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Tutto quello che avreste voluto sapere sul Covid-19 ma non avete mai osato chiedere… a Hollywood, a De Niro, a Ridley Scott, a Woody Allen e a Jeremy Irons, specializzato in ruoli ambigui… come il demonio


15 Jan

woody allen sesso

Perché a Hollywood continuano a girare film mentre noi non possiamo per strada girare?

Eppure, Clint Eastwood, totalmente in fascia “debole”, avendo superato i novant’anni, quindi trovandosi in zona facilmente contagiabile di Coronavirus, ha da poco terminato di girare un film on the roadCry Macho.

Sì, è paradossale. Forse, siamo precipitati in Balle spaziali, cioè nella migliore demenzialità autoironica da Mel Brooks superfantascientifico.

Ah, ricordate, tenete gli occhi aperti e la mascherina abbassata. Ma, se in questo periodo di restrizioni da belli, no, da balli, no, da brutti in maschera, vi azzarderete a rivedere Eyes Wide Shut, sarete accusati di complottismo mentre Tom Cruise, in scorsa piena estate, girò in Italia a tutto spiano un altro, anzi, un’altra Mission: Impossible.

Sì, vado forte con le freddure. Infatti, sono amante di Ingmar Bergman, per anni sognai una donna come Ingrid Bergman ma divenni una specie di Giovanna d’Arco da Carl Theodor Dreyer.

Nel nuovo film di David O. Russell, vi sarà Anya Taylor-Joy. Protagonista di The Witch di Robert Eggers. Praticamente, un regista che vorrebbe essere Dreyer, perlomeno emularlo ma a Paolo Mereghetti, soltanto al suo secondo film, ovvero The Lighthouse, già non piace. Pallino vuoto!

Oltre alla Taylor-Joy, da non confondere con Jennifer Lawrence di Joy, vi sarà un cast della madonna.

Vale a dire, Christian Bale, John David Washington (subentrato a Michael B. Jordan da non confondere con l’ex campionissimo cestista dei Chicago Bulls), Margot Robbie (da non confondere con Eva Robin’s, eh no, mi pare che Margot sia poco “ermafrodito”, no, transgender… anche se, in The Wolf of Wall Street, deve avere avuto le palle per stare con un tipo così cazzuto), Bob De Niro, Michael Shannon, Rami Malek, Zoe Saldana, eccetera eccetera.

Cioè, praticamente Hollywood intera a eccezione di Leo DiCaprio. Indisponibile poiché deve girare Killers of the Flower Moon di Scorsese con De Niro che, nel frattempo, ha finito le riprese di Wash Me in the River, inizierà Armageddon Time di James Gray e forse, a quanto pare, sarà presente anche in Gucci di Ridley Scott. Dopo che parve… fosse stato rimpiazzato da Jeremy Irons.

Stando ai maggiori siti sulle news hollywoodiane, Gucci verrà girato in Italia a Marzo mentre, attualmente, in Parlamento v’è la crisi del governo Conte, alla Casa Bianca è stato fatto sloggiare Donald Trump d’impeachment e, sino al prossimo 15 Febbraio, a noi comuni mortali è impedito lo spostamento fra regioni.

I potenti, insomma, girano… di qua e di là mentre a noi girano solo quelle.

Comunque, avete presente il film I tre giorni del condor del regista Sydney Pollack, presente anche nel succitato film di Kubrick con Cruise?

Ecco, un mio amico, residente in Lombardia che è stata appena dichiarata zona rossa, cioè riserva indiana, vorrebbe recarsi in Sicilia per fare all’amore con la sua bella.

Naturalmente, gli è impedito. Ha poche possibilità di farsela, no, farcela. Ora, o diventa un coraggioso come Kevin Costner di Balla coi lupi oppure, nel caso che decidesse di trasgredire le regole, se sarà eventualmente fermato dalla polizia durante il suo viaggio in autostrada, dovrà dire essa che lui ha fatto il tampone, forse è stato anche tamponato alla stazione di servizio dell’autogrill, è stato (s)pompato dalla benzinaia e ha il pedaggio pagato oltre ad aver magnato in un ristorante d’asporto. Però, malgrado sia adulto e già vaccinato, dirà alle forze dell’ordine che non metterà in pericolo la vita della sua amata. Poiché userà la profilassi in maniera accorta pur essendo molto dotato, quindi non è uno… corto.

Forse di lei solamente, tremendamente cotto. Comunque, più previdente dell’assistenza sociale.

Fidatevi, amici, se qualcuno volesse affidarvi a qualche “educatore” dell’AUSL, è meglio l’AIDS. Da cui il film I tre giorni (notti, soprattutto) del Condom.

Sì, debbo esservi sincero. Sono tornato molto in forma. Sì, per forza.

Dopo aver passato l’adolescenza a vivere come Woody Allen de Il dormiglione, compresi che, per salvarmi, dovevo amoreggiare con una ragazza pura come Mia Farrow di Alice o di Rosemary’s Baby?

V’è piaciuta la battuta cinica da Roman Polanski vero e non quello finto di C’era una volta a… Hollywood?

Penso che i fanatici del morto e sepolto Charles Manson siano più stupidi di Frank Langella de La nona porta, penso che Emmanuelle Seigner sia più sexy di Sharon Tate, credo fermamente che lo stesso attore che interpretò Manson nella bischerata, appena menzionatavi, opera di Tarantino con DiCaprio e la Robbie, non sia bello come Brad Pitt ma sia la stessa persona che incarnò Manson nella seconda stagione di Mindhunter.

Sì, fui già ammiratore di Woody Allen tantissimi anni fa quando, vivendo di frustrazioni da Diane Keaton di Interiors, mi trasformai anzitempo, anzi, in tempi non sospetti, nell’Allen di Broadway Danny Rose, cioè in un guitto d’avanspettacolo, indagatore dei miei personali demoni interiori da Larry Lipton di Misterioso omicidio a Manhattan.

Comunque, è curiosa la cosa… in Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh, Depp viene accusato di essere un violento stronzo. Al che, viene ucciso da tutti i passeggeri del treno.

Scusate, fra questi vi fu anche Amber Heard? No, per chiedere, eh?

Onestamente, ne so una più di De Niro di Angel Heart. Sì, ne so una più diavolo.

In tale capolavoro di Alan Parker, a mio avviso, Mickey Rourke è più cornuto di Mefistofele.

