito è averla registrata come Belén Rodríguez.

Sì, l’unico film di successo della Belena è stato il suo porno casareccio d’impuro sesso.

Per il resto, piattume totale, encefalogramma d’ameba, cosce d’indubbia, ottima fattura ma, stringi stringi, Belena vuole solo la confettura. Eh, diciamocela, porca puttana.

Senza peli sulla lingua. A proposito, nel suo porno non si vede se sia pelosa sull’inguine.

Sì, Belena non mangia le linguine allo scoglio poiché deve mantenersi in linea… coi canoni non della Rai ma di Mediaset.

Natale in Sudafrica! Eh sì, se l’è sudata questa sudamericana a botte di darla in maniera extralarge su body servito all’uomo accalorato-medio italiano che la deve chiedere sempre.

No, non sono un moralista. Sono pieno di porno in casa. Ma almeno sono porno veri. Non sono film con attrici che vogliono prendere da tutte le parti. Sono almeno attrici deliziose nel prenderlo dappertutto senza remissione dei peccati.

In Italia invece molte donne vogliono la vita moralmente rispettabile da Tú sí que vales per fare pure le brave bambine in Don Matteo.

Incredibile! Qui ci vorrebbe il grande Terence Hill dei bei tempi, ovvero de Lo chiamavano trinità. A queste sberle vanno dati solo calci in culo.

No, io ogni mattina, prima d’approdare all’Auditorium, andavo alla caffetteria Briò Bistrot, ubicata in Piazza Apollodoro.

Praticamente, ho stazionato più lì che in albergo. Ho scolato cinquemila caffè, osservando stomachevoli coppiette sposate intente a litigare fra un primo e l’altro disgustoso, giovani intraprendenti cinefili impegnati a scambiarsi opinioni da ignoranti, sedicenti intellettuali soltanto sedicenni e critici capaci di esegesi magnifiche ma inetti perfino a ordinare un dessert.

Sì, persone che conoscono a memoria tutti i film di Scorsese ma scambiano il ketchup per la maionese e un cappuccino schiumoso con la crème de la crème delle persone che leccano pur di guadagnare 3 Euro in più, cioè gente che a loro volta fa venire la diarrea più di un quintale di profiterole.

Approfittatori!

Sì, sono di Bologna ove le lasagne vanno forti. Ma volevo assaggiarle a Roma. Superbe, con una besciamella che non abbisogna della profilassi per saziarti.

Come dico io, l’appetito vien mangiando. Chi ha i soldi ne vuole fare di più per farsene di più.

Di mio, non ho molta fame. Ma le lasagne mi piacciono. A te invece, donna bagascia, non piace quella cosa altrettanto bianca e densa che ingoi, ti schifa ma lo fai perché lui possa pagarti la cena.

Ah ah.

Poi, durante un pomeriggio super noioso, mi son incamminato per tutta via Flaminio, fermandomi al Caffè dei Carracci.

Sì, avevo finito le sigarette e questo bar è fra l’altro l’unica tabaccheria in zona.

Proprio mentre stavo per entrare, ho avvistato una faccia che, parafrasando Totò, non m’era nuova.

– Davide?

– Sì, chi sei?

– Sono Stefano.

– Stefano Falotico, certo. Abbiamo pure scritto assieme questo libro, Nel neo(n) delle nostre avventure (per caso c’è l’allusione al neo di De Niro? No…).

– Non mi hai riconosciuto?

– All’inizio, no, sinceramente.

 

Onestamente, nonostante parliamo da anni su Facebook in chat, non ci siamo mai visti dal vivo.

Ah ah. Questa è splendida.

– Davide, che ci fai qui? Siamo lontani dall’Auditorium.

– Sono venuto qui per comprare le sigarette della Marlboro. È l’unica tabaccheria della zona. Tu, invece, come mai qua?

– Sono venuto a comprare le sigarette della Chesterfield.

 

Ah, su Roma avrei da raccontarvene tante.

Tanti anni fa, un tizio, il quale su FilmTv.it si faceva chiamare Ragiontravolta, m’invitò a una festa assieme a una di nome Cristina.

Tale Cristina all’epoca era presa da me. Credeva che fossi un grande talento letterario.

Mi propose un favore sessuale. Sì, se mi fossi accoppiato con lei, mi avrebbe raccomandato per la Guanda.

La mandai a farselo dare nel culo. Preferisco rimanere un panda. Sì, sono un essere in via d’estinzione. Lei mi rispose che dovevo crescere e io le ribadii che non doveva rompere le palle.

Al che, partirono pettegolezzi, notti d’imbrogli e sotterfugi. Lei in combutta col Ragion a farmi scherzetti, a telefonare a una tipa, dicendo che c’eravamo incontrati e che io ero stato a letto con lei.

– Non è vero.

– Le dico che è vero. Come fai a smentirmi? Ho la foto di noi assieme.

