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Nanni Moretti uscirà presto con Tre piani, peccato che dalla nascita non sia uscito dal suo Super Io da Henry – Pioggia di sangue, anche di romantiche lacrime


10 Jan

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Basta!

Pensavo si fosse affiliato a Di Maio, il Nanni. Pensavo che avesse preso il reddito di cittadinanza, chiedendo a Salvini di censurare Henry. Credetti, ma sbagliai, che avesse pagato magnanimamente gli zaini della Invicta degli 80 Euro di Matteo Renzi a Jasmine Trinca, da lui scoperta, oddio, ne La stanza del figlio.

Sì, Jasmine è ancora schizofrenica come ne La meglio gioventù, come la ragazza di faccio cose, vedo gente di Ecce Bombo. Dunque, deve tornare a “squola” con la q per divenire un quadro aziendale di tale società che non ama più i pasticceri trozkisti.

Sì, Jasmine va rieducata e riprogrammata come Kate Winslet di Holy Smoke.

Kate Winslet, nell’appena menzionatovi film di Jane Campion, riuscì a depistare il percorso rehab da John Lone de L’ultimo imperatore di Bertolucci, regista che fu amatissimo da Moretti, poiché si spogliò dinanzi a Sport/Harvey Keitel di Taxi Driver. Il re dei papponi. E, come dice Travis Bickle, dei ruffiani, dunque degli ipocriti.

Kate, in una notte calda di cosce e zanzare alla Luciano Ligabue, si mostrò ad Harvey tutta ignuda e Harvey, dinanzi al suo seno, certamente più sodo e grosso di quello piattissimo di Margherita Buy, al buio gustò tutta la Winslet buona, animalizzandosi come un bue.

Insomma, la matta Kate lo fotté in ogni senso, in tutto il suo seno. Harvey perse il senno, qui parafraso Alessandro Bergonzoni, perciò si rivelò solo un grosso porcellone assai presuntuoso, molto unto, bisonte e cafone.

Poiché volle reprimere la giovinezza d’una figlia dei fiori nel (de)moralizzarla da tutor della minchia.

Sì, spesso anche a me succede soventemente d’incontrare, lungo YouTube, persone che vorrebbero bocciarmi, bloccarmi, imboccarmi, intubarmi e trombarmi.

Gente che, gelosa della mia libertà e della mia florida bellezza, mi dà del troll quando invero mi piace giocosamente viaggiare per il mondo con il trolley.

Visitando città a me ancora ignote che vanno da Noto, in Sicilia, sino a Milano, poi arrivano a Mirano, in provincia di Venezia, cittadina natia di Federica Pellegrini, campionessa di nuoto per cui sarei rana, poi principe di stile libero da vero sessuale pellegrino per tuffarmi in lei con salti carpiati da Tania Cagnotto.

Sì, cerco un centro di gravità permanente, eh già, cantò Nanni Moretti, no, scusate, cantò E ti vengo a cercare di Franco Battiato quando fu ancora bellamente autarchico… in Palombella rossa.

Un Nanni politicamente scorretto e controcorrente che a me piacque un sacco bello…

Poiché agguerrito polemista, incazzato anche sano fancazzista schierato apertamente contro un mondo d’ingiustizie. Delirante, sfigato mai visto, uno capace di leccare, insonne, un barattolo intero di Nutella, struggendosi per Laura Morante e sospirando nella sua anima, nel plenilunio alto, Con il nastro rosa di Lucio Battisti.

Comunque, adesso ho un po’ paura, adesso che quest’avventura sta diventando una storia vera, spero soltanto che tu sia sincera…

Di mio, che posso dirvi?

Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato quando già credevo di esserci riuscito, son caduto.

E non vorrei aver sbagliato la mia spesa o la mia sposa…

Sì, quando m’innamoro, non so più gestire le mie emozioni e divento come Stefano Accorsi, sì, sempre de La stanza del figlio.

La mia Laura Morante mi fa uscire di testa come Stefano/Dino Campana di Un viaggio chiamato amore.

Ma devo ringraziarla… i miei pezzi migliori li scrivo quando sono Innamorato pazzo come Adriano Celentano. V’è una forza, una disperazione, una potenza emotiva da lasciare stordito anche me.

Di cui si può dire tutto tranne che non possegga un Segni particolare, bellissimo.