Prima fu un angelo biondo più bello di Lucifero, no, di Mickey Rourke nel secondo tempo di Johnny Depp, no, di Johnny Handsome, ma morì all’inferno rimanendo nel Dubbio da Meryl Streep se la sua ex, interpretata da Charlotte Rampling, durante il suo ricovero in manicomio fosse stata con qualcun altro… The Night Porter… docet?

Tornando a Eva Robin’s, penso che sia più sensuale di Vladimir Luxuria. Tanti anni fa, Eva fu ospite del Paradiso Terrestre, no, di Non è la Rai. Per qualche tempo, tale trasmissione fu anche condotta da Paolo Bonolis. Il quale stette con Laura Freddi. Secondo me, Laura aveva un viso da uomo.

Infatti, le preferii sempre Cristina Quaranta e Maria Teresa Mattei, moglie di Roberto Baggio, no, di Dino Baggio.

Mentre ad Ambra Angiolini, miei “angioletti”, preferisco ancora Annalisa Mandolini.

 

Jeremy Irons e De Niro

mission irons de niro

Jeremy Irons è da sempre specializzato in ruoli ambigui. Vedi Lolita, non di Kubrick bensì del regista di 9 settimane e ½, Adryan Line. Quello di Allucinazione perversa…

In Io ballo da sola, siamo sicuri che, prima di morire di Cancro, non abbia amoreggiato con Liv Tyler oppure con la protagonista del videoclip storico Rewind di Vasco Rossi?

No, fu un brav’uomo. Tant’è che, prima di andarsene, mise in guardia Liv da uomini come suo padre, Steven Tyler. Cantandole…

Ehi, tu delusa

Attenta che chi troppo abusa

Rischia un po’, un po’ di più

E se c’è il lupo rischi tu

Secondo voi, il lupo è De Niro di Cape Fear?

Ma no, scusate, Irons si prodigò tantissimo affinché De Niro si redimesse in Mission.

Scherzi a parte, Irons nella parte del gesuita non è credibile. Così come non lo è Dio.

Woody Allen disse: Io non credo in Dio, non ci ho mai creduto… Diciamo che lo stimo.

Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale è poco credibile.

Di mio, che posso dirvi?

Non sono credibile nella parte di Jeremy Irons di Inseparabili. Sì, sono inimitabile anche nei miei “gemelli”.

Riesco però a essere sia Irons de Il danno che suo figlio.

La mia lei va matta per Juliette Binoche e ama Jeremy Irons.

Adora Chocolat.

Io adoro Cosmopolis.

No, non sono De Niro, non sono Robert… Pattinson, non sono Jeremy Irons.

L’importante è che io non sia Eva Robin’s. Non voglio neppure essere Margot Robbie.

La verità è una sola…

I potenti fanno quello che vogliono. Se ne fottono e… girano.

Noi siamo solo dei fottuti… geni.

Se non vi sta bene, chiamiamo subito Jeremy Irons di Inland Empire e imparerete non a delirare come Laura Dern, miei conigli, bensì ad amare il grande Cinema e anche qualcos’altro.

Se non vi sta bene, credete al Papa.

In effetti, donne bigotte, non avete tutti i torti.

Jude Law di The Young Pope è “leggermente” più figo di Jonathan Pryce di Two Popes.

Ricordate: così come disse Al Pacino, non de L’avvocato del diavolo, bensì di Scent of a Woman:

– Ragazzo, ti è piaciuta la sparata?

 

Mi spiace dunque deludere i miei haters. Non sono cieco come il tenente colonnello Frank Slade.

Anche perché Diane Keaton non sarebbe mai stata con Pacino e Woody Allen se fossero stati dei cessi come Bradley Whitford, cognato di Pacino in Scent of a Woman.

Che brutta fine, poveretto. In Three Christs, è impazzito come me quando vidi Willem Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo e, giustamente, pensai che recitasse da Dio. Ah ah.

Vi lascio con questa:

una tizia telefona al centro di salute mentale per sapere se io sia in cura presso la struttura.

– Pronto?

– Sì, chi parla?

– Falotico è in cura da voi?

– Per segreto professionale, non possiamo fornirle tali informazioni. Lei, comunque, ci sta simpatica. Per lei faremo un’eccezione alla regola. No, signora, nessun Falotico ci risulta tra i nostri pazienti. Lei, sì, però.

– Che dice? Che dite? Io non sono matta!

– Signora, ci rincresce. No, non è solo matta, è pure molto scema. Che poi è la stessa cosa. Ci scusiamo per il disagio.
Insomma, alla fine di Scent of a Woman, è partito un applauso che fa tremare. Qualcosa di veramente devastante.
Quasi quanto il libro Bologna insanguinata.

Presto anche in cartaceo. Naturalmente, anche in audiolibro recitato dal suo autore.

di Stefano Falotico

blade runner serpente joanna cassidy

Omaggio a Morricone, le sue migliori colonne sonore: epico, rivoluzionario, monumentale


06 Jul

ennio morricone

Se n’è andato. In punta di piedi. Nel suo stile, sobrio e al contempo, come le sue colonne sonore magnificenti, in sé stesso magniloquente. In quanto ha sempre vissuto discretamente, umilmente.

Lasciando un vuoto, dietro di noi, incommensurabile. È morto il più grande compositore di colonne sonore della storia del Cinema italiano e non solo.

Colui che, dopo aver composto la colonna sonora del sopravvalutato, pressoché inguardabile e tedioso The Hateful Eight, riciclando un suo geniale pezzo portante della soundtrack de La cosa, fu, assieme a Sergio Leone, l’anfitrione dell’utilizzo della musica, nella Settima Arte, a mo’ di cavalcante, scalpitante crescendo rossiniano d’emozioni immensamente potenti.

Autore, ça va sans dire, di colonne sonore da urlo per la celeberrima trilogia del dollaro leoniano.

E, prendendo in prestito la celebre frase del doppiaggio straordinario di Giancarlo Giannini di Donnie Brasco, pronunciata in originale da un Al Pacino bravo in maniera spaventosa, che te lo dico a fare?

Amico e amici…

Che c’entra Donnie Brasco?

C’entra, eccome. Sebbene Morricone, per questo bellissimo film, non abbia composto una sola nota.

Memore degli echeggianti fasti roboanti forse perfino di C’era una volta in America, il capolavoro di Mike Newell (sì, lo è, non ridacchiate) con Johnny Depp e Pacino si staglia, in modo unico e originalissimo, all’interno del panorama cinematografico di genere gangsteristico.

