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Il DIVIN CODINO, Roby Baggio e il grande Douglas de Il metodo Kominsky: che io mi ricordi, non ho voluto fare né il gangster né il calciatore, forse volevo essere un attore ma sono un grande scrittore?


31 May

oldmansealevinsondouglaskominsky194361121_852801812253666_8011526694933697825_nEbbene, è uscito su Netflix questo film (?) assai discutibile su colui che, a tutt’oggi, viene considerato il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, ovvero Roberto Baggio.

Non so se sia stato, dunque sia, il più forte di sempre.

Sapete, avrei potuto esserlo io se non avessi mollato. Tutti i miei ex compagni di squadra nutrirono great expectations alla Charles Dickens su di me. E credo di averli invece delusi enormemente.

Ora, fu un Paradiso perduto? Forse ritroverò il mio Bob De Niro o Alec Guinness? Un benefattore che comprerà tutti i miei libri affinché non diventi un fan di Sally firmata da Vasco Rossi e cantata anche da Fiorella Mannoia?

Sono molto autoironico, eh sì, penso di essere sapido e non me la tiro da saputello. Sì, però, quante ielle. Ne persi di belle… occasioni, che coglioncello…

E dire che qualche malalingua pensò che fossi Christian Bale di American Psycho quando invece, al massimo, posso essere quello di The Fighter. Sebbene giammai mi drogai.

Vi fu un tempo in cui pensai che sarei davvero diventato the greatest football player of all time. Chi mi conosce e soprattutto mi conobbe, eh già, sono ancora qua? No, sa che non sto mentendo.

Comunque, Sussudio è una grande canzone. Ah ah.

Venni… paragonato a Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, e ad Andrea Di Stefano? Il regista di Escobar: Paradise Lost? No, ah ah, fui paragonato ad Alfredo Di Stéfano.

Nel paese natio dei miei genitori, un ragazzo soprannominato “il toro”, lui stesso considerato un enfant prodige straordinario dell’arte calcistica, anche lui purtroppo non divenuto nessuno, mi vide giocare a Calcio e, dopo cinque minuti, andò da tutti i ragazzi del Bar Centrale a dire che Diego Armando Maradona era un nano in confronto a me.

Be’, lasciai il Calcio e divenni un ammiratore sfegatato di Robert De Niro e di Benicio Del Toro, il Che per Steven Soderbergh, il regista di Traffic.

Be’, amici, se volete ridere, riflettere, farvi insomma due risate in maniera goliardica, unendo l’utile al dilettevole, cioè il godereccio divertimento satirico a una lettura spero godibile anche intellettualmente, vi lascio… a questo pezzo: http://www.geniuspop.com/blog/index.php/2021/05/nel-2021-in-italia-produciamo-e-realizziamo-ancora-roba-come-il-divin-codino-ma-quale-lamartire-solo-io-ovvero-il-martire-o-uomo-di-marte-puo-raccontarvi-chi-e-il-piu-grande-football-player-nostr/

Piaciuto il pazzo? No, volevo dire il pezzo.

Che ne pensate invece di questa cover? Se cliccherete, potrete leggere anche l’anteprima. Vi offro persino i primi tre capitoli. Presto anche in cartaceo e audiobook.

I grandi film sul Calcio sono pochissimi. A me fa venire l’arrapamento, ah ah, L’allenatore nel pallone.

Che pensate inoltre del monologo non di Christian Bale nel succitato film della Harron, bensì di Michael Douglas ne Il metodo Kominsky 3, ep. 5? Alla faccia del finale irreale di Titanic.

Cosa succede davvero nel momento in cui arriva la morte… Poi, nel bellissimo episodio di questa final season, Mike dice: il mio sogno era fare l’attore. Quando poi non si è avverato…

Ecco, detto ciò, sono sicuro di non essere Baggio ma non sono sicuro più di nulla. Come si suol dire, volevo la bicicletta? Amici, non so se reggerò lo stress della responsabilità che ora ho. Sbaglierò il rigore?

Signore signori, sono un filosofo come Aristotele(s)? Ah ah.

Insomma, mi spiace per i miei haters. Che figuraccia.

di Stefano Falotico

Non seguo più la cerimonia degli Oscar come un tempo, un tempo mi tiravo a lucido, quasi in smoking, e mi docciavo per essere al top durante la visione, neanche se fossi stato io il winner… o Peppino Lo Cicero


04 Mar

lo cicero servillo

Sono particolarmente legato al film 5 è il numero perfetto di Igort.

Lo vidi, in anteprima, al Festival di Venezia dell’edizione stravinta da Joker. Proiettato, peraltro, proprio in quegli stessi giorni.

Fu stroncato ma io l’amai subito. In quanto, l’incipit con Servillo dal naso adunco e posticcio, mi ricordò la caricatura di Bob De Niro in Ronin. Quest’ultimo, nel film di Frankenheimer, scendeva le scale di una scalinata (per forza, le scale fanno parte della scalinata, non credo della Scala di Milano, ah ah) di Parigi, passeggiando torvamente per poi addentrarsi in un bistrot frequentato da spie forse losche, forse bazzicato da Natasha McElhone. Diciamocela, una gran gnocca.

Inizialmente, De Niro fu corteggiato per la parte andata poi, dopo molte vicissitudini produttive, a Toni Servillo, definito il De Niro italiano. Ora, con buona pace di Toni, se lui è il De Niro italiano, io sono il Daniel Auteuil del bassifondi felsinei.

La vita va avanti, a volte va indietro. Credo che sia giusto così, in fondo…

Sì, credo che un tempo fossi una persona migliore con enormi ambizioni. Credevo fermamente che un giorno avrei vinto l’Oscar. Ma divenni un Toro scatenato. Infatti, nella domenica mattina della nottata a venire dell’edizione degli Oscar, che si tiene dopo la mezzanotte, ora italiana, entravo in ansia e mi lavavo imperterritamente per trovarmi in splendida forma spumeggiante, quasi schiumosa al Neutro Roberts, per tifare contro Julia Roberts, donna da me mai sopportata, sentendomi più che una celebrità, diciamocela, un uomo pulito e immacolato da disturbo ossessivo-compulsivo di natura maniacale-igienica tendente al carnato mio di pelle chiara, oserei dire candida e smaltata più d’una bella statuina dorata.

Mi ricordo comunque che non poco m’identificai col vincitore Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Ah ah. Ah, che annata. Vinse tutto Titanic, tralasciando Helen Hunt…

Qualcosa è cambiato è una vera, soprattutto realistica, storia d’amore, altro che il film di Cameron.