– Non dimostra nulla quella foto. A chi la mandi?

– A lei.

– Non ci provare.

– Non sei venuto con me e ora ti rovino la vita.

 

Sta qui era pure in confidenza virtuale con un pazzo purtroppo di mia conoscenza. Che la invogliava a deridermi. Della serie scema e più scemo.

Quello che Alò non ha capito è questo. Afferma che non ci si possa affezionare a Frank Sheeran.

Perché è un uomo inutile… Però la scena in cui ammazza Joe Gallo è terrificante.

Di mio, l’altra sera son stato al Gallo Garage. Ho anche il ciuffo di banana.

di Stefano Falotico

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THE IRISHMAN di Martin Scorsese | Video-recensione del film con ROBERT DE NIRO, AL PACINO, JOE PESCI


24 Oct

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Chi dorme non piglia Joe Pesci, aspettando The Irishman, navigo sott’acqua da vero squalo


13 May

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Talvolta squallido e anche pallido, io sono comunque impavido.

Sì, abbiamo visto l’annuncio con le voci off di De Niro e Pacino ma siamo oramai a metà maggio e ancora non abbiamo avuto un filmato vero e proprio, appunto, di The Irishman, con gli attori in carne e ossa e flashback inclusi in CGI.

Che sta succedendo? Ah, non lo so, da molto tempo le nostre strade non c’incrociano più e io ho cambiato decisamente rotta. Perché della maggior parte di voi mi sono rotto.

Prima, ogni rabbia repressa eruttai come un vulcano esploso dopo tanti soffocamenti ingiusti al mio craterico detonare maestoso da voi reputato così odioso e troppo focoso tanto da volerlo sedare con tranquillanti che vi farei detonare, a mo’ di candelotto di dinamite, nel vostro vigliacco sfintere, capace solo di emettere puzzolenti sozzerie nello scoraggiare il prossimo. Siete delle scoregge. Sputiamola!

Ah, ringrazio iddio per avermi sanificato in un ribollente fiume di lava illuminante a sommergere tanta insulsa balordaggine, tanti luoghi comuni appioppatimi per puro, sfregiante dileggio da screanzati assai poco magnanimi.

Ah, meschinità degne d’un plotone di esecuzione. Sì, dopo tanti sfregi, mi fregio. E di voi giustamente me ne frego. Provate a fregarmi di nuovo e vi rifaccio nuovi. Sono esperto di carrozzerie, mie ultime ruote del carro.

Gente infida, estremamente malvagia. Persone ch’è meglio non incrocino neppure il mio sguardo perché altrimenti incenerirei, soltanto con un’alzata sopraccigliare torvamente minacciosa, ogni altro vile, pusillanime lor affronto bastardo. Squadrandoli dalla testa in giù perché a me i Frank Vincent di turno di Quei bravi ragazzi son sempre stati molto antipatici.

Sì, Joe Pesci è un grande, un apparente nanerottolo, un lustrascarpe che non gli daresti una lira, capace invece di sfoderare una grinta, un savoirfaire carismatico da Mio cugino Vincenzo tale, mica da tal dei tali, d’annichilire col suo ruspante sex appeal da testa di cazzo ogni Marisa Tomei di The Wrestler, cioè una che sa come stimolare Mickey Rourke, mica roba da ridere, soltanto con l’arringa della sua parlantina confusionaria, sconnessa eppur più eccitante di Gemma Arterton. Da mettere i brividi e schienare chiunque con la sua terrona capacità istrionica talmente poderosa d’arrossarle tutto solamente col giubbotto di pelle e una palandrana comprata al mercato rionale.

Sì, parliamone di questi Billy Batts alla Vincent. Dei vincenti, per modo di dire, dei deficienti ultra-raccomandati che si sono comprati la carriera e pure slacciati la cerniera pur di promuovere qualche loro amichetta megera. La classica spintarella…

Dei cafoni ingrati, degli irriconoscenti boriosi che meritano un pestaggio smodato con tanto di scarpe insanguinate, un furioso Bob De Niro mattante, un Ray Liotta ammattitosi e appunto un Pesci mattoide di origine controllata che, dinanzi all’ennesima, gratuita offesa, non transige e severissimo punisce come suo fratello scalmanato, ovvero un Toro scatenato davvero imbufalito.

Mostruoso nella sua ira devastante, infermabile. Una testa calda, un Nicky Santoro esagitato, esagerato, da applauso a scena aperta e una matrona che lo serve, caldamente acconsente rovente ogni suo capriccio da folle demente. Scaldando ancor di più le sue escandescenze con baci di lingua delicati e ardenti. Piluccanti e sacrosanti. Ah, che magnifico fetente.

Un genio il Pesci. Infatti, Scorsese ha dichiarato che, se Pesci non avesse accettato di recitare, dopo il suo semi-ritiro pensionistico, in The Irishman, sinceramente non avrebbe trovato mai un rimpiazzo adatto, un “pazzo” così simpatico per la parte di Russell Bufalino.