Quando m’innamoro, divengo, poche volte vengo, un personaggio larger than life come il miglior Cinema di Lars von Trier.

Sono capace di seguire lo stream of consciousness delle mie Onde del destino.

Sì, l’amore rende ciechi e allora ballo con Dancer in the Dark.

Anche Dancing in the Dark alla Bruce Sprinsteen di I’m on Fire.

Molte persone invece s’istupidiscono come in un film e libro di Moccia con Riccardo Scamarcio e non possiederanno mai il carisma malinconico di John Wick 2.

Insomma, si castrano come Stefano Dionisi di Farinelli.

E sbraitano come Carlo Verdone di Maledetto il giorno che t’ho incontrato.

Nanni, comunque, il miglior film sulle tre stanze del figlio, no, istanze della personalità rimane Mulholland Dr.

Mah, di mio, che io mi ricordi, mi dissero a tredici anni che ero un genio.

Non diedi mai retta a una puttanata del genere.

Al che, ieri sera, feci ascoltare l’audiolibro, da me recitato, del mio nuovo romanzo a una platea di amici.

– Vai, spingi play.

 

Alla fine, tutti quanti mi picchiarono a sangue. Perché, purtroppo, lo sono ancora…

Se siete curiosi di ascoltare tutto l’audiolibro, dovete aspettare. Occorreranno giorni e ancora giorni affinché possiate ascoltarlo in forma integrale e ottimale. Se invece, nel frattempo, volete comunque leggerlo, anche in digitale, digitate La prigionia della tua levità su Amazon, IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dunque accattatevelo! Se invece non vi piace leggere, nemmeno le anime delle persone, e pensate che la vita sia un lavoretto e un sabato sera per far bisboccia, onestamente, potete anche andare a prendervelo in culo. Non m’impedirete di fare l’artista, no, non ho bisogno di essere medico, non m’indurrete al suicidio come fece il ragazzo poeta de L’attimo fuggente.

Dunque, nessun (rim)pianto, nessun pilifero impianto, mi sono ricresciuti i capelli. Abito al quarto piano e quella del settimo non ce la fa a prendere l’ascensore con me perché arrossisce e rimane imbarazzata poiché è l’unica super figa del quartiere che non riesce a rendermelo rizzo.

Su questa faloticata, vi lascio e ci sentiamo domani. Tanto, ce n’è sempre una. Ah ah.

Comunque, i tempi sono cambiati. Anche io, come no?

Per anni, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Poi, mi accorsi che esistono i pazzi. Sì, nella clinica di Qualcuno volò sul nido del cuculo, incontrai, oltre al d.o.c., ovvero il disturbo ossessivo-compulsivo, anche DOC di Ritorno al futuro. Vale a dire Christopher Lloyd.

Sì, Christopher mi disse che le mie mani non tremano più. Sì, mi curai dal Parkinson come Michael J. Fox.

Al che, chiesi a Chris se potesse spedirmi indietro ai tempi in cui Elisabeth Shue era più giovane e pure io.

Lui mi disse che la macchina del tempo esiste solo nei libri di Marcel Proust, a livello metaforico, e nel succiato film di Bob Zemeckis.

Mi consigliò però di dare lezioni di scrittura creativa a Danny DeVito.

Me la tirai da Billy Crystal di Getta la mamma dal treno.

L’avete mai visto questo gioiellino? Billy interpreta la parte del professore d’italiano che dà lezioni neanche se fosse Alessandro Baricco. Era ricco quasi quanto lui ma la moglie gli portò via tutto. E Billy, distrutto, si chiuse a riccio.

Al che, si trovò a insegnare a degli studenti peggiori di quelli di Paolo Villaggio di Io speriamo che me la cavo e di Michele Placido di Mery per sempre.

Prende su parola un tizio col suo elaborato, sicuramente una disamina degna del Nobel e del Pulitzer, certo…

Il suo romanzo s’intitolò Cento donne che vorrei scoparmi.

Non sto scherzando, guardate il film.

Sì, il mio prossimo romanzo sarà proprio intitolato così. Non siete curiosi di leggerlo?