Se Francis Ford Coppola, per esempio, alla pari di Arthur Penn, nobilitò i criminali, magnificandoli in modo agiografico nella sua saga del Padrino, se Scorsese li mitizzò in Quei bravi ragazzi e, allo stesso tempo, li ridicolizzò come se ci fossimo trovati in una pantomima piena di disgraziati in cerca di remissione dei loro peccati, i quali scelsero, forse persino inconsapevolmente disperati come Frank Sheeran di The Irishman, eh già, la strada del male, sviscerando altresì, sotto forma di metafora, la sua antropologica visione della società, da lui giustamente intesa come una classista piramide ove, per sopravvivere, devi addirittura, accettando malvolentieri una tristissima esistenza malavitosa, adattarti giocoforza alle varie mafie quotidiane per tirare a campare, a meno che tu, tradendo gli accordi, non voglia finire crepato oppure, parafrasando Joe Pesci, cornuto e mazziato come Daniel Day-Lewis de L’età dell’innocenza, dicevo…

Dicevo, in Donnie Brasco, Mike Newell ci sorprese. Ma come!? Il regista di Quattro matrimoni e un funerale ebbe davvero la sensibilità, tipicamente italoamericana, di riuscire a sfoderare un gangster movie che, in effetti, tale non è?

Poiché è la storia di un’amicizia profondissima così commovente da lasciarci stesi. Su una sceneggiatura strepitosa, meravigliosamente giocata sulle dualità e sulle ambiguità perfino dei (o dai) risvolti non sempre comprensibili d’un intreccio, nel finale, volutamente complicato, Paul Attanasio creò uno script, poi recitato da dio, anzi da dei, veramente da Oscar. Da applauso!

Ove Al Pacino/Lefty voleva un’altra vita, forse un altro figlio. Persino nel suo “lavoro” poco nobile è stato scavalcato e declassato. Che uomo sfortunato ma, nella sua “famiglia”, ci tiene a ribadire, orgogliosamente non sicuro di sé ma d’origini certamente sicule, che tutti cammina/ino a testa alta.

E lui non è un allocco.

Ha avuto un cancro in una zona assai delicata e, se a Danny Aiello, i “goodfellas” di Once Upon a Time in America, combinarono uno scherzaccio di cattivissimo gusto, scambiando le culle in modo tale che suo “figlio” non potesse mai, un giorno, avere un tumore in quella zona sopra accennatavi, in Donnie Brasco, Johnny forse non voleva, in cuor suo, fare il poliziotto.

Affascinato, inconsciamente, dalla vita d’un Jack Nicholson di The Departed in versione molto più sfigata.

Lefty, al che, sognò la vita onesta che non poté mai avere, per una ragione o per l’altra e, di contraltare, Donnie forse non voleva fotterlo. Forse, non voleva neppure fottere una moglie piccolo borghese, noiosa e troppo perfettina come Anne Heche.

Forse, un Depp in versione Zac Efron di Nonno scatenato.

In cui De Niro lo “salvò” da una vita da laureato riccamente sistemato, donandogli il piacere inoculatogli della giovinezza recuperata.

Poiché Zac, in verità, non voleva continuare a fare l’avvocato, sposando la persona “giusta”. Voleva essere un po’ “fuori” e innamorarsi sempre di più di una ragazza dei fiori, leggermente auto-emarginata, una fotografa della vita che, sino alla fine dei loro giorni assieme, immortalerà quei piccoli attimi di felicità che la vita può e potrà donarci, estasiandoci d’inviolabile purezza e dolcissima venustà incantevole e incantata.

Senza troppe sovrastrutture, schemi mentali vetusti e superati, senza più pedagogie a buon mercato e maestrine già nate stanche. Già mentitrici, dalla nascita, riguardo i loro godimenti più veri, in quanto li sacrificarono fin dapprincipio sulla base di chissà quale onore mai esistito.

Quale? Quello, per l’appunto, caratteristico di chi ragiona come i mafiosi. Vivendo di stereotipi(e), di scremature, di suddivisioni sciocche e bigotte tra falliti e arrivati, forse solo figli di puttana cinici e arrivisti?

Ennio se n’è andato come Lefty/Al, lasciandoci tramortiti e senza parole come Johnny/Donnie nel finale.

Non so poi perché ma, quando rivedo Al Pacino in Donnie Brasco, mi ricordo di quando giocai a Calcio nella scuola Calcio Bologna. Lefty assomiglia al padre di Ortisi. Erano siculi.

A tutt’oggi, non ho mai conosciuto un calciatore “arrivato” di cognome Ortisi.

Mi ricordo però che imparai a nuotare da solo, rifiutando le lezioni della piscina Record situata al Pilastro.

Così come ricordo benissimo il finale de Il giovane Holden.

Mi spiace però deludere i miei hater ché mi danno del sociopatico. Non sono Salinger.

Ma voi che sapete? Che cosa volete sapere?

Fra cent’anni, parleranno di Ennio come di una leggenda.

Già lo è.

E questo è quanto.

Se non vi emozionate, ascoltando le colonne sonore di Ennio, anzi, nel cuore auscultandole, non siete degli indiani. Ma aridi come l’Indio, sì.

Indio, il gioco lo conosce/i.

Come la vedi? Ah ah

Quindi, quali sono le più belle colonne sonore di Ennio?

Suvvia, lo sapete meglio di me.

 

di Stefano Falotico

I miei auguri pasquali


11 Apr

Introduzione a mo’ di riflessione, un po’ goliardica, un po’ scacciapensieri, un po’ piccante, spero molto brillante

Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!

Chi fu peccatore, invece, con quella donna di nome Petra, continui pure. Perché Petra non crede a San Pietro ma ama essere amata da colui che con lei peccò, pecca e ancora peccherà.

Ebbene, appuntamento pasquale, miei uomini forse natalizi. Dunque con l’inclinazione a donare al prossimo liete felicitazioni speciali.

La colomba volò alta in cielo nel pre-finale di Blade Runner quando, il grande e compianto Rutger Hauer, l’olandese per l’appunto volante, considerato da molti sondaggi, oserei dire eletto il miglior attore natio dei Paesi Bassi di tutti i tempi, si congedò dall’umanità, recitando dinanzi al basito Harrison Ford un monologo fenomenale. Diciamocela, memorabile.