Pesci, uno che pare buffo e invece è stato con Angie Everhart. Mica un coglioncino, miei bimbini da canzoni degli Oasis e qualche vostra donna amante di John Lennon. A quei due fratelli, Liam e Noel Gallagher, ho sempre preferito Callaghan.

Basta con Gabriele Muccino e quel ritardato di Silvio, con Berlusconi e tutta questa gente apparentemente sana e bella che non può amare Martin Scorsese perché, appunto, non sente scorrere nelle vene la furia di Joe. Anche di Nicolas Cage omonimo del film di David Gordon Green.

Intanto, lasciando stare Ed Sheeran, no, Frank Sheeran, i vostri Justin Bieber e le notizie tristi, son sempre più futurista.

Dio vi benedica e io volteggio fra le lune vive del mio avido livore. In quanto uomo dai freddi sudori ma anche luminescente di notte in ogni suo amabile candore. Sebbene non ci metterei la mano sul fuoco… son uomo imprevedibile e appunto di calore.

Mentre voi seminate coi vostri oltraggi soltanto terrore, io mangio carne e pochi ortaggi e non mi sta simpatica Virginia Raggi.

Sì, son tutti da abolire. Quelli del PD sono dei paraculi, Salvini è un burino, Di Maio un trimone, Sgarbi un uomo a cui far lo sgarbo.

E io la barba non mi taglio.

In quanto posso permettermi questo e altro.

Sono un gigione come il Pesciolone, miei pesciolini.

Ah, anch’io abboccai come un Pesci, no scusate, come un pesce quando mi diedero dello schizofrenico alla Spider, sì, di Cronenberg, e sparai all’impazzata. Mi ero stancato di essere trattato da “bravo ragazzo” che si fa mettere però i piedi in testa perfino dai camerieri.

Ma sì, facciamo del cameratismo! Goliardia!

E ricordate: sono l’unico uomo che racchiude nei suoi lineamenti il fascino di Bob De Niro, la forza di Al Pacino e la simpatia appunto di Joe.

Se non mi credete, amen.

Sempre a indagare su di me state? Indagate sul vostro cervello, piuttosto. Sì, ci vuole un Joe Pesci da Oscar in questi casi, come in Goodfellas:

Mi portano dentro, mi fanno le solite domande, sennò quello mi comincia a dire allora che ci dici di bello?

E io il solito, zero, niente. Che cazzo vi devo dire? E lui dice no, me la devi dire qualche cosa signor bulletto. E io d’accordo te la dico qualche cosa, vaffanculo a mamm’t’.60334660_10213639829412902_3073064673839415296_n

 

 

di Stefano Falotico

Professione amatore, riceve a tutte le ore eccetto i festivi e i festini, con gli stronzi è invece solo punitore, pura Unchained Melody


21 Jan


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SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989

SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989


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Sì, la prenderei molto larga. Invero, spesso lo prendo solo in quel posto. Poche me le allargano e di conseguenza non si allagano eppur mi muovo con felino, basculante bacino, ricevo solo compassionevoli bacini ma ciò è alquanto inspiegabile perché mi pare ovvio che io possieda un fascino alla Pacino di Seduzione Pericolosa. Sì, sono un volpino di pelo bianco, forse un ermellino.

Invero, sto qui mentendo per farvi ridere.

Ora, chiariamoci molto bene. Spesso le sparo grosse e l’ira, quando mi assale in momenti di tremenda solitudine che non raccomando a nessun nemico, esce dal selciato, il mio corpo s’irrobustisce animalesco e vorrei prendere a pugni tutti, care pugnette, come il mitico Jon Bernthal di The Punisher. Adoro quest’uomo, un duro da roadhouse, altro che Patrick Swayze. Sì, son dispiaciuto che sia morto, Patrick. Ma, a parte Point Break, apogeo del suo carisma taurino da biondo con una criniera da leone, non è che valesse moltissimo come attore. La città della gioia doveva essere un capolavoro e invece mi son addormentato dopo quindici minuti. Patrick nella parte del medico è credibile quanto Rocco Siffredi nella parte della missionaria. Rocco non è da missionarie, Rocco va a zoccole, diciamocelo. Quelle non hanno missioni e lavori nobili da fare ma solo posizioni di malaffare. Che povero disgraziato. Che mentecatte queste meretrici che si prodigano per Rocco la trebbiatrice.

Io, peraltro, non ho mai capito perché alle donne è sempre piaciuto da morire Ghost. Una delle più grandi puttanate mai viste. Insomma, Demi Moore si faceva plasmare come l’argilla dal bellimbusto Patrick, lui veniva assassinato, al che lei si rivolge (adesso uso il presente in quanto Demi è ancora donna che ce l’ha tuttora benissimo presente e ancor li rende t-ergenti, poi pulisce tutto col detergente) a una medium Sister Act meno credibile di Vanna Marchi, una sorta di Mago Otelma col colore viola, quindi si fa carnalmente suora. Non trovandosi il rimpiazzo ma rimembrando il fantasmino dello Swayze nella strada notturna fiocamente illuminata dalla grazia scesa dal cielo.