Già, non sarà solamente una lista della spesa o del vorrei che fosse la mia sposa…

Credo che partirò da Sharon Stone. Dunque, in medias res della sua figa, no, della sua filmografia, ovvero partendo da Basic Instinct, cioè dalla sua, appunto, scrittrice Catherine Tramell, ripercorrerò in anale, no, in psicanalisi, no, in analessi il suo excursus di donna desiderata non soltanto da un maniaco voyeurista come William Baldwin di Sliver, bensì anche da Sam Rothstein/De Niro di Casinò.

Michael Douglas, in Basic Instinct, si chiama Nick Curran. De Niro scopò Milla Jovovich in Stone, appunto, di John Curran.

Poi, chiederò a un altro Michael, Michael Caton-Jones, il regista di Scandal e di Voglia di ricominciare, come mai girò il sequel orribile, Basic Instinct 2 ma pure un film malinconico più di Luigi Tenco, Colpevole d’omicidio, un film su un’ingiustizia, una pellicola dal titolo italiano che non rende giustizia al belllissimo titolo originale, City by the Sea. Ambientato, perlopiù, ad Asbury Park, la patria dei sogni perduti di Bruce Springsteen. Asbury Park, ove i fantasmi luccicano nelle notti più cupe e ove La messa (non) è finita. Poiché Nanni Moretti è bravo, molto bravo ma Tom Morello ancora di più. Cammino per istrada con aria sconsolata e, fra le stelle della luna alata, i vampiri mi chiamano the poet… Perché, che vi piaccia o no, i cani offendono ma i cantori esistono. E non vi è alcuna spiegazione razionale possibile.

 

 

di Stefano Falotico

 

JOKER: anteprima mondiale il 31 Agosto, uscita nelle sale italiane il 3 Ottobre, sì, ma dove lo piazziamo THE COMEDIAN con De Niro?


12 Aug

the comedian

Eh già, non è una battuta. Come dice Nanni Moretti in Palombella rossa.

De Niro ha davvero recitato in un film intitolato The Comedian. Ho scritto vari pezzi su questo film. Secondo me assai sottovalutato dalla Critica americana. Uno strano oggetto misterioso a metà strada fra le atmosfere newyorkesi assai malinconiche di Woody Allen, l’istrionismo ben temperato, come diceva il compianto Morando Morandini, di un De Niro gigionesco e assai burlesco, irascibile, misantropo e grande amante delle donne. Cioè il sottoscritto.

Sì, la mia tragedia da Steve Carell di Benvenuti a Marwen l’ho buttata a ridere.

Da tempo immemorabile, son innamorato di una bionda. Sì, appena rimembro i suoi dolci occhi come quelli di Leslie Mann, durante le mie notti insonni, ricordo altresì che in quei giorni di primavera, al calar della sera, volevo solo darle una botta sincera.

Sì, in The Comedian, De Niro è un comico in stile Don Rickles. Aggredisce i suoi spettatori con battute al vetriolo a raffica.

Ci va, diciamo, giù pesante. Tant’è che, all’inizio del film, un suo spettatore obeso ha da ridire in merito a un’uscita un po’ troppo provocatoria pronunciata dal personaggio interpretato da Bob, ovvero Jackie Burke.

Jackie, a sua volta aggredito da tale mascalzone villano, gli si avvicina, inizia un breve alterco fra i due, al che partono le botte.

E Jackie spacca il naso al panzone.

Jackie viene chiamato a rendere atto del suo gesto, diciamo, un po’ scriteriato davanti al giudice.

Jackie giunge a un accordo, cioè a ciò che in diritto civile si chiama patteggiamento. Cioè promette di pagare la multa all’uomo da lui aggredito.

Dunque, si volta verso di lui e nota che l’uomo gli porge una smorfia di derisione. Spiazzando tutti, dice al giudice che ha cambiato idea e non ha alcuna più intenzione di pagare il danno.

Il giudice, una donna nera, stupefatta e incredula rimane scioccata quanto tutti gli altri presenti in aula.

Jackie continua indefessamente, aggiungendo che preferisce un mese di carcere piuttosto che dare i soldi a uno che si meritava il pugno in faccia. Cioè, praticamente sono io. Sì, le persone maligne attentarono alla mia castità, provocandomi ripetutamente con battute di dubbio gusto che vertevano sempre sulla mia verginità e sulla prevedibile da lor presunta omosessualità.