Non uccidetemi per questa mia affermazione: il Cinema di James Cameron è inferiore a quello di Mario Camerini. Comunque, Kate Winslet è più figa rispetto ad Helen Hunt.

Andiamo ora avanti. Non facciamo della dietrologia per queste mie asserzioni banali. Che volete? La banana?

Oggi come oggi, debbo ammettere di essere cambiato in qualcosa? No, quasi in tutto. A quindici anni fui Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, fui preso per pazzo solamente perché disertai il liceo. Non mi pento di tale mia scelta. Gli altri facevano occupazione mentre i professori facevano un po’ i disoccupati. Quindi, io sono stato coerente.

Se non vi sta bene, denunciatemi al sindacato di Jimmy Hoffa di The Irishman, miei mafiosetti e ragazzine smorfiosette. Ho delle belle fossette, dunque più di tanto non mi affosserete.

Peppino Lo Cicero, Peppino De Filippo, Peppino Impastato e Carlo Buccirosso as Totò o’ macellaio. Di mio, preferisco Antonio de Curtis di 47 morto che parlaE ho detto tutto…

Suvvia, guaglioni, non fatemi una Smorfia, neppure napoletana. Non ho bisogno di interpretare i vostri sogni per giocarmeli al Lotto. Voi, dalla nascita, vi siete fottuti il cervello. Quindi, i vostri sogni sono aria fritta come quelli di Iaia Forte nei panni di Madonna. Scusatemi, compari, ma non era Veronica Ciccone la… Madonna?

State messi male. In Italia, pensano che Sergio Castellitto sia un grande attore e che sua moglie, Margaret Mazzantini, sia una grande scrittrice. Sì, la Mazzantini vinse il premio Strega. Siamo sicuri che fosse della letteratura?

Castellitto è un mediocre. Lo apprezzo solamente nel film di Vincenzo Terracciano dal titolo Tris di donne & abiti nuziali.

La sua faccia infatti mi puzza di stronzo. Basti vedere le sue scene vergognose ne La carne con Francesca Dellera e il suo metodo molto sentito con Claudia Gerini in Non ti muovere.

Invero, di notte registravo tutte le puntate di Playboy Late Night Show. Durante la giornata, leggevo più di Dennis Hopper di Una vita al massimo. A eccezione della Notte delle Stelle in cui, possedendo io solo un videoregistratore ai tempi delle VHS, non essendo tale apparecchio dotato della possibilità di registrazione multipla a più canali, per una notte non mi distraevo con Marliece Andrada, futura star di Baywatch, fingendo spudoratamente, anzi, con estrema pulizia e pudicizia da Academy Award, per l’appunto, di essere un topo, no, un tipo che necessitava di starsene buono e zitto, amando donne bastarde eppur di gran classe come Louise Fletcher. Infatti, la parte di Fletcher in C’era una volta in America co’ De Niro fu tagliata…

Devo esservi sincero, Jack Nicholson ha recitato con attrici bravissime. Fra cui Diane Keaton, Meryl Streep, Faye Dunaway e via dicendo. Ed è stato sposato per anni con un’attrice meravigliosa ma, indubbiamente, oggettivamente bruttissima, cioè Anjelica Huston.

Nel tempo libero, fra una lite e l’altra con Morticia Addams, a mo’ di 3 giorni per la verità del suo amico Sean Penn, autore di Lupo solitario, col quale Jack avrebbe recitato pure ne La promessa, pur conservando omertosamente, a mo’ di mafioso bugiardissimo, L’onore dei Prizzi e l’impeccabile reputazione della “famiglia” alla Marlon Brando de Il padrino, non aveva prezzo quando segretamente sfilava le calze col pizzo di Amber Smith. O no?

Come si suol dire, Wolf – La belva è fuori? No, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Sì, Jack è sempre stato un vizioso e non è affatto vero il detto fariseo… l’ozio è il padre dei vizi.

Di mio, per esempio, ho sempre oziato eppur non soffro de Il vizietto con Ugo Tognazzi. Non sono omofobo, non so neanche se sia io un uomo. A volte, comunque, mangio le uova. Le donne ovulano e i maschi amano spesso le galline spennacchiate. Molti uomini sono dei galli cedroni. Be’, fatemi bere ‘na cedrata.

Per via dei miei innocui vizi pubici, no, pudici, fui accusato di essere uno sfigato come Ugo Fantozzi. Sì, i miei coetanei mi sfottevano a sangue. Si sa, erano e sono immaturi e strafottenti. Loro se ne fottevano…, ancora se ne fottono.

Io accettavo ogni presa per il culo senza battere ciglio? No, senza battere. Sì, molti adolescenti della mia età invece già battevano senza darlo a vedere…. Stavano sempre a cazzeggiare e a limonare in qualche pub(e). No, non erano delle prostitute di bassa lega. Meglio non fare una sega? No, farsene molte… Questi pubescenti venivano… foraggiati dai genitori d’alto bordo che li mantenevano agli studi di ogni lingua, straniera e non, scandinava, spagnola o semplicemente “poliglotta” affinché si sviluppassero… con qualche tamarra già molto “esperta”, sebbene prematura con scapp… mento a destra? No, maturanda presto laureanda bravissima agli orali… Molte di queste donne, ex universitarie da Conoscenza carnale di Mike Nichols, adesso sono diventate Anne Bancroft de Il laureato. Sì, per mantenere la facciata di brave signore moralmente integerrime, sono regolarmente sposate a un uomo laureatosi alla Bocconi, poi nel privato, forse solo nel club privé, amano un Piccolo grande uomo alla Dustin Hoffman da attrici “navigate” come Brenda James, Julia Ann, Brandi Love. Finito ciò, ritornano a fare le donne di casa da maionese Calvé. Attenti, mariuoli, queste vi rigirano come un calzino e vi fanno impazzire.

Sì, queste attrici da me appena menzionate, sono specializzate alla boc… hini ai ragazzini? Forse, diciamo, che non sono Jodie Foster di Sotto accusa e de Il silenzio degli innocenti? Direi di no.

Be’, diciamo che i tempi sono cambiati. Dobbiamo aggiornarci, non essere bigotti. Nel sessantotto, si combatté per la libertà sessuale, poi arrivò il 69, adesso le Anne Bancroft dei “tempi d’oro” sono diventate Jodie Foster di The Dangerous Lives of Altar Boys.