Ma smettiamola con queste minchiate new age. Ché non sono né film romantici né paranormali, sono assurdità imbarazzanti. Ora capisco, essendo cresciute con questa roba dolciastra, perché siete delle maledette femministe falsissime. Ché poi, basta che appaia Brad Pitt di Vento di passioni alla tv e dovete chiamare lo spurgo. Un allagamento da Waterworld.

L’omo addà ess’ omn! Ah ah! Finitela! Adesso, se vai da una e le regali un mazzo di rose rosse, ti denuncia perché sostiene che sei stato troppo romantico e invece lei ama gli uomini che conoscono il dolore delle spine. Sì, lei ama gli uomini sanguigni, nudi e crudi, come Gesù Cristo sulla croce. Ed è per questo che siamo pieni di uomini schizofrenici. Pensano di piacere alle donne se emanano un sex appeal da uomini scarnificati che hanno patito, sofferto nello strazio di uno scannamento. Sì, le donne vanno matte per questi matti. Dicono che adorano fare le infermiere. E leccare tutto. Mah. Che macello, che mattatoio!

Salami, mortadelle, piselli, che bello il caramello!

Dico!? Ma che mondo è questo?

Peraltro, Demi Moore stava all’epoca con Bruce Willis ed era una tipa da Striptease. Non è mai stata attendibile manco per il cazzo. Neppure per quello di Ashton Kutcher.

Sì, torniamo al Bernthal. Quest’uomo con la faccia da campagnolo a cui assegnerei subito, oltre a un ottimo assegno, la parte di James Bond, sì, un Bond grezzo, con la sigaretta di traverso, permaloso, mezzo burino ma allo stesso tenero e friabile come un grissino, un muscoloso manigoldo non avvezzo alle buone maniere. Il quale, grazie soltanto al potere del suo naso tumefatto da pugile fallito di Grudge March, manda al tappeto ogni donna con tanto di occhiolino da vero figlio di puttana irresistibile. Che colpo, che montante! Colpisce! Altro che Daniel Craig, un inespressivo fantoccio da mettere sul comodino perché lo guardi, la sera tardi, e col suo viso da rincoglionito t’induce a contar le pecore. Sì, quando vedo Craig, mi s’ammoscia e mi scordo che Marisa Tomei ha ancora un culo micidiale, un’arma letale, un culo intramontabile e, come dico io, mobile e montabile. Rosso di sera, bel tempo si spera. Mora come Marisa e sorge, levante, a mezzogiorno nel darglielo potentemente ponente anche fra le pere sue prominenti.

Sarò pure un caprone ma Marisa è mia pecorina e, in Onora il padre e la madre, apre il film con un’inchiappettata da infarto. Che forma meravigliosa ha quel suo sedere focoso. Come una collina che soave digrada a valle e il toro munge il latte di tal figona mula.

Che poesia! Ah ah.

Sparatevi questo!

 

!

Anche questo.


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Cult #thepunisher #jonbernthal

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Avete visto? Cioè, questo è un picchiatore pazzesco ma guardate con quale ammiccante dolcezza provocante protegge la barista dallo zotico e poi lentamente se la cucina suadente, la persuade nonostante la sua indole taciturna a fidarsi del lupo suo incarnato in lei già ardentemente, dunque scopano come in Twentynine Palms di Bruno Dumont. Insomma, questo Jon piacevolmente si toglie il montone, no, solo il giubbotto di pelle, lascia che lei lo monti, si sfila gli anfibi e se la incula lieve con lingua da abbrustolente rettile giammai viscido che la riscalda a fuoco lento da ogni neve di un’esistenza decadente. Scivolante e sbrinante nel pomparla con tosto glande. Mica un poppante.

Sì, un serpente magnifico, altro che il Re Lucertola di Jim Morrison, ché nessuno può smontare. Altroché!

Ci dà! Eccome. Questo è uno che spinge!

In questa seconda stagione, viene perseguitato dal Pilgrim. Un prete frustrato, sì, una specie di mezzo psichiatra più deficiente di Javier Bardem di Non è un paese per vecchi. Un miserabile alla Javert.

E, secondo me, tal Pilgrim piglierà tante mazzate in quella capa di cazzo che si ritrova.

Sì, io esercito un fascino da specialista alla Stallone sulle belle guaglione.

Su Facebook, ad esempio, oramai ho capito, grazie a Salvatore Aranzulla, come inviare allegati speciali. Sì, dei sedativi formato megabyte a quelle troppo accalorate che mi cercano anche quando sto guardando True Detective 3. Alle corteggiatrici, smoderatamente affamate, invio una gif.

