Posts Tagged ‘Nemico pubblico’

Racconto parigino da Baci Perugina, servito a ogni bel cioccolatino dal cervello, anche qualcos’altro, davvero piccolino


01 Jun

serviillo 5 è il numero perfetto

 

Sì, nella mia vita ne vidi tante. Anzi, a dire il vero, non molte. Lo presi quasi sempre in quel posto come Jonathan Pryce di Ronin. Ma non mi hanno ancora lobotomizzato come lo stesso Pryce di Brazil.

Semmai, chissà, mi faranno Papa Bergoglio. Ah ah. I due papi…

Comunque, non ho da recriminare nulla. Nella mia vita, incontrai soltanto dei criminali.

Gentaglia della cosiddetta Bologna bene, cioè finti viveur che sanno solo bere, spacciandosi per intellettuali di questo paio di coglioni. Ah, invece non sono un paio. A loro piace coglionare tutti ma con me non funzionò ed è inutile che insistano con gli sfottò. Ho smesso da tempo di bermi le loro cazzate da quando vidi, per l’appunto, il film Ronin, ambientato perlopiù a Parigi. Con queste merde, le quali mi dissero di ascoltare solo La Mer, andai pure a Nizza, cazzo.

Scesi le scale, forse solo sociali, come De Niro nel suo incipit, ambientato in una zona limitrofa a Montmartre. All’inizio, De Niro/Sam sembra soltanto un martire ed è quasi identico al guappo Peppino Lo Cicero, alias Toni Servillo, di 5 è il numero perfetto. Esordio alla regia di Igort.

I cui primi graphic novel furono da lui disegnati per la rivista “Il pinguino”. No, non è Danny DeVito di Batman – Il ritorno. Vi garantisco che repelle e fa cagare molto di più, ah ah.

Non è nemmeno quello della De’Longhi. Comunque, vi ricordate della signora Longari?

Ahi, ahi, lei mi casca sull’uccello disse Mike Bongiorno. Ma che è Birdman? Ah ah.

Ritorniamo a questi giornaletti di Igor Tuveri. Uno a cui, comunque, avrei dato soltanto un lavoro come coltivatore di tartufi. A questi giornali del c… o collaborarono vari avanguardistici fumettisti più assurdi della fake news di qualche anno fa secondo cui a dirigere il film suddetto doveva esserci nientepopodimeno che Paolo Sorrentino e per la parte del protagonista fu contattato proprio Bob De Niro.

Ma chi mise e mette in giro questi falsi rumors? Secondo il sito Production Weekly, De Niro avrebbe dovuto anche affiancare Sean Penn in This Must Be the Place. Nel ruolo di Mordecai Midler, andato invece a Judd Hirsch.

Comunque, meglio così. Rivisto col senno di poi, a prescindere dall’ottimo makeup utilizzato per far sì che Penn assomigliasse a Joaquin Phoenix di JokerThis Must Be the Place è una cagata pazzesca. Quasi quanto La grande bellezza.

Ma che significa questo film, scusate? Per circa due ore, è un’ode alle anime diverse, agli uomini e alle donne affetti da alterità, agli ebrei, metaforicamente parlando, che non si attengono alle direttive nazifasciste imperanti nella violenta società odierna, improntata al culto del culo. Dunque, Cheyenne/Penn si vendica nei riguardi d’una sorta di Ralph Fiennes di Schindler’s List a cui, essendo quest’ultimo oramai più anziano di mio nonno morto circa vent’anni fa, cucina una vendetta che lo denuda, letteralmente parlando, di tutti i suoi orrori, servendogli una sevizie agghiacciante più d’un rigidissimo inverno siberiano, sideralmente assiderante.

Insomma, Sean glielo ficcò nel sedere. Ma, alla fine, dopo la sua vendetta da L’ultimo dei Mohicani, andò dal barbiere e si tagliò il bulbo da ex ribelle maudit simile a quel cazzone dei Cure. Come cazzo si chiama, pure? Campa ancora? Ah sì, ora mi sovviene, Robert Smith.