Sì, classica gente bigotta e arretrata. In Italia, se hai vent’anni e ancora non hai usato con una il salsicciotto, son così tutti ideologicamente indietro che pensano… ah, questo lo butta o se la fa buttar nel didietro da un gaio. Tutta gente che merita il mio disprezzo. Gente da prendere e sbattere nel pollaio.

E da me non riceverà mai nessuna scusa. Me ne combinarono di tutti i colori, obbligandomi forzatamente anche a trattamenti sanitari obbligatori per colpa della loro mentalità distorta da malati di mente. Sì, sono uno stronzo. Che potete farmi? Se uno sta con una racchia ed è pure mio amico, cazzo, sì, se costui mi chiedesse un consiglio sulla sua ragazza, domandandomi se, a mio avviso, è bella, gli dico la verità.

Ovvero:

– Ecco, potrei leccarti il culo ma alla leccata del tuo…, ecco, deve pensarci una migliore di questa qui. È brutta, depressa e con le sue lagne sta rendendo brutto anche te.

Lasciala subito. Vuoi passare la vecchiaia a rivedere, abbracciato a questo puzzolente cesso che ti sarai sposato, Mariti e mogli?

– Perché? È un bel film.

– Sì, se sei sposato.

Di mio, adesso devo lasciarti.

– Dove vai?

– A scopare tua moglie.

– Ma io ti denuncio!

– Tua moglie no, però. Sappi dunque che se chiederai il divorzio finirai sotto i ponti. La casa è intestata a te.

– Sì, ma io comunque ho un lavoro.

– E che cazzo te ne fai? Scusa, tu hai sempre lavorato mentre io scopavo, nel frattempo, tua moglie.

Non hai mai pensato di darti al volontariato?

 

di Stefano Falotico

Follia, evviva! Super Sputtanation!


23 Jan

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Serialità metodica per salvarsi dai serial killer

Mi sto sparando in contemporanea sia The Punisher col mio idolo, il Bernthal, praticamente uguale a me, sia True Detective 3.

Ora, la sparo, invece, e basta. Secondo me, questa terza stagione, nonostante gli ascolti bassissimi, ha un fascino retrò che ficca di brutto. Un fascino mansueto come le dolci eppur raggrinzite mani di una nonna che, mentre ascolta musica country, accarezza una cassapanca nel suo negozio di antiquariato ove, da pensionata, svolge un lavoro in nero e si ricorda di come tradì suo marito col mandrillo della porta accanto. Sì, fu un amore selvaggio, clandestino alla Julianne Moore di Far From Heaven, furono amplessi di mogano ma lei, ora vecchia, fa la monaca, chinandosi solo vicino all’abside e non prostrandosi all’altare del suo amante per cui rifilava corna peggiori di Satana al marito, anima pia e angelica, e si reca a mangiar da San Gennaro assieme al prete della sua parrocchia, con tanto di pizza capricciosa servita loro da una cameriera parruccona che ogni giorno va a rifarsi la mèche dalla parrucchiera bigotta e pettegola, leggendo Novella 2000 e immaginando quello di Corona che tutto esc’. Ma le sue notti da rimbambita vintage sono in bianco più del suo vestito nuziale mai davvero immacolato, notti ambigue condite dall’olio piccante di sogni mostruosamente proibiti per giocare i numeri al Lotto, sperando di vincere la sua arteriosclerosi galoppante, galoppante quasi quanto quel nero che lei cavalcava imbizzarrita nella sua giovinezza wild. Ogni mattina si sveglia e si specchia, osservando la mozzarella della pelle lattiginosa delle sue gambe frastagliate da vene varicose che il prete accarezza a mo’ di rosario come quello del banco salumi quando la sua cliente preferita gli chiede prosciutto sottile. E lui, tagliando l’affettato, ammicca da salame.

Ecco, dopo questa stronzata, oh, a me piace un sacco cazzeggiare di puttanate, passiamo a cosce, no, cose serie. Nel terzo episodio non succede un cazzo ma si tira in ballo addirittura Einstein, Ali anziano è monocorde e al limite della demenza senile. Ma non si arrende e vuole vederci chiaro nonostante la cataratta.