Cioè questa.

 

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Sì, scusate, ho anche altro da fare. Stasera, cara, non posso accontentarti. Voglio godermi un Pizzolatto.

Dai, suvvia. Troverai qualcun altro che ti rosolerà la “pizzaiola” nelle mutande e ti darà qualche pizzicotto.

Anzi, quasi quasi, adesso ordino una buona pizzetta.

Insomma, la faccenda è così.

Pensate che vi racconti sempre stronzate? Sì, alcune lo sono. Lo ammetto. Come quella per cui vi dissi che durai quattro ore, venendo tredici volte. Sì, era una balla enorme. Durai cinque ore e venni solo una volta. Che palle immani. Ammazza. Ah ah.

Ma altre no, non sono bugie, affatto. E, in questo casino totale, io sono il principe!

In primavera, tornerò di nuovo a Torino per girare, se tutto va bene, un cortometraggio, da me scritto, sì, la sceneggiatura è mia.

E ho detto tutto.

Insomma, figlioli, il Falotico.

Un uomo che, di primo impatto, potrebbe sembrare Viggo Mortensen di Green Book e non avreste mai sospettato invece che avesse la classe di Mahershala Ali.

Avete sbagliato. Può succedere. Mi spiace. Come si suol dire, siete cascati molto male.

Ahia, ahia, ahia.

Vedete di fare i bravi bambini. Non disturbate più il mio uccellino… sennò vi faccio neri.

E saranno cazzi molto, molto amari.

Cioè, come dice Lino Banfi, volatili per diabetici. Altro che Fracchia, pigliatevi voi le racchie. Sì, voleranno botte e calci a tutt’andare, così vi farò passar la voglia di fare gli educatori dei miei coglioni. Altro che zuccherini, miei zucconi.

Sono un grandissimo amatore, non un armatore, talvolta anche un pollo Amadori. Eppur tutte, impanate, me lo dorano con tanto di limone. Cazzo, ancora incontro però una che ha poca fiducia in me.

– No, non mi hai convinto. Io continuo a non darti una lira. Sei solo un pagliaccio che se la tira.

– E che me ne fotte? Basta che ti suoni, col flauto, la lira nella tua bella signorina. In tutto tiro, sai che chitarrina. Evviva la lirica, le donne con me diventano soprano, vengono sottosopra nonostante il mio basso tenore. Di vita? No, di corde vocali. A forza di fumare, sto perdendo la voce. Basta fare un respiro e i polmoni si dilatano. Basta invece che le donne inspirino, me lo aspirino, ed ecco che non serve più l’aspirina ma il flusso cardiovascolare va ch’è una bellezza nell’ingrossamento dei vasi dilatatori. Ah ah.

 

Ricordate: un cazzone di questo livello come me non lo trovate facilmente. Bisogna essere donne senza cazzi per la testa per amarmi.

 

 

di Stefano Falotico

Per un vero change, il cambiamento parte dalla leggenda di Changeling. Tu conosci il cuore selvaggio di Vincenzo?


28 Dec


MY COUSIN VINNY, Marisa Tomei, Joe Pesci, Fred Gwynne, 1992. TM and Copyright ©20th Century Fox Film Corp. All rights reserved.

MY COUSIN VINNY, Marisa Tomei, Joe Pesci, Fred Gwynne, 1992. TM and Copyright ©20th Century Fox Film Corp. All rights reserved.

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FALOTICO! Quando pensate di me una certa cosa, io non penso a quella cosa a cui voi pensate sempre.

Sì, non mentite! Io so la verità. Voi pensate sempre a quella cosa. Sì, uomini malati di sesso, a me potete dirla.

E voi, finte suore, a me potete darla.

Perché io, bigotti,  non lo do a vedere e non ve la bevete. Ma le donne che mi amano, sì, se la bevono.

E ho dato tutto. No, detto tutto. Ah ah.

Falotico, un uomo travolgente.

Attimi di “fastidiosa” vanità, momenti in cui l’innovazione stilistica e ideologica crea “scompensi” presso gli ottusi, e un Joe Pesci che ritorna come il mio ardore


21 Sep
MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

Oggi è giornata fausta, sì, mi son svegliato baldanzoso. Non sempre mi capita. Anzi, spesso e “malvolentieri” mi alzo con la cosiddetta Luna di traverso, dopo che la sera prima ho trangugiato le apatie altrui, della solita gente che si fa bella agli occhi degli altri dietro l’arroganza di sorrisi faceti e falsi e poi ti snobba al primo colpo di vento. “Riducendoti” a un sonno in cui il disgusto che “ne” provi è parimenti movimentato al tuo mal di stomaco. Ah, nausea sociale, allev(i)ami in un mar di giusto e aristocratico, autarchico menefreghismo. Cosa deve importarmene di tali boriosi screanzati che annegano nelle ovvietà più “scostumate?”. Portami ove possa nitrir come un cavallo selvaggio fra chete transumanze della mia creatività libera da castranti schemi di tal ciarliero mormorio indigesto. Ah ah. Questi poveretti patiscono la nullità che rappresentano e vanno dunque compatiti, perché lungi da me esser loro indifferente.