Essendo un po’ in là con gli anni, tifano per Ragazzi fuori, no, per ragazzi puri come Ethan Hawke di Paradiso perduto. Eh già. Che cazzo possono fare, d’altra parte? Come si suol dire, nemmeno Francesco Benigno se l’inc… a. Cioè, sono passate dal bramare John Lennon e Paul McCartney dei Beatles a parteggiare per il protagonista biondino de L’attimo fuggente.

Ah, per forza. Vecchie decrepite come sono, possono solo recitare la parte delle filantrope. Sono passate dal credersi Ava Gardner al ballare nel giardino delle loro great expetactions perdute per colpa della menopausa più cavalcante di un Cowgirl – Il nuovo sesso con l’ex di Hawke? Sì, Uma Thurman ma queste qui non “thurmano”, no, non mi turbano. Onestamente, sono già state fottute da parecchio. Che si fottano. Riguardassero Ethan Hawke in Prima dell’alba e poi, se ancora sentiranno qualcosa, rivedessero il loro Prima del tramonto?

Che volete farmi per queste battone, no, per queste mie battute? Sono nato nel ‘79 e, parafrasando il buon Eastwood con E.G. Marshall in Potere assoluto, sono troppo vecchio per raccontarvi puttanate.

Il nostro mondo ha perso. Meritava di vincere come quando fu candidato Al Pacino agli Oscar per …e giustizia per tutti ma Al fu battuto, ingiustamente, da Dustin Hoffman di Kramer contro Kramer.

Quest’anno, tiferò per Nomadland. Tanto per dimostrarvi che non sono misogino. Sì, ci sono ancora le grandi registe donne dopo Jane Campion.

Ma mi sorge, qui, spontanea ora una domanda. Come ca… è stato possibile che Gran Torino di Eastwood non sia stato candidato a nulla? È semplicemente uno dei tre quattro film per cui valga la pena di vivere. Vedo gente che litiga perché è in disaccordo su un film. Vedo uomini che ammazzano le loro donne solo perché hanno scoperto che esse amano Jodie Foster. Da quando nasci, t’insegnano che sei una brava persona se fai lo schiavo che lavora come un negro e vive di messe e compromessi. Mentendo sempre a sé stesso per avere tanti amici e tante stronze. A un certo punto però, in questo mondo che non crede a nulla ma crede che siano giuste le quarantene dovute al Covid, come dice Eastwood/Walt Kowalski, avete presente che di tanto in tanto si incontra un tizio che è meglio non far incazzare? Beh, quello sono io… Sì, mi spiace che, a fine maggio, Clint Eastwood compirà 91 anni. Non penso che girerà molti altri film. Come dicono a Napoli, cè pecchet’! Cioè, che peccato! I geni non devono morire mai, i geni non devono stare con la gente normale. La gente normale è formata da ladri, da bugiardi, da guappi, da cornuti e traditori, da gente che di mattina mangia un cornetto e poi prega col cornetto affinché tu possa morire d’un male impietoso. È gente che crede a dio, è superstiziosa. Pensate, molti credono pure al diavolo, uno con le corna in testa… Crede davvero che un attore sia meglio di un altro perché a differenza dell’altro ha vinto l’Oscar. Appena alla gente sputi in faccia la verità, ti dicono che sei delirante. Be’, non ho bisogno più dei figli di bottana. Poiché, come sostenne Nietzsche, l’uomo all’apparenza più debole è invece il più forte. Un tempo, inoltre, la Critica cinematografica era formata da uomini in gamba. Adesso, tengono banco Frusciante e victorlaszlo88. Il primo è uno che, nella sua monografia su Carpenter, sostiene che dovremmo lavorare un’ora al giorno, massimo, e goderci la vita. Parla, parla, parla ma sta sempre a fare un cazzo, chiede soldi per “lavorare” a mini-recensioni di 2 min. Il secondo, a furia di vedere film e non farsi una trombata con Valeria Golino, sta diventando Victor Frankenstein.

Come sosteneva Clint, il mondo si divide in due categorie. Quella degli umani e quella dei nani. Voi siete nani. Continuate con l’onanismo. Ciao ciao.

 

locandina 5 numero perfetto servillo

di Stefano Falotico

 

Happy Birthday, Monsieur ROBERT DE NIRO


17 Aug

the-war-with-grandpa-deniroInnanzitutto, ne vogliamo parlare di questo mio video che totalizzò circa 1500 visualizzazioni?
Correva il 2012 e avevo una voce già molto bella ma ancora da ragazzino.

THE FAN, Robert De Niro, 1996, (c) TriStar

THE FAN, Robert De Niro, 1996, (c) TriStar

Il 17 Agosto del 1943 nacque mio nonno di War with Grandpa.

No, sebbene abbia appreso parecchio da lui, sono io stesso, oggi come oggi, un Toro scatenato o un Nonno scatenato?

Mah, di mio, sono ancora giovane, pieno di great expectations, no, nessun Paradiso perduto.
Sebbene, come il grande Bob, ingrassi e dimagrisca a piacimento e sia camaleontico da far paura anche al De Niro stesso di Cape Fear.

E, come direbbe Bob di Casinò, e questo è quanto.

A differenza di Sam Ace Rothstein, la mia vita però non è affatto finita. Per me, prevedo ancora casini da Brazil ma ho molte Mission da compiere.

Sì, sono un samurai senza padrone, un Ronin. E non sono per niente un Al Pacino? No, un Al Capone. Sono un testone, questo sì, assolutamente. Non ci piove.

Sono il più grande The Fan di De Niro del mondo e gli assomiglio indubbiamente, a livello fisionomico.

Non sono un ingegnere, non sono un medico, non sono Che Guevara, non sono un pezzo grosso della società.

Non sono nessuno, in effetti. Uno scrittore, sì, anche bravo a detta di molti.

Non sono bello come De Niro ne Il cacciatore e in Innamorarsi, infatti, sono bello come Mickey Rourke in Angel Heart.

Ah ah.

Insomma, io e il mio vero Stefano Falotico ci eravamo già visti, tantissimo tempo fa, da qualche parte.

Piacere di averlo incontrato di nuovo.

Che fate? Non mi ringraziate neanche? Vi ho salvato la vita. Ora difatti, grazie alla mia grinta, avete capito quali siano i veri valori della vita.

Se invece continuerete a credere di essere dei grandi attori come Christopher Walken, fidatevi, prima o poi vi sparerete in testa.

Perché mi sa che vi siate già fottuti il cervello.

Ma chi pensaste di essere per dare regole di vita a the greatest actor alive?

Suvvia. Ah ah.

Ce la vogliamo dire senza se e senza ma?

Sean Connery/Jimmy Malone de Gli intoccabili sono io.