Poi, il Dorff recita a culo come la sua faccia di cazzo e ha sempre il grugno da duro col parrucchino moscio. Ha una bella voce però questo Dorff. Sì, sì, sì. M’immagino quando stava con Pamela Anderson.

Pamela, sullo yacht, al solito mignott’, andava da Stephen:

– Mi spalmi la crema?

– Quale? Quella del pisello o quella protettiva?

– No, quella per coprire le rughe.

– Ah, capisco. Senti, zoccola, sto giocando a carte coi miei amici. Vedi di farti cremare dal becchino.

– Idiota, porco! Come ti permetti? Sono o non sono la tua donna? Ma che modi sono?

– Senti, Pamelona. Io sono un cazzoncello. Che vuoi da me? Te l’ho già dato. E non credo di essere stato il primo. Quindi, bagascia, fuori ora dai coglioni!

– Lo sapevo. Non dovevo mettermi con te.

– Anche io lo sapevo. Non dovevo mettertelo. Mi avrai trasmesso delle malattie.

– Malattie? Veneree?

– Certo!

– Per chi mi hai preso?

– Insomma, mi pare che tu sia venuta con centomila uccelloni, qualche dubbio mi potrebbe venire.

– Ora stai davvero esagerando! Screanzato, villano, ti faccio vedere io. Ti sputtano su tutti i giornali.

– Ah sì? E che andrai a dire?

– Che sei un uomo che sfrutta le donne. Un buzzurro maleducato. Un ignobile, merdoso maschilista osceno.

– Ma vai a dar via il culo! Non ti prenderà sul serio nessuno. Basta! Amici, buttatela in pasto agli squali. Che poi… manco se la mangeranno, è tutta di plastica. E non morirà manco affogata. Con tutti quei canotti! Ma chi cazzo me l’ha fatta fare?

 

Pamela saltò alla giugulare di Stephen, Stephen si divincolò dalla presa, mollandole una sberla.

Intanto, passò una motovedetta.

– Che cazzo sta succedendo?

– Niente, tranquilli. È solo un troiaio.

– Ah, ma lei è Dorff. Lei invece è Pamela Anderson.

– Sì, siamo noi.

– Perfetto, non cambierete mai.

 

True Detective 3.

Diciamocela. Non se la sta cagando nessuno. Invece è meglio della prima. Più matura, ancora più disperata, nichilismo devastante.

Ricordate, bambagioni: il Falotico una ne fa e mille ne pensa. Sarebbe meglio che ne pensasse una e se ne facesse mille.

E su quest’altro colpo di Genius vado ora a fumarmela.

 

E ora il momento tanto atteso, il monologo da sputtanatore totale

Sino a qualche anno fa, Nanni Moretti non mi piaceva e ancora ho dei dubbi riguardo quest’uomo, così come attestato dai miei recenti post.

Invero, chi mi vede ora, mi paragona a lui. Intransigente, morale e mai moralista, nevrotico, autarchico, puntiglioso, giusto e stronzo contro gli stronzi.

Ma come parla? Sì, le parole sono importanti!

Ieri sera, mi son rimesso a parlare con una tizia. Disgrazia delle disgrazie. Mai avrei dovuto concederle una seconda possibilità. Questa è laureata in Giurisprudenza, fresca di Laurea e con ambizioni a mille.

Io dovevo immaginarlo di avere a che fare con una troia. Una di queste donne già in carriera i cui unici valori sono far soldi e farsi leccare la passerina, campando sulle sfighe altrui che generano divorzi e faide piccolo-borghesi, e poi va in palestra a tonificarsi i glutei.

Al che parliamo. Lei sembra molto gentile. Mi chiede se può leggere un mio libro…

– Certamente. L’ho scritto affinché qualcuno lo legga. Non l’ho scritto per diventare ricco. Sono pochissimi gli scrittori in Italia che possono permettersi il lusso di campare con le vendite dei loro libri.

Forse Baricco, che secondo me non è granché, e tutti i giornalisti già affermati che non avrebbero neppure bisogno di scrivere puttanate politicizzate. Gli altri, no. Il nostro sistema non lo permette.

Ma io scrivo per trasmettere emozioni. E mi fa enorme piacere se al lettore ho potuto, empaticamente, comunicare la mia anima. Per creare sintonie, appunto, emozionali.

– Ottimo, comprerò il tuo libro.