Così, di tutto orgoglio, scorsi tutti i libri che ho pubblicato sino a oggi. E ne vado lietamente fiero, anche se ammetto che le vendite non sono “esagerate”, anzi, lo scarso successo m’induce, nei momenti di bassa autostima e pessimismo letale alla mia dignità, a demoralizzarmi. Ma lo spirito battagliero che da sempre m’ha contraddistinto, distintissimo e d’istinto, eh eh, nella mia vi(t)a “peccatrice” e al di sopra delle finte moralità comuni, m’ha portato a “naufragar” in un’altra ottusità!

M’imbattei, ah quanto dovetti battermi per non esser abbattuto, in una che sostiene che dovrei addirittura “vergognarmi” perché mi auto-pubblico. Ella disdegna infatti gli spiriti creativi come me, oramai disancoratisi dalle case editrici “serie” che invero pubblicano solo raccomandati e figli di tal dei tali, e mi consiglia di lasciar stare. Che dovrei, sempre secondo il suo parere “rispettabile”, abbandonare le velleità da scrittore, abbassar le ambizioni e attenermi a quella che invece, senza aver letto nulla di mio, considera folle eccentricità persino ridicola. Insomma, mi deride platealmente, col “consenso” delle sue vecchie certezze e mi sputa in faccia. Da anni insospettabili, di tutto petto, quando le mie armonie esistenziali non vengono (cor)rotte dalla barbarie del pensiero comune, tradizionalista, infidamente conservatore e maligno riguardo alle novità, mi batto invece affinché le innovazioni, come le mie, letterarie e non solo, possan trovar spazio fra mentalità fredde, barricate nel pregiudizio e figlie della falsa “cultura” meno democratica e aperta appunto al nuovo. Forse tal mia intraprendenza cadrà nel vuoto, ma “rinvengo” Joe Pesci sul set di The Irishman, e la giornata si fa di nuovo più bella. Un capolavoro.

di Stefano Falotico

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Il mondo è pieno di folle folli, cioè di folli donne nella folla, e io sono mio cugino Vincenzo


04 Apr

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Sempre più sconvolto da questo mondo raccapricciante ove avvengono stragi come se fossero noccioline, da San Pietroburgo alla Siria, dalla Riccardina di Budrio al supermercato preso di mira da un pazzo che tiene in ostaggio delle vecchiette, vorrei spostare la “questione” sul “gelato” alla nocciola, per questa (non) “leccata” a questa società “al bacio”. Sia (in)teso, il “gelato” è quella cosa che, sciolta, diviene densa entrando dopo la penetrazione. Alla nocciola, perché io nell’amplesso uso la stracciatella nella fragolina, “accovacciandolo” come un mulatto di caldo “latte”. Miscelando di orgasmo che sa il “fallo” suo, con la salivina che gocciola, macchiando di bianco can(dido) il corpo lì in mezzo, shakerando un po’ di retrogusto allo zabaione.

Nella mia vita di arcano vegliardo, in passato, un passato che ancor mi assedia, mi tedia, mi obnubila, mi rende “nuvoloso”, mi angoscia, attanaglia, non sorpassa, m’inclina a non essergli gentilmente incline, alle donne m’inchinai, porgendo loro anche un Chinotto. Ma fui preso per fessacchiotto e non ficcai queste “fesse”. Mi risposero, dopo i miei cordiali “omaggi”: – Vai a farti fottere la fess’ de sorret!

La “fessa”, nel linguaggio meridionale, è quel triangolo scopabile ma che, se vien respinto e non spinto, provoca spine. Le spintarelle! Lo vogliono tosto e poi te lo rendono un toast, non basta magnar spinaci, cari tamarri di Spinaceto! Sì, una fessa che attrae, il “tuo” gonfia e poi lo punge con “delicatezza” da rimanerci fritto. Eppur poteva esser ritto.

Ecco, io non ho una grande stima delle donne anche se considero Marisa Tomei una topa con i denti da castorina che attizza la mia “proboscide”. Sì, elefantiaco “dono” loro la canzone di Riccardo Marcuzzo, “Sei mia”, liti, frasi sconce, sguardi persi… Sguardo che prende, “lo” acchiappa e lo vorrebbe anche tra le chiappe. Donna non svenevole, dura che desidera il duro, eppur “viene”. Spaccando la vena.

Chiedo venia se son così ven(i)ale. Molte donne sono in carriera e non “in cerniera”, come dissi in tempi non (sos)petti, donne arrembanti ma poco trombanti, che vogliono allev(i)are figli per “educarli” a divenir giornalisti sulla carta stampata e non vogliono invece, come si dovrebbe VOLERE, il figlio alla Allen Woody, che pratica orgoglioso la masturbazione, “scrivendo”, “vergando” sulla carta igienica.