Un uomo, Roy Batty, imbattibile Ovvero il personaggio (dis)incarnato da Rutger, disumano, oserei dire superomistico, androide cibernetico in un mondo spento e ingrigito da un’impiegatizia, burocratica, fasulla e meschina normalità borghese. Incupitasi in notti senza dio, sommersa dalla pioggia, forse anche biblica, del proprio progresso paradossalmente regressivo. Ove fu dato ampio spazio alla tecnologia e si costruirono uomini bionici e robot come in Terminator ma si persero di vista le “macchine ribelli”. Le creature più nitrenti, nella propria intima, sacrosanta selvaticheria, la vividezza adamantina della propria suadente emozionalità brillante. Non reprimeteli, amateli. Coccolateli.

Uomini-non uomini dagli occhi vitrei! Occhi magnifici e iridescenti, cuori battenti e riflessi nello spazio d’una immensità traslucida come la venustà immortalata di una donna assai amata, forse davvero mai avuta, soltanto immaginata oppure sia fantasticata che, sinceramente, piacevolmente fottuta. Attimi godibili e consenzienti di pace dei sensi scalmanatasi poi, vigorosamente e carnalmente, nell’ardimento di piaceri brucianti che si perderanno nell’infinitezza di un languido bacio indistintamente inafferrabile come la fuggevole beltà onirica delle nostre anime dannate, ancora d’annata, fulgide e pregiate, potenti. Malgrado il Covid-19 stia mettendo a dura prova i nostri terminali vivi più resilienti.

Tu chiamale se vuoi… emozioni cantò Battisti. Vo foste battezzati? Credete nell’Altissimo che risorse al/il terzo giorno così come dicono le Sacre Scritture o, ammalativi di nichilismo animale, essiccaste la vostra incontaminata, candida bellezza spirituale a favore forse d’un buddismo utopico oppure di un budino ipercalorico assai stomachevole?

Eh sì, non più v’accalorate come un tempo per quei sentimenti lindi e liquidi che, compenetranti, fecero sì che all’amore consacraste la vostra vita, sposando non solo una donna, bensì abbracciando anche la morbidezza del Creato e del mare, dunque ripudiando ogni ingannevole male e il diavolo tentatore.

Sono qui, amici e nemici, fratelli della congrega ma soprattutto sorelle a me così inchinate in segno d’affetto empaticamente letizioso seppure non malizioso, bensì ecumenico, goloso e glorioso, per augurare a tutti voi una serena giornata benevolente e giocosa.

Poiché chi vuole davvero sa amare con furore e non più si duole nei falsi fervori.

Basta, adesso, però. Plachiamo subito gli entusiasmi e non c’infervoriamo più del dovuto poiché, sì, è Pasqua. Mica però Natale, ah ah. Quindi il giorno in cui si festeggia il Cristo risorto e non si prepara a pranzo solo un risotto, bensì anche una faraona, forse ex moglie di Ramesse. Ovvero Yul Brinner de I dieci comandamenti.

Sì, attenetevi alle disposizioni intraprese con creanza, senza dar di panza come qualcuno dell’opposizione, non fuorviando al di là delle restrizioni.

Sebbene i dieci comandamenti, a cui s’aggiunsero altri tabù e decreti di natura mondiale, dovrebbero essere nove.

In verità vi dico che bisogna, eccome, desiderare la donna d’altri. Bisogna essere protestanti riguardo questa legge più disumana di Roy Batty.

Voi siete cattolici o adepti del culto di Martin Lutero? Sì, In Utero nasce la vita, sebbene Kurt Cobain cercasse il Nirvana ma si suicidò sei anni prima di compierne trentatré.

Invece, molte persone credono che non ci si possa arrendere bensì combattere per le proprie libertà.

Trentatré trentini andarono a Trento, trotterellando.

Altri girano il mondo, semplicemente trollando.

Quest’anno sarei dovuto andare al Festival di Cannes come accreditato stampa. Ma la quarantena costrinse la kermesse a chiudere i battenti e io ora mi mordo le mani. Sbattendo ogni dente.

Sì, da un anno e mezzo a questa parte, rividi con più gioia la luce del giorno. Sebbene abbia trascorso molti miei recenti sabati sera in locali dell’entroterra imolese ove, se non fosse stato per la mia incrollabile fede all’amore puro, onestamente avrei voluto sconsacrarmi con ragazze anche giunte dal modenese per giochi onestamente un po’ sanamente luridi.

Sto dimagrendo quotidianamente e presto sarò un grissino torinese. Nonostante tutto, mangio ottime cotolette alla milanese.

Bene, ora parliamo di Cinema.

Scorsese girerà Killers of the Flower Moon. Le cui riprese furono rimandate per ovvie ragioni da noi tutti conosciute.

Un tempo, pensai di essere più bravo di Robert De Niro. Mi spiace ammetterlo. Col tempo si matura e si cresce. Quindi, mi scoccia disilludervi. Oggi come oggi, sono più bravo di lui. Ah ah.

Inizialmente, Scorsese propose a De Niro la parte di Gesù ne L’ultima tentazione di Cristo. Poi andata a Willem Dafoe. Un anno prima, De Niro interpretò Mission. Ora, molte persone schizofreniche, le quali s’identificano col Messia, adorano The Passion di Mel Gibson. Non so se siano di Chiesa ma abboccano a chicchessia. Ma per cortesia! Gibson non è James Cameron, che è comunque un megalomane. Gibson è solo un mitomane. Oserei dire, forse, un sobillatore. Ma quale Apocalypto! È meglio una caramellina all’eucalipto. Domani forse, nonostante siamo nel 2020, riprogrammeranno alla tv BenHur. Il film più oscarizzato della Storia assieme a Titanic. Ecco, quando nella vita, persone che consideraste fratelli di sangue dovessero tradirvi, non affondate come un transatlantico dinanzi alla loro freddezza da iceberg. Ribellatevi e non siatene più schiavi. Al che, Messala non crederà ai suoi occhi. Prima diede dello schiavo a tutti, trattando ogni persona come una messalina, gridando strafottentemente al prossimo… ma come sei messo?

Agnelli o leoni che siate, qui si celebra Messa. Parola di Dio.

Rendiamo grazie.

In verità vi dico che mi accontento di una donna soltanto, non voglio molte grazie o graziose. Basta che di domenica possa fare un giro con La Grazziella. Graziano fu graziato? Marzia invece ama vivere sulla Terra come se stesse su Marte?

Questo è quanto. Finito il lockdown, comunque, ci sarà da farsi il culo.

Mi pare cosa buona e giusta.

Le migliori scene di una stagione cinematograficamente finita troppo presto

Ebbene, per via del Coronavirus, da tempo i cinema sono chiusi. Inseriscono film solo su Netflix.