Mah, a Lullaby ho sempre preferito curare la mia insonnia, trascorrendo le notti a scorrermelo tutto su Amber Smith, ex playmate. La conoscete? Ora, è un po’ âgée e forse sarà sposata a uno più ipocrita di Massimo Giletti. Un borghese marcio che indossa il gilet e, ogni mattina, usa il dopobarba Gillette.

Ma posso garantirvi che Amber Smith, nei nineties, avrei messo a novanta. Statene sicuri. E lasciate stare, per piacere, le malinconie di Franco Battiato e La cura. Dio ce ne scampi!

Cercate un centro di gravità permanente e vi rivolgete a uno psichiatra che vi prescriverà farmaci inibenti la libido? Ma che siete dei furbi contrabbandieri macedoni della Dinastia dei Ming senza più min… a?

Va be’, dai, vi offro un piatto di macedonia. Tanto non sarete mai Alessandro Magno. Io non sono un magnaccia ma ad Amber Smith, in quella zona lì, avrei spalmato tutta la panna montata, leccandogliela a mo’ di fragola delicatamente piluccata.

Sì, sono Henry Chinaski, cioè Charles Bukowski, spesso sono il grande Lebowski, bevo pure del whisky oltre al White Russian e, ultimamente, non disprezzo neanche i dischi dei Bee Gees. Ho ancora un po’ di ernia al disco ma so ballare meglio di John Travolta de La febbre del sabato sera.

Ai Baci della Perugina, preferisco comunque il Crazy Horse. Ottimo locale parigino ove delle gran fighe muovono tutto il bacino sin ad arraparti più di Natasha McElhone e Katarina Witt. Ex campionessa di pattinaggio sul ghiaccio. Ah, con la Katarina che fu, non sarebbe bastato gelarsi le palle come De Niro di Toro scatenato dinanzi alla fatata Cathy Moriarty prima dell’incontro con la Femme Fatale di De Palma. No, prima de Il grande Match letale. Sì, è veramente brutto pure questo film. Più osceno e inguardabile degli ex sessantottini bolognesi che, non avendo combinato nulla di buono nella vita, se non recitare ai giovani delle manfrine per amareggiarli più di un caffettino Borbone senza zucchero, vogliono ancora farsi passare per adoratori delle migliori pièce teatrali del Moulin Rouge! Io li struccai ma mi diedero la patente di storpio da Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec. Sono dei saltimbanchi, dei commedianti alla frutta, roba che Luigi Pirandello li smaschererebbe in tre secondi netti. Ah, scusate, persi Il Filo. Pubblicai anche dei libri con Albatros. Comunque, la vita è labirintica e Arianna fu sol una baldracca. È giustissimo che sia stata fottuta dal Minotauro, cioè un panzone peggiore del dottor Balanzone. Vale a dire un mentale minorato. Dicevo, scusate, pardon. Oh, miei padroni assai porcelloni e ladroni. Il finale del film succitato di Sorrentino fa schifo al cazzo. Sean Penn si normalizza e sua madre, ch’è matta, ritrova la normalità. Felice che suo figlio sia cambiato dall’essere stato Un sacco bello, infatti scopò Madonna, all’essere diventato un tronista della De Filippi.

Se per voi questo significa essere normali, preferisco farmi le seghe su Ludivine Sagnier di The New Pope. Che cazzo volete? Sono un costruttivista della vita e della (s)figa, in quanto totalmente fuori di testa come Picasso e dunque geniale artista che vive alla cazzo. A Wassily Kandisky, celeberrimo astrattista, preferisco la protagonista de L’uomo che guarda, cioè Katarina Vasilissa. Non fu male neanche Valérie Kaprisky. Scusate? Volete bruciarmi la casa perché sono come Colin Farrell di Miami Vice, cioè un futurista che ha pure il giubbotto di Drive?

Sì, Tutta mia la città cantò l’Equipe 84. Io sono del ‘79, non mi fa impazzire il 69 e adoro ficcare in Audi(o), no, in autoradio, a tutto volume, Nightcall di Kavinsky. Se non ti piaccio, (non) ti capisco, ti spacco la faccia e ti butto in vacca.