Sì, credo che sia veramente uno scandalo quello che è successo nella mia esistenza.

Così come credo che sia uno scandalo che Connery abbia vinto solo un Oscar come Miglior Attore non protagonista e che De Niro per il film di De Palma appena succitato non sia stato neppure candidato.

Mi pare che siamo veramente andati oltre la decenza.

Ci vorrebbe Al Pacino di Scent of a Woman!

Insomma, amo De Niro, amo ogni mio delirio ma, secondo voi, andrebbe cambiato il finale di Carlito’s Way?angel heart de niro

di Stefano Falotico
capone de niro cacciatore de nirogreat expectations de niro

FALLING IN LOVE, from left: Meryl Streep, Robert De Niro, 1984, © Paramount

FALLING IN LOVE, from left: Meryl Streep, Robert De Niro, 1984, © Paramount

sean connery intoccabilide niro toro scatenato de niro raging bull de niro casinò

Se volete essere artisti, attori, registi e scrittori in Italia, vi presento l’orrenda situazione medioevalistica del nostro Inferno dantesco


30 Jun

paradiso perduto de niro

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Ieri sera, con un amico abbiamo discusso della situazione artistica italiana. Prendendo assieme coscienza, per l’ennesima volta, che in Italia chi vuole affermarsi per divenire puramente artista, ecco, non solo non ha la strada spianata, bensì ha davanti a sé un dirupo, un precipizio.

Sì, se un perfetto sconosciuto desidera(sse), in questo nostro Paese di medici e avvocati truffaldini, di stronzi analfabeti e cazzoni, di elevarsi dalla media e prodigarsi al fine di portare avanti le sue idee creative, può anche subito gettarsi giù da uno strapiombo.

Perché, come molti di voi sapranno, non arrivi a pubblicare o a girare perfino soltanto un cortometraggio rilevante, se non sei ammanicato a un viscido, puttanesco sistema editoriale-produttivo e/o promozionale di gente falsa e ruffiana.

Prendiamo, traslando la situazione di merda/e, l’apparentemente rosea fabbrica dei sogni di Hollywood.

Comprendo benissimo le recriminazioni doverose di tutte quelle attrici che, stanche, esasperate, distrutte, avvilite, umiliate da Harvey Weinstein, denunciarono quest’ultimo in massa.

Perché, sostanzialmente, la legge ferrea per sfondare nel firmamento delle stelle è principalmente, soprattutto per le donne belle e avvenenti, quello di farselo sf… e, appunto, accettando compromessi, sessuali e non, assai riprovevoli, disgustosi e ovviamente criminosi.

In quanto, il signor Weinstein concesse onori e lusso, prestigio e Oscar alle sue predilette, alle sue pupille (e papille gustative) alla condizione che, prima di lasciarle, lussuriosamente, accedere alle prime delle migliori passerelle mondiali, donassero le loro p… da put… elle.

Ha sempre funzionato così, inutile girarci attorno.

Quello che però non capisco è perché queste donne abbiano dapprima abdicato alla sua schifosa legge e poi, non ottenendo i riconoscimenti, gli onori e la gloria che s’erano illuse di ottenere, l’abbiano denunciato. Volendolo fottere. Il famoso lasciapassere, no, lasciapassare.

Dovevano denunciarlo prima di essere v(i)olate. Eh già, un manipolo, anzi gruzzoletto, ah ah, d’ipocrite altrettanto lerce a laide.

Com’è che invece io non faccio così? Innanzitutto perché non sono una donna e poi perché non mi svendo. In una parola povera da poveretto, eh sì, ridete pure, non mi prostituisco.

Ben conscio oramai da tempo di essere molto dotato, avrei potuto optare per una vita da Richard Gere di American Gigolo. Sono un caso umano.

Oggi sarei considerato un sex symbol ma soprattutto, coi soldi fornitimi dalle vecchie signori abbienti anche se probabilmente racchie, decrepite, storpie e grasse deficienti, sguazzerei in una piscina, gustando cocktail a mollo…

Eppur giammai mollerò!

Vi è gente che, grazie agli introiti riscossi dai loro video inseriti su YouTube, è diventata ricca e famosa.

Persone geni(t)ali! Al loro canale sono affiliati e iscritti milioni di persone bestiali.

Questi youtubers sono più bravi di noi? Sono davvero talentuosi, sono semplicemente più cazzuti?

Hanno avuto più culo, come si suol dire, hanno investito un patrimonio, ereditato dai genitori nababbi, per comprarsi gli inserti pubblicitari di Facebook o, invece, oggi va di moda il trash? Campo nel quale sono maestri? Eh sì, un tempo, anche solo per fare il maestro delle elementari, dovevi diplomarti alle scuole magistrali. Questi ammaestrano tutti, hanno più visualizzazioni della BBC ma, in fatto, di ABC, non è che li veda benissimo. Diciamo. Ci vuole la babysitter per farli stare zitti.

Cosicché, se uno realizza un video in cui fa una scoreggia, diviene il nuovo Laurence Olivier con tanto di applauso scrosciante d’un pubblico di spettatori da bonjour finesse davvero spiccata, oserei dire da premio Nobel. Pulitzer! Pulizia!

Macché, youtubers di successo bravissimi ce ne sono.

Ma i più sono dei cretini, degli svenduti oppure delle puttane che, per ascendere all’olimpo della graduatoria, si son dati nudamente porcelleschi alle imitazioni più becere e patetiche di Alvaro Vitali, venendo a loro volta inondati da una progenie degenerata di assoluti debosciati?

No, non è affatto vero. Stai, sto scherzando?

Sono uomini e donne che, nella vita, mai mollarono.

Infatti, ne mollano talmente tante che oggigiorno sono scambiati per Che Guevara del meteorismo.

Non sono mica meteore qualsiasi. Grazie alle loro aerofagie volano altissimi come mongolfiere. E svolazzano per decenni interi nel blu dipinto di blu.

Invece, chi parla nei video in maniera competente, seria e oserei dire altolocata di Cinema e Letteratura, a meno che non lecchi il culo a qualche promoterinfluencer di grosso calibro, uno a “cazzo duro” insomma, viene preso per mongolo in questa società di palloni gonfiati.