 

Dunque, parliamo per un’altra ora. Molto affabilmente. E lei:

– Sai, mi piacerebbe incontrarti. Ci stai?

– Ah, così? Su due piedi. Ok, va bene.

– Che ne dici se ci vediamo il 30 Febbraio? Naturalmente se non hai impegni per quel giorno.

– No, credo di essere libero.

– Sì, peccato che Febbraio abbia 28 giorni. Quindi, coglione, prendi i tuoi libri e ficcateli nel culo. Sei un idiota. Un analfabeta funzionale!

 

Io, con la classe che mi contraddistingue, incasso discretamente bene il colpo, stacco la chat e vado a mangiarmi la barretta di cioccolato con le mandorle, Ritter. Per l’uomo sempre ritto.

Ma stamane, in preda forse alla cattiva digestione dovuta al troppo cacao, mi parte la brocca.

– Eccomi qua, Giulia. Punto primo, non è la prima volta che ti approcci al prossimo, e parlo in questo caso del sottoscritto, in tale maniera fredda e cretina. E il tuo modo d’interloquire, te lo dico subito, mi ha veramente rotto i coglioni. Sembra che sei stata educata in caserma e alla sciocca fanciullezza edonistica più superficiale. Quindi, fammi capire bene, tu misuri l’intelligenza di una persona da piccoli test “comportamentali” e su tale idiozia ti crei il disegnino stereotipato del prossimo? Cioè, vivi di una visione assolutamente faceta e imbarazzante del mondo, mi sembra che stai fra le nuvole. E rapporti tutto a metriche improntate all’efficienza più banale e a una bacata visione competitiva fatta di giochetti verbali, di battutine, di doppi sensi e sottili prese in giro? Ma come sei ridotta?

Punto secondo, ho soprasseduto mille volte dinanzi a questo tuo modo assolutamente scorbutico e vanitosamente frivolo di parlare e giudicare, ma mi hai veramente stufato. Quindi, se d’ora in poi, vuoi parlarmi, finiscila immediatamente con i tuoi test “attitudinali” e ripartiamo daccapo. Altrimenti, puoi anche mandarmi a fanculo, bloccarmi e sicuramente la mia vita non ne risentirà.

 

Lei, colpita, dice che chiama il suo ragazzo che mi farà il mazzo.

La mia risposta.

– Ok, andiamo a trovarlo assieme, stasera, al traumatologico?

 

Fine di una storia con la spastica.

Sì, è tutto sbagliato. Il mondo, intendo. Dalla A alla Z.

Quello che non capisce l’uomo occidentale è che la sua vita, sin da quando parte, è un orrendo condizionamento.

Questo l’ho imparato, leggendo filosofia orientale.

In Occidente, è tutto sbagliato. Siamo afflitti dal moralismo borghese, le donne sono insopportabili, quasi tutte.

Quando mescolano lo zucchero nel caffè, rimestano per circa dieci minuti. Una trivialità assoluta. Roba che De Niro di C’era una volta in America è, a confronto, un principe.

Poi, quel cazzo di caffè di merda dura un’ora. Un caffè si beve in 5 secondi netti.

Invece loro stanno tre ore con quella tazzina e lo bevono a sorsi incommensurabilmente lentissimi. Intanto, sognano il citrullo a cui lo smanetteranno.

Io odio la lentezza. A me piace andare fortissimo in macchina, a me piace essere reattivo come Al Pacino.

Odio Giorgia, Laura Pausini e tutte queste lagnose come Elisa e sceme varie.

Sì, non mi è particolarmente piaciuto Drive con Gosling. Cinematograficamente parlando.

Ma sostanzialmente mio cugino aveva ragione. Io e questo Gosling siamo identici.

Sono come lui, quasi “autistico” quando parlo col prossimo, tanto che posso sembrare ritardato. E forse lo sono, ma non me ne può fregare di meno.

Mi affeziono immediatamente alle persone. E mi dispiace quando a un mio amico succede qualcosa di triste.

Sono molto romantico. Ma non romantico come intendete voi. Voi siete poveri bovari che aspettate di trombarvi una, poi vi sciacquate l’uccello nel bidet. Domani, vi alzate da quel letto lercio e lavorate!

Lavoro, ah, si deve lavorare. È così.