Se mi obblighi a rivedere quella semi-porcata di Midnight in Paris, preferisco scopare Marion Cotillard anche solo con un po’ di fantasia piena di poesia. Dammi pure del Nemico pubblico e fottimi da dietro da American Psycho come Christian Bale.

Sì, la mia vita è stata un Manhattan Melodrama. E, come dice Joe Pesci di Quei bravi ragazzifanculo a mammata!

 

di Stefano Falotico

 

de niro ronin

Created with GIMP

falotico joker

Si accendono discussioni infuocate in seguito alla video-rece di Frusciante su JOKER ma C’era una volta a… Hollywood non vale Public Enemies di Michael Mann, prodotto da De Niro, escluso per THE IRISHMAN?


15 Jan

public enemiesmoglie strega eleonora giorgiSì, sono ancora sotto shock. Più che altro, incredulo. Preventivai l’esclusione di De Niro alle candidature agli Oscar ma, sino alla fine, sperai che comparisse nella cinquina. D’altronde, era nell’aria che sarebbe stato clamorosamente snobbato.

Mi pare un’irriverenza e una sgarbatezza veramente schifosa. Sì, De Niro è stato candidato agli Oscar per The Irishman come produttore.

Joker, ove interpreta la parte del conduttore televisivo Murray Franklin, è il film che ha ottenuto più nomination.

Cioè, sia come protagonista che come non protagonista, è praticamente stato il protagonista dei due film più candidati dell’anno ma lui non è stato candidato in nessuna categoria attoriale.

Questa, scusate, mi sembra davvero una presa per il culo epocale e oscena rifilata al signor Bob De Niro.

Il quale comunque si presenterà signorilmente alla Notte degli Oscar in quanto, come detto, se The Irishman dovesse vincere come Miglior Film, lui salirà sul palco, impugnando la statuetta assieme a Jane Rosenthal, Martin Scorsese e ad Emma Tillinger Koskoff. Soffermiamoci, un attimo, sulla Koskoff.

Non l’aveva notato nessuno? La Koskoff è candidata anche come produttrice di Joker.

Insomma, ha fatto l’en plein.

Detto ciò, arriviamo al nocciolo della questione.

Frusciante, sul suo canale YouTube, demolì nel pomeriggio di ieri, Joker. Commentai in pieno disaccordo. Fatto sta che Margot Robbie non è stata candidata come non protagonista per C’era una volta a… Hollywood, bensì per Bombshell. Ma che sono queste storie? Facciamo i bilancini? Visto che dobbiamo candidare un po’ tutti, lasciamo fuori uno o una da una parte e ficchiamo pinco pallino in quel posto? Jennifer Lopez, nonostante la sua celeberrima assicurazione al suo posteriore, lo pigliò in culo. Ora, l’inculata qui ci sta. Chiariamoci. La pornoattrice Lena Paul, in quanto a fondoschiena, batte J. Lo di Amore estremo, recitando di labbra carnose con attori anche più bravi e dotati di Ben Affleck. Ah ah.

E la dovrebbe finire quel bellimbusto di John Cena di fare il simpaticone nelle commedie leggere e poi tirare di pesi, di notte, con altre zoccolone. Comunque beato lui. Dopo aver pompato i bicipiti per anni come lottatore wrestler, pompò un altro muscolo anche con Kendra Lust. Di cui, modestamente, posseggo quasi tutti i dvd.

Le mie sono notti da Arthur Fleck, figlioli. Notti in cui il lupo occhieggia, malandrino smanetta, silenziosamente ulula e poi ancora scarica. Andando quindi in bagno ad asciugare la “cosmesi decorativa” del make up colorato candidamente. Ah ah.