Ma, ufficialmente, la stagione è terminata.

Ora, non amai molto, anzi quasi per nulla C’era una volta a… Hollywood. E alla fine non mi commossi.

Credo, infatti, che i capolavori di Quentin Tarantino siano altri.

Continuo invece a pensare, malgrado molti miei ripensamenti, che The Irishman sia un capolavoro.

Lo sto riguardando minuziosamente in queste settimane. È finita la quaresima?

Padre, è Natale?

 

Che dispiacere immane non vedere Bob De Niro fra i candidati come miglior attore protagonista agli Oscar.

Non credo che avrà un’altra possibilità. Comincia ad avere una certa età anche lui.

Frank Sheeran, un miserabile. Si fida dell’amico sbagliato e ammazza l’amico giusto.

Una tragedia.

Pari quasi quanto quella di Richard Jewell e di Joker.

La scena però sorprendentemente migliore dell’anno appartiene a I due papi.

Grande film.

Se devono esserci lacrime, facciamo che siano lacrime di gioia.

Tanta gente, non so se illusa, crede in Dio.

E forse è giusto che ci sia qualcuno che, a prescindere dai possibili insabbiamenti di Ratzinger, sia il portavoce della fede cristiana.

La vita è un’illusione.

La morte anche.

Forse nessuno di noi mai esistette.

O forse risorgerà.

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di Stefano Falotico

 

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A prescindere dal coronavirus, credo che siamo arrivati al punto più malato della società, siamo sprofondati nel porcile


11 Mar

Vi affiggo uno screenshot tratto dalla bacheca di un mio amico su Facebook.

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Credo che si possano ampiamente condividere queste parole. Sì, non vorrei che, con la scusa del Coronavirus, si stia spostando l’attenzione pubblica su qualcosa d’irrisorio.

Mi paiono, infatti, esagerati i provvedimenti intrapresi dal governo. Piuttosto, a dire la verità, demenziali.

Detto ciò…

Sì, devo dare ragione a Federico Frusciante in merito all’edonismo andante di questa società finita totalmente a puttane.

Lui però sostiene che Mission con De Niro e Jeremy Irons sia un troiaio. Mah, ne dubito.

È un film profondamente spirituale incentrato sulla conversione di un uomo, Mendoza, cacciatore di schiavi, che ammazza suo fratello per gelosia. Ma si redimerà, perdonandosi grazie al padre gesuita interpretato magnificamente da Irons. Ah, che fatica di Sisifo!

Il film eccede spesso nella retorica e la colonna sonora di Ennio Morricone, per quanto meravigliosa, diventa un po’ pomposa.

Detto ciò, la Palma d’oro ci sta tutta e non voglio sentire ragioni.

Anche perché un film così ce la sogniamo, oggi come oggi. Qui si respira epica prodigiosamente illuminata da Chris Menges.

Invece, qui la società sta collassando.

Non sono un moralista come Stanley Kubrick ma il troppo stroppia, rende storpi.

Qui spopolano profili d’insospettabili ragazze, effettivamente studentesse universitarie, che ti contattano privatamente. Al che, inizialmente s’instaurano conversazioni piacevoli, spesso anche altamente culturali.

Ma, all’improvviso, ti mandano il link del loro “club privato”.

Sì, ti sparano… il link del loro sito personale. Oramai tutti e tutte hanno il proprio sito. Non è un grosso problema. Il problema sorge quando ti dicono:

– Lo vedi questo bottone? Spingici sopra. Al che, ti si aprirà la finestra con la mia mail PayPal. Dai, poll’, Mandami 5o Euro e potrai vedermi nuda.

 

Roba da matti. E io dovrei versare 50 Euro per vedere dieci foto di nudo di una pinco pallina? Peraltro, se proprio voglio lasciarmi andare, guardo un porno.

Eppure, maschi frustratissimi, dopo giornate di durissimo lavoro in cui non hanno fatto un cazzo, sfogliando il giornale con tanto di gamba accavallata, leggendo di uomini in mutande che prendono a calci una palla, dopo aver messo i loro bambini a scuola, ecco che si collegano al sito “mostruosamente proibito” e sputtanano tutto il loro stipendio.

Regalando cifre pazzesche a queste mentecatte per vedere due culi. Rallegrando, a notte inoltrata, misteriosa e libera da sguardi indiscreti, le loro esistenze quotidianamente mortificanti.

 

Intervengo io:

– Lei spende queste cifre per vedere e svelare tali Patreon del cazzo? Non potrebbe scaricarsi un porno? Impazzano i siti pure gratuiti.

– Sì, ma i porno che circolano, ah, sono pieni di attrici famose. Io invece sono perverso, desidero vedere quella… sì, mi fa sesso sapere che, dietro quel viso angelico da brava ragazza, si nasconde una maiala.

 

 

Continuiamo così, complimenti.

Di mio, posso affermare con estremo orgoglio e senza vergogna, che nella copertina del mio nuovo libro campeggerà nuovamente una modella molto fascinosa.

Con la quale concordammo la liberatoria affinché mi concedesse l’immagine che presto risalterà nella mia cover. Lei posò per me, immortalata da una sua amica fotografia assolutamente professionale.

Dunque, il pagamento che le versai, peraltro nient’affatto esoso, fu lecitamente stabilito a fini artistici.

Lei lesse dapprima il mio libro e, molto soddisfatta, in maniera consenziente mi concesse l’immagine a uso non commerciale. Bensì da utilizzare solo a scopo promozionale della mia opera. Legata… ai miei diritti d’autore.

Da non diffondere, in altri modi, da nessuna parte.

Se poi invece, una volta che il libro sarà disponibile, salverete la sua immagine e la diffonderete altrove, dovrete pagare la penale.

Ve la vedete voi, eh? Insomma, la mia prosa è fantastica, lei è una donna super attraente ma, se vi azzarderete a rubare e ritagliare la sua immagine per spargerla in maniera prosaica sul web, saranno cazzi vostri amari. E poi, quando vi arriverà a casa la lettera di risarcimento per aver trafugato tale materiale intoccabile, sopra il WC non credo che continuerete a farvi delle seghe.