Ciò per dire che non sono uno da una facile di dare e di danaro.

E col mio giubbotto in pelle uso il mio pesce da Pesci.

Cari baccalà.

 

E chi consola quell’oca di Carmen Consoli? Ferro Tiziano, uno che usa il “ferrino” da frocino. D’altronde Carmen ha una voce da uomo castrato.

 

Bisogna aver fortuna con le donne, è un casino, anzi, un colpo di culo alla Casinò.

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di Stefano Falotico

Joe Pesci


19 Jan

Joe Pesci, l’Uomo che vorrei essere, perché la società l’ho sempre sonoramente ripudiata, esibendo il mio sorriso d’antan con capelli torvi nel “comico” a irriderla

A mortacci Hollywood scema, scempio di tante teste, che io ammattisco come mio cugino Vincenzo

La società è sinonimo di letame. Molta gente, volente, per di più violenta, se ne stupra, in quanto nata stupida. E s’affida alla scienza ché sia esatta come l’esattore delle tasse. Di mio, posso augurare solo un pugno in faccia a tali m(ai)al (issimi-ossimoro di me contundente e non contuso) dicenti, mi malediranno ma avrò conquistato migliaia di donne, anche “spaparacchiato” senza pipette ma come una pantera di piumino docilino e anche spuma nel sobrio “snocciolarmelo” intinto e non nelle tinte unite di tal dei tali, sempre a tagliarle. Vanno cuciti di bocca e imboccheranno solo la mia strada, cioè la mia cerniera aperta di patta non piatta come i neuroni sfigati dei loro crani ascritti al sottoscritto, non Alba Parietti nonostante fu un fondoschiena di chine da elevare per decriptarla nel geroglifico-figona, esaminati con occhio clinico nel bulbo delle loro circonlocuzioni “linguistiche” da oratori delle proprie adorazioni e dei rapporti “orali”, e incanalati ove più l’inseriremo, così che non inseminaronno per altra prole di porcili.

Da anni, vengo “pedinato” da “fattorini” della vita “Quant’è bella la schiacciatina salata nella dolce Nutella”. So che il mio uccello non è docile e non si plagerà a queste creme da me evacuate di lor stessa abbuffata. Io, gaglioffo, tendo al pigro ma mangio la cioccolata, calda quando Lei, di cucchiaio, lascia che penzoli…, sporcando la tovaglia ove mi mette sotto nel sbavarla.

Conobbi una, volle violarmi nella verginità. Fu sverginata. Come ac-cadde non si sa. Non fu piccante ma un balzo “spiccato” giù dal balcone, nel suo grido “Evviva il parroco!”.

Il parroco sono io e pretendo il Don del Padrino.

Oggi credo che il mio avvocato, dopo insistenze abbastanza intollerabili che reputiamo, di comun accordo, poco accorate al me più superbo e intoccabile, abbia contattato chi di dovere per un chiarimento sulla persona che sono.

Le idee van diradate a chi persevera recidivo. Accomunandosi alle versioni filistee delle filigrane a chi (non) sei. Tu lo sai? Allora, sei un fessacchiotto. Nessuno può saperlo, al massimo può usarlo. Dei filibustieri, non mi stupirei se, domani, leggessi sul giornale che son stati “sfilettati” per aver infranto il codice dei viali della solita prostituta che deridono e dalla quale stavolta verranno… denunciati nel furono di furto non tanto furbo né tantomeno a dar di denaroni. Ella li deretenarerà senza tenerezze di sorta. Da sorcia. Insudiciando loro alle suole dei suoi tacchi, da scalzare solo se sei Joe, uno che non dorme, ma fa sì che costei pigli(erà) e, senza pigiama, pigiando lo rimpinguerà.

Furono perché penso che, al di là dei debiti insormontabili che dovran rimborsare da strozzini delle dignità altrui, avranno un’altra gatta da (non) pelare. Ah, penuria di calura sarà, e arsi s’abbrustoliranno al freddo d’una celletta con delle cenette e dei secondini a trattarli da pipini molto “primini”.

Per codeste ragioni, eludendo l’ordine “sacerdotale” di questa società annichilita allo schiavismo, intendo privilegiarmi da Principe, ordinando spaghetti giapponesi anzi alla rosticceria cinese per succhiotti alla cantonese con una a mandorla nel pollo al limone del marito da me s-fatto come i ravioli al vapore e alla piastra.

Sono il pipistrello.