Sì, Jennifer Lopez non è un’attrice. È una pornostar che recita pure con discreti registi perché la dà anche a loro. Ah ah. L’unico uomo che potrebbe fidarsi di questa qui è Jim Caviezel di Angel Eyes. Ovvero il protagonista di Montecristo e de La passione di Cristo. E ho detto tutto… Uomo buono, il Caviezel, credette davvero che in questo mondo, eh già, si potesse vivere felici su un atollo e immacolati come Apollo, lontani da La sottile linea rossa. Non del tanga cremisi di Jennifer, bensì di altri figli di puttana come Sean Penn. Che te la sbattono in faccia e rimani fottuto, ah ah.

Di mio, che posso dirvi? Vedo gente che si scanna sugli Oscar. Guardate che a voi non verrà un cazzo. Aveva ragione Larry David di Basta che funzioni. Certo, continuate ad applaudire gli attori. Così, loro si faranno altre ville con piscina a Beverly Hills e voi farete la fine di Luke Perry. No, povero Luke, ebbe l’ictus mortale. Mi riferisco al Luke del film di Tarantino.

Chiariamoci anche su un altro punto molto importante. Il vero capolavoro assoluto di John Carpenter è Il signore del male. Film purissimo alla Falotico.

Sì, purtroppo provai a cambiare. Con enorme dispiacere e forse vostra contentezza, non voglio fare il patetico come Leo DiCaprio/Rick Dalton. No, non mi pare il caso di ricevere complimenti dalle bambine e dalla zie, snobbo il sesso, se non apaticamente masturbatorio tanto per non sapere che cazzo fare fra un girarmi i pollici e uno spararmela di grilletto facile. Ah ah.

Rimango un metafisico. Non mi piacciono le pacchianerie, il caos, la ciarliera confusione, il giorno con le sue caciare e le sue popolane.

In chat, donne di varia estrazione sociale, mi contattano dopo aver visto il mio bel faccino. Sinceramente, vorrebbero estrarmelo e infilarselo. Ma mi sporcherei e poi, putrefatto, finirei davanti a una psichiatra e le direi:

– Non raccontiamoci più barzellette. Questo mondo è un manicomio.

 

Adesso, molti si sono chiesti se Joker, nella scena finalissima, sporcando il pavimento coi piedi insanguinati, abbia ammazzato la dottoressa. Ecco, la storia è questa. Arthur saltò addosso alla dottoressa ma capì di trovarsi in un film di Dario Argento, Suspiria.

Sì, la dottoressa era in verità una strega. Insomma, non vedeva l’ora che Arthur s’incazzasse per fotterlo.

Ma Joaquin Phoenix usò del sangue finto come in molti film di Dario Argento.

Al che Gioacchino le disse:

– Senta, signora Eleonora Giorgi di Inferno, lei lo sa che è solo una mignotta?

Usi del Borotalco. Guardi che sono pazzo ma non sono mica Il volpone/Paolo Villaggio. Lei pensa veramente che un po’ di figa mi sanerà?

Cosa ne sa lei della schizofrenia? Guardi A Dangerous Method, Scanners A History of Violence.

E compri il libro David Cronenberg, poetica indagine divorante.

Con chi pensava di parlare, povera campagnola come Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti? Col primo venuto? Guardi, per far venire me, sono cazzi. E non mi faccia ascoltare manco quel cazzone di Mario Venuti. No, lasci stare. Non mi vedo proprio ad aspettare la domenica per mangiare du’ tagliatelle e fare il bagno con una donna della minchia. Sono fatto così. Se cerca un ragazzo di vita pasoliniano, vada a fare la psicologa in un centro di salute mentale. Sa lì quanti giovani incoscienti che non vedono l’ora di essere imboccati?

Gli esiti dei miei sforzi per normalizzarmi furono nefasti. Per fortuna, i diversi esistono. Persone capaci di ascoltare l’evocazione di Dio e di Satana allo stesso tempo, di allontanarsi dal mondo e poi, con la loro voce, recitare libri da loro stessi scritti.

Insomma, guardiamo Manhattan Melodrama al cinema, identificandoci con Clark Gable. Nemico pubblico, altro capolavoro di Michael Mann. Avanti, so che mi ucciderai, amico. Sono stanco.