Ecco, il mio editor aveva ragione e ha ancora ragione su tutta la linea, sull’intera collana… Mi disse di continuare nel selfpublishing, tanto la Mondadori pubblica solo chi spedisce regali e doni al figlio di Berlusconi, la Newton Compton pubblica i classici e non caga gli autori postmoderni mentre le case editrici, piccole o grandi che siano, non a pagamento, cioè quelle che non richiedono il contributo editoriale, esistono ma se sei una donna devi scoparti l’editore, se invece sei un uomo devi essere già un giornalista affermato che è sposato con un’ex attrice italoamericana, un tipo alla Annabella Sciorra per intenderci, che dopo averlo preso in quel posto da Weinstein s’è riciclata in campo editoriale, mettendo su una casa editrice di romance (ig)nobili da Cinquanta sfumature di grigio.

Se invece sei un intraprendente, coraggioso regista alle prime armi, al massimo possono darti 300 Euro per filmare, come se fosse il super 8 della prima comunione, uno spot della Pubblicità Progresso con le solite banalità superficiali sulla povertà, l’anoressia e la bulimia, la depressione e la situazione sociale… è questa. Sì, ieri notte ho contattato una, una che davvero è una correttrice di bozze importante/i, soprattutto dei suoi educazionali refusi nel galateo del cazzo:

– Ciao Benedetta. Sei ancora sveglia a quest’ora? Disturbo?

– No, se mi hai visto online, significa che non dormo, ovviamente. Non ho sonno, stanotte. Quindi, dimmi pure.

– Ecco, domattina posso inviare alla mail della tua casa editrice, della quale tu mi hai parlato in termini lusinghieri ed entusiastici, avendomela tu descritta come una rivoluzionaria casa editrice all’avanguardia che privilegia le grandi speranze giovanili, un mio manoscritto inedito?

– Sì, certo. Buonanotte.

 

Incredibile.

Siamo sicuri che questa Benedetta sia una davvero benedetta dal talento di scoprire talenti? Non è che sia, detta come va detta, un’entraîneuse che fa entrare… nel suo circolo cul-turale solo chi le si dà con prosa poetica poco intellettuale, invero animale?

Ben detto.

E che dio vi benedica.

Sono il nuovo Dante Alighieri e voi, no, non brucerete all’Inferno. No, non sono così cattivo.

Diciamo che però il Canto Diciottesimo della Divina Commedia potrebbe essere la vostra casa dei piaceri…

O no?

Già, ma per piacere!

Ricordate: Beatrice era in verità una meretrice.

Oh, signore benedetto!

 

di Stefano Falotico

Brad Pitt è superiore a Leonardo DiCaprio, dite la verità e non fate i Robert Ford e gli indiani


08 Jun

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In questo mondo terragno, l’umanità si divide in due categorie: fra chi, eterosessuale, potrà amare Brad Pitt di Ad Astra e quelle donne frustrate che, leggendo gli oroscopi della rivista Astra, sperano in una galassia lontana dalla realtà di poter un giorno farsi il viaggio, dicendo alle loro amiche che hanno baciato dal vivo Brad.

Brad Pitt batte Leonardo DiCaprio in un nanosecondo maggiore della velocità della luce.

Pensate che stia bestemmiando?

Già lo dissi in tempi non sospetti, ovvero qualche settimana fa. Ma non voleste prestarmi fede e udienza. Invece, udite udite quel che io qui dico e vi dirò, puntandovi il dito, sì, rivolgendomi arrogantemente a voi che di Cinema parlate da mattina a sera ma, senz’ombra di dubbio, siete invidiosi di Brad e solamente farneticate senza il gusto della sana faloticata.

Brad è un uomo dalla criniera bionda che, ribaldo nel suo Vento di passioni, eterno fluttua stuzzicante nei buchi neri degli ormoni femminili, forgia di speranza ardente anche le frigide dementi con pochi estrogeni bollenti, gigioneggia con classe navigata da performer oramai della Settima Arte eccome se sapiente e un po’ fa il marpione fra voi deficienti in quanto ardimentoso, maturo essere leonino che, nonostante sulla sua fronte, anche quando non la aggrotta, indossi i già estremamente visibili solchi di rughe comunque meno profonde dei vostri livori, è interprete stupefacente.

No, non sto scherzando. Sono convinto, certo al mille per mille che Brad sia ed è, in quanto vivente e presente, un attore una spanna sopra il bel Leo. Leo, rispetto a Brad, è assai meno dotato e carente sotto ogni aspetto e punto di vista.

Sono entrambi molto belli, ciò va ammesso. E ve lo garantisco io che spesso disdegno la venustà maschile in quanto attratto da quel triangolo femminile che attira il mio sguardo aromatico e carismatico che, inconfutabilmente, più mi tira anche se sovente non vengo a niente e mi brucio come un meteorite prima d’impattarsi su una stella bruciante.

Dunque, no, non sono geloso di Leonardo. Leonardo è leggermente più brutto di Brad anche se de Gustibus non disputandum est e Roberta de Matthaeis è una donna dal cognome greco per cui lotterei al fine di averla come Elena, (di)struggendomi da Achille o forse era Ulisse? Oh, Roberta me lo issa e m’è venuta un’altra fissa. Roberta è idilliaca e conquisterò le sue sacre sponde anche se non conosco a memoria L’Iliade. Sarà un’Odissea riuscir a uscire (riuscir a uscire non è male) coraggiosamente a notte fonda dal mio cavallo ma, impavido ed epico, dedicherò lei miliardi di sillogi poetiche per sigillarmi in una platonica, filosofica, elevata passione smisurata, inanellandole rime baciate in quanto anelo attimi indimenticabili in cui possa effondermene anche se, più probabilmente, lei mi rifiuterà, il culo mi sfonderà con due di picche devastanti e nella depressione sprofonderò da fall(it)o immondo.

Sì, Troy è il film più becero con Brad Pitt. Non c’è da stupirsi, è diretto infatti da Wolfgang Petersen, uno che un tempo girò con mano graziosa e leggera l’intramontabile film per ogni bambino in fiore e ogni adulto con la sindrome di Peter Pan, ovvero La storia infinita.

A me piace fare il Bastian non contrario bensì Barret Oliver con tendenze ribelli da Atreyu o forse da moderno Re Artù.

Ma non perdiamoci in infantilismi e buttiamo giù dalla torre questo bamboccione di Leonardo.

Perché mai, uomini poco prodi, invero lordi e tonti, sbandierate ai quattro venti i vostri vessilli da asilo nido? Sostenendo che Leo, avendo lavorato un mucchio di volte con Scorsese, sia automaticamente migliore di Brad?

Questa è una tenzone da ignoranti panzoni che meritano una severa lezione. Profani qual siete perché non potrete mai apprezzare la rinomante follia metafisica che permea le plumbee, melanconiche atmosfere oniriche, tragiche e malickiane del magnifico L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (da non confondere con Jenna Jameson).