Non è così. Prendete quel lavoretto che non serve a nessuno se non alla vostra panza e vedete di stare calmi.

Mal tollero gli abusi e le angherie. Come quando un troione va da una ragazza muta e la sfotte.

A quel punto, questo bell’angioletto che sono io, tanto buono e caro, diventa una furia.

Gli prendo quella testa di minchia e gliela frantumo.

Mi metteranno in manicomio ma gli ho spaccato quella faccia da porco.

 

Invece, ve lo dico subito.

Vi ho già parlato del Calzolari? Altro panzerotto assai vigliacco?

Sì, mi disse…: – La gente scopa, si diverte e va alle feste. Sparati. Quindi, o certe cose le fai anche tu o ti faccio sbranare dal mio cane.

Costui, deve augurarsi di non incontrarmi mai più. Sennò gli prendo le sue “uccellate” e gliele ficco dove sapete bene.

Ben vi sta! E soprattutto: De Niro in Mission è immenso. All’idiota che mi disse che non andava bene nella parte del gesuita, rispondo:

– Prenditi quei Nickelback (a proposito, esiste ancora quel loro cantante scimmione?) e vedi di continuare, come dicesti, beota, di volerti sbattere anche quelle che la domenica vanno a messa.

Che uomo!

Questo è un grande pezzo!

Follia! Evviva!

 

di Stefano Falotico

Questa è la vita… la vostra vita


14 Mar

palombella rossa

Sì, a voi tutte queste serie televisive che, tolta qualcheduna, tanto vi coinvolgono, davvero vi piacciono così tanto? Avete rinunciato all’ebbrezza della vita per impasticcarvi di artificiali scemenze, di serie in cui il belloccio si fa la tipa ganza o stronza, poi viene tradito e cerca una rivalsa amorosa, al che pedina la sua amata perduta, lei lo denuncia, lui minaccia il suicidio, poi lei, mossa a compassione, ritorna fra le sue braccia, e si sposano. Aspettano un figlio ma, proprio quando lei gli dà la bella novella, lui le confessa che è stato con la sua migliore amica, al che riscoppia la tragedia. Lei dà di matto e chiama il suo avvocato, lui va a dormire dal suo amico per la pelle che gli dice che l’ospita a casa sua ma deve dirgli la verità. Si è fatto sua moglie. Si prendono a pugni, uno finisce al traumatologico, l’altro si sbronza e sviene. Il mattino seguente, le rispettive mogli tornano a consolarli, e fra i consolatori ci sono anche gli amanti delle amanti. In questo giro di corna, di cuori prostituiti, la gente con due euro in tasca tifa forsennatamente, si “emoziona” e un’altra giornata è andata a farsi fottere.

Al che, la tele-dipendente si reca poi su Facebook e vomita i suoi mal di pancia, sperando che un principe azzurro accorra in suo soccorso. Chiamano il 118, le “prescrivono” un TSO, i suoi amici si dispiacciono così tanto che sono al bar a brindare. La barista mostra le tette in un’exploit di “orgoglio” femminile e tutti i ragazzi in coro, “accorati”, intonano Miserere ad alto volume, alzando in alto i loro calici.

Quindi, tutti tornano alle loro vite. Sveglia alle sette, colazione dei “campioni” nutriente a base di fette biscottate con la marmellata e poi ad avvelenarsi con colleghi invidiosi, bulli prestati agli uffici delle scartoffie.

Un altro caso di ragazzo vessato dai suoi coetanei finito male “sciocca” l’opinione pubblica, la sciocca così tanto che il fascicolo “pericoloso” finisce nelle mani di burocrati che sbuffano e liquidano l’accaduto con una “severa” nota scolastica e dicendo fra sé e sé questa è la vita. Povero figliolo… vabbe’, donna, che c’è da mangiare stasera? Ah, che buon pesce fritto. Dai, zuccherina, che la vita è una merda ma il nostro stipendio ce l’abbiamo, che fuori si scannassero, che ce frega? Guarda, mogliettina, dopo la cenetta, facciamo una “cosa” veloce, stasera c’è il Milan nel ritorno di Europa League con l’Arsenal, imperdibile!