 

di Stefano Falotico

Miei mohicani, aspettiamo Michael Mann e il Genius-Pop non è morto, egli non è un nemico pubblico ma un uomo pubico alla Jamie Foxx e spinge


31 Jan

nemico_pubblico_splash

Pictured: Max (JAMIE FOXX) and Annie (JADA PINKETT SMITH) wonder if they?ve come to the end of the line when they try to escape from Vincent on Los Angeles? Metro in DreamWorks Pictures? and Paramount Pictures? thriller COLLATERAL.

Pictured: Max (JAMIE FOXX) and Annie (JADA PINKETT SMITH) wonder if they?ve come to the end of the line when they try to escape from Vincent on Los Angeles? Metro in DreamWorks Pictures? and Paramount Pictures? thriller COLLATERAL.

In attesa che Mann pubblichi il libro prequel su Heat, quanto dovremo invece ancora aspettare per un suo nuovo lungometraggio?

Intanto, sparatevi questo.

Sì, il sito geniuspop.com/blog rischiava di essere crepato. Chissà perché, su Aruba, da anni pagavo il doppio Hosting Windows e Linux. Finalmente, ho deciso giustamente di risparmiare perché qui, fratelli, i tempi sin fan magri e bisogna star attenti anche sul più minimo centesimo. E non possiamo concederci spese inutili.

Al che trasferisco tutto solo Linux. Ma non avevo preventivamente salvato il backup e tutti i dati rischiavano di essere andati perduti nella “conversione”. Anzi, erano già persi non avessi io ferocemente insistito. Dopo cinquemila ticket all’assistenza, dopo svariati chili persi, in extremis, fra tecnici impazziti e io quasi svenuto, per il rotto della cuffia, come si suol dire, ho ripristinato la biblioteca, ah ah. L’intero archivio è rimasto illeso e il pericolo è scampato, fortunatamente.

Il Genius viaggia, cade, prende batoste micidiali, esagera con le provocazioni ma vigila pur non essendo un vigile. Giammai vile, egli fronteggia i nemici impavidamente in quanto oggi sensazionale, domani deficiente, ieri amante, probabilmente uno che sa quando salvarsi e cammina con aria da sbruffone tra i buffoni.

 

di Stefano Falotico

Johnny Depp, l’ultimo ganster V Johnny Bepp’, l’ultimo dei (mohi)cani


06 Sep

johnny-depp-ingrassato2

Sì, Depp fu public enemy nel capolavoro sottovalutato di Mann Michael. E già m’apparse, in alcune sequenze, rotondetto di zigomi rimpolpati, quando parla con Marion Cotillard e nelle orecchie le riferisce il suo amore.

A Venezia, come i social network sfottenti sanno, è apparso fuori forma, extralarge, smodatamente grassoccio e di sospetto doppio mento sotto “braciola” di Amber Heard che, fra un bacetto e una lingua agli orecchini, le porgeva “carne” bona per i riflettori “bolliti” dei riflettori amplificanti la panza dissimulata nello smoking.

Ma l’attore feticcio di Tim Burton se ne “fotte”. Lascia che il suo compianto amico Marlon Brando degli anni suoi più lardosi, da lassù, lo benedica, regalandogli salsicce a “voluttà”.

Quella zoccola di Selvaggia Lucarelli ha incolpato la Heard, colpevole a suo “dire” d’aver troppo “viziato” Johnny.

Stia zitta quella tettona barona, capace di accattivarsi le simpatie aprendo il body fra un ammiccamento leccaculo e un’altra “furbetta”. Vada, come molte donne “arrivate” grazie al “darla”, sui viali, anziché spacciarsi per blogger e giornalista.

Comunque sia, in questo mondo impazzito, ove anche i sex symbol non son più quelli d’una volta, l’unico uomo che regge è Johnny Bepp’.

Uno che si sveglia alla mattina, urla “Lavoratori!” con tanto di scoreggia e pernacchio, e vitelloneggia, sì. en plein forme.

Non preoccupandosi delle (dis)occupazioni e sorbendosi un altro cappuccino, a cui insegna la morale (anti)cattolica su sa(gg)io del suo fanculo netto in trenta etti, no, secondi nati Vergine e non di Bilancia.