Anziché sciogliervi, pagando studentesse coi link “s(l)egabili”, d’attivare dietro remunerativa attivazione, evacuerete sciolte. Dette anche diarree dovute al cosiddetto farvela sotto… poiché non avrete i soldi per pagarla. Anche perché i pochi soldi rimastivi, eh sì, li sputtanaste per pagare donne (in)visibili che non vi diedero niente se non mezz’ora di menate…

Vero? Siete veramente penosi. Poi, abbiamo anche quelli di contraltare. Come si suol dire.  Gente che guadagna cifre pazzesche dapprima comprando followers e poi, non solo ricoprono le spese, bensì di guadagni superiori, mille volte, eh già, superano il debito. Puro capitalismo, cazzo. Un po’ impuro, comunque.

Ah, ora capisco. Quella ragazza, sopra menzionativi, no, non è una puttana sotto mentite spoglie. Insomma, se la paghi, si mostra tutta spogliata… È una laureanda, scordavo, in Economia e Commercio.

Sa come vendere la sua merce, ah ah. Sì, abbiamo toccato il fondo. Siete quasi tutti toccati… Dovete redimervi e curarvi prima che il virus delle vostre porcate e idiozie corroda definitivamente ogni vostra residua difesa immunitaria.

Acclarato ciò. Frusciante ha ragione su molti film ma di Mission non capì un cazzo. Masterpiece!

Ora, non per essere passatisti. Il Cinema di una volta era davvero più bello, più figo. E non voglio sentire ragioni.

 

di Stefano Falotico

Liam Neeson, ascesa di un uomo tranquillo ma non tanto all’asciutto…


07 Feb

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Innanzitutto sparatevi questo. A proposito di film sulla vendetta alla Liam…

Negli ultimi mesi, ho scritto una miriade di cose su Liam Neeson. Cercatele, son sparse dappertutto nel net. Lei, donna, pulisca il WC. E legga qualche libro. È ferma all’ABC. Vota la DC? Non esiste più, adesso tutti son politici dietro un pc.

Liam, un uomo bello. Tosto e duro. Duro, durissimo, vero signora?

Quest’uomo sempre più m’impressiona e, ripeto, la sua metamorfosi attoriale ha dello spaventoso stupefacente.

Lui che fu Oscar Schindler ma non vinse l’Oscar e fu assai amato da Uma Thurman. Con lei non fu “miserabile” ma a quanto pare un darkman dall’uccello lupesco, come in The Grey. Sì, Uma ha scopato mezza Hollywood ma un uccello come quello di Liam sostiene che non l’abbia mai più visto Non l’abbia in quanto quello di Liam l’abbacinava e di notte abbaiava, latrava anche nella latrina di orgasmi lerci, ululava, insomma cazzeggiava.

Un uomo davvero Kinsey e infatti, nel succitato capolavoro di Spielberg, lo sa bene Ben Kingsley. Lui fu Gandhi ma Liam non è mai stato ascetico. Diciamo che spesso lo ha asceso. Mica scemo…

Fra americane, africane, ariane, ebree e nere. Non ha pregiudizi razziali. Lui le “salva” tutte nel suo fornificarle in maniera “crematoria”.

Sì, Liam va detto. È sempre stato un maiale. Metaforicamente, in quei femminili for(n)i e non. Basti vedere il suo ruolo ne La ballata di Buster Scruggs. Raramente ho assistito a un porco del genere. Ammazza il povero ragazzo monco, buttandolo giù dal ponte. Non si vede questa scena ma è chiarissimo che lo affogherà. Perché Liam, una vola trovata la gallina dalle uova d’oro, dopo aver spennato tante gallinelle che ovulavano dinanzi al suo marcantonio, non è certamente nella vita privata il Prete di Gangs of New York o Ferreira di Silence. Ma un bucaniere da Gun Shy – Un revolver in analisi. Più che altro uno che le guarda in cagnesco, un Rottweiler in anale…

Lui riesce a farle tutte gridare e tira fuori… la voce anche alle mute e alle lesbiche. Basti pensare a Jodie Foster di Nell.

Liam, a mo’ di Andrea Roncato/Patacchi “capo ufficio pacchi”, dà a ogni donna la “curetta”.

È un uomo che resuscita ogni frigida. E sulla sua porca, no porta, c’è scritto Vendesi miracolo.

Liam non è un uomo, insomma, da Mission ma ama le missionarie e tutte le (im)posizioni. Le donne, inginocchiate, lo benedicono e stanno a pregarglielo in poca santità senza remissione di ogni immissione…

Sì, Liam possiede proprio uno spadone, una luccicante Excalibur. Infrangibile, potentissima. Un ciddone!

A parte le porcate, Liam è davvero un glande, no, un grande.

A eccezion fatta di qualche stronzata, la sua filmografia negli ultimi anni è stata strabiliante.

Quasi esclusivamente confinato a revenge movies alla Io vi troverò ma son variazioni sul tema davvero cazzute.

Una sfilza di fighe, no, figate di genere. Da La preda perfetta a Run All Night, da L’uomo sul treno a questo Un uomo tranquillo. Film osannato dalla Critica americana.

Sì, pare un ottimo rifacimento…

E ricordate, donne e anche uomini: Liam vi fa da capo a piedi e soprattutto, gentil sesso, lui ci dà, se la rifà e nei suoi “remake” spacca…

Peraltro, non ho mai visto un uomo così caldo quanto freddo come Liam.

Era sposato, come saprete, con Natasha Richardson. Donna che a me piaceva molto. Infatti, in Cortesie per gli ospiti di Paul Schrader, nell’albergo veneziano me la sarei fottuta sotto le veneziane. Mica come Rupert Everett. Quello, si sa, è dell’altra sponda. Sì, non sa bagnare le donne.

Dovete sapere che Natasha morì tragicamente. E Liam, sbattendosene… il cazzo, un mese dopo era già sul set di un nuovo film.

Che uomo di merda. Lui non sente proprio niente, non soffre delle disgrazie altrui, morta una se ne ficca un’altra. Come se nulla fosse.

Con enorme tranquillità, senza battere… ciglio.

Liam non elabora nessun lutto, non cade in depressione, bensì pompa con più pressione.

Insomma, diciamocelo, cazzoni.

Se non ci fossi io a farvi ridere, che sen(s)o avrebbe la vita?

Io vi tiro su. Anche quando mi buttate giù.

Sono però come Liam. Al freddo e al gelo, scivolo nella notte in quanto uomo di tante botte.

Soprattutto quelle mi date.

 

di Stefano Falotico

TOP TEN Robert De Niro


04 Nov

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L’altro giorno, amici, ho stilato una sorta di campionario del De Niro peggiore. Una carriera artistica non è un campionato e non sempre s’imbeccano capolavori, recitativi e non.