Al che La ruota delle meraviglie, campionario di banalità scontate fatte passare per Cinema di qualità, solo in Italia è stato apprezzato. Ci sarà un perché? Perché siamo un Paese di poeti, santi e navigatori? Perché possediamo un patrimonio culturale che l’America di Trump può solo invidiarci e abbiamo strumenti intellettivi migliori degli statunitensi? No, perché adoriamo i registi rincoglioniti che ci ricordano che la vita è rose e spine, che la tragicommedia umana va avanti sempre, e oggi ti capita il “giro” fortunato, domani un bagnino come “gingillo”, domani un’altra fregatura, e se la ragazzina crepa a chi importa? Povera sfigata… E avevamo bisogno di un Allen incolore nonostante le luci di Storaro per sapere che la vita non è solo fatta di calciatori rozzi alla Sturaro? Diciamocelo… checché vogliate appoggiarlo, è una mezza stronzata.

Abbiamo i grillini, gente che oramai ha perso tutto e crede davvero che il reddito di cittadinanza la renderà più tranquilla. E altre urla disperate, offese al prossimo che è un leghista, e il leghista che lega un “fancazzista” solo perché è un pentito fascista.

Al che, ecco che abbondano gli psicologi. Gente che campa sui “fenomeni” che la povera gente non riesce a spiegarsi e ha bisogno del “santone” che dia loro la caramellina digestiva. Sì, lo psicologo che prende platealmente per il culo, e si arricchisce alla faccia dei fessi che si erano illusi di salvarsi dietro quattro chiacchiere a vanvera. Soldi buttati nel cesso, pure quei pochi soldi vi siete sputtanati?!

 

 

Perché fiorire si può e si deve,

anche in mezzo al deserto.

Perché se le cose fragili come un fiore di ginestra lo sanno fare, anche noi siamo chiamati a fare altrettanto.

(Giacomo Leopardi)

 

Sì, una cagata buonista e “salutista” del Leopardi dopo che si masturbò pensando alla sua Silvia, e in quell’attimo euforico si sentì “svuotato” e buttò giù questa stupidaggine, questa insipidezza cosmica!

Un mio amico dice che sono troppo pessimista e che se io non credo che possa rifiorire… sì, continuerò a sfiorire.

Mah, di mio so che Leonardo DiCaprio prenderà venti milioni di dollari per Once Upon a Time in Hollywood.

Ho sempre interpretato la parte di un attore “decaduto” che adora gli spaghetti western. Ma vi fecero un festone alla Sharon Tate.

E dire che anch’io amo la vita. Per forza, se dici che questa società è immonda, lurida e porca, te la fanno piacere a botte di calci nelle palle. “Tiri” fatica?

 

– Ah, guarda, Falò, io voglio attorniarmi di gente felice, positiva.

– No, ami attorniarti di ritardati, che è una cosa diversa.

– Il ritardato sarai tu che non sai amare le cose semplici che la vita ha da offrirci.

– Ma sì, dai, beviamoci un Amaro Averna…

– Ma scusi, allora come dovremmo vivere?

– E che ne so io come si vive? Scusi, mi lasci vivere. Che vuole?

– Sa, mi spiace tanto. Deve averne passate tante.

– Ma che dice? Ma come parla? Passato cosa?

– Eh, le sono successe molte sfighe.

– A lei invece è andato tutto liscio?

– No, insomma, la mia vita non è stata certo rose e fiori, ma migliore della sua.

– Migliore della mia? Ma cosa dice?

– Dico la verità, sono realista.

– E lei che ne sa della mia verità?

– Suvvia, so che, insomma, ecco, vede non se la prenda.

– Io non me la prendo. Guardi, questa vita ipocrita se la prenda lei. E anche in culo!

 

 

Domani è un altro giorno, e su Instagram vanno forte le pornostar! Milioni di like?!

Ma non erano tutti comunisti, perbenisti e moralmente perfetti?

Almeno, io l’ho sempre detto che mi sparavo le seghe.

 

– Ah, Falotico. La sua è solo delusione

– Sì, è la sua è invece solo illusione.

– La vita è fatta di illusioni.

– Sì, e poi ci sono le inevitabili delusioni.

– Eh, ma è la vita.

– Guardi, continuo a fare il misantropo, a me sta bene così. Se a lei non sta bene, vada una festa e si ubriachi, poi si scopi il dentista. Andrà a far la settimana bianca a Cortina.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

 

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