 

di Stefano Falotico

04054229 WBL207_070.tifJohnny Depp

“Nemico pubblico”, recensione


13 Nov

Ultimo “Manhattan” fra i “gangster” dei propri demoni

Il Cinema energico, poderoso, folgorante di Michael Mann, stavolta s’inerpica nell’imbrunito volto dei tramonti che si cosparsero di vital linfa trasgressiva.
Intonata a battiti di ciglia, nerissimi, come gli occhi dall’abisso “candido” di Johnny Depp, arrochiti nei tagli cristallini, turbinanti, “digitali” di spari e spasmo laconico, spalmati di limpida acquiescenza “assorbita” nelle vene drogate delle lisergiche calme apparenti, a detonar scattanti su, sopra, dentro sventranti, meticolose, furiose, “lancinanti”, infiammate rapine a rapirsi proprio l’anima per saccheggiarne il valore o, forse, elevarlo a trono di ribalda sfacciataggine “scont(r)ate” nelle regole assurte a insostenibile modello di “stile”. La vita dei (propri) processi alla morte d’esorcizzare nella perenne fuga assurda, appunto, che risorge a ogni smaltato fucile della chimera polverosa, abba(gl)iata di schizzi esangui, affranti ma mordaci con gaglioffe spavalderie frantumate, ecco, nella putredine che annebbiò gli squarci visionari della lirica mistica all’increspato ora romanticismo ferito nel ventre d’una levigatezza a destarlo poi nell’abisso del vortice della Luna più melliflua e “incatenata” all’incanto perduto.

Dream perito, strada piovigginosa di vetri affumicati, d’una battagliera rivalsa a istituzioni che legifereranno, ferocissime, a imbrigliar caudine la morigerata “castità” del te già divelto, svelto però a sfoderar il “grilletto”, come un gringo del solitario, assolatissimo West, era remota, scomparsa nella tua riapparizione da fantasma più vivo delle ombre che perseguitano la tua, “assediano” e bloccan lo sterno del tuo deviar dello sterzante, feral sferrar attacchi al brado, disumano lor morirsi dentro nei boschi sempre più foschi d’una menzognera “dolcezza”, apnea galleggiante delle temperature “equilibrate”, stagn(ol)e. A cucir claustrofobiche, e di fobia a impaurire, a iniettare la leguleia osservanza del loro, sì, cupo eclissarsi e tetro, stridulo occultarsi cadaverici dietro (s)coperte, “rinomate” nomee.
“Egide” di stelle di latta graffianti da sceriffi monolitici come J. Edgar.
Un Edgar che sbircia i suoi passi “robotici” per avvolgere l’America nell’illusione solo automatica delle calibro. Sì, “calibrata” nel t(u)ono soffuso, plumbeo e dentro burocratiche archiviazioni per un catalogo di plastica dalla compostezza tanto “filigrana” ad attenuar l’anima da incenerirla nella “pulizia formale” d’una asettica” virtù “bibliotecaria” del proprio volto legnoso. La setta dei corpi segreti…
Un Edgar manichino, scarnito negli zigomi obnubilati, “nubili”, tanto nobili anche da spezzarsi nel “cuoio” inespressivo d’una sagoma “virginale” del Billy Crudup obliato nel bianco più “cerone” e ceruleo, che (non) c’è. Come un ruolo “secondario” di demiurgica, ieratica, orripilante presenza inamovibile.

Michael Mann azzarda nel noir camuffato da “poliziesco”, un urlo raschiato d’una Storia nota quanto “banale” e senza “guizzi”.

La “vera” avventura di Dillinger, già un inganno. Perché Johnny Depp, anche se all’anagrafe più vecchio del “reale” Dillinger, appare etereo d’immarcescibile giovinezza senza Tempo, una proiezione svecchiata dunque, rinvigorita nell’efebica diafanità angelica di Depp stesso e altro(ve), smacchiata dal John “biografico” dei documenti ingialliti.
Ove le poche foto dell’FBI ce lo “dipingono” canaglia e sporco, Mann “immedesima” Depp nella sua iconica statura decadente da eroe bellissimo.
Come l’adorante primo piano iniziale, martellante di colonna sonora da “biglietto da visita” del suo innato carisma.