Diciamo che De Niro, prima del crollo degli anni duemila, abbastanza inspiegabile, ma forse voleva far soldi… di film ne aveva sbagliati assai pochi. E anche in film minori come Innamorarsi, L’assoluzione e Lettere d’amore, aveva sempre dimostrato una classe ragguardevole. Una caratura notevole.

Ora, di solito, in queste classifiche, si parte dalla decima posizione per arrivare al primato. Invece, essendo io uno scombiccherato, partirò dal primissimo posto per arrivare all’ultimo.

La migliore interpretazione di De Niro in assoluto è quella ovviamente di Travis Bickle in Taxi Driver. Un uomo del sottosuolo che vive un’inquietudine esistenziale da vampiro solitario. Un uomo incarnato nella sua estraniazione. Qui è luciferino, enigmatico, sofferente al massimo, febbricitante, magrissimo, nervoso, pazzo al punto giusto.

Quindi Toro scatenato. Fosse solo per il tour de force fisico. Lancinante, scarnificante, mostruoso.

Al terzo posto, sempre sul podio, il suo Sam Rothstein di Casinò. Inquietante, perfetto in ogni mimica facciale, un uomo che pensa di aver capito tutto e invece si lascia fregare come un pollo fritto al limone della rosticceria cinese sotto casa mia.

Magnetico, impressionante, titanico.

Dunque, Don Vito Corleone del Marlon Brando ringiovanito. Prima impaurito dal mondo, schivo, taciturno, ombroso. Quindi asceso a capo mafia con un’imprendibile cattiveria allucinante. Una metamorfosi repentina sostenuta dal suo sguardo di ghiaccio e dai suoi zigomi tirati a lucido.

Poi, Noodles di C’era una volta in America. Ora, attenzione, un attimo. Le riprese del capolavoro leoniano dicono che siano durate due anni. Non è vero, è una diceria, una leggenda metropolitana per mitizzare il film. Perché De Niro era reduce da Re per una notte dell’anno prima e lo stesso anno di C’era una volta in America, il 1984, uscì anche, appunto, con Innamorarsi e l’anno successivo col cammeo di Brazil. E in questi due ultimi film mostra un look assai diverso dal suo Noodles. Quindi, come avrebbe potuto, se le riprese fossero durate due anni, farsi crescere i capelli per Innamorarsi?

È altresì vero (riguardate scena per scena il film) che il suo Noodles a volte sembra più grasso in viso e poi più smunto. Ciò significa che Leone ha girato molte scene a distanza di tempo l’una dall’altra. E forse De Niro, a Roma, deve averci dato dentro coi bucatini all’amatriciana.

Al sesto posto, e qui vi sorprenderò… il suo Mendoza di Mission. E non starò a dirvi perché.

Dopo di che, due ruoli da non protagonista, sì, ma ipnotici. Il suo Al Capone de Gli intoccabili e il suo splendido Louis Cyphre di Angel Heart.

E siamo arrivati a quota otto.

Cosa manca? Altra sorpresona. Ci metto il suo Sam di Ronin. Basta guardarlo nelle scene con Sean Bean per rendersi conto della sua grandezza.

Al decimo posto, Neil di Heat. Un lupo, un calcolatore, un temporeggiatore, a suo modo un romantico sempre “ronin”. Al servizio della sua filosofia machiavellica.

Vi stupirete delle mie scelte. Come? Non ho messo Il cacciatore, Risvegli e Cape Fear per i quali ha ricevuto la nomination all’Oscar?

Sì, avete capito benissimo. Grande ma non così straordinario. E in Cape Fear carica spesso troppo così come in Risvegli.

Nemmeno Quei bravi ragazzi. Il protagonista è Ray Liotta. La locandina originale è ingannevole perché Liotta non era pressoché nessuno all’epoca. O perlomeno poco conosciuto. Quindi la Warner Bros doveva mettere al centro del trio De Niro.

Lui è bravissimo, ma il leone è Liotta. E il suo Jimmy non è niente di così eccezionale. Ottimo, ma questo si sa…

Re per una notte meriterebbe un discorso a parte…

De Niro, chiariamoci, non sa recitare Shakespeare, non è un granché nei monologhi, e in Re per una notte l’ho trovato spiazzante. Perché alla fine si esibisce in un monologo, appunto, comico… inaspettato da uno come lui.

De Niro è un “terragno” della recitazione, non sa piangere molto bene (quando c’è una scena di pianto, si mette la mano davanti agli occhi per camuffare questo suo limite, vedi Stanno tutti bene, ad esempio, tranne in Mission), non è sofisticatissimo, è anche abbastanza lento e ha molti “tic”.

Se ve lo dico io, lo saprò, no?

Adesso, per piacere, datemi una matita. Devo dipingermi un neo. Già ce l’ho come Bob. Ma è sulla guancia opposta alla sua. L’avevate mai notato questo particolare? Sì, io sono l’altra faccia della sua medaglia.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico, cioè il sosia di Bob

Stefano De Sando, un doppiatore da rivalutare, così come la mia voce del cazzo


23 Sep

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De Sando, nato a Pizzo Calabro, uomo dai denti storti che cura il suo diaframma prestando le corde vocali ad attori di livello internazionale. Come tutti sanno, è oramai da anni la voce ufficiale di De Niro e, dopo l’esordio in Mission, alternandosi a Ferruccio Amendola, prima che quest’ultimo morisse, si è oramai impossessato di Bob, con buona pace dei suoi detrattori, che sostengono che non abbia le qualità “sonore” di Ferruccio, più capace di sfumature e di toni meno crespi, duri. De Sando non ci sta e ribadisce che lui e De Niro sono una “musica” sola. E continua a doppiarlo, regalandoci “performance” calde, pastose, innestate appunto sulla sua voce roca, tosta, perfino “permalosa”, sfumata fra la meridionalità verace, aggiustata e ammorbidita dalla perfetta dizione, e “squilli di tromba” per le nostre trombette di Eustachio. Sì, il condotto che collega l’orecchio medio alla faringe. A proposito di medietà e non mediocrità, De Sando ha doppiato un’infinità di attori grandiosi e non solo famosissimi. Una voce anche caratteristica, di carattere e un po’ di catarro, per enormi caratteristi. Spesso è stato la voce anche di John Goodman, “livellando” il suo grasso in melodie cangianti della sua gola secca, “smagrita” in “pentagrammi” fatti di la, esclamazioni forti, un diapason vivente che dà gusto alla parola recitata, animata, articolata nella bocca.

