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Tiger Man: siate amici del giaguaro e non di Leopardi, video INFINITO in onore di Van Damme


04 May

Sì, Jean-Claude è un uomo che io, durante i primi turbamenti adolescenziali, quando il cuore spingeva all’over the top, tenni molto in auge. Questo bambagione simpaticissimo che arcuava il suo bacino su movenze tamarre mai viste con classe da ballerino. Un Roberto Bolle in abiti marziali. Ah ah.

Muscles from Bruxelles, un titano di bicipiti su tricipiti bilanciati in forme simmetriche molto pompate.

Un uomo venuto dal nulla, anzi dalla palestra ove, sollevando pesi alimentati su proteine forse anabolizzanti, Jean-Claude ascese nell’empireo dei maggiori posatori scultorei del culturismo più alla Bruce Lee in salsa occidentale.

Lui, Frank Dux nell’epocale must di ogni prima infanzia che già spinge, ovvero il mitico, oserei dire leggendario Senza esclusione di colpi.

In cui, nell’infernale sfida infernale simile a Mortal Kombat, Jean-Claude viene accecato dal suo vero amico nella vita reale, il possente cicciottello Bolo Yeung, qui nella parte del mefistofelico figlio di puttana Chong Li.

Ma Jean comprende l’imbroglio, sì, Chong Li, consapevole che Dux fosse molto più forte di lui, gli aveva scagliato contro una polverina non tanto magica. Che gli obnubilò la vista.

E ora? Jean-Claude ricorda quindi gli insegnamenti orientali del suo maestro di saggezza e ritrova la sua arte della guerra.

Al che, il cicciottello Chong Li fa la fine di Cicciobello.

Kickboxer, altra summa imperdibile per ogni suo ammiratore.

Poi Lionheart.

Qua, il pathos nella scena finale è forse ancora maggiore.

Van Damme, nella parte di Lyon, nomen omen come si suol dire, affronta il mastodontico bastardissimo Atilla. Una sorta di André the Giant con codino da Roberto Baggio grasso.

Il suo amico, tradendolo, scommette su Atilla. Al che Lyon, a differenza di Lion/Al Pacino de Lo spaventapasseri che all’ennesima batosta psicologica diventò schizofrenico irreversibile, comprende l’abisso e, come un moderno Sansone, fa crollare tutti i consiglieri fraudolenti e farisei, ritrovando un’energia vitale davvero immane.

Strepitoso, peraltro, in questo momento cinematografico oserei dire paragonabile al miglior Orson Welles, ah ah, ove il leone Jean spacca Atilla l’orso, il tifoso su capelli brizzolati che urla:

– Oramai ce l’hai in pugno. Dai, dai, dai, dai, dai. Sì, bravo!

 

Il pubblico inneggia al trionfo. Partono fulmini e saette formato piroette e pugni tonanti.

Al che Jean comincia a lavorare pure con maestri veri come John Woo e Ringo Lam.

Toccando una vetta in The Replicant, un Face/Off sui generis da cineteca.

Di mio, tutto si può dire tranne che sia impavido. Spesso sono anche pallido ma è perché amo il mio giorno ove vi metto tutti a pecora.

Oh, come rimedio io delle sventole pazzesche, lo sa solo la mia faccia da culo.

 

di Stefano Falotico

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