Come tutti i capolavori, e soprattutto come in Michael Mann, la trama è “stupida”. Buoni osservatori della “legge”, senza sfumature psicologiche, contro i “malvagi” banditi “mascherati”.
Gatti coi topi e viceversa. Fra evasioni a cui basta “schioccar le dita” per organizzare la propria liberazione, dall’angoscia ancora di sé, d’un viaggio già schiantato e cosciente della sua “intrepida”, tenera vigliaccheria.
Duelli metropolitani da spadaccini con le pistole, appunto un western “in costume”. Anni ’30 sbiaditi, o ancor più lucenti delle praterie, rasoi e creme da barba più affilate e dissanguanti delle lame dei coltelli, macchine lussuose e firmati “occhiolini” più coraggiosi delle cavalcanti città coi saloon, aperitivi morbidi e “harmony”  più “scostumati” e smargiassi delle birre stronze nelle tavole calde.

Un Christian Bale titanico, senza sonno, missionario della “giustizia”, freddezza implacabile, un Depp asmatico e malinconico che sa quando e dove morirà, aspetta la sua fine proprio nello “schermo” del suo “melodramma” (in)glorioso.
A issare, brindare nel suo Cuore le gioie, i rimpianti, i rancori, la rabbia, l’amore e la Bellezza.
Una Cotillard sfuggente, peccaminosa anche solo quando terge d’acqua erotica pruriginosa, in vasca da bagno, col suo piede “scosciato” e stuzzicantisismo, il feticismo nervoso d’un leone combattivo ma fratturato, arso fra il vivere o morire da re(o) delle errabonde, “erronee”, sbavate, “brave” e “bevute” notti.

(Stefano Falotico)

 

Tony Scott muore a 68 anni, “apparent suicide”


20 Aug

 

Trovato morto il regista Tony Scott, il “meno” celebre fratello di cotanto Ridley.
Le cause, come sempre avviene in questi casi, sono d’accertare. Ma, al 99 per cento, si è trattato di suicidio.

Anzi, “certo”, come “rilasciato” dal solito biglietto d’addio, a “testamento funebre”. Tony dichiarava, nel seguente, la sua intenzione di farla finita.

Il “Corriere” ne dà notizia così:

Il regista e produttore britannico Tony Scott, 68 anni, fratello minore del più celebre Ridley, si è suicidato lanciandosi da un ponte vicino a Los Angeles. Lo rende noto il coroner della Contea. Non si conoscono, per ora, i motivi del gesto estremo: Scott ha lasciato un messaggio d’addio nel suo studio, ma il contenuto è riservato. Quello che è certo è che Scott è stato visto parcheggiare la sua auto, una Toyota Prius dove la polizia ha trovato un elenco di contatti, sul Vincent Thomas Bridge di San Pedro. Poi il regista si è arrampicato per superare le protezioni e si è buttato giù intorno alle 12.30 ora locale. Il suo corpo è stato recuperato in acqua dalle forze dell’ordine intorno alle 15. Secondo gli investigatori non c’è nulla che possa far escludere il suicidio, ma sarà l’autopsia sul cadavere a chiarire i dubbi. Tony Scott lascia la moglie Donna e i due figli gemelli.

 

Addio a Tony Scott
Corriere tv

L’esclusiva secondo “Daily Breeze”:

 

BREAKING: Film director Tony Scott jumps to his death from Vincent Thomas Bridge

By Art Marroquin Staff Writer
Posted:   08/19/2012 01:35:01 PM PDT
Updated:   08/19/2012 08:34:29 PM PDT

 

British film director Tony Scott, known for such Hollywood blockbusters as “Top Gun,” “Days of Thunder,” “Beverly Hills Cop II” and “The Taking of Pelham 123,” jumped to his death Sunday from the Vincent Thomas Bridge spanning San Pedro and Terminal Island, according to Los Angeles County coroner’s officials.