Non sempre piace De Sando, ma a me sì. Specie quando nel bistrattato Sfida senza regole accent(u)a così tanto il doppiaggio da rendere De Niro, in alcuni passaggi, un vero detective del mercato ortofrutticolo, ah ah, che sbraita, “latra”, iroso s’incazza e spara “gutturalmente” cazzate immonde.

Così, in “dicotomia” con De Sando, “passo in rassegna” la mia voce, che negli ultimi anni sta riscuotendo successo. Una voce “peculiare”, ancor difettosa in alcuni punti “critici”, rilassata quando mi sveglio alla mattina con l’anima di un gallo gaio, triste e malinconica quando bevo i caffè amari delle mie disperazioni. E si fa incarnata piaggeria, rimembrante la grande bellezza di Toni Servillo.

Ma è una voce che adopero per salvarmi dal caos di massa, per chiedere altro zucchero di canna alla barista nel mio porgerle un occhiolino “ammiccante” di sonorità che possan far sì che lei mi carezzi la mano con far poco equivocante. Sì, le bariste conoscono il mio “cliente” furbastro e vengono compiaciute dalla sobria gentilezza del mio diaframmatico “respirar” loro senza bavaglino. Ah ah. Una voce che sa farsi voler bene e poi sbanda in urla glaciali, spaventando anche me stesso nei momenti in cui vorrei solo un cagnolino accompagnante il mio volpino.

Siate come De Sando, non fate i finti santi. Dio santo! Siate voci “ficcanti”.

PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

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Ero(e) alla Irons, erotico freddo in bri(vid)o caldo


08 Oct

 di Stefano Falotico

Un mio amico sostiene che non assomiglio a De Niro di Mission, ma a Jeremy Irons di Lolita faccio un baffo e, sui miei occhi ambigui, rimango un M. Butterfly

L’altra sera, posto una mia foto su Facebook e ricevo apprezzamenti dal gentil sesso che mi lancia dei sassi, in preda a “isterismi” davvero “ero(t)ici”, fra donne di pazza gioia dinanzi ai miei occhi neri profondi, tendenti all’omosessuale con picchi esaltanti del playboy più menefreghista, saltellante fra tonalità cangianti dall’umor vacuo, talvolta puro al borotalco, altre da porcellino adocchiante il b(r)uchino delle farfalline nell’ammiccare-“ammaccare” una solo con la “potenza” del sopracciglio ambidestro in corrugata fronte semi-alzata, già “issato”, di arcata… “gengivale” nella “salivare” fronte penetrante lei “spaziosa”, probabilmente “schizzata” al primo sguardo, ninfomane-matta eppur che mi “materebbe”, sfogliando la mia pelle come “pastafrolla” per “indurirlo” poi morbido di “besciamella”.

Occhio falotico, arrossente e un po’ fetente, ferente e già negli “assorbenti”. Lei è arrosto, tutta là sotto s’arrossa e di (ri)cotta va e “(s)viene” sul viola “durevole” ancor prima che in cu(cu)l’ glielo involi come un involtino di sal(s)ina agro-dolce, piccante nella leccatina e peperone abbrustolente in carne da “salame” su faccia mia da cazzo come un calcio nelle palle che ti lascia all’asciutto, addolorato e alle volte “penzolante-pentecostale” in ansimar “gemiti” di te piegato a “novanta”. Una “botta(na)” di quelle che ti lasciano secco, lavato con Perlana, formato “Coccolino” in quanto, da orsacchiotto, il tuo salsicciotto, così “vilipeso”, soffre come un pollo appeso. Urla d’un dolor tremendo più devastante e gridante “vendetta” di Cristo straziato dalla rivelazione nel Getsemani, quando comprese la sua fine immediata al “rintoccar” delle bestemmie della Madonna… che avrebbe cacciato sulla croce dell’“Oddio mio!”.

Sì, le donne mi prendono per i “chiodi” che indosso, in quanto metallaro di barba(ro) su fascino d’antan e pizzetto alla D’Artagnan come l’Irons de La maschera di ferro. No, Irons era Aramis, D’artagnan era Byrne Gabriel e Depardieu un Bergerac di (ri)Porthos su capelli in panza di “classe”.

DiCaprio in doppie vesti ma De Niro che c’entra?

De Niro è stato Mendoza e buone nozze, figli maschi, tu, donna, beccati questa foto del Jeremy che fu, sognatelo e poi vai a ballare il liscio col vecchietto.

Di mio, ho da buttar la pasta. Poi, devo soddisfare la “fame” di una ragazzina.

So di essere una merda ma questo è il mio bello, il bellissimo. Una oggi alliscio e a te sempre più lo ficco.

Io sono il ricc(i)o. Chiusissimo, infatti e in fallo tutte me lo tengon (in)castrato.

“Mission” – Recensione


18 Oct

Mendoza nel suo eremitaggio dorato di cascate, a pregare per il silenzio dei “vivi”

Di quelle pellicole avvezze a commuovermi e ad avvinazzar le iridi mie “pensatrici”, a effonderle in caldo “sciacquio” ove il Tempo è l’aurora parsimoniosa del mio tenero “ottenebrar” la calma, navigandoci di vigoria che contempla le nature docili d’un Mondo remoto da me, nei “distacchi” di cui rimpiango solo le frenesie degli orrori a cui mai mi genuflessi, né m’inchinerò alla predica moralista del loro asservimento.

Sì, sono un cacciatore, di taglie o di schiavi, nerbo di “neve” e dissolvenza che adocchia il becero qualunquismo nel suo “tempestarsi” di t(u)oni futili, a cui sfilo i miei “cappellai matti”, ingraziandomi il Cielo di non avermi ingravidato nei suoi troni, “proni” alle poltrone.
(S)calzo nella mia guerra, battagliero che “fuorviò” le ripicche e i giochi di spada, ché già caddi nei vizi della gelosia e del suo “dilaniarmi” dentro. Mi salvai in questa selva di primigeni pudori incontaminati e illesi dal barbarico “amputar” la Bellezza.
Qui, “vigo” vigilissimo in me, nei miei arbitri senza fischietto ma di musica evocativa alla Morricone, magica foschia delle palpebre e del non “assonnarmene” o a voi assoggettarmi.
Fra i selvaggi rinacqui, e ora son padrone del destino, libero dai falsi oneri del vostro “onore”.
Io sono il Re. Della foresta. Sono Rodrigo.

(Stefano Falotico)

 

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