Uno dei pochi capolavori degli ultimi dieci anni degno di essere, oserei dire, apostrofato, nominato e persino appellato tale. Dinanzi alla maestria del suo cineasta, Andrew Dominik, mi scappello.

Anche se non ho visto Cogan. Per avere donne come Roberta o come Heather Graham, diverrei Hulk Hogan, oh sì, ah oh, eh ih, a e i o u. Loro non mi spareranno da assassine, bensì in combutta alla maniera di Naomi Watts e Laura Harring di Mulholland Drive mi tradiranno per Angelina Jolie e allora, dilaniato da un’umiliazione da J. Edgar di Eastwood, farò l’amore con Armie Hammer? Attore specializzato, vedi anche Chiamami col tuo nome, in ruoli da gaio?

Ma non mi passa neppure per l’anticamera del cervello. Dirò a Roberta, sì, di cornificarmi pure con quel damerino di Timothée Chalamet e le sussurrerò, esalando l’ultimo respiro, killing me softly.

A parte gli scherzi, Brad Pitt, suvvia, non scherziamo, dai dai… è superiore a Leonardo.

Leonardo è un volpone e sa accattivarsi le simpatie degli Oscar ma Brad fu Coppa Volti per il suo Jesse James e per questo ruolo imbattibile venne scandalosamente ignorato agli Academy Awards.

Un’onta infima e imperdonabile.

Ora, tutto questo scritto, spesso scherzoso e goliardico, a che è servito?

Voi pensate davvero che DiCaprio sia meglio di Brad?

No, io sono qui ora serissimo come peraltro già lo fui nelle fi… e, no, righe vergatevi sopra, accennatevi poc’anzi.

Brad Pitt è un grande attore che il superficiale immaginario collettivo mercantilistico di massa ha identificato, sbrigativamente, soltanto come insulso e tutt’al più bravino actor non eccelso ma supremo, stellare sex symbol galattico.

Voi siete blasfemi, dovete vergognarvi delle porcate che dite. Ma quale mascellone! Brad possiede, nonostante la forza erotica che emana, lo sguardo limpido del saggio ieratico sulla montagna.

Brad per me è un attore straordinario.

Ora, vado a mangiare una lasagna.

A presto.

E state in campana. Sì, dovete svegliarvi e vedere la bellezza di Brad e del mondo.

State, se volete, pure in campagna. Anche in Campania.

Basta che non derubiate gli indiani nelle capanne.

Io comunque a Casey Affleck/Robert Ford ho sempre preferito Robert De Niro.

 

 

di Stefano Falotico

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Che vita da cani!, Il Falotico, in un video epico-sensazionale, è diventato Mel Brooks, e non è che Roma di Cuarón sia un granché…


15 Dec

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Avete visto Che vita da cani!?

Di quel genio di Mel Brooks. Sì, Mel è un genio, io invece sono il Genius.

Mentre Goddard Bolt, il suo personaggio nel film, è l’uomo più ricco del mondo.

La trama di questa pellicola è molto semplice: Goddard fa una scommessa con un altro uomo i cui soldi escono dalle orecchie. Scommette che riuscirà a sopravvivere per un mese intero, senza una lira, come si suol dire, anzi, senza un misero dollaro per le strade di Los Angeles, in mezzo ai barboni.

Perché vuole dimostrare che non è un caso se è diventato un uomo così potente e dal fiuto infallibile. Ché si è meritato questo privilegiatissimo posto d’onore grazie alla sua scaltrezza, al suo talento per gli affari, grazie alla sua innata perspicacia, alla sua invidiabile destrezza inaudita.

Insomma, non ha avuto solo del culo nella vita. Tutto quello che ha ottenuto, sostiene Goddard, è stato dovuto al suo Genius…

Ecco, negli ultimi anni, mi son successi, anche se non avuto tanti successi, dei fatti demenziali ai limiti dello sfrenato grottesco più inconcepibile.

Dovete sapere che, per molto tempo, un tempo immemorabile, la gente attorno a me non capì un cazzo riguardo alla mia persona.

Io decisi, molto prematuramente (e non parliamo di super-cazzole con scappellamento…) di esiliarmi dal mondo di tutti i giorni. Perché già stufo a quattordici anni dei miei coetanei, esseri alquanto rivoltanti, attratti solo dal sesso più lercio, indaffarati a spom… arsi con qualche oca mentre ai loro genitori volevano attestare di esser dei bravi figlioli, ottemperando a studi noiosissimi per ricevere un giorno un diploma, una laurea e qualche altro insulso attestato che a livello istituzionale potesse acclarare, in maniera ciclostilata, burocraticamente certificata, di aver adempiuto ai loro compiti…

Io invece, con enorme coerenza, con puntiglio cristologico, prediligendo la mia indole dannatamente metafisica, come detto, da tal porcile mi estraniai anzitempo. Preferendo la compagnia di molti buoni libri e di grandissimi film. E, se proprio dovevo render vivida, estemporaneamente, la mia carne fresca per attimi di piacere, placidamente, in totale comodità e anche pomposità, libero da sguardi indiscreti, con estremo pudore mi davo a soavi masturbazioni da asceta ambiguo, ascendendo al paradiso della bellezza, non solo femminile, in virtù… del mio farmelo tutto nel far un dolce c… o da mattina a sera.

Per via di questo mio atteggiamento, giudicato vile e antipatico, in quegli anni mi affibbiarono le patenti più ingloriose. Così, da viziato capriccioso come Macaulay Culkin di Mamma, ho perso l’aereo, la gente, tanto invidiosa del mio principesco stile di vita esistenzialmente lussurioso, frutto di un onanismo perenne e impunito, anche impudico, volle ingannarmi. E mi lanciò addosso infamanti accuse, trattandomi da malato di mente, sostenendo che soffrissi di disgraziati, invalidanti disagi psichici alienanti e, con screanzata villania, m’indusse a credere che davvero di qualche patologia fossi inguaribilmente afflitto. Che esseri ammorbanti!

Colpendo a muso duro per ridere di me da dietro le (s)palle, beandosi della mia tenera ingenuità romantica così postmodernista da uomo, qual sono, dadaista, delle mie fantasie cubista, costruttivista e immane, unico, amabilissimo, elevato surrealista. Tanta fu l’invidia e la cattiveria che alla fine crollai, dilaniato nel mio amor proprio per colpa di ricatti così bastardi. Mi dissero che dovevo amare di più l’umanità. E dire che io andavo matto solo per il seno di Melanie Griffith in Lezioni di Anatomia. Sì, credo di esser sempre stato un gerontologo. Soprattutto gerontofilo.