Ma anche un goodfella:

sì, bando a Bruce Lee. Tanto di fisico perfetto che perì di “coitus interruptus” dell’embolo in testa per troppe riflessioni ascetiche. Già. Ove l’Uomo si “buddhizza”, ci può scappar il budino del cervello. Che, fritto, scoppiò in men che non si dirà. La leggenda va rispettata, gli addominali lo sanno. Mai bisogna esagerare ad attenuarne la “grassoncella” naturalezza della vecchiaia a venire.

Prendiamo Stallone Sylvester. Ai tempi di Rambo, il suo corpo, liscio come la noce di cocco, attraeva il gentil sesso, affascinato/a da questo marchingegno muscoloso d’espressività monolitica a render stolti gli altri. E se ne affamarono come ludre, come ossesse, appunto. Fin all’osso.

Ma, col passare degli anni, Sly mise su il gozzone, poiché di troppe tope s’ingozzò non rattoppando i suoi limiti mentali. A nulla varranno i suoi allenamenti, i lineamenti ormai non son più “bilanciere” delle sane proporzioni tra “figo” e “figa”.

Gli ormoni non fan… più rima con omone.

Quindi, dopo “oculate” scelte, opziono Joe Pesci a modello “virile”.

Egli sghignazzava nei film con aria melodrammatica, sviolinando le “coccoline” nel suo “gondoliere” di pompini, come in Casinò, in cui rovinò (sul) l’amichetto (Ilaria D’Amico è da fottere con amaca nel dondolo) per troppi scandali dello “spararlo” grosso, probabilmente rimpicciolito dalla “giusta” pancetta dell’età avanzatella.

Insultò Sam, lo coprì di offese “plurilaureate” alla scuola di Broccolino e, fra l’altro, s’accaldò con Ginger, la Stone Sharon che “innaffiò” da sudato lercione, nel divano spellante dell’animal mafiosuccio di bacioni col parrucchino.

Joe è l’Uomo, fidatevi, a cui s’arriva quando capisci che le donne scriveranno sempre lettere d’amore ma sono interessate solo a “metterlo” a letto.
Amano i “bambini”. E, fra un asilo nido e un uncinetto, ci stan le pedagogie del gigolò.

Come Pesci, io navigo nell’Oceano di questo Mondo infame e mi “gangsterizzo” a iosa, riempiendo d’insulti chi non mi merita, sputandogli in faccia con “sangue freddo” da nato nella camicia “lucertola”.

Così, m’avvento, eh gli avventi, avverto e spacco le vertebre con avveniristiche profezie a dilapidare il Tempo ché genitori “ambiziosi” d’un paio di palle stan “massaggiando” i figli alla “puledra” idiozia del corteo funebre di massa. Già distorcendoli a misura di adulti in miniatura, per cui la mia pen(n)a è infinita.
Sciocchi e vanesi io v’inveisco e, se mi andrà…, vi piscio. Non forzate i vostri pargoli a non dimenare i loro usignoli, ficcandoli in licei classici per una “cultura migliore” che li rinforzi. Giungeranno all’età della ragione “brutti” che pienotti, dopo i brufoli di versioni di latino e greco, e magneran come Alessandro Magno, suggendo il seno di qualche “conclamata” lodata in “Infermiera per l’infermo con le mani calligrafiche della litografia a memoria del savio sperma suo spumante oggi brindisino nel colorito pallido di alcolismo anonimo ed esangue nel salmo senza salamino”.

E voi, sindacalisti, sono il vostro Giorno del Giudizio. Tanto v’incravattate quanti “lacci” accollerò ai vostri colli, strozzandoli con i “baffi” di Costanzo Maurizio che scoscerà di doppio mento nelle vostre menti ove perdeste anche il demente simpatico ch’eravate, prima di “scervellarvi” per sbudellarvi d’invidie, pettegolezzi e velli d’oro alla “platinata” vostra abbronzatura sapor “putrido stintissimo da tonti che io torturo”.

Sono Joe, Joe Pesci, e mangio gli squaletti nel mare del manovale manesco a chi non rispetta il mio petto impuntato e compunto di shampoo secco, come le lavature nelle lavatrici alle vostre false educande. Sì, le metto a 90… gradi(sco) e poi le stendo ad “asciugarle”, dopo il “voltaggio” umidissimo del ribaltarle Notte e dì nei capovolgimenti di fronte, ove una Lei mi domina e poi la domo prono nei troni dei tuoni che squarcian il suo “sereno” e nel seder entrando di soppiatto dopo i piatti già detersi nelle mie stoviglie “insalivate” prima che il mio sem-pr-e serpentino salì e sale soprattutto quando il Sole cala sul mio “colarle”. Sono il collante togliendo i collants…

Basta coi collari, io cane, inculo!

E, nella Tomei, emetto da giudice nel suo sorriso da castoro che, eppur, me lo cattura. A gattoni, di minigonna nera, sbianca godendo della mia faccia da avvocato col cazzo verace!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Mamma, ho perso l’aereo (1990)
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  3. Casinò (1995)
  4. Mio cugino Vincenzo (1992)

Genius-Pop

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