Scott, 68, climbed a fence on the south side of the bridge’s apex and leapt off “without hesitation” around 12:30 p.m., according to the Coroner’s Department and port police.

A suicide note was found inside Scott’s black Toyota Prius, which was parked on one of the eastbound lanes of the bridge, said U.S. Coast Guard Lt. Jennifer Osburn.

Scott directed Tom Cruise in “Top Gun,” one of the highest-grossing films of 1986, and worked with the actor again four years later on the hit “Days of Thunder,” which also featured his third and current wife, actress Donna Scott. The couple have twin boys.

Known for his trademark red baseball cap, Scott also directed “Beverly Hills Cop II,” starring Eddie Murphy, “Enemy of the State,” starring Will Smith and Gene Hackman, and “The Taking of Pelham 123,” starring Denzel Washington and John Travolta.

Scott and his older brother, producer Ridley Scott, were co-producers on the CBS dramas “NUMB3RS” and “The Good Wife.” The pair recently wrapped “Coma,” a four-hour, two-night medical thriller starring Ellen Burstyn set for release next month on A&E.

Los Angeles Police Department and California Highway Patrol joined city firefighters and the Coast Guard in searching the water for his body.

Cargo vessels moved at slow speeds through the east side of the Main Channel during the search, said Los Angeles Fire Department spokesman Brian Humphrey.

“It’s a dolorous task and we’re working to treat the deceased with the utmost dignity and respect,” Humphrey said.

Authorities used sonar equipment to track the man in the port’s murky waters and his body was recovered by a dive team around 4:30 p.m., Alva said. Scott’s body was taken to a dock in Wilmington and turned over to the county coroner.

One lane of the eastbound side of the bridge was closed to traffic during the investigation.

Erected in 1963, the 6,060-foot bridge links San Pedro with Terminal Island and rises 185 feet at its highest point above the Main Channel of Los Angeles Harbor. Many have taken their lives by jumping from the span.

 

 

 

Appare davvero inspiegabile questa “balzana” scelta di ammazzarsi. Proprio Tony, sempre intraprendente, che aveva annunciato che avrebbe girato presto il remake de I guerrieri della notte e che stava già preparando il seguito del suo Top Gun.

E poi, avete visto che donnone che è sua moglie?

Come si fa?

 

 

(Stefano Falotico)

Siamo “nemici pub(bl)ici” delle nostre “Man(n)i” romantiche


24 Oct

 

Gli occhi circospetti, e il mio Sguardo che “noleggia” anche un porno per spassarsela fra qualche passerotta che non è inibita, ancor meno lo è l'”attore” che “affonda” senza troppe (s)cortesie.

 

Se voglio pensare a un fondoschiena che mai mi stancherei d'”ammirare”, mi salta in “mente” quello di Naomi Russell, pornostar di “desueto” usarlo.

È da un po’ che non lo fa vedere, ma le memorie son “giocose”.

Ma sì, meglio una così di tante pazze isteriche “indaffarate” in tanti affari molto più sporchi, ché poi non lo fanno neanche, “arrembano” di tacchi & giuocan a “scacchi”.

Meglio John Dillinger di Michael Mann, uno che va da una ragazza e le dice, senza fronzoli, che vorrebbe “infronzolarla”, perché il Sol(e) sia sempre in fronte.
Quando uscì, due anni fa, questo Nemico pubblico fu bersagliato da una critica feroce, che non risparmiò attacchi pesanti, definendo “manieristico” lo stile di Mann, e anche un tantino sdolcinato nei suoi “favoleggiamenti” troppo “sbaciucchianti” da romanzetto Harmony.
Invece, è un capolavoro, e sfido qualsiasi fesso che si crede un capoccione, o un Capone, a sostenere le sue tesi (in)fondate. A proposito di “fondi”.

 

 

Un libro che Mann ha trasformato in dinamica poesia, un film futurista, sì, lo è.

 

Firmato il Genius

 

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)