Quelle della mia età le reputavo sciocchine e non adatte alla mia già portentosa virilità matura. Adoravo le quarantenni, quelle donne inguainate in calze lisce dalle cosce accarezzabili e godibilissime.

Soccombetti dinanzi a tanto odio pusillanime e ogni stramba peripezia accadutami negli ultimi anni è stata da me finemente narrata nel libro Dopo la morte. In vendita sulle maggiori catene librarie online.

Una sorta di Arancia meccanica condita con frecciatine indirizzate alla cattiva coscienza di massa.

Raddrizzati! No, ce l’ho sempre più rizzo!

Ma, come dice il proverbio, non tutto il male vien per nuocere.

In questi anni, ho conosciuto davvero gente folle. Gente che strilla da quando si sveglia alle prime ore dell’alba sin a notte inoltrata, che ha chiesto l’assistenza sociale ai centri di salute mentale perché non riesce a reggere allo stress delle loro patetiche esistenze quotidiane. E abbisogna di stampelle psicologiche, di alibi consolatori, di assegni di mantenimento. E, a proposito di s-commesse, spera che dalle piccolissime vincite, derivate dalle puntate (non soltanto quelle di Beautiful) alla SNAI, possa rimediare qualche spicciolo in più a fine mese.

Alleviando le loro giornaliere sfighe nell’inneggiare a un populismo tristissimo, utopistico e a mio avviso controproducente, deleterio e squallidissimo. Piangersi addosso non serve a nulla! Se non a commiserarsi!

Ora, sperano nei 5 Stelle, per rivalersi di tutta una vita di merda. Ah, dopo aver passato l’esistenza fra le nuvole, ammirando il cielo appunto stellato, mi par obbligatorio che andassero a parar su Di Maio. Di Maio, no, di mal in peggio! Che pioggia! Piaggeria!

E poter brindare, alla mezzanotte di San Silvestro, con lo zampone e un babbo natale sotto braccio con la zampogna, maledicendo tutte le scalogne al fine di dimenticare, per pochissime ore di festeggiamenti ridicoli, la loro umana condizione di uomini messi alla gogna. Dovreste smetterla di metter in piazza le vostre vergogne!

Io invece, dopo tanti patimenti ingiustamente inflittimi, ho finalmente scoperto i valori veri della vita?

NO!

E allora? Ah ah.

Eh sì, nelle prese per il culo sono molto più bravo di voi.

Un po’ in tutto, sinceramente, eccello. E che uccello.

Sostanzialmente, ci rido sopra, su una bella donna ci schizzo anche altrove.

Eh sì.

Comunque, ho visto Roma.

E dire che mi aspettavo chissà cosa.

Mah, sono rimasto perplesso. A parte i grandangoli e i piani-sequenza, la fotografia in bianco e nero molto arty, è abbastanza una palla questo film. Una sontuosa mezza cagata.

L’unica cosa bella è il poster di Mexico 70 che fa molto Italia-Germania 4-3.

Sì, mio padre mi narrò di questa semifinale storica, avvenuta appunto in Messico in quel mondiale dell’anno suddetto, definita la partita del secolo.

Peccato che poi L’italia, qualificatasi in extremis per la finalissima, ne prese quattro dal Brasile, col grande Pelé che volò in cielo e insaccò di testa.

Secondo me, è stata molto meglio la semifinale Germania-Italia 0-2 con telecronaca di Caressa e Bergomi. Andiamo a Berlino!

Tornando a quella del ’70, mio padre, che di anni ne ha ora 69, me ne parlò come di qualcosa da infarto, col suo amico Gigi che ospitò lui e un altro coglione casa di sua madre. E loro che non potevano urlare perché Concettina, la madre del Gigi, stava dormendo e non era in ottima salute. In realtà ha campato a lungo quella donna.

Sì, son piacevoli ricordi amarcord, paterni di quel paese da Pater Noster. Ove suona ancora la banda come in Roma, ove le donne rimangono incinte del primo campagnolo che le porta al cinema a vedere Louis de Funès. E dove i dottorini arricchiti vanno a farsi un giro in Cinquecento… per scappare dalle possibili rivolte di un paziente totoiano senza pazienza che vuole ficcar loro il bisturi per esser stato operato male.

Mah, non c’è quasi niente di appassionante in questo film di Alfonso. Se non la protagonista molto simpatica che sembra mia nonna a trent’anni. Io non ho mai visto mia nonna a trent’anni. E come potevo? Ma sono un fisionomista delle giovinezze mai avute, anche della mia. Comunque, manco mio nonno ha visto mia nonna a trent’anni. La trombò prima, mettendo al mondo mio padre e mio zio. Ma, da allora, preferì dar da mangiare alle sue galline.

Ah, io disprezzo profondamente Paradiso perduto. Molti hanno paragonato l’epica di Roma a quella di David Lean. Che ha tratto l’unica trasposizione degna di Grandi speranze del mitico Dickens.

Poche settimane fa, Cine Sony ha programmato Great Expectations di Alfonso. E qualcuno, pagato profumatamente da questo canale, ha scritto una recensione ove lo esalta, dicendo che surclassa quello di Mike Newell.

Ora, chiariamoci. Paradiso perduto è una delle più grosse, stomachevoli boiate di sempre. Un film patinato con un Bob De Niro che mangia come un bifolco, roba che, se mangio io così, mi cacciano una sberla e mi rispediscono all’asilo, si fa crescere il barbone e fa le smorfie con tanto di panzone.

Un Ethan Hawke che sembra il fratello gemello dello Hobbit, una Paltrow anoressica (e quando mai non lo è stata, d’altronde) che pare un’ebrea di Schindler’s List e un’Anne Bancroft che, visto ch’era già molto vecchia e Mel Brooks non se la inchiappettava più, incitava il virgineo Ethan a darci dentro. Insomma, non potendoselo fottere, lo stava corrompendo alla carne di Gwyneth. Per godere da matta. Che pedofila del cazzo. Per fortuna, anche Chris Martin l’ha mandata a farselo dare nel culo. Parlo adesso della Paltrow. La Bancroft è andata.

Il direttore della fotografia è Emmanuel Lubezki, tre volte premio Oscar. Ma all’epoca, nel 1998, era meglio Carmine Tricarico, un fotografo del mio quartiere basso. Specializzato a far le foto alle Escort per sbarcare il lunario. Sì, non si faceva pagare da codeste in contanti ma con cotanta gnocca sozza messa a novanta, anche a 360 gradi. E lui, di forti, goderecci scatti, premeva di gusto. Con molta sovraesposizione… Secondo la sua ottica, le zoccole non sono mai state poi tanto diverse dalla Paltrow. Un uomo obiettivo… adesso, infatti, la Paltrow gestisce un sito personale in cui vende sex toys.

E, fra una chiavata e l’altra, la vita di Carmine virava al negativo e veniva saturata di colori più rossi come una cartolina col tramonto. Un uomo di monta(ggio). Lui attaccava tutti i pezzi nella “camera oscura”.

Un uomo a luci rosse, da cinema Odeon, con tanto di “spada” laser fosforescente. Sì, la vita di Carmine è stata come Guerre stellari. Ogni mattina, dopo un buon caffettino, per non spararsi in testa, rimembrava la forza di Skywalker, per darsi coraggio. Non aveva però mai un soldo e adorava perciò la fantascienza sognante.

No, l’amore non fa per me. Molti pensavano che, una volta ingroppata una, sarei cambiato.

Sono peggiorato.

Sono diventato Frankenstein Junior. Purtroppo è così. E sapete la verità? Io sono un artista, il più grande, e non ho bisogno di benefattori come De Niro.  Io sono molto più carismatico di lui.

Per fortuna, mi hanno creato Netflix. Per essere ancora più eremitico. Prima, almeno mi scomodavo per andare in sala, quella cinematografica, adesso mi guardo i film in cucina. Anche nel salone, con qualche salatino.

Ho detto tutto. Sono veramente il più invincibile “demente” del mondo.

Un uomo alla Mel Brooks.

E onestamente mi avete stufato tutti.

È un mio diritto fottervi con cinismo entusiasmante.

Comunque, Ethan, dopo che Gwyneth gli fece quello scherzetto nella fontana della limonata a sorpresa, divenne un maniaco sessuale e lo sa Uma Thurman. Quindi, rottosi i coglioni, si fece prete in First Reformed. Ma, amando Amanda, ora è inattendibile. Un uomo, come si suol dire, né carne né pesce.

Io invece divento sempre più radicale.

Tanto radicale che detesto i musulmani radicalizzati e amo metter le mie radici nel Bonsai.

Farò la fine di Mishima?

Quella degli scemi l’avete fatta voi.

E, soprattutto, borghesi maledetti come quelli di Roma, la dovreste smettere di credervi grandi uomini perché fate i medici e poi andate a vedere Boldi e De Sica.

Siete uomini senza fantasia, sempre lì in farmacia.

Con le pantofole, la colf, le partire di Calcio.

Io sono un cane che latra contro la vostra visione grigia del mondo e vi smerda.

Mi direte che deliro e mi darete 500 milligrammi di Torazina.

Mel Brooks è immenso.

E ad Alfonso preferisco il regista di Birdman. C’è sempre il Lubezki. E un Michael Keaton alla Falotico.

Un colpo talmente “ignorante” e mai visto che ha ribaltato tutto.

 

di Stefano Falotico

“Paradiso perduto” – Recensione


22 Oct

Gli increspati sogni alter(ati), “Arte-(s)fatti” del fanciullismo spezzato

Ode a John Milton nella “traduzione” italiana di “ric(hi)amo”, il Diavolo assume le sembianze “grottesche” d’un De Niro con lo “scrigno” del “forziere”.
Sì, un (e)vaso “da” Notte che “forza” l’infanzia “fisher” di Finnegan Bell, bellissimo “mutante” poi in Ethan Hawke, bionde speranze dickensiane dell’attimo fuggente, forse che rifulgerà ancora. Un po’ turbato, “frastagliato”, “aggrappato” ad acque salate di come si ricorda questa storia, i suoi gemiti nell’Alfonso Cuarón che “vernicia” e “inquadra” di quadri fotogrammatici enigmatici nell’abisso “roteato” e poi rotto della melanconia giovanile “schiumata”, anche rabbiosamente innervata di docili “schizzi” del “vernissage“.

Nella “flora” marina della floreal ma plumbea Florida, un piccolo pescatore “pescò” il Male, il prigioniero Lustig, ancor “imprigionato” di catene, forse del Cuore, che non “spezza” né mai infrangerà. Che “sterza(no)” riemergendo dagli abissi “mortiferi” d’un incubo che “strozza” la bocca, “cucinandola” nell’Inferno già visto negli occhi “del” bambino. Della prematura “apnea” a interromper il “singhiozzo” dell’adolescenza, ch’é per sua Natura invaghita di celestialità pastellate d’amore anche immaginario, appunto nell'”acquario”, nel fluirsi torbidi, nell’infatuarsi d’un “infarto” al colpo di fulmine, per la Promessa eterna dell’amor perpetuo, da non sperperare nel “perno” delle facili, false ambizioni a incenerir il sentimento “annodandolo”, adombrandolo credendo d'”ambrarlo” e “aggrottandolo” nel perituro, mistificatorio, illusorio “benessere”. Abbellito di mondanità superficiali e tenerezze parventi mai romantiche di “vitrea”, pura languidezza, patti ipocriti al “placido”, monocorde “illiquidirsi” nella vanità dei soldi, del “liquido” frusciante e “abbagliantissimo” da lodi e “allodole”, forse solo estenuarci, sì “noi” tutti, nel dolore “morbido” di tal ingannevole ammorbarsi ma non essere innamorati davvero.

Così, “Finn” fa il grande passo, da squattrinato infante a fantin’ del suo destino. Però “pendente” e deluso. Perché la sua Estella non c’è più, sebbene Finn “brilli” di festa in festa.

La rintraccerà ostinato nei cunicoli della memoria, nella “grotta” d’una “strega” Bancroft delle nostalgiche passioni. Rammemorandosi e “perdendosi” ancora tra le foglie del Tempo riscoccato dall'”amnesia” dell'”amniotica” densità oscurata presto dal taglio inferto. Ferino nel neo-nerità di De Niro “rasato” con le lame “aguzze”.
Un pentito che si convertirà proprio nel suo benefattore, per ridonargli gli iridescenti bri(vid)i che gli “estorse”, (dis)torcendo gli incanti dell’età acerba, già da lui inconsapevolmente esacerbata, “erbissima cattiva” del lupo solo con tanta “fame”.

La favola incompresa di questo film attinge alle lunari lucentezze della giovinezza inafferrabile, così veloce che (non) scorre.

Produce Mitch Glazer, “weirdo” come sempre, virente e artefice di film “strani”. Un po’ molto belli, unici, e un po’ “inguardabili”.

 


(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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